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New Adventures USA!pag

New Adventures in the USA!

Il mio terzo mese negli Stati Uniti è iniziato con un evento che ha entusiasmato tutti gli amanti del basket: la partita dei Minnesota Timberwolves, la squadr a NBA di Minneapolis, contro i Golden

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State Warriors di San Franci-

sco! Ovviamente non potevo mancare e dal momento che Alan, il mio papà host, avrebbe compiuto gli anni in quei giorni, ho deciso di regalargli il biglietto, pensando che sarebbe stata un’occasione d’oro anche per me vedere dal vivo dei campioni che avevo sempre e solo visto in televisione. Per il grande giorno Alan aveva predisposto tutto: parcheggio, orario di partenza, entrata migliore dello stadio e perfino la tradizionale ‘NBA dinner’ cioè pollo fritto piccante con pickles (cetriolini sottaceto) e patatine speziate, che ci avrebbero servito direttamente ai nostri posti. Non appena entrato al Target Center, lo stadio di Minneapolis, sono cominciate subito delle esibizioni spettacolari come è tipico degli americani, tra cui i balli delle cheerleaders e l’inno nazionale cantato dal vivo, ma quella che mi ha colpito di più è stata sicuramente il ‘pow wow’, una celebrazione dei nativi americani (in questo caso Sioux) a base di balli, canti e suoni di tamburo attraverso la quale questa comunità condivide la sua cultura e le sue tradizioni con le altre. La partita poi è stata bellissima: vedere que-

sti campioni ‘live’ è veramente impressionante sia per la velocità delle azioni che per i tiri assurdi e guardarli in televisione

non rende assolutamente l’idea. Sono stato felicissimo di veder giocare Steph Curry, uno dei miei giocatori preferiti di basket, che ha segnato moltissimi punti, anche se poi la sua squadra ha perso contro quella di casa. Devo dire che i tifosi americani sono molto

più sportivi dei nostri perché non tifano mai contro la squadra avversaria, ma solo per la

loro e alla fine anch’io mi sono ritrovato a tifare per i Timberwolves anche se in realtà tenevo ai Warriors. Vedere una partita dell’NBA è stata davvero un’esperienza incredibile, forse una delle più belle della mia vita! Quando sono partito per gli Stati Uniti non avrei mai pensato che, una volta arrivato, avrei avuto la possibilità di viaggiare e visitare altri Stati e invece, un bel giorno,

la mia famiglia ospitante mi ha annunciato che saremmo andati in California per una vacanza

di 5 giorni. Non potevo cr eder ci! E dopo una lunga settimana, il

Dal Minnesota alla California 16 marzo, il grande giorno è arrivato: stavamo per volare a San Francisco! La California mi ha entusiasmato fin dal momento in cui, durante l’atterraggio, ho intravisto il famosissimo Golden Gate Bridge, forse perché ho avuto l’impressione che quella fosse la ‘vera’ America, quella che vediamo più spesso nei film o nelle serie televisive. Tra l’altro, dopo due mesi di temperature che definire polari è poco, ho anche potuto finalmente godermi un clima decisamente migliore e, infatti, con la mia famiglia ospitante ho visitato alcune bellissime spiagge e il Fisherman’s Warf, un quartiere molto caratteristico affacciato sull’oceano dove, al famoso molo Pier, ho visto un gruppo di leoni marini che prendevano il sole! San Francisco è davver o bellissima e quando abbiamo visitato il centro ho provato la grande emozione di percorrere le strade in continua salita e discesa caratteristiche della città con un ‘trolley’, il tipico tram di San Francisco fin dall’800. Ho anche avuto l’opportunità di vedere Lombard Street che dicono essere la strada più tortuosa del mondo visto che comprende ben otto tornanti tutti di fila anche se è in pieno centro e si trova in mezzo a dei bellissimi giardini. Il terzo giorno della mia vacanza californiana i miei genitori

americani, che sono stati davvero fantastici ad accompagnarmi in tutti i luoghi più belli, mi hanno portato a vedere un famoso parco naturale: il Muir Woods National Park. Qui è stato incr edibile camminare lungo i sentieri tra sequoie giganti ‘redwood’ che arrivano fino a quasi 100 metri d’altezza; mio papà host mi ha detto che alcune di loro hanno più di 1000 anni! L’ultimo giorno ho invece trascorso la giornata con i miei genitori host e la loro figlia Piper, che abita in California e è davvero simpaticissima. Fare una vacanza con una famiglia americana è stata un’esperienza strana e interessante allo stesso tempo: ad esempio ho notato che gli americani cominciano a visitare i vari luoghi prestissimo la mattina e tornano in albergo molto presto la sera, più o meno intorno alle 19, mentre noi italiani siamo abituati a stare in giro fino a molto più tardi. Questa vacanza in California è stata davvero stupenda e mi sono ripromesso che non appena ne avrò l’occasione ci tornerò sicuramente. La mia esperienza da exchange student sta dunque procedendo al meglio. A scuola sto allargando

