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Il Lunardi sulla guerra pag

Il Lunardi è una scuola che ospita alunni di tante nazionalità, alcuni di loro hanno origini o nazionalità ucraine e russe. Queste sono le riflessioni di alcuni di loro sulla guerra in corso.

Mi chiamo Alina, sono un’alunna russa arrivata in Italia con Intercultura ad Ottobre, e vorrei condividere con voi ciò che penso di quanto sta accadendo tra l’Ucraina ed il mio Paese. All'inizio della cosiddetta "operazione militare" nessuno in Russia immaginava che si sarebbe arrivati a tanto. Personalmente pensavo che i carri armati si sarebbero arrestati al confine perché l’obiettivo di Putin era solo quello di minacciare l'Ucraina e di intimidirla a non perseguire i propri obiettivi. Ma non appena è iniziata la guerra e gli spargimenti di sangue, mi sono spaventata sul serio. Non pensavo che noi, due popoli fratelli, saremmo arrivati ad ucciderci l'un l'altro e a dirci su internet cattiverie, gli ucraini sui russi e i russi sugli ucraini. È il governo ad aver dato il via al gioco della guerra, ma alla fine chi ne soffre sono i civili. Quando è iniziato tutto, seguivo gli avvenimenti con le lacrime agli occhi, chiamavo sia i miei genitori e amici in Russia che i miei amici in Ucraina. Quando i paesi della NATO hanno promesso di aiutare, ho tirato un sospiro di sollievo. Pensavo che tutto sarebbe andato bene e sarebbe finito presto. Invece no, la guerra continua e nessuno si impegna veramente affinché finisca. Quando sento la notizia che i negoziati tra Russia e Ucraina riprendono, inizio a pregare per la pace. Nei giorni immediatamente successivi all’inizio della guerra odiavo il fatto di essere russa, per strada la gente aveva paura sentendomi parlare russo. Mi pentivo di essere nata in Russia, ma ora non più. Non mi vergogno della mia nazionalità. Si, è vero, sono russa, ma anche per me è importante che tutti vivano in pace e tranquillità. Nessuno merita di morire, nemmeno quelli che hanno iniziato tutto questo. Oggi, in Russia, come in tutto il mondo, ogni giorno ci sono proteste. Le persone scendono in strada, lottano per la giustizia e per la vita. Oggi, in Russia, sono detenute oltre 8000 persone semplicemente perché vogliono la pace, ma loro non hanno paura e continuano a lottare per le proprie idee. Sono orgogliosa di tutti loro. Per concludere, voglio ribadire ancora una volta che il popolo russo, proprio come voi italiani, non vuole la guerra. Non siamo noi il nemico. Se le autorità hanno iniziato la guerra, noi destituiremo le autorità e torneremo a vivere in pace… o almeno questo è quello che spero con tutto il cuore…

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Alina Ismakova, 3DL Preferisco raccontare la mia storia anonimamente. Sono arrivata in Italia all'età di 8 anni. È stato un momento molto difficile della mia vita perché non conoscevo la lingua, non avevo amici, e, in generale, mi mancava molto l'Ucraina. Gli adulti mi ripetevano che sarebbe stato difficile solo i primi mesi, al massimo un anno, poi ci si «abitua», dicevano. Purtroppo, nonostante siano passati diversi anni, non mi sono ancora abituata. Fino ad ora sono rimasta molto legata all'Ucraina, ai miei amici ucraini, ai miei parenti e alla mia cultura. Ho passato tutti questi anni vivendo semplicemente in attesa del momento in cui potrò fare le valigie e andarmene nella mia piccola città a ovest dell'Ucraina. È l'unico posto dove posso davvero rilassarmi e sentirmi a casa. Quest'estate ho capito che voglio vivere in Ucraina, i miei genitori mi hanno sostenuto e mi hanno comprato un appartamento in una delle grandi città del paese. Tutto quello che dovevo fare era finire la scuola in Italia e ristrutturare il mio appartamento, dopo finalmente i miei sogni si sarebbero avverati ed io sarei potuta tornare a casa. Adesso vedo i miei progetti infrangersi sotto i razzi e le bombe. Vedo come i russi uccidono il mio popolo chiamando tutto questo «liberazione» dai “Banderovcy” (cioè dei seguaci di Bandera, coloro che vogliono l'Ucraina indipendente). Molto spesso per mail ricevo frasi come «Vi è proibito parlare russo», «i Banderovcy mangiano i bambini che parlano in russo» e «Vi stiamo salvando». Finora non ho ancora capito che cosa significhi per loro questo «salvataggio». Radere al suolo le case? Uccidere i bambini? Mandare i carri armati contro i civili? Al momento in Russia è vietato chiamare le azioni dell'esercito russo sul territorio dell'Ucraina «guerra», le chiamano

