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IL DIRETTORE OSPITE

Piero Lissoni, 64 anni, architetto e designer, è il direttore ospite di questo numero di Grazia. La sua Lissoni & Partners ha uffici a Milano e a New York.

MINIMAL, IBRIDI E CONTAMINAZIONE: TRE PAROLE PER COMPRENDERE IL NUOVO MONDO

Come direttore temporaneo, o se preferite ospite, ho voluto raccogliere intorno a me una serie di figure che mi piacciono per quello che fanno, al di là della loro professione. Figure intese come “umanità”, persone che nel corso della vita mi hanno incuriosito. Sono come amici che mi scrivono una lettera e questo numero speciale è la raccolta di questa corrispondenza epistolare.

Ho poi scelto tre temi, argomenti su cui discutere con questi amici dal loro punto di vista, il loro occhio che vede attraverso l’arte, la tecnologia, il teatro, il cibo, la letteratura, addirittura la teologia… e ovviamente non potevano mancare l’architettura e il design.

Il primo tema è minimal, lontano dal famoso “less is more” racconta quel mondo rispettoso dei luoghi, delle

cose e degli oggetti. Minimal come atteggiamento di vita riconducibile a una visione quasi giapponese, dove la tazza del tè si tramanda di generazione in generazione e quando si rompe viene “rammendata”. Rammendare è un termine un po' desueto, non roboante, ma nel mio mondo la sostenibilità sta nella durata delle cose e ricucire ha una portata quasi rivoluzionaria. Il rispetto nell’utilizzo delle cose equivale anche a fare attenzione alla loro naturale lunghezza vitale, senza la smania di accumulare. Non in maniera punitiva, né ideologica, vorrei parlare di un modello quasi intellettuale capace di essere sempre un po’ distaccato.

La seconda parola è ibridi e il mondo che ci

sta intorno. In fin dei conti siamo tutti schiavi degli smart-phone, ibridi per eccellenza, nati come telefono ma che adesso fanno tutt’altro! Ma ci sono anche gli ibridi intesi come “a cavallo di mondi diversi”, l’arte che entra nel mondo quotidiano, oppure l’ibridazione dei cibi. E poi per fortuna ci sono anche gli esseri umani ibridati, le miscele intellettuali o razziali.

Infine ho scelto il termine contaminazione che può avere risvolti positivi - sono personalmente molto lontano dall’idea populista della purezza, che sia intellettuale,

culturale o religiosa. Ma contaminazione è anche la Terra dei Fuochi o la nube di micro-polveri che soffoca una parte dell’Europa. Allo stesso tempo è la bellezza di camminare per strada e vedere i ragazzini che escono dal liceo e che si vestono, si muovono e parlano in maniera assolutamente nuova. Come architetto e designer tento da sempre la contaminazione, quando disegno edifici o oggetti solitamente li contamino… o li ibrido. In ognuno dei miei progetti troverete un pezzo cinese insieme con qualcosa di giapponese, oppure di scandinavo, magari mischiato a un oggetto avanguardista o a una poltrona iper-contemporanea.

Sono sempre questi i temi che guidano il progetto fotografico e di styling dei servizi della rivista. Il set di design è costruito all’insegna del minimalismo, dentro due scatole, una bianca e una nera, mentre la selezione dei pezzi indaga la contaminazione e gli ibridi. Allo stesso modo, per i servizi di moda ho scelto il fascino di modelle multietniche che raccontano il modo di vestirsi tipico delle signore milanesi o parigine, capaci di miscelare con grande maestria vestiti griffati alle magliette comprate al mercato. Qui i luoghi invece parlano della bellezza di Milano e di alcuni dei suoi angoli più affascinanti perché, ecco, forse dobbiamo aggiungere un quarto tema: Milano. A Milano abbiamo infine dedicato un reportage attraverso le contraddizioni e le contaminazioni che la caratterizzano e la rendono una città speciale.

Piero Lissoni

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