(AUTORIZZAZIONE DEL TRIBUNALE:BZ N6/03DELL'11/04/2003)
POSTE ITALIANE SPA - SPEDIZIONE IN ABBONAMENTOPOSTALE - DL353/2003 (CONV.INL27/02/2004 N. 46) ART.1 COMMA1 NE/TN
Organo informativo ufficiale dell’associazione Pro Vita & Famiglia Onlus - Organizzazione Non Lucrativa di Utilità Sociale -
(DIS)EDUCAZIONE SESSUALE
ANNO VIII MARZO 2020 RIVISTA MENSILE N. 83
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P. 18
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Silvana De Mari
Don Fortunato Di Noto
Toni Brandi
Insegnare a vivere per essere vivi
Proteggere l’innocenza
Accoglienza per le maternità difficili
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Notizie Pro Vita & Famiglia
Pro Vita & Famiglia è nata per difendere i bambini: prima della nascita va riconosciuto loro il diritto di vivere, dopo che sono nati va difeso il loro diritto a crescere nel contesto naturale che è il migliore per loro, la famiglia.
marzo 2020
Editoriale
Pro Vita & Famiglia è nata per difendere i bam-
e la sessualizzazione precoce dei bambini,
bini: prima della nascita va riconosciuto loro il
infatti, forniscono carne fresca ai pedofili, il
diritto di vivere, dopo che sono nati va difeso
cui motto è «Sex by eight or it’s too late» («Ses-
il loro diritto a crescere nel contesto naturale
so entro gli otto anni o è troppo tardi») e che
che è il migliore per loro, la famiglia. Ma poi
costituiscono una lobby internazionale molto
vanno difesi anche da questa società che pre-
potente, economicamente e politicamente.
tende di “educarli” alla sessualità con parole e immagini che di fatto servono solo alla loro sessualizzazione precoce. Questo avviene attraverso i media, internet e anche attraverso progetti scolastici con cui lo Stato usurpa il ruolo educativo dei genitori. Il “sesso” viene presentato come un idolo cui votare la propria
Non abbiamo però dimenticato che nel mese di marzo si celebra la Giornata mondiale della donna e la Giornata mondiale delle persone con Sindrome di Down. Inoltre, abbiamo intervistato il professor Noia che ci parla della Rete di Sportelli per l’Accoglienza delle Maternità Difficili
esistenza, presupposto necessario e sufficien-
realizzata da Il Cuore in Una Goccia.
te, insieme al “dio” denaro, per la felicità.
Speriamo che siano per voi letture interessanti
In queste pagine leggerete articoli di appro-
e costruttive. Vi ringraziamo per l’attenzione
fondimento sulla questione, affrontata insie-
che ci riservate e - mi raccomando - insieme
me con l’associazione Meter di don Fortunato
vigiliamo e difendiamo i nostri bambini dalla
Di Noto: l’ipersessualizzazione della società
(dis)educazione sessuale.
Toni Brandi
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Notizie Pro Vita & Famiglia
Sommario 3
Editoriale
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Lo sapevi che...
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Dillo @ Pro Vita & Famiglia
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Versi per la vita Silvio Ghielmi
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Proteggere l’innocenza p. 18
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Un dono dagli ospiti della Casa Albergo La Pineta di Pescara
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Famiglia Noi siamo donne, che loro siano uomini Leonor Tamayo
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Single è bello?
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Pia Dimolfetta
Claudio Vergamini
RIVISTA MENSILE N. 83 — Anno VIII Marzo 2020
(Dis)Educazione sessuale Lasciamo che i bambini siano bambini
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Proteggere l’innocenza
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Sessualità umana: verità e significato
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Insegnare a vivere per essere vivi
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Succede nelle nostre scuole
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Ecco quello che insegnavo ai vostri figli
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L’educazione sessuale serve a prevenire le gravidanze indesiderate?
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Fine vita La morte cerebrale
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Roberto Marchesini
Don Fortunato Di Noto
Pontificio Consiglio per la Famiglia
Silvana De Mari
Luca Scalise
Monica Cline
Francesca Romana Poleggi
Gerardo Cazzato
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Accoglienza per le maternità difficili
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In cineteca
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In biblioteca
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Toni Brandi
Redazione Toni Brandi, Alessandro Fiore, Francesca Romana Poleggi, Giulia Tanel Piazza Municipio 3 39040 Salorno (BZ) www.provitaefamiglia.it Cell. 377.4606227 Direttore responsabile Toni Brandi Direttore editoriale Francesca Romana Poleggi Progetto e impaginazione grafica Co.Art s.r.l. Tipografia
Aborto Giornata mondiale delle persone con Sindrome di Down: restiamo umani Giulia Tanel
Editore Pro Vita & Famiglia Onlus Sede legale: via Manzoni, 28C 00185 Roma (RM) Codice ROC 24182
Distribuzione Caliari Legatoria Hanno collaborato alla realizzazione di questo numero: Hanno collaborato a questo numero: Toni Brandi, Gerardo Cazzato, Monica Cline, Silvana De Mari, Pia Dimolfetta, Don Fortunato Di Noto, Silvio Ghielmi, Roberto Marchesini, Francesca Romana Poleggi, Luca Scalise, Leonor Tamayo, Giulia Tanel, Claudio Vergamini. In copertina: Don Fortunato di Noto al World Congress of Family - Verona 2019
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Notizie Pro Vita & Famiglia
Lo sapevi che... Parigi in marcia contro “la provetta per tutte” Domenica 19 gennaio decine di migliaia di persone sono scese in piazza a Parigi per dire il proprio «No» alla procreazione medicalmente assistita per le lesbiche e le donne single, visto il pericolo che questa possibilità diventi presto legge. «La legge», riporta il comunicato della Manif pour tous, una delle 22 associazioni aderenti all’iniziativa, «andrà a privare volontariamente i figli dei
padri, dell’amore di un padre, per tutta la vita? Sarebbe una profonda ingiustizia. Questo disegno di legge toglierà dei diritti ai bambini, a cominciare da quello di avere un padre al loro fianco per crescere. Le centinaia di migliaia di manifestanti hanno dimostrato con la loro presenza il potere, il vigore e la determinazione del movimento sociale».
“I pericoli del femminismo” Eva Vlaardingerbroek, una ventitreenne olandese, è salita agli onori della cronaca per le sue affermazioni durante una conferenza del FVD, un partito conservatore di centrodestra. Il succo del suo discorso è racchiuso in questa frase: «Il femminismo contemporaneo si è smarrito. Dobbiamo tornare ai veri valori europei e liberarci dal suo pensiero totalitario. Nell’interesse di tutti: degli uomini, delle donne e della società».
L’utero in affitto miete l’ennesima vittima Si chiamava Michelle Reaves la donna californiana morta a seguito del parto di un bambino che aveva tenuto in grembo per conto di un’altra coppia. A darne notizia alcuni siti di informazione statunitensi, come Fox10Phoenix. Secondo la testata, nonostante il bimbo sia nato sano e non sarebbe in pericolo di vita, Michelle non ce l’ha fatta. La donna era già alla sua seconda maternità surrogata per la stessa famiglia e insieme al marito avevano deciso di prestarsi alla pratica dell’utero in affitto per aiutare l’altra coppia che non era in grado di avere figli.
Un pensiero in assoluta controtendenza, ma che si basa sull’evidenza: il femminismo odierno è infatti il primo a mettere in pericolo la pari dignità dei due sessi. Le femministe di oggi, ha proseguito la giovane, «sono così impegnate ad occuparsi di immaginarie divisioni, di giocattoli “gender neutri” e a farsi crescere i peli sotto le ascelle, che non sono in grado di vedere che è proprio la civiltà europea che permette loro di beneficiare di più libertà di qualsiasi altra al mondo».
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La piccola Tafida sfida la cultura eutanasica Tafida Raqeeb, la bimba di 5 anni in gravi condizioni trasferita il 15 ottobre all’ospedale Gaslini perché al Royal London Hospital le volevano interrompere il supporto alle funzioni vitali, pochi giorni dopo l’Epifania è uscita dal reparto di rianimazione dove si trovava ed è stata trasferita in hospice per le cure riabilitative.
Questo fatto, hanno dichiarato Toni Brandi e Jacopo Coghe, presidente e vice presidente di Pro Vita & Famiglia, è la «prova che bisogna sempre puntare sulla vita e che ogni persona ha diritto ad essere curata e aiutata. Un esempio lampante del perché siamo contro ogni forma di eutanasia, una veloce ed economica via d’uscita, all’apparenza efficiente e conveniente».
Modelli per i nostri ragazzini Billie Eilish è una cantautrice statunitense di 17 anni, nuovo idolo internazionale dei giovanissimi. Ha vinto moltissimi premi e ha ottenuto riconoscimenti di prestigio eccezionali, alla sua età. Ma basta cercare le sue immagini su Google per rimanere impressionati dal suo aspetto. Se poi si leggono i testi dei suoi successi e si guardano i suoi video, l’impressione si tramuta in
profondo sconcerto: l’idolo dei nostri ragazzini canta l’elogio del suicidio e della morte, del sesso violento, del demonio. Noi adulti abbiamo il dovere di tenerci aggiornati su questi che sono i modelli dei giovanissimi, perché è indispensabile che qualcuno operi una mediazione culturale e stimoli il loro senso critico rispetto a certi messaggi. O - almeno - dobbiamo provarci.
I bambini nel grembo provano dolore già a 13 settimane Reconsidering Foetal Pain (Riconsiderare il dolore fetale) è il titolo di una recente pubblicazione del Journal of Medical Ethics che spiega che i bambini nel grembo percepiscono il dolore anche a 13 settimane. Tra i ricercatori ce n’è anche uno che si definisce “pro-choice”, cioè pro aborto: benvenga la riapertura del dibattito sul dolore fetale.
Anche se qualcuno cinicamente propone di anestetizzare il bambino prima di procedere all’aborto, ci auguriamo ovviamente - che i risultati di queste ricerche scientifiche inducano a offrire alle madri in difficoltà delle alternative all’uccisione del proprio bambino, più che un sistema per lasciarglielo fare senza che senta dolore.
