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IBRIDAZIONE Giorgio Metta

Dalla sfilata di Dolce

& Gabbana

Donna autunnoinverno 2021/22, le modelle con i robot R1 Your personal humanoid.

direttamente prodotti dagli scarti dello stesso vegetale. In teoria si potrebbe anche immaginare che gli stessi robot per l’agricoltura potrebbero essere costruiti con materiali biodegradabili: il risultato sarebbe un impatto complessivo prossimo allo zero. L’ambizione, in questo campo, sarebbe arrivare all’eliminazione della plastica anche per i tutti i dispositivi tecnologici, cellulari, computer e non solo.

La ricerca procede anche nell’ambito della creazione di materiali in grado di ridurre l’inquinamento dell’aria, assorbendo l'anidride carbonica, e dell’acqua, filtrando e rimuovendo i

metalli pesanti o i residui oleosi. Anche in questo caso, alcune applicazioni sono già disponibili: grazie alle nanotecnologie, all’Istituto Italiano di Tecnologia abbiamo realizzato spugne che trattengono solo le sostanze oleose, come il petrolio.

L'innovazione, però, deve essere anche economicamente sostenibile. Questo significa, in alcuni casi, ripensare il modello di business delle aziende per favorire processi e prodotti che siano virtuosi sul fronte dell’ambiente, pur rimanendo competitivi. Il lato economico, poi, è cruciale quando si parla di sostenibilità sociale, ovvero di metodi innovativi per ridurre i costi e rendere le tecnologie più “democratiche”. Un esempio sono i dispositivi per effettuare test diagnostici fuori dalle strutture sanitarie e che raggiungono entrambi gli obiettivi: minore spesa per la sanità e maggiore accessibilità in termini di popolazione, con l’inclusione di Paesi che, oggi, non sono in grado di far fronte a sistemi più dispendiosi.

La stessa robotica ha innumerevoli applicazioni in campo sanitario. Un esempio: lo sviluppo di macchine

che siano di aiuto ai lavoratori per abbattere il rischio di malattie professionali, come quelle legate alla movimentazione di pesi, che spesso portano

alla patologia o all’infortunio. L'Istituto Italiano di Tecnologia sta collaborando con Inail proprio su questo fronte. I robot possono affiancare l’uomo sia per evitare l’incidente, eliminando gli sforzi pericolosi, sia per curare l’essere umano nel caso l’incidente sia purtroppo avvenuto. Pensiamo quindi a protesi, esoscheletri, e più in generale, alle macchine per la riabilitazione post-traumatica.

Tornando al tema della sostenibilità, l’intelligenza artificiale può esserci d’aiuto. In questo caso, dobbiamo pensare a quella che io chiamo “l’ottimizzazione globale”. Dobbiamo affrontare i problemi da tanti punti di vista cercando sempre di coniugare la sostenibilità con le migliori soluzioni disponibili, utilizzando tecnologie sviluppate anche in ambiti diversi, come la robotica, i nuovi materiali o le scienze della vita.

Tra gli altri campi in cui l'intelligenza artificiale si rivela indispensabile c'è l'analisi incrociata di

dati legati all’ambiente e alla salute: la distribuzione sul territorio di certe patologie e di certe forme tumorali collegate alla presenza di agenti inquinanti

Sopra, l´umanoide iCub. A destra, Coral Reef: una sezione di cellule nervose al microscopio ottico esaminate dalla squadra di ricerca Brain Development and Disease dell´IIT.

«AMBIENTE E SALUTE SARANNO RIVOLUZIONATI DALL'USO DELLE INTELLIGENZE ARTIFICIALI»

potrebbe fornire indicazioni utili a determinare quali coltivazioni andrebbero spostate o dove invece coltivare porta a benefìci per la salute perché il prodotto acquisisce un contenuto di sostanze chimiche e una composizione complessiva ottimale. Analisi così complesse e sofisticate, legando fattori ambientali, epidemiologia e genetica sono possibili solo grazie all’intelligenza artificiale. Si tratta di analizzare quantità enormi di dati: operazioni che le macchine fanno meglio e più velocemente.

Un ulteriore esempio di applicazione molto importante è quella della simulazione molecolare.

È già possibile oggi, nella progettazione dei farmaci, impiegare l’intelligenza artificiale per simulare l’interazione fra le molecole “potenziali farmaci” e la struttura cellulare. Il chimico e il biologo virtuali lavorano meglio dei loro colleghi umani, cercando tra le quantità vastissime di possibili farmaci quelli che possono essere meglio reattivi nel risolvere un certo problema: per esempio, una proteina difettosa. Successivamente è anche immaginabile di migliorare il funzionamento del farmaco stesso per ridurne gli effetti collaterali. Per fortuna c’è ancora un ruolo importantissimo per lo scienziato “umano”: quello di dire all’intelligenza artificiale cosa cercare.

Come potete intuire, l’innovazione tecnologica al servizio della sostenibilità è un mondo complesso che richiede un approccio fondato sulla contaminazione delle competenze. Un robot funziona grazie all’intelligenza artificiale, la biologia e la farmacologia hanno bisogno di metodi computazionali, i nuovi materiali si progettano grazie anche al “chimico” virtuale, la medicina usa la robotica sia per rendere la chirurgia più accurata, sia per assicurare un migliore recupero a chi ha subito un incidente.

L’Istituto Italiano di Tecnologia, che ho l’onore di dirigere, ha scommesso su questo fronte fin dal suo inizio, abbattendo le barriere fra le diverse discipline. Per affrontare un problema, l’esperto di automazione lavora con il medico che ha conoscenza diretta delle patologie, con il biologo che può analizzare la questione a livello cellulare, e così via. È un metodo che consente di arrivare a soluzioni più innovative, più rapidamente.

Come sappiamo, non è rimasto molto tempo. Sul fronte della sostenibilità ambientale e sul suo

impatto sulla società, dobbiamo muoverci subito e mettere in campo tutte le risorse possibili. Per evitare di dover pagare, in futuro, un prezzo molto più alto per le conseguenze sull’ambiente e sulla salute (Testo raccolto da Enrica Brocardo).

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