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Giulia FalconettieArianna Preite, Sheila Khandi Teatro

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Alessandro Masone

Alessandro Masone

I sipari di tutti i teatri italiani Gli artisti diventano, paradosA fronte di questi limiti evidenti, sono calati fin dall’inizio dell’esalmente, accessori del teatro. i lavoratori e le lavoratrici dello mergenza sanitaria, ma cercanQuesto fatto è comprovato anspettacolo hanno iniziato a muodo di risalire alla fonte della gran che dalla loro situazione lavoraversi, anche con i sindacati. Nasce parte dei problemi che, ad oggi, tiva: il personale non artistico ha Attrici e Attori Uniti (A2U) che, gravano sulle spalle del settore contratti regolari e riceve solitain concerto con SAI-CGIL, pensa dello spettacolo, tutto aveva già mente lo stipendio a fine mese, a un nuovo modo di tornare in iniziato a crollare nel 2013, dopo potendo contare sulle stesse tuscena: nuovi contratti, sensibilizla riforma del FUS (Fondo Unitele della maggior parte degli zazione sul diritto del lavoro, magco per lo Spettacolo). Il FUS è un impiegati in altri settori. Non si giori tutele, richiesta di un reddito fondo statale istituito nel 1985 a può dire lo stesso del personale di quarantena – racconta Edoardo sostegno di tutti i settori dello artistico: i contratti, quando ci Rivoira, attore partecipante a A2U. spettacolo dal vivo. Nel 2013 è sono, prevedono pagamenti a 30, Si chiede inoltre che i rappresenstato riformato dall’allora mini60, 90 giorni, e/o salari da fame. tanti del settore spettacolo, dai stro per i Beni Culturali, Dario tecnici fino al settore produttivo, Franceschini. Da questa riforIl tema delle tutele per i lavosiano invitati ai tavoli delle tratma i problemi dei professionisti ratori dello spettacolo è sicuratative con i sindacati e il Governo dello spettacolo hanno iniziato mente uno dei tasti più dolenti; per definire cosa succederà dopo a sedimentare, fino a diventare a questo si aggiunge una sindae portare avanti istanze concrete. strutturali. Con la riforma sono calizzazione molto bassa: tra gli stati stabiliti nuovi criteri per attori si stima che il 90% non Anche per i lavoratori del comparl’assegnazione dei finanziamensia iscritto ad alcun sindacato. to tecnico-culturale la mancanza ti, rendendo un’operazione di tutele è all’ordine del giorfunambolica presentare un “Gli artisti diventano no, i contratti (quando ci sono) piano che li rispetti tutti: da una parte si richiedono così accessori del teatro, vengono il più delle volte firmati direttamente al termine alti standard di produzione, dall’altra bilanci in perdita. Paradossalmente bisogna completamente privi di tutele, con contratti che, della collaborazione e poi retrodatati, lasciando quindi i soggetti privi di garanzie fino presentare una stagione commerciale e di qualità, ma che faccia andare il tequando ci sono, prevedono pagamenti a 30, 60, 90 alla conclusione del periodo di lavoro. Un lavoratore del comparto falegnameria - Laatro in passivo di bilancio. Ma non solo. Con la nuova giorni, o salari da fame.” boratori Ansaldo (dove prendono vita le scenografie del riforma si disincentiva la Teatro alla Scala), ci raccontournée sul territorio nazionale Questa scarsa adesione ha due ta di come la realtà sindacale del e si chiede ai teatri di restare inecause: la prima è l’ignoranza riteatro milanese sia molto attiva e vitabilmente legati a enti locali. guardo i propri diritti e gli struabbia permesso loro di ottenere In parallelo il FUS diminuisce menti di tutela esistenti, dovuta celermente un accordo con la diogni anno, e sembra che lo Stato anche al fatto che nelle accademie rezione. Il fulcro del problema in stia spingendo i teatri a rendersi il tema non sia minimamente tocquesto senso sembra essere però economicamente indipendenti cato; in secondo luogo l’attore (e quello dei lavoratori cosiddetti dal finanziamento pubblico stacome lui gran parte dei lavoratori “stagionali”, che nella maggior tale. Al momento, però, la magdello spettacolo) è spesso una fiparte dei casi lavorano con due gior parte dei teatri sopravvive, gura ricattabile, che fa fatica a ricontratti stagionali annui della comunque, solo grazie a questi vendicare i suoi diritti per paura di durata di circa sei mesi ciascuno. ed è difficile immaginare cosa non essere più chiamato, e smetMolti di loro però, seppure con potrebbe succedere senza. Di sitere di lavorare. Nonostante quecontratti temporanei, collaborano curo per riuscire a districarsi tra sto, naturalmente, una maggiore con il teatro da numerosi anni, e parametri e normative, grandi sensibilizzazione di tutto il corpo si trovano ora nell’incertezza rinumeri da far quadrare e bilanci teatrale farebbe senz’altro la difspetto a quanto potrà accadere triennali, spettatori e artisti sono ferenza, e renderebbe impossibile terminato il contratto, consideranpraticamente ininfluenti nel per le produzioni discriminare i do che al momento non esistono processo decisionale. Il grande lavoratori sulla base di chi accetta previsioni certe in merito alla riburattinaio diventa il direttore. o meno di lavorare senza contratto. partenza delle programmazioni.