In Italia non c’è alcuna emergenza omofobia In Italia, nel 2019, sono diminuiti i reati d’odio rispetto al 2018, secondo i dati dell’Oscad, l’Osservatorio per la sicurezza contro gli atti discriminatori. Ne sono stati registrati 969, cioè 2,6 al giorno, uno ogni nove ore, a fronte degli 1.111 del 2018. Rimangono alti i numeri legati agli atti criminali a sfondo razzista, una media di tre su quattro, ma al contempo l’analisi mostra anche che sono diminuite le aggressioni fisiche legate all’orientamento sessuale e all’orientamento
di genere (da 43 a 29) e quelle per la disabilità (da 74 a 69). Sappiamo bene che ogni atto di violenza verso chiunque, e per qualunque ragione, è da condannare. Viene da chiedersi se allora i consigli regionali e il parlamento potrebbero impiegare il loro tempo e il denaro dei contribuenti in attività più utili della discussione e dell’approvazione di leggi contro l’omotransfobia.
Il totalitarismo passa anche dalla mensa scolastica Sulla pagina Facebook della Rete Commissioni Mensa Genova apprendiamo la notizia della pubblicazione di nuove Linee guida per la ristorazione del Ministero della Salute. «Si promuove la sparizione del “secondo” […], ma non si promuove affatto il biologico», leggiamo nel post.
«Naturalmente, va boicottato il pasto da casa, “sia a scuola” […] che “negli ospedali”. Sì, invece, ai distributori di merendine nelle scuole». Anche da questo si vede che la famiglia è sempre più messa ai margini della società, sempre meno influente nell’educazione dei piccoli cittadini.
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Notizie Pro Vita & Famiglia
Dillo @ Pro Vita & Famiglia
Salve, Vi ringrazio molto per il lavoro che state facendo. Sono semplicemente una mamma che non riesce più a stare zitta vedendo quello che sta accadendo. Sono nata in Lituania, in Unione Sovietica, e ancora ho i ricordi di quell’epoca. Magari questo mi permette di vedere le cose un po’ diversamente, e non sono ancora diventata molto politicamente corretta. Sono ospite nel vostro bellissimo Paese e non mi permetto di criticarlo, ma l’Occidente in generale è stato per me una delusione. Mi aveva entusiasmato moltissimo l’entrata del mio Paese nell’Europa nel 2004, mi sentivo veramente orgogliosa: «Finalmente siamo civilizzati anche noi, saremo finalmente liberi!». Invece solo 15 anni dopo penso sempre più spesso che sia stato un grandissimo errore. […] I frutti della rivoluzione culturale e della rivoluzione sessuale li stiamo raccogliendo ora. Non solo il gender, ma anche la liberalizzazione delle droghe, senza neanche un serio dibattito pubblico. […] Prima lo Stato salvaguardava la morale della società e alcuni si ribellavano perché consideravano le regole troppo rigide o non al passo con i tempi, noiose e bigotte. Invece oggi i cittadini sono costretti a difendersi dallo Stato che sta cercando di degradarli. I giovani (anche i futuri politici) vengono cresciuti nell’idea che le cose più importanti siano il successo e i soldi. Vengono educati per diventare attrezzi da lavoro per futuri datori di lavoro. Dalle tribune di Bruxelles si parla ormai solo di finanza, spread, ottimizzazione dei costi, agenzie di rating, utilità e cose simili. C’è solo freddo cinismo, disumanizzazione. L’unica misura sono soldi e l’economia. E poi arrivano le proposte di eutanasia e di limitare le cure agli anziani, perché costano troppo. Vorrei che almeno i miei bambini imparassero che l’economia non è tutto, che la cosa più importante e più bella è l’umanità vera e i valori veri. Eva
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Versi per la vita TUTTO SOMMATO Tutto sommato come se Dio non fosse, un’arrogante e stolta oligarchia, prese a gestir le perniciose mosse di nuova e dissennata ideologia. E stabilì che fosse evoluzione disporre come cosa umana vita secondo convenienza del padrone, piuttosto che dottrina vecchia e trita. E fu così passata per conquista la legge che consente che una mamma decida soppressione di un suo figlio, che intralci un profittevole programma. E fu permessa consistente lista di certe micidiali medicine, che avevano per fine scarto di vita non desiderata. E anche (fieramente programmata!) la fabbrica dei bimbi su misura, scartando i difettosi per natura.
SILVIO GHIELMI classe 1926, laureato in chimica a Milano, Master alla Harvard Business School, lunga esperienza nella produzione di materie plastiche, è il meno giovane di una famiglia numerosa (85 membri). Già cofondatore e presidente di Mani Tese, nel 1978 è stato uno dei fondatori del Movimento per la Vita. Poi, insieme a Giuseppe Garrone, mons. Michel Schooyans, Mario Paolo Rocchi e Francesco Migliori [nella foto], nel 1994 ha dato avvio al Progetto Gemma, la nota “adozione prenatale a distanza”, per sottrarre all’aborto le mamme incinte in difficoltà (le donazioni arrivano specificamente e direttamente alla persona prescelta, non si tratta di una generica questua). Diffonde queste meditazioni in versi come strumento di legame con chi resiste in difesa della verità e della vita. Lui ci ringrazia per questa pagina mensile dedicata ai suoi versi pro vita: noi ringraziamo lui e siamo onorati di ospitare il suo contributo.
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Notizie Pro Vita & Famiglia
Un dono dagli ospiti della Casa Albergo La Pineta di Pescara In occasione delle passate feste natalizie, gli ospiti della Casa Albergo La Pineta di Pescara, grazie all’impegno del nostro referente territoriale, Stefano Esta, hanno organizzato un mercatino con i loro pregevoli manufatti e parte del ricavato è stato donato a Pro Vita & Famiglia, accompagnato dalle belle parole inviateci dalla loro portavoce, che pubblichiamo.
“Artisti per la Vita” - Stefano Esta invita tutti coloro che sono in grado di produrre opere d’arte e oggettistica decorativa a contattarlo tramite l’indirizzo redazione@ provitaefamiglia.it. Si offre di coordinare gli “Artisti per la Vita” che vorranno mettere a disposizione le loro opere per allestire mostre e mercatini deputati a finanziare le attività di Pro Vita & Famiglia.
Il Natale, per antonomasia il “lieto evento”, in qualsiasi luogo si celebri dovrebbe essere comunque un momento di rinascita, di speranza, di vita nuova, apportatrice di luce e serenità. Profeticamente don Tonino Bello affermava che il Natale è punto di partenza e non di arrivo, che in una società in cui ogni bambino vuole diventare uomo, ogni uomo vuole essere re e ogni re vuole essere dio, solo Dio vuole essere Bambino per divenire il segno tangibile del suo grande e smisurato amore per noi. Nella società odierna dove dominano categoricamente l’egocentrismo, l’individualismo e il profitto per fortuna c’è un’altra umanità che non fa rumore, che dona e si dona per l’altro senza chiedere niente in cambio. Proprio di questa parte di umanità sono portavoce, colpita in modo positivo dal progetto Pro Vita & Famiglia illustrato dalla nostra ospite Maria Pia. Quindi una parte degli ospiti della Casa Albergo La Pineta di Pescara si è impegnata in una gara di solidarietà dove ognuno ha dato il proprio contributo per la realizzazione di presepi e altri manufatti apprezzati dagli acquirenti, entusiasti anche delle finalità del progetto in difesa della Vita dal concepimento alla morte naturale. Pia Dimolfetta Portavoce degli ospiti della Casa Albergo La Pineta di Pescara
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Noi siamo donne. Che loro siano uomini Leonor Tamayo
La presidente della piattaforma internazionale Women of the World ha indetto, in occasione della Giornata della donna 2020, una manifestazione a Madrid per le donne, la femminilità e la maternità. Ma anche per parlare di uomini, di quegli uomini che vengono silenziati e “castrati” da certe istanze femministe radicali. Il 7 marzo verrà pubblicato un manifesto di cui, mentre andiamo in stampa, gentilmente ci ha anticipato i contenuti. Lasciateci in pace Scendiamo in piazza perché siamo stanche della manipolazione e dell’uso ideologico delle donne da parte del femminismo suprematista e radicale, che pretende di difendere le donne ma in realtà distrugge la loro identità. Oggi scendiamo in piazza per gridare al mondo che siamo stufe anche del continuo attacco che subiscono gli uomini. Il femminismo radicale li tiene sotto osservazione con intento discriminatorio e accusatorio. Essi sono vittime di pregiudizi, sono costretti a rinnegare la loro mascolinità. Gli uomini non sono nostri nemici, sono nostri compagni e alleati. Noi vogliamo essere donne e abbiamo bisogno che loro siano uomini: siamo diversi e complementari, ma abbiamo pari dignità Le femministe radicali parlano di uguaglianza, ma intendono un egualitarismo irrazionale che nega le differenze che completano e arricchiscono sia gli uomini, sia le donne. In particolare rivendichiamo i ruoli diversi, necessari e complementari, mai intercambiabili, di padre e madre. Le donne oggi non vengono discriminate perché sono donne, ma perché sono, o vogliono essere, madri
Scendiamo in piazza per denunciare le vessazioni che subiscono le madri sui posti di lavoro e lo stigma che incombe su coloro che hanno rinunciato alla carriera per dedicarsi alla famiglia. Chiediamo che la società, le strutture economiche e sociali, gli amministratori e i politici prendano atto, una volta per tutte, che le donne che hanno figli contribuiscono allo sviluppo economico e sociale e al progresso dell’economia nazionale. La maternità è un valore aggiunto nello sviluppo professionale e un bene di valore inestimabile per l’intera società. Dobbiamo fronteggiare a viso aperto, in modo globale e generalizzato, il femminismo radicale che agisce con violenza crescente e distruttiva.
Pro Vita & Famiglia è parte della piattaforma internazionale Women of the World, insieme a quasi 150 Associazioni di 47 Paesi di tutto il mondo.
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Notizie Pro Vita & Famiglia
Single è bello? Claudio Vergamini
Una riflessione, passando da film in film, su quello che oggi è tanto di moda: il mito del single, colui che sa godersi la vita senza crearsi legami.
