Lunarfollie Aprile 2022

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LUNARFOLLIE

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Il Lunardi è una scuola che ospita alunni di tante nazionalità, alcuni di loro hanno origini o nazionalità ucraine e russe. Queste sono le riflessioni di alcuni di loro sulla guerra in corso. Mi chiamo Alina, sono un’alunna russa arrivata in Italia con Intercultura ad Ottobre, e vorrei condividere con voi ciò che penso di quanto sta accadendo tra l’Ucraina ed il mio Paese. All'inizio della cosiddetta "operazione militare" nessuno in Russia immaginava che si sarebbe arrivati a tanto. Personalmente pensavo che i carri armati si sarebbero arrestati al confine perché l’obiettivo di Putin era solo quello di minacciare l'Ucraina e di intimidirla a non perseguire i propri obiettivi. Ma non appena è iniziata la guerra e gli spargimenti di sangue, mi sono spaventata sul serio. Non pensavo che noi, due popoli fratelli, saremmo arrivati ad ucciderci l'un l'altro e a dirci su internet cattiverie, gli ucraini sui russi e i russi sugli ucraini. È il governo ad aver dato il via al gioco della guerra, ma alla fine chi ne soffre sono i civili. Quando è iniziato tutto, seguivo gli avvenimenti con le lacrime agli occhi, chiamavo sia i miei genitori e amici in Russia che i miei amici in Ucraina. Quando i paesi della NATO hanno promesso di aiutare, ho tirato un sospiro di sollievo. Pensavo che tutto sarebbe andato bene e sarebbe finito presto. Invece no, la guerra continua e nessuno si impegna veramente affinché fini-

sca. Quando sento la notizia che i negoziati tra Russia e Ucraina riprendono, inizio a pregare per la pace. Nei giorni immediatamente successivi all’inizio della guerra odiavo il fatto di essere russa, per strada la gente aveva paura sentendomi parlare russo. Mi pentivo di essere nata in Russia, ma ora non più. Non mi vergogno della mia nazionalità. Si, è vero, sono russa, ma anche per me è importante che tutti vivano in pace e tranquillità. Nessuno merita di morire, nemmeno quelli che hanno iniziato tutto questo. Oggi, in Russia, come in tutto il mondo, ogni giorno ci sono proteste. Le persone scendono in strada, lottano per la giustizia e per la vita. Oggi, in Russia, sono detenute oltre 8000 persone semplicemente perché vogliono la pace, ma loro non hanno paura e continuano a lottare per le proprie idee. Sono orgogliosa di tutti loro. Per concludere, voglio ribadire ancora una volta che il popolo russo, proprio come voi italiani, non vuole la guerra. Non siamo noi il nemico. Se le autorità hanno iniziato la guerra, noi destituiremo le autorità e torneremo a vivere in pace… o almeno questo è quello che spero con tutto il cuore… Alina Ismakova, 3DL

Preferisco raccontare la mia storia anonimamente. Sono arrivata in Italia all'età di 8 anni. È stato un momento molto difficile della mia vita perché non conoscevo la lingua, non avevo amici, e, in generale, mi mancava molto l'Ucraina. Gli adulti mi ripetevano che sarebbe stato difficile solo i primi mesi, al massimo un anno, poi ci si «abitua», dicevano. Purtroppo, nonostante siano passati diversi anni, non mi sono ancora abituata. Fino ad ora sono rimasta molto legata all'Ucraina, ai miei amici ucraini, ai miei parenti e alla mia cultura. Ho passato tutti questi anni vivendo semplicemente in attesa del momento in cui potrò fare le valigie e andarmene nella mia piccola città a ovest dell'Ucraina. È l'unico posto dove posso davvero rilassarmi e sentirmi a casa. Quest'estate ho capito che voglio vivere in Ucraina, i miei genitori mi hanno sostenuto e mi hanno comprato un appartamento in una delle grandi città del paese. Tutto quello che dovevo fare era finire la scuola in Italia e ristrutturare il mio appartamento, dopo finalmente i miei sogni si sarebbero avverati ed io sarei potuta tornare a casa. Adesso vedo i miei progetti infrangersi sotto i razzi e le bombe. Vedo come i russi uccidono il mio popolo chiamando tutto questo «liberazione» dai “Banderovcy” (cioè dei seguaci di Bandera, coloro che vogliono l'Ucraina indipendente). Molto spesso per mail ricevo frasi come «Vi è proibito parlare russo», «i Banderovcy mangiano i bambini che parlano in russo» e «Vi stiamo salvando». Finora non ho ancora capito che cosa significhi per loro questo «salvataggio». Radere al suolo le case? Uccidere i bambini? Mandare i carri armati contro i civili? Al momento in Russia è vietato chiamare le azioni dell'esercito russo sul territorio dell'Ucraina «guerra», le chiamano


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