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Una nuova dimensione sportiva? di Julien Dagostino e Giovanni Tiriticco
from N. 30 MARZO 2020
by Scomodo
L’AVVENTO DI UNA NUOVA DIMENSIONE SPORTIVA? LE IMPLICAZIONI DEL COVID - 19 NEL MONDO SPORTIVO, SIA REALE CHE VIRTUALE
Uno dei settori economici maggiormente colpiti dalla pandemia di COVID-19 è certamente quello sportivo: quasi tutti gli eventi sportivi, di ogni tipo e in ogni dove, sono stati sospesi a causa dell’emergenza sanitaria mondiale, con l’obiettivo di non creare luoghi di assembramento che favorirebbero inevitabilmente il contagio. In ogni caso non tutti i protagonisti si sono comportati allo stesso modo: le reazioni e le risposte al coronavirus sono state molto diverse tra loro. Infatti, durante le prime settimane dalla comparsa e dalla repentina diffusione del virus, alcuni enti sportivi hanno provato a resistere fino all’ultimo e hanno continuato la loro attività, utilizzando l’escamotage delle porte chiuse. C’è chi invece ha guardato subito in faccia la realtà. Ad esempio, mentre la Lega Basket aveva rinviato le gare addirittura prima dell’estensione della zona rossa a tutta la penisola, il calcio, anche se il numero dei contagiati era arrivato già a livelli estremamente preoccupanti, ha stretto i denti e giocato fino all’ultimo, ricevendo per questo motivo critiche dai calciatori della Juventus. Infatti l’8 Marzo la squadra piemontese ha disputato contro l’Inter la penultima gara di Seria A prima della sospensione, in un Allianz Stadium chiuso ai tifosi. Nonostante la vittoria, i bianconeri hanno pagato a caro prezzo le scelte della Lega Calcio, perché il primo calciatore positivo a covid-19 della Serie A è proprio il difensore juventino Daniele Rugani. Il giorno seguente al “derby d’Italia” la Lega, obbligata dal decreto, ha bloccato tutte le partite.
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Nel frattempo però, i calciatori infetti, che militano nella massima compe- tizione, sono aumentati. A posteriori, la Serie A si è pentita della scelta di continuare a giocare e di essersi resa protagonista di un tira e molla che ha causato tante polemiche. E’ vero che, con le partite senza pubblico, si era scongiurato il rischio maggiore, quello di riunire in spazi ristretti de- cine di migliaia di persone. Tuttavia giocare a porte chiuse era indubbia- mente una via di mezzo provvisoria e insoddisfacente. Lo sport senza tifo è un non-sport, viene alterato nei suoi princìpi fondamentali. Princi- pio numero uno: in casa si vince, in trasferta è più difficile. Al contrario in Serie B, le cui gare sin dall’inizio del pericolo di contagio si sono dispu- tate a porte chiuse, si è registrato un numero maggiore di vittorie “fuori casa” (fuori casa tra virgolette perché ovviamente i tifosi non c’erano).
Claudio Ranieri, l’allenatore della Sampdoria, ha dichiarato: “Giocare a porte chiu- se è la morte del calcio”, confermando la famosa storia che attribuisce al pubblico l’importanza di “dodicesimo uomo”. Per quanto sia facile puntare il dito contro la Lega Calcio, ci sono enormi interessi economici in ballo, che, certamente, non hanno permesso che la scelta della sospensione venisse presa a cuor leggero.
La pandemia di Coronavirus è globale, perché ha colpito tutto il mondo, nes- suno escluso. Così come in Italia, anche negli altri Paesi lo sport ha dovu- to fermarsi. Tanto per cambiare, la NBA (National Basketball Association) è la competizione che ha fatto più parlare di sé. Lebron James, riguardo alla decisione di svuotare i palazzetti e giocare a porte chiuse, ha dichiarato: “Giochiamo senza il pubblico? Impossibile. Io non gioco”. Ma, questa volta, Rudy Gobert, cestista francese degli Utah Jazz, ha soffiato la prima pagina a King James. Gobert infatti è il primo giocatore della NBA ad essere risultato positivo al coronavirus. Pochi giorni prima del risultato del tampone, il fran- cese, scherzando con i giornalisti in conferenza stampa, aveva di proposito toccato tutti i microfoni che aveva davanti: una sottovalutazione del virus che il francese ha condiviso con la stragrande maggioranza della popolazio- ne americana fino a quando la situazione non è esplosa anche lì, compor- tando lo stop di tutti i maggiori campionati professionistici in tutto il Paese.
