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Interventi naturalizzazione
Un recupero correttamente realizzato di un’attività estrattiva deve potersi considerare una valorizzazione naturalistica dei luoghi, che migliora nel complesso la situazione ambientale precedente: non solo quella dovuta all’attività industriale, ma anche quella della campagna agricola intensiva. Per questo i recuperi sono generalmente impostati per assicurare un ruolo centrale alla vegetazione “naturale” (cioè artificialmente realizzata, ma con caratteristiche di impianto e di essenze simili a quelle che si sarebbero sviluppate spontaneamente) e alla formazione di habitat che favoriscano una maggiore biodiversità, anche faunistica.
Obiettivo generale è quindi accompagnare l’attecchimento e la crescita vegetazionale per ottenere unità ecosistemiche diverse e integrate, che raggiungano la complessità e la stabilità per evolvere naturalmente.
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Nelle schede seguenti si sintetizzano per tipi gli interventi principali di ricostruzione naturalistica, distinguendo tra le zone in asciutto e quelle umide, ma il risultato qualitativo dipende molto dall’integrazione che si riesce ad ottenere nel progetto complessivo di sistemazione di ciascun sito, sia entro la parte di recupero che in relazione al progetto dell’attività produttiva, in modo che la valorizzazione ambientale proceda di pari passo con le fasi estrattive.
Il progetto estrattivo deve anticipare alcuni dei caratteri fondamentali della sistemazione ambientale finale, almeno per la parte di profilatura e di modellamento dei bacini lacustri, che coniughi l’esigenza produttiva con le morfologie curvilinee e mosse che si riscontrano in natura lungo i fiumi, nelle fasce segnate da lanche e paleoalvei di meandri.
D’altra parte si è verificato che la regola generale, di autorizzare attività estrattive che comportino meno del 50% di acque profonde, ha eliminato la tendenza al massimo sfruttamento dei lotti, che spingeva al disegno di laghi quadrangolari, con bordi il più vicino possibile al confine dei lotti disponibili, anche se è evidente che dalle parti d’angolo si ottengono volumi ridotti e difficili da estrarre. Al contrario, rispetto al lago perfetto per il cavatore che è circolare, con la draga al centro sono modeste le “perdite” di volumi estraibili se si disegnano con qualche attenzione profili spondali con anse e bassi gradienti di pendenza nei primi metri subacquei: le “acque basse”, di particolare interesse ambientale.
Un progetto integrato tra estrazione e recupero consente infine di evitare interferenze gravi tra le parti sistemate e l’attività produttiva ancora in essere, sia per contenere il disturbo ambientale e l’impatto percettivo (degli impianti, dei mucchi di ghiaie estratte, dei parcheggi), sia per assicurare l’accessibilità e la sicurezza dei visitatori.
Sopra, esempio di recupero ambientale per fasi contestuali alle attività di coltivazione ed estrazione
A sinistra, tipologie di profilatura dei laghi per ottimizzare l’habitat faunistico nelle fasce spondali