2022 Pontedilegno-Tonale CARTELLA STAMPA estate

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Che cosa ci fanno 200 bottiglie di vino in un igloo a più di 2.000 metri di quota? Invecchiano al freddo. Non è una battuta, ma un’iniziativa, con solide basi scientifiche, nata dal confronto tra diversi soggetti, tutti accomunati dall’amore per la montagna e il proprio territorio: la Valle Camonica e i meravigliosi paesaggi tra Ponte di Legno e il Passo Tonale. Fautori dell’idea: il Consorzio Pontedilegno-Tonale, il Consorzio Vini di Valcamonica, la Cantina Bignotti e Unimont-Università della Montagna, sede di Edolo dell’Università degli Studi di Milano. Diversi gli obiettivi del progetto: uno di natura scientifica, cioè analizzare gli effetti delle basse temperature sull’affinamento dei vini. Ma non solo. L’iniziativa serve anche a individuare tecniche di viticoltura sostenibile, a valorizzare le risorse del territorio e a farle conoscere al grande pubblico. L’ESPERIMENTO Lo scenario è quello del comprensorio Pontedilegno-Tonale, nel Parco dell’Adamello. A oltre 2.000 metri di quota è stato realizzato un igloo, dall’artista camuno Ivan Mariotti, che è stato poi usato come originale cantina di affinamento. Al suo interno, all’inizio dell’inverno, sono state collocate circa 200 bottiglie. La Cantina Bignotti ha depositato qui i suoi rossi IGT e gli spumanti Supremo e Brut metodo classico. Mentre il Consorzio Vini di Valcamonica, che riunisce al suo interno 12 cantine, ha scelto di partecipare

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Una cantina con 200 bottiglie in un igloo a oltre 2.000 metri, in un paesaggio incantato tra Ponte di Legno e il Passo Tonale. Un esperimento per testare l’effetto delle basse temperature sull’invecchiamento del vino e per valorizzare il territorio montano, puntando sulle sue eccellenze vinicole e sul suo potenziale di innovazione

all’esperimento con una trentina di etichette tra rossi, bianchi e passito. «L’iniziativa ha certamente uno scopo scientifico» spiega la professoressa Anna Giorgi, dell’Università Unimont. «Cioè capire come l’alta quota e, soprattutto, le basse temperature possano influenzare l’affinamento in bottiglia dei vini locali. Ci aspettiamo un impatto sul grado di solubilità dei componenti volatili, con conseguenze interessanti sulle caratteristiche organolettiche del vino, sul suo sapore». INNOVAZIONE E VALORIZZAZIONE DEL TERRITORIO L’esperimento è solo all’inizio e, per avere una valenza scientifica, dovrà essere ripetuto negli anni. «Effettueremo una serie di test chimico-fisici e organolettici sui vini nell’igloo e ne confronteremo i risultati con quelli delle bottiglie lasciate nelle cantine delle aziende in fondovalle. Sarà così possibile una prima comparazione necessaria a verificare l’effetto delle condizioni di quota e a meglio orientare

© Mauro Mariotti

© Mauro Mariotti

In Valle Camonica i vini si affinano nel ghiaccio

la ricerca nei prossimi anni. E, appunto, i test dovranno essere ripetuti a partire dalla prossima stagione». Ma non è tutto: l’aspetto scientifico non è l’unico che ha spinto il team a sviluppare il progetto. «Questa iniziativa – spiega Michele Bertolini, direttore del Consorzio Pontedilegno-Tonale – vuole anche essere un modo per valorizzare la viticoltura della Valle Camonica, che negli ultimi anni ha fatto enormi passi avanti. E creare delle sinergie tra diversi soggetti locali che possano contribuire allo sviluppo del territorio. L’innovazione nasce dal confronto tra soggetti diversi, che dialogano tra loro, ciascuno portando le proprie competenze. Questo progetto ne è un esempio: soggetti diversi hanno dato il via a un’idea innovativa dalle molteplici ripercussioni». Un aspetto importante dell’iniziativa è proprio il connubio tra produttori di vino e chi si occupa di promuovere il turismo nella valle. «L’iniziativa punta anche ad attirare turisti e a far scoprire loro le produzioni locali, enologiche e non solo. Ai turisti e ai ristoratori della valle, che devono essere i primi a promuovere la tipicità del territorio»,

continua Bertolini che ricorda come «in montagna, ancor più che altrove, è fondamentale puntare sulla qualità e sull’unicità degli ingredienti del territorio. È l’unico modo per vincere sulla concorrenza». GARANTIRE UN FUTURO ALLA MONTAGNA Ma questa iniziativa ha un ulteriore “effetto collaterale” positivo: contribuisce infatti a tutelare l’ambiente e a salvare il territorio montano. «Se si valorizza una produzione vinicola, ne trae vantaggio il territorio nel suo complesso – spiega la professoressa Giorgi –. L’agricoltura montana, quindi anche la viti-vinicoltura, è essenziale perché permette di avere cura del territorio, ne ostacola l’abbandono e ne garantisce la cura. Negli ultimi anni si è tentato di ripopolare la montagna con incentivi economici, ma con modelli non adatti alle caratteristiche del territorio. Invece bisogna puntare sulla tipicità locale. E incentivare un’agricoltura sostenibile. Chi coltiva pulisce i boschi, il rischio incendi si riduce e anche quello di alluvioni e frane. Si hanno così una maggiore sostenibilità e un maggiore risparmio economico». News

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