3 minute read

L’ARCADI NOÈ

di Adamo ed Eva che la salvezza finale di Adamo dopo la morte viene sviluppata. Si attua in due tappe. All’inizio, avendo Dio accordato il suo perdono, un carro celeste viene a cercare l’anima di Adamo per condurla a Dio, che affida Adamo all’arcangelo Michele, dicendogli: «Portalo su nel paradiso (...) e lasciavelo fino a quel giorno grande e terribile che riservo al mondo». Poi Dio discende presso il corpo di Adamo; certo, gli rimprovera la sua disobbedienza, ma gli annuncia anche il suo perdono e il ritorno alla sua gloria originaria: «Dopo averti ripristinato nella condizione delle origini, ti farò sedere sul trono di colui che ti ha ingannato»2 . Questi scritti apocrifi hanno esercitato un’influenza non trascurabile sui primi cristiani, il che spiega perché si trovino rappresentazioni di Adamo nel paradiso celeste o assiso su un trono. Tutto ciò permette di comprendere meglio perché Adamo ed Eva fossero inclusi tra le figure di salvati e suscitassero la speranza dei battezzati. Questa convinzione è lungi dall’essere marginale. Ireneo di Lione ne è diventato il sostenitore nella sua teologia della ricapitolazione. Attraverso l’incarnazione, Cristo riassume in sé Adamo e l’umanità intera. Salva in se stesso ciò che era morto nel primo uomo. «Se dunque l’uomo è salvato, bisogna che sia salvato l’uomo che è stato plasmato per primo». È per questo che il vescovo di Lione si oppone con forza a Taziano e a quelli che negano la salvezza di Adamo. Se Adamo non è salvato, insiste, «tutto il genere umano è ancora sotto il potere della perdizione». È un’esigenza della fede ortodossa che deriva dall’autenticità e dall’efficacia della salvezza portata da Cristo a tutta l’umanità3 . Questa convinzione è illustrata in modo particolare dal tema della discesa di Cristo agli Inferi, di cui tratteremo più avanti4. Per il momento sarà sufficiente citare uno dei testimoni di questa tradizione, il grande Origene: «Il suo Figlio unigenito è disceso, per la salvezza del mondo, fino agli inferi, e di là ha richiamato il primo creato»5. Anche sant’Agostino, sebbene poco incline a tenere questa posizione, a causa della sua teoria del peccato originale che mal vi si accorda, è obbligato a riconoscere questa tradizione: «Quanto al primo uomo» scrive a Evodio, «quasi tutta la Chiesa è d’accordo nell’affermare che Gesù Cristo lo ha liberato dagli Inferi, e questa convinzione non è priva di fondamento, quand’anche non si basasse sull’autorità espressa dalle Scritture canoniche»6 (→ Discesa agli Inferi).

L’ARCADI NOÈ

La definizione tradizionale «arca di Noè» ha perduto il significato etimologico della parola «arca», portando a rappresentazioni inadeguate. «Arca» viene dal latino arca, che significa «cassa». Questo termine era la traduzione letterale della parola ebraica e della parola greca corrispondente, che designava l’imbarcazione costruita da Noè. Essa era dunque, curiosamente, a forma di cassa. È per questo che nelle pitture antiche si vede spesso Noè in piedi in una cassa, cosa che sorprende sempre lo spettatore contemporaneo, non informato della cosa

156 EPISODI DELL’ANTICO TESTAMENTO 1. Arca di Noé con colomba che porta nel becco un ramoscello d’ulivo, affresco, cappella dell’Esodo, necropoli di Bagawat, oasi di Kharga, Egitto.

2. Noè e la sua famiglia sull’arca, affresco, cappella della Pace, necropoli di Bagawat, oasi di Kharga, Egitto.

1

2

(Genesi 6,9; 9,17). Ma l’importante è, evidentemente, la simbologia inclusa in quest’episodio. Noè è la figura del giusto, salvato dopo la scomparsa della primigenia umanità corrotta. In certo qual modo, egli appare come il nuovo Adamo, all’origine della nuova umanità con cui Dio ha stabilito un’alleanza. L’«alleanza noachica», universale poiché riguarda tutta l’umanità, prefigura, al di là dell’alleanza con Israele, la nuova alleanza conclusa in Gesù Cristo. Noè è dunque per i Padri, una delle più importanti figure di Cristo. Per di più, sia l’acqua salvatrice che trasporta l’arca che la colomba che torna con un ramoscello d’ulivo nel becco, evocano il battesimo di Gesù nel Giordano, così come il battesimo cristiano. Analogamente, il «legno» dell’arca, come il legno in generale nella simbologia cristiana, evoca il legno della croce salvatrice. La prima lettera di Pietro può dunque concludere a proposito dell’episodio di Noè: «Figura, questa, del battesimo, che ora salva noi» (1 Pietro 3,21). Giustino lo spiega con il suo spiccato senso dei simboli: «Al tempo del diluvio si manifestò il mistero della salvezza degli uomini. In occasione del diluvio, infatti, il giusto Noè con gli altri uomini, cioè la moglie, i loro tre figli e le mogli dei figli, essendo in numero

EPISODI DELL’ANTICO TESTAMENTO 157

This article is from: