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La Parma di Du Tillot

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In questi ultimi anni, i rapporti tra Parma e la Francia si sono molto intensificati: i “Galli” hanno acquistato la Parmalat, la Cassa di Risparmio, una bella fetta della Fiera di Parma e una dozzina di aziende locali. Nella storia della città questa non è la prima volta che i legami con Parigi sono così stretti, quasi soffocanti. Nel Settecento il duca di Parma Filippo di Borbone (discendente di una famiglia francesissima e marito della figlia del re di Francia Luigi XV) fece venire in città e lo pose ai vertici dell’amministrazione il francese Guglielmo Léon Du Tillot. Nato a Bayonne nel 1711 dal 1730 valletto di camera di Don Filippo (figlio di Elisabetta Farnese e del re di Spagna, Filippo V). Tra i due nacque un legame profondo e quando il duca prese possesso dello Stato, Du Tillot lo seguì a Parma. Come primo incarico fu “intendente generale” della casa ducale. Nel 1759, lo troviamo incontrastato al vertice dell’amministrazione dello Stato. Un vero e proprio premier. Era istruito, curioso, attento. I nemici, che non gli mancarono mai, lo dipinsero doppio e confusionario. Nessuno è perfetto. Le maggiori attenzioni di Du Tillot

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“In pochi anni Parma era diventata una piccola Atene. Per le strade si parlavano il francese, lo spagnolo e il tedesco”

La Francia e la nostra città: un rapporto intenso e controverso, che non si è mai interrotto

furono rivolte alla cultura e all’economia. Convinto mercantilista, cercò di sviluppare il commercio estero, ben sapendo che doveva essere supportato da una valida produzione interna. Da qui il bisogno di rifondare l’agricoltura, l’artigianato e l’industria. Impose ai proprietari della terra la piantagione coattiva dei gelsi per sostenere la produzione di bachi e l’industria della seta e introdusse la coltivazione della patata, prodotto che per secoli si sarebbe dimostrato prezioso nel sostentamento delle popolazioni dell’Appennino. Chiamò a Parma dalla Francia e dalla Svizzera artigiani e operai preparatissimi, in grado di insegnare nuovi mestieri. Le lavorazioni della pasta, della canapa e del lino, iniziarono in quel tempo. Così come prese il via la solida tradizione dei sellai. Sorsero fabbriche di guanti, cappelli, stoviglie e sapone. Il potente ministro, nel 1765, fece nascere anche la Scuola di disegno e architettura che diede origine alla gloriosa industria locale del mobile. Creò lavoro per gli impresari, i muratori, e per tutti gli artigiani operanti nel settore dell’edilizia. Una delle maggiori preoccupazioni del ministro fu togliere i poveri e i mendicanti dalle strade. In parte, li inserì nel ciclo produttivo; in parte, li indirizzò forzatamente all’attività militare, favorendone l’ingaggio presso gli eserciti spagnoli. Metodo sbrigativo e molto efficace. Tentò di creare qualcosa di molto simile alle attuali Partecipazioni Statali. Nei paraggi dello Stradone, diede vita a un nucleo di “fabbriche ducali” con lo scopo di incrementare la produzione industriale. Du Tillot abilitò gli ebrei all’esercizio del commercio e dell’industria. Un provvedimento atteso da secoli. Ripristinò le fiere e i mercati che si erano spenti nel corso degli ultimi decenni e ne autorizzò di nuovi; tolse molti vincoli al transito delle merci “da e per” il Ducato. Diede forti scosse anche al mondo della cultura. Per curare la formazione del duchino Ferdinando giunsero da Parigi due personaggi del calibro di Keralio e, soprattutto, del filosofo étienne Bonnot Condillac. Uomini usi a respirare il clima dell’Enciclopedia di Diderot e a frequentare intellettuali come Voltaire. Il loro ruolo non si limitò a quello di pedagoghi. Entrambi divennero propalatori di idee e di cultura. Suscitatori di confronti e dibattiti. Animatori di salotti. Ad essi si aggiunse Ennemond-Alexandre Petitot de Mont Louis, l’architetto che, con le sue strutture urbane neoclassiche, riammodernò l’aspetto di Parma. Nel 1761, il marchese di Felino diede a padre Maria Paciaudi, maestro e amico del drammaturgo Vittorio Alfieri, il compito di riorganizzare e ingrandire la Biblioteca Palatina che chiamò a Parma il tipografo Giambattista Bodoni. Du Tillot impiantò in città una “reale stamperia”. Nel 1768, l’incarico di realizzarla e dirigerla fu assegnato a Bodoni, che creò “caratteri” di bellezza insuperabile. In pochi anni, la città era diventata una piccola Atene. Artisti, scienziati, eruditi erano di casa. Per le strade si parlavano con frequenza il francese, lo spagnolo e il tedesco. Detto questo, penserete che il francese sia stato onorato dai duchi e dalla città. Invece no. Nel 1765, il duca Filippo morì di vaiolo e il suo successore, Ferdinando, obbedendo alla moglie Maria Amalia, lo cacciò da Parma a pedate. È improbabile che la stessa sorte capiti ai francesi di oggi.

