La sorpresa dell’arte
Gulnara Samoilova di Sonia Pampuri
Desidero fotografare ciò che vedo, sinceramente, direttamente, senza trucchi, e penso che possa essere questo il mio contributo a un mondo migliore Tina Modotti
Quali sono i riferimenti culturali, biografici o esperienziali alla base della tua pratica fotografica? Tutto quello che faccio è biografico o culturale. Se sto lavorando a una serie, è qualcosa con cui mi identifico personalmente, quindi viene dall’esperienza. Ho iniziato a fare fotografie dipinte a mano alla fine degli anni ‘80 perché c’erano così tante cose in ballo all’epoca con la crisi dell’AIDS, la povertà e le famiglie con madri single. Scattando solo foto, non sono riuscita a esprimere l’intera portata della mia visione e dei miei sentimenti. Ecco perché ho iniziato a dipingere e scrivere sui miei scatti. Ho iniziato a lavorare alla serie “Lost Family” nel 2015 dopo che Mary Ellen Mark mi ha incoraggiato a riprendere a dipingere sulle mie fotografie. Volevo fare una serie basata sulla mia infanzia, quindi ho iniziato a riguardare le fotografie di famiglia che avevo raccolto negli anni ‘90 dopo la morte di mia madre e mia nonna. Non avevo guardato quelle fotografie fino a quando non ho iniziato questa serie e sono rimasta sorpresa di scoprire che avevo uno zio. Pensavo che mia madre fosse figlia unica. Ho iniziato a realizzare dei collage con quelle immagini mescolate ad altre fotografie che ho fatto in diversi momenti della mia vita, cercando di vedere se potevo sentire una connessione emotiva tra le immagini della mia famiglia e quelle che ho fatto per me stessa. Vado in Russia ogni anno e viaggio attraverso piccoli villaggi facendo fotografie. Una volta ho incontrato una donna che somigliava esattamente a mia nonna. Quando l’ho vista, sono rimasto scioccata. Naturalmente ho abbinato una sua fotografia a quella di mia nonna. Ho anche accoppiato una foto di mio zio con una foto di tre uomini seduti a un tavolo che mangiavano zuppa. Erano persone che avevo incontrato nella mia vita che avrebbero potuto essere i miei parenti, ma non lo sapevo. Sto creando le mie foto di famiglia con estranei. Creando un collage, posso collegare il passato, il presente e il futuro con questa fantastica “naïvete “dipingendo fiori ad olio dopo aver realizzato i collage. I fiori sono la mia firma perché il mio nome, Gulnara, significa “un fiore di melograno” in arabo e il nome di mia madre era Rose.
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