neo-Eubios 68 / Giugno 2019

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68 Trimestrale N°68 - Anno XX - Giugno 2019 - Poste Italiane Spa - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. In L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, DCB Milano

ISSN 1825-5515

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La camera oscura, anche detta “camera ottica” o “fotocamera stenopeica”, è un dispositivo ottico composto da una semplice scatola chiusa (oscurata) con un piccolo foro (stenopeico) su una faccia che lascia entrare la luce. Questa luce proietta sulla faccia opposta all’interno della scatola (il piano di proiezione), l’immagine capovolta e rovesciata. Più il foro è piccolo e più l’immagine risulta nitida e definita. La camera oscura è alla base della fotografia e della fotocamera. È per questo motivo che gli apparecchi fotografici vengono ancora oggi chiamati “camere”: le prime camere oscure erano infatti delle vere stanze al cui interno i pittori e gli scienziati lavoravano. A Torino, presso il Museo Nazionale del Cinema, è in mostra una vasta collezione di macchine fotografiche stenopeiche storiche.

© Foto di copertina: Camera Obscura di Denis Diderot and Jean le Rond d’Alembert da Encyclopédie, ou dictionnaire raisonné des sciences, des arts et des métiers, 1751.


= letteralmente, buona vita.

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Decreti “Crescita” e “Sblocca Cantieri”:

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novità e semplificazioni. UNI 10200 del 2018, sintesi delle modifiche.

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La nuova EN 16798-1 in ambito EPBD recast

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i parametri per la progettazione e quelli per i calcoli energetici. La casa del suono, un progetto d’avanguardia

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artistico e tecnologico. I vantaggi di un sistema isolante ventilato.

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Misure in opera delle performance di sistemi isolanti ventilati e non ventilati. Calcolo dell’isolamento acustico di facciata

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D2m,nT,w UNI EN ISO 12354:2017 - parte 3. Tecnici competenti in acustica.

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ANIT

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Strumenti per i Soci ANIT

Fondatore Sergio Mammi


A b b o n a r s i

si può. Stampato su carta prodotta con cellulose senza cloro-gas nel rispetto delle normative ecologiche vigenti.

Vignetta di Sergio Mammi, Fondatore ANIT.

Hanno collaborato:

abbonamento annuale 4 numeri: 24 €

Per abbonarsi con bonifico bancario, effettuare versamento a: TEP srl Conto corrente presso Banca Popolare Commercio & Industria IBAN IT 20 B050 4801 6930 0000 0081 886 Indicare come causale: abbonamento 4 numeri neo-Eubios. Info e abbonamenti: press@anit.it

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墌 Il numero 67 è on-line su www.anit.it

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Trimestrale N°67 - Anno XX - Marzo 2019 - Poste Italiane Spa - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. In L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, DCB Milano

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Giugnp 2019

ISSN 1825-5515

Valentina Raisa, Sistene E.S.CO, esperto CEN TC 156-WG2. Clara Peretti, Q-rad, esperto CEN TC 130-WG9. Graziano Salvalai, Ingegnere Edile-Architetto, è ricercatore in architettura tecnica presso il Politecnico di Milano. Simone Pruneri, responsabile vendite prodotti isolanti Brianza Plastica, Geometra, progettista specializzato nella prefabbricazione. Stefano Benedetti, Staff ANIT. Matteo Borghi, Staff ANIT. Alessandro Panzeri, Staff ANIT. Daniela Petrone, Vice Presidente ANIT.


EDITORIALE

E’ nata l’ANIT. Intervista con Sergio Mammi, presidente ad interim dell’Associazione Nazionale per l’isolamento termico e acustico (da Isolare, CTA 1984).

Ecco, può riassumere brevemente gli obiettivi che si propone l’Anit? Sono quelli descritti dallo Statuto, che è disponibile per chi ne faccia richiesta; per meglio descriverli però è forse più opportuno parlare del programma di lavoro che l’Associazione si è data per il 1984: - farsi conoscere e accettare come interlocutore ufficiale degli enti normativi, legislativi, tecnici, in tema d’isolamento termico e acustico - promuovere il rifacimento della legge 373 - organizzare corsi di aggiornamento tecnico - studiare meccanismi di incentivazione per l’isolamento veramente efficaci.

Da molto tempo si auspicava la creazione di una associazione tra produttori di isolanti termici ed acustici, mi pare che finalmente ci siamo. Non è esatto. L’Anit è un’ associazione culturale, senza scopo di lucro, creata da persone fisiche, “amici dell’isolamento termico e acustico”. Ad essa possono aderire tutti coloro i quali hanno interesse allo sviluppo, la valorizzazione, la promozione, il costante aggiornamento sull’isolamento. Quindi possono aderire anche le aziende produttrici; in effetti le maggiori hanno già dichiarato la loro intenzione ad iscriversi.

Quindi secondo voi la Legge 373 non è più attuale? Dal 1977 ad oggi il costo del gasolio del riscaldamento è aumentato quasi cinque volte, quello degli isolanti di due volte e mezzo. E’ evidente che occorre rivedere i valori Cd, calcolati con un rapporto costi/benefici ottimale nel ‘77, ma che non lo è più oggi. In secondo luogo “la 373” è stata pensata per un funzionamento degli impianti in regime permanente: una recente legge (18/11/83 n. 645) dispone invece l’obbligo dell’esercizio intermittente. Questo comporta conseguenze anche molto

Perciò, come associazione culturale, somiglia alle più titolate Aicarr e Anta. In cosa si differenzia? Sostanzialmente negli obiettivi, che non sono genericamente “termotecnici”. L’Anit è un’associazione che ha ragione d’essere solo se costantemente “operativa”.

colonna sonora P.Y.T. (Pretty Young Thing) - Michael Jackson • Daisy Mae - Leon Bridges God Only Knows - John Legend and Cynthia Erivo • At Last - Etta James Love on Top - Beyoncé • The Luckiest - Ben Fold Rocket Man - Elton John • Shallow - Lady Gaga and Bradley Cooper What the World Needs Now - Cat Power • I Wonna dance with Somebody - Whitney Houston

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pesanti per gli impianti e gli isolamenti dimensionati secondo “la 373”. Tralasciando poi altri aspetti, per altro non marginali, c’è il problema dei controlli. Sul mancato rispetto della “373” sono tutti d’accordo, potreste darci delle indicazioni su quello che è secondo Lei l’impatto di mercato di questa “evasione”? Secondo un recente studio, l’evasione della 373 copre quasi il 50% degli edifici costruiti. Per il mercato degli isolanti ciò corrisponde ad un mancato fatturato del 30%. Per iI Paese, i maggiori consumi che ne conseguono sono dell’ordine dei 200 miliardi ogni anno. Cifra che si va cumulando negli anni.

Se mi consente, mi pare un programma piuttosto ambizioso, come pensate di realizzarlo con le quote sociali? La nostra, in effetti, non potrà mai essere un’associazione molto numerosa; le quote sociali basteranno perciò per il suo funzionamento, ma non per le azioni che l’associazione deciderà di intraprendere. Per queste servono le aziende aderenti che, in linea con gli obiettivi sociali e le deliberazioni dell’assem-

Cosa pensate di fare a questo proposito? Anit si propone di organizzare, cominciando dalle regioni che hanno peso maggiore nei consumi, una serie di riunioni di sensibilizzazione di tutti i tecnici comunali. In questo quadro pensiamo anche di offrire aiuto a quel comuni medio-piccoli che non sono attrezzati per un efficace controllo. In seconda battuta proporremo agli enti normatori preposti due cose: una campagna di sensibilizzazione del grande pubblico affinché gli acquirenti stessi degli immobili richiedano il rispetto della 373, che si traduce in fondo in una gestione più economica; l’inserimento tra le norme, della richiesta delle fatture degli isolanti impiegati, da esibire in allegato alla dichiarazione congiunta di fine lavori. Prima ha parlato di corsi di aggiornamento, ci può illustrare un po’ meglio di cosa si tratta? Anit organizzerà corsi monografici a pagamento invitando, come docenti, i migliori esperti oggi disponibili. I corsi saranno organizzati al sabato per consentire a tutti di potervi partecipare e tratteranno temi quali: igrotermia e ponti termici, sistemi di isolamento innovativi, tecniche applicate e patologie negli isolamenti, isolamento acustico, i materiali isolanti, problematiche generali e riferite alle singole famiglie merceologiche, ecc… Maggiori informazioni si possono richiedere alla segreteria ANIT.

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particolare iniziativa. Le singole aziende si accollano una quota parte dei costi dell’operazione. I rappresentanti delle aziende, assieme al Consiglio Direttivo dell’Anit, gestiscono operativamente l’azione. In questo modo si assicura alle aziende un reale “ controllo” sugli stanziamenti e sulla loro efficacia.

blea, costituiscono dei “pool” su temi di loro interesse e li finanzieranno. Ci vuole meglio descrivere il funzionamento di questi “pool”? Facciamo un esempio: l’Anit decide un’azione di sensibilizzazione di tutti i comuni della Lombardia (oltre 1400) alla legge 373. Si costituisce un pool tra le aziende aderenti all’Anit: ed interessate a questa

Cosa si deve fare per iscriversi e quali sono i vantaggi per gli iscritti? Basta fare domanda su apposito modulo predisposto dall’Anit e versare la quota associativa che per i singoli è di L. 50.000 annue e per le Aziende di L 500.000 annue. I vantaggi è difficile descriverli. L’Anit sarà utile e quindi vantaggiosa se riuscirà nei suoi obiettivi, che perseguono un allargamento del mercato, una valorizzazione dell’isolamento e degli esperti di questo settore. Ci potrà essere in futuro, un bollettino dei convegni, sconti per i corsi e le iniziative dell’Anit, ecc… Il vero significato dell’iscrizione all’Anit risiede nell’intendimento di far occupare all’isolamento il posto che esso merita nel contesto nazionale. L’isolamento termico è l’unico indiscutibile mezzo per il risparmio energetico, ma fino ad oggi in Italia ha giocato un ruolo da “Cenerentola”. Per concludere, mi consenta una domanda provocatoria: come mai questa associazione non nasce per iniziativa delle aziende che in fondo sono i soggetti che trovano i vantaggi dell’iniziativa? Iniziative di questo genere ne sono state effettivamente tentate da parte delle aziende. Bisogna però rilevare che sono tutte naufragate per l’individualismo tipico del nostro paese. Lo spirito associativo che è molto diffuso in altri Paesi, da noi è stato frenato da effetti di mercato, da fattori umani, spesso dalla diffidenza e senza dubbio dall’indecisione nel compiere il primo passo. Sulla validità dell’iniziativa comunque non ci sono riserve. Su questo punto abbiamo fondato l’Anit ed è nostra intenzione farla crescere. Sergio Mammi, Fondatore ANIT (1948 – 2008)

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DECRETI “CRESCITA” E “SBLOCCA CANTIERI”: NOVITA’ E SEMPLIFICAZIONI. di * Daniela Petrone

In questa ottica di semplificazione il Decreto apporta alcune modifiche anche al Testo unico per l’edilizia, DPR 380/2001, in materia di rigenerazione urbana, ed in particolare riguardo alle deroghe in materia di limiti di distanza tra fabbricati (art.2 bis del testo unico) che sembra superare il disposto del DM 1444/68. Si riporta di seguito l’articolo così come modificato dall’art. 5, comma 1, decreto-legge n. 32 del 2019:

Premessa Sono stati recentemente pubblicati due importanti Decreti Legge dai contenuti svariati ma con alcuni articoli di interesse per chi si occupa di efficienza e risparmio energetico. I Decreti legge a cui si fa riferimento sono : 1. Decreto Legge n. 32/2019, “Disposizioni urgenti per il rilancio del settore dei contratti pubblici, per l’accelerazione degli interventi infrastrutturali, di rigenerazione urbana e di ricostruzione a seguito di eventi sismici” noto come Decreto “Sblocca Cantieri”, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 18 aprile 2019 n. 92 Serie Generale, contiene una serie di modifiche che intervengono su alcuni aspetti del Codice degli Appalti (d.lgs. 50/2016).

Art. 2-bis. (L) - Deroghe in materia di limiti di distanza tra fabbricati 1. Ferma restando la competenza statale in materia di ordinamento civile con riferimento al diritto di proprietà e alle connesse norme del codice civile e alle disposizioni integrative, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano possono prevedere introducono, con proprie leggi e regolamenti, disposizioni derogatorie al decreto del Ministro dei lavori pubblici 2 aprile 1968, n. 1444, e possono dettare nonché disposizioni sugli spazi da destinare agli insediamenti residenziali, a quelli produttivi, a quelli riservati alle attività collettive, al verde e ai parcheggi, nell’ambito della definizione o revisione di strumenti urbanistici comunque funzionali a un assetto complessivo e unitario o di specifiche aree territoriali.

2. Decreto “Crescita”, DL n. 34/2019 pubblicato su Gazzetta Ufficiale n. 100 del 30 aprile 2019 e che prevede tra le tante questioni, incentivi per la valorizzazione edilizia e premi volumetrici per la rigenerazione urbana.

Decreto Sblocca Cantieri Il Decreto Sblocca Cantieri introduce disposizioni urgenti volte a favorire la crescita economica e a dare impulso al sistema produttivo del Paese, attraverso l’adozione di misure mirate alla semplificazione del quadro normativo e amministrativo connesso ai pubblici affidamenti, riguardanti, in particolare, la disciplina dei contratti pubblici.

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1-bis. Le disposizioni del comma 1 sono finalizzate a orientare i comuni nella definizione di limiti di densità edilizia, altezza e distanza dei fabbricati negli ambiti urbani consolidati del proprio territorio. 1-ter. In ogni caso di intervento di demolizione e ricostruzione, quest’ultima è comunque consentita nel rispetto

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- ulteriori 15 cm per quelli orizzontali intermedi.

delle distanze legittimamente preesistenti purché sia effettuata assicurando la coincidenza dell’area di sedime e del volume dell’edificio ricostruito con quello demolito, nei limiti dell’altezza massima di quest’ultimo.

Nel rispetto dei predetti limiti è consentito, nell’ambito delle pertinenti procedure di rilascio dei titoli abitativi di cui al Titolo II, artt. 6-23-ter del D.P.R. 06/06/2001, n. 380 (Testo unico dell’edilizia), derogare a quanto previsto dalle normative nazionali, dalle normative regionali o dai regolamenti edilizi comunali, in merito a:

In sostanza si obbligano le Regioni ad introdurre deroghe rispetto al DM 1444 del 1968 e a dettare disposizioni su spazi da destinare al verde, ai parcheggi, agli insediamenti residenziali e produttivi. Quella che era una possibilità del vecchio testo diviene un obbligo. Nel decreto non c’è una risposta, tutto viene demandato alle regioni fermo restando la competenza statale in materia di ordinamento civile con riferimento al diritto di proprietà e alle connesse norme del codice civile, comprese, ovviamente, quelle su luci e vedute e distanze legali. Ci preme ricordare che per i professionisti che operano in ambito edilizio con attenzione al risparmio energetico e che quindi sono impegnati nella riqualificazione energetica di edifici esistenti o nella costruzione di nuovi edifici NZEB esiste già il D. Lgs. n. 102/2014, che all’art. 14 commi 6 e 7 riporta disposizioni in merito a possibili deroghe ai parametri urbanistici e agli indici di edificabilità (volumi, altezze, distanze tra edifici) in caso di conseguimento di determinati obiettivi di efficienza energetica degli edifici.

