Anno 30 Numero 7
I.I.S. LUNARDI - BS
Aprile 2022
Ma questa guerra non si poteva evitare? Alcune riflessioni sull’attuale conflitto tra Russia e Ucraina
È dal 24 Febbraio che continuo a chiedermi: ma perché la guerra? Perché due nazioni sorelle, legate da una storia e una cultura comune, non possono convivere pacificamente? Possibile che questo conflitto non si potesse evitare? Partendo da queste domande, ho cercato di fare chiarezza tra le tante notizie che ci arrivano dai media, per darmi delle risposte che siano il più obiettive possibili e non dettate dall’emotività del momento. Sarà forse proprio per questo, per la prossimità geografica dell’Ucraina o perché il nostro Paese ospita tanti civili ucraini, che noi Italiani ci sentiamo emotivamente più coinvolti in questo dramma umanitario. O forse perché le bombe lanciate vicino la centrale nucleare di Zaporižža il 4 marzo hanno fatto tremare l’intera Europa, e non solo al pensiero della morte certa, scampata per un pelo, se fossero stati colpiti i reattori della centrale, ma anche perché il ricordo del disastro di Chernobyl è ancora drammaticamente vivo in molte persone che nel 1986 erano già nate. L’idea del disastro atomico è sicuramente un motivo forte per solidarizzare con il popolo ucraino
tanto più che è accompagnato dal risvolto agghiacciante del Presidente della Federazione russa, Vladimir Putin, che si mostra alle telecamere mentre contempla i bottoni dell’attivazione delle armi nucleari, esortando il Ministro della difesa, Sergej Šojgu, e il Capo di Stato maggiore delle forze armate russe, Valerij Gerasimov, ad attivare il primo livello di allerta delle forze nucleari strategiche. La guerra è guerra, però, ovunque la si combatta. I rifugiati, i profughi, le donne che fuggono con i propri figli e i bimbi nati lungo la via di fuga, vuoi che sia il Mediterraneo o la rotta dei Balcani o anche la stazione della metropolitana trasformata in un rifugio anti aereo, vivono tutti la stessa sofferenza e lo stesso dramma: non esistono profughi di serie A e di serie B! Il dramma del popolo afghano, di cui si è persa memoria nei media occidentali dopo nemmeno un anno dalla clamorosa ritirata dell’esercito statunitense che ha occupato il territorio per vent’anni senza riuscire né a sconfiggere definitivamente i Talebani né ad aiutare il popolo afghano a
IN QUESTO NUMERO: # НЕТ ВОЙНЕ! pag. 6 Il Lunardi sulla guerra pag. 7 Reportage Rocchelli pag.10 Messaggi di Pace pag.11 La giornata dei Giusti pag.14 Treno per Auschwitz pag.16 A.GE Premio Delta pag.18 Danza in carcere pag.20 Zehra Dogan pag.22 Il Dantedì pag.24 La scuola non si ferma pag.25 New Adventures USA! pag.26 WE DEBATE pag.27 Viaggio in Serbia pag.28 Crespi d’Adda pag.30 Museo Poldi Pezzoli pag.31 Sedici anni pag.33 Amore a prima foglia pag.34 Volevi i capelli blu pag.34 Guide turistiche pag.35 L’Arte che racconta pag.36 Casa sul mare celeste pag.37 I sakura pag.38 Anime e Videogames pag.39
2 ricostruire un tessuto socio-economico più equo, continua più drammatico che mai nella completa indifferenza occidentale. Cito l’Afghanistan, ma la lista è lunga, ahimè, di drammi umanitari (la Libia e la guerra civile che devasta il Paese sarebbero ancora un altro esempio che ci tocca da vicino, visti i numerosi profughi che sbarcano quotidianamente sulle nostre coste). Lo ripeto ancora una volta: non esistono profughi di serie A e di serie B! La nostra solidarietà deve andare a tutti loro indistintamente. La nostra solidarietà dovrebbe essere rivolta anche a tutti coloro che si espongono in prima persona per esprimere le proprie idee ed il proprio dissenso. Mi riferisco alla popolazione russa, a quei russi che hanno amici, parenti in Ucraina e soffrono perché improvvisamente sono divisi dai carri armati. Mi riferisco a quei russi che sfidano il regime e scendono in piazza a protestare sperando di essere fortunati e di cavarsela solo con una notte di fermo in questura e una manganellata. O almeno, questo era il destino “fortunato” di chi manifestava nelle piazze di tutta la Russia fino al 3 marzo. Visto il dissenso crescente all’interno del proprio Paese, infatti, Putin ha fatto approvare in fretta e furia dal Parlamento russo una legge, da lui immediatamente sottoscritta il 4 marzo, che rende reato la diffusione di “fake news” sui social; chi pubblica o diffonde notizie intese a discreditare l’operato del governo, così come chi partecipa a manifestazioni pubbliche di protesta contro la guerra, è punibile fino a quin-
REDAZIONE
ABATTI VALENTINA, 4°AL ARICI EDOARDO, 4°DL BAJENARU VANESSA, 3°FL BARUCCO AGATA, 4°CL BOATENG SAMUEL, 4°DR CAPRA FEDERICO, 4°DR CEBOTAREAN NICHITA, 3°ER CHIARINI SARA, 3°A AFM DELBONO STEFANO, 4°DR FAUSTINI SARA, 4°CL FONTANA VIVIANA, 5°AT FRANCESCHINI ELISA, 3°FL GATTULLI ALESSANDRO, 5°BT GAYE AWA, 4°DR HOU YIHAN, 3°AAFM ISMAKOVA ALINA, 3°DL PANSINI DENISE, 3°AT PELIZZARI MARTINA, 5°BT PICENI ILARIA, 3°DL PITURRO LORENZO, 3°AT
LUNARFOLLIE dici anni di prigione e sanzionabile con una multa di migliaia di rubli. In questo clima che sembra far sprofondare la Russia nel suo passato più buio, amici a Mosca parlano di perquisizioni nelle case e di controlli dei cellulari agli aeroporti per vederne i contenuti, mentre emittenti televisive e radiofoniche indipendenti storiche, come ad esempio Эхо Москвы (l’Eco di Mosca), sono costrette a chiudere… Prima, però, che dal 4 marzo la censura di Stato in Russia diventasse realtà, nei giorni immediatamente successivi all’inizio della guerra in Ucraina, circolava sui social la lettera controfirmata da numerosi intellettuali e personalità note nella società russa che chiedevano a tutti i cittadini della Federazione di unirsi all’appello contro la guerra, affinchè le colpe dei governanti non ricadessero su tutta la popolazione e le generazioni a venire. Questa lettera aperta ve la propongo in originale con traduzione a fianco in questo numero del Lunarfollie per tenere viva quella voce di dissenso che il governo russo sta cercando in tutti i modi di zittire. Davanti a quest’escalation di violenza, mi chiedo se questo dramma quotidiano di persone in fuga e di città bombardate, di minacce atomiche e di prese di posizioni sempre più dure ed estreme, davvero non si potesse evitare. Ed è difficile sostenere che Putin abbia torto quando avverte l’Europa e gli USA che mandare armi al governo ucraino significa entrare
in guerra e che quindi tutti i Paesi che lo fanno saranno considerati ostili alla Federazione russa. D’altronde, mandare armi e dichiararsi sostenitori della pace, chiedendo a Putin di fermare l’invasione dell’Ucraina, come più volte hanno fatto il Presidente francese Macron ed il cancelliere tedesco Scholz, mi sembra una contraddizione in termini. Non si può sostenere la pace e allo stesso tempo aiutare l’esercito ucraino con le armi. Il governo Draghi non è da meno dei nostri partner europei in questo atteggiamento ambivalente. Oltre ad appoggiare tutte le sanzioni contro la Russia, ha proposto di portare al 2% del PIL le spese militari per sostenere il Governo ucraino, senza però smettere di lavorare al processo di pace. Lo stesso ambasciatore russo in Italia, Sergej Razov, il 25 Marzo si è dimostrato preoccupato per la corsa agli armamenti del nostro Paese tanto più, sostiene l’ambasciatore, che le armi saranno distribuite anche a
PROVARONI MONICA, 5°BT REBOLDI IRENE, 4°DL RYCHKOVA KATERYNA, 4°DL SCARAMELLA ANDREA, 4°DR SCHIVARDI JENNIFER, 4°CL SENES ELISA, 3°CR VODOPYAN NAZAR, 2°FL ZANNI JASMINE, 4°DR Classe 4°CLe Classe 5°AT Associazione Genitori Lunardi Prof.ssa Laura Angelini Prof.ssa Adele Di Ruocco Prof.ssa Elena Gaggia Direzione: Prof.ssa Rita Pilia Prof.ssa Elena Bignetti Composizione e stampa a cura di Lino Martinazzoli Lunarfollie viene pensato, prodotto, stampato e distribuito presso il CIMP dell’ IIS “A. LUNARDI” via Riccobelli, 47 Tel. 030/2009508/9/0 Email: lunarfollie@lunardi.bs.it Archivio: https://issuu.com/lunarfollie
LUNARFOLLIE civili ucraini e sono intese per l’uccisione di cittadini russi. Razov aveva parlato ai giornalisti fuori dalla Procura di Roma dopo aver depositato un esposto contro il giornale La Stampa che ipotizzava l’uccisione di Putin come unico modo per risolvere il conflitto. La risposta del direttore del giornale, Massimo Giannini, non si è fatta attendere, ribattendo che la traduzione del titolo riportata in russo era sbagliata e che la redazione non prende lezioni da “un regime illiberale che fa strage di umanità e di verità”. Sicuramente l’Italia non è ai livelli della Russia sulla censura, da noi i giornalisti non vengono uccisi per strada se dicono qualcosa fuori dal coro; tutt’al più possono essere allontanati dalle trasmissioni televisive di Stato oppure privati del compenso previsto per le loro apparizioni in tv. Il caso più recente è quello di Alessandro Orsini, Professore associato nel Dipartimento di Scienze Politiche della Luiss, dove insegna Sociologia e dirige l’Osservatorio sulla Sicurezza Internazionale. Il professore si è visto annullare dall’oggi al domani il suo contratto per la trasmissione Carta bianca per le sue dichiarazioni reputate filorusse. Alla luce
3 di quest’atteggiamento ostile verso la Russia da parte del nostro governo, noi Italiani non possiamo allora stupirci se la controparte reagisce, ad esempio proponendo di pagare in rubli il gas che compriamo da loro, oppure chiedendo la restituzione delle opere d’arte in mostra nel nostro Paese (l’Ermitage, ad esempio, ha chiesto al Palazzo Reale di Milano di ritornare le opere di Tiziano e di altri artisti italiani date in prestito). In fondo, se solo noi occidentali scendessimo dal nostro piedistallo ed iniziassimo ad ascoltare quello che dice Putin, senza etichettarlo come un folle dittatore, riusciremmo intanto a capire cosa vuole e poi magari a cercare un dialogo davvero costruttivo per venirsi incontro, proprio come ha detto recentemente anche il Papa. Dico ciò, perché nel discorso del Presidente della Federazione russa rivolto alla Nazione il 24 Febbraio, cioè poco prima di iniziare la guerra in Ucraina, era già possibile presagire quello che sarebbe accaduto di lì a breve. Non solo, leggendo o ascoltando con attenzione il discorso integrale si percepisce dai toni usati una certa irritazione e insofferenza verso l’Occidente che appunto in questi anni, anche se Putin torna indietro fino al crollo dell’URSS nel 1991, ha continuato ad ignorare le richieste della Russia. Utilizzando quindi lo stesso linguaggio ambivalente dell’UE, che dice: “Vogliamo la pace perciò mandiamo le armi a sostegno dell’esercito ucraino”, Putin ha deciso di passare alle maniere forti per farsi ascoltare ed ha giustificato l’invasione di un paese confinante dicendo che il suo è un intervento militare inteso come autodifesa preventiva. In altre parole,
la violenza, che a breve sarebbe stata usata dall’esercito russo contro quello ucraino, è un atto estremo di autodifesa contro il governo “fantoccio” di Volodimir Zelensky. Putin definisce il Presidente ucraino una marionetta giostrata dagli Stati Uniti; usando lui, l’America vuole spingere affinchè l’Ucraina entri nella NATO, un’organizzazione che il governo russo considera il braccio armato degli americani, arrivando a minacciare così la sovranità territoriale della Federazione russa, perché, nel momento in cui l’Ucraina dovesse entrare nella NATO, gli USA potrebbero dispiegare il proprio esercito al confine est. Ad oggi, da quando i negoziati tra le due parti sono iniziati, anche Zelensky ha ammesso che la neutralità dell’Ucraina è possibile, d’altronde non è da adesso che questo Paese chiede di entrare nella NATO e la sua richiesta è stata sempre respinta. L’ultima volta è avvenuto il 7 aprile del 2021, quando la NATO aveva ribadito che l’adesione di Kiev non è nelle priorità di quest’organizzazione in quanto, la risoluzione del conflitto nel Donbass e il rafforzamento dello stato di diritto devono avere la priorità in questa nazione. La neutralità dell’Ucraina, dunque, sembra essere un compromesso fattibile, ma non è l’unica richiesta mossa dal Kremlino. Come detto da Putin nel suo discorso, e ribadito anche dalla NATO nel 2021, la questione del Donbass va risolta e il Presidente russo l’ha risolta a modo suo, riconoscendo le Repubbliche autonome di Donetsk e Luhangsk come parte della Federazione russa. La sua decisione è stata presa dopo che per ben otto anni, era il 2014 quando è iniziata la guerra tra l’esercito di Kiev e le forze separatiste filo russe, l’Occidente si è girato dall’altra parte
https://www.lastampa.it/esteri/2022/03/25/news/le_accuse_dell_ambasciatore_russo_a_la_stampa_e_la_nostra_risposta -2881073/ In realtà, più della sua idea di dover riconoscere russi il Donbass e le regioni finora occupate, quello che ha suscitato forti polemiche è stato l’aver dichiarato che se Putin dovesse usare la bomba atomica contro l’Ucraina, l’Europa sarebbe moralmente corresponsabile. È possibile leggere in italiano la versione integrale del discorso al link https://www.lindipendente.online/2022/02/24/ perche-la-russia-ha-attaccato-la-traduzione-integrale-del-discorso-di-putin/ È possibile leggere in italiano la versione integrale del discorso al link https://www.lindipendente.online/2022/02/24/ perche-la-russia-ha-attaccato-la-traduzione-integrale-del-discorso-di-putin/
4 preferendo non vedere quello che succedeva alla popolazione russofona del Donbass. Non si può, però, capire cosa succede lì senza parlare prima dell’annessione della Repubblica autonoma della Crimea alla Federazione russa, perché il conflitto nel Donbass è scoppiato subito dopo il ricongiungimento di questa penisola alla Federazione. Era il 16 marzo 2014 quando in Crimea si votò il referendum che chiedeva ai cittadini di esprimersi sull’indipendenza della Penisola dall’Ucraina. Il referendum fu ritenuto illegale dall’OSCE, anche perché mesi prima le truppe russe senza distintivo erano entrate nella Penisola e di fatto l’avevano occupata. Il suddetto referendum passò a larga maggioranza e, visto che nei giorni precedenti alle urne, il Parlamento della Crimea aveva votato a favore dell’annessione alla Federazione russa in caso di vittoria, il governo russo accettò l’entrata nella propria Federazione della Crimea. D’altronde, è opinione diffusa in Russia, che la Crimea non è mai davvero appartenuta all’Ucraina visto che in passato faceva parte della Turchia e poi nel corso delle guerra russo-turca nel XVIII secolo era stata conquistata dall’Impero russo e da allora, a vicissitudini alterne, è sempre rimasta sotto la sfera d’influenza di Mosca. Putin vuole, quindi, che l’Occidente riconosca, per i motivi appena esposti, l’appartenenza della Crimea alla Federazione russa, aggiungendo che la maggior parte della popolazione è russofona. Inoltre, vuole che vengano riconosciute, come parti della Federazione, anche le due Repubbliche autonome di Donetsk e Luhangsk che, sull’esempio della Crimea, hanno iniziato la loro lotta per l’indipendenza dal Governo ucraino già otto anni fa. Queste due Repubbliche la Russia le ha riconosciute prima indipendenti dallo Stato ucraino il 21 Febbraio e subito dopo ha inviato l’esercito con l’intento di “portare la pace” su un territorio conteso da anni e scenario, secondo Putin, di un vero e proprio genocidio avviato da parte dell’esercito ucraino contro la popolazione locale russofona.