Giorni fa stavo guardando alla televisione Il paradiso all’improvviso di Pieraccioni, che inizia con lui che dice: «A me non mi fregate», e racconta di essere single e felice, perché «se voglio fare una cosa, la faccio», «se voglio pensare una cosa, la penso» (... mi interesserebbe sapere come viene impedito ai coniugati di pensare!). Giorni dopo ho visto Compagni di scuola di Verdone, e mi è rimasto impresso il personaggio di Toscani, migliorato con gli anni perchè “non si è sposato”. E da lì ho cominciato a pensare che io, a 47 anni suonati, scapolo, sono una persona davvero fortunata. Non devo rendere conto a nessuno, non ho orari, vado in palestra se e quando voglio, non parliamo poi delle vacanze, vado dove mi pare, con chi mi pare: WOW! È bello sentire le persone intorno a te dire: «Non ti sposare», che per gli scapoli il mondo è pieno di opportunità, perché oggi si è sempre giovani, e, anzi, con l’età si migliora pure, «guarda Sean Connery». La regola numero uno è il carpe diem, perché si vive una volta sola. E poi noi scapoli possiamo tranquillamente saltare da una preda all’altra, mica possiamo stare sempre con la rompiscatole che critica in continuazione e che ci mette mezz’ora a scendere, no? Oggi poi, in questo mondo moderno, a sessant’anni puoi rimorchiare anche le ventenni, ricordati però di scrivere da qualche parte che sei il suo “compagno” (non dire “fidanzato” o
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sempre pronta a litigare, o le “allegrotte”, che magari hanno vent’anni più di te, e vai a sapere che popò di “medagliere” avranno, oppure le immancabili “divorziate con figli”, che, se sei pigro, potrebbero andar bene, così non devi nemmeno perdere tempo… solo che non fai a tempo ad affezionarti che, come hanno sfasciato la prima famiglia, non ci mettono niente a chiudere la storia. Se riesci a trovare una “preda” che non rientri in questi canoni, preoccupati di nascondere problemi di glicemia, colesterolo, etc., che non ci fai una gran figura.
“marito”, che sono termini arcaici), altrimenti scambiano te per il padre, o lei per la tua badante. In casa abbiamo il privilegio di non doverci sorbire la moglie o i pianti dei bambini piccoli, magari appena ti sei addormentato («Perché loro sanno quando ti addormenti», come disse un ragazzino nel film Immaturi). Certo, si possono fare interessanti conversazioni con le sedie o con il tavolino che, ho scoperto, sanno ascoltarti, non ti criticano, e non ti interrompono quando parli, il tutto corroborato con una certa aria mistica di totale silenzio, soprattutto quando rientri in casa, o ti svegli a notte fonda. Tornando alle conquiste facili che il mondo ci offre, sarebbe tutto perfetto solo che, come nel film Fuochi d’artificio, non è che capitino proprio le migliori: quelle, ormai, sono tutte sistemate, con figli. Noi abbiamo l’imbarazzo della scelta tra le “bruttine”, le “emancipate” (che ti fanno due mega palle con l’autodeterminazione, la motodeterminazione, la bicideterminazione, etc.), puoi trovare qualche “simpatica” belligerante,
Capisci, poi, che qualcosa non va quando le ventenni, delle quali dovresti fare strage, ti chiamano “signore”, ti danno del “lei”, o addirittura ti cedono il posto sull’autobus; oppure, quando vuoi uscire, ma non hai nessuno, perché tutti i tuoi amici sono sistemati, o quando vai ai matrimoni e vedi tutti i tuoi parenti sposati con figli e da ognuno di loro ti sembra di sentirti dire: «Tu sei l’unico deficiente che non ci è riuscito». E cominci a pensare: «Ma tra qualche anno, se non sarò più autosufficiente, a chi mi affido?», «Se finisco in ospedale, ci sarà qualcuno che mi starà vicino?»... e mi torna in mente mia mamma che, quando ci ha salutati per sempre, aveva me, mio fratello e mio padre al suo capezzale. Per rimanere in ambito cinematografico, merita di essere ricordato il finale di Il mio grosso grasso matrimonio greco, quando la protagonista dice: «La mia famiglia è numerosa, rissosa, litighiamo, discutiamo, ma qualunque cosa faccia, loro ci saranno sempre».
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Notizie Pro Vita & Famiglia
Lasciamo che i bambini siano bambini Roberto Marchesini
La scienza e la filantropia possono proteggere i bambini dalla sessualizzazione precoce?
L’età del primo accesso alla pornografia si è ormai abbassata a sette anni. Sette anni. Com’è possibile? Probabilmente è l’età del primo telefono cellulare, con il quale la pornografia è accessibile in maniera assolutamente gratuita e immediata. Del resto, anche se non ci fossero i telefoni cellulari, ci penserebbe la scuola. Come ormai tutti sanno, le linee guida dell’Organizzazione Mondiale per la Sanità sull’educazione sessuale prevedono (almeno nella versione originale, corredata da tabelle, a quanto pare oggi poco reperibile) «gioia e piacere nel toccare il proprio corpo, masturbazione infantile precoce» tra gli zero e i quattro anni anni; «le basi della riproduzione umana», «parlare di argomenti inerenti la sessualità» tra i quattro e i sei anni; «affrontare il sesso nei media» tra i sei e i nove anni, e così via. Sì, perché alcuni ritengono che l’antidoto alla sessualizzazione precoce (così si chiama questo fenomeno) sia… una sessualizzazione ancora più precoce! Per non parlare dei programmi televisivi (quelli pomeridiani, quelli che seguono i bambini) o della pubblicità. Mi riferisco, in particolare, alla pubblicità di abbigliamento per bambni, che talvolta assume toni assolutamente orrendi (un esempio nella foto pubblicata qui di lato). La presentazione dei modelli di alta moda per bambini di Caroline Bosmans (C R L N B S M N S),
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Questi i link dove si possono leggere gli studi citati in questo articolo. 1. https://web.archive.org/web/20180516001004/http://www.tai.org.au/documents/ downloads/DP90.pdf 2. https://www.apa.org/pi/women/programs/girls/report-full.pdf 3. https://assets.publishing.service.gov.uk/government/uploads/system/uploads/ attachment_data/file/175418/Bailey_Review.pdf 4. https://www.europarl.europa.eu/meetdocs/2009_2014/documents/femm/ pr/904/904064/904064en.pdf 5. https://web.archive.org/web/20110826102758/http://www.scottish.parliament.uk/s3/ committees/equal/reports-10/eor10-02.htm#7
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Notizie Pro Vita & Famiglia
https://carolinebosmans.com, è decisamente inquietante. In queste pubblicità i bambini, più che oggetti sessuali, sembrano proprio vittime di abusi e sadismo. E pensare che io ancora mi scandalizzo se vedo girare, d’estate, bambine in hot pants e ombelico all’aria! Ma che dicono la scienza e tutte quelle persone impegnate a salvare il mondo (da problemi che hanno creato loro stessi)? Sono ormai diversi gli studi scientifici che mettono in guardia dalla sessualizzazione precoce. - Nel 2006 è stato pubblicata una ricerca australiana intitolata Corporate Paedophilia.
Sexualization of children in Australia (1). Tra i possibili rischi connessi a questo fenomeno vengono segnalati: disturbi alimentari (e su questo avrei qualche riserva), insoddisfazione per il proprio corpo, incoraggiamento a comportamenti sessuali precoci e un aumentato rischio di divenire vittime di pedofilia. - L’American Psychological Association ha pubblicato ben due report (2) sulla sessualizzazione precoce delle bambine (quella dei bambini non interessa a nessuno, da quelle parti): uno nel 2007, poi aggiornato nel 2010. Anche in questo caso vengono evidenziate alcune conseguenze pericolose di questa tendenza.
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- Nel 2011 è stato pubblicato un documento del Dipartimento per l’Educazione del Regno Unito intitolato Letting Children be Children (Lasciare che i bambini siano bambini) (3). Questo report è, sostanzialmente, il resoconto di una indagine che riporta le preoccupazioni e i desideri dei genitori britannici rispetto alla precoce sessualizzazione dei bambini, soprattutto a opera della pubblicità. - Al Parlamento Europeo è in corso una proposta di risoluzione sul tema. Si tratta di una mozione che rimette i genitori al centro dell’educazione e li responsabilizza circa l’accesso dei bambini ai media. Ovviamente non poteva mancare una voce contraria. Mi riferisco a una relazione del Comitato Pari Opportunità del Parlamento Scozzese. In questo documento (5), il Comitato afferma che l’allarme su questo tema serve per «distogliere l’attenzione da altri, più fondamentali - e forse più intrattabili -, problemi sociali» (per esempio la discriminazione di genere?). Il presupposto di queste ricerche è - secondo il Comitato - sessista, perché ritiene che le bambine non siano in grado di valutare criticamente le proposte dei media. «Questa è una “logica” che desideriamo fortemente confutare. […] Sembra “incolpare la vittima” - e dietro di lei, la madre, che è percepita come la principale responsabile che incoraggia o consente tale “sessualizzazione”».
Campagna advertising Caroline Bosmans
Insomma, nella migliore delle ipotesi (mi riferisco alla proposta di risoluzione Ue) buoni propositi e ottime intenzioni; nella peggiore (si veda il documento del Comitato Pari Opportunità scozzese), è semplicemente il pretesto per rispolverare la solita retorica. Non credo che scienza e filantropia possano davvero proteggere i bambini da questo fenomeno che, al di là della morale, assume toni oscuri e decisamente inquietanti; a dirla tutta, non credo che siano sinceramente preoccupati per il fenomeno. Forse non resta che tornare alla vecchia, cara legge naturale; che, comunque, protegge i più piccoli, i deboli. Basterebbe questo: «Chi scandalizza anche uno solo di questi piccoli che credono in me, sarebbe meglio per lui che gli fosse appesa al collo una macina girata da asino, e fosse gettato negli abissi del mare» (Mt 18,6). Davvero serve altro?
