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RAPPORTO CENSIS TECNOLOGIA A 360 GRADI

TECNOLOGIA A 360 GRADI

DAL CAPITOLO CHE L’ULTIMO RAPPORTO CENSIS SULLA SITUAZIONE SOCIALE DEL PAESE DEDICA AI MEDIA E ALLA COMUNICAZIONE SI EVINCE CHE I RIFLESSI DEL DIGITALE E DELLA TECNOLOGIA STANNO PRATICAMENTE CONDIZIONANDO LE MODALITÀ DI CONSUMO DI TUTTI I MEZZI, A DISCAPITO DELLA FRUIZIONE TRADIZIONALE.

DI MAURO MURERO

ANCHE E SOPRATTUTTO NELL’AMBITO DELL’ECONOMIA IN GENERALE E DELLA COMUNICAZIONE IN PARTICOLARE, LA FINE DI UN ANNO SOLARE E L’INIZIO DI QUELLO SUCCESSIVO COINCIDONO STORICAMENTE CON LA DIFFUSIONE DI INDAGINI, STUDI E RAPPORTI PREDITTIVI FINALIZZATI A RIASSUMERE LE PIÙ RECENTI E IMPORTANTI TENDENZE E NOVITÀ E A PROIETTARLE VERSO L’IMMEDIATO FUTURO.

Alla fine dello scorso anno ci ha pensato, tra gli altri, un organismo autorevole qual è il Censis, che ha pubblicato il suo ultimo e attesissimo report annuale sulla situazione sociale del Paese. Giunto alla 54ª edizione, il Rapporto Censis si propone di analizzare e interpretare i più significativi fenomeni socio-economici che stanno caratterizzando questa eccezionale e drammatica fase di incertezza. Le considerazioni generali che introducono il Rapporto parlano di una ‘giravolta della storia’ ma, al contempo, mettono l’accento anche sul ‘geniale fervore degli italiani da cui traspira il nuovo’; nella seconda parte, focalizzata sullo stato dell’arte della società italiana nell’anno della ‘paura nera’, vengono affrontati i temi di maggiore interesse emersi nel quadro dello sviluppo del Sistema Italia, amaramente ma realisticamente accostato a ‘una ruota quadrata che non gira’: si va dalle vulnerabilità strutturali alle scorie dell’epidemia e alle ipotesi su ‘quello che resterà’ dopo lo stato d’emergenza. Nella terza e quarta parte si presentano le analisi per settori: la formazione, il lavoro e la rappresentanza, il welfare e la sanità, il territorio e le reti, i soggetti e i processi economici, i media e la comunicazione, la sicurezza e la cittadinanza.

UN SISTEMA ‘LIQUIDO’ Vediamo ora più da vicino cosa è emerso in relazione all’ambito strettamente comunicazionale, quello che più ci interessa in questa sede. I consumi mediatici degli italiani vengono definiti dal Censis come ‘un sistema sempre più liquido’. La fruizione della televisione appare sostanzialmente stabile, ma si registra una flessione dei telespettatori della Tv tradizionale (resta invece salda l’utenza della Tv satellitare); cresce in modo significativo l’importanza della Tv via internet (web Tv e smart Tv) e della mobile Tv, che, a testimonianza della consistenza del suo trend diffusionale, in meno di tre lustri è passata dall’1% di spettatori su cui poteva contare nel 2007 all’attuale 28,2%. In un contesto mediatico in cui si integrano sempre di più programmazione lineare e palinsesti personali, la radio continua a essere all’avanguardia nei processi di ibridazione del ‘sistema media’ (complessivamente i fruitori sono il 79,4% degli italiani, stabili da un anno all’altro). Anche su questo versante, detta legge quello che un tempo era stato definito il ‘nuovo che avanza’: se l’ascolto in casa attraverso l’apparecchio tradizionale perde punti e l’autoradio è sostanzialmente stabile, cresce la fruizione delle trasmissioni radiofoniche via internet con il PC (lo fa il 17,3% degli italiani) e soprattutto tramite smartphone (la penetrazione è arrivata al 21,3%). Ancora, si registra un aumento dell’utenza di internet in generale e, in particolare, di chi utilizza lo smartphone (è stata ormai superata la soglia dei tre quarti della popolazione). Continua la fase di stallo della carta stampata, che perlomeno vede arrestarsi ‘l’emorragia di lettori’; dal canto loro, le edizioni online dei giornali si attestano su una quota di utenza nell’ordine del 26,4%. Gli aggregatori di notizie online e i portali web d’informazione sono invece consultati dal 51,6% degli italiani e sono a loro volta protagonisti di un percorso di crescita non indifferente. Citiamo in sintesi anche il riferimento del Censis al comparto librario, ovviamente estraneo alla composizione del media mix in senso stretto ma in grado di avallare la tesi della progressiva – e, ovviamente, del tutto irreversibile – ‘tecnologizzazione’ di ogni forma di legame relazionale con i fruitori d’informazione.

