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Interventi per la fruizione

Il recupero delle aree estrattive, è stato indirizzato prevalentemente agli obiettivi tipici della gestione delle aree protette: qualificare le risorse ambientali e migliorarne la fruibilità. In particolare, nel Piano d’area del Parco del Po, la fruizione è orientata e promossa in modo abbastanza dettagliato, con indicazioni che in molti casi sono state inserite nei progetti in corso di attuazione. In tutti i casi si pongono attenzioni per evitare che l’apertura al pubblico interferisca o danneggi gli obiettivi ecologici del progetto di recupero. Ma oggi il tema della fruizione non è riducibile ad una semplice attività di servizio complementare e non necessaria alla qualità dei recuperi delle aree estrattive, vista la difficoltà degli enti a gestire, manutenere e assicurare il presidio delle aree ripristinate e cedute.

Infatti la pressione dei contesti antropizzati e degli utilizzi impattanti sul territorio (strade, agricoltura intensiva, discariche,..) non consente di guardare con tranquillità all’evoluzione spontanea di aree naturalizzate, che, in una situazione ideale, dovrebbero “autogestirsi”: il rischio di vandalismi e inquinamenti è molto forte, soprattutto se le aree sistemate si presentano come una terra di nessuno, abbandonata.

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Per evitare queste dinamiche degradanti è importante consolidare un’immagine di funzionalità e di valore patrimo- niale delle aree, che siano apprezzate come bene utile per utenti di diverso tipo: da un pubblico generico, alla didattica scolastica, alle attività associative naturalistiche o sportive. D’altra parte, in ragione delle peculiarità dei siti recuperati, è necessario graduare gli usi in considerazione dell’”impronta” che determinano sul contesto, in un ventaglio che va dalla pura fruizione esplorativa della natura, per piccoli numeri e su percorsi guidati, all’utilizzo dei bacini di cava per attività sportive con attrezzature.

Ciascun progetto di recupero deve quindi tener conto, sin dall’inizio, della più opportuna distribuzione degli utilizzi e delle pressioni nella gestione del sito, riservando zone alla riserva di naturalità, altre ad una fruizione “leggera”. Quindi, salvo casi specifici che richiedono una gestione particolarmente attenta, per ogni sito dovrebbe essere messa a punto una strategia gestionale sostenibile (anche economicamente), che tenga conto: delle peculiarità delle risorse di • ciascun sito (o della progettualità dei gestori) che possono diventare motivo di attrattività turistica (fauna particolare, panoramicità, attività specifiche, etc.), dei necessari effetti di sistema da ottenere, inserendo i progetti di ciascun lago in programmi che integrino in itinerari di qualità paesistica diversi siti di interesse naturalistico o culturale.

Criteri per interventi a favore dell’uso didattico e ricreativo Dall’analisi di diversi casi esaminati, per l’area golenale emergono orientamenti che possono essere articolati in tre linee di interventi.

Valorizzazione turistico - ricreativa, con riferimento ad un bacino di utenza 1. costituito dai paesi limitrofi, in cui è già attivo un turismo domenicale, che potrebbe essere attuabile attraverso interventi di modesto impatto ambientale come piste ciclabili, percorsi vita, aree pic-nic e sport acquatici (canottaggio, canoa, ecc.).

Valorizzazione ai fini della didattica ambientale, nei casi in cui l’area presen- 2. ti aspetti appropriati, quali la coesistenza di un ambiente relitto (lanche di Po) e di un ambiente artificiale che nasce nell’ambito di interventi rivolti alla mitigazione delle attività estrattive in golena. Le aree recuperate possono essere inserite nel circuito delle Aree protette regionali, dei Siti Natura 2000, delle Aree di riequilibrio ecologico, dei Musei di storia naturale e della civiltà contadina del Po, delle zone d’interesse storico architettonico. Sui laghi di cava possono anche essere resi disponibili piccoli centri attrezzati da utilizzare per la didattica sul campo delle scienze naturali, ad uso delle scuole o del pubblico più in generale.

Organizzazione a poli attrezzati per ricerche ecologiche ed idrobiologiche ad 3. indirizzo applicativo-gestionale. Il quadro di riferimento è quello dell’ecologia delle aree perifluviali, delle zone umide, delle “buffer strips”, ecc. In questo senso possono essere coinvolte scuole medie superiori ed Università. Attualmente sono realizzate, in diversi bacini di ex cava, alcune linee di ricerca applicata, come ad esempio: a) studi sulla capacità di autodepurazione e sulla resistenza di questi ambienti alle perturbazioni legate all’inquinamento di origine diffusa proveniente dalle aree agricole circostanti e/o recapitato da corsi d’acqua inquinati; b) sperimentazione dell’allevamento di pesce planctofago obbligato che si configura per un basso impatto sulla qualità dell’acqua (non si usa mangime); c) recupero di aree poco profonde da utilizzare per la riproduzione ed il ripopolamento con fauna ittica indigena; quest’ultima linea di ricerca ha avuto un importante sviluppo con una sperimentazione di reintroduzione assistita dello storione (Acipenser naccarii) svolta in Provincia di Piacenza.

[Da MUZZI E., ROSSI G. (acura di ), 2003, Manuale teorico-pratico “Il recupero e la riqualificazione ambientale delle cave in Emilia Romagna”, Regione Emilia Romagna].

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