LUNARFOLLIE Arruolato nella Guardia nazionale ucraina ed inviato a combattere nel Donbass è il “Reggimento Azov”, formato da volontari ed esponenti di estrema destra, alcuni dichiaratamente filonazisti. E’ anche per l’arruolamento nell’esercito ucraino di frange di estrema destra che Putin ha definito il governo di Kiev nazista; come ha detto lo stesso Presidente nel suo discorso del 24 Febbraio: “In Ucraina, i nazisti del regime di Kiev non perdonano e non lo faranno mai l’annessione della Crimea, una riunificazione dettata dalla libera scelta degli abitanti. Quindi si riverseranno sicuramente nella penisola, come avvenuto in Donbass, per uccidere persone indifese e innocenti, così come fecero anni fa le bande nazionaliste ucraine, complici del massacro di Hitler durante la Seconda Guerra Mondiale”. Certo, nelle parole di Putin trapela il tono propagandistico di chi vuole rovesciare la medaglia della verità dimostrando che l’accostamento a Hitler, a cui i media occidentali lo hanno più volte paragonato, calza più a Zelensky e al suo governo che a lui. Intanto, va precisato che il Presidente ucraino è ebreo, per cui l’accostamento al nazismo è quanto mai fuori luogo; è vero, però, che componenti di estrema destra circolano in Ucraina e che certe amicizie di Zelensky non mettono il Presidente ucraino in una posizione piacevole. Di fatto in Italia cosa sappiamo veramente sul passato del capo ucraino? E perché Putin lo definisce una marionetta nelle mani degli Stati Uniti? Su Putin e il suo ruolo di spia nel KGB, sulla sua ascesa al potere, sul suo legame con gli oligarchi e su tutto ciò che ri-
guarda il suo passato la stampa occidentale ha scritto moltissimo, basti pensare alla serie di Oliver Stone “Intervista a Putin” trasmessa più volte sulla RAI, La7, per citare solo uno dei tanti reportage sul Presidente Putin, ma su Zelensky, quanto è stato detto dallo scoppio di questa guerra? Del suo passato si cita solo la sua carriera da comico ed attore, forse perché nella popolare serie tv ucraina, Il servitore del Popolo, interpretava il ruolo di un insegnante che, disgustato dalla corruzione del proprio paese, diventava Presidente per cambiare le cose. A parte questo, però, inchieste giornalistiche serie su Zelensky se ne trovano poche ultimamente nella stampa occidentale. Eppure non molti anni fa giornali internazionali autorevoli, come il britannico The Guardian o l’americano The New Y ork Post tracciavano un profilo non così eroico dell’attuale capo ucraino. Era il 3 Ottobre 2021 quando The Guardian pubblicava i risultati dell’inchiesta giornalistica, conosciuta come “Pandora papers”, in cui si svelavano i paradisi fiscali di numerose personalità in vista nell’arena politica internazionale, e tra questi emergeva anche il nome di Zelensky. Secondo il giornale britannico, poco prima di entrare in carica, Zelensky avrebbe dichiarato al fisco solo una minima parte delle sue ricchezze, trasferendo il resto a dei presta nome, alla moglie Olena, e a diverse compagnie con sede nelle Isole vergini britanniche, nel Belize e a Cipro. Più che dell’evasione fiscale, vera o presunta del Capo di Stato ucraino, che si appoggiava anche alla compagnia russa Maltex Multicapital Corp con sede nelle Isole britanniche per gestire il proprio patrimonio, è più pertinente al conflitto in corso il suo legame con il miliardario Ihor Kolomojskij, proprietario dell’emittente televisiva che ha trasmesso la serie tv in cui recitava Zelensky e sostenitore della campagna elettorale del Presidente ucraino. Tra l’altro Kolomojskij, che gode di tripla cittadinanza ucraina, israeliana e cipriota, è anche il finanziatore del “Battaglione Azov” di cui si parlava prima. Kolomojskij, ritornato in Ucraina dopo la vittoria presidenziale di Zelensky, ha un gi-
Revealed: ‘anti-oligarch’ Ukrainian president’s offshore connections | Volodymyr Zelenskiy | The Guardian How One Ukrainian Billionaire Funded Hunter Biden, President Volodymyr Zelensky, And The Neo-Nazi Azov Battalion | The Wall Will Fall Hunter Biden brought VP Joe to dinner with shady business partners | Fox News
LUNARFOLLIE ro d’affari molto vasto e da una ricerca condotta dalla Fondazione George Soros e dal Dipartimento di Stato americano è emerso che l’oligarca sia dietro anche alla Compagnia energetica di Stato Ucraina Burisma. Senza entrare nel dettaglio, mi limito a dire che ex membro del CDA della compagnia di gas e petrolio ucraina era Hunter Biden, figlio dell’attuale Presidente degli Stai Uniti, Joe Biden. Credo di non sbagliarmi, quindi, ritenendo che l’appellativo di “marionetta nelle mani degli Americani”, usata da Putin per classificare Zelensky, derivi proprio da questi interessi dei Biden, senior e junior, nel gas e petrolio ucraino. D’altronde, di questi interessi la stampa americana ne parlava già prima dello scoppio della guerra attuale. Ad esempio, il New Y ork Post rivelava della cena tenutasi il 16 Aprile 2015 a Washington DC tra Joe BIden, suo figlio Hunter e una serie di uomini d’affari ucraini e non solo. Tra loro c’era Vadim Požarskij, membro di Burisma, i miliardari russi Elena Baturina ed il marito, ed anche l’ex sindaco di Mosca, Jurij Lužkov. Questa notizia veniva trasmessa anche su Fox News il 26 Maggio 2021. Sul coinvolgimento di Hunter Biden nella compagnia petrolifera ha indagato anche il giornalista, John Solomon che in Just the News riferiva inoltre di come gli americani avessero corrotto dei funzionari ucraini per far chiudere le indagini riguardanti il periodo in cui Hunter Biden lavorava per Burisma. D’altronde lo stesso Joe Biden si è vantato pubblicamente nel marzo 2016 di aver minacciato l’allora Presidente ucraino, Petro Poroshenko, di non dare in prestito all’Ucraina un miliardo di dollari se questi non avesse licenziato il pro-
5 all’Adnkronos Rino Rocchelli ed Elisa Signori, papà e mamma del fotoreporter- Andrea aveva scelto proprio questo punto di vista, la quotidianità dei civili, per raccontare l’Ucraina del 2014. Scattò nel febbraio immagini parlanti della cosiddetta "rivoluzione della dignità" di Maidan, vivendo giorno dopo giorno quella protesta pacifica con i cittadini di Kiev scesi in piazza, e tornò nel Donbass nel maggio a documentare la quotidianità stravolta degli abitanti di Sloviansk, colpevoli solo di voler vivere in pace mentre intorno a loro si scatenava una spietata guerra fratricida.
curatore generale che stava indagando sul figlio Hunter. Alla luce di tutti questi retroscena, che confermano ancora una volta come in una guerra non ci siano governi buoni e governi cattivi, ma solo governi più o meno buoni e governi più o meno cattivi, diventa difficile dare una risposta alla mia domanda iniziale: ma questa guerra non si poteva evitare? Probabilmente questa domanda continuerò a farmela per molto tempo. L’unica certezza resta il dramma dei profughi e delle vittime che cadono da entrambi i fronti. Muoiono gli ucraini, muoiono i russi e muoiono gli stranieri che si trovano lì. Noi italiani, infatti, abbiamo dimenticato troppo presto la morte del nostro connazionale, il giornalista Andrea Rocchelli, rimasto vittima dell’artiglieria ucraina mentre sparava indiscriminatamente anche sui civili. Il fotoreporter è morto nel 2014 mentre documentava nel suo fotoreportage “Bunker” le terribili condizioni in cui sono costretti a vivere i civili. Alla luce degli avvenimenti più recenti in Ucraina i genitori di Rocchelli hanno detto:
Le immagini di questi giorni ci richiamano alla mente le immagini di 8 anni fa, oggi come allora le prime vittime della guerra sono i civili, che soffrono lutti, privazioni, traumi, fuga - hanno raccontato
E allora, per concludere, mentre i potenti giocano alla guerra, mostrando i muscoli per vedere chi ce li ha più sviluppati ed usando i media per convincere l’opinione pubblica di tutto il mondo della correttezza delle proprie azioni, i civili da ambo le parti pagano il prezzo più alto, come ben mostra il fotoreportage di Rocchelli di cui vi propongo la copertina e l’articolo pubblicato su RAI News. Nella sua intervista risulta attuale allora come adesso l’appello di una rifugiata del Donbass, Ludmila, qui citata in italiano dal servizio della RAI. Il filo spinato, di cui parla Ludmila, come un ritornello della Storia rimanda alla divisione di un altro popolo, quello tedesco della cortina di ferro. Gli uomini, però, non imparano dal passato e come diceva Antonio Gramsci “La Storia è maestra, ma non ha scolari”. Quindi concludo, appunto, con le parole di Ludmila, attuali nel 2014 e ancor di più adesso nel 2022: “Vogliamo che ci vedano, siamo persone che vogliono la pace. Non siamo bestie. Non abbiamo bisogno di essere isolati da filo spinato". Prof.ssa Adele Di Ruocco
La versione più dettagliata di questi fatti si può leggere in italiano sul sito Ucraina, il conflitto di interessi di Joe Biden e del figlio Hunter (insideover.com) Sulla tragica fine del fotoreporter italiano e del suo interprete, Andrej Mironov, si può leggere l’articolo pubblicato su La Repubblica https://www.repubblica.it/cronaca/2021/01/28/news/ omicidio_rocchelli_un_errore_formale_dietro_l_assoluzione_del_soldato_ucraino-284698382/ https://www.iltempo.it/attualita/2022/03/08/news/ucraina-governo-di-zelensky-ha-mentito-omicidio-andrea-rocchellifotoreporter-ucciso-nel-donbass-2014-30743175/ https://www.rainews.it/archivio-rainews/articoli/ultimo-reportage-di-Rocchelli-storia-sulle-famiglie-costrette-anascondersi-nelle-cantine-2446fd87-11be-489e-821d-08f69a36449d.html
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L’intero fotoreportage di Rocchelli è visitabile sul sito di Cesura
https://www.cesura.it/projects/bunkers-2/ 24 Февраля 2022г. ОБРАЩЕНИЕ РОССИЯН "Соотечественники! Начавшаяся война России против Украины – это ПОЗОР. Это НАШ позор, но, к сожалению, нести ответственность за него придется еще и нашим детям, поколениям совсем юных и не родившихся еще россиян. Мы не хотим, чтобы наши дети жили в стране-агрессоре, чтобы они стыдились того, что их армия напала на соседнее независимое государство. Мы призываем всех граждан России сказать НЕТ этой войне. Мы не верим в то, что независимая Украина представляет угрозу России или любому другому государству Мы не верим в заявления Владимира Путина
о том, что украинский народ находится под властью “наци/// тов” и нуждается в том, чтобы его “освобождали”. Мы требуем прекратить эту войну!" 24 Febbraio 2022 Lettera aperta dei rappresentanti della cultura russa ai propri connazionali per farli aderire all’iniziativa # НЕТ ВОЙНЕ! (NO ALLA GUERRA!) “Connazionali! La guerra appena iniziata della Russia contro l’Ucraina è una VERGOGNA! É la NOSTRA vergogna. Purtroppo, la responsabilità di quanto sta accadendo ricadrà anche sui nostri figli e su generazioni di cittadini russi molto giovani che non sono ancora nati. Noi non vogliamo che i nostri figli crescano in un paese aggressore. Non vogliamo che i nostri figli si vergognino perchè l’esercito
russo ha invaso uno Stato confinante indipendente. Noi esortiamo tutti i cittadini russi a dire NO a questa guerra. Noi non crediamo che l’Ucraina indipendente rappresenti una minaccia per la Russia o per un qualsiasi altro Stato. Noi non crediamo a Vladimir Putin quando dice che il popolo ucraino si trova sotto il potere dei “nazisti” e per questo ha bisogno di essere salvato. Noi pretendiamo che si ponga fine a questa guerra!” Traduzione dal russo Prof.ssa Di Ruocco
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Il Lunardi è una scuola che ospita alunni di tante nazionalità, alcuni di loro hanno origini o nazionalità ucraine e russe. Queste sono le riflessioni di alcuni di loro sulla guerra in corso. Mi chiamo Alina, sono un’alunna russa arrivata in Italia con Intercultura ad Ottobre, e vorrei condividere con voi ciò che penso di quanto sta accadendo tra l’Ucraina ed il mio Paese. All'inizio della cosiddetta "operazione militare" nessuno in Russia immaginava che si sarebbe arrivati a tanto. Personalmente pensavo che i carri armati si sarebbero arrestati al confine perché l’obiettivo di Putin era solo quello di minacciare l'Ucraina e di intimidirla a non perseguire i propri obiettivi. Ma non appena è iniziata la guerra e gli spargimenti di sangue, mi sono spaventata sul serio. Non pensavo che noi, due popoli fratelli, saremmo arrivati ad ucciderci l'un l'altro e a dirci su internet cattiverie, gli ucraini sui russi e i russi sugli ucraini. È il governo ad aver dato il via al gioco della guerra, ma alla fine chi ne soffre sono i civili. Quando è iniziato tutto, seguivo gli avvenimenti con le lacrime agli occhi, chiamavo sia i miei genitori e amici in Russia che i miei amici in Ucraina. Quando i paesi della NATO hanno promesso di aiutare, ho tirato un sospiro di sollievo. Pensavo che tutto sarebbe andato bene e sarebbe finito presto. Invece no, la guerra continua e nessuno si impegna veramente affinché fini-
sca. Quando sento la notizia che i negoziati tra Russia e Ucraina riprendono, inizio a pregare per la pace. Nei giorni immediatamente successivi all’inizio della guerra odiavo il fatto di essere russa, per strada la gente aveva paura sentendomi parlare russo. Mi pentivo di essere nata in Russia, ma ora non più. Non mi vergogno della mia nazionalità. Si, è vero, sono russa, ma anche per me è importante che tutti vivano in pace e tranquillità. Nessuno merita di morire, nemmeno quelli che hanno iniziato tutto questo. Oggi, in Russia, come in tutto il mondo, ogni giorno ci sono proteste. Le persone scendono in strada, lottano per la giustizia e per la vita. Oggi, in Russia, sono detenute oltre 8000 persone semplicemente perché vogliono la pace, ma loro non hanno paura e continuano a lottare per le proprie idee. Sono orgogliosa di tutti loro. Per concludere, voglio ribadire ancora una volta che il popolo russo, proprio come voi italiani, non vuole la guerra. Non siamo noi il nemico. Se le autorità hanno iniziato la guerra, noi destituiremo le autorità e torneremo a vivere in pace… o almeno questo è quello che spero con tutto il cuore… Alina Ismakova, 3DL
Preferisco raccontare la mia storia anonimamente. Sono arrivata in Italia all'età di 8 anni. È stato un momento molto difficile della mia vita perché non conoscevo la lingua, non avevo amici, e, in generale, mi mancava molto l'Ucraina. Gli adulti mi ripetevano che sarebbe stato difficile solo i primi mesi, al massimo un anno, poi ci si «abitua», dicevano. Purtroppo, nonostante siano passati diversi anni, non mi sono ancora abituata. Fino ad ora sono rimasta molto legata all'Ucraina, ai miei amici ucraini, ai miei parenti e alla mia cultura. Ho passato tutti questi anni vivendo semplicemente in attesa del momento in cui potrò fare le valigie e andarmene nella mia piccola città a ovest dell'Ucraina. È l'unico posto dove posso davvero rilassarmi e sentirmi a casa. Quest'estate ho capito che voglio vivere in Ucraina, i miei genitori mi hanno sostenuto e mi hanno comprato un appartamento in una delle grandi città del paese. Tutto quello che dovevo fare era finire la scuola in Italia e ristrutturare il mio appartamento, dopo finalmente i miei sogni si sarebbero avverati ed io sarei potuta tornare a casa. Adesso vedo i miei progetti infrangersi sotto i razzi e le bombe. Vedo come i russi uccidono il mio popolo chiamando tutto questo «liberazione» dai “Banderovcy” (cioè dei seguaci di Bandera, coloro che vogliono l'Ucraina indipendente). Molto spesso per mail ricevo frasi come «Vi è proibito parlare russo», «i Banderovcy mangiano i bambini che parlano in russo» e «Vi stiamo salvando». Finora non ho ancora capito che cosa significhi per loro questo «salvataggio». Radere al suolo le case? Uccidere i bambini? Mandare i carri armati contro i civili? Al momento in Russia è vietato chiamare le azioni dell'esercito russo sul territorio dell'Ucraina «guerra», le chiamano
8 «operazione militare speciale». Se scendi nella piazza di una qualsiasi città russa per protestare contro la guerra, ti arrestano. Se non sei d'accordo con il governo, ti arrestano. Se rifiuti di partecipare a un'operazione militare speciale, ti uccidono. Ho molti amici russi con i quali abbiamo deciso di non confrontarci sul tema della politica per evitare conflitti e preservare la nostra amicizia. Io cerco di non prestare attenzione a ciò che l'esercito russo sta facendo alla mia patria e rispetto tutti i russi, perché non ci sono nazioni cattive, solo persone cattive. Molto spesso i russi non capiscono nemmeno perché il mondo intero, e specialmente gli ucraini, li odiano così tanto. Non auguro a nessuno di passare quello che sto passando io in questo momento. Le mia amiche mi sostengono poco, ma non le biasimo, hanno altre cose di cui preoccuparsi nella vita. A scuola, nei primi giorni della guerra, ho iniziato a piangere, le lacrime mi scendevano giù dagli occhi quando vedevo come lanciavano razzi e bombe sulle città dove vivevano i civili. Ogni giorno scrivo ai miei amici che sono andati a combattere e non chiedo loro come stanno, ma solo se sono ancora vivi. I miei nonni si sono rifiutati di la-