Numerosi anche i festival costretti a ripensarsi. Fabrizio Grifasi, direttore generale e artistico del Romaeuropa festival, racconta che loro come primo gesto significativo per dare positività e sostegno ai professionisti dello spettacolo hanno deciso di pubblicare ugualmente il programma della trentacinquesima edizione del festival per come era stato elaborato in precedenza. La parola chiave della locandina è “Contatto”, termine che fa riferimento alla necessità di un dialogo che si vuole mantenere “con-tatto”, ossia attraverso la sensibilità come presupposto di base della solidarietà. Maura Teofili, curatrice dell’osservatorio “Anni Luce” sugli scenari emergenti, a proposito della capacità dell’arte di interrogare l’attualità, riflette su come le restrizioni vigenti possano costituire dei fattori di innesco di potenzialità creative “al di là della paura e dell’appiattimento che oggi ci sembra possano adombrare lo spettacolo dal vivo”. Sebbene le possibilità di movimento e di interscambio siano state congelate, le libertà di pensiero e di espressione, elevate da Romaeuropa come bandiera della propria comunità internazionale, si manifestano comunque attraverso il web e la presenza in rete. L’abbassamento dei prezzi e l’ipotesi dello streaming rientrano tra le soluzioni avanzate per mantenere ampia la platea. Romaeuropa quindi continua ad alimentare la comunità abbracciando modalità differenti, perché il senso dell’arte e della cultura sta nella capacità di comprendere e rispondere ai fenomeni, emergenze incluse. Altra prospettiva interessante è quella di Ilaria Mancia, responsabile del master annuale di II livello in Arti Performative e Spazi Comunitari (Pacs) del Mattatoio di Roma, che ci informa di come questo polo artistico-culturale pubblico, abbia sì, come tutti, sospeso le lezioni, ma contemporaneamente la comunità degli artisti e la direzione del Mattatoio abbiano avviato un processo di riflessione critica sul lavoro di ricerca e di esplorazione dei linguaggi performativi, delle arti visive e dell’architettura finora svolto, nell’ottica di immaginare nuovi modi di interazione, collaborazione, fruizione con i professionisti e con il pubblico. Far emergere spunti creativi innovativi può diventare un’occasione per proporre una restituzione al pubblico che sia intesa come “un attraversamento dei luoghi della ricerca”, ci racconta Ilaria. Nel mentre gli artisti e gli operatori culturali del Mattatoio non rinunciano al rinnovamento dei canali social per lanciare progetti come “Tracce”, un taccuino virtuale condiviso. Al momento i teatri sono autorizzati a riaprire dal 15 giugno, anche se saranno pochi quelli che lo faranno. In primis perché le misure di sicurezza da rispettare comportano un ingente costo, che al momento solo le strutture più grandi possono permettersi. In secondo luogo, queste misure compromettono la natura stessa del teatro: prove e attori a distanza di un metro e spettatori contingentati rendono difficile immaginare il teatro come rito e vicinanza. Altra tematica calda è quella delle programmazioni, che spesso prevedono collaborazioni con diversi artisti stranieri e che dovranno essere completamente ripensate. Questo, nonostante ad un primo colpo d’occhio non sembri essere un particolare problema, prevede però un’esigenza totale di riorganizzazione anche di tutto il comparto di lavoro tecnico e scenografico, che richiederà diversi mesi per arrangiare una nuova partenza. È anche vero che il teatro è sopravvissuto 3000 anni, superando ogni catastrofe e reinventandosi ogni volta, plasmandosi sulla realtà. Ma cosa succederà adesso? “Se le misure restassero le stesse anche a settembre, sarebbe interessante vedere cosa succede – racconta Edoardo Rivoira di A2U– Nascerebbero delle regie apposta per rispettare il distanziamento, magari con pochi attori, o spettacoli nuovi per parlare di questa situazione o pensati su misura. Mi piacerebbe vederla come un’opportunità. Il teatro è nato adattandosi sempre a quello che la storia gli metteva davanti: non tiriamoci indietro”.

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di Arianna Preite, Sheila Khan e Giulia Falconetti

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