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I primi 60 anni del Caio Duilio di Alessandro Busonero

Navigare nella comunicazione

Nel mare magnum della “competizione convergente”

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di Vincenzo Grienti

Ogni volta che si prende il largo per una nuova navigazione le variabili che possono condizionare la “missione” sono molteplici. Nell’era del web 4.0 e della media convergence (H. Jenkins) il richiamo alla metafora dell’equipaggio è d’obbligo: occorre avere maestranza, buon senso, spirito di adattamento, responsabilità, competenza e professionalità per affrontare il mare magnum della comunicazione e dell’informazione. Sui social network una cosa è “esserci”, un’altra è “starci”. Una semplice manovra di approntamento oppure una uscita in mare giornaliera non è paragonabile a una esercitazione su vasta scala oppure all’attività vissuta dentro uno scenario operativo. A bordo, così come on line, nulla può essere lasciato all’improvvisazione. Chi naviga per mare sa bene di essere chiamato in ogni momento del giorno e della notte ad adattarsi alle “molteplici contingenze” (P. Thaon di Revel) che via via si presentano. Lo stesso vale per il mondo dei mass media. In ogni circostanza occorre metodo, impostazione, organizzazione, ma anche capacità di pianificazione, programmazione e gestione dell’emergenza. Il Comandante e ogni membro dell’equipaggio sono chiamati a “tradurre l’intraducibile” (P. Ricoer) a tutte le ore della navigazione, in plancia, così come nella centrale operativa di propulsione, in cucina come nella “direzione del tiro”. Occorre insomma far fronte alle più disparate sollecitazioni che provengono dall’interno e dall’esterno dell’unità. La stessa cosa vale per gli operatori dei mass media e per chi si occupa di comunicazione istituzionale. Occorre tener conto dei fattori che ad intra e ad extra possono incidere sull’attività quotidiana in un mondo caratterizzato dalla frammentazione dell’utente, dalla ricerca

La coperta di nave Stella Polare ripresa in navigazione.

di contenuti personalizzati, dalla disintermediazione, da fenomeni come l’information overload, ossia il sovraccarico di informazioni a cui è sottoposta ogni singola persona, che possono spesso generare effetti come la disinformazione ola misinformazione. Fernand Braudel nel suo libro Il Mediterraneo, ai tempi di Filippo II richiama al legame profondo tra la storia degli uomini e la storia delle cose in cui il mare non è mai un luogo periferico rispetto alla terra. Anzi è uno spazio vitale, centrale e sussidiario nel cammino dell’umanità. Lo stesso si può dire in passato per i media tradizionali come il giornale, la radio e la televisione, così come oggi per le reti sociali. Questi ultimi, però, rispetto ai primi sono più coinvolgenti e pervasivi e attraverso l’attività di interazione e di condivisione sono capaci di amplificare così tanto un contenuto da farlo diventare una storia o un racconto “virale”. Al riguardo una riflessione è d’obbligo: il mare si può guardare da terra oppure si può navigare da bordo. Nel caso dell’equipaggio-redazione di una rivista come il Notiziario della Marina lo si vive da bordo e la motivazione di fondo può essere parafrasata dal motto dei palombari del Comando Subacqueo e Incursori (Comsubin): “Non si volta chi a stella è fiso”. Solo chi non perde di vista l’obiettivo con costanza, caparbietà e perseveranza raggiunge la meta e l’obiettivo. Il mare e gli uomini di mare hanno una saggezza intrinseca che stimola il pensiero, che richiama ai valori del coraggio e del tenere duro anche quando le condizioni sono avverse proprio come in questo periodo fortemente scosso dalla pandemia di Coronavirus. Chi ha navigato e chi naviga conosce bene le regole del mare. L’emergenza sanitaria ha impresso una nuova accelerazione non solo a chi si occupa di comunicazione e informazione. Il tempo è diventato la nuova moneta di questo nuovo mercato dei contenuti mentre la storia è la nuova unità di misura. Oggi occorre navigare attraverso il canale della “competizione convergente” dove il “tempo” e la “storia” sono centrali. Il mondo dell’informazione e della comunicazione devono solo “allinearsi” a questi due punti cardinali per evitare di perdere la rotta. A guardare dall’oblò, però, l’equipaggio del Notiziario della Marina con il suo nuovo Direttore e Comandante è pronto per la sfida. Buon vento!

