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di Emanuele CavigliaTran-sport-ato in Italia
from N. 27 DICEMBRE 2019
by Scomodo
preoccupa di tutta questa vicenda è proprio questo, però: per la Raggi il fumet- to “Proteggi il Cuore di Roma” è una forma di investimento per e sui giovani, che però al tempo stesso vengono giudicati talmente idioti da non riuscire a comprendere un semplice Regolamento di Polizia Urbana se non semplifica- to in forma fumettistica. Una ragionamento del genere sarebbe sicuramente risultato più accettabile se l’iniziativa fosse stata unicamente rivolta nei con- fronti dei bambini delle elementari, ma il fatto che essa coinvolga persino gli istituti superiori ed i licei dimostra ancora una volta l’incapacità della clas- se politica di comunicare in maniera corretta con le nuovi generazioni sen- za cadere nell’errore di considerarli un branco di immaturi incapaci di com- prendere i complessi meccanismi del vivere civile e politico di questo paese. Ragionamenti simili è possibile attenderseli da figure di una determinata età (per fare un nome, basti pensare al Patriarca della Seconda Repubblica, Sil- vio Berlusconi, o Carlo Calenda, il quale ha indicato nei videogiochi il male supremo d’abbattere), ma è difficile da accattare che un politico relativa- mente giovane come la Raggi, la cui carta d’identità segna “solo” 41 anni, non riesca ad instaurare un dialogo con i giovani senza finir per dimostrare degli atteggiamenti degni dei peggior residuati politici della Prima Repubblica. “Proteggi il Cuore di Roma” deve diventare una pietra miliare per il dibattito politico di questo paese: i politici devono guardare a questo scempio, smet- tersi di chiedere perché i giovani non siano interessati al dibattito politico in questo paese e cercare una modalità migliore per riuscire a dialogare con loro. Solo superando simili orrori comunicativi, la vita democratica di que- sto paese potrà di nuovo contare sulla fondamentale presenza dei giovani.
Aggiornamento del 17 Dicembre 2019: Il fumetto di Marione su Auschwitz e Johnson ha causato uno scandalo di portata nazionale, che ha costretto la Sindaca ad interrompere il rapporto di collaborazione con il fumettista. Una grande perdita per questa città, ma un buon primo passo nella ricerca di un miglior modo di parlare ai giovani.
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di Luca Bagnariol ed Elena Capezzone
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TRA - SPORT - A T O IN ITALIA PERCHÉ LE FORZE POLITICHE PUNTANO IN MANIERA PIÙ INTENSA CHE MAI SULL’ORGANIZZAZIONE DI EVENTI SPORTIVI NEL NOSTRO PAESE
COSA SIGNIFICA OSPITARE UN GRANDE EVENTO SPORTIVO
“Sarebbe da irresponsabili accettare questa candidatura. Diciamo no alle Olimpiadi del mattone.”
Così, il neo-sindaco di Roma Virginia Raggi glissava su tutte le critiche che tre anni fa le piovvero in testa per aver bloccato la candidatura della capita- le all’evento del 2024. Si era battuta contro quest’ultima già prima durante la sua, di candidatura, in campagna elettorale; e le giovò molto. A 3 anni e mezzo di distanza, ripensando a quelle parole e agli scenari di oggi, si intu- isce che le opinioni siano piuttosto cambiate. Infatti, nell’ultimo periodo la classe dirigente italiana ha modificato l’approccio alle manifestazioni spor- tive, vedendole non più come un potenziale pericolo, ma come un’occasio- ne funzionale all’accrescimento della propria immagine e allo sviluppo del paese. Parlano i fatti, e si nota come il l’Italia abbia fortemente puntato su eventi di una certa rilevanza. Nell’ordine, Roma ospiterà una parte degli Eu- ropei di calcio questa estate, e si è recentemente aggiudicata anche quelli di nuoto del 2022; Torino dal prossimo anno sarà teatro delle prestigiosis- sime ATP Finals di tennis, e dulcis in fundo Milano-Cortina ha guadagnato la possibilità di ospitare le Olimpiadi invernali del 2026. E’ interessante nota- re come tre eventi su quattro siano affidate proprio alle forse politiche che, dall’opposizione, facevano campagna contro queste manifestazioni organiz- zate su suolo italiano. Cosa è successo nel frattempo? Ci siamo persi qual- cosa per cui adesso esistono condizioni più favorevoli per il verificarsi di tut- to ciò? La risposta è no, e questo svela il grande ma inosservato tema dei giochi politici dietro ai grandi eventi sportivi, dove qui la componente politica è analizzata come conseguenza dei fattori economici delle manifestazioni.
