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PROVENZA
from LA MOCHILERA
Sono Francesco Giro, metà reggiano e metà parmigiano, ho 24 anni, sono laureato in Lingue e letterature e studio Editoria. Sono giornalista free lance e musicista a tempo pieno. Appassionato di arte, cinema e libri, quando le tasche e il tempo lo permettono amo riempire lo zaino e partire all’avventura. Giramondo per passione, sognatore per indole.
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Sulla cartina dei posti che più sono riusciti a entrarmi nel cuore, una puntina è doveroso piazzarla sulla bella e incontaminata Provenza. Due mete poi, insistono affinché parli di loro in questo breve diario di viaggio: l’isola di Porquerolles e la selvaggia Camargue. Allacciate le cinture, o gonfiate le ruote della vostra bici: si parte. L’isola provenzale – raggiungibile dal porto di Hyères – dalle acque cristalline e spiagge caraibiche, fa parte del Parco nazionale di Port-Cros, motivo per cui le automobili sono vietate, tanto quanto edificare, campeggiare e addirittura fumare. Il consiglio è quello di noleggiare una bici (a prezzi veramente ridotti) una volta sbarcati, quanto meno se come il sottoscritto avete intenzione di girarla in lungo e in largo. Se anche per voi l’intenzione è dunque quella di rinunciare alla caotica veste del turista cittadino e indossare il costume dell’ozio marittimo, mi sento in dovere di consigliare caldamente almeno quattro spiagge che, nell’arco di una giornata intera, avrete sicuramente il tempo di visitare: la Plage d’Argent, a 2 chilometri ovest del paese; la Plage de la Courtade, a 500 metri est; la Plage du Langoustier, al confine ovest dell’isola; e infine, menzione d’onore per la Plage de Notre-Dame, che dista circa 3 chilometri a est del villaggio. Quest’ultima rappresenta il simbolo dell’intera isola: la sabbia è bianca e fine, mentre il mare pare uscito da un dipinto di Monet. Armatevi di fotocamera, telo e ombrellone, perché da qui, garantito, non vorrete più andarvene. Se le gambe sono allenate, e il sole non vi ha ancora strinato a dovere, potrete decidere di pedalare fino a Cap des Mèdes, il confine est dell’isola di Porquerolles: si tratta di un sentiero scosceso e con un notevole dislivello, ma che per la pace incontrastata e la veduta spettacolare, merita appieno lo sforzo. Restando in tema ‘wild’, se avete la possibilità di rimanere più di una giornata, potrete affittare una cabina nelle due imbarcazioni attraccate al porto che affittano un letto e poco più per i visitatori più avventurosi: un’esperienza rilassante e a diretto contatto con la natura, anche perché la più economica alternativa della tenda qui è –
purtroppo – bandita. Proseguendo il nostro ‘green travel’ in terre provenzali, è doveroso consigliare la regione della Camargue: tra le zone più selvagge dell’intera Francia. Il tragitto che sarete obbligati a percorrere per arrivare a Saintes-Maries è costellato di paludi, distese d’erba interminabili, torrenti d’acqua dolci che vanno a riversarsi nel mare, e, soprattutto, un’incredibile fauna. Macchina fotografica alla mano, perché poche altre volte nella vita vi capiterà di fotografare fenicotteri rosa, cavalli e tori, tutti rigorosamente selvatici. Uno spettacolo più unico che raro. Dopo un lungo rettilineo arriverete nel centro della cittadina, famosa per essere la capitale gitana europea. Ogni anno, il 24 e il 25 maggio, migliaia di zingari da tutto il continente si riversano nelle strade di Saintes-Maries-de-la-Mer per portare in processione la loro santa patrona Sara verso il mare. Non potrà che ricordarvi la Spagna: forse per la sua vicinanza alla penisola iberica, o per la sua esuberante cultura gitana, ma qui paella e sangria sono all’ordine del giorno. Sul lungomare è possibile gustarsi la cucina di decine di ristoranti e osterie locali. L’arena dei tori poi, aiuterà ulteriormente la vostra immersione in questo fantastico mix tra cultura iberica e francese. Da sottolineare, però, è la grande differenza tra corrida spagnola e camarguese: a Saintes-Maries, ai tori non viene fatto alcun male. L’obiettivo è semplicemente – si fa per dire – quello di sottrarre agli animali le coccarde colorate posizionate loro in testa. Le vie del piccolo paese, inoltre, riportano alla mente un tipico villaggio greco: il bianco delle abitazioni, i tetti bassi, i profumi del pesce e del vino, le differenti culture che si mescolano e si fondono tra loro. Se siete amanti di tradizioni, folklore e natura, SaintesMaries-de-la-Mer, e la Provenza tutta, conquisteranno prepotentemente un posto anche nel vostro cuore.
