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CRESCERE IN VIETNAM
from LA MOCHILERA
Sono Lucia Zambelli e non mi è mai capitato di scendere da un aereo senza aver già pianificato quale sarà la prossima meta. Geografia è sempre stata la mia materia preferita, e già dai banchi di scuola sfogliavo l’atlante sognando di poter scoprire ogni angolo di mondo. Da qualche anno ho scelto di diventare consulente di viaggio, per mettere a disposizione la mia esperienza e aiutare chiunque voglia a realizzare il viaggio che ha sempre desiderato.
Visitare un orfanotrofio e’ stata una delle esperienze più forti e toccanti delle settimane che ho trascorso in Vietnam in uno dei miei ultimi viaggi zaino in spalla nel mio amato Sud Est Asiatico. Tempo fa mi ero imbattuta in un racconto commovente di un backpacker che aveva visitato alcuni orfanotrofi in Vietnam portando ai bambini vestiario e materiale scolastico. Io che come tanti viaggiatori durante i miei viaggi amo poter fare qualcosa di utile per i paesi che visito mi sono detta perchè non provarci anche io? Detto fatto l’organizzazione e’ stata più facile del previsto grazie ad una conoscenza in Italia che mi ha messo in contatto con la propria cugina residente a Ho Chi Min che svolge attività di volontariato proprio in una tempio buddista sede di un orfanotrofio. Devo ammettere che finche’ non ti trovi all’interno di questi luoghi non si riesce ad immaginare quanta sofferenza provochi ancora al giorno d’oggi una guerra terminata da decenni .
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Centinaia di bambini con ogni tipo di malformazione causati dai gas utilizzati nella tremenda guerra del Vietnam o semplicemente bambini che nessuno vuole a causa della povertà delle famiglie. Ho trascorso qualche ora con questi bambini accolti quotidianamente dai monaci buddisti e che grazie all’ attività di tante maestre vengono cresciuti, istruiti ed educati fino a che non saranno in grado di trovarsi una lavoro. Abbiamo ballato insieme e dopo aver fatto merenda ho consegnato a loro quaderni e matite che avevo acquistato in un negozio poco lontano, non parlavano la stessa lingua ma non scorderò mai i loro sguardi e sorrisi di ringraziamento.
SRI LANKA
Non avevo mai sentito parlare dell’ Adam’s Peak fino a che non ho iniziato a “studiare “ per il mio viaggio in Sri Lanka. Adam’s Peak significa “Piede Sacro” e nonostante la sua sommità di 2.243 metri non abbia niente a che vedere con le ben più famose cime asiatiche la sua ascesa ha sicuramente un che di mistico. Ho vissuto la sera prima della salita tra un misto di emozione e tanta agitazione, non ero mai salita su una montagna in piena notte.
La sveglia suona poco dopo la mezzanotte, all’una in punto si parte per raggiungere la sommità prima dell’alba ; dopo poche centinaia di metri dalla partenza vedo davanti a me l’intero percorso illuminato da tante lampade, 5200 scalini in una salita vertiginosa fino alla cima. La salita e’ faticosa, i gradini sono alti e scivolosi e c’è tanto buio ma tutto e’ magico; durante il cammino incontro bambini, pellegrini di ogni eta’, anziani a piedi scalzi
sorretti dai figli che affrontano quell’ascesa nonostante le difficoltà motorie. Man mano che si sale il freddo aumenta cosi’ come la difficoltà del nostro cammino sempre più ripido: c’è un vento forte e cosi’ decido di riscaldarmi con un te caldo all’interno delle tende allestite dai locali lungo il cammino. Manca ancora un’ora all’alba quando arrivo in cima ma ci sono già centinaia di pellegrini tutti radunati intorno al piccolo tempio contenete il piede sacro, si respira tanto silenzio e tanta pace.
Buddhisti, induisti, cristiani e mussulmani a piedi scalzi si avvicinano al piede sacro e poi si attende l’alba tutti insieme senza distinzioni di eta’, sesso o religione. Finalmente il sole inizia a sorgere , la notte sta per finire e la stanchezza di quella salita e’ solo un lontano ricordo ripagato dall’emozione indescrivibile di vivere tutto ciò.