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INDICE
insieme al fratello Giovanni e a Pietro per essere testimone privilegiato di eventi significativi; poi il suo martirio, che subì per primo fra gli apostoli; infine il culto delle reliquie in Spagna e il collegato Giubileo.
Giacomo fratello di Gesù
Intorno a Gesù si ritrovarono i giovani di un coeso gruppo famigliare, i cui tratti ci giungono attraverso una tradizione tarda ma significativa. Il sistema della parentela di Gesù non è del tutto chiaro. Da alcune fonti si riceve che la nonna di Gesù, Anna, figlia del sacerdote betlemita Mathan, aveva due sorelle, Maria e Sobe, che sposarono a loro volta due betlemiti e divennero madri rispettivamente di Maria Salome6 e di Elisabetta. Anna sposò
3. Guarigione della suocera di Pietro, miniatura dell’evangeliario della badessa Hitda, Colonia, 1000-1020 ca. Hessische Landesbibliothek, Darmstadt. Giacomo fu presente ad eventi particolari, cosa che ne testimonia l’importanza fra gli apostoli.
4. Trasfigurazione, icona del XVIII secolo. Arciconfraternita della Purificazione, Livorno. Giacomo, Pietro e Giovanni furono scelti come testimoni di eventi di particolare importanza, atti a confermarli nella fede.
Gioacchino, forse galileo, da cui ebbe Maria, che fu presentata al Tempio a tre anni. Dopo la presentazione al Tempio di Maria non si hanno più notizie di Gioacchino, mentre testi successivi non canonici parlano ancora di Anna, che, vissuta fino all’età di ottanta anni, nei suoi due matrimoni successivi sarebbe all’origine dei «fratelli» di Gesù. Tale tradizione, tarda, riporta che Anna, avrebbe sposato Cleofa (generando con lui Maria di Cleofa, moglie di Alfeo e madre di Simone, Giuda Taddeo, Giacomo il Minore, Giuseppe il Giusto, che, insieme a Mattia, venne presentato agli undici apostoli quando questi vollero scegliere colui che doveva sostituire nella missione Giuda Iscariota: fu scelto Mattia)7, poi Salome (da cui ebbe Maria di Salome, moglie di Zebedeo e madre di Giacomo il Maggiore e Giovanni Evangelista: questa Maria fu anche suocera degli apostoli Pietro e Andrea). La Madre di Gesù, con queste sue sorelle costituirebbe il gruppo delle Tre Marie: è da notare che tutti questi cugini e parenti di Gesù furono anche suoi discepoli e apostoli. Ripercorriamo dunque la vita di Giacomo, per il quale, come per molti santi, è vero che la vita non si esaurisce con la vicenda terrena. La vita dei santi continua nella loro relazione con quanti li venerano e li prendono a modello, ed essi operano molto dopo la morte terrena, quasi a ribadire quanto afferma la Chiesa, che quello della morte è un dies natalis, giorno della nascita alla vera vita, in Dio. Nella vicenda e nella tradizione di san Giacomo possiamo distinguere quattro momenti: il primo è quello relativo alla vita terrena e al martirio, e di questo troviamo notizie nel Nuovo Testamento; il secondo e il terzo, relativi alla predicazione in Spagna e alla traslazione in Galizia delle reliquie, sono caratterizzati da scarsità di documenti scritti e storicamente attestati, anche se la tradizione, che in se stessa costituisce documento, è ricca; il quarto, quello del ritrovamento del corpo e del culto, con la sua evoluzione, è documentato in maniera storica e attendibile. Tuttavia, non deve sfuggire che sia le vicende più documentate sia quelle dai contorni storicamente più vaghi, sono comunque portatrici di significato e segni di un disegno provvidenziale che si presenta, in simboli e metafore, per farci conoscere che, come direbbe Saint-Exupéry, non si vede bene che col cuore.
San Giacomo nei Vangeli e negli Atti
Nei Vangeli troviamo notizie del carattere di san Giacomo (detto «il Maggiore» per distinguerlo dall’altro apostolo Giacomo figlio di Alfeo) e dell’amicizia con Gesù. Nato da Zebedeo e Maria Salome, era fratello di Giovanni Evangelista, che era probabilmente abbastanza più giovane di lui, e con Giovanni fu tra i primi a seguire Gesù, essendo stati chiamati immediatamente dopo Pietro e Andrea: abbandonarono un’impresa famigliare di pesca (Matteo 4,21-22: «Movendosi di là, vide altri due fratelli, Giacomo di Zebedeo e Giovanni suo fratello: stavano rassettando le reti sulla barca insieme al loro padre Zebedeo. Li chiamò ed essi all’istante, abbandonata la barca con il padre, lo seguirono»; Marco 1,19-20: «Procedendo poco più oltre, vide Giacomo di Zebedeo e Giovanni suo fratello, che stavano anch’essi sulla barca rassettando le reti, e subito li chiamò. Essi, lasciato il loro padre con gli operai sulla barca, gli andarono appresso»). Unite nella chiamata, le due coppie di fratelli furono anche pronte a essere piene di salutare stupore davanti ai prodigi di
5. Cristo invia san Giacomo in Spagna, particolare di una miniatura di un libro d’ore fiammingo, 1512. Sir John Soane’s Museum, Londra. Il singolare gesto di Cristo, che spinge col piede la barca di pietra su cui Giacomo dorme, è la rappresentazione iconografica dell’arrivo prodigioso, via mare, del suo corpo in Galizia.