le mie amicizie e anche con l’inglese mi sento sempre più sicu-

ro di me: finalmente comincio a capire tante tipiche espressioni slang dei miei compagni e questo mi fa sentire molto meno isolato. Da tre settimane ho anche iniziato a fare shot put (lancio del peso) come attività extra perché qui tut-

ti, ma proprio tutti, praticano

qualche sport dopo la scuola ed esistono dei bus apposta, chiamati activity bus, che portano gli studenti nei vari luoghi di allenamento. Adesso sono impegnato tutti i giorni dalle 8 alle 18:30, sono giornate molto pesanti perché quando finisco scuola (alle 3:15) devo aspettare fino alle 3:50 prendere l’autobus per fare allenamento che finisce alle 18:30, così come tutti i miei compagni e questo spiega perché i professori fanno fare molti compiti a scuola! Devo dire che essere così attivo mi fa sentire molto bene sia fisicamente che mentalmente e mi piacerebbe molto mantenere questo stile di vita anche quando tornerò in Italia, anche se so che purtroppo non sarà possibile. Sono arrivato a metà del mio percorso e già non vedo l’ora di partecipare alla mia prima gara ufficiale di shot put e festeggiare la mia prima Pasqua americana … Coming soon! Federico Capra, 4°DR

WE DEBATE - INTERVISTA A SAMANTA BRAHAJ

Samanta Brahaj, una ragazza di 4CL, ha partecipato, insieme a Elisa Senes e Phil Sylvester, coordinate dalla Professoressa Laura Vavassori, alle gare di dibattito svoltesi il 17,18 e 26 febbraio e ho avuto l'occasione di intervistarla.

Perché e da quando fai debate?

Ho iniziato debate a settembre del 2020, quindi lo pratico da quasi 2 anni e ho scelto di svolgere questa attività perché volevo provare qualcosa di nuovo e poco diffuso in Italia, ma poi mi sono appassionata sempre di più e ho deciso di continuare. Infatti, se inizialmente ho deciso di frequentare questi corsi per migliorare il modo in cui parlo in pubblico, sono poi voluta restare perché credo che sia un'attività che colpisca e che modelli la personalità.

In che cosa consisteva la gara?

Ogni competizione di dibattito è strutturata nello stesso modo, ovvero con tempi e regole prestabiliti secondo cui due squadre, composte ciascuna da tre studenti e una riserva, sostengono e controbattono un'affermazione o un argomento, ponendosi pro o contro.

Quale era il tema di questa competizione?

Sia nella prima che nella seconda selezione il tema preparato era l’iper-connessione e se, per la loro salute, sia opportuno limitare l’accesso dei giovani da essa, mentre il primo improntum, ovvero un tema che viene assegnato sul momento, chiedeva se i trasporti pubblici debbano essere gratuiti e il secondo riguardava lo sport.

Come vi siete preparate?

Abbiamo dedicato molte ore, sia insieme che da sole, alla ricerca di argomentazioni, alla lettura di articoli di professionisti e psicologi e ai vari incontri in cui discutevamo e confrontavamo ciò che avevamo trovato per analizzare meglio il tema e, una volta raccolti i dati, abbiamo scritto i discorsi che avremmo dovuto esporre.

Che risultati avete ottenuto?

Siamo arrivate terze nella prima selezione e tredicesime nella seconda, ma alla fine sono passate solo le scuole più prestigiose.

Che cosa ti ha lasciato questa esperienza?

Per rispondere a questa domanda partirei dal significato di dibattito, ossia andare a fondo di un argomento, arrivando a conoscere l'anima di esso. Questo mi ha insegnato che nella vita non c'è nulla di giusto a prescindere e che tutto è relativo: mi sono ritrovata a sostenere per lo stesso argomento prima la parte pro e successivamente quella contro e tutto può diventare vero in base a come lo spieghi e lo studi.

Consiglieresti l'attività di debate?

La consiglierei a tutti perché credo che ognuno di noi abbia qualcosa da imparare e penso che valga la pena mettersi in gioco in questa attività, in cui non solo ci si diverte, ma si impara anche qualcosa.

Jennifer Schivardi, 4°CL

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