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La diversa identità di Gaia Del Bosco e Carlotta Vernocchi
from N. 32 MAGGIO 2020
by Scomodo
La diversa identitá --------------------------------------------------------------------------------------------------------- Le lotte di rivendicazione della comunità colombiana de Las Traviesas
Le comunità indigene Embera Tale rito consiste nel taglio del Gli spostamenti sono andati si stanziano nella zona del Paciclitoride: qualora ci si dimentiaumentando, anche grazie al fico, principalmente tra Panama, casse di tagliare il clitoride alla rapporto di amicizia che lega Colombia ed Ecuador. In quanto bambina o l’operazione subisse le ragazze, e ora presso Santuacomunità amerinde, si trovano degli errori, nella loro credenrio abitano tra le 40 e le 50 inben distanti dai centri urbani: za a questa crescerebbe il pene digene werapa: sono ormai una nella maggior parte dei Paesi e in età adulta maturerebbe fortissima comunità, così solidell’America Latina, infatti, così un maggiore desiderio sesda da voler essere riconosciuta come in alcune zone degli USA, suale rispetto alle altre donne. come comunità indipendente. le comunità indigene, in Lo Stato colombiano, poiaccordo con gli Stati in cui risiedono, abitano nelle “L'eurocentrismo, chè casa di moltissime comunità indigene, si ricosiddette riserve naturali, ben distanti dalla città. Sono frequenti i casi in parlando a livello globale, è sicuramente causa e conosce come polietnico e nella sua Costituzione afferma, in virtù di questo cui alcuni indigeni, per motivi spesso lavorativi, si spostino dalla comuniconseguenza di una sola narrativa del mondo, un fatto, il proprio dovere nel salvaguardare le varie culture che abitano il territorio tà verso i centri abitati: in queste circostanze, però, è il singolo a muoversi, pregiudizio etnocentrico che vede il mondo diviso colombiano. Alla richiesta di queste ragazze di essere riconosciute come comual massimo col proprio nucleo familiare perciò l’individuo “emigra” ma tra "popoli che hanno fatto la storia" e "popoli nità indipendente, però, lo Stato ha risposto negativamente, principalmente per la comunità come realtà ed ente (anche istituziopassivi, inutili".” motivi giuridico-economici che regolano il rapporto nale) rimane nella risertra Stato e Comunità - priva. Tuttavia, nella foresta della Sarebbe una werapa, che nelmo fra tutti il fatto che lo Stato Colombia Nord-Occidentale, a la lingua amerinda significa debba erogare finanziamenti alle una manciata chilometri dalla “falsa donna”: assumerebtribù, per cui “tribù in più sono cittadina di Santuario, si è da be i doveri che spettano alle più finanziamenti da erogare”. poco insediata una comunità donne all’interno dell’assetto Capita poi che gruppi attivisti si impegnata nella lotta per il proculturale della comunità, ma muovano per aiutare queste raprio riconoscimento identitario: allo stesso tempo verrebbe gazze, ma approcciandosi loro la Comunidad de las Traviesas. considerata falsa, in quancome a ragazze transgender in Questo è il nome che le giovato mancante di un fondaattesa di aiuto e istruzione sui dini donne di questa comunità mentale rito di iniziazione. ritti che spettano loro in quanto hanno scelto per sé e per la cui Moltissime werapa si sono netrans. Questo, tuttavia, è un teraffermazione stanno lottando; gli ultimi anni spostate vermine appartenente alla cultura nella loro comunità d’origine, so zone più vicine alla città, Occidentale bianca, che ha una invece, sono chiamate werapa. allontanandosi dalla propria costruzione binaria del genere: La cultura indigena Embera comunità di origine. I motivi le ragazze di Santuario non santrova le proprie radici nel Mito sono molteplici e di origine no cosa significhi transgender, e nei Riti, secondo i quali, una pragmatica, come ad esemnon è un termine – e dunque un bambina è considerata tale non pio conflitti con el Governador concetto – che appartiene alla dal momento della nascita, bendella comunità, o maggior loro cultura, e non hanno alsì in seguito al rito della aulaciòn. vicinanza al posto di lavoro. cun interesse nell’apprenderlo.