- distanze minime tra edifici; - distanze minime dai confini di proprietà; - distanze minime di protezione del nastro stradale e ferroviario; - altezze massime degli edifici. Le deroghe vanno comunque esercitate nel rispetto delle distanze minime previste dal Codice civile ( i famosi 3 metri), che pertanto non possono essere derogate. La riduzione dell’indice di prestazione energetica da conseguire per poter usufruire delle deroghe deve essere certificata tramite l’Attestato di prestazione energetica.

Interventi di riqualificazione di edifici esistenti- Deroghe a distanze minime tra edifici, fasce di rispetto stradali e altezze massime degli edifici Nel caso di interventi di riqualificazione energetica di edifici esistenti che comportino maggiori spessori delle murature esterne e degli elementi di chiusura superiori ed inferiori, necessari ad ottenere una riduzione minima del 10% dei limiti di trasmittanza previsti dalle norme vigenti (vedi oltre), l’art. 14 del D. Leg. vo 102/2014 prevede al comma 7 che è consentito, nell’ambito delle pertinenti procedure di rilascio dei titoli abitativi di cui al Titolo II, artt. 6-23-ter del D.P.R. 06/06/2001, n. 380 (Testo unico dell’edilizia), derogare a quanto previsto dalle normative nazionali, dalle normative regionali o dai regolamenti edilizi comunali, in merito a:

Deroghe a parametri urbanistici e indici di edificabilità - Interventi di nuova costruzione o assimilati Nel caso di edifici di nuova costruzione, con una riduzione minima del 20% dell’indice di prestazione energetica limite previsto dalle norme vigenti (vedi oltre), l’art. 14 del D. Leg.vo 102/2014 prevede al comma 6 che non sono considerati nei computi per la determinazione dei volumi, delle altezze, delle superfici e nei rapporti di copertura, lo spessore delle murature esterne, delle tamponature o dei muri portanti, dei solai intermedi e di chiusura superiori ed inferiori, eccedente i 30 cm, fino ad un massimo di: - ulteriori 30 cm per tutte le strutture che racchiudono il volume riscaldato;

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go da Codice dei Contratti che l’affidamento e l’esecuzione di lavori, servizi e forniture debba avvenire nel rispetto dei principi dell’ Art.34 (relativo ai criteri di sostenibilità energetica e ambientale) con l’adozione dei Criteri Ambientali Minimi (CAM) a prescindere dal criterio di aggiudicazione e dell’importo mosso dall’approvvigionamento. Nel caso dunque di approvvigionamento sotto soglia comunitaria, aggiudicato al prezzo più basso, le stazioni appaltanti dovranno verificare la congruenza delle offerte con le specifiche tecniche di base e inserire le clausole contratti contenute nei CAM.

- distanze minime tra edifici; - distanze minime dai confini di proprietà; - distanze minime di protezione del nastro stradale e ferroviario; - altezze massime degli edifici. In particolare: - le deroghe alle distanze - che possono essere esercitate nella misura massima da entrambi gli edifici confinanti - operano nella misura massima di 25 cm per il maggiore spessore delle pareti verticali esterne, nonché alle altezze massime degli edifici. Le deroghe vanno comunque esercitate nel rispetto delle distanze minime previste dal Codice civile, che pertanto non possono essere derogate

Decreto Crescita Il Decreto dal titolo “Misure urgenti di crescita economica e per la risoluzione di specifiche situazioni di crisi” contiene alcune interessanti novità in materia di:

- le deroghe alle altezze operano nella misura massima di 30 cm, per il maggior spessore degli elementi di copertura.

– incentivi per la valorizzazione dell’edilizia privata (Art.7) – cessione degli incentivi per gli interventi di efficienza energetica (Art.10),

Con il Decreto Crescita cambia qualcosa nell’applicazione dei CAM? Poiché il Decreto modifica in modo sostanziale i contenuti dell’Art. 36 del Codice dei Contratti, nello specifico per l’affidamento e l’esecuzione di lavori, servizi e forniture di importo inferiore alla soglia comunitaria, abbiamo posto attenzione ad eventuali modifiche/semplificazioni della materia, ad oggi ancora ostica per le stazioni appaltanti, relativa all’obbligatorietà dei CAM, del Criteri Ambientali Minimi in edilizia. In realtà quello che il “Decreto Sblocca Cantieri” ha modificato è il criterio principale di aggiudicazione per lavori sottosoglia, accettando, con alcune eccezioni, quello del prezzo più basso. Relativamente invece agli approvvigionamenti sotto la soglia dei 40 mila euro, le stazioni appaltanti potranno procedere all’affidamento diretto senza ricorrere al confronto concorrenziale tra due o più operatori economici e senza fornire alcuna motivazione. Quindi, al netto di tali modifiche introdotte dal “Decreto Sblocca Cantieri”, resta l’obbli-

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– contributi ai Comuni per interventi di efficientamento energetico e sviluppo territoriale sostenibile(Art.30) Di seguito si riportano fedelmente i testi di questi articolo demandando all’uscita dei futuri emendamenti di attuazione commenti e osservazioni, visto che di fatto finchè non ci sono tali provvedimenti l’argomento resta un po’ fumoso.

Art. 7. Incentivi per la valorizzazione edilizia 1. Sino al 31 dicembre 2021, per i trasferimenti di interi fabbricati, a favore di imprese di costruzione o di ristrutturazione immobiliare che, entro i successivi dieci anni, provvedano alla demolizione e ricostruzione degli stessi, conformemente alla normativa antisismica e con il conseguimento della classe energetica A o B, anche con variazione volumetrica rispetto al fabbricato preesistente ove consentita dalle vigenti norme urbani-

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entrate, da emanare entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, sono definite le modalità attuative delle disposizioni di cui ai commi 1 e 2, comprese quelle relative all’esercizio dell’opzione da effettuarsi d’intesa con il fornitore.

stiche, nonché all’alienazione degli stessi, si applicano l’imposta di registro e le imposte ipotecaria e catastale nella misura fissa di euro 200 ciascuna. Nel caso in cui non si verificano le condizioni di cui al primo periodo, sono dovute le imposte di registro, ipotecaria e catastale nella misura ordinaria, nonché una sanzione pari al 30 per cento delle stesse imposte. Sono altresì dovuti gli interessi di mora a decorrere dall’acquisto dell’immobile di cui al secondo periodo.

Art. 30. Contributi ai comuni per interventi di efficientamento energetico e sviluppo territoriale sostenibile 1. Con decreto del Ministero dello sviluppo economico, da emanarsi entro venti giorni dalla data di entrata in vigore del presente decreto, sono assegnati, sulla base dei criteri di cui al comma 2, contributi in favore dei Comuni, nel limite massimo di 500 milioni di euro per l’anno 2019 a valere sul Fondo Sviluppo e Coesione (FSC), di cui all’articolo 1, comma 6, della legge 27 dicembre 2013, n. 147, per la realizzazione di progetti relativi a investimenti nel campo dell’efficientamento energetico e dello sviluppo territoriale sostenibile. 2. Il contributo di cui al comma 1 è attribuito a ciascun Comune sulla base della popolazione residente alla data del 1° gennaio 2018, secondo i dati pubblicati dall’Istituto nazionale di statistica (ISTAT), come indicato nella Tabella di Riparto.

Art. 10. Modifiche alla disciplina degli incentivi per gli interventi di efficienza energetica e rischio sismico 1. All’articolo 14 del decreto-legge 4 giugno 2013, n. 63, convertito, con modificazioni, dalla legge 3 agosto 2013, n. 90, dopo il comma 3, è inserito il seguente: «3.1. Per gli interventi di efficienza energetica di cui al presente articolo, il soggetto avente diritto alle detrazioni può optare, in luogo dell’utilizzo diretto delle stesse, per un contributo di pari ammontare, sotto for ma di sconto sul corrispettivo dovuto, anticipato dal fornitore che ha effettuato gli interventi e a quest’ultimo rimborsato sotto for ma di credito d’imposta da utilizzare esclusivamente in compensazione, in cinque quote annuali di pari importo, ai sensi dell’articolo 17 del decreto legislativo 9 luglio 1997, n. 241, senza l’applicazione dei limiti di cui all’articolo 34 della legge 23 dicembre 2000, n. 388, e all’articolo 1, comma 53, della legge 24 dicembre 2007, n. 244.». 2. All’articolo 16 del decreto-legge 4 giugno 2013, n. 63, convertito, con modificazioni, dalla legge 3 agosto 2013, n. 90, dopo il comma 1 -septies , è inserito il seguente: «1 -octies . Per gli interventi di adozione di misure antisismiche di cui al presente articolo, il soggetto avente diritto alle detrazioni può optare, in luogo dell’utilizzo diretto delle stesse, per un contributo di pari ammontare, sotto for ma di sconto sul corrispettivo dovuto, anticipato dal for nitore che ha effettuato gli interventi e a quest’ultimo rimborsato sotto for ma di credito d’imposta da utilizzare esclusivamente in compensazione, in cinque quote annuali di pari importo, ai sensi dell’articolo 17 del decreto legislativo 9 luglio 1997, n. 241, senza l’applicazione dei limiti di cui all’articolo 34 della legge 23 dicembre 2000, n. 388, e all’articolo 1, comma 53, della legge 24 dicembre 2007, n. 244.». 3. Con provvedimento del direttore dell’Agenzia delle

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* Daniela Petrone, Vice Presidente ANIT.

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UNI 10200 DEL 2018, SINTESI DELLE MODIFICHE di * Alessandro Panzeri

l’intervento stesso. Per gli edifici con impianto centralizzato, il binomio risparmio energetico e comfort, invece non sempre è percepito. Questo perché, in assenza di un sistema impiantistico adeguato, i benefici economici sono “dissolti” dall’impossibilità di discriminare il risparmio sulle singole unità immobiliari, mentre ovviamente il comfort migliora.

Introduzione sull’efficacia dell’isolamento termico La UNI 10200 dedicata alla corretta suddivisione delle spese è la norma da conoscere ai fini del rispetto degli obblighi sulla contabilizzazione, termoregolazione e corretta suddivisione delle spese degli edifici esistenti descritti nel DLgs 102/14 (con le modifiche del DLgs 141/16) e degli edifici di nuova costruzione con il DM requisiti minimi. Anit si occupa della norma poiché la corretta contabilizzazione del calore e relativa suddivisione delle spese è un utile strumento per valorizzare il risparmio energetico derivante dagli interventi di riqualificazione energetica dell’involucro. Il punto B.8 della norma UNI 10200 infatti riporta: È opportuno informare l’utente che il proprio impianto munito di contabilizzazione del calore è predisposto per adeguarsi docilmente alle variazioni di fabbisogno di calore della propria unità immobiliare. Eventuali opere di risparmio energetico che l’utente volesse intraprendere quali la sostituzione dei serramenti o l’isolamento termico di pareti dall’interno non sono di alcun pregiudizio per il corretto funzionamento dell’impianto condominiale e il risparmio conseguito è tutto e solo a vantaggio dell’utente che lo realizza.

Nell’edilizia a basso consumo l’energia in campo è poca. Contabilizzare è invece estremamente utile nell’edilizia esistente ad alto consumo

Gli interventi di isolamento termico su un edificio portano sempre a due vantaggi: una riduzione dei consumi energetici e un aumento del comfort interno percepito. Per gli edifici con impianto autonomo, questo binomio è facilmente recepito: un intervento di riqualificazione energetica dà vantaggi diretti sulla riduzione della bolletta e migliora le condizioni ambientali interne a vantaggio dell’utenza che ha voluto (e pagato)

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Grazie alla contabilizzazione questo stallo è superato: anche gli interventi di riqualificazione parziale incidono sui consumi individuali. Gli obblighi del DLgs 102/14 e del DM requisiti minimi possono quindi essere letti come occasione

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- obblighi per gli edifici esistenti oggetto di intervento - obblighi per gli edifici esistenti anche non oggetto di interventi

di valorizzazione degli interventi di riqualificazione energetica già effettuati e come occasione per pensare a nuovi interventi di isolamento termico sulle singole unità in edifici centralizzati. A ottobre 2018 è stata pubblicata una versione aggiornata e modificata della norma UNI 10200 che ha comportato modifiche interessanti. Il presente articolo si sofferma sulle domande più frequenti poste dal mondo dei professionisti associati ad ANIT alle quali la revisione della norma ha dato una risposta. Ma prima della parte tecnica, il punto dedicato al contesto legislativo e normativo.

Per la corretta suddivisione delle spese connesse al consumo di calore è necessaria la conoscenza approfondita della norma tecnica UNI 10200:2018 “Impianti termici centralizzati di climatizzazione invernale, estiva e produzione di acqua calda sanitaria – Criteri di ripartizione delle spese di climatizzazione invernale, estiva e di acqua calda sanitaria”. Perché è necessaria la conoscenza della UNI 10200? La norma è esplicitamente indicata dal DLgs 102/14 come riferimento per la ripartizione delle spese negli edifici esistenti che hanno impianti di riscaldamento, raffrescamento e produzione di acqua calda sanitaria che ricadono negli ambiti di applicazione descritti in precedenza. La norma UNI 10200 è stata revisionata profondamente nel 2013, ritoccata nel 2015 e nuovamente revisionata, come già anticipato, nel 2018. Molto rilevante per l’applicazione della UNI 10200 è il pacchetto normativo UNI/TS 11300 “Prestazioni energetiche degli edifici” per la valutazione previsionale dei fabbisogni connessi al servizio di climatizzazione invernale, estiva e di produzione di acqua calda sanitaria richiamato direttamente in più passaggi.

Contesto legislativo e normativo Le regole sulla contabilizzazione e termoregolazione degli edifici sono presenti in diversi dispositivi di legge ormai da molti anni. Negli anni ’70 le regole erano disciplinate dalla Legge 373/76, negli anni ’90 dalla Legge 10/91 e poi negli anni 2000 dal DLgs 192/05 e s.m.i. di recepimento della Direttiva 2002/91/CE (EPBD) sull’efficienza energetica degli edifici. Negli ultimi anni gli obblighi sono stati aggiornati con la pubblicazione del DM 26/6/15 (Decreto requisiti minimi), ma soprattutto grazie al DLgs 102/14 di recepimento della Direttiva 2012/27/UE. Quest’ultimo decreto legislativo, integrato dal DLgs 141/16, rappresenta infatti la vera svolta al tema della contabilizzazione, perché introduce obblighi e tempistiche a prescindere dalla presenza di interventi sul patrimonio edilizio esistente. Per sintetizzare il quadro legislativo si possono definire tre livelli di applicazione come mostrato nello schema seguente: - obblighi per gli edifici di nuova costruzione

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Quindi, in sintesi, i riferimenti normativi minimi da conoscere per il calcolo e la suddivisione delle spese sono: • UNI 10200 Impianti termici centralizzati di climatizzazione invernale, estiva e produzione di acqua calda sanitaria – Criteri di ripartizione delle spese di climatizzazione invernale, estiva e di acqua calda sanitaria;

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• UNI/TS 11300 –1 Prestazioni energetiche degli edifici – Parte 1: Determinazione del fabbisogno di energia termica dell’edificio per la climatizzazione estiva e invernale;

Obbligo all’uso della UNI 10200 e deroghe del DLgs 141/16 La norma UNI 10200 è sempre obbligatoria? L’articolo 9 al punto 5c del DLgs 102/14 con modifiche del DLgs 141/16 indica che “È obbligatoria la corretta suddivisione delle spese connesse al consumo di calore per il riscaldamento, il raffreddamento delle unità immobiliari e delle aree comuni, nonché per l’uso di acqua calda per il fabbisogno domestico, se prodotta in modo centralizzato. L’importo complessivo è suddiviso tra gli utenti finali, in base alla nor ma UNI 10200 e successive modifiche e aggiornamenti.” Il DLgs 141/16 ha però indicato che se la norma UNI 10200 non è applicabile, o laddove siano comprovate, tramite apposita relazione tecnica asseverata, differenze di fabbisogno termico per metro quadrato tra le unità immobiliari costituenti il condominio o l’edificio polifunzionale superiori al 50 %, è possibile suddividere l’importo complessivo tra gli utenti finali at-

• UNI/TS 11300 –2 Prestazioni energetiche degli edifici – Parte 2: Determinazione del fabbisogno di energia primaria e dei rendimenti per la climatizzazione invernale, per la produzione di acqua calda sanitaria, la ventilazione e l’illuminazione; • UNI/TS 11300 –3 Prestazioni energetiche degli edifici – Parte 3: Determinazione del fabbisogno di energia primaria e dei rendimenti per la climatizzazione estiva; • UNI/TS 11300 –4 Prestazioni energetiche degli edifici - Parte 4: Utilizzo di energie rinnovabili e di altri metodi di generazione per la climatizzazione invernale e per la produzione di acqua calda sanitaria.

