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Daniele Gennaioli di L’incontro al Grande Cocomero: una testimonianza diretta

L’incontro al Grande Cocomero: una testimonianza diretta

Il secondo incontro che abbiamo avuto, sulla scia di voler capire come viene affrontata la vita quotidiana dai pazienti ora dentro, ora fuori dal reparto, è stato nel complesso di Via dei Marsi a San Lorenzo, Roma. Qui si è formata la realtà di aggregazione giovanile del Grande Cocomero, ispirandosi all’omonima pellicola del 1993, dove viene rappresentata fedelmente la vita all’interno del reparto di Neuropsichiatria Infantile, sempre a San Lorenzo. Partendo da una associazione il cui scopo era quello di proporre attività ricreative e extra-ordinarie ai bambini e agli adolescenti del reparto, abbiamo tracciato con una piccola intervista la vita di uno di questi, una ragazza che qualche anno fa è stata ricoverata e poi dimessa e ha iniziato a collaborare con questa realtà. Attraverso il racconto della sua esperienza, siamo riusciti ad entrare nello spirito dell’associazione, che mira tra le tante cose proposte anche a reinserire nel tessuto sociale quei casi clinici che continuano a fronteggiare la loro patologia o che, anche se superata, hanno bisogno di una spinta per poterlo fare. Una realtà che, nascendo no-profit e composta da persone di tutti i tipi, che siano infermieri, dottori, artisti, attori o semplici volontari, riesce nel suo piccolo a migliorare le giornate delle persone che la visitano. Naturalmente il Grande Cocomero non è solo in tutto questo, nel corso degli anni si è sviluppata una rete di associazioni di volontariato e/o Onlus (Organizzazione Non Lucrativa di Utilità Sociale) nel territorio laziale, risultando Roma come centro nevralgico delle medesime. Per individuarle è possibile consultare il Registro Regionale delle Organizzazioni di Volontariato della Regione Lazio alla Sezione Servizi Sociali: La Voce Della Luna, in zona Giardinetti, o l’associazione Riconoscere, con sede a Viterbo, così come Matemù, in zona viale Manzoni, più dedicata alla crescita artistica dell’individuo, sono solo alcune delle collettività dedite alla reintegrazione sociale per via culturale della persona. La scelta della realtà del Grande Cocomero è stata dettata dal direttissimo collegamento dei uno dei principali volontari, Graziella Bastelli, che, intervistata in qualità di ex-caposala nell’articolo precedente, ci ha direzionato verso la nostra testimonianza, per avere una descrizione della vita all’interno della struttura di via dei Marsi. Nello specifico allora, possiamo evidenziare i passaggi positivi nell’essersi avvicinati ad un’associazione di questo stampo.

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Nel caso intervistato, la collaborazione nei con- fronti del collettivo viene vista essa stessa un pro- seguimento del percorso terapeutico personale. La conoscenza di nuovi pazienti che non ti hanno ac- compagnato precedentemente nel reparto aiuta a sviluppare sempre di più il senso di solidarietà che è alla base del processo di reinserimento. Diretta- mente dal reparto i pazienti ogni mercoledì tradizio- nalmente scendono ad assistere alle nuove attività della settimana: dai laboratori di teatro alle passeg- giate per il quartiere, dai laboratori di scrittura a quelli di pittura, per la quale è presente un’intera stanza dedicata solo a questo, dove le pareti removibili sono tempestate dagli sfoghi artistici di chi l’ha visitata. Anche i genitori, che molto spesso sono presenti e vengono alle esibizioni, come ad esempio gli spet- tacoli teatrali a piazza dell’Immacolata, si ritrovano vicendevolmente. Oltre alla conoscenza reciproca, incontrando volontari, artisti e esperti del settore, il genitore si sente più sicuro, a volte migliorando il modo di rapportarsi alla condizione del proprio bam- bino, a volte trovando anche un’aspettativa lavorati- va, entrando nel mondo dei servizi per la persona e risultandone un valido consulente. Proseguendo con il racconto, ci è stato illustrato come anche la scelta del cambio di residenza in un’altra città non ha mi- nimamente scalfito il rapporto con la realtà. Bensì, data anche la scarsa presenza di questo genere di collettività in tutta Italia, è un ulteriore motivo per contribuire a formarne di nuove, in modo da poter allargare la rete costruitasi inconsapevolmente in tutti questi anni. Un’inconsapevolezza che, come si vedrà più avanti, è dovuta da un certo rapporto delle istituzioni nei confronti di questa problematica, che adesso è considerabile, come precedentemente dimostrato, come una vera e propria emergenza. Soffermandosi sempre sul caso principe della dissertazione, il Grande Cocomero è ad esempio anche un luogo dove puntualmente si ritrovano i giovani del quartiere, i bambini per fare le loro fe- ste di compleanno e gli artisti per per avere una struttura dove trarre ispirazione. Questi luoghi non hanno quindi l’obiettivo di rinchiudere in un altro spazio le persone che si avvicinano, voglio- no invece essere il vaso comunicante di tutto il quartiere, di tutto l’ecosistema urbano che rima- ne fumoso e disorientante ai più. La vicissitudine che abbiamo incontrato è stata un exemplum nel suo anonimato, una testimonianza che ha dell’ef- ficace per le scelte delle istituzioni, dallo stan- ziare i fondi all’organizzare e approvare al meglio questa rete, non di sportelli, ma di ponti levatoi.

di Daniele Gennaioli

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