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Dati preliminari della convenzione INGV-FST di Ilaria Isola1, Giovanni Zanchetta2, Eleonora Regattieri3 1 Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, Pisa; 2 Dipartimento di Scienze della Terra, Pisa; 3 Istituto di Geologia Ambientale e Geoingegneria CNR, Roma.
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ti i dati cronologici provenienti dalle diverse grotte, è quindi possibile individuare le fasi di crescita o assenza di crescita e i tassi di deposizione delle concrezioni, tutti elementi che possono avere un significato climatico a scala regionale. Nell’ambito della convenzione firmata tra INGV (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia) e la Federazione Speleologica Toscana, che prevedeva ricostruzioni paleoclimatiche nell’area toscana partendo dall’uso di concrezioni di grotta (Isola et al., 2013), sono state selezionate diverse cavità carsiche in cui è stato effettuato un campionamento preliminare. La selezione, i primi sopralluoghi preliminari ed il prelievo dei campioni da queste cavità hanno visto la partecipazione attiva di molti gruppi speleologici toscani. Per questo progetto sono state visitate numerose grotte, in dieci delle quali (segnate in rosso in Fig.1) sono stati prelevati campioni di concrezioni tramite carotaggi a basso impatto ambientale e/o raccogliendo frammenti di stalagmiti preferibilmente già rotte (Figg. 2, 3). In totale sono stati raccolti 33 campioni. Le singole stalagmiti sono state tagliate, lucidate (Fig. 4) e selezionate in base a morfologia, stratificazione, presenza di detrito ecc.
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Utilizzando le grotte come archivi del clima passato (vedi Bruschi et al., 1999; Zanchetta et al., 2002, 2006), ed in particolare le concrezioni, abbiamo più volte messo in evidenza come uno dei maggiori vantaggi sia la possibilità di poterle datare con accuratezza e precisione con il metodo U/Th (Hellstrom, 2006). La crescita delle concrezioni è già di per sé un importante indicatore ambientale e rappresenta uno strumento fondamentale per inquadrare cronologicamente l’evoluzione dei sistemi carsici, almeno nella loro fase finale. La crescita di una concrezione è principalmente legata alla presenza di acqua allo stato liquido, in grado di penetrare nel suolo sovrastante la grotta e disciogliere il carbonato per poi riprecipitarlo all’interno della cavità. Per questa ragione nei deserti e nelle zone con suoli perennemente ghiacciati (permafrost) le concrezioni sono rare se non assenti. In questo contesto, le datazioni di antiche fasi di crescita di concrezioni possono ad esempio indicare fasi più umide o fasi di scioglimento del permafrost (Vaks et al. 2006; 2013). In generale l’analisi comparata delle fasi di crescita di più cavità carsiche può quindi fornire importanti informazioni climatiche, come il verificarsi di fasi glaciali e/o aride. Nel caso di precipitazioni meteoriche sufficienti, il tasso di crescita delle singole stalagmiti dipende da numerose variabili come la temperatura, il tasso di gocciolamento, il contenuto di calcio nella soluzione e il suo grado di sovrasaturazione (Genty et al., 2001), anch’essi tutti parametri ricollegabili alle condizioni climatiche esterne. Attraverso l’analisi spaziale ed altitudinale di tut-
SPELEOTEMI
Tante grotte, tanti archivi del clima passato