«La sessualità è un dono del Creatore, ma anche un compito che riguarda lo sviluppo del proprio essere umano. Quando non è integrata nella persona, la sessualità diventa banale e distruttiva allo stesso tempo». (Benedetto XVI)
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Proteggere l’innocenza Don Fortunato Di Noto
La protezione dei bambini, il riconoscimento della loro dignità di persone e dei loro diritti inalienabili rappresentano l’alto profilo di una umanità umana e di una politica che va oltre l’ideologizzazione. I bambini sono e restano bambini, ma diventeranno adulti. Per il mondo dei bambini è stata una vera e propria conquista l’essere stati riconosciuti come persone, portatrici di diritti inalienabili. La loro protezione e tutela è, o almeno dovrebbe essere, l’alto profilo di una umanità umana e di una politica e fede religiosa che va oltre l’ideologizzazione o la strumentalizzazione delle lobby dell’annientamento dell’infanzia. Oggi, infatti, non vogliamo più i bambini e abbiamo paura di questa età transitiva. I bambini adultizzati ed erotizzati sono uno degli aspetti del cambiamento antropologico in atto, forzato da poteri non tanto oscuri, oggi più di ieri, sotto gli occhi di tutti. In tanti sappiamo e in pochi agiamo contro questa barbarie nei confronti dei piccoli. I bambini sono bersagliati da tutti i fronti possibili con messaggi in cui il centro tematico è costituito dal culto del corpo, dal sesso come centro dell’esistenza umana e dal corpo femminile, ma sempre più anche quello maschile, come oggetto e merce sessuale. L’ipersessualizzazione piace alla realtà perversa della pedofilia e alle sue diramazioni, nel crudele mercato dello sfruttamento sessuale dei bambini prepuberi e della produzione di materiale pedopornografico. Poco importa se i bambini siano neonati (si intende creature di 28 o 30 giorni di vita) e ancora con i caratteri sessuali non maturi. Gli adolescenti sono indotti a una sessualità precoce: c’è il sexting (è un neologismo creato dalla crasi delle parole inglesi sex, cioè sesso, e texting, cioè inviare Sms), utilizzato per indicare l’invio di messaggi o immagini sessualmente espliciti utilizzando smartphone e altri strumenti informatici; si creano relazioni sessuali virtuali online, favorite da un apparente anonimato e condizionate dalla convinzione che il sesso sia solo piacere, senza implicazioni emotive e conseguenze successive, il che comporta una depressione che può assumere forme devastanti, fino all’eliminazione volontaria e suicidaria. Per dare luce a questa deriva devastante non posso non ricordare alcuni passaggi di papa Francesco e del papa emerito Benedetto XVI, da leggere
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integralmente. Francesco, rivolgendosi ai ragazzi, alla luce di una domanda sulla sessualità e sul come viverla, risponde: «La sessualità, il sesso è un dono di Dio. Niente tabù. È un dono di Dio, un dono che il Signore ci dà. Ha due scopi: amarsi e generare vita. Gesù dice: per questo l’uomo, e anche la donna, lasceranno suo padre e sua madre e si uniranno e saranno… una sola persona…, una sola identità…, una sola fede di matrimonio… una sola carne: questa è la grandezza della sessualità. E si deve parlare della sessualità così. E si deve vivere la sessualità così, in questa dimensione: dell’amore tra uomo e donna per tutta la vita. È vero che le nostre debolezze, le nostre cadute spirituali, ci portano a usare la sessualità al di fuori di questa strada tanto bella, dell’amore tra l’uomo e la donna. Ma sono cadute, come tutti i peccati. La bugia, l’ira, la gola… sono peccati: peccati capitali. Ma questa non è la sessualità
dell’amore: è la sessualità “cosificata”, staccata dall’amore e usata per divertimento. Un’industria della sessualità staccata dall’amore, l’hai vista? Sì! Tanti soldi si guadagnano con l’industria della pornografia, per esempio. È una degenerazione rispetto al livello dove Dio l’ha posta. Custodite la vostra dimensione sessuale, la vostra identità sessuale. Custoditela bene. E preparatela per l’amore, per inserirla in quell’amore che vi accompagnerà tutta la vita. In Piazza San Pietro una volta c’erano due persone anziane che celebravano il sessantesimo di matrimonio. Erano luminosi! E io ho chiesto: “Avete litigato tanto?”. “Mah, alle volte…”. “E vale la pena questo, il matrimonio?”. E questi due, che mi guardavano, si sono guardati tra loro e poi sono tornati a guardare me, e avevano gli occhi bagnati, e mi hanno detto: “Siamo innamorati”. Dopo sessant’anni! E poi volevo dirvi: una volta un
Usare l’educazione sessuale per dominare un bambino è facilissimo, ed è la massima violenza.
I bambini adultizzati ed erotizzati sono uno degli aspetti del cambiamento antropologico in atto, forzato da poteri non tanto oscuri, oggi più di ieri, sotto gli occhi di tutti.
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anziano - molto anziano, con la moglie anziana mi ha detto: “Noi ci amiamo tanto, tanto e a volte ci abbracciamo. Noi non possiamo fare l’amore alla nostra età, ma ci abbracciamo, ci baciamo… Questa è la sessualità vera. Mai staccarla dal posto tanto bello dell’amore. Bisogna parlare così della sessualità» (17 dicembre 2018). Anche Benedetto XVI, rivolgendosi ai giovani seminaristi, aveva ricordato che «la sessualità è un dono del Creatore, ma anche un compito che riguarda lo sviluppo del proprio essere umano. Quando non è integrata nella persona, la sessualità diventa banale e distruttiva allo stesso tempo» (18 ottobre 2010). Il bambino ha il diritto di crescere secondo i tempi dettati dallo sviluppo naturale del suo corpo, legato allo sviluppo psichico, senza forzature esterne che lo portino a pensare e ad
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agire in un modo contrario a questo sviluppo. Altrimenti, nel nome del suo diritto di crescere, gli si fa violenza. Non è solo una convinzione, ma un dato di fatto: usare l’educazione sessuale per dominare un bambino è facilissimo, ed è la massima violenza. Ritengo sia necessario lasciar crescere i piccoli senza i condizionamenti descritti, lasciando che la loro fisicità si evolva naturalmente e, quando è maturata, che comprendano dai genitori lo scopo e l’ordine della sessualità che sono loro i primi a dover vivere. Con il bombardamento mediatico attuale sembra impossibile, soprattutto se si lasciano i cellulari e la tv e internet incontrollati. Ma bisogna provarci, battersi e non delegare l’educazione dei figli, in questa epoca in cui abbiamo una sessualità non solo liquida, ma indefinita, interscambiabile e indecisa. L’ambiente della famiglia è il luogo normale e naturale per la formazione di una sessualità serena ed equilibrata. Dobbiamo imparare a rispettare l’intimità del bambino, il quale, vedendosi rispettato, a sua volta rispetterà. È una sfida, un impegno e un itinerario proponibile. Dobbiamo impegnarci a proteggere i bambini dalle aggressioni che provengono dai mass media. E offrire percorsi davvero educativi e formativi e modelli validi, in primis i genitori: anch’essi vanno educati e formati alla bellezza della sessualità. Tradire questo mandato e impegno è lacerare i corpi innocenti, dove le ferite sanguinanti faranno fatica a guarire. Non possiamo permettere tutto questo. Nessun moralismo. Non permettiamo che si rubi e si annienti l’innocenza. Mi permetto come suggerimento la rilettura integrale di un documento del Pontificio Consiglio per la Famiglia, di cui sono riportati ampi stralci nelle pagine che seguono: Sessualità umana: verità e significato - Orientamenti educativi in famiglia. Anche se sono trascorsi 25 anni, risulta molto attuale e offre indicazioni mai tramontate e confermate sempre dalla Chiesa. Nessuna condanna della sessualità, ma ogni cosa a suo tempo. Con equilibrio e verità.
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Sessualità umana: verità e significato Pontificio Consiglio per la Famiglia
Su consiglio di don Di Noto abbiamo riletto questo documento, pubblicato l’8 dicembre 1995, quando il Pontificio Consiglio per la Famiglia era presieduto dal cardinale Alfonso López Trujillo e ne era segretario S. E. Mons. Elio Sgreccia. Il testo integrale si snoda in ben 150 paragrafi. Si tratta di linee-guida per genitori ed educatori. Non è «una trattazione di teologia morale né un compendio di psicologia, ma vuol tenere in debito conto le acquisizioni della scienza e le condizioni socioculturali della famiglia». Vengono toccati temi importanti per lo sviluppo sano e armonioso dei bambini e degli adolescenti. Si tratta anche di omosessualità, controllo delle nascite e aborto; si danno indicazioni pratiche e operative estremamente concrete nell’approccio educativo nelle varie fasi dello sviluppo dei bambini, dall’infanzia, alla pubertà, all’adolescenza: è una lettura davvero arricchente. Ne abbiamo estrapolato alcuni concetti, sintetizzando alcuni brani per i nostri Lettori: l’originale è facilmente reperibile sul sito vatican.va.