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Imporre un’etichetta simile significa scavalcare la loro cultura e imporre una propria concezione della realtà e, nel contesto colombiano, andare contro un principio costituzionale, soprattutto se si vuole far fronte ad un problema che coinvolge una mancata presa di responsabilità da parte dello Stato. Le ragazze però sono strettamente legate alla loro cultura indigena, si identificano, prima che in qualsiasi altro modo, come indigene: per questo vogliono essere una comunità. Allo stesso tempo, si trovano tra due fuochi: non si sentono werapa, come le riconosce la comunità Embera, perché non vogliono essere false donne, ma semplicemente donne; dall’altra parte, non si riconoscono come transgender perché è un concetto che non appartiene loro e identificarsi come tali significherebbe rinnegare la propria cultura indigena. Fanno quindi un salto identitario: cercano, trovano e richiedono il proprio riconoscimento come Traviesas, culmine di un processo di autodeterminazione. Il nome deriva dal gergo contadino, precisamente dai campi di caffè, dove lavora la maggior parte delle indigene nei due principali periodi di raccolta: ad aprile/ maggio e a ottobre/novembre; a volte, dipendendo dall’anno, può capitare una raccolta intermedia, meno corposa delle due principali ma altrettanto redditizia, e nel gergo contadino questo periodo prende il nome di “cosecha traviesa”, il raccolto birichino, proprio perché non segue alcuna regola. Prima di stabilirsi definitivamente nel campo, le ragazze venivano chiamate per raccogliere durante la traviesa, motivo per cui gli altri contadini le chiamavano “las traviesas”. Da qui il loro riconoscersi in questo nome, che mette le radici nella loro fonte di sostentamento, a strettissimo contatto con la natura, tipicamente indigena, ed è allo stesso tempo metafora della loro condizione: due raccolti fissi, l’essere werapa e l’essere trans gender, e tra questi si posizionano loro, appartenenti a entrambi i mondi ma insieme a nessuno di questi. L’essere quindi semplicemente se stesse e come ci si sente, sentimento non solo individuale ma di un’intera comunità, la comunità de las Traviesas.
Jairo Tabares, giovane antropologo di Caldas che ha passionalmente raccontato a Scomodo la situazione de las Traviesas, scrive nella propria tesi di laurea: <<Essere Traviesa è il risultato di sentirsi rappresentata e identificarsi metaforicamente con i fenomeni naturali, come esseri che nascono in medias res, nell’ accadimento puro e non da categorie spontanee.[...] E’ il risultato di pensare alla possibilità di chiamarsi in relazione al territorio e alla propria relazione con esso come elemento centrale per comprendere il corpo e per intendersi come gente Embera; un esercizio che comprende osservare attraverso i principi concettuali locali>>. L’esistenza del concetto di werapa dimostra come il problema delle traviesas non sia legato alla biologia, poiché il mito si apre a quella che noi chiamiamo disforia. È previsto, in un certo senso, che il sesso biologico non corrisponda all’identità di genere ma non è previsto che si esca dal binarismo culturale. Le werapa sono false donne, ma devono rispettare le regole che codificano i comportamenti femminili accettati. La lotta de las Traviesas è quella per l’autonomia, l’autodeterminazione, l’emancipazione dalle aspettative sociali e il riconoscimento della loro identità. Secondo Richard Jenkins, sociologo inglese, l’identità è “la capacità umana, radicata nel linguaggio, di sapere chi è chi. Ciò significa sapere chi siamo, sapere chi sono gli altri, sapere che essi sanno chi siamo noi, sapere che noi sappiamo cosa essi pensano che noi siamo e così via.” Da questa definizione possiamo considerare le identità come “identità sociali”, perché si formano nel rapporto con l’altro. Le identità sono costruite e non sono date: in parte individuali, in parte collettive, sempre embodied, materializzate, incarnate; Jenkins infatti sostiene che “le identità prive di corpo non hanno senso in termini umani”. La rivendicazione collettiva di un’identità individuale crea aggregazione ed essere riconosciute come parte del gruppo delle Traviesas diventa la master identity, ovvero la caratteristica che definisce maggiormente una persona.