«operazione militare speciale». Se scendi nella piazza di una qualsiasi città russa per protestare contro la guerra, ti arrestano. Se non sei d'accordo con il governo, ti arrestano. Se rifiuti di partecipare a un'operazione militare speciale, ti uccidono. Ho molti amici russi con i quali abbiamo deciso di non confrontarci sul tema della politica per evitare conflitti e preservare la nostra amicizia. Io cerco di non prestare attenzione a ciò che l'esercito russo sta facendo alla mia patria e rispetto tutti i russi, perché non ci sono nazioni cattive, solo persone cattive. Molto spesso i russi non capiscono nemmeno perché il mondo intero, e specialmente gli ucraini, li odiano così tanto. Non auguro a nessuno di passare quello che sto passando io in questo momento. Le mia amiche mi sostengono poco, ma non le biasimo, hanno altre cose di cui preoccuparsi nella vita. A scuola, nei primi giorni della guerra, ho iniziato a piangere, le lacrime mi scendevano giù dagli occhi quando vedevo come lanciavano razzi e bombe sulle città dove vivevano i civili. Ogni giorno scrivo ai miei amici che sono andati a combattere e non chiedo loro come stanno, ma solo se sono ancora vivi. I miei nonni si sono rifiutati di lasciare l'Ucraina, dicendo che non volevano abbandonare le loro case. Ogni giorno telefoniamo e chiediamo loro se sono stati colpiti dalle bombe. Non avrei mai pensato di dover passare tutto questo. Sogno con tutto il cuore di tornare in un'Ucraina libera e di vivere lì con la mia famiglia. L'unica cosa di cui sono certa al cento per cento è che il popolo ucraino non perdonerà mai i russi per quello che hanno fatto a noi, ai nostri figli e al nostro Paese. Traduzione dal russo di Irene Reboldi ed Edoardo Arici di 4DL

Mi chiamo Viviana e sono un'alunna del quinto anno. Oggi mi trovo qui a scrivere ciò che non avrei mai pensato di fare, perché come molti ragazzi del Lunardi provengo da una famiglia multiculturale. Infatti, mio padre è italiano, mia mamma è russa e ho parenti sia in Russia che Ucraina.

Nessuno di noi, nemmeno mia madre, credeva che due popoli, una volta fratelli, potessero odiarsi e farsi la guerra.

A prescindere dal singolo caso, però, credo che in generale le guerre partano sempre da chi in un conflitto non ci metterà mai piede. Mentre i potenti restano seduti nelle loro comode poltrone di palazzo, è la gente comune che poi scende in campo a combattere una guerra che i civili di ambo le parti non hanno mai voluto. Sono loro, il popolo, a pagare il prezzo più alto. Ciò che sta accadendo non è giusto, perché nessuno, a parte i governi, ha colpa. Eppure, malgrado più volte si ripeta anche nei media, che il popolo russo non c’entri con l’invasione dell’Ucraina, i cittadini russi all'estero si sentono discriminati o giudicati, considerati dei fomentatori della guerra. In Germania, ad esempio, nell'Alexandrowka, un quartiere storico di Potsdam, abitato sin dal XIX secolo da russi, la popolazione russofona sta subendo da parte di cittadini tedeschi violenze sia verbali che fisiche. I bambini di discendenza russa vengono bullizzati solo per le loro origini, mentre gli adulti vengono insultati e derisi, se non peggio ancora, aggrediti, le auto con targa russa sono vandalizzate e la popolazione, nonostante viva in Germania da più di 200 anni, è discriminata. Ma questo non succede solo qui…. Ovunque si sta diffondendo l’odio per tutti i cittadini russi, e non per fare la drammatica, ma non mi sorprenderei se giorno trovassi davanti alla mia porta una persona armata. Anche io, sebbene viva in Italia e abbia la cittadinanza italiana, a volte mi sento discriminata e giudicata per le mie origini. Spesso scherzando si dicono cose che agli altri possono sembrare sciocchezze, ma per quanto mi riguarda mi colpiscono nel profondo e mi feriscono. Anche se non dico nulla e non rispondo, dentro di me sento qualcosa che non va, ma