Schema della tipologia di edifici che ricade negli ambiti di applicazione del DLgs 102/14

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tribuendo una quota di almeno il 70 per cento agli effettivi prelievi volontari di energia termica e ripartire gli importi rimanenti, a titolo esemplificativo e non esaustivo, secondo i millesimi, i metri quadri, o i metri cubi utili o le potenze installate. In sostanza il Legislatore ha concesso alle assemblee di condominio, previa valutazione tecnica, di decidere in modo arbitrario sul valore percentuale anno del consumo involontario (per un minimo di 0 fino ad un massimo del 30%) e sulla valutazione dei millesimi da usare per il consumo volontario.

Fabbisogno termico massimo - Fabbisogno termico minimo Fabbisogno termico massimo

Principali novità e modifiche della UNI 10200: 2018

calcolo del fabbisogno ideale di energia termica utile di due unità immobiliari (si consiglia di iniziare il calcolo dalle due unità che per esposizione e posizione potrebbero avere evidenti differenze di fabbisogni ideali);

Servizio di raffrescamento La UNI 10200 del 2018 comprende anche il servizio di raffrescamento. Si ritiene quindi decaduta la FAQ n.15 che indicava: “la UNI 10200 non è applicabile nei casi in cui, nell’edificio oggetto di ana-

Contabilizzazione indiretta dell’energia termica utile Determinazione dei consumi volontari di energia termica dei singoli utenti basata sull’utilizzo di ripartitori o di sistemi di ripartizione per la contabilizzazione, per una ragionevole stima (mediante calcolo) del consumo stesso, determinata misurando parametri con elevata correlazione al consumo di energia termica

Contabilizzazione diretta dell’energia termica utile Determinazione dei consumi volontari dei singoli utenti basata sull’utilizzo dei contatori di calore.

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se la differenza suddetta è inferiore al 50%, allora si procederà a valutare il fabbisogno ideale di energia termica utile di altre unità immobiliari al fine di verificare se questa superi il 50 per cento.

Il giudizio tecnico è di abbandonare e sconsigliare l’uso della deroga anche alla luce della nuova UNI 10200 che tratta in modo maggiormente appropriato la possibilità che l’edificio sia sottoccupato.

A giugno 2017 sono state pubblicare le FAQ che hanno indicato su questo specifico punto che: - (FAQ n. 1) la deroga è una possibilità e non un obbligo; - (FAQ n. 17) per valutare le differenze di fabbisogno si seguono questi passaggi: •

confronto dei fabbisogni per metro quadro tra le due unità immobiliari suddette e determinazione della relativa differenza. La formula da utilizzarsi è la seguente:

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La spesa dedicata all’acquisto di energia si suddivide a sua volta in quella legata ai prelievi volontari (SH,vol) e quella legata invece alle dispersioni della rete (SH,inv). C’è quindi una voce di spesa imputabile esclusivamente ai prelievi volontari corrispondente alla SH,vol e infatti chiamata “quota consumo” e una voce di spese invece legata alla “potenza termica impiegata” data dalla somma delle spese di gestione SH,g e le spese energetiche di consumo involontario SH,inv. I criteri di ripartizione della spesa totale per la climatizzazione invernale, estiva e la produzione di acqua calda sanitaria sono indicati al punto 6.5 della UNI 10200 e si basano su: - le spese totali per il servizio (per il riscaldamento SH,tot); - le spese energetiche per il servizio (per il riscaldamento SH,e); - le spese energetiche riconducibili ad un prelievo volontario per il servizio (per il riscaldamento SH,vol); - le spese energetiche non riconducibili ad un prelievo volontario per il servizio (per il riscaldamento SH,inv); - le spese di gestione per il servizio (per il riscaldamento SH,g); - i millesimi di fabbisogno delle singole unità per la climatizzazione invernale (mH,k); - i millesimi di potenza termica installata delle singole unità immobiliari (mH,k).

lisi, sia presente un servizio di climatizzazione estiva centralizzato. Questo perché tale servizio non è compreso nel campo di applicazione della norma.” Migliore leggibilità della norma La norma UNI 10200 definisce i criteri di composizione del consumo e delle spese per i servizi di climatizzazione invernale, estiva e di produzione di acqua calda sanitaria. A titolo di esempio, si riporta la composizione del consumo e delle spese con i relativi criteri di ripartizione per il servizio di riscaldamento. Come si evince dalla seguente descrizione, un estratto dei contenuti, la lettura e l’organizzazione della norma sono diventati molto chiari e fluidi. Composizione del consumo totale QH,tot Il consumo totale di energia termica utile dell’edificio (QH,tot) si compone del volontario dovuto al prelievo delle singole unità immobiliari e di quello involontario dovuto alle dispersioni delle rete di distribuzione.

Composizione della spesa totale SH,tot La spesa totale del condominio per il servizio di riscaldamento (SH,tot) è definita dalla somma della spesa legata alla componente energetica relativa all’acquisto del vettore energetico (SH,e) e della spesa legata invece alla gestione dell’impianto (SH,g) (conduzione, manutenzione ordinaria e spese relative alla servizio di contabilizzazione).

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Criteri di ripartizione di spese e consumi Nello schema seguente riportiamo le logiche previste dalla norma per il servizio di riscaldamento. La procedura di ripartizione si basa sul principio ge-

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accordo con le norme UNI/TS 11300 che prevedono diverse modalità di valutazione per la modellazione di edifici a seconda dello scopo (A1, A2 e A3). La UNI 10200 del 2018, in appendice D, determina quali modalità sono da impiegare in relazione allo scopo del calcolo dei millesimi: - per il calcolo dei millesimi di fabbisogno è necessario usare il metodo A2 e i parametri energetici teorici devono essere determinati tenendo conto degli interventi sulle parti comuni degli edifici (es. isolamento del sottotetto o isolamento termico dall’esterno su una o più facciate) o innovazioni (es. termoregolazione), ma non devono essere considerati gli interventi sulle singole unità abitative (sostituzione serramenti o isolamento dall’interno). Per il calcolo dei millesimi previsionali o a consuntivo è invece possibile tenere conto degli interventi sulle singole unità abitative e il metodo è l’A3.

nerale che si privilegia la misura (diretta o indiretta) rispetto ai calcoli teorici; laddove non si ha misura, si usano valutazioni predittive di fabbisogno energetico in accordo con le norme del pacchetto UNI/ TS 11300. In generale quindi, le spese collegate al consumo volontario delle singole unità immobiliari sono relazionate all’effettivo consumo dell’unità, se misurabile, o al loro fabbisogno energetico predittivo se non misurabile. Le spese legate all’uso potenziale del servizio, e quindi le spese connesse alla gestione dell’impianto, al servizio di contabilizzazione e ai consumi involontari sono riferite ai millesimi di potenza o di fabbisogno delle singole unità immobiliari a seconda della tipologia di corpo scaldante. Calcolo dei millesimi di fabbisogno della singola unità immobiliare (per il riscaldamento mH,k) Il calcolo dei millesimi è descritto al punto 6.5.1 della UNI 10200. La valutazione del fabbisogno della singola unità immobiliare, declinato sul riscaldamento, QH,sys,out,j si valuta in accordo con le indicazioni dell’Appendice D della UNI 10200 in kWh che a sua volta richiama il calcolo dei fabbisogni ideale della singola unità abitativa come il valore di QH,nd delle UNI TS 11300-1.

Valutazione del consumo involontario Nella versione del 2015 la norma non affrontava in modo corretto il tema dei consumi involontari in edifici dotati di contabilizzazione indiretta; la valutazione del consumo involontario QH,inv dipende infatti dal tipo di contabilizzazione presente nell’edificio. Se si è in presenza di contabilizzazione diretta è possibile ricavarlo per differenza tra quello di energia termica utile del generatore (misurato) e quello totale di consumo volontario (misurato):

La versione aggiornata della UNI 10200 affronta il tema della raccolta dati relativa alla valutazione dei millesimi di fabbisogno. Il calcolo è da realizzarsi in

In presenza di contabilizzazione indiretta, con la versione del 2018, non avendo a disposizione il valore misurato del consumo volontario, si procede associando al consumo totale una frazione “fH,inv“ che rappresenta il consumo involontario.

Il valore della frazione rappresenta la parte involontaria di consumo ed è fortemente dipendente dal grado di utilizzo dell’edificio servito da un impianto centralizzato. Viene migliorata quindi l’analisi di situazioni con ambienti non abitati (e quindi non occupati) o ambienti riscaldati da altri generatori. Quando ciò si verifica è corretto che la parte percentuale di consumo involontario, ai fini della corretta suddivisione delle spese, aumenti.

Analogia idraulica (elaborata da ANIT) che mostra i contributi del bilancio energetico in regime semi-stazionario per la valutazione del fabbisogno ideale della singola zona termica (in questo caso unità immobiliare)

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di uso secondo l’equazione:

La versione del 2018 della norma introduce quindi il fattore d’uso dell’edificio “fH,uso” (per il riscaldamento H ma utilizzabile anche per gli altri servizi) che è dato dal rapporto tra il valore annuale di consumo totale misurato e quello valutato in modo predittivo in accordo con UNI/TS 11300 e modalità A3 con dati climatici medi in ingresso al sottosistema di distribuzione:

Conclusioni La norma UNI 10200 del 2018 è sicuramente migliore della versione precedente. Gli aspetti di novità possono essere così riassunti: - tema del raffrescamento presente; - migliore lettura e organizzazione della norma (anche in rapporto al linguaggio delle UNI TS 11300); - affrontato il tema della ricerca di dati per il calcolo dei millesimi di fabbisogno; - affrontato il tema degli edifici sottoccupati con contabilizzazione indiretta.

Ogni anno si procede alla valutazione del fattore d’uso dell’edificio e possono verificarsi due condizioni: >0.8, l’edificio è considerato di “piena utilizzazione” ≤0.8, l’edificio è considerato di “parziale utilizzazione”

Rimangono aperti ancora alcuni aspetti, tra i quali per esempio le situazioni in cui utenti che hanno un elevato consumo volontario non possono decidere e realizzare interventi di isolamento su superfici disperdenti comuni. I soci ANIT hanno a disposizione la Guida che descrive in dettaglio gli aspetti legislativi e normativi sul tema della contabilizzazione, termoregolazione e corretta suddivisione delle spese aggiornata al 2019.

Piena utilizzazione Nel caso di piena utilizzazione, il valore di frazione fH,inv può essere valutato in accordo con il prospetto tabellare 7 della norma, se ricade nelle tipologie previste, oppure può essere calcolato con il metodo analitico delle perdite per distribuzione descritto della UNI/TS 11300. Dove: - A: isolamento della tubazione orizzontale in cantinato eseguita con cura e protetto - B: isolamento della tubazione orizzontale in cantinato eseguita con materiali vari non fissato stabilmente - C: isolamento della tubazione orizzontale in cantinato inesistente o deteriorato Parziale utilizzazione Nel caso di parziale utilizzazione, il valore di frazione fH,inv deve aumentare tanto più tanto meno è “utilizzato” l’edificio. Per poter esprime questo aspetto si peggiora la frazione di consumo involontario a piena occupazione f*H,inv tenendo conto del fattore

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Guida ANIT riservata ai soci e scaricabile in formato .pdf dal sito anit.it

* Alessandro Panzeri, Esperto ANIT.

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LA NUOVA EN 16798-1 IN AMBITO EPBD RECAST I PARAMETRI PER LA PROGETTAZIONE E QUELLI PER I CALCOLI ENERGETICI di * Valentina Raisa, Clara Peretti, Daniela Petrone

INTRODUZIONE Non si spaventino i progettisti nel leggere di un’altra imminente novità normativa. In realtà, come vedremo, la EN 16798-1 non è altro che la revisione della UNI EN 15251 che già dal 2008 aveva iniziato ad essere consultata nei nostri studi. È un documento estremamente interessante che si presta ad una lettura semplice e veloce ed è accompagnato, per chi necessita ulteriori approfondimenti, da un rapporto tecnico, il CR 16798-2 che contiene anche alcuni esempi di calcolo. Prima di entrare nel dettaglio della EN 16798-1 riteniamo utile presentare un breve inquadramento normativo per far comprendere la “storia” di questo importante documento.

lazioni meccaniche negli edifici). All’interno di questo pacchetto, la UNI EN 15251 venne realizzata dal CEN TC 156 anche se, come vedremo, si tratta di una normativa trasversale poiché contiene parametri di progettazione dell’ambiente interno, che non hanno a che fare solo con la qualità dell’aria interna e quindi con gli impianti di ventilazione. Nel 2010 uscì la 2010/31/CE (la famosa EPBD recast) che aggiornò la precedente 2002/91/ CE. Questa direttiva fu recepita in Italia con il D.Lgsl 63/2013. Dopo il 2010 il CEN iniziò un importante lavoro di revisione di tutte le normative emanate precedentemente, cogliendo l’occasione per riorganizzarle completamente. Per offrire una maggiore facilità di analisi, tutte le norme ricadenti nell’ambito della ventilazione degli edifici furono riunite nella EN 16798 che ad oggi è costituita da 17 parti, tra norme EN e rapporti tecnici TR. La EN 15251rev prese quindi il nome di prEN 16798-1 e fu revisionata in questo caso anche dal CEN TC 89 poiché, nella definizione dei parametri progettuali del comfort termico, entrano inevitabilmente in gioco i criteri per il dimensionamento degli impianti di climatizzazione degli edifici. Ecco quindi che la UNI EN 15251:2008 e la UNI EN 16798-1:2019 sono normative tecniche di supporto rispettivamente alla 2002/91/ CE ed alla 2010/31/CE. Nel 2018 fu emanata una terza direttiva europea sullo stesso tema; si tratta della 2018/844/ CE. Tra qualche anno, quindi, è da aspettarsi qualche ulteriore evoluzione normativa che comunque non dovrebbe comportare grossi cambiamenti, quanto piuttosto assestare l’attuale quadro.

