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Castello Aragonese di Taranto, boom di visite
Zero margini d’errore
di Michele Davino
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L’ingresso a Taranto durante l’apertura del ponte girevole. Il lavoro del team di navigazione di precisione
Dopo 6 giorni di navigazione, scanditi da operazioni di rifornimento in mare, simulazioni di incendio a bordo ed esercitazioni di manovre cinematiche con altre navi, i preparativi per l’ingresso a Taranto diventano più evidenti. Si nota una certa fibrillazione nell’aria che coinvolge tutto l’equipaggio: i tarantini a bordo iniziano a sentire l’aria di casa e fanno programmi per la loro sosta nella Città dei due Mari, mentre gli altri marinai si affannano nella ricerca frenetica di ristoranti che offrano le prelibatezze locali per non arrivare impreparato alla “franchigia”. In tutto questo vociare confuso ed eccitato, una parte dell’equipaggio inizia invece un briefing operativo che racchiude una certa emozione e la voglia di capire come si svolgerà il famoso passaggio al Ponte Girevole, quali saranno le procedure di navigazione e l’organizzazione dell’attraversamento. Il team navigazione di precisione inizia il briefing pre-manovra in plancia, l’ufficiale di rotta già da giorni studia la documentazione nautica e le procedure previste. Il Ponte Girevole di Taranto collega la
città nuova a quella vecchia: la sua apertura permette di attraversare il canale che mette in comunicazione il Mar Grande con il Mar Piccolo, in modo che le navi della Marina Militare possano accedere alla banchina Torpediniere. Pur rimanendo per la città di Taranto un importante spettacolo, l’apertura del ponte causa una momentanea sospensione della viabilità stradale ordinaria: motivo per cui la manovra, oltre ad avvenire a mezzanotte, deve durare il minor tempo possibile. Il disagio per la popolazione deve essere infatti ridotto al minimo, per questo motivo la nave che attraversa dovrà trovarsi nel cosiddetto “punto di non ritorno” (punto in cui la nave non potrà più manovrare per il disimpegno, ma dovrà iniziare l’ingresso) durante l’inizio della manovra di apertura del ponte stesso. La carta nautica, le squadrette e i compassi diventano strumenti indispensabili. Anche se la tecnologia moderna offre facilitazioni, il team continua la pianificazione secondo i canoni navali di un tempo: non si tratta solo di tradizione marinaresca, ma bisogna essere in grado di operare anche in caso di assenza di segnale satellitare del GPS (global position system) o guasti ai sistemi di navigazione. Tutto è pronto. Il team navigazione di precisione è al proprio posto, il personale ai rilevatori di dritta e sinistra inizia a individuare i punti cospicui e i riferimenti su cui prendere i rilevamenti che incrociati permetteranno all’ufficiale di rotta, insieme al riferimento di prora, di stabilire la posizione esatta della nave rispetto al track (rotta) di navigazione. Come da pianificazione, all’ora stabilita, la nave si trova sul punto di non ritorno: il razzo rosso di segnalazione del Castello Aragonese, il segnale a lampi di luce e la comunicazione radio confermano che il ponte inizia la manovra di apertura. La nave, alla velocità determinata, inizia ad avvicinarsi al canale sulla rotta stabilita, mentre le due rampe del ponte sono in apertura. Come un meccanismo perfetto, la nave avanza e il ponte continua la sua manovra di apertura. I due movimenti sono scanditi dalla stessa velocità: due elementi diversi, guidati da un unico “regista”. Nel frattempo, sui due lati della città, la popolazione attende il passaggio della nave con un misto di curiosità e di ammirazione. L’ufficiale di rotta – sotto la supervisione del Comandante - con voce ferma e decisa, continua a dare gli ordini di manovra al timoniere e alle macchine, decide rotta e velocità, fronteggiando il vento e la marea che tendono a distrarre l’opera viva (parte immersa) della nave, come un disturbatore che chiede attenzione. Finalmente arriva il momento più emozionante, ecco le murate del canale, così imponenti e vicine alla nave da togliere il fiato. Pochi metri da un lato e pochi metri dall’altro: un passaggio emozionante che gli spettatori si gustano dalle ringhiere in alto. L’equipaggio, schierato a prora, saluta militarmente il passaggio davanti l’Ammiragliato. Per loro il momento vissuto è spettacolare, ma per chi sta manovrando, tra attenzione posta, controlli di sicurezza, elaborazione di informazioni e dati navigazione, quei 30 o 40 secondi sembrano un’eternità. Il personale di poppa riporta “giro libero”, la nave ha superato l’ultima banchina e ora è fuori dal canale, la tensione continua per l’accostata che porterà alla manovra di ormeggio, ma di certo un sospiro liberatorio da parte di tutto il team, ma soprattutto da parte dell’ufficiale di rotta e del Comandante. Una emozione unica, che rimarrà impressa nella mente di tutto l’equipaggio.
Taranto, ingresso in mar Piccolo della fregata Carabiniere.