qualcun altro, più sensibile, potrebbe reagire in modo preoccupante. La guerra tra Russia e Ucraina dura già da otto anni, ma nessuno in Occidente se n'è mai interessato. E allora mi chiedo, perché proprio adesso questo conflitto ha suscitato tanto interesse? Perché si sta arrivando ad odiare il popolo russo? Fino a gesti estremi come proporre di togliere alla Bicocca il corso su Dostoevskij? Oppure proporre di togliere l'insegnamento della lingua russa dalle scuole? Al contrario, penso che mai come ora sia necessario conoscere meglio "il nemico" per poterlo sconfiggere, tutto questo senza creare un nuovo conflitto, perché come ci ha insegnato la storia e come tutt’ora stiamo vivendo sulla nostra pelle, la guerra porta solo disastri e sventure. Nessuno e sottolineo NESSUNO si merita di vivere una situazione del genere, perché, come ho già ribadito prima, chi ci rimette è la povera gente, non sono mai i grandi che scendono sul terreno di guerra. La cosa che mi fa più arrabbiare e cadere nello sconforto è che ora si sta parlando solamente della guerra in Ucraina (non voglio togliere assolutamente nulla all’Ucraina, anch'io non sono per niente d’accordo con quanto sta accadendo), lasciando al loro destino tutti gli altri conflitti presenti nel mondo, come quello in Libia o in Afghanistan... Quest’atteggiamento mette molta tristezza non solo per le guerre in sé, ma per tutte le persone che combattono senza sapere se domani potranno vivere in un mondo sereno e felice. Tutto il mondo vuole la pace, nessuno vuole la guerra. Mai nella vita mi sarei aspettata di assistere a un disastro del genere, ma purtroppo ciò che stiamo vivendo è la realtà. Io credo nella pace, e spero con tutto il cuore che la guerra cessi di esistere. Viviana Fontana, 5AT Mi chiamo Kateryna e sono ucraina. Sono nata a Kiev e ho vissuto la maggior parte della mia vita lì. Quando vivevo ancora in Ucraina avevo una vita piena ed interessante ed ero circondata da persone a me care. I miei genitori e parenti mi volevano un mondo di bene, avevo molti amici, conoscenti e molti hobby. Ero una bambina normale, ma con dei gravi problemi di salute... All'età di 12 anni le mie condizioni di salute sono peggiorate notevolmente e, poiché avevo bisogno di prendere un farmaco specifico per la mia malattia che pochissimi paesi, tra cui l’Italia, producono, mi sono trasferita con i miei genitori qui. All’inizio speravamo di poter tornare a casa, in Ucraina, in tempi abbastanza brevi, ma purtroppo la mia dipendenza da questo farmaco per me vitale non ce lo ha permesso. Non posso descrivere quanto brusco sia stato il cambiamento e quanto sia stato difficile per la mia famiglia adattarsi al nuovo ambiente, a persone nuove, ad abitudini nuove e in generale ad una cultura nuova. Tutta la nostra vita era rimasta in Ucraina: il lavoro dei miei genitori, la mia scuola, i nostri famigliari e amici, la nostra casa. Qui abbiamo dovuto ricominciare letteralmente da capo. Io, e anche i miei genitori, abbiamo sempre provato una forte nostalgia per la nostra patria e per la nostra vita passata. Cercavamo sempre di avere una visione ottimistica e perciò speravamo di poter tornare in Ucraina in futuro. E io intanto vivevo con questa speranza nel cuore, con la speranza di potermi riunire con i miei familiari e amici e di poter vivere come prima. La mattina del 24 febbraio mi sono svegliata e in automatico avevo preso il telefono in

mano… Ero rimasta paralizzata dal messaggio che mi aveva scritto un mio amico... Subito ho cominciato a cercare informazioni su Internet sperando che avesse interpretato male la notizia, oppure che questa fosse sbagliata o falsa. Mi tremavano le mani e facevo fatica a scrivere sulla tastiera, gli occhi cominciavano a riempirsi di lacrime... Ho sentito la mia speranza svanire. Ho schiacciato il tasto "cerca" e ciò che ho visto mi ha agghiacciato il cuore... il mio amico aveva ragione... di notte la Russia aveva dichiarato guerra all'Ucraina... all'Ucraina! Al mio paese, alla mia patria, alla mia casa... Mi mancano le parole per descrivere ciò che ho provato in quel momento... Mi sentivo in un mondo parallelo, tutto mi sembrava irreale. Ho pensato subito ai miei parenti. Tutti vivono lì: i genitori di mamma, di papà, i miei zii e cugini, il mio fidanzato, gli amici, gli ex compagni di classe... Abbiamo immediatamente chiamato alcuni di loro. Per fortuna stavano bene ed ho tirato un sospiro di sollievo. Ci hanno brevemente descritto la situazione in città: code nei supermercati e nelle farmacie, Kiev paralizzata, tutti cercavano di andare via... A scuola mi chiedevano come stessero i miei parenti e come stessi io... Facevo fatica a rispondere, sentivo la mia voce tremare. Non riuscivo ancora a realizzare che era tutto vero… Piangevo per paura di ciò che avveniva e di ciò che poteva avvenire. Piangevo per l'impotenza che

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