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Alessio Zaccardinidi LA COPERTINA
from N.28 GENNAIO 2020
by Scomodo
Gabriel Vigorito, classe ’96. Attualmente all’ultimo anno dell’Accademia delle Belle Arti di Roma, grafico e web designer, a soli 23 anni collabora con Sergio Castellitto alla realizzazione di un film di cui, per contratto, non può farci il nome in qualità di realizzatore di grafiche per i props di scena mentre, nel tempo libero, vince una borsa di studio per la Biennale Spazio Pubblico 2019 per la riqualificazione di Campo Boario e Testaccio in team con Mirko Properzi ed espone al Museo Hendrik Christian Andersen. Oltre ad essere un freelancer collabora con Digital Outcome come Web Designer, illustratore e creativo. In Scomodo fin dal principio.
Una rubrica per raccontare chi ha deciso di donare la sua arte e il suo lavoro come copertina del mese
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Allora Gabriel, il tuo stile sembra una commistione di generi differenti. Intersechi la grafica elaborata con il disegno a mano libera con un sottofondo longilineo e costante che unisce il tutto. Come nasce questo stile? È un’idea in divenire che sto sviluppando da circa un anno ovvero da quando all’Accademia ho sommato la classe di Grafica Editoriale. Se fossi rimasto soltanto in Accademia probabilmente sarebbe nato qualcos’altro. Le mie vecchie serie non sono altro che dei giganti di pongo fluttuanti alla Francis Bacon... quindi ho preferito buttarli e cercare un’altra chiave. Forse adesso sono in una fase d’indecisione stilistica. La direzione è tracciata ma è ancora tutto da vedere.
È questo il motivo della linea non uniforme? Esatto.
A chi ti ispiri per le tue opere? Credo che al giorno d’oggi sia più corretto parlare di costante contaminazione rispetto a grandi maestri da prendere come esempio. Se proprio dovessi scegliere, l’artista che mi ha dato di più è Jenny Saville che riprende spesso il tema della carne, dei corpi deformati. Ultimamente sta riprendendo anche la tematica della linea caotica, confusa quasi portata a suggerire delle immagini, mentre si muove. Un altro artista che mi ha influenzato è Giulio Sartorio, con i suoi corpi snodati molto sottili e secchi. In quelle strutture corporee noto delle sensazioni, delle realtà, delle emotività che riporto nei miei lavori.
Nello specifico poi, la copertina di questo mese è una forte critica alla società italiana contemporanea, dicci qualcosa in più. Qual è l’idea alla base. Ti sei ispirato a qualche articolo del numero in particolare? Al Focus che, questo mese, parla di mafia. Nella copertina la tematica principale è quella del ballo. Tutto danza, ruota e avviene sotto i riflettori. Questi corpi caotici, vitali si muovono perfettamente illuminati mentre vengono divorati da questi parassiti (le zecche di cartone ndr) che non sono altro se non questa presenza mafiosa che divora tutto e si nutre dei corpi. Tutti le vedono, le zecche, ma nessuno le indica. I riflettori, in tutto ciò, sono gli occhi dei lavoratori onesti che sanno tutto ma non intervengono, restano in silenzio e, quindi, collusi.
Spiegami meglio. Come ti accennavo, l’articolo del Focus di questo mese parla di come la mafia sia riuscita ad infiltrarsi all’interno delle istituzioni. Io credo che questi mafiosi siano conosciuti. Credo che si sappiano nomi e cognomi... ma chi li conosce si sente abbandonato dallo Stato, si sente solo, e resta in silenzio. Anche se per paura, o minacce. La mafia è riuscita a nascondersi nelle istituzioni in piena vista, e questo è preoccupante.
Cambiando totalmente argomento... tu sei entrato in Scomodo praticamente alla sua fondazione, come si è evoluto secondo te questo progetto e che futuro vedi considerando anche l’apertura dei nuovi “avamposti” di Torino e Milano? Forse con qualche contraddizione ma credo sia normale. Le idee evolvono, si strutturano nel tempo, quindi è normale che si modifichino.
Fammi un esempio. Per esempio all’inizio nessuno avrebbe voluto inserire pubblicità all’interno del giornale ma, con il tempo, abbiamo compreso che esistono dei tipi di pubblicità “differenti”, come la collaborazione con Banca Etica. Un ragionamento di questo genere, all’inizio, non lo avremmo mai fatto. Si cresce, s’impara e si migliora. Con le espansioni stiamo entrando in una Fase 2 non preventivata. Vedremo dove arriveremo.
Tutto ciò mentre viviamo in uno Stato che investe sempre meno in cultura…. Com’è evoluto il ruolo dell’artista negli ultimi anni? Quant’è difficile farsi notare? Parlerei quasi di difficoltà anche per lo studente artista, non solo per gli artisti. Il prossimo anno i fondi statali per l’istruzione passeranno dal 3.5% al 3.4%. Può sembrare poco, ma non è così. Gli artisti di oggi nascono e crescono in questo contesto. Per il resto non credo di essere la persona giusta per parlarne. Nel 2020 si emerge con i social e io non li ho mai curati.
Beh, questo rende la tua risposta ancora più interessante però, come fai a farti notare? Con il passaparola? In realtà sì. Poi con i contest dell’Accademia, anche se tutti del dipartimento di grafica. L’importante è lanciarsi. Ogni tanto mi è capitato di lavorare a dei progetti senza ultimarli ma che mi hanno fatto crescere molto.
Mentre, al giorno d’oggi, chiunque possegga una qualsivoglia conoscenza di Photoshop o di Illustrator si definisce, immancabilmente, un artista… Oppure un grafico.
Esatto. Sono effettivamente tutti artisti? A me il termine artista non piace, proprio per questo motivo. Ormai anche i calciatori sono artisti. È una parola pericolosa. Per produrre qualcosa di nuovo, di tuo, devi conoscere tutto quel che è stato fatto in precedenza. Devi sapere dove stai andando. Puoi anche imparare ad usare Photoshop in due giorni, fai un artwork e magari esce un buon lavoro. Ma, alla fine, dipende se quella produzione è fine a se stessa o se avrà un seguito. Diciamo che se quel lavoro diventa una serie, quindi viene esplorato, compreso e migliorato forse siamo sulla buona strada per trovare un artista. Probabilmente, alla fine, l’artista non è nient’altro che un esploratore.
di Alessio Zaccardini
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