LUNARFOLLIE sciare l'Ucraina, dicendo che non volevano abbandonare le loro case. Ogni giorno telefoniamo e chiediamo loro se sono stati colpiti dalle bombe. Non avrei mai pensato di dover passare tutto questo. Sogno con tutto il cuore di tornare in un'Ucraina libera e di vivere lì con la mia famiglia. L'unica cosa di cui sono certa al cento per cento è che il popolo ucraino non perdonerà mai i russi per quello che hanno fatto a noi, ai nostri figli e al nostro Paese. Traduzione dal russo di Irene Reboldi ed Edoardo Arici di 4DL
Mi chiamo Viviana e sono un'alunna del quinto anno. Oggi mi trovo qui a scrivere ciò che non avrei mai pensato di fare, perché come molti ragazzi del Lunardi provengo da una famiglia multiculturale. Infatti, mio padre è italiano, mia mamma è russa e ho parenti sia in Russia che Ucraina. Nessuno di noi, nemmeno mia
madre, credeva che due popoli, una volta fratelli, potessero odiarsi e farsi la guerra. A prescindere dal singolo caso, però, credo che in generale le guerre partano sempre da chi in un conflitto non ci metterà mai piede. Mentre i potenti restano seduti nelle loro comode poltrone di palazzo, è la gente comune che poi scende in campo a combattere una guerra che i civili di ambo le parti non hanno mai voluto. Sono loro, il popolo, a pagare il prezzo più alto. Ciò che sta accadendo non è giusto, perché nessuno, a parte i governi, ha colpa. Eppure, malgrado più volte si ripeta anche nei media, che il popolo russo non c’entri con l’invasione dell’Ucraina, i cittadini russi all'estero si sentono discriminati o giudicati, considerati dei fomentatori della guerra. In Germania, ad esempio, nell'Alexandrowka, un quartiere storico di Potsdam, abitato sin dal XIX secolo da russi, la popolazione russofona sta subendo da parte di cittadini tedeschi violenze sia verbali che fisiche. I bambini di discendenza russa vengono bullizzati solo per le loro origini, mentre gli adulti vengono insultati e derisi, se non peggio ancora, aggrediti, le auto con targa russa sono vandalizzate e la popolazione, nonostante viva in Germania da più di 200 anni, è discriminata. Ma questo non succede solo qui…. Ovunque si sta diffondendo l’odio per tutti i cittadini russi, e non per fare la drammatica, ma non mi sorprenderei se giorno trovassi davanti alla mia porta una persona armata. Anche io, sebbene viva in Italia e abbia la cittadinanza italiana, a volte mi sento discriminata e giudicata per le mie origini. Spesso scherzando si dicono cose che agli altri possono sembrare sciocchezze, ma per quanto mi riguarda mi colpiscono nel profondo e mi feriscono. Anche se non dico nulla e non rispondo, dentro di me sento qualcosa che non va, ma
LUNARFOLLIE qualcun altro, più sensibile, potrebbe reagire in modo preoccupante. La guerra tra Russia e Ucraina dura già da otto anni, ma nessuno in Occidente se n'è mai interessato. E allora mi chiedo, perché proprio adesso questo conflitto ha suscitato tanto interesse? Perché si sta arrivando ad odiare il popolo russo? Fino a gesti estremi come proporre di togliere alla Bicocca il corso su Dostoevskij? Oppure proporre di togliere l'insegnamento della lingua russa dalle scuole? Al contrario, penso che mai come ora sia necessario conoscere meglio "il nemico" per poterlo sconfiggere, tutto questo senza creare un nuovo conflitto, perché come ci ha insegnato la storia e come tutt’ora stiamo vivendo sulla nostra pelle, la guerra porta solo disastri e sventure. Nessuno e sottolineo NESSUNO si merita di vivere una situazione del genere, perché, come ho già ribadito prima, chi ci rimette è la povera gente, non sono mai i grandi che scendono sul terreno di guerra. La cosa che mi fa più arrabbiare e cadere nello sconforto è che ora si sta parlando solamente della guerra in Ucraina (non voglio togliere assolutamente nulla all’Ucraina, anch'io non sono per niente d’accordo con quanto sta accadendo), lasciando al loro destino tutti gli altri conflitti presenti nel mondo, come quello in Libia o in Afghanistan... Quest’atteggiamento mette molta tristezza non solo per le guerre in sé, ma per tutte le persone che combattono senza sapere se domani potranno vivere in un mondo sereno e felice. Tutto il mondo vuole la pace, nessuno vuole la guerra. Mai nella vita mi sarei aspettata di assistere a un disastro del genere, ma purtroppo ciò che stiamo vivendo è la realtà. Io credo nella pace, e spero con tutto il cuore che la guerra cessi di esistere. Viviana Fontana, 5AT
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Mi chiamo Kateryna e sono ucraina. Sono nata a Kiev e ho vissuto la maggior parte della mia vita lì. Quando vivevo ancora in Ucraina avevo una vita piena ed interessante ed ero circondata da persone a me care. I miei genitori e parenti mi volevano un mondo di bene, avevo molti amici, conoscenti e molti hobby. Ero una bambina normale, ma con dei gravi problemi di salute... All'età di 12 anni le mie condizioni di salute sono peggiorate notevolmente e, poiché avevo bisogno di prendere un farmaco specifico per la mia malattia che pochissimi paesi, tra cui l’Italia, producono, mi sono trasferita con i miei genitori qui. All’inizio speravamo di poter tornare a casa, in Ucraina, in tempi abbastanza brevi, ma purtroppo la mia dipendenza da questo farmaco per me vitale non ce lo ha permesso. Non posso descrivere quanto brusco sia stato il cambiamento e quanto sia stato difficile per la mia famiglia adattarsi al nuovo ambiente, a persone nuove, ad abitudini nuove e in generale ad una cultura nuova. Tutta la nostra vita era rimasta in Ucraina: il lavoro dei miei genitori, la mia scuola, i nostri famigliari e amici, la nostra casa. Qui abbiamo dovuto ricominciare letteralmente da capo. Io, e anche i miei genitori, abbiamo sempre provato una forte nostalgia per la nostra patria e per la nostra vita passata. Cercavamo sempre di avere una visione ottimistica e perciò speravamo di poter tornare in Ucraina in futuro. E
io intanto vivevo con questa speranza nel cuore, con la speranza di potermi riunire con i miei familiari e amici e di poter vivere come prima. La mattina del 24 febbraio mi sono svegliata e in automatico avevo preso il telefono in
mano… Ero rimasta paralizzata dal messaggio che mi aveva scritto un mio amico... Subito ho cominciato a cercare informazioni su Internet sperando che avesse interpretato male la notizia, oppure che questa fosse sbagliata o falsa. Mi tremavano le mani e facevo fatica a scrivere sulla tastiera, gli occhi cominciavano a riempirsi di lacrime... Ho sentito la mia speranza svanire. Ho schiacciato il tasto "cerca" e ciò che ho visto mi ha agghiacciato il cuore... il mio amico aveva ragione... di notte la Russia aveva dichiarato guerra all'Ucraina... all'Ucraina! Al mio paese, alla mia patria, alla mia casa... Mi mancano le parole per descrivere ciò che ho provato in quel momento... Mi sentivo in un mondo parallelo, tutto mi sembrava irreale. Ho pensato subito ai miei parenti. Tutti vivono lì: i genitori di mamma, di papà, i miei zii e cugini, il mio fidanzato, gli amici, gli ex compagni di classe... Abbiamo immediatamente chiamato alcuni di loro. Per fortuna stavano bene ed ho tirato un sospiro di sollievo. Ci hanno brevemente descritto la situazione in città: code nei supermercati e nelle farmacie, Kiev paralizzata, tutti cercavano di andare via... A scuola mi chiedevano come stessero i miei parenti e come stessi io... Facevo fatica a rispondere, sentivo la mia voce tremare. Non riuscivo ancora a realizzare che era tutto vero… Piangevo per paura di ciò che avveniva e di ciò che poteva avvenire. Piangevo per l'impotenza che
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LUNARFOLLIE
provavo. Piangevo perché non potevo essere vicina alle persone che amavo e dar loro supporto. Fa paura quello che sta succedendo, perciò ora ogni giorno facciamo una specie di appello ai nostri familiari e se qualcuno esita a rispondere al messaggio o alla chiamata io vado subito in ansia... Voglio sperare solo nel meglio, ma alla mia mente si affacciano solo gli scenari più tragici… Ho scritto alle mie amiche, molte sono nei rifugi, alcune nascoste nella metro dove restano anche per la notte. Molte famiglie si sono divise; i genitori mandano i loro figli all'estero o nelle altre città, mentre loro rimangono in Ucraina. Tutto questo mi lacera il cuore... Non pensavo potesse mai succedere un cosa del genere. Ciò che sta accadendo nel mio paese è terribile, mostruoso, disumano... Muoiono molti civili, bambini, persone innocenti... Io ed i miei genitori siamo molto preoccupati per la situazione e soprattutto per i nostri parenti e amici... Quello che viviamo ora è una continua preoccupazione e angoscia. L'unico nostro desiderio adesso è che la guerra finisca e che non ci siano altra vittime. Kateryna Rychkova, 4DL
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MESSAGGI DI PACE
“La storia dell'umanità è piena di prove che la violenza fisica non contribuisce al rialzamento morale e che le cattive inclinazioni dell'uomo non possono essere corrette che dall'amore; che il male non può sparire che per mezzo del bene; che non si deve fare assegnamento sulla forza del proprio braccio per difendersi dal male; che la vera forza dell'uomo è nella bontà, la pazienza e la carità; che solo i pacifici erediteranno la terra e che coloro i quali di spada avran ferito di spada periranno”. “Perché non vi siano né l'oppressione del popolo né le inutili guerre, e perché nessuno s'indigni più contro coloro che sembrano essere i colpevoli di tutto ciò, occorrerebbe in realtà ben poco, e precisamente e unicamente che gli uomini capiscano come stanno veramente le cose, e le chiamino con il loro nome; e sappiano che un esercito è uno strumento d'omicidio e che il costruire e comandare un esercito – ovverosia ciò di cui si occupano con tanta disinvoltura i re, gli imperatori, i presidenti –
è soltanto una preparazione all'omicidio. Basterebbe che ogni re, imperatore, o presidente comprendesse che i suoi doveri di comandante in capo delle forze armate, non sono affatto un incarico onorevole e importante come gli fan credere i suoi adulatori, bensì un malvagio e vergognoso prepararsi all'omicidio; e che ogni privato cittadino comprendesse che il pagamento delle tasse, con le quali si arruolano e si armano i soldati, e a maggior ragione il prestar servizio militare, non sono affatto azioni senza importanza, bensì azioni malvagie e vergognose, e costituiscono non soltanto una connivenza ma una vera e propria complicità ad un omicidio – e subito si vanificherebbe da sé tutto quel potere degli imperatori, dei presidenti e dei re che tanto ci indigna”. Lev Tolstoj, Guerra e Pace “La guerra non è una cortesia, ma la cosa più disgustosa della vita, e questo bisogna capirlo e non fare la guerra”. Andrey Volkonsky
“Ciò che sostiene l’attuale sistema sociale è l’egoismo degli uomini che vendono la propria libertà e il proprio onore per i loro piccoli vantaggi personali”, scrive Tolstoj in un saggio del 1900, Non uccidere, ispirato dall’assassinio di Umberto I ad opera di Gaetano Bresci. “Non occorre assassinare gli Alessandri, i Carnot e gli Umberti e gli altri, ma occorre spiegar loro che sono essi stessi degli assassini, e occorre soprattutto non permettere loro di assassinare altra gente, rifiutarsi di assassinare su loro comando. Se gli uomini non agiscono ancora a questo modo, ciò si deve unicamente a quell’ipnosi in cui
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LUNARFOLLIE
li tengono tanto accuratamente i loro governi, spinti a ciò da un istinto di autoconservazione”. “Abbassa il fucile, rifiuta di sparare”. Lev Tolstoj, Non uccidere Con il Promemoria di un soldato, Tolstoj invita all’obiezione di coscienza: “Ti hanno sempre fatto credere che tu non sei responsabile di quello che può avvenire in conseguenza del tuo sparo. Ma tu sai che quella persona che cadrà dopo il tuo sparo, inondandosi di sangue, sarà stata uccisa da te e da nessun altro, e sai che potresti non sparare, e che allora quella persona non verrebbe uccisa”. “Fa spavento il punto fino al quale può spingersi la libertà di spirito del russo, fino a che livello può arrivare la sua forza di volontà! Nessuno mai si è così allontanato dalla sua terra natale, come a volte ha dovuto fare lui, e nessuno ha tanto decisamente voltato lo sguardo da un’altra parte, pur di seguire i suoi convincimenti!” Feder Dostoevskij, Diario di uno scrittore. La cosa principale è non mentire a te stesso. Chi mente a se stesso e ascolta le proprie bugie arriva a un punto tale che non distingue alcuna verità né in se stesso né intorno a lui” (L'anziano Zosima a Fëdor Pavlovich Karamazov). Feder Dostoevskij, Fratelli Karamazov Bisogna rieducare questa generazione per renderla degna della libertà. Feder Dostoevskij, I Demoni Per me è molto più piacevole Guardare le stelle Che firmare una condanna a morte. Per me è molto più piacevole Ascoltare la voce dei fiori, Che sussurrano «È lui» Chinando la testolina, Quando attraverso il giardino, Che vedere gli scuri fucili della guardia Uccidere quelli
Che vogliono uccidere me. Ecco perché io non sarò mai, E poi mai, un Governante Velimir Chlebnikov, Rifiuto Qualcuno pagherà mai per il sangue? No. Nessuno. Semplicemente, si scioglierà la neve, spunterà l’erba verde d’Ucraina, avvinghierà la terra…Verranno alle luce rigogliosi germogli… tremolerà la canicola sui campi, e il sangue non lascerà traccia alcuna. È a buon mercato il sangue sui campi scarlatti, e nessuno pagherà per riscattarlo. Nessuno. Tutto passerà. Le sofferenze, i tormenti, il sangue, la fame e la pestilenza. La spada sparirà, e invece le stelle rimarranno, quando
anche le ombre dei nostri corpi e delle nostre azioni più non saranno sulla terra. Le stelle rimarranno allo stesso modo immutabili, allo stesso modo scintillanti e meravigliose. Non esiste uomo sulla terra che non lo sappia. Perché allora non vogliamo la pace? Perché non vogliamo rivolgere il nostro sguardo alle stelle? Perché? Michail Bulgakov, Guardia bianca Le ombre si ottengono da oggetti e persone. Ecco l'ombra della mia spada. Ma ci sono ombre dagli alberi e dagli esseri viventi. Non vuoi strappare via
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13 sa, alta parola russa. Ti recheremo pura e libera e ti daremo ai nipoti, ti salveremo dai ceppi per sempre! Anna Achmatova
l'intero globo, spazzando via da esso tutti gli alberi e tutti gli esseri viventi a causa della tua fantasia di goderti la luce nuda? (Woland) Qualsiasi potere è violenza contro le persone. Verrà il tempo in cui non ci sarà alcun potere di Cesari o qualsiasi altro potere. L'uomo passerà nel regno della verità e della giustizia, dove non sarà affatto necessario alcun potere. Michail Bulgakov, Il Maestro e Margherita Anna Akhmatova non sostenne mai il regime comunista, che come una macina stritolò senza pietà il suo destino: suo marito, il poeta Nikolaj Gumiljóv (1886 -1921), venne arrestato e giustiziato, suo figlio fu esiliato in Siberia per le opinioni antisovietiche, e le sue poesie non vennero autorizzate dalla censura. Eppure sapeva che le persone avevano bisogno di sostegno morale nella lotta contro il fascismo. La sua poesia “Coraggio”, scritta nel 1942, quando era sfollata a Tashkent (allora capitale della Repubblica Socialista Sovietica Uzbeka), era incentrata sulla lotta della nazione per la libertà e la pace. Coraggio Sappiamo ciò che sta oggi sulla bilancia, ciò che oggi si compie. Sul nostro orologio suonò l'ora del coraggio, e il coraggio non ci abbandonerà. Non ci spaventa cadere sotto il piombo, non ci duole restare senza tetto, ma noi ti salveremo, favella rus-
No, non sotto un cielo straniero, non al riparo di ali straniere: io ero allora col mio popolo, là dove, per sventura, il mio popolo era Anna Achmatova, Epigrafe a Requiem
“Da ogni terra si levi un’unica voce: no alla guerra, no alla violenza, sì al dialogo, sì alla pace! Con la guerra sempre si perde. L’unico modo di vincere una guerra è non farla.” Discorso pronunciato da Papa Francesco durante l'Angelus in Piazza San Pietro, 09/08/2015 “La violenza è l'ultimo rifugio dell'incompetente.” Isaac Asimov
Riferendosi al tipo di mentalità incarnata da Germann, protagonista del suo Pikovaja Dama, scrive nell’ Evgenij Onegin: “Noi consideriamo tutti gli altri alla stregua di zeri, e sé stessi unità. Noi tutti ci sentiamo dei Napoleoni e i milioni di bestie bipedi sono per noi solo strumento per i nostri fini”. Aleksandr Sergeevič Puškin, Evgenij Onegin
“Cerchiamo di vivere in pace, qualunque sia la nostra origine, la nostra fede, il colore della nostra pelle, la nostra lingua e le nostre tradizioni. Impariamo a tollerare e ad apprezzare le differenze. Rigettiamo con forza ogni forma di violenza, di sopraffazione, la peggiore delle quali è la guerra.”