Riprendiamo dall’archivio del Notiziario della Marina, i servizi pubblicati nel 1960

Giugno 1960: Inaugurazione dei Campi da tennis del Circolo di Marina “Caio Duilio” di Roma - È recentemente iniziata in Roma la costruzione del nuovo circolo di Marina “Caio Duilio” sito nel terreno golenale del Lungotevere Flaminio (sponda sinistra) a poche centinaia di metri dal Ministero. Mentre si prevede che l’intero complesso sarà pronto nell’estate del 1961, la prima parte è già in funzione. Essa comprende quattro campi da tennis in terra battuta ed elegante chalet adibito a spogliatoi.

I primi 60 anni del Caio Duilio

Ottobre 1960: Nuova sede del Circolo Ufficiali M.M. a Roma È iniziata la costruzione sul Lungotevere Flaminio, a circa 300 metri dal Ministero Difesa-Marina, della nuova sede del Circolo Ufficiali della M.M. Il complesso comprenderà campi da tennis, minigolf, e un galleggiante per gli sport remieri. Oltre alle suddette attrezzature, sarà costruita una palazzina comprendente sale di intrattenimento, bar ristorante. Si prevede che la costruzione sarà terminata nella prossima estate. Il Circolo ufficiali di Roma, in un fil rouge che lega la Marina al Tevere: dai Marinaretti, al canottaggio, al Circolo Caio Duilio

di Alessandro Busonero

Bellezza, eleganza, stile. 60 anni fa nasceva il Circolo ufficiali della Marina intitolato a Caio Duilio (260-258 a.c - ?). Senz’altro tra i più bei Circoli della Marina e non poteva essere altrimenti con la sua posizione al centro di Roma a due passi dallo Stato Maggiore Marina, che fa di questa struttura un simbolo che rappresenta tutti gli ufficiali della Marina, le loro famiglie e la Marina Militare stessa agli occhi degli ospiti. Il testo ripercorre la storia del Circolo in una navigazione ideale lungo la riva del Tevere. Un tratto di argine del Lungotevere Flaminio, che sin dagli anni ’20 del secolo scorso rivive la gloria legata al nome di Caio Duilio primo romano a vincere in mare, venne onorato con un trionfo e con l'erezione nel Foro di una colonna costruita con i rostri delle navi nemiche. Il console dell’Impero romano infatti nel 260 a.C. vinse i cartaginesi nella battaglia di Milazzo e portò Roma al controllo del Mediterraneo. L’intitolazione a Caio Duilio oggi del Circolo Ufficiali, ma ieri di altre strutture, lega in un fil rouge lo stesso luogo e tre momenti storici del nostro Paese e della Marina Militare: il periodo pre-bellico e della Seconda guerra mondiale con la Legione Marinaretti Caio Duilio; gli anni del dopoguerra e la rinascita degli anni ’50 -’60 con la trasformazione in “Centro Sportivo della Marina - Caio Duilio (in seguito verrà trasferito a Sabaudia con l’odierno nome di “Centro Remiero della Marina”) sino a giungere all’ultima metamorfosi: il 1° settembre 1961 nasce il “Circolo ufficiali di Marina Caio Duilio”.

1961 - Immagine aerea del Circolo ufficiali tra cui gli impianti sportivi. Si noti il campo da minigolf, oggi non presente e la spoglia riva del Tevere. Foto archivio Circolo Ufficiali.

Roma, 21 aprile 1936. A sinistra Marinaretti schierati sull’attenti; sotto la celebrazione della Santa Messa; a seguire i Canottieri dell’Aniene, vincitori del campionato outriggers festeggiati dai marinaretti. Foto archivio storico Istituto Luce-Cinecittà. Roma, 21 aprile 1936. Sotto il marinaretto Spartaco riceve l’attestato di Capo squadra da un ammiraglio. Foto archivio storico Istituto Luce-Cinecittà. A seguire la poppa del brigantino con in primo piano il nome Caio Duilio. Foto Franco Bovo.