CRONOLOGIA NORMATIVA È molto semplice capire come si colloca la EN 16798-1 nel contesto normativo attuale. Il breve excursus che segue illustra l’origine di questo documento. Il punto di partenza è la Direttiva Europea 2002/91/CE (la famosa EPBD, cioè Energy Performance Building Directive) sull’efficienza energetica in edilizia. Essa fu attuata in Italia con il D. Lgsl. 192/2005 e da quel momento i progettisti iniziarono a realizzare i primi attestati di certificazione energetica degli edifici. In seguito all’emanazione dell’EPBD il CEN si mise al lavoro per elaborare 31 normative di supporto, realizzate da 5 comitati tecnici incaricati (CEN/TC 156 - Impianti di ventilazione per edifici, CEN/TC 89 - Prestazioni termiche degli edifici e dei componenti per l’edilizia, CEN/TC 169 – Luce ed illuminazione, CEN/ TC 228 - Impianti di riscaldamento negli edifici, CEN/TC 247 - Regolazioni per le instal-

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Figura 1 – Cronologia temporale relativa alla pubblicazione delle EN 15251 e EN 16798-1 nell’ambito delle Direttive Europee “EPBD”. desiderata classe di qualità dell’ambiente interno. Sulla base di questi parametri, quindi, viene dimensionato il sistema edificio-impianto. Quest’ultimo, a seconda delle modalità di funzionamento che si basano sulla regolazione, comportano un “certo” uso energetico che, come tutti sappiamo, deve essere il più virtuoso possibile. Essi sono organizzati secondo quattro classi di aspettativa di qualità dell’ambiente interna, come evidenziato in tabella 1, che corrisponde alla tabella 4 del testo normativo. Questo approccio è molto interessante ed utile per diversi motivi. In primo luogo, questo permette una flessibilità di utilizzo della normativa. Supponiamo infatti che un committente incarichi un progettista di realizzare un progetto per ottenere la categoria dell’ambiente interno IEQII e, in seguito al preventivo, si renda conto di non avere le adeguate disponibilità economiche per sostenerlo oppure, in seguito all’analisi degli elaborati grafici, si renda conto che non vi sono gli spazi tecnici per l’alloggiamento della configurazione impiantistica: potrà per esempio indirizzarsi verso la classe IEQIII ed individuare una soluzione più sostenibile. In secondo luogo, la norma individua un livello minimo di qualità ambientale corrispondente alla classe III, al di sotto del quale non si dovrebbe mai scendere, fatta qualche rarissima e ragionevole ecce-

Lo schema di figura 1 illustra graficamente quanto spiegato in questo breve paragrafo. La 16798-1 è stata l’ultima parte ad essere pubblicata poiché il processo di approvazione a livello internazionale ha richiesto più tempo. Sappiamo già che entrerà immediatamente in revisione. Questo non deve stupire. Le norme sono sempre migliorabili. Le tematiche descritte nella EN 16798-1 sono così’ importanti che, parallelamente ai lavori del CEN, l’ISO decise di avviare uno specifico GDL che seguisse i lavori della norma europea in maniera da far uscire, sostanzialmente in contemporanea, una norma pressoché identica. Ecco quindi che nel 2017 fu emanata la ISO 17772-1 con il TR 17772-2. CEN ed ISO sono legate da uno specifico accordo detto “Vienna agreement” secondo il quale, per una semplificazione normativa a livello mondiale, le due norme EN 16798-1 e EN 17772-1 saranno destinate, nel giro di pochi anni, a confluire in un unico documento. LA EN 16798-1 IN DETTAGLIO. 1 – I PARAMETRI PER LA PROGETTAZIONE DELLA QUALITA’ DELL’AMBIENTE INTERNO La EN 16798-1, come chiarito più volte al tavolo di lavoro europeo dallo stesso Convenor Bjarne Olesen, è una normativa che serve anche per progettare, nonostante rientri in un pacchetto di norme il cui titolo generale è “Energy Performance of Buildings”: d’altronde, per compiere dei calcoli energetici, occorre che prima vi sia un progetto! Ed il progetto si realizza a partire dall’individuazione di alcuni parametri che permettono di conferire una

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Tabella 1 – Categorie di qualità dell’ambiente interno

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anche dal comportamento dell’involucro edilizio nella sua interezza: massa dell’edificio, serramenti, schermature solari, strutture murarie, ecc). Gli acronimi PMV e PPD indicano rispettivamente “Predicted Mean Vote”, cioè Voto Medio Previsto e “Percentage People Dissattisfied” cioè Percentuale di Persone Insoddisfatte. Essi sono descritti nella UNI EN ISO 7730, norma importantissima, dalla quale sono richiamati i concetti relativi alle cause del discomfort termico locale, come le correnti d’aria, l’asimmetria radiante delle temperature, la differenza verticale di temperatura dell’aria, le temperature superficiali del pavimento.

zione in un numero di ore assai limitate (ad esempio: se l’impianto di ventilazione domestico è dimensionato per ospitare 4 persone, ma la presenza di ospiti a cena implica un temporaneo aumento dell’affollamento che fa slittare alcuni parametri dalla classe III alla classe IV, vorrà dire che vi sarà un momentaneo aumento di discomfort dovuto ad esempio all’aumentata sensazione di caldo o di aria viziata. Generalmente in questi casi l’utente gestisce la situazione aprendo i serramenti). I parametri di progetto corrispondenti alle quattro classi non sono contenuti nel testo di norma, ma nelle appendici che sono riportate in duplice copia: una, di carattere informativo, con valori di default che hanno ottenuto consenso a livello internazionale e che possono essere utilizzati in assenza di leggi locali; l’altra di carattere normativo, identica alla precedente, ma con le tabelle senza valori, che potranno essere compilate da ogni paese membro per eventuali variazioni dei valori di default, affinché non vi siano contrasti con leggi nazionali, se presenti. Sappiamo già che la Francia, ad esempio, avendo dal 1982 una specifica legislazione sulla ventilazione degli edifici, compilerà l’appendice nazionale B con valori differenti da quelli contenuti nell’appendice A. Lo stesso non dovrebbe avvenire per l’Italia, poiché non ha alcuna legge nazionale sul tema della ventilazione degli ambienti interni (fatta eccezione per l’imposizione di estrattori meccanici nei bagni ciechi e per la verifica della superficie “aeroilluminante” che, di per sé, non ha alcun collegamento con il ricambio dell’aria permanente degli ambienti). Vediamo quindi brevemente, nello stesso ordine esposto nel testo normativo, quali parametri di progetto ed analisi energetiche vengono forniti relativamente a: comfort termico, qualità dell’aria interna, illuminazione ed acustica.

Qualità dell’aria interna (IAQ: Indoor Air Quality) Basandosi sul presupposto che la qualità dell’aria interna dipende dal controllo delle emissioni di contaminanti, dal ricambio dell’aria e, quando possibile, dalla filtrazione dell’aria esterna, la norma fornisce alcuni metodi per calcolare le portate d’aria di progetto di un sistema di ventilazione, sia per l’edilizia residenziale che per quella terziaria. Come criterio generale emerge un concetto che nella UNI EN 15251 non era specificato con la medesima chiarezza: quando gli ambienti sono occupati, la portata di ventilazione non dovrebbe mai essere inferiore a 4 L/s per persona, che corrispondono a 14,4 m3/h. Le portate di progetto considerano un regime di completa miscelazione negli ambienti, cosa questa piuttosto verosimile negli ambienti residenziali, mentre da verificare nell’edilizia terziaria con riferimento al concetto di efficienza di ventilazione. Nel caso in cui l’efficienza di ventilazione non sia unitaria è quindi possibile tarare le portate di ventilazione proporzionalmente. Illuminazione Viene specificato che i livelli di illuminazione negli edifici vanno scelti relativamente alle attività che vengono svolte affinché tutti gli occupanti abbiano condizioni confortevoli. I livelli di illuminazione devono tenere conto ovviamente anche della disponibilità di luce solare. Lo studio del comfort visivo è particolarmente importante negli ambienti terziari destinati a luoghi di lavoro a cui la norma riserva una sezione specifica che dettaglia i parametri dell’illuminazione media da mantenere.

Comfort termico I criteri per l’ambiente termico in ambienti climatizzati (riscaldati in inverno e raffrescati in estate) si basano sull’indice di comfort PMV-PPD con riferimento a valori “tipici” di attività e vestiario relativi al contesto in esame. Sulla base di questa assunzione si calcola quindi l’intervallo di valori accettabili della temperatura operativa di progetto che servono per la progettazione dell’intero sistema edificio impianto (poiché essa è fortemente influenzata

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condizioni climatiche sono particolarmente critiche (ad esempio giornate particolarmente umide).

Rumore Poiché nella progettazione degli edifici gli impianti possono essere fonte di rumore, causando l’insoddisfazione degli utenti, è fondamentale saper operare una scelta accurata delle apparecchiature da utilizzare per climatizzare e ventilare. A partire dal dato di potenza acustica emessa da una centrale o da un terminale, è possibile prevedere la pressione sonora misurabile in ambiente. Pertanto, la EN 16798-1 fornisce una serie di indicazioni relative al livello di pressione sonora equivalente normalizzata, con riferimento al tempo di riverberazione per tener conto dell’eventuale assorbimento dell’ambiente. Per l’analisi completa delle tabelle contenenti i parametri, si rimanda alla lettura della normativa.

Qualità dell’aria interna (IAQ: Indoor Air Quality) Se l’impianto di ricambio dell’aria è meccanico, generalmente per i calcoli energetici si fa riferimento alle portate di calcolo minime per i soli periodi in cui l’impianto è in funzione. Se gli impianti sono a portata variabile, ovviamente, occorre tenere conto di questo aspetto ed indicare quale sia il criterio che fornisce all’impianto la richiesta del ricambio d’aria (ad esempio potrebbe esserci un timer, oppure un sensore di anidride carbonica, ecc). Se l’impianto è naturale, invece, il calcolo si sviluppa a partire dalla valutazione delle portate d’aria con riferimento ad una normativa più complessa che tiene conto della forma dell’edificio e delle condizioni climatiche esterne: si tratta della EN 16798-7. Se l’impianto è ibrido deve tenere conto dei periodi di funzionamento meccanico e naturale.

2 – I PARAMETRI PER I CALCOLI ENERGETICI La EN 16798-1 diversifica in maniera molto netta la parte normativa dedicata alla progettazione e quella dedicata alla scelta dei parametri per i soli calcoli energetici. Essa illustra che esistono vari modi per realizzare analisi energetiche, con riferimento ad esempio a condizioni stagionali, mensili o orarie: di conseguenza la raffinatezza del calcolo aumenta ed i parametri devono essere quindi determinati con accuratezza, specialmente se il calcolo è di tipo orario. Sono riportati di seguito alcuni criteri generali relativi all’impostazione dei calcoli energetici tratti dalla EN 16798-1 e suddivisi per aree tematiche.

Illuminazione I consumi legati all’illuminazione devono essere calcolati solo per i periodi di occupazione, in accordo con profili di uso dell’edificio. 3 – LE SCHEDE CON I PROFILI DI OCCUPAZIONE DEGLI EDIFICI La EN 16798-1, nelle appendici, contiene alcune schede tipo con profili di occupazione dedicate specificatamente ai calcoli energetici relativi a: uffici, aule scolastiche, asili, centri commerciali, sale conferenze, ristoranti, residenze. Si tratta di esempi, che possono essere compilati conoscendo alcuni dati del sistema edificio-impianto e del tipo di occupazione. Nella appendice B.8 troviamo due tabelle che sono riportate qui sotto rispettivamente in Tabella 2 e Tabella 3 già tradotte in italiano, per far comprendere al lettore la loro impostazione. Tramite la compilazione della tabella 2 un progettista (quando sono da studiare le scelte relative al sistema edificio impianto di una nuova costruzione o di un immobile da riqualificare), un certificatore energetico (in fase di compilazione dell’APE) o un EGE (durante l’elaborazione di una Diagnosi Energetica) sono guidati nella fase di individuazione dei parametri relativi all’utiliz-

Comfort termico Generalmente se il calcolo dei fabbisogni energetici per il riscaldamento ed il raffrescamento è di tipo stagionale o mensile, si tende ad utilizzare gli stessi valori di temperatura interna operativa che sono stati presi in considerazione per il dimensionamento del sistema. Le cose, invece, cambiano se il calcolo è di tipo orario poiché non è detto che il sistema di climatizzazione sia regolato per funzionare continuativamente. Ad esempio sappiamo che nel periodo invernale il sistema di riscaldamento subisce una attenuazione notturna, mentre in estate, molti sistemi di climatizzazione sono in funzione solo quando le

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Tabella 2 – Tabella tratta dall’appendice B.8 della EN 16798-1 contenente un esempio di compilazione tramite l’individuazione dei parametri “input” per il progetto da utilizzare per i calcoli energetici in abbinamento ai profili di occupazione propri dell’edificio che sono riportati in tabella 3. Tabella 3 – Tabella tratta dall’appendice B.8 della EN 16798-1 contenente un esempio di compilazione dei parametri di esercizio del sistema edificio impianto.

zo dell’edificio (numero di persone, loro vestiario tipico e metabolismo in base all’attività svolta), di quelli relativi ai carichi interni e di quelli relativi ai valori di set point del sistema di climatizzazione (riscaldamento e raffrescamento) e di ventilazione. Nella colonna “riferimento” è chiarito quali sono i dati derivanti dall’applicazione della norma EN 16798-1 e quelli da calcolare o reperire (come ad esempio il numero di ore di utilizzo dell’edificio o il numero di persone presenti). Tramite la compilazione della tabella 3, invece, è possibile definire i profili di utilizzo dell’edificio. Come si può notare, nel caso dell’edificio esaminato la fruizione degli spazi interni avviene nei soli giorni lavorativi, dalle 7 del mattino alle 18 di sera.

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adeguati al contesto italiano (scuole, ristoranti, uffici, ecc). Nel caso della Diagnosi Energetica degli edifici, invece, un EGE potrà essere libero di prescindere dai valori tabulati “standardizzati” poiché dovrà svolgere calcoli energetici particolarmente raffinati e totalmente aderenti al reale utilizzo dell’edificio.

UNA PROPOSTA OPERATIVA PER IL CTI Dal punto di vista operativo sappiamo che i calcoli energetici possono essere più o meno raffinati a seconda dell’analisi che si sta svolgendo. Nel caso delle diagnosi energetiche, ad esempio, è fondamentale far riferimento a profili di occupazione ed utilizzo degli impianti il più realistici possibili. Nella redazione di attestati di prestazione energetica degli edifici, invece, si sono utilizzati fino ad oggi quasi sempre profili “standardizzati” (ad esempio nell’edilizia residenziale si assume che il sistema di riscaldamento funzioni senza interruzioni per tutta la stagione a temperatura costante) nell’ambito di un calcolo mensile da compiersi mediante le parti della UNI TS 11300. Le cose però stanno cambiando, poiché l’Europa sta chiedendo di passare ad un metodo di calcolo dinamico su base oraria. Questa richiesta, che può spaventare perché richiederà un nuovo sforzo per l’aggiornamento professionale, è però sensata principalmente per il calcolo del fabbisogno di raffrescamento estivo e poi per tenere conto dell’intermittenza e dei sistemi di regolazione. Le UNI TS 11300, quindi, dovranno essere revisionate e tenere conto dell’intero pacchetto di norme in ambito EPBD. Quale migliore occasione, dunque, per prendere spunto dalla EN 16798-1. Come si legge nell’introduzione, essa è “parte della serie di norme che concorrono all’armonizzazione internazionale in tema di metodologia per la definizione della prestazione energetica degli edifici chiamata “pacchetto di norme EPB”. Tutte le norme sotto mandato EPB seguono specifiche regole per assicurare coerenza, assenza di ambiguità e trasparenza”. Di conseguenza le tabelle tratte dall’appendice B.8 della EN 16798-1 costituiscono un riferimento corretto per poter iniziare a predisporre l’impostazione del calcolo orario all’interno della UNI TS 11300rev. Poiché la finalità della certificazione energetica è quella di permettere il confronto tra edifici della stessa categoria di utilizzo, predisponendo per loro medesime condizioni di esercizio, sarà molto importante predisporre le tabelle con profili orari di occupazione dei vari edifici

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Le autrici rimangono a disposizione del CTI per illustrare come i contenuti della EN 167981 potranno essere utilizzabili nella revisione della UNI TS 11300.

