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SICUREZZA

VIOLENZA: SUBITO UN DECRETO SICUREZZA

A distanza di 6 anni dalla morte di Paola Labriola, si è ancora in assenza di una legge che tuteli la sicurezza dei medici e degli altri operatori della Sanità. Intanto il fenomeno è diventato ormai una vera emergenza sociale. E Fnomceo chiede al Ministro Speranza di intervenire al più presto

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a cura dell’UFFICIO STAMPA OMCEO

A metà settembre Bari è stata al centro del dibattito nazionale sulle aggressioni ai danni dei medici. Il 13 settembre si è infatti celebrata la Giornata nazionale contro la violenza verso gli operatori sanitari, dedicata a Paola Labriola e a tutte le vittime di violenza e organizzata dalla Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e Odontoiatri (Fnomceo) insieme all’Ordine dei Medici di Bari. Durante la conferenza stampa di apertura della Giornata nazionale è emerso come, a distanza di 6 anni dalla morte di Paola Labriola, mentre si è ancora in assenza di una legge che tuteli la sicurezza dei medici e degli altri operatori della Sanità, il fenomeno è diventato ormai una vera emergenza sociale. In Parlamento da circa un anno c’è un disegno di legge a firma dell’allora ministro Giulia Grillo che ha superato l’esame della Camera e attende il via libera del Senato, il quale prende contromisure rispetto a questo fenomeno allarmante, prevedendo tra l’altro aggravanti per chi commette atti di violenza contro gli esercenti le professioni sanitarie mentre lavorano e l’istituzione di un Osservatorio nazionale sulla sicurezza degli operatori sanitari presso il ministero della Salute per monitorare gli episodi di violenza e l’attuazione delle misure di prevenzione. Ci sono altri progetti di legge, che introducono la procedibilità d’ufficio o prevedono presidi di polizia nei pronto soccorso, le cui disposizioni potrebbero essere utilmente integrate nel testo. “È passato tanto tempo, troppo dalla morte di Paola Labriola. Sei anni di quotidiani episodi di violenza ai danni degli operatori sanitari, senza che la politica sia stata in grado di dare risposte adeguate ad un fenomeno che è ormai un’emergenza sociale” - ha dichiarato Filippo Anelli, Presidente dell’Ordine dei medici di Bari e della Federazione nazionale degli Ordini dei medici. “Non bastano più le parole e le commemorazioni. È giunto il momento di agire in modo pragmatico. Il disegno di legge giace alle Camere da troppo tempo. Per questo chiedo al neo Ministro della Salute Roberto Speranza di avere più coraggio”.

Il Presidente Anelli ha sintetizzato in 5 punti le richieste al Ministro della Salute: 1. Un decreto legge che intervenga subito, inasprendo le pene e permettendo la procedibilità d’ufficio, oltre alla messa in sicurezza di tutte le strutture sanitarie nonché la presenza di un presidio di pubblica sicurezza nei pronto soccorso. 2. Il ripristino dell’Osservatorio contro la violenza agli operatori sanitari, già istituito dalla Ministra Lorenzin, per la revisione della raccomandazione n. 8 ed il monitoraggio degli episodi di violenza. 3. La definizione da parte della Sisac e dei sindacati dei requisiti di sicurezza delle sedi di guardia medica e la revisione della organizzazione del servizio di continuità assistenziale. 4. Un percorso formativo per gli operatori dell’emergenza urgenza e dei medici di continuità assistenziale finalizzato a prepararli alla prevenzione e gestione degli episodi di violenza. 5. Provvedimenti di tutela assicurativa degli operatori sanitari per il risarcimento dei dan ni e delle lesioni conseguenti ad episodi di violenza. La conferenza stampa è stata inoltre l’occasione per presentare il corso C.A.R.E., acronimo di Consapevolezza, Ascolto, Riconoscimento, Empatia, che intende stimolare la consapevolezza dei rischi correlati al contesto lavorativo. Il corso è offerto gratuitamente dalla Fnomceo a tutti i medici tramite il sito della Fondazione Pietro Paci e dalla Fnopi (la Federazione degli Ordini delle Professioni infermieristiche) a tutti gli infermieri sulla piattaforma Fadinmed. Le conseguenze delle aggressioni vanno a scapito dell’assistenza: chi subisce violenze ha poi un calo di attenzione, difficoltà di concentrazione per l’intero turno, paura e rabbia, tende a delegare le proprie attività verso l’utente a un altro collega e arriva anche a soffrire di un comportamento di esclusione tale da compromettere l’esecuzione dei propri compiti. I corsi FAD (formazione a distanza) specifici, si basano su interventi di comunicazione verbale e non, con l’obiettivo di diminuire tensione e aggressività nella relazione interpersonale. E consentono di avere a chi conclude il corso il riconoscimento dei crediti ECM. Il responsabile dei corsi è il Prof. Massimo Picozzi, psichiatra, criminologo e scrittore, docente per la Polizia di Stato e per l’Arma dei Carabinieri, responsabile del laboratorio di “Comunicazione non verbale e gestione dei conflitti” presso lo IULM di Milano. La filosofia del corso si basa sulla de-escalation, una serie di interventi basati sulla comunicazione verbale e non verbale, appunto, che hanno l’obiettivo di diminuire l’intensità della tensione e dell’aggressività nella relazione interpersonale. La persona che assume un atteggiamento aggressivo è un soggetto che non si sente compreso e attraverso il suo comportamento violento vuole esprimere questo disagio: il compito di ogni operatore è riconoscere queste particolari esigenze per evitare episodi di rabbia incontrollata e comprendere il suo stato d’animo e le sue emozioni; parliamo in questo caso dell’utilizzo del Talk Down. Un meccanismo da prendere in considerazione anche in presenza di elementi che possano ferire i soggetti presenti (martelli, coltelli, oggetti contundenti), ma in tal caso si dovrà pensare a attuare un intervento mediato dalle Forze dell’Ordine e allontanarsi. Utilizzare toni pacati, un linguaggio socioculturale in linea con l’interlocutore, non sovrapporsi alle parole della persona, accertarsi di essersi fatti capire e capire, non utilizzare toni accusatori o paternalistici, non rispondere con modalità aggressive e poi anche mantenere sempre il contatto visivo, la distanza di sicurezza, la risonanza emotiva (Es. se lui si alza, anche io mi alzo), evitare qualsiasi contatto fisico, anche quando sembra che la situazione sia risolta sono solo alcuni degli atteggiamenti da imparare e utilizzare in caso di tentativo di aggressione.

