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Transito di San Giovanni Evangelista; San Filippo Benizi, San Leonardo, Santo Stefano

5. Niccolò di Segna, Santa Caterina d’Alessandria (dettaglio cat. 16e), Atlanta, High Art Museum.

trifoglio intervallate da tondi più bassi, tutti decorati con lacche a simulare grandi pietre preziose (fig. 5). Un altro immediato confronto, offerto dalla figura di San Bartolomeo del polittico n. 38 e di quello di San Maurizio (n. 37 della Pinacoteca senese), permette di cogliere i segni dell’evoluzione di Niccolò entro il terzo decennio (figg. 6-7). Il volto allungato del primo apostolo, naturalmente simile a quello del compagno San Benedetto, si smorza nel secondo in una fisionomia più armonica, che acquista una maggiore levigatezza di tratti e perde il forte inarcamento della sopracciglia e le carnosità tipiche

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6. Niccolò di Segna, San Bartolomeo (dettaglio cat. 11b), Siena, Pinacoteca Nazionale 7. Niccolò di Segna, San Bartolomeo (dettaglio cat. 16b), Siena, Pinacoteca Nazionale

delle figure del polittico vallombrosano, evidenti in particolare nell’area orbitale, grazie anche alla resa in luce delle palpebre e a un uso del chiaroscuro che appare meno controllato che nel polittico di San Maurizio, dove i trapassi sono più delicati. Ugualmente si normalizza la costruzione del panneggio, che abbandona le lumeggiature chiare delle coste – molto accentuate nel manto dell’apostolo del polittico n. 38, in contrasto a pieghe profonde – in favore di una resa più pianamente dilatata, che rispecchia la tendenza generale del complesso di San Maurizio in confronto al più rigoglioso decorativismo del precedente vallombrosano, caratterizzato dall’uso di colori smaltati e quasi cangianti sulle vesti e dalla simulazione di stoffe lavorate e gioielli. Al polittico ricostruito da Coor si propone qui di accostare la cuspide con Isaia ora a Esztergom (cat. 17). Tra questi due poli intermedi si colloca con buona probabilità il trittico di San Giovanni d’Asso (ora a Pienza; cat. 12), la cui Madonna mostra, nel profilo della Madre e nell’atteggiamento del Figlio, evidenti affinità col centrale di San Maurizio (ora in collezione Berenson a Villa I Tatti), ma conserva del polittico n. 38 l’abbondanza dei panneggi composti in pieghe un po’ ridondanti e sottolineati da bordi preziosi: ben confrontabili quelli del San Michele e della Madonna Cini con quelli del centrale e del San Giovanni Evangelista. Del resto, pur mantenendosi nel solco dell’influenza martiniana che caratterizza il polittico n. 38, l’opera pientina mostra nelle fisionomie un tentativo di definizione dei tratti che appare coerente nel cammino verso il polittico più tardo. Se si confronta l’Evangelista con le figure del San Bartolomeo e del San Maurizio si comprende che il trittico può essere letto come una sorta banco di prova verso un nuovo linguaggio modellato dalle prime suggestioni lorenzettiane, giustificando così alcune forzature espressive che acquistano compiutezza e armonia nelle tavole dell’altro complesso. Lo stesso Evangelista si rapporta bene con gli omologhi presenti negli ordini superiori di entrambi i polittici considerati, ma

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