Di Luigi Alfieri

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Èl’ultima battaglia di tante, ma viene vissuta come la definitiva, anche dagli abitanti di un quartiere abituati a far sentire la propria voce e a non rassegnarsi al destino. Si tratta di quella per evitare la trasformazione del “Verdi” (già decisa dalla Regione) in aeroporto Cargo: si teme il rumore dell’atterraggio e del decollo degli aerei il cui traffico si concentra nelle ore notturne: tra le 21 e la mezzanotte e dalle 4 alle 6 della mattina; ma quello che spaventa, oltre al traffico aereo notturno è l’aumento del passaggio di camion, con emissioni inquinanti di smog. Il quartiere Golese vive così, sospeso tra progetti realizzati e altri annunciati e poi modificati, come TiBre: costo dello stralcio 513 milioni di euro, più o meno 40 milioni a chilometro in pianura. Opera pagata da Autocisa con un aumento del 7% annuo

GOLESE DI SERENA SASSO LE NUOVE BARRICATE

Da comune autonomo a quartiere destinato ad ospitare la grandi infrastrutture. Ma i cittadini non ci stanno...

sul pedaggio della tratta La Spezia-Parma per un periodo compreso tra il 2010 e il 2018. Dodici chilometri che terminano nel nulla a San Quirico di Trecasali, nei prati. Oppure progetti annunciati, iniziati e poi messi sotto sequestro, come il Mall il Centro commerciale da 20mila clienti, 7 milioni di presenze ogni anno. Una grande struttura distribuita su tre piani, più di 110 negozi in galleria, un supermercato di 4.500 mq, una superficie complessiva di 300mila. Un progetto fermato perché la magistratura lo ha considerato incompatibile con l’aumento della lunghezza della pista dell’aeroporto. Insomma una bulimia di opere, tutte che insistono nella stessa area dove già si trova l’autostrada A1, la tangenziale, il complesso fieristico e l’inceneritore del Cornocchio. Quella identificata oggi con il nome di Golese è la zona compresa tra i letti del fiume Taro e del torrente Parma, a nord della città. Sul suo territorio ha ancora ben visibile la centuriazione dei terreni voluta dai romani, anche se il suo primo ripopolamento lo deve ai longobardi. Zona che ha subito numerose esondazioni dei corsi d’acqua, non essendo ancora arginati i fiumi come adesso. Il nome Golese deriva da golexium (in latino golena), un terreno attraversato da un corso differente dell’attuale torrente Baganza e di una sua affluenza nella Parma evidentemente più a valle rispetto ad ora. Negli anni il quartiere Golese ha subito molte trasformazioni, sia amministrative che territoriali, mantenendo comunque una propria identità, con numerose strutture associative, sociali e sportive. Eretta a feudo nel 1435 dal duca Filippo Maria Visconti, il territorio di Golese divenne Comune dell’amministrazione napoleonica nel 1806 con sede comunale a Baganzola. Aveva a nord e a est le stesse delimitazioni odierne, ma a