LA COPERTINA DELL’ULTIMO RAPPORTO CENSIS, CHE DEDICA UNO SPECIFICO CAPITOLO AL MONDO DEI MEDIA E DELLA COMUNICAZIONE.

Se in Italia, infatti, il numero dei lettori di libri continua purtroppo a diminuire anno dopo anno, la diffusione degli e-book è in lieve crescita o comunque stabile, anche se in questo caso specifico la quota di penetrazione (nell’ordine dell’8,5%) è ancora insufficiente per pensare seriamente di controbilanciare la riduzione del numero di lettori tradizionali. Per quanto concerne la spesa delle famiglie per i consumi mediatici, il Rapporto premette innanzitutto che il valore dei consumi complessivi (non solo mediatici) ha subito, dal 2007 in avanti, una flessione talmente drastica e costante da non aver ancora consentito un ritorno ai livelli pre-crisi. In alcuni comparti specifici le cose vanno diversamente e, ad esempio, la spesa per l’acquisto di telefoni ed equipaggiamento telefonico ha segnato year by year un vero e proprio boom, senza soluzione di continuità; anche quella dedicata all’acquisto di computer e audiovisivi ha conosciuto un rialzo molto rilevante, mentre i servizi di telefonia si sono progressivamente assestati verso il basso per effetto di un riequilibrio tariffario. La spesa per libri e giornali ha subito invece un vero e proprio crollo nell’ultimo decennio, recuperando qualcosa solo in tempi recentissimi. Sul fronte delle ‘identità, appartenenze e media personali’, la famiglia continua a rappresentare il primario ‘fattore di identificazione’, seguito dalla nazionalità, dal legame con il proprio territorio di origine, dalla professione, dalla fede religiosa e dalle convinzioni politiche. Tale premessa serve a precisare che di ‘fattori d’identificazione’ ce n’è anche uno meno tradizionale: in alcuni casi è infatti il proprio profilo sui social network a ‘determinare l’identità’, un orientamento che, come è facile immaginare, si sta diffondendo soprattutto tra i più giovani. A proposito di social network, i più popolari sono YouTube, utilizzato dal 56,7% degli italiani (ma il dato sale al 76,1% tra i 14/29enni), Facebook (rispettivamente 55,2% e 60,3%) e Instagram (35,9% e 65,6%). WhatsApp è utilizzato dal 71% degli italiani: si arriva all’88,9% fra i 30/44enni, ma si scende al 30,3% tra gli over 65. I social network sono giudicati indispensabili dal 4,9% degli italiani, utili dal 48,6%, inutili dal 22,9% e addirittura dannosi per la restante e non indifferente quota; si utilizzano prevalentemente per rimanere in contatto con le persone e comunicare con esse in maniera più veloce ed efficace, ma anche perché ‘fanno compagnia’, forniscono molte informazioni e punti di vista diversi dalle fonti ufficiali, sono utili in ambito lavorativo e consentono di coltivare i propri interessi. Il Censis dedica uno specifico spazio anche alle ‘nuove frontiere del mercato digitale’ e segnala che, prima ancora che la pandemia e le fasi di lockdown imprimessero al fenomeno un’ulteriore accelerazione, si era manifestata la tendenza a ricorrere ai servizi offerti dalle aziende che, tramite piattaforme internet, mettono direttamente in contatto la domanda e l’offerta (dalle case per vacanza di Airbnb ai pasti consegnati a domicilio da Deliveroo). Il profilo dell’utilizzatore tipo può essere identificato in un individuo di età compresa fra i 30 e i 44 anni, di sesso maschile, diplomato o laureato e residente in un centro urbano medio-grande. MK

GIÀ ELEVATA A LIVELLO GENERALE, LA QUOTA DI GRADIMENTO DEI SOCIAL NETWORK AUMENTA VISTOSAMENTE IN RIFERIMENTO ALLE FASCE ANAGRAFICHE PIÙ GIOVANI. LO SMARTPHONE È ORMAI UN COMPAGNO IRRINUNCIABILE NELLA VITA QUOTIDIANA DI OLTRE I TRE QUARTI DEI CONSUMATORI ITALIANI.

FUTURO E INNOVAZIONE

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