Ospitare un evento sportivo di un certo livello, non è impresa da poco. Ci sono alcune variabili che influenzano la sua realizzazione, quali l’impatto politico, infrastrutturale e turistico, l’effetto sociale, e oggi soprattut- to quello ambientale. Sono tutte armi a doppio taglio, che se usate bene possono portare a ricevere un numero importante di consensi, men- tre non sono poche le insidie per chi si prende questa responsabilità, su tutte il rischio di indebitamento del paese. L’impatto economico è costituito da alcuni elementi. In primis i benefici che l’evento sporti- vo attira direttamente attraverso le spese degli spettatori e le risorse messe a disposizione dagli organismi internazionali, che rappresentereb- bero un lascito significativo per la vita quotidiana della città ospitante. A questo si aggiunge l’impatto turistico, in sostanza ciò che porta più introiti durante e dopo l’evento tramite la riconversione dell’immagine della località, incremento dei futuri visitatori, e valorizzazione del patrimonio artistico e culturale.Sono molto importanti anche gli aspetti sociali e di immagine, per- ché essere al centro del mondo per una o più settimane aumenta l’orgoglio civico grazie all’impegno della collettività. Per questi motivi i partiti di go- verno si impegnerebbero al massimo per trasmettere un’immagine positiva dell’organizzazione, e per far sembrare la manifestazione come irrinuncia- bile per il paese. Come accennato prima, però, bisogna considerare anche cosa potrebbe andare storto. Nell’ultimo periodo la questione più scottante è quella ambientale, che rientra alla grande anche nell’ambito dei grandi eventi; basti pensare all’aumento di smog e dei rifiuti in quel periodo che impone la realizzazione di soluzioni “green”, aspetto che le giunte di Roma, Torino e Milano hanno sbandierato a destra e a sinistra. Questo però è un aspetto che deve essere valutato solo alla fine della manifestazione, su cui è molto facile predicare bene e razzolare male. A questo si aggiunge il serio rischio della sostenibilità economica delle spese, ossia quanto un paese è disposto economicamente ad investire sugli eventi ma anche quanto è bravo a sfruttarli. Fallire significa infrastrutture impostate e mai terminate, abbas- samento della fiducia intorno allo Stato, e in sostanza il suo indebitamento.
Se abbiamo parlato di tutto ciò, è perché così potremo capire meglio cosa passa nella testa delle forze politiche che si trovano davanti alla se- guente decisione: prendere o lasciare? O meglio, cosa ci conviene di più?
LE SCELTE POLITICHE DIETRO LE CANDI- DATURE ITALIANE
Accade molto spesso che si verifichino giochi politici di una certa rilevan- za alle spalle dei grandi eventi sportivi. Questi, infatti, vengono sfruttati dai partiti per mettersi a vicenda in cattiva luce a seconda delle rispettive posi- zioni e del ruolo che hanno, se sono al governo o all’opposizione. Prendiamo ad esempio il caso della metamorfosi del Movimento 5 Stelle, passato in tre anni dall’ostruzionismo delle Olimpiadi romane all’improvviso incanto per le manifestazioni sportive. Il caso più eclatante è quello dei Giochi invernali Mi- lano-Cortina: nonostante il capoluogo lombardo sia governato dal Pd, e dun- que il merito dell’assegnazione dovrebbe essere interamente della giunta, i 5 Stelle hanno pubblicato una foto in cui la spacciavano come la loro vittoria.