Le identità marcano differenze, Il corpo come materia dimostra La disforia, infatti, comprende una esattamente come i nostri nomi o che sono possibili più combinadimensione di desiderio di uscita dai somiglianze, come in questo caso, zioni. “L’identità di genere, l’olimiti imposti dal binarismo, ma se il e possono essere motivo di orgorientamento sessuale e il nostro binarismo non è contemplato nella glio, solidarietà, vergogna o discricorpo sono chiaramente collegati società in cui si vive, è impossibile minazione. Il genere è un’identireciprocamente, ma non è una reche si verifichi disforia. L’identità si tà primaria, perché si forma nei lazione statica, bensì fluida, mucostruisce in relazione con la società primi anni di vita ed è facilmente tevole, ibrida” conclude Gariglio. e la cultura, di conseguenza, culture osservabile: da una donna ci diverse produrranno etichette e aspettiamo che abbia degli identità differenti. Invece, spesatteggiamenti femminili così so, l’identità viene ancora vista come dagli uomini ci si aspetin un’ottica funzionalista: si cota che si comportino in modo struisce attraverso le interazioni stereotipicamente maschile. sociali, ma “è fissa, stabile e ce Viene spontaneo pensare che n’è una giusta, funzionale alla questi atteggiamenti siano struttura sociale”. Tutto ciò che biologicamente determinati, non è conforme agli standard è che la forza, l’aggressività e la considerato deviante e si pensa fermezza siano caratteristiche che vada curato. È esattamente tipicamente maschili e che la ciò che accade con la disforia di grazia, la dolcezza e l’affabiligenere, si medicalizza l’alterità. tà siano femminili. Secondo Il professor Gariglio sostiene Judith Butler, filosofa statuche “riflettiamo sulle espenitense, non esistono identità rienze altrui quelli che sono i biologicamente determinate canoni normativi valoriali ocsottostanti alle espressioni culcidentali. Diamo una dimenturali del genere, non esiste sione di indirizzo morale alle una base naturale o biologiscelte degli altri, se non sono ca del genere che influenza il comportamento delle persone: “L’identità si costruisce congrue con le nostre, sono scelte patologiche. È imporl’identità di genere è performativa, non è una questione di chi sei, ma di come ti comporti. in relazione con la società e la cultura, tante imparare a riconoscere la legittima scelta altrui in una realtà culturale diversa, dove non Luigi Gariglio, professore di sociologia all’università di Torino, ci ha spiegato che di conseguenza culture diverse produrranno possiamo usare i nostri metri di giudizio”. Esistono forme eterogenee di stare al mondo, la dimensione binaria maschio-femmina è una costruzione sociale, “si tratta di un bietichette e identità differenti.” sia che si appartenga alla stessa comunità sia che si viva in una cultura profondamente divernarismo culturale”- afferma- “ sa. Se si vuole essere d’aiuto decidiamo di identificarci con dei Il genere è una convenzione umain qualche modo, sono necessarie pattern, dei modi di stare al mondo na costruita per avere un’organizun’empatia, una comprensione che possono essere orientati verso zazione sociale che conti su alcuni dell’altro, una sintonizzazione sulle un’ideale femminilità o mascoliruoli e comportamenti specifici. nuove realtà molto maggiori, rispetnità”. La performance che un inEsso è organizzato in modo diverto all’offerta di supporto, secondo dividuo sceglie non è determinata so in ogni società, come dimostra le regole delle cultura occidentale. dai suoi organi genitali o dalle sue l’esistenza delle werapa, o l’esistenCome si verifica la naturalizzazione preferenze sessuali, ma è il conza, presso i nativi americani, della di alcuni specifici elementi all’intertesto sociale e culturale che norpossibilità di avere due spiriti, non no di una stessa società, allo stesso ma le pratiche ritenute legittime. riconoscendosi nei ruoli di genere. modo anche la cultura viene naturaSebbene esistano dei tratti biologici In queste realtà non esiste la disfolizzata, e ciò che è altro dalla civiltà che ci identificano in modi diversi, ria di genere, perché queste orgaeuropea viene spesso condannato o anche la natura, in realtà, si sottrae nizzazioni sociali hanno previsto la quantomeno è vittima di una unialla dimensione puramente binaria: possibilità di essere “altro” rispetto voca, e quindi limitante, narraziogli ermafroditi sono sempre esistiti. all’opzione standard uomo o donna. ne, quella strettamente occidentale.
