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ULTIME DALL'OMCeO
Medico aggredito al PS di Putignano
“Esprimo la mia solidarietà personale e quella dell’Ordine dei medici che rappresento al collega che è stato aggredito ieri mentre era in servizio al Pronto Soccorso di Putignano” - commenta così Filippo Anelli, Presidente dell’Omceo Bari e della Federazione nazionale degli Ordini dei medici l’ennesima violenza ai danni di un medico. Il caso risale al 1 marzo quando una ragazza sui 24 anni si è presentata al pronto soccorso di Putignano insieme ad alcuni familiari, che hanno avuto un alterco con l’infermiere addetto al triage perché ritenevano che la propria parente dovesse essere visitata subito. Quando la ragazza è stata ammessa in sala visite, la suocera ha preteso di entrare insieme a lei e all’invito del medico ad uscire ha iniziato ad aggredirlo prima verbalmente e poi sferrandogli uno schiaffo in pieno volto. L’intervento della guardia giurata prima e dei carabinieri poi hanno risolto la situazione. A causa dell’aggressione il medico, che è cardiopatico, ha avuto un malore. “Mi auguro che il collega, che è molto provato da quanto accaduto, possa riprendersi e tornare quanto prima al lavoro. Questi episodi sono ancora più drammatici in un momento in cui al servizio sanitario viene chiesto uno sforzo suppletivo. - conclude Anelli - Di fronte all’epidemia di Coronavirus la carenza di personale si fa ancora più acuta e i medici sono sottoposti a turni massacranti. Mi rivolgo ai cittadini con le parole della nostra ultima campagna di comunicazione, tuttora in corso: se aggredisci un medico, tanto più in questo momento in cui tutti stanno lavorando per contenere la diffusione del CoVid-19, poi la vita chi te la salva?”.
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Medici privi di DPI. Anelli: “Come combattere in prima linea disarmati”
“Ci troviamo in una situazione drammatica. Ogni giorno dobbiamo fare la conta dei colleghi contagiati e, nel migliore dei casi, costretti alla quarantena. Praticamente è come combattere in prima linea disarmati” - esprimeva così lo scorso 11 marzo la propria preoccupazione il Presidente dell’Ordine dei medici di Bari e Presidente della Fnomceo, Filippo Anelli, di fronte ai numerosi casi di contagio di medici, che continuavano ad operare sprovvisti dei DPI, i dispositivi di protezione individuale (mascherine, camici e occhiali). Già il 24 febbraio scorso, l’Ordine aveva inviato una nota ai Direttori Generali e ai Direttori Sanitari di tutte le strutture della Provincia di Bari, chiedendo che fossero distribuiti i DPI, così come previsto dal D.Lgs. n. 81/2008, per consentire a tutti gli operatori sanitari di lavorare in sicurezza ed evitare la conseguente interruzione del servizio. Il 10 marzo l’Ordine ha rinnovato la richiesta in una situazione ormai diventata difficile, con continue segnalazioni sulla mancanza dei presidi in tutti i settori di assistenza, con personale già in quarantena per l’esposizione non protetta. La protezione del personale sanitario, oltre che un obbligo di legge è una priorità assoluta poiché il SSN è chiamato ad una prova difficilissima dall’emergenza Covid-19. Non assicurare la sicurezza del personale rischia di vanificare tutti gli sforzi. Il Decreto Legge n. 14/2020 infatti ha previsto misure straordinarie di reclutamento del personale sanitario per rafforzare il SSN che perderebbero di efficacia in tal senso se invece dovessero servire per sostituire – e non per aumentare – il personale attualmente impegnato ed esposto al contagio per mancanza dei DPI. Anche l’implementazione delle nuove misure organizzative sul territorio (Unità speciali di continuità assistenziale), pensate per gestire in maniera appropriata la domiciliarità in questa fase di emergenza, non può essere pregiudicata da un insufficiente equipaggiamento. Inoltre, si rischierebbe di vanificare il reclutamento straordinario di personale per le strutture ospedaliere e le misure di approvvigionamento di materiali adottate dal governo per tutelare sia i medici ospedalieri che convenzionati. “Se il numero dei medici contagiati dovesse continuare a questi ritmi, i cittadini dovranno affrontare l’emergenza da COVID-19 senza l’assistenza sanitaria.” - aggiunge Anelli.
Spesa farmaceutica: la distribuzione diretta farebbe risparmiare 100 milioni di euro all’anno
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“Per far scendere la spesa farmaceutica sarebbe sufficiente che la Regione risolvesse le carenze organizzative e procedesse alla distribuzione diretta, attraverso le farmacie ospedaliere o convenzionate, del primo ciclo terapeutico dopo dimissione da ricovero ospedaliero, visita specialistica o ambulatoriale e ai pazienti in assistenza domiciliare, come da Regolamento regionale n° 3 del 19/02/2013. - puntualizzava a dicembre Filippo Anelli, Presidente dell’Ordine dei medici di Bari e della Fnomceo, in risposta a notizie di stampa che sembravano preannunciare nuovi giri di vite sulla spesa farmaceutica ai danni dell’autonomia prescrittiva dei medici. “Ogni anno la Puglia potrebbe risparmiare 100 milioni se i farmaci per il primo ciclo di cure fossero distribuiti dalle farmacie ospedaliere alle dimissioni del paziente oppure attraverso le farmacie convenzionate, prendendo atto delle difficoltà organizzative in cui versa la Regione”. Vuol dire che dal 2013, anno in cui è entrato in vigore il regolamento regionale a oggi si sarebbero potuti risparmiare circa 600 milioni di euro. “La Puglia non può continuare a scaricare le proprie carenze organizzative sui medici. Se non si è in grado di ottemperare ai regolamenti regionali, si provveda alla distribuzione dei farmaci per i pazienti dimessi dalle strutture ospedaliere attraverso le farmacie territoriali in funzione vicaria” - continuava Anelli. “Come documenta il 53° Rapporto CENSIS, il servizio Sanitario Nazionale si regge sulla relazione di cura, sul rapporto di fiducia tra medici e pazienti. Si riconferma altissima infatti la fiducia nei medici di famiglia (82,3%) e nei medici specialisti (91%)” - spiegava Anelli. - “La crisi sociale che investe il nostro Paese ed in particolare le regioni del Sud non può essere aggravata da provvedimenti che finiscono per spostare sulla spesa privata quelle prestazioni che il servizio sanitario regionale dovrebbe garantire.” “Sono proprio queste differenze, per cui è al Sud che più ci si rivolge alla sanità privata, a svelare le diseguaglianze nell’accesso alle cure – aggiungeva Anelli -. La sanità privata vicaria il Servizio sanitario nazionale laddove sono più marcate le carenze organizzative e strutturali, dove più lunghe sono le liste d’attesa. E ciò è tanto più ingiusto perché sono proprio i cittadini delle Regioni più in difficoltà, e quindi in condizioni economiche meno agiate, a dover pagare di tasca propria le prestazioni. Come ben spiegato nel Rapporto: sono i numeri di una marcata differenziazione territoriale nell’accesso al Servizio sanitario e ai Lea che mina alle fondamenta la promessa di una sanità uguale per tutti”.
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