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L’alpha e l’omega (A W

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2. Busto di Cristo con l’alpha e l’omega, che indica la divinità di Cristo, VI secolo, catacomba di Commodilla, Roma. «Io sono l’Alfa e l’Omega, il Principio e la Fine» (Apocalisse 21,6). L’alpha e l’omega (A W)

Il profeta Isaia, campione del monoteismo ebraico, fa dire a Yahweh: «Io sono il primo e io l’ultimo; fuori di me non vi sono dèi» (Isaia 44,6). L’immagine esprimeva la totalità del tempo, dall’inizio della creazione alla sua fine. Tutto era dominato da lui. L’autore dell’Apocalisse cita testualmente Isaia e vi aggiunge, rivolgendosi ai fedeli di cultura greca, una formula equivalente tratta dal simbolismo delle lettere. Poiché l’alpha e l’omega sono la prima e l’ulti-

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ma lettera dell’alfabeto, egli fa dire al «Signore Dio»: «Io sono l’Alfa e l’Omega (...) Colui che è, che era e che viene, l’Onnipotente» (Apocalisse 1,8). Poi, nel momento della visione di Dio che presiede alla nuova creazione sul suo trono di gloria, Giovanni lo sente dichiarare: «Ecco, io faccio nuove tutte le cose (...) Io sono l’Alfa e l’Omega, il Principio e la Fine» (Apocalisse 21,5-6). Infine, nel capitolo 22 che conclude l’Apocalisse, Cristo stesso assume i titoli riservati in precedenza a Dio: «Io sono l’Alfa e l’Omega, il Primo e l’Ultimo, il principio e la fine» (Apocalisse 22,13). L’alpha e l’omega divenivano emblema di Cristo. Tertulliano ne ha dato un’interpretazione degna di nota: «Il Signore» scrive, «ha elevato due lettere greche, la prima e l’ultima, a figure del principio e della fine che convergono in lui, allo scopo di mostrare che, così come da A a W vi è evoluzione, e, al contrario, da W ad A involuzione, in lui risiedono nel medesimo tempo evoluzione dal principio alla fine e involuzione dalla fine al principio, di modo che tutto il piano divino sulla creazione, che termina in colui da cui ha avuto inizio, intendo dire il Verbo di Dio che si è fatto carne, termina necessariamente com’è cominciato»4 . Poiché A e W sono segni facilmente riproducibili, li si ritroverà come cornice del monogramma di Cristo, sotto i bracci della croce, o come cornice del volto di Cristo. In ognuna di queste collocazioni essi identificano il Verbo incarnato. È soprattutto dopo il concilio di Nicea che si diffonde l’aggiunta dell’alpha e dell’omega al chrismon, alla croce o alla figura di Cristo, espediente simbolico per affermare la divinità di Cristo contro l’eresia ariana che la negava.

1. Croce, detta «monogrammatica», perché forma le iniziali del nome Christos, affiancata a sinistra e a destra dall’alpha e l’omega; in basso, soldati aguardia del sepolcro del Risorto, sarcofago dell’anastasis (frammento), marmo, Museo Pio Cristiano, Città del Vaticano.

2. La lettera greca zeta (Z) sulla veste di Cristo, VI secolo, basilica di S. Vitale, Ravenna. Questa lettera equivale al numero sette, simbolo della pienezza: «Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto e grazia su grazia» (Giovanni 1,16). Oanche, lettera iniziale di Zoe, «Vita», indicante che nel Verbo di Dio «era la vita e la vita era laluce degli uomini» (Giovanni 1,4).

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