I Mondiali di Sci Alpino hanno dovuto chiudere i battenti prima della fine della competizione. A causa della positività a COVID-19 di un membro del- lo staff tecnico, le ultime gare, che spettavano alla città svedese di Are, sono state cancellate. Poco male per gli italiani, dal momento che la clas- sifica ha assegnato la Coppa a Federica Brignone, la prima azzurra ad aggiudicarsi il trofeo. Nonostante la “vittoria mutilata”, la sciatrice è ri- uscita a regalare un sorriso al nostro paese in un momento così difficile. Da questo blocco totale allo sport, rimane per noi il rammarico di non po- ter più sorridere grazie agli atleti che tifiamo e ammiriamo. Mentre siamo chiusi in casa, però, i vertici degli enti sportivi lavorano per sollevarsi da una crisi che sta costando loro non poco. Infatti il Coronavirus non solo ha bloccato gli eventi sportivi, ma ha anche sferrato un duro colpo agli enormi affari ad essi legati; un colpo che per qualcuno potrebbe essere da K.O.
E’ ormai un dato di fatto che dalla comparsa del Covid-19 si è registrato un crollo delle borse in tutto il mondo. Dall’Asia all’Europa, ogni mercato ha iniziato a vacillare, chi di più e chi di meno. Fino ad ora ogni ambito è stato colpito dal virus, dalla produzione industriale ai liberi professioni- sti, dalle associazioni di vario tipo alle ditte dei trasporti. Non è da meno l‘ambito sportivo che rientra tra quei settori che hanno dovuto blocca- re ogni evento. Cosa comporterà questo stallo temporaneo? Per molti rappresenta una sconfitta, per altri una piccola vittoria. Ci si potrebbe aspettare che qualcuno abbia guadagnato dagli eventi a porte chiuse, ed in effetti così è stato, dato che l’incontro Juve-Inter ha fatto un nuovo re- cord di ascolti su sky: in media 3.242.759 spettatori, superando il prece- dente record aggiudicato all’incontro Italia-Germania degli Europei 2016 che contava in media 3.161.794 spettatori. Purtroppo l’abbuffata di ascolti è durata poco, dato che il match tra Piemonte e Lombardia è stato seguito da Sassuolo-Brescia, ultima partita di serie A, giocatasi il giorno dopo.
Gran parte degli italiani si sta chiedendo: quando ritornerà tutto alla normalità? Quando potrò commentare le partite al bar con gli amici? Ebbene la risposta non è ancora chiara. D'una cosa però si può parlare: quale dei tornei inizierà per primo. In questo momento sono stati con- gelati gli Europei, Champions League e Europa League. Stando all’arti- colo di Luca Marchetti, giornalista di Sky sport, ricomincerà per primo il campionato che porta più soldi; anche se ogni lega vorrebbe finire il proprio campionato, dobbiamo contemplare l'idea che potrebbe non essere possibile. La Champions League ha un giro di oltre 3 miliardi di euro e chi la vince guadagna, solo di premi partita, fino a 82 milioni di euro. Un discorso analogo lo si ha nell’ Europa League che distribui- sce circa 560 milioni di euro dai gironi in poi, chi vince la coppa por- ta casa 14 milioni di euro. Al terzo posto per giro di affari c’è l’Europeo, che conta 2.5 miliardi di euro circa, seguito dalla Nations League. Ecco perché probabilmente sarà quest’ultima a venir cancellata per lascia- re spazio agli altri campionati, mentre il campionato europeo slitterà al 2021. Citando Luca Marchetti: “segui i soldi e troverai la soluzione”.