* Valentina Raisa, Sistene E.S.CO, esperto CEN TC 156-WG2. Clara Peretti Q-rad, esperto CEN TC 130-WG9. Daniela Petrone Vice Presidente ANIT.

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LA CASA DEL SUONO. UN PROGETTO D’AVANGUARDIA ARTISTICO E TECNOLOGICO. a cura di * Museo e Centro di Ricerca “La casa del Suono” di Parma

sonora dalla fine dell’Ottocento fino ai giorni nostri, si organizzano attività didattiche e divulgative, attività di ricerca in campo musicale e scientifico, attività in campo artistico. Una caratteristica che rende unica la Casa del Suono è il fatto di essere anche, essa stessa, uno “strumento musicale” basato sulla più aggiornata tecnologia elettronica: vale a dire un luogo dove, grazie a sistemi tecnologici di trattamento e diffusione del suono, possono essere eseguite composizioni musicali create appositamente per quei sistemi. Per tutte queste ragioni, la Casa del Suono è da considerarsi un progetto multidisciplinare che esiste grazie alla collaborazione stretta di realtà che operano in sinergia e collaborazione con il Comune di Parma – quali l’Università degli Studi, il Conservatorio Arrigo Boito e la Fondazione Pro meteo, oltre al concorso di altre istituzioni culturali, artistiche e scientifi che attive in Italia e all’estero.

Il suono nella sua dimensione tecnologica è il protagonista della Casa del Suono: un progetto all’avanguardia in campo artistico e tecnologico che nasce dalla collaborazione della Casa della Musica con l’Università di Parma. La Casa del Suono, che ha sede a Parma, nel suggestivo spazio della ex-chiesa di Santa Elisabetta (metà del sec. XVII), nasce con l’ambizione di riflettere sul nostro modo di ascoltare e intendere la musica, ed è dedicata a un pubblico vastissimo: vale a dire a tutti coloro che oggi ascoltano musica e suoni trasmessi da strumenti tecnologici. Il percorso che la Casa del Suono propone è quello della storia e della evoluzione di tali strumenti per giungere alla situazione di oggi (dal fonografo al grammofono, dalla radio al magnetofono, dal compact disc all’iPod) e gettare uno sguardo verso il futuro. Al suo interno accoglie una preziosa raccolta di fonoriproduttori, nonché strutture dotate di innovativi impianti di riproduzione sonora e servizi dedicati alla ricerca scientifica e artistica, alla didattica e alla divulgazione.

ESPOSIZIONE L’esposizione proposta nella casa del Suono ha come unico scopo quello di tracciare le linee fondamentali dello sviluppo tecnico e sociale dei sistemi di riproduzione e trasmissione del suono. Essa è costituita in gran parte da apparecchi della Collezione Patanè fino alla metà del Novecento e da apparecchi di proprietà della Casa della Musica o provenienti da donazioni e depositi per i decenni successivi. Giovanni Patanè nasce a Giarre in provincia di Catania nel 1924 e muore a Parma nel 2000.

La Casa del Suono Quando oggi si parla di musica e tecnologia, non ci si riferisce a un aspetto secondario dell’espressione musicale: ma si parla della musica, di tutta la musica così come quotidianamente viene da tutti ascoltata. A questo argomento è dedicata la Casa del Suono di Parma, non un museo vero e proprio, ma un luogo dove, accanto a una esposizione di apparecchi di riproduzione e trasmissione

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Per vent’anni parroco a Gaione in provincia di Parma, Patanè inizia negli anni Sessanta la raccolta della sua preziosa collezione di radio e strumenti di riproduzione. Donata al Consorzio Nazionale Interuniversitario per le Telecomunicazioni (CNIT) dopo la scomparsa di Patanè, la collezione conta circa 400 pezzi che vanno dai primi esemplari di fonografi e di radio a galena, tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del secolo successivo, agli apparecchi radiofonici e ai fonoriproduttori della metà del Novecento. Dal 2007, gran parte della collezione è stata affidata dallo CNIT alla Istituzione Casa della Musica per allestire l’esposizione all’interno della Casa del Suono. Di seguito una breve descrizione delle “nicchie” - o sezioni – proposte per una visita alla Casa del Suono. Il suono riprodotto: dal fonografo al grammofono Con l’invenzione del fonografo da parte di Thomas A. Edison inizia la storia della riproduzione del suono. È il 1878, e il celebre inventore americano mette a punto un sistema che trasforma le vibrazioni sonore in un solco inciso a spirale intorno a un cilindro. Quasi dieci anni dopo, un tedesco emigrato negli Stati Uniti, Emile Berliner, inventa il grammofono: un apparecchio che utilizza lo stesso principio del fonografo, ma sostituisce il cilindro con un disco.

Figura 2 In pochi decenni, attraverso successive modificazioni e il sostegno di imprenditori disposti a investire sul suo futuro, quell’invenzione che all’inizio era considerata solo una curiosità diventa una presenza diffusa nelle case e nelle abitudini dei ceti sociali più abbienti, e inizia lentamente a cambiare la loro percezione della musica. Il suono trasmesso: la nascita della radio Negli stessi anni in cui si sviluppa la riproduzione del suono, si gettano le basi per la sua trasmissione a distanza. Alla fine dell’Ottocento, Guglielmo Marconi intuisce che le onde elettromagnetiche possono essere utilizzate per trasmettere messaggi a distanza al di là di ogni ostacolo e senza fili di collegamento. Questa intuizione getta le basi non solo per lo sviluppo della radio, ma anche per la costruzione dell’attuale sistema di telecomunicazioni. Le prime radio, che consentono solo l’ascolto in cuffia, sfruttano le proprietà della galena, un

Figura 1

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Sopra solo cielo. Sotto solo Isotec. ISOTEC consente di realizzare coperture isolate e ventilate, con tutti i tipi di struttura portante ed è compatibile con qualsiasi rivestimento, dalle tradizionali tegole alle più moderne soluzioni continue in metallo. Il tutto con la massima efficienza energetica ed un’eccezionale rapidità di posa. Anche nella soluzione Isotec Parete per facciate isolate e ventilate. isotec.brianzaplastica.it


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minerale in grado di amplificare debolmente l’impulso elettrico del segnale ricevuto. Il vero sviluppo coincide tuttavia con l’invenzione della valvola: il tubo elettronico che risolve i problemi causati dalla debolezza del segnale e che costituirà il cuore di ogni apparecchio radio sino agli anni Cinquanta. Il suono in casa: un nuovo elettrodomestico Fin dal secondo decennio del Novecento si comincia a considerare la radio come uno strumento di uso domestico, un prodotto commerciale per un sempre più ampio mercato di consumatori: anzi, il primo mezzo di comunicazione che ha tutte le carte in regola per poter essere definito a pieno titolo “di massa”, almeno in prospettiva. Per questa ragione, il nuovo elettrodomestico acquista una rilevanza sociale via via crescente. In tale contesto anche l’Italia, sull’esempio di altri Paesi, avvia un corso regolare di trasmissioni radiofoniche pubbliche, che iniziano il 5 ottobre 1924 con un discorso pronunciato da Mussolini al Teatro Costanzi di Roma.

Il suono in tasca: dal mobile al portatile L’evoluzione delle tecniche di trattamento e diffusione del suono vanno nella direzione di una migliore qualità e di una maggiore economicità dei sistemi. Queste caratteristiche hanno una straordinaria ricaduta sia sulla divulgazione di radio e grammofoni, sia sulla loro versatilità di utilizzo. Infatti, accanto alle soluzioni che integrano gli apparecchi nell’arredamento domestico, fin dagli anni Venti si sviluppa anche la tendenza a produrre apparecchi che consentono un utilizzo al di fuori delle abitazioni. A questa categoria, che in un primo tempo non riguarda le radio ma solo i riproduttori di dischi, appartengono le fonovaligie e grammofoni portatili, primi straordinari esempi di miniaturizzazione nel campo della riproduzione del suono.

Figura 3

Figura 4

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il Compact Disc, che adotta un sistema di memorizzazione ottica, invece di quella meccanica, e, soprattutto, una rivoluzionaria modalità di registrazione basata sulla tecnologia digitale, invece di quella analogica. Il nuovo sistema, in realtà, non è legato a un solo tipo di supporto: per sua natura, il suono digitalizzato, come ogni informazione digitale, è memorizzabile su supporti ottici e su supporti magnetici, e può essere trasmesso utilizzando la rete telefonica. In questo modo, come ovvia conclusione di un processo durato più cent’anni, le funzioni legate alla riproduzione e alla trasmissione del suono, un tempo riservate ad ambiti ristretti e separati, sono ora realmente a disposizione di tutti.

Il suono per tutti: un nuovo bene di consumo La seconda metà del Novecento sviluppa ulteriormente le tendenze dei due decenni precedenti. L’evoluzione tecnologica da una parte influisce sulla qualità dei sistemi di trattamento del suono, dall’altra mette a disposizione i suoi prodotti di un pubblico sempre più ampio e a costi sempre più bassi. Nel campo della riproduzione sonora, la nascita del microsolco, della stereofonia e del concetto di alta fedeltà sono tappe fondamentali, almeno quanto, in campo radiofonico, è essenziale l’invenzione del transistor, l’elemento in miniatura che sostituisce la valvola e permette la costruzione di apparecchi radio più economici e di dimensioni ridotte. Negli stessi anni si affaccia sul mercato, uscendo dall’ambito strettamente professionale, un’altra risorsa tecnologica: la registrazione magnetica su nastro. I suoi prodotti sono tanto versatili da trovare impiego sia in ambito professionale sia dilettantesco, per un uso disimpegnato e a basso costo.

Figura 6 Il suono che si muove: installazioni sonore Oltre alle sezioni sopra descritte, nella Casa del Suono sono in esposizione due installazioni sonore: il lampadario sonoro e la sala bianca. Esse costituiscono la prima applicazione in un luogo pubblico della tecnologia basata sulla Wave Field Synthesis (WFS planare e lineare rispettivamente), una teoria sviluppata nella sua formulazione definitiva negli anni Ottanta, ma che nella Casa del Suono ha trovato un impiego del tutto originale. Essi rappresentano non solo avveniristiche installazioni di ascolto per gli ascoltatori, ma anche

Figura 5 Il suono nuovo: dall’analogico al digitale Dopo un secolo dalla sua nascita, il disco di plastica che porta incisa la traccia delle vibrazioni sonore conclude la sua storia. Nel corso degli anni Ottanta, si assiste infatti alla rapida sostituzione del vecchio disco con un supporto del tutto nuovo,

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strumenti di ricerca e di creazione artistica per le attività scientifiche e musicali, che sono due delle principali funzioni della Casa del Suono. LAMPADARIO SONORO Il lampadario sonoro è un’installazione audio che permette di creare sorgenti sonore virtuali che si muovono nello spazio sopra l’ascoltatore. Ha la forma di una calotta sferica sospesa a 4 metri di altezza sotto la cupola della Casa del Suono e accoglie 224 speakers raggruppati in 64 gruppi alimentati da altrettanti canali audio. Il sistema è guidato da un elaboratore che utilizza un software realizzato su piattaforma Linux appositamente per la casa del Suono, da un’interfaccia audio che consente di utilizzare 64 canali audio digitali in uscita, da 8 convertitori digitale-analogico da 8 canali ciascuno e da altrettanti amplificatori a 8 canali, per un totale di 64 canali analogici finali.

Figura 8 creare un campo sonoro in due dimensioni, sfruttando un anello formato da 189 speakers disposti ad un metro e cinquanta centimetri di altezza lungo il perimetro della sala. Per i visitatori viene messa regolarmente a disposizione una dimostrazione delle potenzialità del sistema WFS attraverso un ampia gamma di ascolti: si passa da brani appositamente composti per la Sala bianca che per l’occasione si trasforma in un vero e proprio strumento musicale, a registrazioni di esecuzioni dal vivo che possono essere diffuse trasportando virtualmente i presenti in diversi luoghi d’ascolto (attualmente è possibile un ascolto comparativo di musiche eseguite al Teatro Farnese di Parma, nella Sala Concerti della Casa della Musica della stessa città, nella Cattedrale di York e riprodotte da un normale impianto di uso domestico), fino ad arrivare alla riproduzione spazializzata di semplici rumori ambientali.

Il Museo e Centro di Ricerca “Casa del Suono” di Parma è aperto al pubblico dal mercoledì alla domenica con orario continuato (10.00-18.00). L’ingresso è gratuito.

Figura 7 SALA BIANCA La Sala bianca è uno spazio nato per ospitare il sistema di ultima generazione per la spazializzazione del suono denominato Wave Field Synthesis (WFS). Dispone di un sistema surround avanzato, guidato da un software apposito che permette di

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Maggiori info: www.casadelsuono.it, Piazzale Salvo D’Acquisto, 43121 Parma. Tel. 0521/031103.

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I VANTAGGI DI UN SISTEMA ISOLANTE VENTILATO. MISURE IN OPERA DELLE PERFORMANCE DI SISTEMI ISOLANTI VENTILATI E NON VENTILATI. di * Graziano Salvalai, Simone Pruneri

porto tra area solare equivalente su superficie utile. La risposta dell’involucro alle sollecitazioni estive non è però di facile determinazione a causa del regime non stazionario delle condizioni ambientali; per questo, soprattutto per sistemi a “facciata ventilata”, sono necessarie delle misure in opera per indagarne il reale comportamento. Inoltre i software di calcolo termico ad oggi in uso non tengono conto, con il calcolo in regime orario, del contributo in termini di sfasamento dell’intercapedine di ventilazione, ma solo dell’esiguo contributo in termini di resistenza termica. Obiettivo di Brianza Plastica è stato quindi valutare il comportamento in fase estiva del sistema a facciata ventilata costituito dal sistema ISOTEC PARETE, pannello in poliuretano rivestito in alluminio goffrato e preassemblato ad un profilo forato metallico (Figura 1), rispetto a soluzioni isolate non ventilate che impiegano materiali a bassa densità (da qui in poi nominati “leggeri”) ed ad alta densità (da qui in poi nominati “massivi”).