Sono Martina Viti, fiorentina trapiantata a Copenaghen, lavoro con la mitigazione degli effetti del cambiamento climatico. Da fervente viaggiatrice, il mio nuovo obiettivo è di organizzare le mie esperienze in modo da essere il più sostenibile possibile.
SLOVENIA
La Slovenia è forse la più sottovalutata delle vicine dell’Italia. In effetti è una piccola Nazione, ma offre ogni tipo di esperienza: dal mare alle Alpi, passando per laghi e campagne. Il mio interesse nei confronti della Slovenia è nato nel 2016, quando la sua capitale Ljubljana (italianizzata Lubiana) è stata nominata Capitale Verde d’Europa. In effetti la Slovenia fa del turismo verde il suo principale obiettivo, con un intero sito dedicato allo “Schema verde del turismo sloveno”, dove gli aspiranti viaggiatori possono esplorare tutte le possibili mete verdi e le strutture alberghiere più ecosostenibili del Paese. E come se non bastasse, nell’ambito di questo programma nazionale ogni anno viene assegnato il premio “Slovenia Green” alle attrazioni turistiche più sostenibili. La combinazione di questo interesse verso il turismo sostenibile, volto alla tutela dell’ambiente e delle comunità locali ha ispirato il mio viaggio, che ho intrapreso con la mia amica Martina a fine agosto 2017. La capitale Ljubljana è facilmente raggiungibile con varie linee di autobus (6 ore da Firenze), e da lì si può proseguire verso ogni principale attrazione slovena via bus o treno. Quello che abbiamo fatto noi, una volta arrivate nella capitale, è stato prendere immediatamente un altro bus alla volta del lago di Bled, famoso per le foreste al suo intorno e la sua singola isoletta. Dopo un giorno di esplorazione del lago, che ha un bellissimo sentiero che permette di costeggiarlo per intero e un servizio “navetta” per l’isola al suo centro, io e Martina abbiamo deciso di provare qualcosa di più adrenalinico. Aiutate dallo staff dell’ostello abbiamo perciò deciso
di provare il canyoning. Si tratta di salire a monte di un fiume di montagna e poi si scendere a valle nel fiume stesso, arrampicandosi tra le rocce, nuotando e anche lanciandosi dalle varie cascatelle. Passata la paura iniziale, è stata una esperienza incredibilmente divertente, che raccomando a chiunque abbia voglia di provare qualcosa di nuovo! Ljubljana, che secondo alcuni deriva dalla parola slava “luba”, cioè amore, è una città in effetti molto romantica, che mi ha sorpreso positivamente. È molto giovane, attiva, economica e, ovviamente, verde. Il centro storico è molto contenuto, ci sono varie attrazioni da visitare: il Castello in collina, il Ponte dei Draghi e la cattedrale di San Nicola, ma una giornata è abbastanza per vedere tutto. Come ultima avventura, io e Martina ci siamo
riservate una gita fuori città alle grotte di Postumia e il castello di Predjama, molto vicini tra loro e perciò facili da accoppiare per una gita di un giorno. Le grotte di Postumia sono grotte carsiche, le uniche con una ferrovia interna, e, per quanto meta turistica molto sfruttata, sono davvero spettacolari. In conclusione, la Slovenia è una ottima scelta per turisti che vogliono essere sicuri di sostenere un turismo verde, che ha a cuore l’ambiente e la comunità locale, senza dover spendere esageratamente. Credo che la Slovenia stia lanciando un ottimo modello di turismo, che spero venga adottato presto anche dall’Italia. Ma nel frattempo, perché non visitare i nostri vicini?