Passiamo all’Italia: il calcio italiano chiede aiuto al governo, perché questo blocco forzato sta causando ingenti danni economici alle leghe. La Feder- calcio ha contattato le leghe professionistiche di calcio per redigere un resoconto completo delle perdite e dei mancati incassi causati dal coro- navirus. L'obiettivo è quello di sottoporre una serie di richieste a Vincenzo Spadafora, Ministro per le politiche giovanili e lo sport, a Roberto Gualtieri, Ministro dell'economia e delle finanze della Repubblica Italiana e a Stefano Patuanelli, Ministro dello sviluppo economico. Le proposte della Figc sono di ricevere un contributo governativo che eviti perdite colossali da parte di chi investe in questo sport, dato che il crollo potrebbe scaturire una reazio- ne a catena che coinvolgerebbe tutto il movimento sportivo. Inoltre, viene richiesta la cessione di una percentuale sulle entrate delle scommesse sportive, la defiscalizzazione, un fondo per i lavoratori e clausole di salva- guardia per garantire il conseguimento di obiettivi economici. Tutti questi movimenti sono atti a prevenire le possibili perdite che subiranno i club.
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In aggiunta le leghe, se non si dovesse tornare a giocare, perderebbero circa 430 milioni di euro tra diritti tv esteri e nazionali e Coppa Italia, circa il 30% del fatturato annuale della Serie A. Se fosse stata la Serie A a ordinare la sospen- sione del campionato, le testate televisive come Sky e Dazn avrebbero potuto richiedere dei corrispettivi per ripagare il danno. Fortunatamente per la Lega è stata una scelta del governo e quindi le perdite ci sono, ma per lo meno non ci sono inadempimenti da parte della Serie A. Quando lo sport va giù, trasci- na con sé nel baratro le televisioni private e il giro di scommesse di sportive, due settori incredibilmente redditizi. Entrambi necessitano che i campionati proseguano per sopravvivere, cosa che attualmente non sta accadendo.
Giocatori, allenatori, sponsor, televisioni, tutti ci stanno rimettendo e con essi anche lo Stato, che detiene il monopolio sulle scommesse sportive. Si può benissimo dire che non è un ottimo momento per scommettere sul- la propria squadra del cuore, dato che non può giocare. Di fatti, al declino degli eventi sportivi è seguito subito dopo quello del mondo delle scom- messe, con un calo dell'80%, stima di Agipronews. Stando al resoconto dell’agenzia in media lo stato guadagnava 500 mila euro al giorno nel 2019, cifra che invece ad oggi, marzo 2020, è vicina ai 100 mila euro: una perdita di 400 mila euro al giorno per le casse statali. Mentre per il calcio europeo il coronavirus si sta rivelando un enorme problema, non si può dire lo stesso per la Russia e Bielorussia. La Prem’er-Liga, la massima di- visione del campionato russo, è rimasta aperta fino al 18 marzo, cioè nove giorni dopo la chiusura di tutti i campionati europei. Ebbene quei pochi giorni di apertura in più rispetto agli altri campionati hanno permesso in- genti entrate per il mondo delle scommesse russe. Mentre il campionato Bielorusso ha aperto le porte agli stadi fin dal primo giorno, 19 marzo, noncurante dei rischi che potrebbero correre: “Fare la sauna, bere tanta vodka e lavorare molto per uccidere il virus” è la risposta del presiden- te bielorusso Alexsandr Lukashenko. Durante i giorni di quarantena, gli esports (Electronic Sports) potrebbero cogliere la palla al balzo, riempire il vuoto lasciato dagli sport tradizionali e guadagnare nuovi spettatori e interessati. Rod Breslau, un giornalista sportivo americano, ha dichiarato:
“Gli Esports possono ricorrere a soluzioni alternative di cui gli al- tri sport non dispongono. Il pubblico sugli spalti, negli ultimi anni, è stato fantastico, ma per lungo tempo gli esports ne hanno fatto a meno. Perderemo le grandi competizioni internazionali, tuttavia la scena del competitive gaming sarà in grado di andare avanti”.