L’amore è una forza positiva, la sessualità umana è un Bene. L’amore umano abbraccia pure il corpo e il corpo esprime anche l’amore spirituale. La sessualità quindi non è qualcosa di puramente biologico, ma riguarda piuttosto il nucleo intimo della persona. La fragilità della natura umana espone a un uso distorto e avvilente del corpo, ma può essere superata dalla pratica positiva della castità, energia spirituale che libera l’amore dall’egoismo e dall’aggressività, che va insieme alla temperanza, alla fortezza, alla prudenza, alla modestia e alla pudicizia. L’educazione a questi valori non va intesa come un’attitudine repressiva, ma, al contrario, come la trasparenza e la custodia di un dono ricevuto, prezioso e ricco: quello dell’amore. Nessuno può dare quello che non possiede: se la persona non è padrona di sé — a opera delle virtù e, concretamente, della castità — manca di quell’autopossesso che la rende capace di donarsi. Il dominio di sé è libertà: o l’uomo comanda alle sue passioni e consegue la pace, oppure si lascia asservire da esse e diventa infelice. Obiettivo dell’opera educativa è per i genitori trasmettere ai loro figli la convinzione che la castità nel proprio stato di vita è possibile e apportatrice di gioia. La sessualità umana è un Bene, purché abbia come fine l’amore oblativo, che è donazione e accoglienza. Se invece le persone si usano come si usano le cose la donna diventa per l’uomo un oggetto, i figli un ostacolo per i genitori. I genitori sovente si trovano soli e spiazzati nell’educazione dei figli. Il sesso è banalizzato da una cultura in cui la società e i mass media offrono un’informazione spersonalizzata, ludica, spesso pessimista e senza attenzione per le
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diverse tappe di formazione e di evoluzione dei più giovani, sotto l’influsso di un distorto concetto individualista di libertà e in un contesto privo di valori. La scuola tende a sostituirsi alla famiglia talora deformando le coscienze e proponendo certi programmi di educazione sessuale, spesso nonostante il parere contrario e le proteste di molti genitori, improntati al positivismo, all’utilitarismo e all’edonismo materialista, secondo le direttive che promanano dai governi e dai grandi organismi internazionali antinatalisti, relativisti in senso morale, in grado estremo. Viceversa il ruolo dei genitori è assolutamente insostituibile: conoscono in un modo unico i propri figli, nella loro irripetibile singolarità. Condividono la loro missione educativa con altre persone e istituzioni; ciò tuttavia deve sempre avvenire nella corretta applicazione del principio di sussidiarietà. Ogni partecipante al processo educativo non può che operare a nome dei genitori, con il loro consenso e, in una certa misura, persino su loro incarico. Il diritto dei genitori implica anche un compito educativo: se di fatto non impartiscono un’adeguata educazione all’affettività, alla sessualità e alla castità, i genitori vengono meno a un loro preciso dovere. Perciò i genitori non possono accontentarsi di evitare il peggio — che i figli non si droghino, o non commettano delitti — ma dovranno impegnarsi nell’educarli ai valori veri della persona, rinnovati dalle virtù della fede, della speranza e dell’amore: la libertà, la responsabilità, la paternità e la maternità, il servizio, il lavoro, la solidarietà, l’onestà, l’arte, lo sport, la gioia di sapersi figli di Dio e, con ciò, fratelli di tutti gli esseri umani. È necessario che i genitori trovino il tempo di stare con i figli e dialogare con loro. I figli, dono e impegno, sono il loro compito più importante, sebbene apparentemente non
redditizio: lo sono più del lavoro, più dello svago, più della posizione sociale. Ogni bambino è una persona unica e irripetibile e deve ricevere una formazione individualizzata Poiché i genitori conoscono, comprendono e amano ciascuno dei loro figli nella loro irripetibilità, sono nella migliore posizione per decidere il momento opportuno per dare le diverse informazioni. La dimensione morale deve far parte sempre delle loro spiegazioni, con motivazioni adeguate, valide e convincenti sia sul piano razionale che su quello della fede, perciò in un quadro di positività e di alto concetto della dignità personale. I genitori devono impartire le informazioni sulla sessualità con estrema delicatezza, ma in modo chiaro e nel tempo opportuno. Le loro parole non siano né troppo esplicite né troppo vaghe. Dare troppi dettagli ai bambini è controproducente, ma ritardare eccessivamente le prime informazioni è imprudente. Fino alla pubertà il bambino è, secondo le parole di Giovanni Paolo II, negli «anni dell’innocenza » e non deve mai essere disturbato da un’informazione sessuale non necessaria, che sarebbe dannosa al suo sviluppo fisico e psichico. Si raccomanda ai genitori di associarsi con altri genitori anche per contrastare forme dannose di educazione sessuale e per garantire che i figli vengano educati in modo consono al loro sviluppo personale. La sessualità umana è un mistero sacro. In un’epoca in cui è stato tolto il mistero dalla sessualità umana, i genitori devono essere attenti a evitarne la banalizzazione. In particolare si deve conservare il rispetto profondo dell’uomo e della donna, con le loro diversità che rispecchiano l’amore e la fecondità di Dio stesso.
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Insegnare a vivere per essere vivi
Silvana De Mari
La sessualità è vita. La sessualizzazione precoce da bambini è alle origini del male di vivere degli adolescenti
Essere genitori di un adolescente oggi è una maledizione. Ci sono addirittura gruppi di autoaiuto dello stesso genere di quelli per aiutarsi nelle catastrofi. L’adolescenza per tutta la storia dell’umanità è stata una benedizione: finalmente il ragazzo era abbastanza grande per poter lavorare, spingere l’aratro, o usare la zappa. La ragazza era abbastanza grande per poter andare al pozzo da sola o qualcosa del genere. Adesso gli adolescenti sono fragili, fiocchetti di neve che si sciolgono al primo starnuto, e la loro fragilità si sfoga e si espande in tutte le direzioni diventando una serie di problemi che finiscono in una spettacolare serie di statistiche sull’adoloscente e l’autodistruzione indiretta: l’adolescente e il consumo di tabacco, l’adolescente e il consumo di alcol, l’adolescente e la dipendenza da pornografia, l’adolescente e la criminalità, l’adolescente e il consumo di droghe, adolescenza e malattie sessualmente trasmissibili, adolescenza e gravidanza precoce. E poi c’è il peggio, l’adolescente e l’autodistruzione diretta, dai sempre più diffusi tagli orizzontali sull’avambraccio, ai sempre più gravi incidenti stradali, passando dal “parcour”, le acrobazie fatte sull’asfalto, ai selfie mentre attraverso l’autostrada o mentre dondolo
Alcune cause del male di vivere degli adolescenti sono intuitive, come la perdita della coesione familiare e la perdita della fede religiosa, ma ce n’è una poco presa in considerazione: la sessualizzazione precoce.
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«Adesso gli adolescenti sono fragili, fiocchetti di neve che si sciolgono al primo starnuto».
L’esposizione alla sessualità precoce provoca uno spaventoso senso di inadeguatezza, con la sua ovvia conseguenza, la dismorfofobia («Mi vedo brutto»).
sul baratro, fino all’incubo assoluto, l’orrore assoluto, il suicidio duro e puro, il fallimento completo della famiglia e della società. Le cause sono intuitive: la perdita della coesione familiare e la perdita della fede religiosa, ma ce n’è una terza. In uno spettacolare studio condotto in Polonia dal dottor Szymon Grzelak è stato notato che tutte le statistiche mostravano dati paralleli: dove c’è molto alcol, c’è molto tabacco, c’è molta autoaggressione e così via. L’ipotesi quindi di questo ricercatore e della sua squadra è che tutti questi non siano fenomeni, ma epifenomeni di un unico drammatico fenomeno: la sessualizzazione precoce. La sessualizzazione precoce avviene mediante due binari paralleli, apparentemente differenti, in realtà assolutamente paralleli: uno di questi binari è costituito dai media, il disastroso canale Disney Channel che trasmette modelli precocemente ipersessualizzati, i film specificatamente per bambini, come Frozen, abiti per bambini che sarebbero imbarazzanti anche su un
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adulto, l’orrido fenomeno dei bambini drag queen, così caro ai movimenti Lgbt. A questi prodotti specificatamente per bambini si aggiunge l’assoluta facilità con cui il bambino può arrivare alle immagini per adulti. Molti dei video musicali attuali sarebbero stati vietati ai minori, negli anni Settanta. La metà dei dodicenni ha in mano uno smartphone e la metà dei siti pornografici sono gratuiti. La normalizzazione della pornografia ha fatto sì che sia estremamente facile per un bambino entrare in una stanza dove il nonno, il fratello maggiore, il nuovo compagno della madre, molto più raramente il padre, si sta masturbando davanti a un computer. A questo si aggiunga il secondo binario, il canale ufficiale: la scuola. Terrificanti lezioni di educazione sessuale danno a preadolescenti o direttamente a bambini un quantitativo di informazioni che sarebbero sovrabbondanti per la tenutaria di un postribolo. Lezioni di “sesso anale” sono normalmente contenute in libri per undicenni (vedi foto). Si tratta oltretutto di informazioni completamente false, dove si vende l’uso ricreativo del tubo digerente come una bella cosa e una bella festa, senza entrare in piccoli miserabili dettagli quali il fatto che la forzatura dello sfintere interno può essere dolorosissima, che senza un apposito gel si rischiano lacerazioni anche gravi, che dall’ultima porzione del tubo digerente fuoriescono meteorismo e feci, estremamente romantico, che per evitare questa fuoriuscita può essere necessario effettuare un clistere prima di subire l’atto, molto romantico, e che a usare il tubo digerente in maniera impropria si moltiplica il rischio di infezioni sessualmente trasmissibili. Manca completamente in questi testi la marginale informazione che la sessualità è la maniera della biologia per creare la generazione successiva. La sessualità viene descritta come una “attività” il cui scopo non è chiarito. In molti testi non è nemmeno specificato che dia del piacere: nel testo portato ad esempio non esiste in tutto il libro la parola orgasmo. Se mettessero questa parola,
Ecco un esempio dei libri che vengono usati per fare “educazione” sessuale alle nostre figlie, in cui i rapporti sessuali vaginali sono messi sullo stesso piano - di normalità - dei rapporti orali e anali.
il sesso vaginale risulterebbe avvantaggiato sul sesso anale e qualcuno potrebbe trovare questo poco inclusivo e discriminatorio. Sono quindi due danni, un’informazione dannosa per due motivi: da un lato un eccesso d’informazioni che, soprattutto se date a un’età sbagliata, sono semplicemente ripugnanti. Dall’altra la mancanza delle informazioni fondamentali: dalla sessualità può nascere un bambino. Per quanto sembri buffo alla maggioranza dei cosiddetti sessuologi e alla maggioranza degli scrittori dei libri di sessuologia per bambini, questo è il vero e primario scopo della sessualità. Questo vuol dire che, dato che almeno in teoria potrebbe nascere un bambino, per una sessualità appena decente sono sempre necessarie una grande maturità e una grande affettività. Se non ci
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sono maturità e affettività, la sessualità diventa ripetitiva e meccanica, come sottolinea la sessuologa francese Thérèse Hargot nel suo imperdibile libro: Una gioventù sessualmente liberata (o quasi). L’esposizione alla sessualità precoce provoca, ovviamente, uno spaventoso senso di inadeguatezza, con la sua ovvia conseguenza, la dismorfofobia («Mi vedo brutto»). Secondo il team polacco è questo spaventoso, cosmico, totale senso di inadeguatezza che scatena tutti gli altri epifenomeni: il disturbo alimentare, l’autoaggressione, il consumo di alcol, tabacco, cannabis, qualsiasi cosa possa fare del male, una situazione di sessualità promiscua e molto poco divertente. In tutto questo, occorre sottolineare il problema già accennato: una grandissima parte di siti porno sono gratis; mi permetto di ricordare una vecchia regola: quando qualcosa è gratuito, il prodotto siamo noi.
