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La gestione delle aree recuperate
Nelle esperienze di recupero compiute si dimostra l’importanza di una gestione attenta, che si prolunga oltre la cessazione dell’attività produttiva. Dove le aree vengono cedute al patrimonio pubblico (quasi 1000 ettari cedute al 2020, solo lungo il Po sino a Torino), si verifica un punto critico al momento della chiusura dell’attività: cessano i versamenti degli oneri convenzionari dei cavatori e contemporaneamente i costi gestionali delle parti recuperate cominciano a gravare sulle casse pubbliche. Perciò la spending review degli enti pubblici spinge a cercare soluzioni strategiche alternative da perseguire nei recuperi e e nella loro gestione, sempre tenendo conto delle risorse ambientali da valorizzare e non consumare.
Si aprono, quindi, due prospettive: inserire i siti estrattivi recuperati • come mete di reti fruitive dedicate, sostenibili economicamente soprattutto se si collegano beni culturali e ambientali nell’hinterland di città importanti. I siti recuperati devono offrire un ventaglio di opportunità, dall’esplorazione naturalistica agli sport e alle manifestazioni all’aperto con livelli diversi di attrezzature; organizzare gli interventi in modo • da consentire la continuità delle attività produttive (estrattive o alternative, ad esempio il fotovoltaico) insieme ad una piena funzionalità ambientale e fruitiva delle parti recuperate, da gestire con convenzioni a carico degli operatori industriali.
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Cava e recupero: un caso di integrazione
La cava di Settepolesini si attiva nel 1984, in una golena del Po a Bondeno (Ferrara), accompagnata immediatamente con interventi di rinaturazione e di valorizzazione storico-ambientale, arrivando a formare un’oasi naturalistica (la più ricca di fauna della provincia, con reintroduzioni ittiche sperimentali, come gli storioni) e un paesaggio agrario tradizionale in una significativa fascia di contesto (con vigneti, filari, recupero degli edifici).
Importanti ritrovamenti fossili (mammut, rinoceronte, bisonte,..) sono stati studiati dall’Università e dalla competente Soprintendenza e oggi il sito è meta frequentata di visite, con un museo dedicato agli animali preistorici locali. Con il recupero del fienile della cascina padronale si è ottenuto un Centro attrezzato per ricevimenti e meeting. Il progetto è esteso alle connessioni viarie: è stata realizzata, a cura dell’azienda, una pista ciclabile lungo il canale di Burana, che collega il sito con Ferrara. In queste condizioni l’attività produttiva è equilibrata con le attività di servizio per la fruizione e la valorizzazione ambientale e culturale, e viene mantenuta dagli operatori privati convenzionati con i soggetti pubblici, senza scadenze.
Esempio di Cava in parte ancora attiva e in parte recuperata e utilizzata a fini ricreativi e naturalistici con centro visite, centro didattico, area congressi e eventi, vigneti (Settepolesini di Bondeno, Fe)
Torre Pellice
Pancalieri
4. le attIvItà estrattIve nella PIana dI saluzzo:
I ProgettI, la storIa