Introduzione Il presente articolo descrive e raccoglie i risultati delle misure in opera effettuate all’interno di due box sperimentali assemblati all’interno dell’area “test facility” dell’azienda Brianza Plastica S.p.a. sita in Via Rivera 50 a Carate Brianza, in collaborazione con il Politecnico di Milano. La riduzione del fabbisogno di energia di un edificio dipende in fase invernale dalle qualità resistive dell’involucro opaco, mentre in fase estiva dipende anche dalla capacità termica degli elementi che lo costituiscono e dalla loro posizione. Nel DM 26/06/2009 si classificano le prestazioni dell’involucro in base allo sfasamento e all’attenuazione dell’onda termica, mentre nel DM 26/06/2015 le prestazioni dell’involucro vengono definite tenendo conto della trasmittanza termica periodica e del rap-

I test condotti sono quattro e di seguito elencati: • Test 1: confronto tra ISOTEC PARETE e sistema isolato non ventilato “leggero”, per il periodo tra il 13 ed il 28 Luglio 2016; • Test 2: confronto tra ISOTEC PARETE e sistema isolato non ventilato “massivo”, per il periodo tra il 7 settembre ed il 5 ottobre 2016; • Test 3: confronto tra ISOTEC PARETE e sistema isolato non ventilato “massivo”, con attivazione di estrattore di aria, per il periodo tra il 1 ed il 30 giugno 2017; • Test 4: confronto tra ISOTEC PARETE e sistema isolato non ventilato “massivo”, con attivazione di raffrescamento, per il periodo tra il 28 luglio ed il 28 agosto 2017.

Figura 1: pannello ISOTEC PARETE

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• densità: 550 kg/mc • capacità termica specifica: 1600 J/kgK Dal punto di vista geometrico le due camere test presentano una superficie in pianta pari a 5,18 m2 mentre la copertura e la parete rivolta a sud, entrambe oggetto di misurazioni, presentano una superficie rispettivamente pari a 6,6 m2 e 4,6 m2 (figure 4-5).

Descrizione dell’edificio sperimentale Il box sperimentale è rappresentato da un edificio realizzato in CLT (Cross Laminated Timber) suddiviso all’interno in due camere distinte di uguale geometria, con l’asse principale orientato secondo la direzione est-ovest (figure 2-3). I pannelli portanti d’involucro in CLT sono composti da tre strati di tavole in legno di conifera reciprocamente incrociati ed incollati, di spessore totale 100 mm. Le grandezze fisico tecniche della struttura in legno sono di seguito riportate: • conducibilità termica: 0,13 W/mK • coefficiente di resistenza alla diffusione del vapore μ: 50

Descrizione delle soluzioni tecnologiche Sulla camera Est è stato applicato ISOTEC PARETE da 120 mm sulle pareti e ISOTEC XL sulla copertura. Nella camera Ovest sono stati applicati sistemi isolati non ventilati, con spessori diversi, a

Figura 2: pianta e sezione box campione nell’area “test facility” di Brianza Plastica

Figura 3: prospetti box campione nell’area “test facility” di Brianza Plastica

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censione dell’impianto di condizionamento estivo di un’utenza. La finitura superficiale della Camera Est è realizzata con lastra in fibrocemento porta-intonaco, con rete applicata rasata e intonacata, mentre nella Camera Ovest gli isolanti sono stati rifiniti con rete porta intonaco e rasante. Entrambe le finiture presentano un’emissività pari a 0,96. La misura in opera delle prestazioni dei sistemi è stata condotta attraverso strumenti e sensori in grado di rilevare le condizioni puntuali di temperatura superficiale dei materiali impiegati e le condizioni ambientali interne ed esterne. Per la chiusura verticale a Sud sono state inserite delle termocoppie ad ogni cambio di materiale della stratigrafia per verificare le temperature ai vari livelli. Nella intercapedine ventilata sono stati invece inseriti due anemometri a filo caldo, uno alla base e uno in sommità della parete a distanza di 2 m, per verificare l’intensità del flusso d’aria. Le condizioni ambientali esterne sono state rilevate attraverso un termoigrometro per le misura della temperatura e dell’umidità dell’aria ed un piranometro posizionato in aderenza alla facciata per misurare la radiazione solare globale sul piano verticale. I sensori sono collegati a due centri di raccolta ed elaborazioni dati connessi via web.

Figura 4: prospetto frontale box campione nell’area “test facility” di Brianza Plastica

Test 1 Il test 1 confronta una soluzione isolata e ventilata con ISOTEC PARETE con una soluzione non ventilata con isolante “leggero”. Sono state confrontate le temperature superficiali di ciascun strato di parete, quelle interne, i valori di radiazione incidente e le condizioni ambientali per valutare il comportamento delle due soluzioni. Il pacchetto tecnologico con ISOTEC PARETE permette una buona attenuazione ed un adeguato sfasamento dell’onda termica, determinando temperature interne ridotte di circa 10-14°C rispetto all’esterno (figura 6) con uno sfasamento di 10 h e 5’. Analizzando le temperature registrate sulla superficie esterna di ISOTEC PARETE e sulle superfici interna ed esterna del telaio in CLT, in giornate a temperature dell’aria esterna elevate, si è visto che l’effetto combinato dello schermo arretrato e della ventilazione determina una riduzione delle temperature tra la lastra in fibrocemento e la superficie esterna dell’isolante di circa 8°C. Inoltre il poliuretano concorre ad un’ulteriore riduzione del carico termico sulla parete di CLT, sfasan-

Figura 5: angolo Est box campione nell’area “test facility” di Brianza Plastica parità di comportamento invernale (conduttanza). Nel test 1 è stato applicato nel box Ovest un sistema isolato non ventilato “leggero” di spessore 160 mm. Nel test 2 è stato applicato nel box Ovest un sistema isolato non ventilato “massivo” di spessore 200 mm. I primi due test hanno lo scopo di evidenziare il comportamento di un sistema isolato e ventilato e di confrontarlo con sistemi isolati non ventilati. I due test successivi nascono dalla valutazione dei risultati dei primi due test e dalla constatazione che si dovesse avvicinare il comportamento del box a quello di un’utenza reale (come ad esempio l’azione di chiusura e apertura delle finestre) per la riduzione delle temperature interne in fase notturna. Nel test 3 si è inserito in ciascun box un estrattore d’aria meccanico, sempre mantenendo le due soluzioni isolanti del test 2. Nel test 4, sempre mantenendo le stesse applicazioni del test 2, sono stati inseriti due terminali per il raffrescamento, uno per box, per simulare l’ac-

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Figura 6: Test 1 – temperatura esterna e superficiale dei due isolanti

Figura 7: Test 1 – temperatura esterna e superficiale del CLT La velocità dell’aria nell’intercapedine passa da 0,01 m/s, in momenti a temperature ambiente di 17-18°C, ad un valore di 0,05 m/s durante le ore di massima insolazione; tale differenza trova spiegazione nel fatto che i movimenti d’aria sono innescati dai moti convettivi, che aumentano all’aumentare della differenza di temperatura (Figura 8). Confrontando le due soluzioni si evince che in giorni particolarmente caldi con gradienti di temperatura molto elevati, i carichi termici sono eccessivi e nessuna delle due soluzioni è in grado di dissiparli durante le ore notturne. In giornate invece in cui

do l’onda termica di 4h e 35 minuti, con il massimo carico termico in ingresso nelle ore serali, quando le temperature esterne iniziano a calare. La soluzione non ventilata presenta uno sfasamento delle temperature superficiali tra isolante e CLT di 2 ore inferiore (Figura 7). Durante le ore notturne inoltre, sia la lastra in fibrocemento che l’ISOTEC PARETE rilasciano l’energia termica contemporaneamente e con la stessa intensità, a dimostrazione del fatto che la presenza della ventilazione attua un vero e proprio “lavaggio” dell’intercapedine.

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Figura 8: Test 1 – temperatura esterna e velocità dell’aria in intercapedine mento, alle 10.30 sono le seguenti: • Temperatura ambiente esterno: 29,4°C • Umidità relativa esterna: 50% • Temperatura interna: Camera Est: 25.7°C; Camera ovest: 25.9°C • Vento: assente • Condizione cielo: sereno • Radiazione incidente sulla parete: 114 W/m2 • Obiettivo: FOL 13 (FOV 45°x30°) • Emissività: 0.96 Si evidenzia una buona omogeneità della distribuzione della temperatura per entrambe le soluzioni. La soluzione non ventilata presenta temperature superficiali di 2,5-3°C superiori a quelle della soluzione con ISOTEC PARETE, a conferma di quanto riportato in precedenza. La presenza dello

l’escursione termica giornaliera è meno accentuata, la soluzione ventilata con ISOTEC PARETE determina livelli di temperatura interna inferiori rispetto all’altra soluzione non ventilata. La presenza di schermo avanzato e ventilazione favorisce l’abbassamento della temperatura interna rispetto alla soluzione non ventilata di 0,3°C-0,6°C e le temperature superficiali dell’intonaco sulla soluzione ventilata sono sempre più basse di almeno 3-4°C rispetto alla soluzione non ventilata. I dati misurati in parete trovano pieno riscontro in quelli misurati a tetto. È stata condotta un’indagine con la termocamera per analizzare la distribuzione delle temperature superficiali per le due soluzioni tecnologiche (Figura 9). Le condizioni ambientali del 3 Agosto 2016, giorno in cui è stato fatto il rileva-

Figura 9: Test 1 – indagine con termo-camera

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giunga temperature sempre inferiori rispetto a quelle raggiunte dalla soluzione non ventilata. La schermatura offerta dalla finitura di facciata determina una riduzione delle temperature massime sulla superficie isolante in media pari a 14°C durante giornate con radiazione incidente pari a 500 W/m2 e di circa 10-11 °C nel caso di giornate con cielo nuvoloso (Figura 10). È stata condotta un’indagine con la termocamera per analizzare la distribuzione delle temperature superficiali per le due soluzioni tecnologiche (Figura 11). Le condizioni ambientali del 6 Ottobre 2016, giorno in cui è stato fatto il rilevamento, alle 13.51 sono le seguenti: • Temperatura ambiente esterno: 17°C • Umidità relativa esterna: 65% • Vento: assente • Condizione cielo: sereno • Radiazione incidente sulla parete: 718 W/m2 • Obiettivo: FOL 13 (FOV 45°x30°) • Emissività: 0.96 In giornate con elevata radiazione solare diretta, la porzione di box con soluzione non ventilata presenta temperature superficiali di 6-8°C superiori rispetto alla soluzione ventilata con ISOTEC PARETE. La differenza è ovviamente ridotta nel caso di giornate con cielo coperto. Il confronto delle due soluzioni ha evidenziato uno sfasamento simile per le due soluzioni: 10.29 h per la soluzione con ISOTEC PARETE e 11.8 h per la soluzione non ventilata ed attenuazioni rispettivamente di 0.10 e 0.06.

schermo protettivo permette una riduzione dei flussi di energia per trasmissione attraverso la parete, con riduzione dei picchi prossimi al 50% nelle giornate con radiazione solare superiore a 500 W/m2, con una conseguente riduzione del consumo di energia necessaria a mantenere una temperatura interna confortevole. Rispetto ai calcoli statici, la presenza dello schermo protettivo determina un incremento delle prestazioni di attenuazione e sfasamento.

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Test 2 Il test 2 confronta una soluzione isolata e ventilata con ISOTEC PARETE con una soluzione non ventilata con isolante “massivo”. Sono state confrontate le temperature superficiali di ciascun strato di parete, quelle interne, i valori di radiazione incidente e le condizioni ambientali per valutare il comportamento delle due soluzioni, tra il 7 settembre ed il 5 ottobre - in presenza quindi di condizioni tipicamente estive - e tra il 22 ottobre ed il 9 novembre - in condizioni tipicamente autunnali. La soluzione ventilata ottiene una buona attenuazione, un buon sfasamento in fase estiva ed un contenimento della variazione di temperatura in fase autunnale. I test di confronto permettono di rapportare i risultati per un materiale “massivo” e quindi con maggior capacità termica rispetto all’isolante in poliuretano leggero. Analizzando il lato esterno di entrambe le tecnologie, è visibile come lo strato di intonaco della facciata ventilata con ISOTEC PARETE rag-

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Figura 10: Test 2 – temperatura esterna e superficiale dei due isolanti

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Figura 11: Test 2 - indagine con termo-camera

Test 3 Il test 3 confronta una soluzione isolata e ventilata con ISOTEC PARETE con una soluzione non ventilata con isolante “massivo”, con estrattore meccanico d’aria attivato in entrambe le camere. Sono state confrontate le temperature superficiali di ciascun strato di parete, quelle interne, i valori di radiazione incidente e le condizioni ambientali per valutare il comportamento delle due soluzioni, tra il 17 ed il 27 giugno 2017. ϯϭ ϭϮͬϵͬϭϲ ϭϰ͘ϰϬ͖ ϯϲ͕ϯϵ

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Figura 12: Test 2 - temperatura esterna e superficiale del CLT

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Dal punto di vista dei materiali, il test 3 replica il test 2, ma è stato introdotto un estrattore meccanico per smaltire il calore accumulato, come potrebbe fare l’utente aprendo le finestre. Questa esigenza è nata dalla costatazione che, nei giorni particolarmente caldi, nessuna delle soluzioni istallate riusciva a smaltire il calore e mantenere all’interno dei box una temperatura di comfort. Il raggiungimento di un eccessivo carico termico diurno rendeva impossibile la dissipazione dell’energia nelle ore notturne. La ventilazione notturna, quindi, aumenta la velocità di esportazione del calore, permettendo una riduzione delle temperature interne. Le temperature delle due superfici esterne presentano gli stessi valori del test 2, così come quelle sulla parte esterna del CLT, in quanto non risentono della presenza dell’estrattore (Figure 10-12-13). Le due soluzioni presentano uno sfasamento analogo, nonostante

Nei periodi molto caldi il materiale “massivo” ha determinato livelli di temperatura superficiale interna di parete ridotti solo dell’1% e, a causa della maggiore capacità termica, anche una riduzione della temperatura più lenta. La soluzione a facciata ventilata con ISOTEC PARETE, attraverso l’effetto schermante e la ventilazione, determina un minor stress termico dell’isolante (Figure 12-13).


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Figura 13: Test 2 – temperatura esterna e superficiale del CLT te confrontate le temperature superficiali di ciascun strato di parete, quelle interne, i valori di radiazione incidente e le condizioni ambientali per valutare il comportamento delle due soluzioni, tra il 28 luglio ed il 28 agosto 2017. Dal punto di vista dei materiali, il test 4 replica il test 2, ma è stata introdotta un’unità per il raffrescamento, per simulare l’utilizzo di un impianto di condizionamento da parte dell’utenza. Questa esigenza nasce dalla constatazione che nel test 3 l’estrattore riusciva ad abbassare le temperature interne di circa 7-8°C a fronte di temperature dell’aria esterna inferiori ai 4°C, mentre perdeva di

il poliuretano abbia una massa di circa 4 volte inferiore rispetto all’isolante “massivo” della soluzione non ventilata. La soluzione ventilata con ISOTEC PARETE evidenzia uno scarico del calore più rapido, grazie all’uso combinato di schermo avanzato e ventilazione (Figure 14-15).

