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I belli si fanno belli: il cigno tornerà presto a volare

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e propria arte nel lavorare le preziose e delicate attrezzature di bordo. Nel corso dell’ultimo inverno, si è assistito ad una maggiore operosità a causa del poco tempo a disposizione e della quantità dei lavori da portare a termine. In particolare, è in corso l’ammodernamento di molti impianti e locali di bordo “nascosti sottocoperta”, attività che si somma alle tradizionali manutenzioni delle vele e delle attrezzature marinaresche. Si inizia presto ogni mattina. Dopo un rapido punto di situazione in assemblea, si procede con il programma delle manutenzioni, si imbracciano gli strumenti e, assieme alle maestranze civili dell’Aresenale, ci si divide tra veleria, falegnameria, oppure a bordo, tra la sala macchine o l’alberata. Un lavoro certosino, meticoloso e di grande pazienza che, a fronte della tanta fatica messa in campo, regala a chi ha il privilegio di seguirne i lavori, un’immagine dell’appassionata dedizione per la Nave. Il Palinuro non rappresenta più un semplice luogo di lavoro, ma diventa parte compenetrante del proprio essere come marinai di Palinuro. Il celebre nocchiere di Enea che, richiamando le antiche gesta dei poemi omerici, ci riporta in un viaggio epico ed avventuroso fino ai giorni nostri, passando attraverso i mari e le difficoltà che questa nave ha attraversato lungo i suoi quasi novant’anni di vita. Sembra quasi di entrare in un tempio antico, curato come si farebbe con la parte più nobile della propria casa. Dall’equipaggio emerge il forte senso di responsabilità e si apprezza il lavoro svolto con la consapevolezza di non poter essere da meno delle centinaia di uomini e donne che si sono susseguiti negli anni precedenti. Il nocchiere Luca, 23 anni, si confronta con

il suo collega più esperto del Vespucci mentre condividono un banco di lavoro dell’officina falegnameria, passa ancora una mano di “coppale” sul “bozzello” che a breve sarà lucido e pronto ad essere “riarmato” (riposizionato e messo in funzione) a bordo. Orgoglioso confida all’amico: “Appena imbarcato ero un po’ in soggezione. Il lavoro è duro in mare ed a terra, ma a me piace e mi fa sentire un vero marinaio. Vedo la gente, gli amici, i nostri familiari che rimangono stupiti nell’ammirarci e mi sento orgoglioso di poter essere parte di tanta bellezza”. Anche l’abile restauratrice dei fregi decorativi, nell’ iniziare le delicate operazioni di doratura della “polena”, si sente parte di questo dinamico equipaggio. Nonostante i tanti anni in cui ha curato le lavorazioni, non ha potuto nascondere la sua grande emozione nell’accostarsi, ancora una volta, a questa grande bellezza che tramanda, di generazione in generazione, un mito leggendario dal grande significato per tutti i marinai. Negli ultimi 72 anni, da quando il Palinuro è entrato nella flotta della Marina Militare, si sono succeduti 51 Comandanti, 12 Primi Nocchieri, migliaia di marinai, e centinaia di esperti carpentieri, maestri d’ascia, velai e attrezzatori, tutti legati da un profondo senso di appartenenza che travalica l’essere fisicamente a bordo. Riprendendo le parole del Nostromo, Michele Scotto, “il Nostromo forma i nocchieri, ma sono i nocchieri che permettono al Nostromo di essere quello che è, altrimenti sarebbe solo una persona, e una persona da sola non può mantenere viva una tradizione così profonda e importante”. Ci si impegna tutto l’anno, con umiltà e sacrificio, per fermare gli effetti del tempo e mantenere immutato il fascino di questo meraviglioso veliero che, spinto con il favore dei venti (Faventibus ventis – motto della nave) e dall’amore del suo grande equipaggio da quasi novant’anni, a breve tonerà a regalare nuove emozioni soprattutto a coloro che saliranno a bordo per la prima volta nella loro vita.

La stagione invernale, per ogni grande nave a vela, “ rappresenta un impegno molto intenso per le manutenzioni necessarie per assicurare l’efficienza, la sicurezza e il mantenimento delle qualità estetiche e storico-stilistiche della nave ”

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