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Non che ci volesse molto a smentire i fatti, ma ciò evidenzia come il ruolo nel- lo scacchiere politico influisca tantissimo sulla posizione da prendere. Da un punto di vista strategico eventi sportivi vuol dire visibilità al governo, dunque se sei al potere generalmente li appoggi, in caso contrario contesti.Blitzchung ha risposto su Twitter ringraziando la società per aver riesaminato il suo caso, nonostante sei mesi siano comunque troppi a suo avviso. Non è un caso se il partito pentastellato, quando ancora non era al timone della politica italiana, boi- cottò i Giochi di Roma, mentre ora sale sul carro dei vincitori anche quando non se lo potrebbe permettere. Tanto più che l’atteggiamento dei 5 Stelle riguardo l’evento Milano-Cortina è anche in controtendenza con il comportamento tenu- to storicamente verso le ampie e costose manifestazioni internazionali, ossia da sempre contrario (come quando definì l’Expo una “speculazione insensata”) .
Tutto questo dimostra che stare al governo induce a mettere da parte le rigide ideologie per lasciar spazio ai ritorni economici e di immagine. E a proposito di immagine, una che la sua l’ha dovuta proteggere e tutelare è la sindaca di Torino (anche lei M5S) Chiara Appendino. Non molti forse ricordano che inizialmente il capoluogo piemontese doveva par- tecipare insieme a Milano e Cortina per i giochi invernali, ma a causa di attriti tra i sindaci finì per essere tagliato fuori. Naturalmente la stampa, i cittadini, ma anche diversi colleghi non ebbero pietà della Appendino, per cui si sentì quasi obbligata a virare su un altro grande evento sportivo. Poco tempo dopo avviò le carte per poter ospitare le ATP Finals di tennis, e alla fine la spuntò su Singapore, Tokyo e Manchester. In queste storie balza subito all’occhio l’atteggiamento incoeren- te dei 5 Stelle, specialmente per una questione ideologica ostentata in pubblico più volte, ma è opportuno riportare alla memoria anche i modi contraddittori della Lega. Solo cinque anni fa, il suo segretario Matteo Salvini scriveva “Gente che in tutta Italia aspetta una casa e un lavoro da anni. E Renzi pensa a fare le Olimpia- di! Ricoveratelooooo”. Oggi invece, in riferimento sempre ai giochi Milano-Corti- na, esulta così: “Vince l’Italia, vince lo sport! Viva i giochi olimpici invernali del 2026, che significano almeno 20.000 posti di lavoro creati, tanti investimenti e 5 miliardi di euro di valore aggiunto per l’Italia. Grazie, al lavoro.” Hai capito il senatore, ma del resto è evidente che siamo migliorati davvero tanto dal 2014...
In sostanza, questi repentini cambi di bandiera e i tran tran per accapar- rarsi una manifestazione di livello, confermano che l’organizzazione di eventi sportivi sia diventato un fattore molto influente nel mondo politico.
UN FUTURO RICCO DI EVENTI Ma adesso è arrivato il momento di presentarli, questi grandi eventi che hanno creato così tanta atmosfera. Abbiamo appena finito di parlare di Torino, cominciamo dalle prestigiosissime ATP World Tour Finals, un tor- neo che raccoglie solo i migliori 8 giocatori del ranking internazionale. A novembre, dopo 41 anni di attesa, un astro nascente del tennis italiano è tornato a rappresentarci in questa manifestazione, Matteo Berrettini. La chiamata di Torino anche per questo sembra essere arrivata al momento giusto, perché -nel caso in cui Berrettini dovesse riqualificarsi- darebbe l’opportunità agli appassionati di tennis nel nostro paese non solo di go- dersi un grande evento, ma anche di tifare il proprio beniamino. L’evento si svolgerà al PalaAlpiTour, realizzato all’inizio del secolo per le Olimpiadi invernali del 2006. Ma cosa ha convinto l’ATP a scegliere proprio Torino?
