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Burgos
21 20. Collegiata di Santa María la Mayor (secoli XII-XVI), Bolea.
21. Arco nel borgo di Bolea, testimonianza della presenza araba.
22. Timpano dell’ingresso principale della collegiata di Bolea.
23. Architrave decorato della porta della collegiata.
SARAGOZZA È la sede del santuario mariano che fa risalire la sua origine alla più antica apparizione della Vergine, che ebbe luogo quando Ella era ancora in vita. Saragozza, capitale della provincia spagnola di Aragona, fu a suo tempo capitale del regno di Aragona, uno dei protagonisti della Reconquista cristiana. È l’antica Cesaraugusta, da cui deriva il nome attuale, e sorge sulle rive dell’Ebro, giusto sulla strada che si potrebbe pensare di percorrere volendo dalla Spagna andare verso est, per giungere poi in Terra Santa. Si fa qui memoria dell’apparizione della Vergine Maria all’apostolo Giacomo, evangelizzatore della Spagna. Questi, che aveva raccolto ben pochi discepoli nella sua azione nel Nord-Ovest spagnolo, e, deluso per la scarsa efficacia della sua predicazione, si era messo in cammino per tornare a Gerusalemme, dove era comunque previsto che in seguito si riunissero gli aposto-
24. Il castello di Loarre, edificato nell’XI secolo a difesa del territorio e del Cammino.
25. La statua della Madonna con il Bambino, situata nella chiesa gotica all’interno del castello di Loarre.
26. Parte delle mura e territorio intorno al castello di Loarre. li, per relazionare dell’annuncio portato in tutto il mondo allora conosciuto. Giunto a Saragozza, san Giacomo vi rimase parecchi giorni. Un testo del XIII secolo, custodito nella cattedrale1, narra che egli aveva con sé otto discepoli, con i quali di giorno parlava del regno di Dio e di notte si riposava sulle rive dell’Ebro. La notte del 2 gennaio dell’anno 40, annunciata da cori angelici che cantavano «Ave Maria, gratia plena», la Vergine, che in quel tempo si trovava a Gerusalemme, si presentò a san Giacomo, in piedi sopra una colonna romana spezzata: si trattò quindi propriamente non di una apparizione, ma di una «venuta» della Vergine, trasportata dagli angeli. Ella disse a san Giacomo: «È qui, figlio mio san Giacomo, il luogo destinato e deputato perché io vi sia onorata. Guarda questa colonna (pilar) sulla quale siedo. Sappi, figlio mio, che il tuo maestro l’ha inviata dall’alto per mano degli angeli. Intorno a questo luogo porrai l’altare della cappella. In questo
luogo la potenza dell’Altissimo compirà prodigi e miracoli per mia intercessione e riverenza a favore di coloro che implorano il mio aiuto nelle loro necessità. E il Pilar resterà qui fino alla fine del mondo e mai mancheranno in questa città gli adoratori di Cristo». Le schiere angeliche poi riportarono la Vergine a Gerusalemme, e fu lasciata, a testimoniare l’evento e la promessa di grazie, la colonna. Subito san Giacomo, con i suoi discepoli, iniziò la costruzione di una cappella per proteggere la colonna e affidò a uno di loro, consacrato sacerdote, il compito di averne cura. La colonna, concreta testimonianza del prodigio col quale la Vergine ribadiva che il compito di evangelizzare la Spagna era affidato a san Giacomo, ha anche un forte valore simbolico, perché ricorda Cristo, colonna che sostiene la Chiesa, e insieme la fiducia nella protezione della Vergine. La colonna garantisce la stabilità dell’edificio, è simbolo dell’albero della vita che unisce terra e cielo, che garantisce il collegamento fra i differenti livelli di esistenza. Nella Bibbia (Esodo 13,21-22), una colonna di fuoco e una di nubi accompagnano e guidano nel deserto il popolo eletto, proteggendolo dai nemici. Secondo la tradizione, questa colonna non fu mai spostata: la cattedrale sorge infatti sulle rive dell’Ebro e risulta costruita intorno a una cappella che custodisce al suo interno una piccola statua della Madonna col Bambino. Gli Arabi, conquistando l’Aragona nel 714, risparmiarono la chiesa della Vergine e quando nel 1118 la città fu liberata dal re Alfonso I di Aragona, si edificò una chiesa romanica: questa