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Christian Tagliavini
MAGAZINE LO STRAJÈ
Christian Tagliavini è un fotografo artistico di successo che vive in Svizzera, dopo aver trascorso la sua adolescenza a Parma. Negli anni ha esposto in gallerie e musei in tutta Europa e anche in Sudamerica: Istanbul, Berlino, Stoccolma, Belgrado, Tolosa, Parigi, Londra, Bogotà.
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“Mi ritengo un artigiano della fotografia, mi piace costruire quello che c’è dietro. Il clic serve per immortalare con la luce la scena che voglio ripro-
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TAGLIAVINI: “LA FOTOGRAFIA È LA MIA MACCHINA DEL TEMPO”
durre”. Puoi spiegarci di più la tua arte?
“Il tipo di fotografia che faccio viene chiamata “Mise-en-scène” (messa in scena) ed è un po’ come realizzare un cortometraggio, oppure un film in certi casi: la differenza è quella di avere a disposizione un solo fotogramma. La velocità dello scorrimento dei fotogrammi non sempre ti fa soffermare sui dettagli e a volte il pubblico viene “ingannato” da questo effetto. Le foto che realizzo danno la possibilità all’osservatore di guardare e riflettere su cosa ha davanti agli occhi senza aspettare il fotogramma successivo o un cambio di scena. Ma anche il difetto, per chi la realizza, che i dettagli sono di facile lettura e quindi devono essere ben eseguiti”.
Nel concreto come operi?
“Progetto tutto nei minimi particolari e realizzo quasi tutto da solo La macchina fotografica la uso veramente poco, sono un fotografo non convenzionale e soprattutto molto lento, in direzione opposta alla maggior parte della fotografia contemporanea. Prima di partire per un nuovo progetto già decine di bozzetti sono appesi alle pareti del mio studio.
Idee, titoli, quale riga scritta, ecc. I bozzetti si fanno disegni esecutivi che mi serviranno per realizzare le scenografie, gli oggetti delle scene oppure i costumi. Per realizzare uno scatto occorrono dalle quattro alle sette settimane e una serie completa può occuparmi fino a oltre due anni e mezzo prima di vederla esposta in una galleria o in un museo”.
Cosa c’è dei tuoi anni vissuti a Parma nei tuoi scatti?
“Anche se me ne sono andato presto, poco più che adolescente, non dimentico mai da dove vengo”.
Quali sono i periodi storici che più richiami nelle tue foto?
“Sicuramente il Rinascimento. Sono due le serie che ho trattato e sviluppato con questo tempo, “1503” e “1406”, che sono anche l’anno di nascita di Agnolo di Cosimo detto “il bronzino” e per il primo rinascimento di Filippo di Tommaso Lippi. Il cinquecento non è solo l’unico periodo storico che ho sviluppato, mi sono dedicato anche al periodo a cavallo tra il XIX e XX secolo con i racconti di Verne in “Voyages Extraordinaires” e a molti altri. La fotografia è per me un po’ come una macchina del tempo, mi serve per fare viaggi straordinari.
Hai esposto in tante parti del mondo. Quale risultato professionale più ti inorgoglisce?
“Mi rende orgoglioso molto quando vedo il pubblico che osserva il mio lavoro. Spesso mi “nascondo” e guardo gli occhi dove vanno a finire o dove si soffermano. Ma la mia più grande soddisfazione è soprattutto vedere i bambini che rimangono a bocca aperta, e anche un po’ incantati, davanti alle gigantografie. Che spettacolo!”.
Di Andrea Marsiletti
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