Uno degli effetti della sessualizzazione precoce è l’alto consumo di pornografia. È normale che un bambino, un ragazzino, abbia una grandissima curiosità per il sesso, esattamente come è normale che abbia una brutale voglia di dolci, dolcetti, gelati e affini. Questi desideri devono essere soddisfatti con il contagocce: ogni tanto il bambino ha diritto al dolce, non può viverci immerso e non può decidere che la sua alimentazione sia fatta solo di quello. Ogni tanto è giusto che il bambino riesca ad arrivare a una qualche informazione sulla sessualità, ma è sbagliato che ci sia immerso dentro. L’uso eccessivo di dolci, soprattutto se accompagnato dalla mancanza o carenza di nutrimenti adatti, genera obesità, diabete e carie. L’esposizione di menti, in particolare giovani, alla pornografia causa dipendenza da pornografia e masturbazione: questo causa al cervello danni gravissimi, con un’alterazione del
Altro esempio: un manuale del corpo umano dove è scritto: «Tutto ciò che i bambini vorrebbero sapere sul sesso». Tutti i disegni con i quali è illustrato il testo sono nudi. Ci sono tante belle filastrocche del tipo: «Ai corpi e ai cuori fa piacere baciarsi con amore, nella bocca, sulle guance, nelle orecchie e in ogni piccolo angolino»; si descrivono i diversi tipi di “tette”, diversi tipi di posizioni in cui baciarsi, diversi tipi di mutandine e via discorrendo. In una delle ultime pagine, poi, c’è un’immagine che ritrae un uomo che lecca i piedi di una donna e c’è scritto: «Ai corpi e ai cuori fa piacere assaggiare tutti i sapori, sentire i profumi e gli odori».
Dato che almeno in teoria potrebbe nascere un bambino, per una sessualità appena decente sono sempre necessarie una grande maturità e una grande affettività.
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metabolismo della dopamina e della produzione di endorfine che rende la dipendenza non meno grave di quella da eroina. La pornografia è una droga. La pornografia determina una vera e propria dipendenza. La pornografia determina disfunzione erettile e calo della libido nei confronti delle donne vere. La dipendenza da pornografia altera i circuiti neuronali del cervello con una ipotrofia dei lobi frontali. Questa ipotrofia predispone a qualsiasi altra dipendenza. La soluzione? Torniamo ai Polacchi. Il dottor Szymon Grzelak con la sua squadra ha visitato le classi di dodicenni. La sua squadra è costituita da sua moglie, medico anche lei, scrittrice di libri fantasy per bambini e autrice anche dei racconti necessari nel progetto che porta avanti insieme al marito. I due coniugi ricevono informazioni dai ragazzi mediante risposte a questionari rigidamente anonimi. Grazie a questi questionari riescono ad avere un’impressione statistica: disturbo alimentare, disistima di sé, autoaggressione, e così via. Il progetto si chiama L’arcipelago del tesoro. La classe viene trasformata nella ciurma di un veliero. I due conduttori, e questo è fondamentale, sono sposati tra di loro con un matrimonio felice e stabile, da cui sono nate bellissime figlie. Questo permette loro di parlare della sessualità descrivendo per quello che realmente è: un’esperienza meravigliosa che unisce due esseri umani per la vita e dalla quale nasce l’esistenza dei loro figli, esattamente come i ragazzi cui si rivolgono sono nati dalla meravigliosa sessualità dei loro genitori. La sessualità è vita, non pornografia. Questo permette di riportare immediatamente la sessualità a un qualcosa che deve avere un
La dipendenza da pornografia altera i circuiti neuronali del cervello con una ipotrofia dei lobi frontali. Questa ipotrofia predispone a qualsiasi altra dipendenza.
I ragazzi del progetto L’arcipelago del tesoro. I cartelli - su cui ci sono frasi tipo: «Chiedi aiuto», «Dì che cosa ti fa arrabbiare, senza far male a nessuno», «Non giocare con i sentimenti», «Evita la pornografia», «Ragiona prima di agire» - invitano all’amore, alla responsabilità, alla sincerità e alla prudenza nelle confidenze.
Bisognerebbe invitare i ragazzi a diventare padroni di sé, a condurre la propria vita senza diventare schiavi delle cose, dei giochi e del sesso inteso come tale.
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La sessuologa francese Thérèse Hargot.
altissimo livello di affettività e maturità. Dopo si invitano i ragazzi a diventare più bravi, a diventare marinai, condurre il veliero, condurre la propria vita: fammi vedere quanto sei bravo, stai due ore filate con il cellulare spento. Fammi vedere quanto sei bravo: non guardare pornografia. La pornografia non si guarda mai. È un disonore. Ci sono corpi di persone povere, di donne povere, sfruttate in questa maniera. È un disonore, è contrario alle regole dell’onore, noi siamo i marinai dell’arcipelago del tesoro. Fammi vedere quanto sei bravo: usa le mani. Suona uno strumento, fai una torta, fabbrica un oggetto,
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passa il falciaerba, fai il tuo letto prima di venire a scuola, siamo marinai, noi non abbiamo servi. Fammi vedere quanto sei bravo: se qualcuno della tua classe è aggredito, schierati sempre con l’aggredito. Ricordate le regole d’onore. La sessualità è meravigliosa e magnifica, non va sperperata, aspetta quando avrai diciotto anni allora, forse, sarai abbastanza maturo. La sessualità inoltre è una specie di esplosione: se ti trovi in mezzo a questa esplosione, poi non riesci più a gestire la relazione, che è difficile, e quindi rimanda. Ora impara a stare in relazione. Tu dici che ti senti omosessuale? Rimanda a 18 anni, ora impara a stare in relazione, impara l’amicizia. I ragazzi si rilassano. Possono rimandare. Possono non “fare sesso” senza sentirsi “sfigati”. I risultati ottenuti con questo progetto sono spettacolari: sono stati abbattuti tutti i livelli di dipendenza, sono aumentati il rendimento scolastico e quello sportivo, e sono cambiate le risposte nei questionari alla domanda: cosa vorrei essere da grande? Oltre alle varie professioni, si sono anche aggiunti: «Voglio sposarmi» e «Voglio avere molti bambini». Cioè: voglio vivere, voglio essere vivo, voglio amare, voglio costruire, voglio vedere i miei figli crescere, voglio morire circondato dai miei figli e dai miei nipoti, che si ameranno e mi ameranno, non dentro le lamiere del motorino, spiaccicato sull’asfalto.
Ogni tanto il bambino ha diritto al dolce, ma non può viverci immerso e non può decidere che la sua alimentazione sia fatta solo di quello. Allo stesso modo, ogni tanto è giusto che il bambino abbia informazioni sulla sessualità, ma è sbagliato che ci sia immerso dentro…
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Succede nelle scuole dei nostri figli Luca Scalise
Offriamo ai nostri Lettori una triste carrellata di diverse attività svolte nelle scuole italiane, e non solo, che vengono spacciate come progetti di educazione sessuale o all’affettività. I nostri Lettori sanno che Pro Vita & Famiglia tiene costantemente aggiornato un dossier dove sono riportate le denunce che ci giungono da genitori e insegnanti che si devono confrontare con progetti (dis)educativi, che minano la serena e naturale formazione psicofisica dei discenti nel campo della sessualità. Riportiamo in questo articolo un po’ di esempi: invitiamo tutti a vigilare e non esitare a contattarci e a segnalarne di nuovi. È anche possibile farlo chiamando il numero verde che abbiamo istituito un paio di mesi fa: 800 94 24 83. Ai casi che potete leggere qui vanno aggiunte le lezioni specifiche di omosessualismo, durante le quali si insegna che avere rapporti con maschi o femmine è la stessa cosa, e quelle di transgenderismo, in cui si insegna che si può essere maschio o femmina a secondo di come ci si sente. Il collegamento con una malsana “educazione” sessuale è evidente.
Per segnalare progetti scolastici volti alla sessualizzazione precoce dei bambini e dei ragazzi, potete telefonare al
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Per quanto riguarda la realtà italiana, in molte circostanze le denunce non arrivano o arrivano anonime, perché i genitori non vogliono fare il nome della scuola interessata per paura di vedere i propri figli discriminati ingiustamente da insegnanti e dirigenti scolastici, oppure per paura di essere essi stessi emarginati e messi all’indice da altri genitori più “moderni”, al passo con i tempi e con il pensiero unico dominante; perciò il nostro dossier non ha la pretesa di essere esaustivo. Ricordate comunque che il ministro Bussetti emanò una circolare ancora vigente - che sancisce il diritto dei genitori al consenso informato su tutte le attività che hanno per oggetto l’educazione sessuale e all’affettività e decreta altresì il diritto dei genitori a chiedere che i propri figlioli siano esentati dalla frequenza di lezioni non conformi ai principi e ai criteri educativi vigenti in famiglia. Anche il modello di lettera per il consenso informato da far protocollare presso la segreteria della scuola è reperibile sul nostro portale web. Per quanto riguarda ciò che accade all’estero, dove sono “più avanti” di noi, ci sarebbero un’infinità di esempi da riportare. Ci limitiamo ad accennare qualcosa: su internet è possibile, purtroppo, trovare storie e immagini talora agghiaccianti. Il dossier viene costantemente aggiornato: potete visionarlo sul nostro portale www.provitaefamiglia.it.