Facciamo un passo indietro perché per i più scettici i videogames, a qualsiasi livello siano giocati, non possono essere considerati sport. Se cerchiamo sul dizionario Treccani la definizione di “sport”, leggiamo: “Attività intesa a svi- luppare le capacità fisiche e insieme psichiche, e il complesso degli esercizi e delle manifestazioni, soprattutto agonistiche, in cui si realizza”. Sicura- mente le capacità psichiche vengono sviluppate nelle esperienze videoludi- che; si potrebbero avere più dubbi su quelle fisiche. Andatelo a dire ai coreani che si allenano 14 ore al giorno per primeggiare a Starcraft 2, un videogioco strategico che in Corea del Sud è considerato sport nazionale. Starcraft è il più cervellotico degli esports ed è paragonabile a una partita a scacchi in tempo reale , dove però pedoni, torri e alfieri sono sostituiti da razze aliene e mostri di ogni tipo. I pro-players di Starcraft si sfidano uno contro uno, sono in grado di compiere 300 mosse al minuto e vincono centinaia di migliaia di dollari nelle massime competizioni, come la World Championship Series.
Inoltre in Corea sono dei veri e propri idoli delle folle, similmente ai nostri calciatori, e vengono braccati dai fan impazziti non appena escono di casa. Oltre a Starcraft, i videogames più giocati a livello competitivo sono Le- ague of Legends e Dota, nella categoria dei MOBA (Multiplayer Onli- ne Battle Arena), Overwatch e Call of Duty, tra gli sparatutto in pri- ma persona, e Fortnite. Tra questi, League of Legends (LOL) è giocato amatorialmente da milioni di players e ,a differenza di Starcraft, è un videogame di squadra. LOL vanta di un incredibile mondo di tornei pro- fessionistici, dove, oltre all’abilità del singolo, contano tantissimo la co- municazione e l’armonia tra i componenti del team. Il montepremi totale dei Campionati del Mondo 2019 di LOL ammontava a 2,2 milioni di dollari.
La prestigiosa competizione è stata guardata da 44 milioni di spettatori e alle finali, disputate alla Bercy Arena di Parigi, ha assistito un pubblico pa- gante di 15 mila tifosi. Tra le squadre contendenti, i vincitori sono stati i giovanissimi cinesi del team Fun Plus Phoenix. Proprio in Cina infatti, LOL è popolarissimo e ora, durante l’emergenza coronavirus, i giocatori ama- toriali e gli spettatori del competitive, sono raddoppiati rispetto allo stes- so periodo nell’anno precedente. Anche i campionati nazionali cinesi (LOL Pro League) dispongono di premi esorbitanti di milioni di Yen e partners come la Nike. La novità del torneo di quest’anno, dovuta a Covid-19, è che i pro-players giocheranno da casa loro, non più in affollate arene, e saranno seguiti online dai fan. Oltre alle piattaforme di streaming come Youtube e Twitch, gli esports sono sbarcati in televisione in Corea, Cina e Stati Uniti.
Anche nel nostro paese il fenomeno “esportivo” sta crescendo di anno in anno e raccoglie più di un milione di spettatori. Per ora l'unico canale che sta dando la giusta importanza agli esports è Dmax, con il programma in- teramente dedicato “House of Esports”. Il competitive gaming è un settore in crescita rapida e redditizio, che attira investitori e scommettitori. Seppur si è registrato lo stesso un calo azionario a causa del Covid-19 le aziende videoludiche si stanno riprendendo in fretta, grazie all’aumento degli utenti che hanno iniziato giocare su varie piattaforme. In data 9 marzo le azioni di Activision Blizzard erano a 57,39 dollari, e in data 19 marzo sono di 55,32; le perdite non sono ingenti ed anzi stanno continuando a salire e si può pro- nosticare che saliranno ancora. Lo stesso vale per EA e Zinga che, dopo una piccola caduta, stanno venendo quotati in borsa in modo molto positivo. Il chiaro vantaggio degli esports, durante il contagio, è che le compe- tizioni si possono disputare online e nessuno si deve riunire in un sin- golo luogo per portarle avanti. Lo scenario di Marzo 2020 è interes- sante: lo sport del futuro, quello virtuale, che prende il posto di quello “palla e racchetta”. Forse non è plausibile, riusciremo insieme a supe- rare la pandemia e torneremo a correre all’aria aperta. Ma chissà, maga- ri ci possiamo iniziare a preparare per la prossima apocalisse online?
di Julien Dagostino e Giovanni Tiriticco