NON BASTANO PIÙ LE PAROLE E LE COMMEMORAZIONI. È GIUNTO IL MOMENTO DI AGIRE IN MODO PRAGMATICO

“Abbiamo deciso di agire anche perché uno dei dati a nostro avviso più allarmanti – ha spiegato il presidente della FnomCeO, Filippo Anelli – è la rassegnazione che emerge dai racconti dei nostri colleghi: il 48% di chi ha subito un’aggressione verbale ritiene l’evento ‘abituale’, il 12% ‘inevitabile’, quasi come se facesse parte della routine o fosse da annoverare tra i normali rischi professionali. Le percentuali cambiano di poco in coloro che hanno subito violenza fisica: quasi il 16% ritiene l’evento ‘inevitabile’, il 42% lo considera ‘abituale’”. “Questa percezione falsata e quasi rassegnata del fenomeno – ha aggiunto Anelli - porta con sé gravi effetti collaterali, come la mancata denuncia alle autorità, l’immobilismo dei decisori, ma anche il burnout dei professionisti, con esaurimento emotivo, perdita del senso del sé e demotivazione nello svolgimento della professione”.

Solo nel primo mese in cui il corso CARE è stato messo on line, gli infermieri che vi hanno già aderito sono oltre 27mila, più del 10% di quelli dipendenti dal Servizio sanitario nazionale.

“La nostra professione - ha commentato la presidente della Federazione nazionale degli Ordini delle professioni infermieristiche Barbara Mangiacavalli, la più numerosa d’Italia e che vede coinvolti negli atti di violenza una percentuale altissima di infermieri - ha come scopo il rapporto coi pazienti. È per noi un elemento valoriale importante sia professionalmente che per il ‘patto col cittadino’ che da anni ci caratterizza. Per noi è essenziale avere una relazione privilegiata con loro, per comprendere come ci vedono e come possiamo soddisfare nel modo migliore i loro bisogni di salute. E saper affrontare alla radice i loro problemi che poi sfociano in pericolose forme di aggressività, è essenziale per la salute dei nostri professionisti, ma anche e soprattutto per quella degli assistiti che si trovano poi di fronte operatori impauriti e demotivati”. “Una necessità assolutamente prioritaria per chi opera in prima linea:

