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Un’estate in appennino

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Obbiettivo Serie A

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O521 IL MESE MAGAZINE ITINERARI

È, quello in Appennino, l’unico turismo ad aver resistito alla pandemia e alla crisi economica portando dati di presenze in aumento a livello nazionale e internazionale a dispetto delle attese per il nodo ferroviario della pontremolese che consentirà un transito virtuoso di visitatori tra le valli emiliane e quelle liguri. Non è solo per dormire al fresco del Monte Sillara (1861m) o del Marmagna (1852) che i parmigiani antichi o nuovi (l’Appennino è meta adorata dei dipendenti EFSA) si inerpicano verso quelle altezze: è istituito da poco a Casarola il bellissimo parco letterario dedicato ad Attilio Bertolucci e ai suoi figli Bernardo e Giuseppe, sepolti nel borgo da cui proveniva la famiglia e che

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Escursioni notturne, nuotate tra le cascate, gastronomia tipica nei rifugi. Il miglior turismo a kilometro zero: ne parla la guida Antonio Rinaldi

diede loro riparo nei lunghi mesi della guerra. Roberto Tassi scrive ad Attilio: “Domenica scorsa sono stato a Casarola, da solo: verso le dieci e mezzo del mattino mi sono sdraiato nei prati sopra la tua casa, caldo era il sole e la luce un po’ radente faceva luccicare il verde ancora spento nelle erbe, avvampavano gli alberi, per tutta la valle, delle loro rosse, gialle foglie, il Groppo Soprano immobile e viola; ogni tanto veniva dalla distanza verso il Navert uno sparo e l’abbaiare ripetuto dei segugi. Tutto era di una bellezza indicibile, ci vorrebbe il Tolstoj di Felicità famigliare per dirlo.” Di castelli e ippovie, di cascate e laghi, di cammini come quello dei Linari o della Francigenza costellati di pievi è ricco il paesaggio appenninico e di borghi incantati come Sesta, affre-

scato in ogni parte da Walter Madoi, di borghi abbandonati come Case Scapini, musei dell’emigrazione che raccontano la fame e il destino degli orsari che da queste cime giunsero in Francia e in Argentina sono ricche tutte queste incantevoli valli. Ma anche di itinerari della Resistenza (fare meta a Castelcorniglio!), che qui ebbe le sue più strenue radici, e di lidi (come quello di Varsi, la diga di Gotra, le cascate del Pessola o di Scurano) per chi preferisce la fatica solitaria del sentiero alle folle. Le foreste del Parco Nazionale dell’Appennino Tosco Emiliano e quelle del Parco regionale delle Valli Cedra e Parma non sono apprezzate solo dagli appassionati di astronomia (raccolti attorno al lavoro del planetario di Bedonia), dagli ecologisti o dagli amanti della buona tavola sempre pronti per una tappa alla Fopla, alla Tosca, all’Osteria delle Vigne per i tortelli freschi al finocchietto selvatico: sono ormai in molti ad amare le notti in rifugio (a Lagdei, al Mariotti, ai Lagoni, a Pratospilla) o a prenotare per una grigliata in famiglia tra i castagni il bivacco nelle capanne di Badignana o Casarola (22e a persona). I più giovani cercano invece le discese in kayak, in ebike (nuovo servizio a Lagdei), i giochi di orienteering e caccia alla traccia, le stellate notturne, le arrampicate sugli alberi (a Pratospilla), lo yoga nelle yurte, i festival vivaci di paese come quello di Vianino o il nordic walking lungo le antiche dorsali sulle orme degli epici racconti di Paolo Rumiz. Il CAI Parma (sul sito le prossime iniziative) ha fatto in questi anni un grande lavoro per costruire una consapevolezza e un piacere del turismo in Appennino, ma esiste anche una rete di guide attivissime pronte ad accogliere attività scolastiche, speleologiche, di team building, itinerari geologici e botanici attenti alle dinamiche del cambiamento climatico e alle sue conseguenze. Abbiamo sentito da un sentiero di Schia Antonio Rinaldi, guida GAE di Terre Emerse (sul suo sito il calendario delle prossime uscite) che da trent’anni calca i sentieri appenninici: “Posso davvero dire di aver osservato un numero crescente di visitatori interessati ai nostri monti negli ultimi tempi e chi è arrivato qui nei mesi della pandemia è tornato anche adesso che le frontiere sono aperte, qualcuno arriva con una vera cultura del paesaggio qualcuno è più sprovveduto e va guidato sia nei comportamenti che nelle attrezzature che nella consapevolezza del parco infrastrutturale che il nostro Appennino può offrire: non grandi alberghi, non grandi strutture, posti letto disseminati, non proprio di facile accesso.. molte case appartengono a emigrati o a famiglie che vivono in altre regioni, non presidiano il territorio, staccano gli allacci”. Ma è forse anche questo il fascino di queste montagne franose, pochissimo antropizzate, di queste faggete attraversate più da lupi e cerbiatti che da escursionisti, funivie e ciaspolatori. Un turismo di meraviglia, tempi lenti, fatica che dà nuova forma allo sguardo e al rapporto, improvvisamente potente ed esclusivo, tra uomo e natura.to musicale”.

Di Erika Martelli

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