Se a livello culturale l’erotizzazione della società e soprattutto della gioventù è un frutto del Sessantotto, negli ultimi tempi c’è stato un documento, dell’ottobre 2013, che ha sancito in modo aperto come una necessità educativa la
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sessualizzazione precoce degli alunni di tutte le scuole di ogni ordine e grado. Si tratta dei tristemente noti Standard per l’Educazione Sessuale in Europa, dell’Organizzazione Mondiale della Sanità che, per esempio, indicano come direttive per l’educazione sessuale dei bambini da 0 a 4 anni di informare questi piccoli «sul piacere nel toccare il proprio corpo, e sulla masturbazione infantile precoce». E raccomandano alle autorità scolastiche di procedere a questo tipo di “educazione” scavalcando e annichilendo le famiglie che sono troppo passatiste e conservatrici su certe questioni. Uno dei primi casi che fece clamore e - grazie a noi - arrivò sino al Parlamento (dove fu vietata la lettura pubblica del brano che riportiamo, per motivi di decoro!), fu presso il liceo classico Giulio Cesare di Roma, nel gennaio 2014. Non si trattò di una lezione di “educazione sessuale”, ma di… letteratura italiana. A minori di 16 anni alcuni insegnanti hanno chiesto di leggere e poi di svolgere un tema sul romanzo Sei come sei di Melania Mazzucco. Il romanzo contiene descrizioni dettagliate di masturbazione e di rapporti orali: «Si inginocchiò… e poi, con un guizzo fulmineo… ficcò la testa fra le gambe di Mariani e si infilò l’uccello in bocca. Aveva un odore penetrante di urina, e un sapore dolce… Mariani lo lasciò fare. Giose lo inghiottì fino all’ultima goccia e sentì il suo sapore in gola per giorni. Il fatto si ripeté altre due volte, innalzandolo a livelli di beatitudine inaudita». Scene esplicite di masturbazione sono presenti anche nel film Le migliori cose del mondo di Laìs Bodanzky, proposto alla visione di ragazzi di terza media all’Istituto Comprensivo Coletti di Treviso, nel gennaio del 2014, nell’ambito del progetto di Educazione all’affettività. Un altro caso finito in Parlamento è stato quello del Gioco del Rispetto. In 45 classi di scuole dell’infanzia del Friuli Venezia Giulia, nel marzo 2015, bambini e bambine fra i 3 e i 6 anni sono stati invitati a giocare «scambiandosi i vestiti laddove è possibile» e ai bambini
di 5-6 anni è stato proposto il gioco del dottore, dove «i bambini/e possono esplorare i corpi dei loro compagni/e (…) ovviamente i bambini/e possono riconoscere che ci sono delle differenze fisiche che li caratterizzano, in particolare nell’area genitale». Per questo bisogna «nominare senza timore i genitali maschili e femminili». Il progetto Viva l’amore, proposto sempre nel marzo del 2015 a ragazzi di terza media della scuola “Italo Calvino” di Piacenza, contiene istruzioni dettagliate, con tanto di illustrazioni, sull’uso dei contraccettivi e sezioni dedicate alla masturbazione. Lo stesso progetto è stato proposto anche agli studenti di terza media dell’Istituto Comprensivo “Salvo D’Acquisto” di
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Pisa, rivolto ai ragazzi delle scuole superiori (dai 14 anni in su) nel gennaio 2017, erano presenti scene di necrofilia e riferimenti al sesso violento. Facevano la quinta elementare, invece, i bambini a cui, nella scuola Sant’Agnese di Modena, nel giugno del 2017, fu fatto leggere, in una lezione di educazione sessuale, un testo contenente disegni espliciti e frasi come le seguenti: «Allora il pene dell’uomo diventa grande e duro e la vagina della donna si inumidisce: per tutti e due è molto bello quando la donna fa penetrare il pene rigido dell’uomo nella sua vagina. I due lo fanno muovere avanti e indietro nella vagina e provano un piacere intenso. Sussurrano, ridono felici: sono i rumori che forse qualche volta hai sentito provenire dalla camera di mamma e papà». Masturbazione e sesso orale erano anche fra gli argomenti trattati nelle lezioni di educazione sessuale rivolte, nel novembre 2019, a bambini di quarta e quinta elementare dell’Istituto Comprensivo “Alda Merini” di Scanzoro-Sciate (BG).
Gaggio Montano (BO) nell’anno scolastico 20152016, e ancora gira per i Ptof delle nostre scuole. Durante l’evento, aperto a tutti, La Nuda Verità, un incontro in piazza con tre banchetti tematici di educazione alla sessualità, sulla contraccezione e sulle malattie sessualmente trasmissibili, gli organizzatori, sponsorizzati dal Comune, annunciano: «Passando tre banchetti diversi riceverete in omaggio un preservativo». Era il febbraio 2016. Ai partecipanti venivano anche distribuiti volantini, sul cui fronte si rinvia per approfondimenti al sito del Cassero salute dove sono reperibili schede su pratiche sessuali estreme e rischiose. Nello spettacolo teatrale Bent, al teatro Verdi di
Quanto al Regno Unito, il Daily Mail dà notizia di un nuovo corso obbligatorio di educazione sessuale che si sta realizzando in 240 scuole e che insegnerà ai bambini di prima elementare come stimolare i propri genitali. Il programma si chiama All About Me. Per i bambini di 6 e 7 anni c’è un capitolo intitolato Toccarmi in cui si dice che «stuzzicarsi o accarezzarsi» potrebbe essere molto gradevole ed è «molto normale», sebbene alcune persone lo definiscano una cosa «sporca». Invece, «quando una bambina fa il bagno ed è sola, le piace toccarsi tra le gambe: è bello». I genitori non sono autorizzati a chiedere che i loro figli non partecipino a tali lezioni. In America, dove fortunatamente, almeno per ora, la maggior parte delle scuole consente ai genitori di far esonerare i figli da questi programmi di sessualizzazione precoce, è la
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Planned Parenthood e i suoi affiliati a tenere corsi di educazione sessuale in cui si insegna che la promiscuità è normale, non c’è niente di male o di insalubre nell’avere un gran numero di partner sessuali (basta leggere la pagina Tumbler della Planned Parenthood) . Per i giovani sieropositivi, la Planned Parenthood ha prodotto un opuscolo intitolato Healthy, Happy and Hot (Sano, felice e bollente) in cui si spiega che è un loro “diritto umano” non dire al proprio partner sessuale di aver contratto l’Hiv. Anche lì le lezioni di “educazione” sessuale servono a spiegare nei dettagli il sesso orale, anale, etc. come cosa normale ed equivalente ai rapporti pensati dal Creatore (o da madre natura, se volete rimanere in ambito “laico”) per mettere al mondo dei figlioli. Vedremo dopo questo articolo la testimonianza di una ex dipendente del più grande abortificio d’America, che spiega come sono pensati i programmi di educazione sessuale per i preadolescenti. Marco Pasciuti sul Fatto Quotidiano già qualche tempo fa lodava la Danimarca dove si fa educazione sessuale a scuola dal 1970, e dal 1991 anche nella scuola primaria. Le scuole possono invitare prostitute, omosessuali e persone legate alla tematica delle malattie
Il modello di lettera per il consenso informato da far protocollare presso la segreteria della scuola è reperibile sul nostro portale web. sessualmente trasmissibili a parlare delle loro esperienze. I genitori non possono chiedere che i figli siano esentati. In Olanda, si comincia a 4 anni: sono previste 50 ore di lezione sui temi più disparati: conoscenza del corpo umano, nudità, differenze tra uomo e donna. Tra i 10 e i 12 anni si parla dei cambiamenti durante la pubertà e di contraccezione. In Germania, i genitori che si oppongono all’“educazione” sessuale a scuola sono stati condannati prima dalla Corte Costituzionale e poi dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo: non si possono allontanare gli alunni da scuola per motivi religiosi (i genitori in questione erano di fede battista) e la scuola deve tutelare i “diritti sessuali e riproduttivi” dei ragazzini.
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Ecco quello che insegnavo ai vostri figli Monica Cline
Un articolo pubblicato sul Washington Examiner del 5 settembre 2019 si intitolava: I was a sex educator trained by Planned Parenthood; here is what I taught your kids (Ero un’insegnante di educazione sessuale formata dalla Planned Parenthood: ecco cosa insegnavo ai vostri figli). È la testimonianza di Monica Cline. La traduzione, in sintesi, con adattamenti, a cura della Redazione, non è stata rivista dall’autrice. Come ex responsabile della formazione e insegnante di educazione sessuale per dieci anni, ho avuto modo di conoscere bene il mondo di Planned Parenthood. Planned Parenthood promuove una rivoluzione sociale utilizzando l’educazione sessuale per avviare i giovanissimi verso la promiscuità e l’aborto. È un piano aziendale perfetto per fidelizzare il cliente per tutta la vita ed è supportato da programmi governativi come quelli per la pianificazione familiare e per la prevenzione dell’Hiv. Gli adolescenti e i giovani adulti insieme rappresentano solo il 27% della popolazione degli Stati Uniti, ma ogni anno rappresentano il 50% delle nuove infezioni di malattie sessualmente trasmissibili del Paese. Mi hanno insegnato a presumere che gli adolescenti facciano qualsiasi cosa quando si tratta di sesso e che quello che non hanno fatto, lo faranno senz’altro. L’istruttore mi ha mostrato diversi casi di ragazzine, anche di dieci anni, che si rivolgevano alla Planned Parenthood per curare lesioni intime e rimuovere oggetti estranei incastrati nei genitali. Quindi ero convinta di dover fare qualcosa per prevenire queste cose. «Come insegno a queste ragazzine a non fare sesso?», ho chiesto ingenuamente al mio istruttore. «No, cara, non dobbiamo insegnare loro a non fare sesso -
Monica Cline ha partecipato a una conferenza sulla tratta di esseri umani nel 2009. Quando è tornata nella clinica in Texas dove lavorava, ha inteso spiegare ai dipendenti quali erano i segnali per individuare tra le donne che incontravano quelle vittime di abuso: allora è stata licenziata.