Ci sono cose da fare ogni giorno: lavarsi, studiare, giocare, preparare la tavola a mezzogiorno. Ci sono cose da fare di notte: chiudere gli occhi, dormire, avere sogni da sognare, e orecchie per non sentire. Ci sono cose da non fare mai, né di giorno né di notte, né per mare né per terra: per esempio, la guerra. Gianni Rodari, La Pace
Margherita Hack
Selezione dei testi a cura della prof.ssa Laura Angelini
“Se ti sedessi su una nuvola non vedresti la linea di confine tra una nazione e l'altra, né la linea di divisione tra una fattoria e l'altra. Peccato che tu non possa sedere su una nuvola.” Khalil Gibran “In pace i figli seppelliscono i padri, mentre in guerra sono i padri a seppellire i figli.” Erodoto “Pace, se lo dici e lo ripeti, magari poi si avvera.” Mario Rigoni Stern
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LUNARFOLLIE
La Giornata dei Giusti 2022 commemorazione aree verdi e iniziarono a nascere Parchi di Giusti in tutta Europa, tra i quali uno a Brescia, a Parco Tarello appunto. In esso è ricordato anche Astolfo Lunardi, partigiano che venne arrestato e condannato a morte il 5 febbraio 1944 insieme all’amico ventiquattrenne Ermanno Margheriti. Lunardi cercò di addossarsi tutte le responsabilità per salvare il Il giorno 7 Marzo 2022 un
aiutare altri. L’idea di ricono-
giovane amico, ma i suoi
gruppo di studenti del nostro
scere le buone azioni e le per-
sforzi furono vani. Entrambi
istituto ha avuto l’occasione
sone da cui vennero compiute
vennero fucilati il 6 febbraio
di partecipare alla celebrazio-
nacque a Gerusalemme nel
1944 presso il Poligono di
ne della Giornata dei Giusti
1962. Infatti, qui fu inaugurato
Brescia. Non solo Lunardi,
2022 presso il Parco Tarello.
il primo “Giardino dei Giusti”
però, è ricordato in questo
In questa sede, tre “eroi” della
a Yad Vashem, per commemo-
giardino, ma anche Raphael
storia bresciana sono stati ce-
rare coloro che aiutarono gli
Lemkin, Teresio Olivelli e
lebrati: Oreste Ghidelli, Ma-
ebrei durante la Seconda Guer-
molti altri che hanno lasciato
dre Angela Dusi e Paolo de
ra Mondiale, rischiando la pro-
il segno con le loro azioni di
Benedetti. Le storie delle loro
pria
amore.
vite sono state amorevolmen-
nacque l’idea di am-
te raccontate da persone che
pliare il concetto di
hanno avuto la fortuna di in-
Giusto ad altri ambiti
contrarli e di rimanere amma-
oltre la persecuzione
liati dalla potenza della loro
ebraica
bontà. Proprio per questo mo-
venne
tivo rientrano nella categoria
Giornata Europea dei
dei “Giusti”, un titolo di im-
Giusti il giorno 6
portanza europea che include
Marzo a partire dal
tutti coloro che si sono battuti
2012. Quindi, furono
a rischio della propria vita per
scelti come luoghi di
vita.
e,
Successivamente,
inoltre,
istituita
la
LUNARFOLLIE
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Appunto nella giornata del 7
hanno svolto un ruolo centrale
me prigioniero politico. Il
Marzo ne sono stati aggiunti
nell'offrire rifugio, riparo e
suo nome diventa un numero:
tre. Il primo, Paolo de Bene-
conforto a perseguitati politici,
il 43652. Ghidelli, dopo esse-
detti (1927-2016), teologo,
partigiani ed ebrei. Queste
re stato condotto a Zwickau,
biblista, professore universi-
donne hanno messo a rischio
morì durante un trasferimen-
tario; è stato un uomo di
la propria vita ospitando nel
to: l'uomo e quindici compa-
grande apertura intellettuale e
convento coloro che erano
gni, accusati di non tenere il
di profonda spiritualità. Pro-
considerati “nemici dello Sta-
passo degli altri prigionieri
pugnatore della fragilità della
to”. Tra i molti 'tratti in salvo',
durante la marcia, vengono
stessa trascendenza è appro-
spiccano i nomi di quattro so-
giustiziati il primo aprile
dato, nelle sue esemplari ri-
relline ebree, Berta, Elena, Mi-
1945. Questa storia toccante
flessioni sulla Shoah, alla
na e Goldy Silbermann, che
viene raccontata dalla proni-
formulazione di una teologia
vennero tenute nascoste per ol-
pote, madre di una delle no-
estesa a tutte le creature.
tre sette mesi nel convento. Per
stre studentesse del Lunardi.
'Custode' della sinagoga della
non dire della professoressa
Da questa grande giornata,
sua città natale, egli è stato
ebrea Maria Pia Sartori Tre-
racchiusa brevemente in un
protagonista instancabile del
ves, che vi rimase per un anno
articolo, dobbiamo cercare di
dialogo ebraico-cristiano.
e mezzo. Far del bene al pros-
cogliere l’importanza di lot-
simo fu la loro regola di vita.
tare per la pace, per il bene e
questa giornata sono state an-
Infine, ultimo ma non per im-
per l’amore. La vita di queste
che Madre Angela Dusi e le
portanza, è stato onorato Ore-
persone, di questi Giusti, può
Suore Orsoline, le quali
ste Ghidelli (1913 -1945),
e deve essere considerata
membro del CLN di
spunto per tutti noi giovani, e
Brescia, il quale mi-
non solo. Al giorno d’oggi,
se in salvo nel 1943
in cui sembrano avanzare
oltre trenta prigio-
guerra e rabbia, è fondamen-
nieri favorendone la
tale apprendere da queste
fuga
persone che sono riuscite a
Protagoniste
indiscusse
di
in
Svizzera.
Nell'ottobre
1944
rispondere all’odio con l’a-
venne arrestato dalle
more e che si sono sacrificate
SS, tradotto nel car-
per la pace e per il bene al-
cere di San Vittore
trui. Agire per amore non è
per poi essere trasfe-
mai un segno di debolezza,
rito prima a Bolzano
ma solo di grande forza d’a-
e, successivamente,
nimo!
a Flossenbürg dove viene etichettato co-
Sara Faustini 4^CL
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LUNARFOLLIE
UN TRENO PER AUSCHWITZ 2022/23 “ Non era Hurbinek il solo bambino” La lezione Universale di Primo Levi partecipanti verranno forniti strumenti, libri, narrazioni per potersi documentare al meglio e comprendere quello che è accaduto in quel periodo. Affer ma Lorena: “è un approccio aperto alla storia dell’infanzia di quel periodo: “Hurbinek”, infatti, è il bimbo descritto da Primo Levi, nella “Tregua” prima e nei “Sommersi e Salvati”, poi. In seguito sono Giovedì 24 marzo presso il
Il seminario è stato introdotto
stati presentati materiali utili
Centro Paolo VI a Brescia si è
da Lorena Pasquini, organizza-
ai docenti per un lavoro e una
tenuto il seminario “Guardare
trice da ben 14 edizioni del
rielaborazione successiva.
non è salvare. Rappresenta-
progetto/viaggio. È stata lei a
La seconda parte del labora-
zioni e uso didattico nella
spiegare le motivazioni di un
torio, invece, è stata tenuta
narrazione della Shoah dei
tema così forte, sensibile e di-
dalla docente F. Sossi dell’U-
bambini”, per i docenti parte-
verso da quelli affrontati nei
niversità di Bergamo che ha
cipanti al progetto Un treno
viaggi precedenti. Si tratta di
ampiamente illustrato la si-
per Auschwitz.
un percorso che richiede co-
tuazione dei figli degli ebrei
Da sottolineare che questa at-
raggio, non va affrontato alla
o dei tedeschi, ricollegandosi
tività rientra nell’ambito del
leggera, ma come sempre ai
al discorso iniziale con im-
progetto di EDUCAZIONE ALLA CITTADINANZA, si
svolge ogni due anni (in alternanza con “Un treno per l’Europa”) e la preparazione, emotivamente molto intensa, coinvolge sia docenti che studenti, soprattutto negli ultimi due mesi prima della partenza, solitamente in novembre.
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magini significative, stralci di
me, cognome e classe di ap-
questo viaggio con grande
film più o meno noti al fine di
partenenza. (il progetto è rivol-
soddisfazione. La nostra cit-
analizzare nel dettaglio i senti-
to alle classe terze e quarte).
tà, infatti, ha sempre messo
menti provati e le scelte com-
Seguirà a breve una circolare
in rilievo, anche dal punto di
piute dalle parti coinvolte.
per un incontro informale a fi-
vista mediatico, questa pre-
ne aprile. In questa occasione
gevole iniziativa. Dopo l’in-
Chi fosse interessato ad ade-
verranno fornite informazioni
terruzione dovuta alla pande-
rire al progetto per l’anno
di carattere generale sulle fina-
mia, il progetto ora riparte
prossimo e, quindi, a par te-
lità del progetto, i tempi di at-
sperando che le situazioni
cipare a uno o due laboratori
tuazione, i costi e gli impegni
storiche attuali non ci impe-
che si terranno in Istituto ve-
richiesti.
discano di riprendere quel
nerdi’ 13 maggio 2022 dovrà
Molti alunni conoscono già
treno……. Ora abbiamo vo-
contattare le insegnanti Ele-
compagni o conoscenti, anche
glia di tornare a viaggiare
na Gaggia e Rosanna Caval-
di altri Istituti di Brescia o pro-
tutti insieme!!!
li, inviando un’email con no-
vincia, che hanno partecipato a
Prof.ssa Elena Gaggia
Gruppo di lettura dei docenti 16 maggio
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LUNARFOLLIE
PREMIO DELTA: L’A.GE LUNARDI PREMIA GLI STUDENTI MERITEVOLI Un sabato di metà marzo. È fi-
conto che molto spesso, nono-
primo e del secondo periodo e
nalmente arrivato il giorno in cui
stante si cerchi in tutti i modi di
confrontate tra loro. Questo per-
l’A.Ge Lunardi premia i ragazzi
pubblicizzarla, questa iniziativa è
mette di creare una classifica
vincitori del Premio Delta, 20
per i più sconosciuta nonostante
basata sul miglioramento delle
studenti che lo scorso anno sco-
tutti gli studenti dalla prima alla
prestazioni scolastiche di ogni
lastico sono riusciti a migliora-
quarta vi partecipino automatica-
studente dal primo al secondo
re i loro risultati tra il primo e
mente ogni anno semplicemente
periodo. I primi 5 classificati di
il secondo periodo scolastico. È
in virtù del fatto di frequentare il
ogni anno (delle prime, secon-
sempre un’emozione per la no-
Lunardi. Per cercare di farla bre-
de, ecc) vengono premiati. È
stra Associazione portare a ter-
ve il “Premio Best Delta Student”
comunque bene specificare che
mine un progetto, soprattutto
è presente al Lunardi per iniziati-
per accedere alla classifica è
quando si tratta di un progetto
va
cioè
necessario essere promossi a
che vede collaborare diverse
dell’Associazione Genitori Lu-
giugno e che il voto di condot-
componenti della scuola. Perciò
nardi (che, forse non molti lo san-
ta non deve essere inferiore a
siamo ancora più soddisfatti di
no, è attiva al Lunardi da moltis-
8. E le quinte? Loro nulla? In
vedere il risultato.
simi anni). Tutti gli studenti dalla
verità ci piacerebbe poter pre-
Ma cosa è in pratica questo Pre-
prima alla quarta partecipano di
miare anche loro, ma l’Esame di
mio Delta o per meglio dire
default all’iniziativa. Per classi
Stato li pone in una condizione
“Premio Best Delta Student”?
parallele
indipendentemente
di partenza completamente di-
Forse è meglio dare qualche in-
dall’indirizzo di studi vengono
versa dagli altri studenti, per
dicazione perché ci siamo resi
estrapolate le medie alla fine del
non dire che sarebbe impossibi-
dell’A.Ge
Lunardi,
LUNARFOLLIE
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Studenti premiati per l’ a.s.20/21 CLASSI PRIME STUDENTE
CLASSE
le rintracciarli dopo l’e-
Auditorium, spuntano uno dopo
same……
l’altro dalla porta, ignari di quello
Altre
curiosità?
Ad
che in effetti li aspetta e forse an-
esempio, spesso ci vie-
che un po’ curiosi.
ZEMMALI MIRIAM
1A LIC
ne chiesto se si tratta di
Una breve introduzione alle moti-
SANTAMATO MARTA
1C AFM
un premio che riguarda
vazioni della premiazione, che si
ANTONELLI BEATRICE
1A LIC
solo gli studenti più
riferisce ai risultati dell’anno sco-
“bravi”, per intenderci
lastico 2020/2021, e poi via rapi-
FOSSATI VLADIMIR
1B TUR
quelli che riescono a
di a premiare perché l’intervallo
GERVASI SARA
1B AFM
raggiungere delle medie
dura poco. Uno dopo l’altro i ra-
stratosferiche. La rispo-
gazzi ricevono il loro premio dal-
sta a questa domanda è
le
ovviamente
Il
dell’A.Ge Monia Gregori. Que-
“Premio Best Delta Stu-
st’anno il Direttivo A.Ge ha scel-
CLASSI SECONDE STUDENTE
CLASSE
NO.
mani
della
Presidente
D'ANGELO LINDA
2A TUR
dent” nasce appunto per
to degli A pple A irpods sperando
CISSE FATOU
2A TUR
premiare non solo le
che si rivelino graditi. Era stato
GJONI REBECCA
2D AFM
capacità, ma soprat-
deliberato anche un premio in de-
tutto lo sforzo di mi-
naro, una sorta di piccola borsa di
ISOPO MARIA
2D AFM
gliorarsi anche da 6 a
studio che sarebbe stata conse-
DONATI MARTA
2A LIC
6,2 (sperando che nes-
gnata in aggiunta al premio co-
suno riesca a fare me-
mune ai ragazzi premiati i cui ge-
glio di te anche se in
nitori fossero iscritti all’Associa-
questo caso mi sembra
zione. Ci avrebbe fatto molto pia-
un po’ difficile….) per-
cere poter consegnare questo im-
CLASSI TERZE STUDENTE
CLASSE
ADBAYA THOMAS
3A AFM
ché l’importante è l’im-
porto (come già accaduto in pas-
MEDEGHINI GIULIA
3B RIM
pegno
a migliorarsi
sato) a qualcuno di questi studen-
REBUSCHI ALICE
3B LIC
senza concentrarsi sul
ti, ma purtroppo nessuno di loro
voto (che spesso non
aveva in dotazione un genitore
FERNANDO MIHINDUKUL
3B AFM
rappresenta
fatica
associato A.Ge. Un vero peccato,
WADUGE MINALI SANJANA
3B AFM
dello studente), lo sfor-
perché si sarebbe trattato di una
HUANG SIMONA
3C TUR
zo che serve per rag-
cifra di buon livello.
giungere l’obiettivo.
Le iscrizioni A.Ge per i genitori
Ma veniamo alla gior-
rimangono tuttora aperte per
nata delle premiazioni,
chi volesse iscriversi. Manca
lo scorso 12 marzo. I
poco al termine dell’anno scola-
premiati, convocati “a
stico e ci sono ancora tutte le pre-
CLASSI QUARTE STUDENTE
CLASSE
la
ALBERTI RACHELE
4E LIC
sorpresa” tramite inter-
messe per raggiungere il risultato:
ZUCCHINI LUCA
4C RIM,
fono (che finalmente
essere tra i 20 premiati del prossi-
BITIHENE JENNIFER
4C RIM
pare
mo anno.
ROVETTA ALYSSA NADIA
4E LIC
MAZZOTTI ALICE
4E LIC
funzionare)
per
orario di intervallo in
A.GE Lunardi
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LUNARFOLLIE
LA DANZA ALL’INTERNO DEL CARCERE Il 24 marzo noi ragazzi della 4CL abbiamo avuto il piacere di conoscere, nell’ambito del Percorso di Cittadinanza e Costituzione organizzato dalla Professoressa Laura Vavassori, Giulia Gussago, Valentina Flanelli e Antonio Piovanelli, tre rappresentanti della Compagnia Lyria. Compagnia Lyria è un'organizzazione fondata nel 1995 a Brescia da Giulia Gussago, attuale direttore artistico, e Monica Cinini, attuale presidente, con l’intento di promuovere la cultura e la diffusione dell’arte contemporanea e, in particolare, della danza, coinvolgendo anche artisti stranieri. Nel 2011 decisero di collaborare alla realizzazione del progetto “Senti_menti libere”, svoltosi presso la sezione femminile della Casa di Reclusione Verziano Brescia, a cui segue l'attivazione del Progetto Verziano, che vede coinvolti detenuti della sezione maschile e femminile insieme a gruppi di studenti e cittadini in attività laboratoriali e performative. Questo progetto prevede la realizzazione di un’ampia e articolata azione di sensibilizzazione sul tema dell’integrazione tra realtà carceraria e società civile, con l'utilizzo delle emozioni legate alla danza per offr ir e un concreto contributo al recupero del senso degli istituti di reclusione come luoghi che interagiscono con la collettività, sviluppando una reale cultura dell’inclusione per creare un ponte che faciliti il reinserimento delle persone al termine della pena. Solitamente si sviluppa da ottobre a giugno e si conclude con uno spettacolo finale, al quale inizialmente potevano assistere solo gli altri carcerati in quanto si svolgeva nella palestra del carcere, ma in seguito è stato aperto anche ad un pubblico esterno.
La prima edizione del Progetto Verziano si svolse da gennaio a giugno del 2012. In programma ci furono laboratori creativi di danza contemporanea, musica e arti visive presso la Casa di Reclusione, l’Accademia Santa Giulia e lo Spazio Lyria e furono coinvolti 31 partecipanti, di cui 10 detenute, 1 ex-detenuta, 7 danzatori della Compagnia Lyria, 10 studenti dell’Accademia Santa Giulia e 3 formatori. Lo spettacolo conclusivo del laboratorio, dal titolo “All’uomo solo ancora più amica la luna”, era strutturato con una sequenza concordata di scene all’interno delle quali ogni performer doveva trovare soluzioni istantanee rispetto alle diverse situazioni che, in modo casuale, si creavano in scena. Giulia ci ha anche riportato alcune testimonianze riguardanti il modo in cui i carcerati si sono lasciati coinvolgere da questo progetto e il cambiamento positivo che hanno subito. Infatti, all'inizio di questa esperienza, i detenuti erano molto diffidenti e molti di loro non volevano partecipare, ma con il passare del tempo e dopo vari incontri si sono appassionati sempre di più, riuscendo ad instaurare buoni rapporti tra di loro e comprendendo che hanno ancora un'occasione di
integrarsi nella società e avere una vita migliore una volta usciti dal carcere. Ad esempio, una detenuta, al termine di uno spettacolo, si è commossa davanti agli applausi e alle congratulazioni del pubblico, dicendo successivamente a Giulia: “Applaudono anche a me, vuol dire che anche io ho ancora una possibilità!”. Ciò che ci ha colpito di più, però, è il fatto che questo progetto ha lasciato un segno non solo durante il periodo di reclusione, ma anche dopo il reinserimento dei detenuti nella società. Giulia ci ha, infatti, raccontato di un ex -detenuto che, quando è stato ricoverato in ospedale qualche anno dopo la sua scarcerazione, ha chiesto come suo ultimo desiderio di poter parlare con lei al telefono. Per tutti noi questo incontro è stato davvero un’esperienza formativa: abbiamo visto realizzato quanto scritto nell’Articolo 27 della nostra Costituzione: “Le pene … devono tendere alla rieducazione…”. Jennifer Schivardi, Agata Barucco e Sara Faustini, 4°CL
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Ecco una scelta di poesie che i ragazzi di 4CL hanno scritto nell’ambito dello stesso percorso di Cittadinanza e Costituzione Non sono stato io
(di Paolo Venturelli 4CL) Non sono stato io! Gridava l’uomo piangente, cercava il volto di dio tra la folla diffidente. L’anima smarrita, in cerca di riparo, trova muri e barricate. La prospettiva di uno sparo senza dubbio le ha indispettite, persone che non reggono il giudizio della gente, persistono e inseguono il pregiudizio prevalente. Loro, al caldo di un camino lui, al freddo delle sbarre; loro, amati dal vicino lui, dal dolore deve estrarre l’amore per il prossimo, colui che l’ha incastrato, perché dentro di sé l’animo non viene incarcerato. Non sono stato io! Sussurrava l’uomo innocente Non sono stato io! Sul viso, una lacrima cocente.