solo nel primo mese in cui il corso è stato messo on line – ha aggiunto Mangiacavalli – gli infermieri vi hanno già aderito sono oltre 27mila, più del 10% di quelli dipendenti dal Servizio sanitario nazionale. E chi ha avuto occasione di passare dalla teoria alla pratica, applicando ciò che ha imparato dal corso, ha avuto un riscontro positivo con il contenimento e la riduzione dell’aggressività”. “Servono misure per garantire ai cittadini il diritto alle cure, al medico il diritto di curare in sicurezza, all’infermiere quello di assistere chi ne ha bisogno – hanno sottolineato i presidenti delle due Federazioni -. Il nuovo governo deve far presto con il disegno di legge, anche mettendo in sicurezza le sedi e prevedendo presidi di polizia nei pronto soccorso”. “Serve, però, anche una nuova cultura, che ricostruisca il rapporto di fiducia tra medico e paziente e che valorizzi il lavoro dei medici. È bene che i cittadini comprendano come sono proprio gli operatori sanitari che continuano, tra mille difficoltà, a far funzionare il sistema sanitario grazie alla loro dedizione e professionalità”, ha aggiunto Anelli. “Solo l’impegno comune di tutti però (direzioni aziendali, dirigenza infermieristica e medica, coordinatori, professionisti e loro rappresentanti, organizzazioni sindacali, rappresentanti dei cittadini, organi di informazione) può migliorare – ha concluso Mangiacavalli - l’approccio al problema e assicurare un ambiente di lavoro sicuro. Tanto più che gli atti di violenza possono ripercuotersi negativamente anche sulla qualità dell’assistenza offerta ai cittadini”. La Giornata si è conclusa con il Concerto di musica orchestrale in onore di Paola Labriola, eseguito ad opera dell’Orchestra Sinfonica della Città Metropolitana di Bari, presso l’Auditorium “Nino Rota” del Conservatorio “N. Piccinni” di Bari. Diretta da Alfonso Girardo, l’orchestra ha eseguito un programma con brani di Pino Daniele, riarrangiati e interpretati da Francesca Leone, Giuseppe del Re, Savio Vurchio. Special guest, Guido Di Leone, musicista jazz e chitarrista.

L’ORDINE INCONTRA IL PREFETTO. A Ottobre i rappresentanti dell’Ordine dei medici di Bari hanno partecipato alla riunione del Comitato di Sicurezza, presieduto dal Prefetto, Marilisa Magno. All’ordine del giorno dell’incontro l’analisi del fenomeno delle aggressioni. I medici hanno sottolineato come l’Omceo di Bari e la Federazione nazionale degli Ordini dei medici siano da tempo impegnati in una battaglia volta a garantire la sicurezza dei medici sul posto di lavoro, che è presupposto indispensabile per svolgere bene l’attività professionale e garantire, quindi, le migliori cure ai cittadini. Ad oggi, nonostante i quasi quotidiani episodi di violenza, le attività previste dalla Raccomandazione del Ministero della Salute n. 8/2007 “Raccomandazione per prevenire gli atti di violenza a danno degli operatori sanitari”, sono rimaste largamente inattuate a cominciare da una operazione preliminare, come la rilevazione delle misure di prevenzione e contrasto esistenti, somministrando un semplice questionario che in altre regioni, come ad esempio la Toscana, è già in uso.

“Ringrazio il Prefetto e i vertici della Polizia di Stato, dei Carabinieri e della Guardia di Finanza per avere accolto la richiesta dell’Ordine di partecipare alla seduta e soprattutto per la grande disponibilità a collaborare e per l’attenzione dimostrata nei confronti della classe medica, sempre più frequentemente interessata da episodi di intolleranza ed aggressione.” - ha dichiarato Filippo Anelli, Presidente dell’Ordine dei medici di Bari - “In piena condivisione con quanto emerso dall’incontro, restiamo in attesa di ulteriori sviluppi rispetto alle concrete misure organizzative che la Regione, quale Ente responsabile del SSR e che verrà interessata dal Comitato, vorrà adottare per garantire la sicurezza dei presidi e delle sedi.”

E POI, LA VITA CHI TE LA SALVA? “E poi, la vita chi te la salva?”. È questa la domanda posta ai cittadini pugliesi dai cartelloni pubblicitari affissi da oggi nelle strade del capoluogo nell’ambito della campagna dedicata al tema della violenza contro gli operatori sanitari, promossa dall’Ordine dei medici di Bari, con il patrocinio di Fnomceo (Federazione nazionale degli Ordini dei medici). “Chi aggredisce un medico ferisce tutti noi. Chiudiamo questa ferita per sempre”, recita il copy della campagna, in cui campeggiano in primo piano i volti di tre pazienti - una donna, un uomo e un ragazzo. La ferita sociale è quella delle aggressioni, un tema su cui l’Ordine insiste da anni. Ora, però, il fenomeno ha assunto l’aspetto di una vera e propria emergenza: nel 2018 sono stati 1.200 i casi di violenza ai danni di medici e personale sanitario denunciati (Dati Inail). Di questi, 456 nel Pronto soccorso, 400 in corsia e 320 negli ambulatori . La violenza è un problema che condiziona sempre di più l’attività di medici, infermieri e operatori sanitari.

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