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Figura 14: Test 3 – temperatura esterna e temperatura interna

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Test 4 Il test 4 confronta una soluzione isolata e ventilata con ISOTEC PARETE con una soluzione non ventilata con isolante “massivo”, con estrattore meccanico d’aria attivato in entrambe le camere. Sono sta-


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Figura 15: Test 3 – temperatura interna di isolanti con ridotta massa termica. Il comportamento dei sistemi di facciata ventilata meno inerziali è paragonabile a quello di soluzioni tradizionali ad elevata inerzia termica. L’utilizzo di isolanti leggeri associati allo schermo avanzato ed alla ventilazione garantisce uno scarico del carico termico molto piĂš rapido rispetto alle soluzioni tradizionali piĂš massive.

efficacia per temperature intorno ai 23°C, riuscendo ad abbassare la temperatura interna di soli 4°C. Le temperature delle due superfici esterne presentano lo stesso comportamento del test 2 e del test 3, cosĂŹ come quello delle temperature sulla parte esterna del CLT, in quanto non risentono della presenza dell’estrattore (Figure 10-12-13). La maggior massa della soluzione tecnologica non ventilata e con isolante “massivoâ€? è mediamente penalizzante in giornate con temperature esterne superiori ai 35°C, in quanto il condizionatore fatica ad abbassare la temperatura interna rispetto alla soluzione ventilata con ISOTEC PARETE (Figura 16). Lo sfasamento delle due soluzioni è analogo, cosĂŹ come per il test 2, sempre considerando la massa 4 volte inferiore del poliuretano rispetto all’isolante massivo. La saturazione dei componenti edili in occasione di temperature esterne molto alte è una condizione che si verifica spesso nella realtĂ , quindi ai fini di rendere ancora piĂš realistico ed utilizzabile il dato rilevato nei test, sono stati calcolati i fabbisogni di energia del condizionatore e si è potuto constatare che la soluzione ventilata con ISOTEC PARETE mostra un contenimento del fabbisogno di energia elettrica per il raffrescamento di circa il 30% rispetto alla soluzione non ventilata.

Soggetti coinvolti nella ricerca: Per il Politecnico di Milano, responsabile della ricerca Prof. Graziano Salvalai - Dipartimento di Architettura Ingegneria delle Costruzioni e Ambiente Costruito. Per Brianza Plastica Spa, responsabile del settore isolanti Geom. Simone Pruneri. Bibliografia • Direttiva 2002/91/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 16 dicembre 2002, sul rendimento energetico nell’edilizia. https://eur-lex.europa.eu/ legal-content/IT/TXT/?uri=CELEX:32002L0091 Directive 2010/31/EU of the European Parliament and of the Council of 19 May 2010 on the energy performance of buildings https://eur-lex.europa.eu/eli/ dir/2010/31/oj • DIRECTIVE OF THE EUROPEAN PARLIAMENT AND OF THE COUNCIL amending Directive 2010/ 31/EU on the energy performance of buildings and Directive 2012/27/EU on energy efficiency http:// data.consilium.europa.eu/doc/document/PE-4-2018INIT/en/pdf

Conclusioni I vari test condotti negli anni 2016 e 2017 dal Politecnico di Milano e da Brianza Plastica hanno mostrato l’efficacia in fase estiva dei sistemi di facciata ventilata, anche in situazioni caratterizzate dall’accoppiamento

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• DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA 2 aprile 2009, n. 59 Regolamento di

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Figura 16: Test 4 – temperatura esterna e temperatura interna * Graziano Salvalai, Ingegnere Edile-Architetto. E’ ricercatore in architettura tecnica presso il Politecnico di Milano – Dipartimento ABC (Architecture Built environment and Construction engineering). In ambito internazionale, ha partecipato a diversi progetti comunitari tra i quali ThermCo (Low Energy Cooling and Thermal Comfort - FP6), EASEE (Envelope Approach to improve Sustainability and Energy efficiency in Existing multi-storey multi-owner residential buildings - FP7) e ALDREN (ALliance for Deep RENovation in buildings – H2020). L’attività di ricerca è supportata dalla collaborazione a progetti sperimentali di edifici reali. È autore di numerosi articoli su riviste per review nazionali e internazionali.

attuazione dell’articolo 4, comma 1, lettere a) e b), del decreto legislativo 19 agosto 2005, n. 192, concernente attuazione della direttiva 2002/91/CE sul rendimento energetico in edilizia. http://efficienzaenergetica.acs. enea.it/doc/dpr_59-09.pdf • Decreto Ministeriale 26/6/2009 – Ministero dello Sviluppo Economico Linee guida nazionali per la certificazione energetica degli edifici http://efficienzaenergetica.acs.enea.it/doc/dm_26-6-09_completo.pdf • Decreto Ministeriale 26/06/2015 - Adeguamento del decreto del Ministro dello sviluppo economico, 26 giugno 2009 – Criteri generali e requisiti delle prestazioni energetiche degli edifici. https://www.mise.gov.it/ images/stories/normativa/DM_requisiti_minimi_allegato1.pdf • Misure Comparative delle proprietà isolanti di diversi materiali e sistemi di facciata accoppiati a struttura in legno lamellare CLT, Prof. Graziano Salvalai, Dipartimento di Architettura, Ingegneria delle costruzioni e dell’ambiente Costruito, Politecnico di Milano, Artec 2017 EdicomEdizioni

Simone Pruneri, Responsabile vendite prodotti isolanti Brianza Plastica. Geometra, progettista specializzato nella prefabbricazione, in particolare nel settore dell’edilizia industriale. Ha maturato esperienza sia occupandosi della parte progettuale, che tramite la presenza diretta in cantiere come capocommessa. Esperto in progettazione di involucri ad elevata efficienza e sistemi di facciata con l’utilizzo di tecnologie costruttive stratificate, è responsabile per Brianza Plastica della gamma isolanti e delle loro applicazioni, in particolare dei sistemi termoisolanti per la coibentazione e la ventilazione dell’intero edificio. Ha presenziato come relatore in numerose occasioni formative sul territorio nazionale, presso Ordini e Collegi professionali.

• Experimental analysis of different multilayer insulated faḉade, Prof. Graziano Salvalai, Dipartimento di Architettura, Ingegneria delle costruzioni e dell’ambiente Costruito, Politecnico di Milano, TEMA Vol. 4, no. 2 del 2018 • Alessandro Panzeri, Paolo Luzzatto-Fegiz, Ventilazione delle intercapedini. Un metodo di calcolo. Neo Eubios n° 53, Settembre 2015 ed. da TEP srl https://www.anit. it/pubblicazione/neo-eubios-53/ Esposti R., Galbusera G., Panzeri A., Salani C., Prestazione estive degli edifici, Volume V collana ANIT Ed. da TEP srl, edizione Novembre 2017

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CALCOLO DELL’ISOLAMENTO ACUSTICO DI FACCIATA D2m,nT,w UNI EN ISO 12354:2017 parte 3 a cura di * Stefano Benedetti

L’ n,w contenuto nella parte 2 della UNI EN ISO 12354. In questo articolo, passando alla parte 3 della norma, si affronterà il modello di calcolo semplificato del’indice di valutazione dell’isolamento acustico di facciata, normalizzato rispetto al tempo di riverberazione e riferito al livello esterno a 2 metri di distanza dalla parete (D2m,nT,w). Questo descrittore caratterizza la capacità della facciata, di ogni singolo ambiente, di abbattere il rumore proveniente dall’esterno. Dipende dal potere fonoisolante apparente della facciata, dalla presenza o meno di elementi schermanti esterni e dalle dimensioni dell’ambiente in esame (figura 1).

Continua su Neo Eubios l’approfondimento delle norme UNI EN ISO 12354 dedicate al calcolo dei requisiti acustici passivi degli edifici, dopo l’aggiornamento del 2017. Nei precedenti numeri sono state descritte le principali novità introdotte, analizzato il modello del potere fonoisolante apparente R’w nella sua versione semplificata e approfondito il calcolo dell’incremento di potere fonoisolante ΔRw dei rivestimenti interni ed esterni. Entrambi i modelli sono contenuti nella parte 1 delle UNI EN ISO 12354:2017. Nel numero 66 si è affrontato il modello di calcolo semplificato dell’indice di valutazione di rumore di calpestio

Figura 1 – ogni singolo ambiente abitativo è oggetto di studio dell’isolamento di facciata

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MODELLO SEMPLIFICATO L’indice D2m,nT,w viene calcolato con la formula 1:

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[1]

Rsw,k

Dove: R’w è l’indice di potere fonoisolante apparente della facciata [dB] ΔLfs è un termine correttivo che considera la presenza di eventuali elementi schermanti [dB] V è il volume del locale considerato [m3] To è il tempo di riverberazione di riferimento, (0,5 secondi) Stot è la superficie totale della facciata vista dall’interno [m2]

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è la superficie complessiva della facciata vista dall’interno del locale [m2] sono le unità di assorbimento di riferimento, pari a 10 m2 è l’indice di isolamento acustico normalizzato del “j-esimo” piccolo elemento [dB] è il potere fonoisolante del “k-esimo” materiale di riempimento del giunto [dB]. Il parametro Rsw si misura in laboratorio secondo l’Appendice J della UNI EN ISO 10140-1. è la lunghezza del giunto [m] è la lunghezza di riferimento pari a 1 m

Al valore medio calcolato con la formula 2 si sottrae un coefficiente K (formula 3), che tiene in considerazione le trasmissioni laterali attraverso le strutture edilizie, e “trasforma” l’indice di potere fonoisolante medio (Rw) in indice di potere fonoisolante apparente (R’w). Tali trasmissioni laterali possono essere determinate anche con il modello matematico definito in UNI EN ISO 12354-1 per il calcolo di R’w.

L’indice di potere fonoisolante apparente della facciata (R’w) dipende dalle prestazioni fonoisolanti di tutti gli elementi che la costituiscono (pareti opache, serramenti, “piccoli elementi”, materiali di riempimento nei giunti tra serramento e parete) e dalle trasmissioni di rumore tra facciata ed elementi laterali. Sono “piccoli elementi” gli elementi di edificio con dimensione inferiore a 1 m2, ad eccezione di porte e finestre. Ad esempio sono piccoli elementi: bocchette di aerazione, ingressi d’aria, cassonetti delle tapparelle. Il potere fonoisolante apparente rappresentativo della facciata si calcola facendo una media logaritmica delle prestazioni fonoisolanti degli elementi, pesata sulla superficie degli elementi stessi (formula 2). Nel calcolo sono valutate anche la presenza di piccoli elementi (Dnew) e il potere fonoisolante (Rsw) e la lunghezza dei giunti sigillati dei serramenti.

[3]

K è la correzione relativa al contributo della trasmissione laterale [dB] che assume in modo forfettario il valore di 2 dB in presenza di continuità rigida tra facciata e pareti e solai interni. L’indice di isolamento acustico proprio dei piccoli elementi può essere ricavato da certificati di prove di laboratorio (UNI EN ISO 10140-1). Per le prese d’aria non insonorizzate, come i fori di aerazione tradizionali degli ambienti cucina, il termine Dnew può essere ricavato con la formula 4:

[2]

Dove: Rwi è l’indice di potere fonoisolante dell’elemento i-esimo costituente la facciata [dB] Si è la superficie dell’elemento i-esimo di facciata visto dall’interno del locale [m2]

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Figura 2 – Parametri per valutare ΔLfs

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Tabella 1 - Valori di ΔLfs in funzione della forma e altre caratteristiche

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cifica come ci si deve comportare. In particolare non è chiaramente indicato se si devono eseguire calcoli distinti, uno per ogni facciata, e poi mediare energeticamente i dati tra loro (Formula 5), oppure se è possibile effettuare un unico calcolo globale considerando l’intero sviluppo delle pareti.

[4]

Dove Sopen è la superficie dell’apertura [m2] Ripartendo dalla formula 1, è necessario definire l’influenza della forma della facciata sull’isolamento acustico globale. La forma della facciata è definita dalla sua sezione verticale, in cui sono riportati solo gli schermi acustici significativi, come ad esempio i parapetti dei balconi a sezione piena (figura 2). L’assorbimento αw si riferisce all’indice di valutazione dell’assorbimento acustico delle superfici sottobalcone. Il valore massimo di αw = 0,9 si applica anche qualora sia assente una superficie riflettente sopra la parte di facciata considerata. La direzione dell’onda sonora incidente sulla facciata si caratterizza mediante l’altezza definita dall’intersezione tra la linea di veduta dalla sorgente ed il piano di facciata. Per individuare il valore di ΔLfs da utilizzare nella formula 1 si individua nella tabella 1 la tipologia di facciata dell’ambiente in analisi, l’assorbimento acustico medio delle superfici sottobalcone (αw) e l’altezza di incidenza delle onde sonore h. Il ΔLfs si esprime in dB e può assumere valori di -1 dB in situazioni sfavorevoli che aumentano la “captazione” delle onde sonore, fino a valori di + 7 dB in cui lo schermo degli aggetti sottostanti è molto efficace.

(5)

Dove: D2mnTw i l’indice di isolamento acustico della facciata i-esima n è il numero di facciate Per approfondire il tema si rimanda all’articolo specifico pubblicato sul numero 61 di Eubios di fine 2017. CONCLUSIONI Il modello descritto in questo articolo risulta quasi invariato rispetto al precedente. Il metodo semplificato però si arricchisce della variabile “prestazione del giunto sigillante”, questo particolare nella pratica assume rilevante importanza aumentando l’attenzione verso un aspetto che spesso è trascurato o trattato solo in fase esecutiva. La trattazione della facciata quindi è più completa lasciando meno aspetti al caso. Per chi vuole iniziare a far pratica con le nuove norme, ricordiamo che ANIT, Associazione Nazionale per l’Isolamento Termico e acustico, ha sviluppato per i propri soci il software Echo 8.0, aggiornato con le ISO 12354:2017. Il programma può essere scaricato dal sito www.anit.it ed utilizzato in versione demo per 30 giorni.

CASI PARTICOLARI In casi particolari come facciate composte da più esposizioni (figura 3) , la norma di calcolo non spe-

* Stefano Benedetti, Esperto ANIT.

Figura 3 – facciata con doppia esposizione

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TECNICI COMPETENTI IN ACUSTICA Considerazioni a sei mesi dall’istituzione dell’elenco nazionale * Matteo Borghi

Introduzione Secondo la Legge 447/1995 “Legge quadro sull’inquinamento acustico” il Tecnico Competente in Acustica (TCA) è la figura professionale idonea per effettuare misurazioni fonometriche, verificare l’ottemperanza ai valori definiti dalle norme vigenti, redigere piani di risanamento acustico, svolgere attività di controllo. Ad esempio è necessario essere TCA per redigere relazioni di clima e impatto acustico (Art. 8 Legge 447/1995) o per eseguire misure in opera di requisiti acustici passivi degli edifici (DPCM 5-12-1997). In estrema sintesi si può affermare che chi utilizza un fonometro per realizzare una relazione professionale, deve avere la qualifica di tecnico competente. Il D.Lgs. 42/2017 “Disposizioni in materia di armonizzazione della normativa nazionale in materia di inquinamento acustico” ha in parte modificato i contenuti della Legge Quadro e ridefinito le procedure per diventare Tecnici Competenti. Tra le novità introdotte: gli elenchi regionali dei TCA sono stati sostituiti da un unico elenco nazionale (pubblicato il 10 dicembre 2018), i laureati possono diventare TCA superando l’esame finale di un corso della durata di almeno 180 ore, anche per i Tecnici Competenti è stato istituito l’obbligo di aggiornamento professionale.

In questo articolo si propongono invece alcune semplici considerazioni sulla situazione attuale dei TCA: quanti sono, come sono distribuiti in Italia, quanti corsi sono stati attivati. La piattaforma ENTECA La principale fonte di informazioni sui TCA è la piattaforma informatica denominata ENTECA (Elenco Nazionale dei TEcnici Competenti in Acustica). Sviluppata da ISPRA per il Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare (MATTM), contiene l’Elenco Nazionale dei TCA e gli elenchi dei corsi abilitanti da 180 ore e dei corsi di aggiornamento professionale accreditati. Può essere raggiunta a questo link “https://agentifisici. isprambiente.it/enteca/home.php” o, più semplicemente, inserendo il termine ENTECA in un motore di ricerca.