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Edgardo Lander, economista e sociò che possiamo dire si stia veQuesto tipo di narrazione è ancociologo venezuelano, afferma che ci rificando per quanto concerne il ra oggi molto diffusa: BBC Mundo troviamo di fronte a un discorso egecaso de las Traviesas e dello Stato ha pubblicato a ottobre 2019 un monico che legittima una forma stocolombiano. Si può parlare quinbreve documentario su las Traricamente determinata di civiltà. La di di eurocentrismo anche in Sud viesas, nel quale mai si accenna, solidità di tale discorso risiede nella America: esso ormai è quasi un sennel parlare di loro, a questo nome. naturalizzazione delle relazioni sotire, proprio della cultura egemone. Il documentario presenta la siciali asimmetriche prodotte dal tuazione facendo intendere colonialismo e nella costante riaffermazione della necessità delle ragioni storiche che han“Le ragazze di Santuario non sanno cosa significhi che il cuore del problema sia un loro quasi obbligato allontanamento dalla comuno portato a quegli squilibri. Lo sforzo intellettuale e politico teso a sovvertire questa transgender, non è un termine - e dunque un nità in quanto trans-gender e per questo discriminate. Questo tipo di narrazione ronarrazione non può che essere pensato in termini di decolonizzazione. La definizione stessa concetto - che appartiene alla loro cultura e non manticizza la realtà indigena relegandola al mondo rurale, lontano dalla giurisprudenza, di decoloniale, a livello politico e istituzionale, si distanzia da postcoloniale: non vuole essere un hanno quindi alcun interesse nell'apprenderlo.” come fosse inferiore. Inoltre, è anche sintomo di superficialità, perché non coglie proseguimento di ciò che è stal’importanza della costruto il colonialismo, come indica zione collettiva della propria il prefisso “post”. Bensì, col “de” identità. Si tratta di un’azione privativo, cerca quasi di elimiviolenta che strappa a queste nare questo concetto, di trovadonne la possibilità di autore una propria identità, che si determinarsi. Il nostro filtro allontani il più possibile dalla eurocentrico non solo spocultura imposta dai colonizzaglia l’oggetto in questione di tori. Anibàl Quijano, sociologo ogni dignità, ma limita anche peruviano, sottolinea la facilità i fruitori degli studi rispetto con cui i colonizzatori sono dia un mondo molto più amventati il gruppo egemone che, pio, ricco e sfumato di quelin linea con la teoria di Lander, lo che ci viene raccontato. normalizza alcuni elementi – in questo caso culturali – e, per estensione, ne patologizza altri. Nelle Americhe, gran parte delle popolazioni indigene furono sterminate dai conquistadores. Questo permise ai colonizzatori di insediarsi nel territorio senza incontrare la resistenza Si potrebbe quasi accennare, radei nativi, come avvenne invece in zializzando, a un biancocentrismo. altre parti del mondo. Il processo di L’eurocentrismo, parlando a livelincorporazione, dunque, si concrelo globale, è sicuramente causa e tizzò non tanto nella ricostruzione e conseguenza di una sola narrativa trasformazione delle istituzioni predel mondo, un pregiudizio etnoesistenti quanto piuttosto nell’avvio centrico che vede il mondo diviso ex nihilo di una massiccia opera di tra “popoli che hanno fatto la stoingegneria sociale. Società e cultura ria” e “popoli passivi, inutili”, bache si sono poi evolute con gli anni, sando molto spesso l’utilità sulle continuando a creare automaticasole conoscenze tecnologiche di mente un rapporto di subalternità quella cultura, non curandosi di di Gaia Del Bosco con alcune realtà, ciò che Quijano moltissimi altri aspetti, quello di e Carlotta Vernocchi chiama colonialismo interno, che è organizzazione sociale, ad esempio.
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