ovest terminava alla strada per Cremona, mentre a sud comprendeva la zona della Crocetta e i Prati Bocchi. Rimase Comune autonomo fino al 1943, successivamente in seguito alla riforma per il decentramento operata dal Comune nel 2002, Golese divenne quartiere cittadino, con sede a Baganzola, con vere e proprie funzioni istituzionali con via elettiva, inglobando in sé i territori che erano stati attribuiti fino a quel momento a San Pancrazio: a ovest di via Cremonese e a nord della ferrovia Milano-Bologna (quindi le frazioni di Eia e Fraore). Ma cedendo allo stesso San Pancrazio il territorio a Sud della stessa ferrovia che in precedenza appartenevano a Golese (quindi la zona “Crocetta”). Oggi Golese è il secondo quartiere più esteso di Parma (dopo quello di Vigatto) con i suoi 47,8 km², delimitato a nord dalle strade Cornazzano, Lorno, San Rocco (quindi confinante con i Comuni di Sissa Trecasali e Torrile); a est dal torrente Parma (quindi confinante con i quartieri Cortile San Martino e San Leonardo); a sud dalla ferrovia Milano-Bologna (quindi confinante con i quartieri Pablo e San Pancrazio); a ovest dal fiume Taro (quindi confinante con

Carta d’identità Golese

Numero abitanti:

9.736 Età media abitanti: 41,6 anni Densità della popolazione: 203,6 ab/kmq Estensione del territorio: Secondo quartiere più esteso con una espansione di 47,8 kmq

Numero frazioni:

10 (Baganzola; Cervara; Castelnovo; Cornocchio; Fognano; Roncopascolo; Eia; parte di: Viarolo; Vicomero; Fraore) Abitanti stranieri residenti 10,7% Prezzo abitazioni: Da 900 a 2000 euro al mq Quartiere più giovane: Circa il 30% dei residenti è under 20 Famiglie nel quartiere: 3652 (di cui 1154 monopersonali) Dimensione nuclei familiari: Medio piccoli (2.03 per famiglia)

Successi sportivi: Ciclismo con la Salvarani e Parma Baseball (2 scudetti e 2 coppe dei campioni)

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il Comune di Fontevivo e per un breve tratto con il Comune di Fontanellato). Un quartiere abitato ancora soprattutto dai parmigiani, Golese conta circa 10mila abitanti, poche le presenze di stranieri, soprattutto albanesi (in maggioranza), indiani, moldavi e romeni. E’ anche il quartiere con più giovani under 20. Fino al 2014 ha conosciuto il maggiore incremento di popolazione in tutta la città (il 29,1%). Invece, dopo Cortile San Martino (164,1 ab./km²), è il secondo quartiere di Parma meno densamente popolato (203,6 ab./km²). Con un’età media dei residenti di 41,6 anni, è il quartiere tra i più “giovani” del Comune di Parma. Con 2,3 componenti per famiglia è il quartiere con la media di “famiglia numerosa” in linea con altre zone della città. A Golese è sempre stato molto importante e seguito lo sport. Culmine vissuto negli anni sessanta anche a livello mondiale con la squadra ciclistica della Salvarani. Nel calcio, negli anni ‘60, il CRAL Salvarani/ CRCS Golese ha sfiorato più volte la Serie D, ma ha ottenuto successi importanti nelle serie minori anche nella pallavolo e nel baseball, con la Germal di Baganzola, che in collaborazione con il Parma Baseball, vinse 2 scudetti e 2 coppe dei

Serve un progetto complessivo, se non si vuole che un pezzo di città diventi definitivamente periferia

campioni.. Ora, tornando ad oggi, quello che sta accadendo nel quartiere Golese non è intenzionale, ma è il risultato di un processo lasciato a se stesso, da un’amministrazione che ha sempre fatto fatica ad affrontare situazioni complesse e che non dipendessero direttamente da lei. Qualunque sia il destino di questo quartiere, l’amministrazione dovrà provare a pensare ad un progetto complessivo, se non vuole che un pezzo della propria città diventi definitivamente periferia.

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