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Gabriella Bechi
Previdenza, semplificazione, manodopera
All’incontro con il ministro Calderone, il vicepresidente di Confagricoltura Gambuzza ha ribadito l’urgenza di un intervento sul cuneo fiscale
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di Gabriella Bechi I l 4 novembre il nuovo ministro del Lavoro, Marina Calderone, ha riunito, nella sede di via Flavia, 29 sigle tra sindacati ed associazioni di impresa e professioni. Primo incontro tra governo e parti sociali per un giro d’orizzonte a 360 gradi: dalla questione dei salari alla previdenza, dal reddito di cittadinanza alle politiche del lavoro, alla questione sicurezza. Al tavolo hanno partecipato per Confagricoltura il vicepresidente con delega al lavoro, Sandro Gambuzza, e il direttore generale Annamaria Barrile. In primo piano la riduzione del cuneo fiscale. L’elevata pressione fiscale e contributiva che grava sul lavoro dipendente rappresenta, infatti, una delle principali criticità del sistema produttivo del nostro Paese, creando gravi difficoltà alle aziende, chiamate a competere, ormai sempre più spesso, a livello internazionale. È noto, infatti, che il costo degli oneri sociali in Italia è particolarmente sostenuto ed è tra i più elevati in assoluto dell’Unione Europea. E l’agricoltura non fa eccezione. C’è dunque la necessità di provvedimenti che contengano il costo degli oneri sociali in modo strutturale, allo scopo di ricondurre la pressione contributiva a limiti sostenibili e nella media europea. Al riguardo, ad avviso di Confagricoltura, è indispensabile un intervento urgente finalizzato alla riduzione del cuneo fiscale che vada a beneficio sia dei lavoratori, sia dei datori di lavoro. Cominciando dalla diminuzione della contribuzione antinfortunistica (INAIL), che attualmente per i datori di lavoro agricolo è pari al 13,24%, la più alta tra quelle stabilite per qualsiasi altra tipologia di attività in Italia, che al massimo è fissata all’11% (10 per mille). L’occasione per poter intervenire in modo strutturale può essere
Marina Calderone, ministro del Lavoro e Politiche sociali
Previdenza, semplificazione,
rappresentata anche dalla revisione del sistema di contribuzione all’INAIL, già prevista dalla legge di stabilità 2014 e già realizzata per gli altri settori produttivi nel 2019, ma non ancora per l’agricoltura. Ma si potrebbe intervenire pure estendendo all’agricoltura gli incentivi all’occupazione e, in particolare, la “Decontribuzione Sud”, le cui misure o non sono applicabili al settore o di difficile applicazione, e introducendo sgravi per stabilizzare i rapporti di lavoro attraverso il riconoscimento di un esonero triennale della contribuzione previdenziale e assistenziale a carico dei datori di lavoro, sia in caso di instaurazione di un nuovo rapporto di lavoro a tempo indeterminato, sia in caso di trasformazione di un rapporto di lavoro a tempo determinato in un contratto a tempo indeterminato. Altro tema affrontato nel corso dell’incontro è stato quello della semplificazione amministrativa e legislativa, al fine di alleggerire e razionalizzare normative che gravano sulla quotidiana attività dei datori di lavoro agricoli, come la cosiddetta “direttiva trasparenza” (d.lgs. n. 104/2022) che ha notevolmente appesantito l’obbligo di comunicare al lavoratore una serie di informazioni, senza nemmeno prevedere la possibilità del rinvio alla contrattazione collettiva (prevista invece dalla previgente normativa e dalla stessa direttiva UE). Ma i temi sui quali è necessario agire per una sostanziale semplificazione sono diversi, a partire dalle normative in materia di salute sulla sicurezza sul lavoro, di collocamento obbligatorio, di comunicazioni di avvio al lavoro o dell’attività di impresa. Il mercato del lavoro agricolo resta caratterizzato dalla difficoltà per le imprese di reperire manodopera. Lo dimostra il fatto che la componente dei lavoratori stranieri ha assunto ormai una dimensione strutturale e presenta un’incidenza superiore a tutti gli altri settori produttivi. La questione, per Confagricoltura, va dunque affrontata attraverso una programmazione seria ed affidabile degli ingressi necessari, un decreto quote annuale emanato in tempi certi, un iter burocratico snello. Al fine di favorire l’incontro tra domanda e offerta di lavoro, occorre, infine, superare il grave ritardo nel sistema di collocamento pubblico, che non è mai stato in grado di garantire alle imprese agricole un efficace reclutamento di ingenti quantitativi di manodopera in brevi periodi nel corso delle grandi campagne di raccolta (solo il 2% delle assunzioni in agricoltura avviene tramite gli uffici di collocamento). nnn
Sandro Gambuzza, vicepresidente Confagricoltura con delega al Lavoro