Come detto il capoluogo piemontese non è andato per il sottile e ha de-
ciso di sborsare fino a 78 milioni di euro di montepremi, una cifra più alta persino di quella di Londra, dove si è svolta la manifestazione per 9 anni consecutivi. I soldi dunque ci sono eccome. L’aspetto che scon- volge ancora di più, però, sono i benefici totali: tutto torna, sono le va- riabili economiche e turistiche di cui parlavamo prima. Torino andrebbe a guadagnare infatti ben 500 milioni di euro in cinque anni, e conside- rando che Londra ha portato negli ultimi nove anni 2,5 milioni di perso- ne, una cifra simile potrebbe far toccare quota 600 milioni di guadagno. Non tanto meno rispetto a una Torino che avesse ospitato le Olimpiadi Invernali. “Alla faccia di Milano”, potrebbe pensare l’Appendino. A pro- posito del nuoto, invece, c’è un ritorno dei campionati europei in Italia dopo l’edizione del 1983, con 1.500 atleti a darsi battaglia nelle gare ac- quatiche. Sarà un mix di tradizione e innovazione: da una parte l’idea è di non costruire alcun nuovo impianto per l’evento, anche se in conco- mitanza con l’esordio assoluto della disciplina di immersioni subacquee e tuffi da grandi altezze, si sta considerando la possibilità di farle svol- gere in un luogo iconico di Roma, come il Colosseo o Castel Sant’Angelo. Ipotesi molto teorica, ma sarebbe qualcosa di altamente spettacolare. Per l’edizione romana della kermesse continentale i costi si stimano in circa 20 milioni di euro, di cui 8 coperti dal governo, 3 da regione e pro- vincia, mentre la restante a carico della Federazione Italiana Nuoto. Anche dal punto di vista della visibilità si prevede un bel risultato, considerando i 220 milioni di spettatori che hanno seguito in TV gli scorsi Europei a Gla- sgow. C’è però chi storce il naso alla manifestazione, ricordando cosa fu- rono i Mondiali di nuoto ospitati sempre dalla capitale, a causa delle grandi opere incompiute, come la Città dello Sport di Tor Vergata e il Valco San Paolo. Scheletri mai ultimati. Quell’occasione costò a Roma la bellezza di 9 milioni di rosso in bilancio, considerando che per la costruzione dell’im- pianto di Tor Vergata furono spesi 240 milioni di euro. Se nonostante tutto però, si è deciso di andare avanti con la candidatura, significa che Roma ci crede, sperando magari anche di bilanciare la situazione di 11 anni fa.
Passiamo adesso al fiore all’occhiello di questi eventi, le Olimpiadi Inverna- li Milano-Cortina, le quarte della storia su suolo italiano. Naturalmente i co- sti saranno ben più elevati delle altre manifestazioni dovendo intervenire su infrastrutture e anche mobilità, considerando il fatto che ci saranno diverse città ad ospitare le varie discipline (4 località in Lombardia, altrettante in Tren- tino e poco meno in Veneto). Su questo fronte un aspetto da tenere d’occhio è l’accesso alla Valtellina, a cui andrebbero aggiunti il completamento della Lecco-Bergamo e un miglioramento delle connessioni ferroviarie del capo- luogo lombardo. In molti casi le gare si disputeranno in stadi, piste, tracciati e contesti già esistenti. Sotto il capitolo infrastrutture verranno costruiti tre villaggi olimpici, con il principale a Milano e gli altri due a Cortina e Livigno. Un aspetto delicato in questo tipo di situazioni è: ma che fine faranno dopo l’e- vento? Il primo dovrebbe diventare parte di un campus residenziale per studenti, il terzo riconvertito in un centro di allenamento per atleti italiani, e solo il se- condo avrà una valenza temporanea. Arrivati a questo punto, è naturale quanti- ficare le spese e soprattutto sapere chi paga. Per adesso si parla di 1,3 miliardi di euro, di cui 900 offerti dal CIO (Comitato Internazionale Olimpico), mentre i restanti gestiti dagli organizzatori per impianti e infrastrutture per la mobilità.