Gesù e a seguirlo abbandonando tutto: dopo la pesca miracolosa nel lago di Genezaret8, Pietro, Giacomo e Giovanni, che lavoravano insieme, «riportate la barche a terra, abbandonarono tutto e lo seguirono» (Luca 5,10-11). In seguito, furono eletti fra i Dodici (Marco 3,17; Luca 6,14). Giacomo e Giovanni avevano carattere facile a risentirsi (Luca 9,54) e per questo erano detti da Gesù stesso boanerghés, figli del tuono (Marco 3,17). Essi avevano notevoli ambizioni, o almeno le aveva la loro madre, e si rivelarono profetiche. Infatti, poco dopo la terza predizione della passione, salendo a Gerusalemme, dopo che Gesù aveva annunciato la sua prossima condanna a morte (Matteo 20,18-19) la loro madre li presentò a Gesù, prostrandosi in una richiesta: «Ordina che questi due miei figli siedano uno alla destra e l’altro alla tua sinistra nel tuo regno». Gesù allora si rivolse direttamente ai due fratelli: «Non sapete quello che chiedete; potete bere il calice che io sto per bere?»: essi risposero: «Lo possiamo» (Cfr. Marco 10,35ss.). E Gesù concluse: «Il mio calice, sì, lo berrete; ma sedere alla mia destra o alla mia sinistra non sta a me concederlo, ma è riservato a coloro ai quali è stato assegnato dal Padre mio». L’intero discorso fu profetico, ed entrambi testimoniarono Gesù: Giovanni per ultimo fra gli apostoli, e Giacomo per primo, col sangue, nel 42 ca., decapitato per ordine di Erode Agrippa. Negli elenchi degli apostoli Giacomo è citato ai primi posti: al secondo posto subito dopo Pietro in Marco (3,17), al terzo posto dopo Pietro e Andrea in Matteo (10,2) e Luca (6,14), al terzo dopo Pietro e Giovanni negli Atti (1,13); e soprattutto è testimone con Pietro e Giovanni della resurrezione della figlia di Giairo (Marco 5,37; Luca 8,51), della guarigione della suocera di Pietro (Marco 1,29; Luca 4,38), della Trasfigurazione sul Tabor (Matteo 17,1ss. e passi paralleli) e della preghiera nell’Orto degli Ulivi (Matteo 26,37 e paralleli): furono cioè scelti a essere testimoni della gloria di Gesù come della sua sofferenza e umiliazione9 . Del martirio di Giacomo ci parla Luca negli Atti (12,1-3), riferendo brevemente come, all’inizio degli anni ’40 del I secolo, il re Erode Agrippa10 «cominciò a perseguitare alcuni membri della Chiesa, e fece uccidere di spada Giacomo fratello di Giovanni». Il martirio dunque fu una decapitazione, nel quadro di un’azione volta a ingraziarsi i Giudei. Della vicenda abbiamo due racconti. Il primo è la cosiddetta Passio modica (passio è in generale il racconto del martirio di un santo, modica perché misurata sia per la lunghezza sia per il contenuto) che si rifà ai testi di Clemente Alessandrino11 e di Eusebio di Cesarea12, dove si narra che tale era il suo comportamento che pure il carnefice che si accingeva a decapitarlo implorò il suo perdono. Il santo lo abbracciò e lo confortò: «La pace sia con te», così che l’uomo divenne a sua volta martire e morì decapitato come Giacomo. Il secondo racconto è detto Passio magna13 (grande), più ampio e ricco di fatti prodigiosi, come la contesa col mago Ermogene e la sua conversione. Queste, e altre meravigliose vicende, saranno poi narrate e ampiamente diffuse da testi posteriori, quali il Liber Sancti Jacobi e la Legenda Aurea, di cui diremo.
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6. Apparizione della Vergine del Pilar a san Giacomo e ai suoi discepoli a Saragozza, incisione di Diego Astor del libro stampato nel 1610 da Alonso Martín de Balboa, Historia del Apóstol de Jesu Christo Santiago Zebedeo, Patrón y Capitán General de las Españas. Museo de las Peregrinaciones, Santiago de Compostela.
San Giacomo e la Spagna
Né il Nuovo Testamento né i primi racconti del martirio accennano alla predicazione in Spagna. Ma altri testi ne parlano, e tutti anteriori al ritrovamento delle reliquie, avvenuto all’inizio del IX secolo. La relazione tra san Giacomo e la Spagna può essere distinta in due parti, separate, che a loro volta presentano aspetti certi e aspetti invece vaghi. La prima parte riguarda l’evangelizzazione della Spagna, la seconda la traslazione in Galizia del corpo dell’apostolo. Prima di esaminare queste parti e dare breve notizia delle loro fonti, riportiamo quanto la tradizione, comunque formatasi, ci ha tramandato.
7. Martirio di san Giacomo, Maestro del Retablo di Rajhrad, 1453 ca. Moravská Galerie, Brno. Nelle chiese europee poste sulle vie di pellegrinaggio si trovano numerose rappresentazioni degli episodi principali della vita dell’apostolo, che consentivano ai pellegrini di conoscerne la storia.
La tradizione consegnata
Dopo la Pentecoste gli apostoli si divisero il mondo conosciuto per annunciarvi il Vangelo, accordandosi per rincontrarsi in seguito a Gerusalemme rientrando dalle proprie missioni: a Giacomo toccò la Spagna, dove predicò con scarso successo. Afflitto dal fallimento, pensò di tornare anzitempo a Gerusalemme. Presso Caesaraugusta, oggi Saragozza, il 2 gennaio del 40, la Vergine gli apparve, su di una colonna spezzata, pilar in spagnolo, e lo esortò a non preoccuparsi delle apparenze, e a edificarle lì un luogo di culto, promettendo che il pilar sarebbe rimasto in quel luogo fino alla fine del mondo e mai sarebbero mancati in quella città gli adoratori di Cristo. Gia-