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Monastero vecchio

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INDICE

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DA SANTIAGO A FINISTERRE

1. Conchiglie che decorano un libro d’ore, miniatura fiamminga del XV secolo. Bayerische Staatsbibliothek, Monaco di Baviera. Il proseguimento del viaggio sino a Finisterre significava giungere a vedere non solo l’oceano, ma il luogo in cui la terra abitata e conosciuta finiva, dove l’ignoto si concretizzava nell’incontro, che li ben si vede, delle acque dei due mari che si scontrano sotto il promontorio. È luogo che di per sé, con il senso di mistero che suscita ancor oggi in chi pure sa che non si tratta della fine di ogni terra abitata, rimanda all’infinito e alle cose ultime: qui la «terra finiva», e iniziava il Mar Misterioso nel quale nessuno osava spingersi. Ci si avvia, passando per Noya, Muros, Louro, costeggiando la frastagliata costa atlantica. Su questa costa si raccoglievano non solo le conchas, le conchiglie del tipo Cappasanta (Pecten jacobeus), ma anche le caracolas, le conchiglie a spirale, che accostate all’orecchio fanno risuonare il rumore del mare: si dice che il suono che si sente aumenti la fede, plachi e renda soavi i venti, allontani le insidie dei nemici, la grandine e le tempeste. Ancor oggi i pescatori le suonano come un corno per annunciare il loro ritorno dalla pesca. Noya è un borgo posto all’imbocco della ría de Muros ed è noto per la grande spiaggia sabbiosa che lo rende apprezzata meta turistica. Il paese ha un impianto medievale, con alcuni palazzi rinascimentali. Notevole è la chiesa romanica di Santa María la Nueva, nella cui lunetta si trova una raffigurazione policroma dell’Adorazione dei Magi. Nel vicino cimitero, la Quintana dos Mortos, si trovano lapidi molto antiche, datate fin dal X secolo, e tradizione vuole che vi si conservi terra palestinese portata qui da imbarcazioni locali. A Muros si segnala la chiesa della Virgen del Tránsito, ricca di ex voto marinari (tavolette lignee e modelli di imbarcazioni), e la statua della Madonna Pellegrina, con il mantello, il cappello con la conchiglia e il bordone. A Louro è da segnalare una Via Crucis che s’inerpica sulla sommità del colle che domina la cittadina e guarda l’Atlantico. Attraverso un paesaggio verde, ricco di eucalipti e pini marittimi, ancora segnato dalle Croci del Cammino, si giunge infine a Capo Finisterre, o Cabo Fisterra in gallego, sul cui promontorio roccioso sorge ora il faro più a ovest della Spagna, e dove si andava a vedere «finire il mondo». Recentemente è nata tra quanti hanno compiuto il pellegrinaggio a piedi una tradizione che i pellegrini di un tempo non potevano certo permettersi, e cioè il bruciare sulla riva dell’oceano i calzoni, o altro capo di vestiario, usati lungo tutto il Cammino: gesto rituale che segnala non solo il raggiungimento di un punto di non ritorno, un cambiamento sostanziale e irreversibile, ma anche la sua totale accettazione. È un gesto analogo a quello che si compie invece più a nord, presso Muxía, a Capo Touriñan, dove, davanti al santuario della Virxe da Barca o Nosa Señora da Barca, i pellegrini fanno oscillare la Pedra d’Abalar (pietra oscillante) finché non si ferma in equili-

3 2. Veduta del mare di fronte a Louro, dalla sommità del colle con la Via Crucis.

3. Alcune stazioni della Via Crucis, Louro.

4. Ultime stazioni della Via Crucis, Louro. Alla base della croce della XIV stazione, le date della sua realizzazione e del restauro.

5. L’immagine della Vergine Addolorata alla base della croce d’inizio del percorso della Via Crucis, Louro.

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6. Mater Dolorosa nella maestà al culmine della Via Crucis, Louro. 7. Particolare, alla base della XIV stazione, con la Deposizione del corpo di Cristo nel sepolcro ad opera di Giuseppe d’Arimatea e Nicodemo, Louro.

brio, in particolare durante le feste settembrine in onore della Vergine. Gesto che, collegandosi peraltro all’antico culto megalitico qui attestato, esprime materialmente che il cammino del pellegrino alla tomba dell’apostolo gli ha fatto conseguire un equilibrio interiore che si traduce nel riuscire a fermare la pietra. Compiuto così un ultimo gesto rituale, il pellegrinaggio è concluso e si fa ritorno a casa: ma solo per ripartire come Ulisse per un altro viaggio, perché l’uomo è costituito dal desiderio di una meta ultima, più lontana di qualunque meta terrena, più in alto e più in là, una Gerusalemme celeste di cui ogni meta terrena è immagine e simbolo.