Duecentoventi giorni (di Samira ErRyhy 4CL)
Nella mia cella conto giorni e notti Persino contare si fa sempre più
difficile! Oh mio Dio, sono finito nell’oblio Ma salvami da questo terribile destino! Cerco di essere paziente ma il tempo scorre lentamente… Duecentoventi giorni di docce fredde. Docce fredde, celle fredde e persone fredde Creano un cuore freddo e a loro mi arrendo. Ho presto realizzato quanto il cuore di queste persone fosse di pietra E quanto la loro aura fosse tetra. Seguire la retta via non è facile Ora che ai piedi ho catene che mi fanno sentire così gracile. La mia anima si dispera fra queste quattro mura E il mio cuore si rammarica alla fine di ogni telefonata. Mi chiedo cosa accadrà quando lascerò il carcere alle mie spalle, Potrò vivere una vita gratificante? Mamma, ti prego, non piangere La legge più non voglio infrangere. Presto sarò a casa, non ci vorrà molto Ti prego, asciuga le lacrime dal tuo volto. Nella mia cella conto giorni e notti In attesa di vedere tutti quei tramonti Che ho sprecato, quando quell’uomo ho impiccato.
Prigionia
(di Giovanni BassiI 4CL) Spazi chiusi e maleodoranti “te lo sei meritato” diranno in malpensanti. Invocano la pena di morte o la tortura ma questa prigionia fa più paura. Le sbarre mi privano di un futuro oggi di me stesso non mi curo. In carcere vedo solo violenza e oppressione parlare di crescita è un’aberrazione. Mi appello così alla Costituzione affinché mi dia una ragione per guardare la vita con occhi nuovi che il mondo non disapprovi. Beccaria l’aveva capito: la prigionia non deve essere solo una punizione bensì rinascita ed educazione (art.27 della signora Costituzione) Attendo dunque un cambiamento e nell’attesa respiro della cella il cemento.
Un sistema fallimentare (di Andrea Muzzupapa 4CL)
Un uomo che vive di stenti è costretto, per sé, per chi ama, per sopravvivere a compiere un reato, un grave atto, ed è indifeso, è già incarcerato. Un altro uomo ricco di denaro d'altri ha dato un lavoro al disperato, certo non lo avrebbero incastrato, certo che ci avessero già provato. Ma lui è ancora fuori perché quando hai soldi nulla è reato. Il circolo si ripete senza fine, un altro uomo libero diventa criminale e i veri criminali rimangono liberi.
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ZEHRA DOĞAN: se di libertà si può veramente parlare Prigionia e resistenza di un’artista curda “Non
posso vedere il cielo. In questa galera tutto è vietato. Ma per una persona che ha uno scopo, anche uno spazio così limitato può trasformarsi in un grande mondo. Con le donne, qui, abbiamo costruito un grande paese di dee.” Zehra Doğan da anni porta avanti la sua attività di artista e giornalista, lottando per i diritti umani e denunciando le violenze del regime turco contro il popolo curdo. Nasce nel 1989 a Diyarbakır, in Turchia. Si laurea alla Dicle University’s Fine Arts Program e lavora come capo redattrice presso la prima agenzia di notizie al mondo gestita da sole donne, la JINHA (Jin in curdo significa donna). Durante la guerra in Iraq e Siria, segue assiduamente le vicende da entrambi i paesi ed è una delle prime giornaliste a portare alla luce la storia delle donne Yazide, la minoranza nel nord dell’Iraq soggetta a epurazioni, schiavitù e commercio sul mercato internazionale. Proprio in questi anni riceve il premio giornalistico Metin Göktepe Journalism Award, uno dei più prestigiosi in Turchia, conferito ai giornalisti che difendono l’integrità della professione resistendo alle pressioni e agli ostacoli. Nel periodo del conflitto nelle aree curde della Turchia prova a documentare
gli assedi alle città interessate, in particolare quello di Nusaybin, precluso ai giornalisti. il 21 luglio 2016 viene arrestata in un bar con l’accusa di fare parte di un’organizzazione terroristica e posta in custodia cautelare a Mardin. Segue una seconda accusa, e dopo un anno, alla fine del processo, una seconda condanna. Questa volta l’oggetto incriminante è un acquerello pubblicato su Twitter. “Ho ricevuto una condanna di 2 anni 9 mesi e 22 giorni solo perché ho dipinto bandiere turche su edifici distrutti” scrive la giornalista- “ma è stato il governo a causare tutto ciò. Io l’ho solo dipinto”. Condannata prima al duro carcere di Ahmed, verrà trasferita nella prigione di Diyarbakir, infine, in quella di massima sicurezza di Tarso. Qui il tempo scorre interminabile, così come Bansky lo rappresenta a New York nel suo Bowery Wall, dedicato proprio a Zehra. Le ore si susseguono senza tregua, ogni legame con il
mondo esterno è bandito, ogni speranza, o quasi, lasciata morire e la sofferenza, lancinante e profonda, emerge in tutte le sue forme. La prigionia di Zehra si evolve in un duplice spazio: un dentro e un fuori. Due mondi che scorrono paralleli, fra lei e le mura del carcere, si mescolano e confondono. All’esterno: i massacri, le distese di rovine, l’orrore jihadista e l’odissea dei rifugiati, di cui nessuno, o troppi pochi, parlano, e di cui la giornalista è ben consapevole, anche se non può documentarli. Fuori, però, ci sono anche il sole, la natura, il cielo, che a Zehra mancano terribilmente, come arti amputati, ne sente la presenza, anche se ormai quasi non esistono, se non dentro di lei, rinchiusi fra i tanti e dolorosi ricordi. Fra le mura, invece, corpi che cadono e vite che si spengono, spesso giovanissime; donne emarginate e bambini, costretti a crescere troppo in fretta. Questo è il mondo che per quasi tre anni circonda Zehra. Questo è il mondo che si consuma, sotteso, nelle carceri. Questa è l’ingiustizia che dilaga in qualsiasi lembo di terra in cu rimbombi l’eco della guerra. Tutto il dolore, tutto il risentimento e la disperazione prendono vita, diventano arte politica, arte di protesta. ZEHRA DOĞAN FA DELL’ARTE LO STRUMENTO DELLA RESISTENZA DEL POPOLO CURDO E DELLE DONNE, IN PARTICOLARE. Si rivolge alle persone, le interroga e le istiga a non voltarsi, a non scegliere la
“cerco di fare un’arte di protesta perché ho delle cose da dire, la mia gente ha delle cose da dire.
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co di melograno e molto ancora. I soggetti, sono i soggetti della resistenza, e i materiali, sono quelli della necessità, naturalmente, della necessità di comunicare. un pittore deve usare il suo pennello come arma Il Bowery Wall di Banksy in sostegno di Zehra Dogan, New York, 2018 contro gli oppressori, comodità dell’ignoranza. Con così afferma l’artista. Non è un caso quindi che durante la sua straordinaria tenacia e irrefrenabireclusione, abbia ricevuto sostele ottimismo continua a produrre. gno da artisti di calibro interMai abbandona il pennello. Mai nazionale: dall’opera del sopraabbandona la relazione tra donne. citato Bansky in cui viene chiesta Zehra lotta per le donne, con le la liberazione dell’artista curda, donne. La sua esper ienza car cealla lettera di solidarietà di Ai raria, infatti, non è una parentesi Weiwei, artista cinese dissidente, solitaria, non un fatto isolato, ma che fa un parallelo tra Cina e Turcollettivo, così come collettiva è chia, entrambi paesi collocati fra la sua produzione artistica, fatta gli ultimi posti nell’indice della di tante compagne, di cella e di libertà di stampa. Il 23 febbraio resistenza, tutte sottoposte al me2019 Zehra viene finalmente libedesimo travaglio, tutte mosse da rata e dal marzo dello stesso anno un unico desiderio, quello di deè residente a Londra. Fedele alla nuncia. Così nasce il primo emsua terra è costretta a un autoebrione di un’opera senza eguali, silio che non ferma la sua arte. destinata a varcare le mura delle In questo è erede di Dante e di prigioni e i confini degli stati. tutti coloro costretti a lasciare Così nasce il quotidiano «Özgür la propria patria, amata e sofGündem Zindan» (Free Agenda ferta, in nome di ideali più alti, Dungeon), giornale che lavora primo fra tutti, quello della giusull’attualità carceraria, l’unica stizia, inattuabile in un paese disponibile alle prigioniere, ma dove dilaga la minaccia e ristache si evolverà in un’incredibile gna la censura. L’opera di Zehinsieme di incisioni, pitture, ricara raggiunge rapidamente fama mi che all’unisono denunciano internazionale. Viene esposta un’unica, sconcertante verità: quella delle donne, oppresse e subordinate, e quella del perseguitato popolo curdo. La voce delle donne riecheggia in tutte le opere dell’artista, così i loro “sogni in cattività", i volti e le storie che essi raccontano. Le donne primeggiano su tappeti sfibrati e laceri, sacchi, lenzuola, carta igienica e ogni qual tipo di supporto che la prigione, clandestinamente, fornisca. Figure contorte ed espressive, dai ventri arrotondati e dai visi sfigurati, così appaiono le donne di Zehra, macchie informi fatte di fondi di caffè, capelli, tè, sangue mestruale, fango, candeggina, curcuma, sucNausabyn, Zehra Dogan 2016
nell’agosto 2016 in Francia, presso il Douarnenez Film Festival e a Diyarbakır nel 2017, in attesa del processo dopo la prima detenzione, con il titolo “141” (il numero dei giorni trascorsi in cella). Le viene poi stato assegnato il Freethinker Prize e nel 2018, il premio Spring of Press Freedom dalla Deutscher Journalisten Verband. Nel 2019 riceve il premio della Fondazione May Chidiac a Beirut “Exceptional courage in Journalism Award” e, nel novembre dello stesso anno, viene pubblicato dalla casa editrice Editions de Femmes il suo carteggio con Naz Oke durante la prigionia dal titolo “Nous aurons aussi de beaux jours”, da cui trae ispirazione il titolo della mostra tenutasi a Brescia nel 2019 (Avremo anche giorni migliori- opere dalle carceri turche), successivamente esposta al PAC di Milano, nel 2021, con il titolo "Il tempo delle farfalle"). Zehra Doğan è e resterà sempre attuale perché ci insegna che ogni giorno in cui l’indifferenza prevale e l’ignoranza ne gode è un giorno in cui si crea ingiustizia. Ci insegna che l’arte non è solo creatività e comunicazione, ma necessità di resistere, di non perdersi, di lottare. Insomma, ci insegna il valore dell’arte come strumento di libertà. Irene Reboldi 4° DL
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25 MARZO 2022
Il Lunardi festeggia il Dantedì Il 25 marzo in Italia, a partire dal 2020, si celebra il Dantedì, una giornata nazionale in onore del poeta Dante Alighieri. La data intende ricordare l’inizio del viaggio nell’aldilà, così come viene raccontato nella Divina Commedia, quando Dante si ritrovò nella selva oscura in uno stato di angoscia e smarrimento, dovuto a una serie di eventi che lo avevano allontanato dalla fede in Dio, primo fra tutti la morte dell’amata Beatrice. Per onorare questa ricorrenza, alcune classi terze e quarte del Lunardi, tra cui la 3°A AFM, si sono recate in Auditorium per udire una selezione di canti, recitati a memoria dal professor Pietro Savoldi. L’incontro si è aperto inaspettatamente con un breve video, estrapolato da “Madadayo Il compleanno”, l’ultimo film del regista giapponese Akira Kurosawa; il professor Savoldi lo ha scelto per introdurre il discorso e spiegare agli studenti che cosa lo abbia spinto a imparare tanti canti a memoria. Prima della pensione, Pietro Savoldi insegnava in una scuola di Desenzano e per lui
Dante era sempre stato una fonte di ispirazione e una guida, proprio come Virgilio per Dante. Questa iniziativa è stata piacevole per due aspetti fondamentali: innanzitutto, quando il professore recitava i canti, li esponeva con tale scioltezza e intonazione da far quasi provare agli ascoltatori la sensazione di essere dentro alla storia: sembrava di compiere il viaggio al fianco di Dante, provando le stesse emozioni che lui aveva vissuto; un altro elemento importante è il fatto che gli intervalli tra un canto e l’altro siano stati riempiti dall’accompagnamento musicale della prof.ssa Michela Dapretto, violinista pr ofessionista, che ci ha deliziato con melodie azzeccate che rendevano l’atmosfera ancora più piacevole: lei è il talento nascosto del Lunardi; alcuni professori che la conoscono bene hanno dichiarato, infatti, di non sapere nulla di questo suo talento artistico. La docente ha selezionato minuziosamente i brani di accompagnamento e, grazie a queste scelte azzeccate, gli spettatori non hanno
mai perso le sensazioni e i sentimenti che avevano provato durante il recital. Nel primo turno, dalle 9 alle 11, i canti scelti sono stati il I, il V e il XXVI dell’Inferno; prima di recitare ogni canto il professore illustrava sinteticamente il contenuto per far capire agli studenti le tematiche principali. Nel primo lo smarrimento di Dante; nel quinto la storia di Paolo e Francesca e nel ventiseiesimo l’idea che Dante si era fatto della morte di Ulisse e come sia Dante che Ulisse non siano stati a lungo lontani dalla loro patria. In più il professore ha aggiunto una sintetica spiegazione del canto XX in cui Virgilio parla della sua patria, Mantova; il professore ci ha voluto parlare di questo canto perché per lui è particolarmente importante visto che il protagonista è Virgilio e Virgilio era stata la guida di Dante, proprio come Dante è stato un maestro per lui. Sara Chiarini, 3°AAFM
Disegno realizzato dalla studentessa Yihan Hou di 3°A AFM per il Dantedì
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LA SCUOLA NON SI FERMA Venerdì 25 Marzo si è svolta, presso l’auditorium del nostro istituito Lunardi, la presentazione di un libro intitolato “La scuola non si ferma”, un racconto corale che parte dalle testimonianze della DAD per guardare alla scuola del futuro. Dopo un breve discorso introduttivo da parte del dirigente dell’Ufficio Scolastico Provinciale di Brescia, Giuseppe Alfredo Bonelli, l’autrice, Alessandra Migliozzi, ha spiegato che l’idea del libro è nata l’anno scorso, con lo scopo di raccontare il “ricompattamento” della scuola e di come essa abbia reagito alla pandemia di Covid-19. Dopo aver guardato il video vincitore del concorso “L’esperienza Covid-19. La riscoperta della relazione educativa della scuola” intitolato “DID”, Alessandra Migliozzi ha espresso la sua opinione sulla DAD, che ha definito “un tema collettivo”. All’inizio tutti erano impreparati e tutti insieme ci si è dati da fare, poi la DAD è diventata stancate, cosa che hanno riconosciuto anche i ragazzi. La DAD ora può diventare un grande strumento per migliorare l’offerta formativa del futuro perchè, come dice Alessandra Migliozzi, “era già esistente e sopravviverà”. La scuola resta comunque un posto in cui relazionarsi, cosa che in DAD era limitata. I giovani che hanno vissuto questa realtà, si trovano ad avere un vuoto, una mancanza di ricordi e hanno perso l’opportunità di fare molte esperienze. Dopo questo intervento il professore Luca Guerra, referente della Commissione Cultura, ha presentato il progetto del concorso “L’esperienza Covid-19. La riscoperta della relazione educativa nella scuola”, il cui obiettivo era quello di “aiutare i ragazzi a far emergere il loro mondo interio-
re”. Il professor Guerra ha, quindi, presentato il libro in collaborazione con la microeditoria di Chiari che è composto per le prime 150 pagine dai lavori dei ra-
gazzi e nella seconda parte dai discorsi tenuti du rante il convengo avvenuto il 23 Ottobre 2021. Il professore ha poi chiarito l’obiettivo della scuola, dicendo che “da una parte la scuola non si ferma, ma nello stesso tempo la scuola si deve fermare per cercare di capire come può essere davvero un trampolino di lancio per gli studenti”. Hanno poi presentato il loro lavoro Maria Vittoria Nizzardo e Irene Reboldi, che hanno partecipato rispettivamente nella sezione di narrativa e poesia e in quella artistica. Le ragazze hanno ribadito ancora una volta come questa esperienza abbia fatto bene ai giovani, offrendo l’opportunità di esprimere i loro sentimenti. La presentazione si è conclusa con l’intervento della Dirigente, Gemma Scolari, che ha ribadito l’importanza dell’ascolto dell’esperienza, e un grande spunto di riflessione per tutti. Elisa Franceschini 3FL
Gruppo di lettura degli studenti 28 aprile
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New Adventures in the USA! Dal Minnesota alla California tradizioni con le altre. La partita poi è stata bellissima: vedere questi campioni ‘live’ è veramente impressionante sia per la velocità delle azioni che per i tiri assurdi e guardarli in televisione non rende assolutamente l’idea. Sono stato felicissimo di veder giocare Steph Curry, uno dei miei giocatori preferiti di basket, che ha segnato moltissimi punti, anche se poi la sua squadra ha perso contro quella di casa. Devo dire che i tifosi americani sono molto più sportivi dei nostri perché Il mio terzo mese negli Stati Uniti è iniziato con un evento che ha entusiasmato tutti gli amanti del basket: la partita dei Minnesota Timberwolves, la squadr a NBA di Minneapolis, contro i Golden State Warriors di San Francisco! Ovviamente non potevo mancare e dal momento che Alan, il mio papà host, avrebbe compiuto gli anni in quei giorni, ho deciso di regalargli il biglietto, pensando che sarebbe stata un’occasione d’oro anche per me vedere dal vivo dei campioni che avevo sempre e solo visto in televisione. Per il grande giorno Alan aveva predisposto tutto: parcheggio, orario di partenza, entrata migliore dello stadio e perfino la tradizionale ‘NBA dinner’ cioè pollo fritto piccante con pickles (cetriolini sottaceto) e patatine speziate, che ci avrebbero servito direttamente ai nostri posti. Non appena entrato al Target Center, lo stadio di Minneapolis, sono cominciate subito delle esibizioni spettacolari come è tipico degli americani, tra cui i balli delle cheerleaders e l’inno nazionale cantato dal vivo, ma quella che mi ha colpito di più è stata sicuramente il ‘pow wow’, una celebrazione dei nativi americani (in questo caso Sioux) a base di balli, canti e suoni di tamburo attraverso la quale questa comunità condivide la sua cultura e le sue