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Oltre al prestigio dell’organizzazione, per l’Italia ospitare le Olimpiadi Inver- nali potrebbe essere un colpaccio anche dal punto di vista economico: se- condo uno studio dell’università Bocconi, oltre ai circa 20.000 posti di lavoro che si dovrebbero venire a creare da qui al 2026, la stima del giro d’affari complessivo è intorno a 4 miliardi. Conti in attivo che sono previsti anche per lo Stato, che oltre al contributo di 63 milioni di euro, uno studio della Sapienza ha calcolato quasi 200 milioni di entrate. L’aver ottenuto queste Olimpiadi, dunque, sembrerebbe un potenziale successo per il nostro paese. Molto meno complesso da spiegare ma comunque decisamente sentito dagli italiani, è il fatto di ospitare alcune gare dell’Europeo di calcio “itinerante” , che vedrà gli azzurri di Mancini tra i possibili protagonisti. Qui è più una que- stione di immagine che economica, dal momento che Roma potrà ospitare al massimo 4 match e non sono previsti così tanti introiti ulteriori al prezzo dei bi- glietti. Ciò nonostante anche qui vogliamo fare bella figura, e il governo infatti ha stanziato ben 10 milioni per la ristrutturazione dello Stadio Olimpico (dove avverrà la cerimonia di apertura) e la creazione di una fan zone. Anche questo ha reso piuttosto entusiasti i moltissimi appassionati di calcio italiani, e per un governo come detto prima l’aspetto sociale e psicologico è fondamentale.
DOVE STIAMO ANDANDO A PARARE
Arrivati a questo punto, proviamo a tirare le somme. Nella storia recente del nostro paese, l’Italia non aveva mai puntato così tanto su numerosi eventi sportivi con- temporaneamente. E il fatto che lo stia facendo “tutto insieme”, non è un caso. I politici italiani hanno capito che investire in questo genere di manifestazioni può essere d’aiuto alla nostra economia. Adesso abbiamo parlato di soli quattro eventi, ma nel prossimo decennio il nostro paese ospiterà almeno 10 tornei inter- nazionali. Dietro a questo attivismo ovviamente c’è la politica, e piano piano tutti i partiti stanno virando in questa direzione. In primis il Pd, che dai tempi del mini- stro dello sport Luca Lotti si sta impegnando sia sui grandi eventi ma anche per lo sport nelle periferie e i fondi per le atlete in maternità. Persino la Lega, che ieri at- taccava il Pd stesso, oggi considera un successo anche personale l’aver portato i giochi al nord. Infatti, grazie anche all’intervento dell’ex sottosegretario leghista allo sport Giorgetti, che ha dato la garanzia di governo per lo svolgimento dei gio- chi, tutto si è concluso in lieto fine. Per non parlare dei 5 Stelle, che avevano fatto la guerra ai giochi ma alla fine hanno strappato con le unghie le ATP Finals a Torino.
La scorsa estate in Italia si sono svolte a Napoli le Universiadi, e nei pros- simi anni si terranno eventi prestigiosi come la Ryder Cup di Golf e i Mon- diali di sci. Ormai, quando si tratta di organizzazioni di eventi sportivi pro- mettiamo di essere più efficienti che in passato, altrimenti non ci sarebbe così tanta fiducia nel nostro paese. Ogni volta che si tratta di candidarsi, si aprono i dibattiti e si moltiplicano le polemiche su opere e sprechi, co- sti e benefici. Ci si interroga se lo sport sia una priorità, se le risorse non potrebbero essere impiegati in altri settori. L’Italia però, intanto, sembra aver scelto la sua via, almeno a giudicare il calendario dei prossimi anni.
di Emanuele Caviglia