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Salute mentale, la DAD ha reso i giovani più incerti

LA DAD ha reso i giovani più incerti

Stanchezza e preoccupazione sono i principali stati d’animo che i ragazzi vivono in tempi di didattica a distanza. Non si riconoscono più in quel mondo virtuale che tanto amavano (quando non era l’unica soluzione per vedersi)

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Le conseguenze della didattica a distanza non si fanno attendere. L’istruzione a distanza, secondo un’indagine condotta da IPSOS analizzando opinioni, stati d’animo e aspettative di studenti tra i 14 e i 18 anni, ha creato un quadro molto critico che riguarda appunto gli studenti delle scuole superiori. Un monito e un campanello d’allarme per una situazione ormai non più da sottovalutare, se vogliamo mantenere l’integrità mentale dei ragazzi. I DATI. Dai dati raccolti, si stima che circa 34mila studenti delle scuole superiori rischiano, a causa delle prolungate assenze, di contribuire al fenomeno dell’abbandono scolastico. La dad ha fatto emergere delle diseguaglianze sociali e si è infatti posta come un ostacolo all’apprendimento. Il 28% degli intervistati dichiara che dal lockdown di primavera c’è almeno un proprio compagno di classe che ha smesso di frequentare la scuola a distanza. Il 7% afferma che i compagni di scuola di cui non hanno avuto traccia sono tre o più di tre. Il 35% ritiene che la propria preparazione scolastica sia peggiorata. Uno su 4 deve recuperare diverse materie. Per il 38% degli adolescenti la didattica a distanza è un’esperienza negativa. In generale la principale difficoltà è rappresentata dalla fatica a concentrarsi per seguire le lezioni online e dai problemi tecnici dovuti alla connessione internet/copertura di rete propria o dei docenti. Guardando alle dotazioni dei ragazzi, quasi il 18% dichiara di aver a disposizione un dispositivo condiviso con altri e l’8% si trova a frequentare le lezioni in una stanza con altre persone. Ecco perché, da un punto di vista sociale, si parla di anno sprecato rispetto ad un’età costretta a vivere solo virtualmente (e per fortuna viviamo in un’epoca dove la tecnologia ci permette comunque di mantenere vive delle relazioni). L’85% dei ragazzi intervistati afferma di aver capito l’importanza delle relazioni sociali reali, in presenza. I ragazzi non a caso hanno sofferto e continuano a soffrire in un periodo che nega loro alcune delle fasi di cambiamento più importanti a quell’età. E non sono da sottovalutare i sentimenti: il 65% è convinto di star pagando in prima persona per l’incapacità degli adulti di gestire la pandemia, mentre il 42% ritiene ingiusto che agli adulti sia permesso di andare al lavoro, mentre ai giovani non è permesso di andare a scuola. Stanchezza, incertezza e preoccupazione sono i principali stati d’animo che ragazze e ragazzi hanno dichiarato di vivere in questo periodo. E guardando al futuro, solo il 26% pensa che “tornerà tutto come prima” e la stessa percentuale ritiene che “continueremo ad avere paura”, mentre il 43% ritiene che anche dopo il vaccino, “staremo insieme in modo diverso, più on line”. Non si può lasciar fare tutto al caso, ma bisognerà che si intervenga quanto prima per ridare a tutti, ragazzi in primis, la possibilità di vivere.

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