8. Una delle ultime spiaggette prima di Finisterre, sulle quali i pellegrini bruciano i calzoni usati nel percorso. Il gesto, di tradizione recente, simboleggia l’abbandono della vecchia vita e l’impegno a proseguire nel cambiamento generato dal lungo pellegrinaggio. 9. Tramonto sul Capo Finisterre.

10. La Gerusalemme celeste dal ciclo dell’Apocalisse d’Angers di Nicolas Bataille, arazzo del XIV secolo. Musée des Tapisseries, Angers.

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IL CAMINO DE LA PLATA O CAMMINO MOZARABICO

1. Altorilievo con l’immagine di Santiago Matamoros in un medaglione sulla facciata del Colegio Mayor Arzobispo Fonseca, XVI secolo, Salamanca.

2. La croce di san Giacomo ad Aljucén. Sullo sfondo la chiesa di San Andrés, del XVI secolo. La croce di san Giacomo, originariamente insegna dell’omonimo Ordine religioso-militare, testimonia qui la presenza del santo. Oggi, abbandonata la dimensione militare, caratterizza i canonici della cattedrale di Santiago, ed è uno dei segni del pellegrinaggio. Il percorso noto come Camino de la Plata, oggi esteso da Siviglia a Santiago, per quanto riguarda la via di pellegrinaggio in realtà coincide con la via consolare romana XXIV, denominata Iter ab Emerita Asturicam, cioè «percorso da Mérida ad Astorga». Il nome del cammino è stato oggetto di interpretazioni errate, che ritenevano che indicasse la via lungo la quale venivano trasportati i metalli preziosi dalle miniere asturiane e leonesi fino a Mérida e Siviglia, dove venivano lavorati. In realtà il nome non ha nulla a che fare con l’argento (plata) che non è qui presente, ma al modo in cui gli Arabi chiamarono questa via, quando la riattivarono dopo tre secoli di abbandono, per facilitare il movimento delle truppe verso nord nella conquista della penisola iberica. Infatti la chiamarono B’lata, che significa «selciata», per distinguerla dagli altri percorsi che erano in terra battuta. Il tracciato è comunque molto più antico della stessa conquista romana: infatti risale almeno al VI secolo a.C., ed era utilizzato dalle popolazioni tartessiche, vetoni, asturiane, vaccee e lusitane1, sia per la transumanza sia per il movimento dello stagno da nord a sud. Lo stagno del Nord, unito al rame del Sud, era prezioso per la realizzazione del bronzo, nella cui lavorazione queste popolazioni eccellevano. Un inizio di lastricatura di questo percorso, nei pressi di Cáceres, risale al 139 a.C., ad opera di Quinto Servilio Cepione, ma è con Augusto, a partire dal 25 a.C. che la via viene completamente lastricata e diventa l’asse fondamentale nord-sud per il movimento delle truppe e dei commerci della penisola iberica. È questa l’epoca in cui furono eretti i ponti, alcuni dei quali sono giunti a noi, e si posero le pietre miliari (colonne di granito di cui ne rimangono diverse) e si definirono le mansiones (luoghi si sosta, cambio cavalli, riposo, ristoro e alloggio per i viaggiatori). I Romani furono molto precisi sia per quanto riguardava le pietre miliari che le mansioni, e questo grande complesso di sostegno ai viaggiatori ha lasciato tracce fino ai nostri giorni. Il Camino de la Plata unisce l’Estremadura, l’Andalusia, le Asturie, e attraversa anche la provincia di Castiglia e León. Il tracciato per i pellegrini a piedi della Víade la Plata utilizza per parecchi tratti anche il percorso di una Cañada Real. La denominazione Cañada Real si trova spesso e indica percorsi storici di transumanza, grandi tratturi anche amplissimi (larghi fino a settantacinque metri) il cui nome poi (Pecuaria, Vereda, o appunto Cañada) variava a seconda della larghezza fissata relativamente al tipo di animali cui era destinata. Queste vie, dette «reali» perché protette dal re con una precisa legislazione, sono state in genere rispettate fino ai nostri giorni. Si nota, di questo percorso, lungo circa mille chilometri e quindi in assoluto il più lungo per Santiago, che di fatto non è nato «per» il pellegrinaggio, ma è stato naturalmente usato dai pellegrini come da tutti gli altri viaggiatori tra il Nord e il Sud della Spagna, quale che fosse il motivo del loro viaggio. Diversamente da quanto accade per il Cammino che entra da

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