non tifano mai contro la squadra avversaria, ma solo per la loro e alla fine anch’io mi sono ritrovato a tifare per i Timberwolves anche se in realtà tenevo ai Warriors. Vedere una partita dell’NBA è stata davvero un’esperienza incredibile, forse una delle più belle della mia vita! Quando sono partito per gli Stati Uniti non avrei mai pensato che, una volta arrivato, avrei avuto la possibilità di viaggiare e visitare altri Stati e invece, un bel giorno, la mia famiglia ospitante mi ha annunciato che saremmo andati in California per una vacanza di 5 giorni. Non potevo cr eder ci! E dopo una lunga settimana, il
16 marzo, il grande giorno è arrivato: stavamo per volare a San Francisco! La California mi ha entusiasmato fin dal momento in cui, durante l’atterraggio, ho intravisto il famosissimo Golden Gate Bridge, forse perché ho avuto l’impressione che quella fosse la ‘vera’ America, quella che vediamo più spesso nei film o nelle serie televisive. Tra l’altro, dopo due mesi di temperature che definire polari è poco, ho anche potuto finalmente godermi un clima decisamente migliore e, infatti, con la mia famiglia ospitante ho visitato alcune bellissime spiagge e il Fisherman’s Warf, un quartiere molto caratteristico affacciato sull’oceano dove, al famoso molo Pier, ho visto un gruppo di leoni marini che prendevano il sole! San Francisco è davver o bellissima e quando abbiamo visitato il centro ho provato la grande emozione di percorrere le strade in continua salita e discesa caratteristiche della città con un ‘trolley’, il tipico tram di San Francisco fin dall’800. Ho anche avuto l’opportunità di vedere Lombard Street che dicono essere la strada più tortuosa del mondo visto che comprende ben otto tornanti tutti di fila anche se è in pieno centro e si trova in mezzo a dei bellissimi giardini. Il terzo giorno della mia vacanza californiana i miei genitori
LUNARFOLLIE americani, che sono stati davvero fantastici ad accompagnarmi in tutti i luoghi più belli, mi hanno portato a vedere un famoso parco naturale: il Muir Woods National Park. Qui è stato incr edibile camminare lungo i sentieri tra sequoie giganti ‘redwood’ che arrivano fino a quasi 100 metri d’altezza; mio papà host mi ha detto che alcune di loro hanno più di 1000 anni! L’ultimo giorno ho invece trascorso la giornata con i miei genitori host e la loro figlia Piper, che abita in California e è davvero simpaticissima. Fare una vacanza con una famiglia americana è stata un’esperienza strana e interessante allo stesso tempo: ad esempio ho notato che gli americani cominciano a visitare i vari luoghi prestissimo la mattina e tornano in albergo molto presto la sera, più o meno intorno alle 19, mentre noi italiani siamo abi-
27 tuati a stare in giro fino a molto più tardi. Questa vacanza in California è stata davvero stupenda e mi sono ripromesso che non appena ne avrò l’occasione ci tornerò sicuramente. La mia esperienza da exchange student sta dunque procedendo al meglio. A scuola sto allargando le mie amicizie e anche con l’inglese mi sento sempre più sicuro di me: finalmente comincio a capire tante tipiche espressioni slang dei miei compagni e questo mi fa sentire molto meno isolato. Da tre settimane ho anche iniziato a fare shot put (lancio del peso) come attività extra perché qui tutti, ma proprio tutti, praticano qualche sport dopo la scuola ed esistono dei bus apposta, chiamati activity bus, che portano gli studenti nei vari luoghi di allenamento. Adesso sono impegnato tutti i giorni dalle 8 alle 18:30,
sono giornate molto pesanti perché quando finisco scuola (alle 3:15) devo aspettare fino alle 3:50 prendere l’autobus per fare allenamento che finisce alle 18:30, così come tutti i miei compagni e questo spiega perché i professori fanno fare molti compiti a scuola! Devo dire che essere così attivo mi fa sentire molto bene sia fisicamente che mentalmente e mi piacerebbe molto mantenere questo stile di vita anche quando tornerò in Italia, anche se so che purtroppo non sarà possibile. Sono arrivato a metà del mio percorso e già non vedo l’ora di partecipare alla mia prima gara ufficiale di shot put e festeggiare la mia prima Pasqua americana … Coming soon! Federico Capra, 4°DR
WE DEBATE - INTERVISTA A SAMANTA BRAHAJ Samanta Brahaj, una ragazza di 4CL, ha partecipato, insieme a Elisa Senes e Phil Sylvester, coordinate dalla Professoressa Laura Vavassori, alle gare di dibattito svoltesi il 17,18 e 26 febbraio e ho avuto l'occasione di intervistarla. Perché e da quando fai debate? Ho iniziato debate a settembre del 2020, quindi lo pratico da quasi 2 anni e ho scelto di svolgere questa attività perché volevo provare qualcosa di nuovo e poco diffuso in Italia, ma poi mi sono appassionata sempre di più e ho deciso di continuare. Infatti, se inizialmente ho deciso di frequentare questi corsi per migliorare il modo in cui parlo in pubblico, sono poi voluta restare perché credo che sia un'attività che colpisca e che modelli la personalità. In che cosa consisteva la gara? Ogni competizione di dibattito è strutturata nello stesso modo, ovvero con tempi e regole prestabiliti secondo cui due squadre, composte ciascuna da tre studenti e una riserva, sostengono e controbattono un'affermazione o un argomento, ponendosi pro o contro. Quale era il tema di questa competizione? Sia nella prima che nella seconda selezione il tema preparato era l’iper-connessione e se, per la loro salute, sia opportuno limitare l’accesso dei giovani da essa, mentre il primo improntum, ovvero un tema che viene assegnato sul momento, chiedeva se i trasporti pubblici debbano essere gratuiti e il secondo riguardava lo sport. Come vi siete preparate? Abbiamo dedicato molte ore, sia insieme che da sole, alla ricerca di argomentazioni, alla lettura di articoli di professionisti e psicologi e ai vari incontri in cui discutevamo e confrontavamo ciò che avevamo trovato per analizzare meglio il tema e, una volta raccolti i dati, abbiamo scritto i discorsi che avremmo dovuto esporre. Che risultati avete ottenuto? Siamo arrivate terze nella prima selezione e tredicesime nella seconda, ma alla fine sono passate solo le scuole più prestigiose. Che cosa ti ha lasciato questa esperienza? Per rispondere a questa domanda partirei dal significato di dibattito, ossia andare a fondo di un argomento, arrivando a conoscere l'anima di esso. Questo mi ha insegnato che nella vita non c'è nulla di giusto a prescindere e che tutto è relativo: mi sono ritrovata a sostenere per lo stesso argomento prima la parte pro e successivamente quella contro e tutto può diventare vero in base a come lo spieghi e lo studi. Consiglieresti l'attività di debate? La consiglierei a tutti perché credo che ognuno di noi abbia qualcosa da imparare e penso che valga la pena mettersi in gioco in questa attività, in cui non solo ci si diverte, ma si impara anche qualcosa. Jennifer Schivardi, 4°CL
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Un viaggio in Serbia La Serbia è bellissima sia per i suoi panorami incantevoli che per la sua cultura particolarmente affascinante. È il cuore della cultura slava, anche se pur tr oppo ancora oggi si dica che la capitale della vera slavità sia San Pietroburgo (Russia). Dal punto di vista linguistico, il serbo è una lingua forse unica, almeno per me, perchè insieme al bulgaro, è la madre delle altre lingue slave e per scriverla vengono utilizzati sia l’alfabeto latino che il cirillico. Il latinica (alfabeto latino) si usa nelle chat tra amici, in alcuni programmi televisivi, quando si percorrono strade ed autostrade oppure negli uffici postali, mentre il Ћирилица/ C’irilica (alfabeto cirillico), si usa nel campo burocratico, scolastico, in locande tradizionali serbe (Кафана), presso farmacie, ospedali e durante le cerimonie religiose. È il serbo, non l’ucraino come molti pensano, la lingua più simile al russo; per esempio la parola Брат/Brat è uguale al russo e significa “fratello” oppure Помоћ/Pomoc’ come nel Russo Помоч significa “aiuto”. La Serbia è unica anche in ambito religioso perché vi possiamo trovare tanti monasteri come quelli di Студеница/Studenica ad ovest del paese e il tempio ortodosso più grande al mondo di Сава/Sava a Београд. Ma ora descriviamo più nel dettaglio la Serbia: essa è suddivisa in tre entità (a nord la Војводина/ Vojvodina/Vajdaság [in Ungherese]; Serbia Centrale e meridionale e il Kocoво/Kosove, la cui indipendenza è riconosciuta da 98 Stati membri dell’ONU) + una non riconosciuto ufficialmente dall’ONU (Република Српска/Republika Srpska) perché si trova al di fuori della Ser-
bia (In Bosnia ed Erzegovina). Iniziamo a parlare del nord. Војводина è una regione a statuto speciale come il Friuli Venezia Giulia ed è serba dopo l’accordo di Trianon stipulato dagli Ungheresi a V ersailles. Dopo la Transilvania / Szekély in Romania, si tratta della seconda regione al di fuori dell’Ungheria a contare un elevato numero di ungheresi tra i suoi abitanti. È presente, inoltre, una minoranza Rutena (popolo slavo che si era stabilito nei Car-
pazi orientali in Ucraina e Slovacchia e nella V ojvodina) e una slovacca. Il capoluogo Нови Сад/ Újvidék, termine che letteralmente significa “Nuova parola”, è la seconda città più importante della Serbia. Qui merita di essere visitato innanzitutto il centro città che ospita la sinagoga più grande
della Serbia, poi le piazze vicine alle rive del Danubio e, infine, una delle parrocchie ortodosse più antiche Петроварадин. Nelle zone della Vojvodina, invece, troviamo Суботица/ Subotica/Szabadka e altre localita dove vivono piú Slovacchi e Ungheresi che Serbi. Ma prima di addentrarci nel cuore della Serbia, perché non provare della Grappa Serba Ракија/Rakija (non è albanese come si pensa) a base di susine fermentate, insieme ad una Палачинта/Palacsinta? Dopo esserci riposati, prendendo l’autostrada principale, raggiungiamo finalmente Београд! Belgrado è la capitale ed è il cuore d tutti i Balcani sin dall’epoca dell’Impero Romano d’Oriente. Il nome significa letteralmente città bianca Бео=Bianco e Град=Città e le parole sono simili al russo Белый е Город; storicamente viene chiamata Weißburg e Fehérváros. È suddivisa in due parti: la nuova Belgrado (la meno interessante perché qui prevalgono le case popolari) e il centro storico. Meritano di essere visitati sicuramente il castello di Калемегдан (il più antico della
LUNARFOLLIE Serbia); il boulevard pedonale austro-ungarico di Кнез Михаилова dove ci sono profumerie, ristoranti e negozi di abbigliamento; il Museo della Yugoslavia e il Museo di Nikola Tesla; lo zoo di Belgrado; uno degli stadi piú grandi d’Europa del club Црвена Звезда/Crvena Zvezda е il tempio ortodosso di San Sava. Belgrado è famosa per essere la città più nightlife d’Europa (ovvero molto attiva la notte con concerti e con negozi aperti 24/24). Nelle vicinanze troviamo le città di montagna di Чачак, Крагујевац, Ужице, Краљево... e quelle vicino alle sponde del Danubio Доњи Милановац, Панчево, Смедерево, Инђија... Ma prima di continuare il nostro viaggio, andiamo a mangiarci una bella Пљиескавица/Pljieskavica (hamburger preparato con macinato di bovino, maiale e agnello con contorno di patatine fritte e insalata). Procediamo poi verso il sud della Serbia fino ad arrivare alla terza città più grande Ниш/ Nis’. Non è molto popolare come luogo turistico, ma è una delle città più antiche dei Balcani e, infatti, conserva luoghi bellissimi da visitare come la Piazza Centrale che è unica con i quadrati disposti a mosaico; l’antica fortezza ottomana; i bazaar e il campo di concentramento Croce Rossa (Црвени Крст). Per quanto riguarda le curiosità, sapevate che l’alfabeto cirillico è
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nato in Serbia e non in Bulgaria come spesso si pensa? Per essere precisi, l’alfabeto slavonico è nato in Bulgaria grazie ai santi Cirillo e Metodio, però l’alfabeto cirillico che conosciamo noi oggi è stato riformato grazie a Вук Стефановић Караџић/Vuk Stefanovic’ Karadz’ic’ agli inizi del 1800. In Russia, poi, quando lo Zar Nikola II volle creare la lingua russa (lingua ispirata al dialetto di Волгоград/Volgograd), oltre ad attingere alla lingua francese, inglese, italiana e tedesca, si ispirò proprio all’ alfabeto cirillico serbo di V uk, ma aggiungendo più lettere (32 contro le 27 originarie volute da Vuk). Vuk, oltre ad essere un riformatore linguistico era anche un filosofo e la sua filosofia linguistica, “Leggi come scrivi e scrivi come leggi” (Пиши као што говориш и читај како је написано/Pis’i kao s’to govoris’ i
c’itaj kako je napisano), ha reso la lingua Serba unica. Le uniche due lingue che rispettano questa filosofia linguistica sono il serbo e l’ungherese. Continuando con le curiosità, sapevate che l’alligatore più antico del mondo si trova proprio in Serbia, a Belgrado? Si chiama Muja, è nato nel 1937 e si può ammirare ancora nell’acquario della Capitale. Sapevate, infine, che la radio che conosciamo noi è stata inven-
tata dallo scienziato serbo (detto il dimenticato) Nikola Tesla? In conclusione vi sfido nuovamente, questa volta con uno sciolilingua serbo (Злокотлокрп и злокотлокрповица имају шесторо злокотлокрпчића/ Zlokotlokrp i Zlokotlokrpjovica imaju s’estoro zlokotlokrpc’ic’a ). Esso significa che Zlokotlokrp e zlokotlokrpjovica hanno sei zlokotlokrpčiča. Nazar Vodopyan, 2°FL
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"La città ideale" del lavoro operaio
Il giorno 9 Marzo 2022 noi studenti delle classi 4D RIM e 4B AFM, siamo andati a visitare il villaggio operaio di Crespi d’Adda. Il villaggio di Crespi, frazione di Capriate San Gervasio, si trova tra il fiume Adda e il fiume Brembo ed è rimasto invariato dal 1920 ad oggi, il numero di case ed edifici è ancora lo stesso con dei piccoli cambiamenti dovuti solamente alla modernità. Il villaggio oltre ad essere patrimonio dell'UNESCO, è gestito nell'ambito turistico dall’associazione Crespi Cultura. È un borgo operaio di tipo anglosassone ed è considerato il villaggio ideale del lavoro, un esempio dei tipici insediamenti industriali dell'epoca in Europa. I fondatori Crespi vennero in questo luogo per realizzare una grande fabbrica con un occhio anche per le esigenze dei propri lavoratori, in piena ottica illuminista, apportando servizi come l'assistenza medica e la scuola. Tra i servizi era presente anche il cimitero, un santuario maestro volto a celebrare la grandezza della famiglia del fondatore. Il periodo dei Crespi va dal 1878, anno in cui venne inaugurata la fabbrica, al 1930; il
crollo di Wall Street colpì anche la famiglia Crespi che dovette cedere praticamente tutte le proprietà, fabbrica compresa. Nel 1933 iniziò una nuova era, quella delle società, che si sarebbe conclusa nel 2003 con la chiusura definitiva della fabbrica. Venne perciò abbandonata e lasciata alle intemperie e ai vandali fino al 2013, quando Antonio Percassi (presidente dell’Atalanta) ne acquistò la proprietà. I fondatori erano originari di Busto Arsizio (VA), ma vissero a Milano nel periodo della rivoluzione industriale, durante il quale si svilupparono le grandi industrie (come il cotonificio di Crespi). Con la rivoluzione industriale cambiò il modo di lavorare: si passò dalla manodopera alle macchine. L’energia rimase quella dell’uomo: era lui che dettava i tempi alla macchina. Verso la fine del '700 in Inghilterra si crea-
rono i presupposti che permisero la rivoluzione industriale: i grandi capitali, le materie prime, la forza lavoro, i mezzi di trasporto e le vie di comunicazione, mentre in Italia l’industrializzazione sarebbe arrivata più tardi. L'abitazione che spicca di più all'interno del villaggio è sicuramente villa Crespi, che venne costruita nel 1894. La costruzione durò solamente un anno; tale rapidità era dovuta allo scopo stesso per il quale venne costruita: doveva accogliere importanti esponenti esteri, era come un biglietto da visita. Anche la chiesa, in stile rinascimentale, replica della parrocchia di Busto Arsizio, è davvero maestosa e divenne autonoma nel 1983. I luoghi che abbiamo apprezzato maggiormente sono la villa e il cimitero dei Crespi che ci hanno portato ad immergerci nell’epoca che il loro stile rappresentava alla perfezione; forse perché erano molto simili rispettivamente ad un castello e ad un tempio o forse perché erano semplicemente capolavori artistici ma sono strutture che non ci dimenticheremo facilmente. Consigliamo la visita di questo villaggio a tutte le persone appassionate di storia, economia o più semplicemente di arte. Noi siamo rimasti esterrefatti. La grande industria costringe l’uomo a diventare un ingranaggio di una macchina enorme. La grande industria è contraria alla natura umana, al suo sviluppo fisico. Se essa non viene esercitata con intelletto d’amore propaga la rachitide, l’anemia, il disamore alla famiglia e al suolo natale. La responsabilità degli imprenditori è immensa. Samuel Boateng, Stefano Delbono, Andrea Scaramella, 4°DR