Per approfondire questi aspetti è possibile consultare la Guida ANIT “Tecnico Competente in Acustica – Facciamo chiarezza”, scaricabile liberamente dalla sezione Pubblicazioni – Approfondimenti del sito www.anit.it

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rio. In Emilia Romagna infatti era già possibile diventare TCA partecipando a un corso professionale, senza l’obbligo di affiancamento professionale. Nelle Marche invece la legislazione regionale definisce chiaramente l’obbligo di essere TCA per poter redigere relazioni di calcolo previsionali di requisiti acustici passivi. Se si rapporta però il numero di tecnici alla popolazione, si osserva una situazione “anomala” in Valle d’Aosta, dovuta probabilmente dalle procedure che erano in vigore nella regione per il riconoscimento della qualifica.

Quanti sono i TCA e come sono distribuiti? A dicembre 2018 risultavano iscritti nell’elenco nazionale 9718 professionisti. Attualmente (giugno 2019) sulla piattaforma ENTECA sono registrati 10708 tecnici. Quasi mille in più. L’incremento è determinato sia dai “nuovi TCA”, coloro che hanno superato con profitto l’esame di un corso da 180 ore, sia da “vecchi TCA” che hanno richiesto il passaggio dall’elenco regionale a quello nazionale dopo il 10 dicembre 2018. Le regioni con il maggior numero di TCA sono Emilia Romagna, Marche, Lombardia e Campania. Circa il 42% dei tecnici risiedono in questi territori.

Una analisi qualitativa indica che quasi la metà dei TCA ha la qualifica di ingegnere. Un quarto si distribuisce tra architetti, geometri e periti industriali. La parte restante hanno altri titoli di studio (lauree in chimica o fisica, diplomi di maturità scientifica, ecc.)

Tale situazione molto probabilmente si è determinata sia a causa della popolazione regionale (considerazione valida per Lombardia e Campania), sia per la legislazione in vigore sul territo-

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Per questi ultimi si auspica che il Ministero attivi, nel corso del 2020, il registro delle ore di aggiornamento professionale per i TCA. Infine i corsi probabilmente subiranno alcune modifiche nell’impostazione generale. A maggio 2019 infatti il Ministero dell’Ambiente ha pubblicato un aggiornamento delle linee guida elaborate dal tavolo tecnico ministeriale. Tra le principali novità si osserva la reintroduzione dell’e-learning nei corsi da 180 ore e l’eliminazione dell’obbligo di test finale per i corsi di aggiornamento. Ora sta alle Regioni valutare come recepire le nuove indicazioni nella propria procedura di accreditamento. ANIT, in collaborazione con ordini professionali e scuole edili, ha già in previsione l’attivazione di nuovi corsi per i TCA. Per essere sempre informati sulle iniziative dell’Associazione basta essere iscritti alla newsletter ANIT o consultare la pagina “Eventi – Corsi” sul sito www.anit.it

Corsi di abilitanti e aggiornamento A giugno 2019 sul sito ENTECA risultano pubblicati: • 46 corsi abilitanti per tecnici competenti (della durata di almeno 180 ore) • 67 corsi di aggiornamento • 1 corso di “recupero” per chi aveva già seguito un corso abilitante prima della pubblicazione del Dlgs 42/2017 La maggioranza degli eventi sono stati proposti in Lombardia (13 corsi da 180 ore e 20 corsi di aggiornamento). In alcune regioni invece non è stata sviluppata alcuna iniziativa. Conclusioni e prospettive future Questo breve articolo ha presentato la situazione attuale dei Tecnici Competenti in Acustica. Quali prospettive per il futuro? È logico ipotizzare che l’istituzione dei corsi da 180 ore comporterà un costante incremento dei TCA e che, considerate le indicazioni del Dlgs 42/2017, aumenterà sempre di più la percentuale dei laureati rispetto ai diplomati. Ragionevolmente verranno incrementati i corsi di formazione e aggiornamento.

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* Matteo Borghi, Esperto ANIT.

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A N I T Strumenti ANIT di supporto alla professione.

SOFTWARE ANIT PER I SOCI I software ANIT permettono di calcolare tutti i parametri energetici, igrotermici e acustici degli edifici. I software sono utilizzabili in base alla tipologia di associazione (Socio Individuale o Socio Individuale Più) per 12 mesi e su 3 computer. I software sono sviluppati per ambiente Windows (da Windows 7 in poi).

Software ANIT

Sviluppato da TEP s.r.l.

PAN 7

Analisi termica, igrometrica e dinamica dell’involucro opaco. L’uso del presente software e dei relativi risultati sono di esclusiva competenza e responsabilità dell’utente. Tutti i diritti riservati. Qualsiasi riproduzione non autorizzata è vietata.

Maggiori informazioni e contatti: www.anit.it - software@anit.it

Software ECHO 8

Software PAN 7

- Progettazione e verifica delle caratteristiche acustiche degli edifici, secondo il DPCM 5.12.97. - I calcoli sono eseguiti per indici di valutazione. - Determinazione della classe acustica dell’unità immobiliare. Software aggiornato con le UNI EN ISO 12354 (del 2017).

Software ANIT

- Calcolo dei parametri estivi ed invernali delle strutture opache - Trasmittanza EN ISO 6946; - Attenuazione e sfasamento la UNI EN ISO 13786; - Verifica termo-igrometrica secondo UNI EN ISO 13788;

Sviluppato da TEP s.r.l.

IRIS 4.1

Simulazione dei ponti termici agli elementi finiti secondo UNI EN ISO 10211. L’uso del presente software e dei relativi risultati sono di esclusiva competenza e responsabilità dell’utente. Tutti i diritti riservati. Qualsiasi riproduzione non autorizzata è vietata.

Maggiori informazioni e contatti: www.anit.it - software@anit.it

Software IRIS 4

Software LETO 4

Sofware per il calcolo del fabbisogno energetico degli edifici secondo UNI/TS 11300 (aggiornato al DM 26/6/15) La versione di Leto è stata protocollata al CTI e quindi impiegabile ai fini della certificazione energetica e della compilazione delle Legge 10/91.

- Calcolo dei Ponti Termici agli elementi finiti - Calcolo del rischio di condensa e muffa

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Software ANIT

Sviluppato da TEP s.r.l.

Software ANIT

APOLLO 1.0

Sviluppato da TEP s.r.l.

Socio PIÙ

ICARO 1.0

Analisi dell’involucro trasparente e controllo delle schermature.

Simulazione dinamica oraria degli edifici secondo UNI EN ISO 52016-1:2018

L’uso del presente software e dei relativi risultati sono di esclusiva competenza e responsabilità dell’utente. Tutti i diritti riservati. Qualsiasi riproduzione non autorizzata è vietata.

L’uso del presente software e dei relativi risultati sono di esclusiva competenza e responsabilità dell’utente. Tutti i diritti riservati. Qualsiasi riproduzione non autorizzata è vietata.

Maggiori informazioni e contatti: www.anit.it - software@anit.it

Maggiori informazioni e contatti: www.anit.it - software@anit.it

Software APOLLO 1

Software ICARO 1

- Calcolo del valore di trasmittanza termica del serramento Uw in accordo con norma di calcolo UNI EN 10077-1 - Calcolo del valore di coefficiente di trasmissione solare totale ggl+sh secondo UNI EN 133363-1

Simulazione dinamica oraria degli edifici secondo UNI EN ISO 52016-1:2018. ICARO è il software della suite ANIT per la simulazione dinamica oraria degli edifici in accordo con UNI EN ISO 520161:2018. I dati climatici utilizzati per la simulazione sono presi in accordo con UNI 10349:2016 oppure possono essere caricati dall’utente in formato .xls.

Scarica le versioni DEMO 30 GIORNI da www.anit.it - Per ricevere i software diventa SOCIO ANIT. neo-Eubios 68

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A N I T Strumenti ANIT di supporto alla professione.

Volume 1 - I materiali isolanti

Volume 2 - Guida alla nuova Legge 10 A 10 anni dall’emanazione del Dlgs 192/05, il mondo dell’efficienza energetica applicata all’edilizia cambia nuovamente le regola del gioco.

- I meccanismi di trasmissione del calore - Gli isolanti - La reazione al fuoco 27 schede di materiali isolanti con le relative caratteristiche principali.

270 pp., Ed. TEP srl, 2015 ISBN: 978-88-905300-9-8 25 euro (IVA incl.) 20 euro (per i soci ANIT)

Nuova edizione, pubblicata a breve

Volume 3 - Manuale di acustica edilizia Il manuale è stato sviluppato con l’intento di fornire informazioni specifiche, in maniera semplice e chiara, ai tecnici che decidono di approfondire il tema dell’acustica edilizia. 256 pp., Ed. TEP s.r.l., 2018 ISBN: 9788894153644 25 euro (IVA incl.) 20 euro (per i soci ANIT)

Volume 4 - Muffa, condensa e ponti termici

Volume 3 Manuale di acustica edilizia

Volume 4 Muffa, condensa e ponti termici

Guida completa all’analisi dei requisiti acustici passivi

Guida pratica per capire e rispettare le regole sull’efficienza energetica degli edifici e degli impianti

Associazione Nazionale per l’Isolamento Termico e acustico

Associazione Nazionale per l’Isolamento Termico e acustico

Volume 5 - Prestazioni estive degli edifici - Efficienza estiva: l’inquadramento legislativo - Prestazioni estive delle strutture opache - Prestazioni estive delle strutture trasparenti - Il bilancio energetico della zona termica 153 pp., Ed. TEP s.r.l. 2017 ISBN: 978-8894153613 25 euro (IVA incl.) 20 euro (per i soci ANIT)

La Guida completa all’analisi igrotermica degli edifici. Completamente rinnovato nei contenuti per offrire ai professionisti un valido strumento sull’importanza del controllo delle prestazioni igrotermiche delle strutture. 176 pp. Ed. TEP srl, 2016 ISBN: 978-88-941536-2-0 25 euro (IVA incl.) 20 euro (per i soci ANIT)

Volume 6 - La classificazione acustica delle unità immobiliari

Volume 5 Prestazioni estive degli edifici

Volume 6 Classificazione acustica delle unità immobiliari

Guida pratica per capire e progettare il comfort e il fabbisogno estivo degli edifici

Guida pratica alla norma UNI 11367 - 2010

Associazione Nazionale per l’Isolamento Termico e acustico

Associazione Nazionale per l’Isolamento Termico e acustico

Vengono spiegati i contenuti della norma UNI 11367/2010 che definisce per la prima volta in Italia le procedure per classificare acusticamente le unita’ immobiliari sulla base di misurazioni fonometriche eseguite sull’immobile. 176 pp., Ed. TEP s.r.l., 2018 ISBN: 9788894153637 25 euro (IVA incl.) 20 euro (per i soci ANIT)

Acquista i libri su www.anit.it Prezzo scontato per i SOCI ANIT.

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Strumenti per i SOCI ANIT I soci ANIT ricevono: LA SUITE DEI SOFTWARE ANIT

I programmi ANIT permettono di affrontare tutti gli aspetti della progettazione termica e acustica in edilizia. La SUITE è utilizzabile durante i 12 mesi di associazione e può essere installata su 3 computer.

TUTTE LE GUIDE ANIT

Le GUIDE ANIT spiegano in modo semplice e chiaro la normativa del settore e sono costantemente aggiornate con le ultime novità legislative. I Soci possono scaricare tutte le GUIDE dal sito www.anit.it

SERVIZIO DI CHIARIMENTO TECNICO I SOCI possono contattare lo Staff ANIT, via mail o per telefono, per avere chiarimenti sull’applicazione della normativa di settore.

LA RIVISTA NEO-EUBIOS

I Soci ANIT ricevono 4 numeri della rivista Neo-Eubios. Neo-Eubios è «La rivista» per l’isolamento termico e acustico. Si rivolge ai professionisti con un taglio scientifico e approfondito e prevede 4 uscite ogni anno.

I SOCI possono accedere a tutti gli strumenti effettuando il LOGIN al sito www.anit.it con le proprie credenziali. Nella pagina “Il mio account” sono riportate le informazioni per ottenere software, chiarimenti tecnici e Guide ANIT. Tutti i servizi sono attivi durante i 12 mesi di associazione.

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Chi è ANIT ANIT è l’Associazione Nazionale per l’Isolamento Termico e Acustico. Fondata nel 1984, essa fornisce i seguenti servizi:

- stabilisce un centro comune di relazione tra gli associati; - promuove e diffonde la normativa legislativa e tecnica; - assicura i collegamenti con le personalità e gli organismi italiani ed esteri interessati alle problematiche di energetica e acustica in edilizia; - effettua e promuove ricerche e studi di carattere tecnico, normativo, economico e di mercato; - fornisce informazioni, consulenze, servizi riguardanti l’isolamento termico ed acustico ed argomenti affini; - organizza gruppi di lavoro all’interno dei quali i soci hanno la possibilità di confrontare le proprie idee sui temi dell’isolamento termico e acustico; - diffonde la corretta informazione sull’isolamento termico e acustico; - realizza e sviluppa strumenti di lavoro per il mondo professionale quali software applicativi e manuali. I SOCI Sono soci ANIT individuali: professionisti, studi di progettazione e tecnici del settore. Ogni Socio può, a titolo gratuito, promuovere localmente la presenza e le attività dell’Associazione. Sono Soci Onorari: Enti pubblici e privati, Università, Ordini professionali, ecc. Sono Soci Azienda: produttori di materiali e sistemi del settore dell’isolamento termico e/o acustico. Tutti i soci ricevono comunicazione delle novità delle normative legislative e tecniche, delle attività dell’Associazione - in tema di risparmio energetico, acustica, e protezione dal fuoco - oltre che gli strumenti e i servizi forniti quali volumi, software, e sconti. LE PUBBLICAZIONI ANIT mette a disposizione volumi di approfondimento e di supporto alla professione, manuali divulgativi, sintesi di chiarimento della legislazione vigente per i requisiti acustici passivi degli edifici e per l’efficienza energetica degli edifici, scaricabili dal sito internet (per i soli Soci) e distribuite gratuitamente in occasione degli incontri e dei convegni ANIT. I CONVEGNI ANIT organizza convegni e incontri tecnici di aggiornamento GRATUITI per gli addetti del settore. Gli incontri vengono organizzati in tutta Italia presso gli Ordini professionali, le Provincie e i Comuni sensibili alle tematiche del risparmio energetico e dell’acustica in edilizia. Ad ogni incontro viene fornita documentazione tecnica e divulgativa fornita dalle Aziende associate ANIT.

Maggiori info su

www.anit.it


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´ neo-EUBIOS Periodico trimestrale anno XX - n. 68 Giugno 2019 Direttore Responsabile Susanna Mammi Redazione TEP s.r.l. via Lanzone 31 20123 Milano tel 02/89415126

Grafica e impaginazione Claudio Grazioli Distribuzione in abbonamento postale Associato A.N.E.S. - Associazione Nazionale Editoriale Periodica Specializzata Stampa INGRAPH srl - via Bologna 104/106 - 20038 Seregno (MB)

Registrazione Tribunale di Milano n. 524 del 24/7/1999 Tutti i diritti sono riservati. Nessuna sezione della rivista può essere riprodotta in qualsiasi forma senza l’autorizzazione dell’Editore.


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