fu distrutta da un incendio nel 1434, e con essa fu persa anche la prima immagine della Vergine. Il nuovo edificio, gotico, fu completato nel 1515 e dedicato all’Assunzione. Nel 1640 la cattedrale fu teatro anche di un eccezionale miracolo, quello dello zoppo di Calanda2, considerato un’anticipazione della resurrezione della carne. Miguel Juan Pellicer, secondo di otto fratelli, di famiglia umile, era molto devoto alla Vergine del Pilar. Alla fine del 1637, quando aveva diciannove anni, cadde dal carro che stava conducendo e ne fu travolto: una ruota gli spezzò la tibia. Fu portato prima a Valencia poi a Saragozza, ma la cancrena lo divorava e si dovette amputargli la gamba tagliandola poco sotto al ginocchio e cauterizzando poi la ferita: l’arto amputato fu sotterrato da un praticante dell’ospedale, e gli fu messa una protesi di legno. Il giovane, non potendo lavorare, ottenne licenza di elemosinare davanti alla cattedrale, dove era lieto di poter ascoltare la messa ogni giorno nella cappella della Vergine. Nella primavera del 1640 decise di tornare a Calanda, dove giunse il 15 marzo. Nella notte del 29 marzo, verso le undici, addormentatosi, sognò di ungersi il moncherino con l’olio della lampada della Vergine, come aveva fatto quando era a Saragozza: destatosi poco dopo, si ritrovò la sua stessa gamba ricresciutagli, completa di due vecchie cicatrici che aveva dall’infanzia. Il prodigio, di cui si accorse per prima la madre, che lo svegliò con le sue grida avendo visto che aveva tutte e due le gambe, fu testimoniato da tutti: ven-
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27. Stampa seicentesca che illustra la storia di Miguel Juan Pellicer e del miracolo di Calanda. 28. Veduta della basilica di Nuestra Señora del Pilar, Saragozza. ne un notaio, Miguel Andreu, che registrò il fatto il 2 aprile, e il suo documento si trova nel municipio di Saragozza. L’arcivescovo, Pedro Apaolaza, che iniziò il processo canonico e fu presente alle deposizioni di tutti i testimoni, a tre mesi dal miracolo, affermò solennemente che «gli era stata reintegrata miracolosamente la gamba destra che prima gli era stata amputata». Il prodigio ravvivò la devozione alla Vergine, e nel 1681 si iniziò il nuovo edificio che incluse la cappella. La cattedrale ha grandissime dimensioni, caratterizzate dalle quattro torri angolari, da dieci cupole più una grande cupola centrale. La cappella fu rifatta fra il 1725 e il 1765: barocca, di forma ellittica, custodisce il Pilar e si notano all’interno i gruppi marmorei di san Giacomo con i suoi discepoli e della Venuta della Vergine portata dagli angeli. Il santuario di Saragozza unisce due tratti fondamentali di ogni Cammino: la devozione a san Giacomo, di cui qui si ribadisce la vocazione alla Spagna, e la devozione alla Madre di Dio.
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29. Prima raffigurazione, del 1654, del miracolo di Calanda ad opera di un pittore anonimo.
30. Raffigurazione della venerata Vergine del Pilar del 1628.
31. Raffigurazione di Miguel Juan Pellicer nel santuario.
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32. Fontanella con l’immagine del santuario della Vergine del Pilar, simbolo di Saragozza.
33. La strada continua nella direzione indicata dalla freccia gialla.
34. San Giacomo in veste di pellegrino assiste all’Assunzione di Maria, particolare del retablo di di Damián Forment, XVI secolo, dell’altare maggiore della basilica di Nuestra Señora del Pilar, Saragozza.
1 1. Scuola di Hieronymus Bosch, San Giacomo trionfa sul mago Ermogene, XV secolo. Musée des Beaux-Arts, Valenciennes. Sullo sfondo, san Giacomo avanza guidato da un angelo. L’iconografia fa riferimento alla Passio magna, il racconto del martirio di san Giacomo elaborato nel V secolo in Palestina.
2. Hans Burgkmair, Navicula penitentie, Augusta, 1511: l’incisione raffigura un viaggio per mare di pellegrini.
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CARTOGRAFIA: I CAMMINI EUROPEI
3. Il porto di La Coruña, l’approdo più vicino alla meta del pellegrinaggio compostelano.