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IL CLIMA IN UN’EQUAZIONE
from Pentascienze_21_22
by mctpalazzo
Il cambiamento climatico con l’aiuto della matematica: l’equazione dei disastri del prof. Antonello Pasini
Da qualche anno le giornate sono sempre più calde ma il mondo non si chiede il perché; assaporiamo il gusto delle passeggiate all’aperto anche in pieno inverno, delle gite a mare ad ottobre inoltrato ma non ci chiediamo mai se tutto ciò sia normale. Lasciamo correre quello che pensiamo di non poter cambiare, limitandoci a lamentarci, non vogliamo mai soffermarci a riflettere su piccoli ma grandi comportamenti che possono migliorare la vita presente e futura. Basterebbe ascoltare il parere di esperti, per capire cosa si nasconde dietro quel calduccio insperato, ma assolutamente innaturale, di cui godiamo anche in pieno inverno.
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Antonello Pasini, climatologo e docente di Fisica del Clima presso l’Università di Roma 3, si è, a lungo, occupato del tema del cambiamento climatico, in particolare dell’aumento della temperatura. Secondo l’esperto, a partire dagli anni ’60, del secolo scorso c’è stato un forte aumento della temperatura media globale, con una rapidità che non ha uguali nel passato. La causa fondamentale di questo aumento è la maggiore quantità dei cosiddetti “gas serra” (come l’anidride carbonica, il metano, il protossido di azoto) presenti in atmosfera, dovuta alle combustioni fossili di carbone, petrolio, gas naturale, alla deforestazione e ad un’agricoltura spesso non sostenibile. E se, storicamente, la responsabilità maggiore delle emissioni di questi gas in atmosfera era dei paesi industrializzati, ora anche alcuni paesi emergenti, come quelli dell’Est del mondo, stanno contribuendo in maniera sostanziale a danneggiare il clima dei paesi del terzo mondo. Questi ultimi, paradossalmente, non sono responsabili delle emissioni ma sicuramente sono vittime del riscaldamento globale: una vera e propria disparità internazionale. Pasini con il linguaggio della matematica, potente e universale anche al cospetto di eventi funesti, ha costruito una vera e propria “equazione dei disastri”. È un’equazione molto semplice già in uso per calcolare il rischio R da eventi naturali:
R = P × V × E, dove R è ovviamente il rischio; P è “la probabilità che un fenomeno climatico di una certa intensità si verifichi in un certo periodo di tempo, in una data area”; V la vulnerabilità del territorio cioè “la propensione a subire danneggiamenti”, a causa di eventi esterni di una certa rilevanza; E il valore o la quantità di elementi a rischio presenti in una certa area. I termini che compaiono nell’equazione, vengono considerati tutti indici di valore compreso fra 0 ed 1. Poiché il rischio è dato dal prodotto di tre fattori compresi fra 0 ed 1, anch’esso varierà nel medesimo intervallo, dove un rischio prossimo a 0 viene considerato basso, mentre un valore tendente ad 1 è sinonimo di rischio elevato. Le tre variabili P, V ed E non rimangono sempre le stesse: nel recente passato i valori in gioco stanno spostandosi tutti verso quota 1, accrescendo notevolmente il rischio. A causa delle attività umane, il rischio tende ad esasperarsi in tutte le sue componenti: il riscaldamento globale di origine antropica intensifica la probabilità (P) che si verifichino eventi meteo-climatici violenti; azioni umane come il disboscamento o la cementificazione del suolo aumentano la vulnerabilità (V) a ondate di calore o alluvioni; mentre l’urbanizzazione aumenta l’esposizione (E) di un numero crescente di persone, edifici, infrastrut-
ture e attività produttive insediate in zone a rischio. Questi sono i termini dell’equazione che conduce direttamente al disastro. È evidente la presenza di una stretta correlazione fra i tre termini dell’equazione e le azioni umane. Se da un lato la situazione attuale risulta decisamente preoccupante, dall’altro, sapere che siamo vittime delle nostre stesse scelte, ci offre l’opportunità di cambiare. Gli studi di Pasini possono essere sostenuti con l’analisi di grafici e dati riguardanti l’aumento della temperatura e delle emissioni di CO2.
In questo grafico, possiamo osservare come, rispetto all’età pre-industriale, la temperatura sia in constante aumento (si parla di 0,2 gradi °C per decennio) e si viaggia su una traiettoria di aumento della temperatura di 2,7 gradi °C, entro la fine del secolo. Come detto prima i maggiori responsabili sono i gas serra, in particolare possiamo osservare l’impatto preponderante delle emissioni di CO2. Negli ultimi trent’anni infatti sono state immesse 871 giga tonnellate di CO2, con una media di 29 giga tonnellate all’anno. Lo studio del 2013 del glaciologo Renato Colucci, conferma, attraverso il seguente grafico, come negli ultimi 150 anni, in particolare negli ultimi 30, la temperatura sia aumentata.
Lo studio della variazione della temperatura avviene, attraverso l’analisi dei pollini antichi, il decadimento radioattivo degli isotopi nei sedimenti dei fondali marini, o la concentrazione di gas serra all'interno delle carote di ghiaccio. Ed è proprio grazie a queste ultime, che è stato possibile analizzare l’andamento dei gas contenuti nell’atmosfera terrestre. Secondo le previsioni dell’Ipcc (organismo dell’ONU che si occupa del cambiamento climatico), entro la fine del secolo, il Pianeta potrebbe essere “interamente tropicale” con mari più alti di circa 20 metri e temperatura di 4/5 gradi °C in più. Si tratta di una situazione davvero delicata, che potrebbe scatenare eventi dannosi per l’uomo e il pianeta stesso Ma abbiamo un prezioso alleato: la scienza. Essa ci offre dati certi, proiezioni di scenari futuri studiati attentamente che possiamo utilizzare per evitare il repentino e inarrestabile cambiamento climatico. È evidente, quindi che serve un cambiamento culturale forte. Non tutti sanno quanto sia pericolosa la situazione attuale del riscaldamento globale, mentre sarebbe molto importante che tutti ne venissero a conoscenza. Ciò ci permetterebbe di continuare ad aver vita nel nostro prezioso pianeta e, allo stesso tempo, a garantire un futuro alle generazioni a venire.