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È STATA LA MANO DI DIO

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FEMMINICIDIO

FEMMINICIDIO

di Giovanni Gori

“E’ stata la mano di Dio” è un film del 2021, diretto da Paolo Sorrentino

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TRAMA

Napoli, fine anni ottanta. Il giovane Fabio Schisa (Filippo Scotti), detto Fabie’, è molto legato alla sua famiglia, specialmente ai genitori (Toni Servillo e Teresa Saponangelo) e alla bella ma disturbata zia Patrizia (Luisa Ranieri). La tranquillità della famiglia Schisa è minata da una serie di eventi, a cominciare da un misterioso incontro avuto da zia Patrizia a inizio film e passando per le furibonde litigate dei genitori di Fabio e dei fratelli Marchino (Marlon Joubert) e Daniela (Rossella Di Lucca), soprattutto dopo che la madre ha scoperto che il marito la tradisce. Il rapporto tra i genitori di Fabio e le loro personalità sono il fulcro della prima parte del film: entrambi sono di buon cuore, ma incapaci di comprendere le inquietudini del figlio. Fabio infatti, come molti adolescenti, si sente un pesce fuor d’acqua e risente molto dei continui litigi dei genitori, fino ad una cena in cui manifesta un attacco violento di panico. In tutto questo avviene un evento che sarà da spartiacque non solo nella vita della famiglia Schisa, ma anche nella cultura di Napoli e nella storia di tutto il calcio: l’arrivo al Napoli del calciatore argentino Diego Armando Maradona, considerato il più grande calciatore di tutti i tempi. Fabio riesce ad ottenere il permesso per andare a vedere Maradona giocare allo stadio, rinunciando quindi a trascorrere la giornata con i genitori (nel frattempo riappacificati) nella casa di montagna, a Roccaraso: quella notte succede una tragedia che cambia tutto per sempre. La seconda parte si concentra sul difficile percorso intrapreso da Fabio per elaborare il lutto, percorso in cui (grazie anche alle parole di un anziano parente , interpretato da Renato Carpentieri) comprende che se non fosse stato trattenuto dall’andare a vedere la partita probabilmente anche la sua sorte sarebbe stata diversa. In un pensiero “magico” è come se attraverso Maradona un’entità superiore avesse giocato col destino di Fabio, cambiando per sempre il corso della sua esistenza…

RECENSIONE

Il nuovo film di Sorrentino, uno dei nostri registi più apprezzati nel mondo, è fortemente e tristemente autobiografico: la tragedia della famiglia di Fabio, infatti, è la stessa che colpì il regista quando era adolescente e anche la dinamica in cui si sono svolti gli eventi è la stessa, con lui che non era presente in quel fatidico momento perché trattenuto dal desiderio di andare a vedere Maradona. Il titolo del film si rifà al soprannome proprio dell’attaccante, con particolare riferimento al suo celeberrimo gol di mano, ma, in questo caso, può essere davvero interpretato come un segno del divino vero e proprio. In questa sua ultima opera Sorrentino compie una difficilissima sfida con sé stesso: tornare indietro nel tempo e fare i conti con il proprio passato. Una sfida accentuata ancora di più dal tornare al proprio nido, a Napoli, nel quartiere del Vomero da cui mancava ormai da più di trent’anni. E il film è un vero e proprio omaggio al capoluogo della Campania, esaltato da una fotografia che mette in risalto la città di sera, illuminata dalle luci, oppure in lontananza, con il mare tutto intorno; è un inno alle persone che popolano la città, ai loro pensieri, ai loro scheletri nell’armadio, alle loro ambizioni, è una dedica al folklore partenopeo (particolare il riferimento a inizio film a San Gennaro, patrono della città, e al munaciello, un piccolo monaco deforme che, secondo la tradizione popolare, è portatore sia di buoni che di cattivi auspici). Dopo aver analizzato il film nei dettagli e dopo averlo visto viene senza dubbio da porsi una domanda: chi è o cosa è il vero protagonista? E’ Fabio? E’ la famiglia Schisa? E’ Napoli stessa? Probabilmente la vera risposta è “la vita di Paolo Sorrentino e l’ambiente in cui ha vissuto la sua giovinezza che riprende con la cinepresa in mano dopo averla abbandonata per oltre trent’anni, regalandoci uno dei film più belli, emozionanti e poetici.

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