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IL MUSEO POLDI PEZZOLI Una Wunderkammer nel cuore di Milano Noi studenti della classe 4^D RIM, insieme alle professoresse Pilia e Cristini, il 24 Marzo 2022 siamo andati a visitare il Museo Poldi Pezzoli, uno dei musei più rinomati di Milano, a pochi passi dal Teatro alla Scala. Nell’800 ci furono diversi collezionisti milanesi che decisero di aprire le loro abitazioni al pubblico: uno di questi fu proprio Gian Giacomo Poldi Pezzoli, il quale, dopo aver viaggiato e aver conosciuto diverse culture durante l’esilio, decise di trasformare la sua casa in un museo in cui i cittadini di Milano avrebbero potuto osservare la bellezza nelle sue svariate sfaccettature. Il suo scopo era quello di trasmettere la passione per il bello attraverso la visione degli oggetti più particolari e unici, come gli er a stato insegnato da sua madre, donna borghese di cultura. Innanzitutto la guida ci ha mostrato la Sala d’Armi, una stanza ispirata all’armeria originale di stile neo medievale; Gian Giacomo attraverso la sala aveva l’obiettivo di esaltare la bellezza delle armi e non quella della guerra. Nella stanza tr oviamo delle armi vere e preziose, protette da delle vetrine; alcune, invece, sono semplici costumi di scena, esposti per volere del suo costrut-
tore Peroni, che era anche uno scenografo del Teatro alla Scala. In seguito abbiamo visitato una delle due parti della casa non colpite dai bombardamenti della seconda guerra mondiale: lo scalone dell’entrata. A differ enza della Sala d’Armi neo medievale (l’aspetto attuale è stato curato dallo scultore contemporaneo Arnaldo Pomodoro), l’entrata presenta caratteristiche neobarocche: una di queste è la fontana ideata 200 anni dopo l’epoca barocca e arricchita con due angioletti realmente seicenteschi. I lavori di restauro dopo i bombardamenti furono guidati da Fernanda Wittgens, una delle prime donne a capo della pinacoteca di Brera, che fece ricostruire questi luoghi, purtroppo diventati macerie, creando un’atmosfera simile a quella originale. Dopo essere saliti lungo la scalinata, siamo giunti nella Sala degli Stucchi che oggi è molto diversa rispetto a com’era prima dei combattimenti in quanto si sono voluti rievocare solo gli stucchi. Questa stanza è stata creata per esaltare il Settecento e custodisce tutta la collezione di porcellane acquistate quasi interamente da
Gian Giacomo. Al centro troviamo due grandi vasi di ceramica che venivano usati come acquari per richiamare l’idea di essere in una casa vera e propria; il resto della stanza, invece, è circondato da teche di vetro con all’interno ceramiche provenienti dalla Cina, dal Giappone e anche dalla Germania. Successivamente ci siamo diretti presso il Salone Dorato dedicato al Rinascimento, che Gian Giacomo non riuscì mai a vedere completo poiché morì due anni prima del suo compimento. La particolarità di questa stanza è la presenza di un quadro ritenuto simbolo del museo, “Il ritratto di giovane dama” di Piero del Pollaiolo. Esso rappresenta una giovane dama, probabilmente una promessa sposa, la cui identità è ignota; gli fu attribuita così tanta importanza proprio dai cittadini di Milano che, durante le visite, iniziarono spontaneamente a baciare la tela per l’incanto, la purezza e l’animo nobile della donna ritratta. La guida del museo ci ha poi condotto nella Sala Nera, chiamata così per il prezioso rivestimento in ebano e avorio delle pareti e del soffitto, purtroppo
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andati distrutti durante la seconda guerra mondiale; si sono invece conservate le porte e raffinatissimi mobili (tavoli, sedie). I due oggetti che ci hanno colpito maggiormente sono: un tavolo, costruito tra il Quattrocento e il Cinquecento e proveniente dall’Opificio di pietre dure di Firenze: sembra dipinto, ma in real-
Federico Bortolotti 4° DR
LUNARFOLLIE tà è intarsiato per formare un mosaico; l’altro elemento è, invece, una scultura di Lorenzo Bartolini, “La fiducia in Dio”, fatta realizzare dalla madre di Gian Giacomo dopo la morte del marito, per omaggiare la sua fede in Dio e per raccontare il dramma personale di una donna estremamente umana. La penultima stanza che abbiamo visitato è la Sala dei Vetri Antichi di Murano che in origine era una camera da letto, anche se ora non è immediatamente riconoscibile come tale in quanto non sono più presenti elementi che alludono a una camera. Nonostante questo, la stanza ha assunto importanza in quanto ci aiuta a capire l’albero genealogico di Gian Giacomo attraverso gli innumerevoli ritratti della sua famiglia: sé stesso, il padre Giuseppe, la madre Rosina, la sorella, il nipote e il ritratto ambiguo di una bambina bionda che si suppone fosse sua figlia illegittima (dato che non si era mai sposato).
Dalla Sala dei Vetri di Murano si accede allo Studiolo Dantesco, piccolo studio privato del collezionista. Si tratta di uno degli spazi più affascinanti del museo, unico e prezioso esempio rimasto della decorazione murale originaria; l’unica cosa che è andata persa è la scrivania che si è bruciata sempre durante la guerra. Gian Giacomo attraverso il suo studio voleva ricreare un ambiente ispirato al Medioevo e a Dante: lo dedica a lui perché anche il poeta era stato esiliato e si rivede nella sua figura.
Un aneddoto interessante riguarda poi la storia dello stemma di famiglia. I Poldi Pezzoli erano considerati nuovi ricchi (non erano nobili) perciò dovevano crearsene uno e per farlo scelsero il leone e l’aquila per simboleggiare il loro potere, il pollo per richiamare “Poldi” e il piede per richiamare il secondo cognome Pezzoli. La visita al Museo Poldi Pezzoli è stata una visita gradevole e che consigliamo a tutti i giovani studenti che vogliono immergersi in un luogo delle meraviglie senza il rischio di annoiarsi, dato che il museo è ospitato in quella che effettivamente è stata la dimora di Gian Giacomo e della sua famiglia. Gli spazi espositivi sono essi stessi parte integrate della visita e questa è una caratteristica insolita rispetto ai musei “normali”. Gaye Awa e Jasmine Zanni, 4°DR
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SEDICI ANNI - Vivere per essere ricordati Brunori Sas nella sua canzone “La verità” diceva: Te ne sei accorto, sì Che passi tutto il giorno a disegnare Quella barchetta ferma in mezzo al mare E non ti butti mai Te ne sei accorto o no Che non c'hai più le palle per rischiare Di diventare quello che ti pare E non ci credi più [...] La verità È che ti fa paura L'idea di scomparire L'idea che tutto quello a cui ti aggrappi prima o poi dovrà finire… Ma per un’adolescente come me, cosa vuoi che sia la vita? Abbiamo una visione oscurata dalle opinioni degli adulti, da ciò che ci insegnano i professori a scuola, la famiglia a casa, gli attori in televisione. A nessuno interessa ciò che pensiamo, cosa vuoi che ne sappiamo? Questa ragazza ha però la fortuna di poter scappare una volta al mese da questo mare di opinioni soffocanti: è una scout. Gli scout sono spesso conosciuti solo perché portano i calzoncini corti e vendono biscotti, ma io preferisco descrivere quest’esperienza come un viaggio, che ho la fortuna di affrontare con altre nove persone. Vi capita mai di sentirvi come in un film, come se non aveste mai il pieno controllo degli eventi, ma foste parte di un’articolata sceneggiatura, e ci foste solo capitati? Ecco, immaginatevi le alte onde salate genovesi, che inondano l’aria col profumo di ma-
re e si schiantano sulla spiaggia rocciosa. E camminando con gli zaini pesanti ai dieci ragazzi viene chiesto di scucirsi la bocca e parlare. “Secondo voi cosa significa vivere?” È esistere passivamente o impegnarsi a conoscere sempre di più, essere curiosi e vagare imparando da ogni, anche più banale, esperienza? È esistere passivamente o affrontare le difficoltà positivamente, agendo per non avere rimpianti,
perché in fondo abbiamo anni e anni per pentirci? È esistere passivamente o cercare quella persona da amare e che ricambi, ma soprattutto che sia uno spunto di crescita per me e per costruire la persona che voglio essere in futuro? È esistere passivamente o accettare di non poter pianificare ogni evento, accogliere quell’imprevisto e farlo nostro, in modo che sia uno spunto per imparare? È esistere passivamente o assorbire come una spugna dalle persone spunti per costruire il nostro carattere ancora “neonato”? In fondo cosa siamo se non i rapporti, costruttivi e distruttivi, che instauriamo? È tutto ciò che ci resta alla fine: il ricordo di noi impresso nella mente di chi ci ha conosciuti. La vita per quei dieci ragazzi con lo zaino sulle spalle è agire, essere disponibili, maturare, pentirsi, accettarsi, ma in fondo che ne sanno, hanno solo sedici anni. Ilaria Piceni, 3°DL
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AMORE A PRIMA FOGLIA che ne vada orgoglioso. Prendersi cura di qualcosa o Gwen, invece, è più riservata. È qualcuno spesso porta con sé un una pianta indipendente e non senso di responsabilità e di apchiede aiuto quando ha sete o partenenza. Molti vorrebbero essere responsabili di qualcosa, o anche semplicemente avere il controllo di qualche parte della propria vita, e le piante sono un ottimo punto di partenza. Recentemente nella mia famigliola sono arrivate due piantine, Phil e Gwen, che non richiedono molta attenzione, se non un buongiorno, una buonanotte e un'innaffiatina ogni tanto, quando il terreno è un po' asciutto. Illustrazione dell’artista giapponese Akira Kusaka Phil è piuttosto estroverso quando vorrebbe vedere un po' di e gli piacciono tanto le coccole, sole, quindi non resta che provare anche se non c'è sempre il tempo ad arrangiarsi e azzeccare la cosa per fargliele. Ha le foglie sottili, giusta quando ci si occupa di lei. lunghe e morbide, e, nonostante faccia finta di nulla, è evidente
Ma sotto le grandi foglie c'è un grande cuore di radici che vuole solo un po' di affetto. Prendersi cura di una pianta insegna molte cose: la pazienza e la puntualità, il valore nelle piccole cose. È sempre presente quella paura di sbagliare e il terrore che muoiano per errore, ma il fatto che ci siano sempre, anche quando non si è presenti per sé stessi, è forse una delle sensazioni più belle di questo mondo. Non hanno bisogno di parlare per comunicare. Sono solo piante, ma trasmettono tutto quello che serve e in un certo senso anche loro si prendono cura di noi. Valentina Abatti, 4^AL
VOLEVO I CAPELLI BLU
Nello scorso articolo ho trattato delle cause del fenomeno del bodyshaming, delle vittime dei rigidi canoni di bellezza della società, ma è necessario anche sensibilizzare riguardo i carnefici. Non sono solo coetanei, compagni di classe, compagni di squadra… sono anche adulti. Di questo tema si è parlato in occasione della mostra fotografica “NON ASCOLTARE, SEI BELLA COME SEI!” di Stefania Andrello, in un incontro specifico con una psicologa. Ricordo che la mostra si troverà fino al 2 aprile al Museo Ken Damy in corsetto S.Agata a Brescia. Secondo uno studio, gli adulti sono infatti responsabili del 20% degli episodi e questo dato stupisce; nonostante siamo ogni giorno testimoni di innumerevoli esempi, spesso li sottovalutiamo. Per fortuna, negli ultimi tempi, sono nati movimenti per far avvenire un cambiamento. Tra questi adulti una parte è costituita dagli insegnanti, il cui atteggiamento è ultimamente sempre più messo in discussione a causa di recenti fatti di cronaca. I commenti, tuttavia, ci seguono anche a casa, provengono dai nostri famigliari. È chiaro che scuola e famiglia esercitano un’enorme influenza su di noi, sul nostro modo di fare, sui nostri ideali. Personalmente, un esempio apparentemente innocente, ma che mi ha particolarmente segnata, è accaduto in seconda media, dovuto al mio innato amore per i capelli di colori eccentrici. Blu, azzurro, viola… vedevo alla televisione queste ragazze sfoggiarli e chiedevo ai miei genitori di poterli tingere, ma la risposta era sempre la stessa. Me lo avrebbero concesso purché li tenessi solo durante l’estate, perché …. Cosa mai avrebbero potuto pensare i pr ofessor i vedendo una r agazza con quel bizzar r o color e? Che conseguenze ci sar ebber o state per mia media scolastica? Così mi tinsi di blu durante l’estate, e subito li tagliai prima dell’arrivo di settembre, perché, nonostante avessi una buona media anche se non particolarmente brillante, non volevo rischiare di rovinarla per una cosa che mi avrebbe “semplicemente” fatta sentire più carina. Pure nel 400 a.C. era superato questo antiquato pensiero, visto che Socrate era ritenuto un uomo estremamente virtuoso, nonostante non fosse un individuo attraente secondo i canoni tradizionali. Quindi perché io, una bambina di 13 anni, avrei dovuto essere zittita solo per il colore dei miei capelli? Perché l'opinione riguardo la mia personalità o la mia dedizione allo studio sarebbe stata messa in discussione? E se fossi cresciuta pensando che tutte le persone coi capelli tinti fossero strane? I genitori hanno più potere di quanto possano immaginare, ed è quindi importante controllare i commenti fatti in casa e instaurare un clima di empatia, dosare le parole e usarle consapevolmente. Ora ho 16 anni, ho la media del 7 che non è di certo il massimo, ma da una ragazza coi capelli di un viola tendente all’azzurro, un po’ scoloriti e tendenti al bianco, cosa ti puoi aspettare? Ilaria Piceni, 3°DL
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GUIDE TURISTICHE PER UN GIORNO Mai ci saremmo aspettati di accompagnare un gruppo di ragazze e ragazzi tedeschi in visita alla nostra città, ma è successo! Siamo stati coinvolti in questa piccola avventura grazie alla collaborazione che la nostra scuola ha con la cooperativa Mistral, responsabile dei progetti PCTO sia in Italia che all’estero. Il 21 febbraio scorso ci siamo recati agli uffici della Mistral per accogliere e conoscere gli studenti ospiti ed i loro due insegnanti accompagnatori, provenienti dalla “August-SanderSchule” di Berlino. Gli studenti svolgono un tirocinio di cinque settimane come progetto alternanza scuola lavoro nella nostra città. Il tempo a disposizione per visitare il centro di Brescia non è stato molto, tuttavia abbiamo cercato con questo mini-tour di presentare al meglio le principali attrazioni della nostra città, arricchendole con qualche informazione storica: Piazza Vittoria, Piazza Duomo, Piazza Loggia e il Tempio Capitolino… naturalmente tutto “auf Deutsch!” Nelle settimane suc-
cessive abbiamo avuto anche l’occasione di ospitare nella nostra scuola gli insegnanti tedeschi che ci hanno raccontato e fatto scoprire qualcosa in più su Berlino. Grazie a questa particolare esperienza abbiamo avuto la possibilità di sperimentare e migliorare il nostro tedesco con dei madrelingua. Speriamo inoltre di essere stati loro utili in qualche modo e di aver reso il loro soggiorno a Brescia un po’ più piacevole e accogliente! Pelizzari Martina, Provaroni Monica e Gattulli Alessandro Classe 5^BT
Lunedì 21 febbraio, il gruppo di francese della classe 5AT, in mattinata è stato impegnato in un’uscita per fare da guida a dei ragazzi provenienti dalla Francia e far vedere loro alcune delle attrazioni principali del centro città. Il punto di ritrovo è stato presso l’ufficio della Mistral, dove i ragazzi francesi avevano appena concluso una prima riunione; la passeggiata è iniziata da Marconi in direzione Castello e qui la prima coppia di studenti della 5AT ha esposto e fatto scoprire alcune curiosità sul nostro castello, oltre a far notare il bellissimo panorama della città vista dall’alto. Abbiamo poi scattato qualche foto tutti insieme. Successivamente la passeggiata è continuata in direzione del tempio Capitolino, poi in piazza Duomo e infine in piazza della Loggia; anche qui gli studenti avevano preparato ed esposto una piccola presentazione dei luoghi visitati. La visita è durata all’incirca 2 ore e 30 minuti, infatti alle ore 12 la visita si è conclusa a Piazza Vittoria, dove i due gruppi si sono scambiati saluti e i ringraziamenti. Per entrambi i gruppi è stata un’esperienza diversa dal solito e curiosa in quanto hanno avuto la possibilità di interagire con ragazzi della propria età provenienti da un altro paese. Classe 5°AT
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L’ARTE CHE RACCONTA La Vittoria Alata È proprio vero quando si dice che non è necessario fare chilometri per conoscere le proprie origini. Solo in piazza del Foro, quindi a pochi passi dalla nostra scuola, abbiamo numerose testimonianze della nostra storia che è bene visitare proprio come abbiamo fatto noi di 3DL venerdì 18 marzo in uscita didattica. Come prima tappa abbiamo avuto l’onore di ammirare la meravigliosa Vittoria Alata, studiata precedentemente a lezione. Una statua così particolare non può che suscitare pensieri e sensazioni vari, anche all’interno di una stessa classe. Ha, secondo noi, infatti, intorno a sé un’aura di mistero da cui scaturiscono emozioni contrastanti. Da una parte l’imponenza della figura mette quasi in soggezione, dall’altra in alcuni ispira angoscia. Perché mai tali eleganti movimenti dovrebbero avere questi effetti? Forse perché il soggetto rappresentato suggerisce quasi una sensazione di vuoto, come se avesse molto da dire, ma fosse bloccato da qualcosa. In principio, la Vittoria Alata venne scambiata per un’affascinante Afrodite risalente al III secolo a.C, quindi, di origine greca, con il piede sull’elmo del suo amante Marte mentre e si specchiava in uno scintillante scudo sostenuto dalla sua mano. Chissà cosa rivelerebbe oggi se potesse parlare… si sistemerebbe le pesanti ali e racconterebbe come è diventata l'emblema della vittoria che oggi conosciamo. O come lo fosse già nel I secolo, come possiamo dedurre dal fatto che le ali e il corpo siano della stessa lega metallica. Il suo nome si scriveva sullo scudo dei vincitori, mentre il suo piede calcava l’elmo dei vinti. O forse scopriremmo cose da noi mai nemmeno immaginate, storie amorose mai raccontate, faide nascoste.