I Marinaretti

della Caio Duilio

Il regime fascista fa dell’educazione e della manipolazione delle giovani generazioni un vero e proprio obiettivo strategico. La principale organizzazione giovanile del Regno d'Italia deputata all’educazione morale e fisica della gioventù italiana dai 6 ai 18 anni è l’opera Nazionale Balilla (O.N.B). Dopo gli 8 anni, terminata la permanenza dei bambini tra le fila dei “figli della Lupa”, si può accedere alla sezione giovanile dei Marinaretti. Tra questi, dagli 8 ai 12 anni vengono svolti corsi per segnalatori e nocchieri; dai 12 a 14 corsi per moschettieri e dai 14 ai 18 per cannonieri e mitraglieri. I Marinaretti sono inquadrati nelle “centurie dei marinari” presenti in tutte le città affacciate sul mare e lungo gli argini dei fiumi più importanti d’Italia dove è possibile praticare discipline marinaresche. E’ così che Roma ha i Marinaretti della “Legione Marinara Caio Duilio” nella nuova sede sulla sponda sinistra del Tevere in quel tratto di riva noto come “spiaggia Polverini”. Una colonia modello in grado di accogliere fino a 160 ragazzi. Il 14 settembre del 1930 è il giorno dell’inaugurazione. La festa è grande e nella bella giornata estiva il Gran Pavese issato sull’alberatura del Caio Duilio segnala l’importanza dell’evento. Le più alte autorità presenti sono: l’ammiraglio Giuseppe Sirianni, Ministro della Marina e Renato Ricci presidente dell’O.N.B. La nuova struttura che ospita i Marinaretti spicca ber bellezza ed è ben visibile ai romani e ai turisti in transito sul Lungotevere Flaminio. Il complesso è formato da un edificio a tre piani e impianti sportivi. Un insieme capace di trasmettere un efficace impatto visivo sui più giovani, ma anche sugli adulti, grazie soprattutto alla riproduzione parziale di un veliero con la prora volta verso il Mar Tirreno. Per gli appassionati: un brigantino i cui resti rimangono visibili sino alla fine degli anni ‘50. Sul terreno di Roma, a pochi metri dallo scorrere del Tevere, alti svettano verso il cielo gli alberi della nave completa di tutta l’attrezzatura marinaresca circondata dall’attività di tanti ragazzi con i loro istruttori. Inizia un decennio dove i giovani Marinaretti vengono avviati alla vita sportiva e alla cultura marinara sognando mare e navi vere.

Inizia così negli anni del dopoguerra un periodo di nuova “ vita per la Caio Duilio, dove protagonista sarà il canottaggio e i successi agonistici in campo nazionale e internazionale ”

A sinistra, primi anni ‘50, marinai “canottieri” si allenano sul Tevere. Foto Franco Bove. Sotto, veduta panoramica. Si noti il brigantino Caio Duilio e sull’altra parte del Tevere la caserma Grazioli Lante della Rovere. Foto archivio Circolo ufficiali. In alto canottieri della Marina con il Capo di Marisport ricevuti dal ministro della Difesa R. Pacciardi. Foto Franco Bovo. Sotto, Centro Sportivo, brigantino e in primo piano il galleggiante. Foto Archivio Circolo ufficiali.

I canottieri olimpici

della Caio Duilio

Tutti noi sappiamo come la guerra è finita e la scia di dolore lasciata tra la popolazione. Gran parte dell’Italia è ridotta in macerie, si deve pensare al futuro. Gli ex locali della Legione Marinaretti sono sempre al loro posto, 3.500 metri quadrati di spazi circostanti e il galleggiante ormeggiato lungo il fiume fanno gola a diverse società sportive e enti, ma la Marina gli tiene stretti e sono rimpiegati come Centro Sportivo Remiero e Rappresentanza. Di quegli anni difficili, il compianto capo Giubbi, istruttore di educazione fisica e, ironia della sorte, imbarcato nel periodo della guerra sulla corazzata Caio Duilio, ci restituisce una memoria del 1947 attraverso un dattiloscritto: [...] al distaccamento, fu ricostruita la guardia Reale, poi Rappresentanza. Una trentina di marinai, comandati da un sottotenente di vascello, un Capo Cannoniere ed un Secondo Capo erano preposti al servizio di Rappresentanza. Guardia al Quirinale, al Milite ignoto, alle due Camere, Deputati e Senato e a tutte le cerimonie cui la Marina doveva essere presente. Questo nucleo di marinai, prescelti ai reclutamenti, alti, ben prestanti fisicamente, nelle ore libere dal servizio erano impegnati anche nel settore sportivo. Fu così che, riottenuta la Caio Duilio, iniziammo con alcuni di loro l’attività di canottaggio. Il galleggiante, ancora con tante barche in buono stato di conservazione, facilitò il compito per iniziare questa attività. Il Caio Duilio diviene fucina di sport, del canottaggio in particolare grazie ad un altro sottufficiale: il secondo capo Mario Bovo. Entrambi, ironia della sorte, imbarcati nel periodo bellico sulla Caio Duilio addestrano i marinai sui palischermi di bordo per la partecipazione alla più classica tra le sfide tra gli equipaggi delle navi della Squadra Navale: la voga. Inizia così negli anni del dopoguerra un periodo di nuova vita per la Caio Duilio, dove protagonista sarà il canottaggio e i successi agonistici in campo nazionale e internazionale. Ben 4 le olimpiadi a cui partecipano i marinai-atleti di capo Bovo dal 1952 al 1964 raggiungendo la finale sia a Roma che a Tokio.

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