Forse non è affatto un’immagine di vuoto e angoscia: è una sopravvissuta, uno dei pochissimi bronzi rinvenuti; sta a noi darle vita, scavare a fondo e rendere quel mistero un punto di partenza per costruire la sua e la nostra storia.
Il Museo di Santa Giulia Il Museo Santa Giulia, in origine un antico monastero, costituisce un patrimonio artistico e culturale unico in Italia. Esso comprende innanzitutto la Chiesa di San Salvatore, un’importante testimonianza della presenza di centri di potere longobardi nel nostro territorio. Qui un elemento particolarmente interessante è la sequenza di colonne, che è un esempio di “spolia romane” e dimostra, quindi la pratica del reimpiego. Sono infatti stati riutilizzati dai longobardi dei resti romani di colonne e capitelli, per costruire la struttu-
ra. Sicuramente alla base c’era un concetto di utilità e praticità, ma dall’altra affascina l’evidente ammirazione che i longobardi nutrivano per questo popolo. La Chiesa di Santa Maria in Solario, invece, torna subito alla mente per la sua iconica cupola stellata, che crea un’atmosfera a mio parere particolarmente romantica, con luci calde e dorate che illuminano la Croce di Desiderio. Si tratta del più grande manufatto di oreficeria altomedievale esistente, con la sua enorme struttura in legno, rivestita da una lamina metallica, ma soprattutto ornata da 212 pietre, cammei e vetri colorati. Un sogno insomma! Da amante dei cristalli l’avevo sempre ammirata ancor prima di vederla... Prima di scoprire ciò che ci circonda, è bene quindi conoscere la propria città, e credo che questa uscita sia stata più illuminante di quanto si possa pensare. Penso che la possibilità di vedere dal vivo ciò che si studia nelle solite “quattro mura” scolastiche sia una grande risorsa; questo vuole essere quindi un appello perché l’istruzione non sia solo fatta di parole, ma di esperienze importanti anche a km 0! Ilaria Piceni, 3°DL
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LA CASA SUL MARE CELESTE
La casa sul mare celeste, descritta da TJ Klune nell’omonimo romanzo, si trova su un’isola poco distante da Marsyas, un piccolo villaggio in riva al mare. Questo pezzo di terra può sembrare deserto ai visitatori, ma nella casa abitano delle persone speciali. Si tratta dei bambini di un orfanotrofio, ma non un orfanotrofio qualunque: un orfanotrofio del DIMAM, il Dipartimento della Magia Minorile. Linus è un assistente sociale semplice: gli danno ordini, lui obbedisce, e come molti ha quasi venduto l'anima al governo, ma non si sarebbe mai aspettato di capitare in un posto del genere. Qui sei bambini, etichettati come "problematici", vivono assieme al direttore Arthur. Talia è una gnoma, ha una lunga barba e tiene al suo giardino come fosse la sua famiglia. Phee, è uno spir ito di for esta e ha un potere straordinario: sa ascoltare la terra e far crescere bellissimi fiori e alberi. Chauncey, una cr eatur a non ben definita che ha il
sogno di diventare un concierge e si allena tutti i giorni per raggiungere l'obiettivo. Sal, un mutaforma; scrive poesie e testi che scioglierebbero anche il più freddo dei cuori. Theodore è una viverna; non parla la lingua degli umani, ma non per questo è da considerare un animale. Adora i bottoni, di qualsiasi tipo e, come tutte le viverne, possiede un proprio tesoro, che sorveglia, e a cui tiene come Talia tiene al suo giardino. Infine Lucy, diminutivo di Lucifero, è il figlio del diavolo: ama
la musica dei morti e ha i ragni nel cervello che lo tormentano, ma sotto sotto è un seienne estremamente intelligente e divertente. Questa è la storia di un uomo e della sua famiglia. Una famiglia che ha trovato lungo la via, che ha saputo accoglierlo nonostante i suoi difetti, che gli ha insegnato ad aprire la mente e gli occhi davanti all'ingiustizia e ad aprire il cuore di fronte all'amore. Leggere questo libro è come vedere l'oceano per la prima volta. È un'esper ienza unica e speciale. Affronta tematiche impegnative come la discriminazione e l'odio, facendo riflettere sull'argomento, ma sempre diffondendo speranza pagina dopo pagina. Quelli trascorsi con i personaggi della storia sono stati gli attimi più felici di questo periodo che non manca mai di stupirci in peggio. Abbiamo un gran bisogno di pace e questo libro può essere, anche se solo per qualche istante, quel posto sicuro di cui sentiamo la necessità. Il pregiudizio gioca un ruolo fondamentale nella storia: le stesse idee e convinzioni iniziali di Linus sono messe in discussione una volta che egli inizia a conoscere i bambini come persone vere e proprie, non più affidandosi solamente ai loro fascicoli, che li descrivono superficialmente e li schedano come si trattasse di animali e mostri. Leggere questo libro è stato come prendere il treno, arrivare all'ultima fermata mentre si vede il cielo rischiarare, per poi scendere e trovarsi di fronte un paesaggio romantico, e un mare celeste. Valentina Abatti, 4^AL
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I Sakura: alberi di ciliegio giapponesi
È una pianta della famiglia delle Rosacee, diffusa in particolare in Giappone, Corea e Cina. È un tipo di ciliegio ornamentale molto apprezzato per i caratteristici e meravigliosi fiori primaverili. In Giappone i ciliegi si chiamano sakura (桜), mentre, in occidente, il Prunus serrulata è chiamato anche ciliegio giapponese. Alcune varietà producono dei frutti commestibili, anch'essi emblema di questa stupenda stagione. La corteccia del ciliegio è marrone. I fiori variano dal bianco al rosa porporino, disposti in racemi in gruppi da due a cinque, su brevi peduncoli. Il sakura è uno dei simboli del Giappone. Il fior e di ciliegio, la sua delicatezza, il breve periodo della sua esistenza, rappresentano per i giapponesi la fragilità, ma anche la rinascita e la bellezza dell'esistenza. Oltre ad essere da sempre un segnale premonitore di un buon raccolto del riso, è un segno di buon auspicio per il futuro degli studenti, che nel mese della fioritura dei sakura iniziano l'anno scolastico, o per i neodiplomati/neolaureati, che nello stesso mese entrano nel mondo del lavoro.
Il sakura viene visto anche come icona delle qualità del samurai: purezza, lealtà, onestà, coraggio. Come la fragilità e la bellezza effimera di questo fiore, che, nel pieno del suo splendore muore, lasciando il ramo, così il samurai, nel nome dei principi in cui crede, è pronto a sacrificare la propria vita in battaglia. Si tratta dell'immagine di una morte ideale, pura, distaccata dalla caducità della vita e dai beni terreni. L'albero di ciliegio, nell'intensità della fioritura, viene tradizionalmente considerato anche simbolo della fedeltà del popolo nipponico al suo imperatore. I ciliegi fioriscono a sud alla fine di marzo, nel Kyushu, dove le temperature iniziano a salire prima, mentre a nord, nell’Hokkaido, verso l’inizio di maggio. Il tempo medio di fioritura dei sakura può variare a seconda della posizione geografica all’interno del paese. Solitamente, nelle regioni meridionali e con climi più miti, la fioritura avviene prima, procedendo man mano verso nord. Il vento, la pioggia e la temperatura la possono anticipare o posticipare o allungare e accorciare la stagione dei fiori di ciliegio. Per sapere nel dettaglio il pe-
riodo esatto di questo spettacolo naturale, sono state create delle vere e proprie previsioni, esattamente come quelle del meteo, nelle quali di anno in anno vengono fornite le date e il periodo migliore per poter assistervi. Le varietà di alberi di ciliegio sono tantissime, e spesso riconoscerle non è così semplice. Il più diffuso è il prunus × yedoensis (anche detto yoshino) il quale prende il nome della città di “Yoshino” in cui, secondo la tradizione, gli alberi dei ciliegi hanno avuto origine nel VII secolo. Questa tipologia di pianta è stata artificialmente creata tramite innesto e la sua particolarità è che i ciliegi di questa specie fioriscono allo stesso momento in modo molto preciso e sincronizzato. Ogni anno, migliaia di persone giungono in Giappone per ammirare questi fiori bianchi o rosa, che sbocciano in massa. Questa esperienza viene chiamata “hanami” (はなみ) la quale significa letteralmente “osservare i fiori” (da “hana”= fiori e “mi” = vedere). Essa fa parte di un’antica usanza giapponese, la quale ha reso questo momento di fioritura una celebrazione vera e propria. Essa viene considerata una festa per la popolazione locale e i Giapponesi solitamente festeggiano e celebrano questo evento con un bellissimo picnic sul prato ammirando quanto li circonda. Nella cittadina di Yozakura è possibile assistere a questa celebrazione anche di notte, circondati da delle lanterne illuminate. Pansini Denise e Piturro Lorenzo 3AT
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GLI ANIME E LA STORIA
Le serie televisive di oggi hanno tutte come sfondo un periodo storico realmente esistito e ci permettono di rivivere epoche del passato, orientale o occidentale. Come ci si poteva aspettare, gli anime ambientati in periodi significativi della storia giapponese sono molto più numerosi rispetto a quelli di ambientazione occidentale, per quanto sia il Medioevo che il periodo della rivoluzione industriale siano periodi molto considerati dagli autori di manga e anime. Sono pochissimi, tuttavia, quelli privi di note fantasy o con personaggi realmente esistiti o/e che abbiano mantenuto gli stessi nomi dei sovrani pre-
senti nei libri di Storia. La maggioranza dei registi, infatti, ha scelto di aggiungere un che di surreale o, comunque, di non attenersi fedelmente alla realtà dei fatti. Ciò non esclude l’esistenza di anime con ambientazioni e trame più attendibili, come “Lady Oscar” per la Rivoluzione Francese, opera famosa soprattutto negli anni ‘90 o il manga ancora in corso, “I giorni della sposa”, sulla condizione delle donne nell’Asia Centrale alla fine dell’Ottocento. Ad ogni modo, anche in questo ambito c’è una buona varietà di scelta in termini sia di epoche che di luoghi. I titoli da cui iniziare e che consiglio per il mese di aprile sono soprattutto questi: 1. Requiem of the Rose King, di ispirazione shakespeariana. 2. Moriarty, ispir ato alla ser ie “Sherlock Holmes” di Sir Arthur Co-
nan Doyle. 3. Black Butler, ambientato nell’Inghilterra vittoriana. 4. Dororo, ambientato nell’epoca dei samurai (periodo Sengoku). 5. La Tomba delle Lucciole, ambientato nel periodo drammatico della Seconda Guerra Mondiale. 6. Si alza il Vento, l’epoca è quasi la stessa del precedente, ma si concentra sul sogno di un ragazzino di entrare nell’aviazione. 7. La Collina dei Papaveri: è la storia di due adolescenti giapponesi della Yokohama degli anni '60 8. Vinland Saga, ambientato nell’Europa settentrionale dell'XI secolo, presta particolare attenzione alle gesta dei vichinghi in quel periodo. Ricordo che si tratta solo di un elenco puntato, l’ordine scelto non ha alcun significato preciso. Ed anche per questo mese spero possiate scoprire nuovi interessi e non annoiarvi mai, perciò a tutti auguro una buona visione!!! Elisa Senes, 3°CR
Videogames… storici? La storia, diciamolo, almeno a livello scolastico non è la materia preferita di molti. Date, nomi ed eventi possono confondere. E se esistesse un modo per imparare… giocando? No, non vi pr opor r ò uno di quei giochi idle basati su epoche storiche, ma un vero trionfo di accuratezza grafica e interazione.Sto parlando della trilogia dei Discovery Tour pr odotta da Ubisoft: Ancient Egypt, Ancient Greece e Viking Age. Ubisoft si è sempre fatta notare per il realismo della grafica e la fedeltà storica della saga Assassin’s Creed, tuttavia i Discovery Tour sono curati ulteriormente da storici specializzati in quel determinato periodo storico, e e trattano vari argomenti, dall'arte all'architettura, dalla filosofia alla politica e alla religione. Vincitori del premio Best Learning Game e del G4C People's Choice Award nell'edizione 2019 dei Games for Change Awards, i Discovery Tour sono stati usati da molti insegnanti per avvicinare gli studenti alla storia. Permettono infatti di esplorare l'Antica Grecia, l'Antico Egitto e l'Europa dell'era vichinga in libertà, ammirando l’architettura e conoscendo le culture del passato, o con una guida. E chi potrebbe essere più adatto a farci da guida se non personaggi storici come Cleopatra, Socrate, Erodoto, Leonida, Cesare, Pitagora e Re Aelfred? Luoghi e tempi del passato rivivono in ricostruzioni imponenti e minuziosamente dettagliate. Dalla sommità del Partenone agli abissi dell'Egeo, dalle Piramidi di Giza alle lande innevate della Norvegia, gli storici e i designer dei Discovery Tour hanno investito tempo ed energie nel ricostruire meticolosamente i luoghi più celebri, i paesaggi e la vita quotidiana delle epoche passate. Senza dubbio un sistema alternativo all’insegnamento tradizionale, che riesce a coinvolgere anche i più disinteressati. Nichita Cebotaeran, 3°ER
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L’esperienza Covid-19 La Commissione Cultura è lieta di informare docenti, studenti e genitori del Lunardi che sta per andare in stampa il libro dal titolo “L’esperienza Covid-19”. La riscoperta della relazione educativa nella scuola”. Il volume raccoglie trenta testi narrativi tra quelli che hanno partecipato all’omonimo concorso, premiati dalla giuria esterna o scelti dalla Commissione Cultura e rappresentativi di numerose scuole della provincia. Ai testi si aggiunge una quarantina di immagini relative ad opere artistiche premiate al concorso o esposte alla mostra allestita nel mese di ottobre presso la Piccola Galleria UCAI: si tratta di fotografie, dipinti o sculture corredati da schede illustrative in cui gli autori sono stati chiamati ad esplicitare il senso della propria opera e a dedicarla ad una o più persone che hanno avuto un ruolo particolarmente importante per loro durante la pandemia.
Segue poi la sezione “Audiovisivi”, che presenta venti video tra i tanti che hanno preso parte al concorso, con l’indicazione del link a cui sarà possibile vederli. Completano il volume gli atti del convegno, tenutosi – sempre nell’ottobre scorso - all’auditorium San Barnaba, alcuni interventi di docenti, esperti o comuni cittadini che, a vario titolo, sono stati coinvolti (o si sono lasciati coinvolgere) nelle diverse fasi del progetto, gli articoli che la stampa cittadina ha dedicato agli eventi del progetto stesso ed una galleria fotografica che documenta alcuni momenti di questa lunga e articolata “follia pedagogica”. Il libro è pubblicato dalla casa editrice GAM di Rudiano e può essere acquistato al seguente link: http://www.gamonline.it/index2.php?pagina=edizioni&scheda=232 Speriamo di cuore che questo testo possa rappresentare per tutti un’occasione ulteriore di riflessione sugli sconvolgimenti che il drammatico periodo della pandemia ha generato nella vita di ciascuno di noi – studente, docente o genitore – e i cui effetti talvolta sono ancora in atto, ma anche e soprattutto sullo straordinario valore riconosciuto dagli studenti alla scuola, nella sua dimensione culturale e relazionale, scuola di cui tutti hanno sentito prepotentemente la mancanza e dove tutti hanno fortemente desiderato poter ritornare. A loro e a noi insieme, comunità scolastica del Lunardi, è dedicato questo libro.
Ai docenti e agli studenti di classe quinta La redazione del «Lunarfollie» vorrebbe pubblicare, nei prossimi numeri di maggio e giugno, i messaggi più significativi scritti dagli studenti di classe quinta e dai loro docenti. Gli studenti, in particolare, sono invitati a esprimere liberamente le emozioni che sicuramente l’avvicinarsi della maturità e di nuove sfide future suscita in loro. Sono altrettanto graditi messaggio di auguri e incoraggiamento tra studenti in vista dell’esame. I docenti si sentano liberi di scrivere messaggi rivolti a una classe specifica, alle classi quinte in generale oppure li invitiamo a condividere i ricordi della loro maturità. Chiediamo di inviare il materiale entro e non oltre domenica 8 maggio (per il numero di maggio) e entro e non oltre lunedì 30 maggio (per il numero di giugno), alla seguente mail: lunarfollie@lunardi.bs.it oppure agli indirizzi delle docenti referenti del progetto: Elena Bignetti (elena.bignetti@lunardi.edu.it) e Rita Pilia (rita.pilia@lunardi.edu.it). Grazie per la collaborazione La Redazione del «Lunarfollie»