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mi ha risposto - dobbiamo insegnare loro a farlo in modo più sicuro». Mi hanno insegnato, quindi, a infrangere le naturali inibizioni dei bambini (preadolescenti) per prepararli alle lezioni di educazione sessuale. L’educatore chiede loro di gridare ad alta voce o di andare alla lavagna e scrivere tutti i termini gergali che conoscono per indicare le parti intime o i rapporti sessuali. All’inizio i ragazzini sono un po’ nervosi, ma quando notano che l’educatore li sta incoraggiando, partecipano pienamente. Anche i più tranquilli del gruppo si adeguano. Alla fine di questa attività hanno tutti preso confidenza con un discreto numero di atti osceni e iniziano a credere che rientrino in una sana educazione sessuale. I termini sono disumanizzanti in modo da concentrare i loro pensieri sui loro corpi, sui corpi degli altri come cose e sull’atto sessuale. L’intimità sessuale viene banalizzata, non più connessa al matrimonio o all’avere figli, ma alla semplice, volgare ricerca del proprio piacere, a costo di accettare anche di convivere con le malattie sessualmente trasmissibili. Eventuali gravidanze vanno interrotte: i figli sono un impedimento al godimento dei “diritti sessuali”. Dopo che l’attività sessuale è stata ridotta a un’attività ricreativa, si può cominciare a parlare di sesso vaginale, sesso orale, sesso anale e di tutti i fluidi corporei che mettono a rischio di contrarre una malattia sessuale. Tutte le forme di attività erotica sono normalizzate. I genitori sono volutamente esclusi. I genitori possiedono un istinto naturale per proteggere i loro figli e Planned Parenthood lo sa bene e vuole tenerli il più possibile alla larga.
Questo tipo di educazione sessuale non protegge i nostri bambini. Serve solo a incoraggiarli a esplorare tutte le attività sessuali possibili e pone su di loro un peso che non sono in grado di sopportare.
Gli adolescenti e i giovani adulti insieme rappresentano solo il 27% della popolazione degli Stati Uniti, ma ogni anno rappresentano il 50% delle nuove infezioni di malattie sessualmente trasmissibili del Paese.
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L’educazione sessuale serve a prevenire le gravidanze indesiderate? La vulgata insegna che con l’educazione sessuale nelle scuole si prevengono le gravidanze indesiderate, e quindi gli aborti. In questo mondo “sessocentrico” abbiamo completamente dimenticato che cos’è il sesso e a che cosa serve. L’etimologia della parola “sesso” pare sia da ricercare nella radice latina sec- del verbo secare che vuol dire tagliare, separare, in senso più ampio, distinguere (il maschio dalla femmina). Questa diversità, che non è solo degli organi genitali, ma di tutta la struttura fisica, psichica
Francesca Romana Poleggi
e biologica dell’uomo e della donna, è perfetta complementarietà: i due si attirano e provano piacere nell’unirsi (solo il rapporto pene-vagina consente l’orgasmo a tutti e due i soggetti. Tutti gli altri “giochi” possono essere anche divertenti, ma consentono l’orgasmo solo a uno dei due), perché così la specie si perpetua. Senza i rapporti sessuali “normali” ci saremmo estinti da un pezzo.
Questo grafico, riportato da #Truenumbers, indica il tasso di abortività delle adolescenti nei Paesi dove l’educazione sessuale è prassi consolidata da decenni.
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Dice giustamente Silvana De Mari che il sesso tecnicamente è solo questo, cioè quello atto a procreare. Il resto è erotismo. Ma come al solito il significato delle parole si trasforma seguendo l’ideologia, più che la realtà. Oggi, infatti, questa realtà fondamentale è dimenticata e si intende per sesso tutto ciò che consente di avere piacere orgasmico in qualsiasi modo, anche da soli o con metodi e partner estremamente… originali (sarebbe meglio dire “in modo perverso”). Di conseguenza, oggi, l’educazione sessuale dà per scontato che il sesso è un gioco attraverso cui ciascuno trae piacere dall’uso del corpo altrui. Nelle “lezioni” si insegna a usare le varie parti del corpo a scopi puramente erotici (mettendo sullo stesso piano tutti i tipi di rapporti), cercando di evitare le malattie e le gravidanze. Perché ormai la gravidanza - esito naturale cui l’attività sessuale è stata preordinata - è considerata solo un effetto collaterale indesiderato. Alcuni programmi di “educazione” sessuale (per esempio quelli della Planned Parenthood) sottolineano anche la necessità di prevenire ed evitare la violenza. E a tal fine raccomandano la consensualità. Di contro, quando c’è il consenso è lecito fare di tutto e di più. Perciò lo sdoganamento del sadomaso è in progress, perciò i rapporti tra adulti e adolescenti sempre più giovani sono visti in modo sempre più indulgente (basta che ci sia il consenso). Immagino non sia necessario riflettere sul valore che può avere il consenso di una persona poco matura, facilmente influenzabile. A parte questo, l’educazione sessuale di oggi è comunque “educazione genitale” ed educazione alla contraccezione. Dopo questa lunga, ma doverosa, premessa, a qualcuno potrebbe venire in mente di dire che però, con siffatta educazione sessuale, per lo meno si evitano le malattie sessualmente trasmissibili e le gravidanze indesiderate e quindi gli aborti delle minorenni. E invece no. Gli effetti negativi dell’educazione sessuale precoce impartita dalle scuole francesi sono stati evidenziati dallo Smerep, il maggior ente assistenziale e previdenziale per gli studenti francesi, che denuncia da anni l’alta percentuale di studentesse
Ormai la gravidanza - esito naturale cui l’attività sessuale è stata preordinata - è considerata solo un effetto collaterale indesiderato.
In Inghilterra le percentuali di gravidanze e di aborti tra le adolescenti sono diminuite in modo significativo solo nelle aree in cui - per motivi di spending review - sono stati effettuati tagli ai programmi di educazione sessuale nelle scuole.
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parigine che abortiscono almeno una volta. Lo stesso ente segnala anche le conseguenze psicologiche, spesso gravi, che si registrano a carico delle ragazze in questione. Dal Regno Unito, da un rapporto dell’ufficio nazionale di statistica in Inghilterra e Galles, si evince che la percentuale più alta di gravidanze indesiderate che sono state “risolte” con l’aborto è quella che riguarda le donne di età inferiore a 16 anni (61,5%). Una ricerca del professor David Paton dell’Università di Nottingham, per di più, ha rilevato che le percentuali di gravidanze e aborti tra le adolescenti sono diminuite in modo significativo solo nelle aree in cui - per motivi di spending review - erano stati effettuati tagli ai programmi di educazione sessuale nelle scuole. #Truenumbers, una webserie di approfondimento giornalistico, ha studiato le statistiche dei Paesi dove l’educazione sessuale si insegna costantemente e diffusamente da decenni, fin dalle scuole elementari. Ha quindi incrociato i suddetti dati con i numeri relativi alle ragazze sotto i venti anni che ricorrono all’aborto. Il risultato ottenuto è che il tasso di aborti, nei Paesi più spregiudicati nell’insegnare educazione sessuale ai bambini, arriva a essere triplo rispetto all’Italia: in Inghilterra abortisce il 18% delle ragazze under 20, negli USA il 17,6%; in Danimarca il 15%, in Francia il 15,2%; in Olanda il 13,8%; in Finlandia il 12,1%; in Norvegia l’11,4%. In Italia, dove l’educazione sessuale ancora non è divenuta materia curricolare (anche se una certa parte politica ci sta provando con tutte le sue forze), le under 20 che abortiscono sono il 6,3%. Per concludere, sarà bene ricordare anche che siffatte lezioni di “educazione” sessuale non servono alla prevenzione delle malattie sessualmente trasmissibili (che sono in aumento preoccupante in Italia, in Europa e in America), laddove passa il messaggio: «Fate quello che vi pare, ma fatelo col preservativo». Anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità, infatti, ha dovuto ammettere che, nonostante tutti gli sforzi, le precauzioni e la propaganda, il preservativo non basta (consiglia l’assunzione di farmaci antiretrovirali come “pre-profilassi”) per evitare l’Hiv, soprattutto nei rapporti omoerotici. Anche prestigiose riviste mediche, come The Lancet, da tempo hanno riconosciuto che per combattere le malattie sessuali serve anzitutto la castità (Abstinence), in secondo luogo la fedeltà (Be faithful) e solo in ultima istanza il preservativo (Condom): è la strategia ABC che si manifesta efficace. In Africa, del resto, le politiche di distribuzione del condom non hanno ridotto le infezioni, quello che è servito è stata una sana educazione all’affettività, cioè alla castità e alla fedeltà (tra il 1991 e il 2001 l’Uganda è riuscita a ridurre del 10% il numero di persone infette, seguendo un programma basato su fedeltà e castità e senza alcuna distribuzione del condom. Tuttavia, quando le agenzie mediche hanno insistito sul fatto i fondi dovevano essere applicati per la distribuzione di preservativi, il numero di casi è aumentato di nuovo). Ma ve lo immaginate cosa accadrebbe nella maggior parte delle scuole italiane se qualcuno osasse proporre corsi di educazione sessuale fondati su questi valori?
Quando c’è il consenso qualsiasi attività erotica è considerata legittima, anche con minori; anche con violenza.
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La morte cerebrale Per definire una persona morta tutte le parti del cervello, compreso il tronco encefalico, devono essere prive di attività.
Gerardo Cazzato
Benedetto XVI in Spe Salvi afferma testualmente: «Non siamo padroni né della vita, né della morte, […] da una parte non vogliamo morire; soprattutto chi ci ama non vuole che moriamo. Dall’altra, tuttavia, non desideriamo neppure continuare a esistere illimitatamente e anche la terra non è stata creata con questa prospettiva. Allora, che cosa vogliamo veramente? Questo paradosso del nostro stesso atteggiamento suscita una domanda più profonda: che cosa è, in realtà, la vita? E che cosa significa veramente eternità?». Questa breve frase, credo, racchiuda in maniera estremamente sintetica la reale contraddizione della nostra stessa esistenza: sappiamo che la morte è ineluttabile, naturale, necessaria; ma nello stesso tempo non vogliamo morire, la morte ci fa paura, ci annichilisce, ci distrugge.
Più che parlare di “morte cerebrale” sarebbe più corretto parlare di “criteri neurologici” utilizzati per l’accertamento e la determinazione di morte.
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Da giovane medico, prima ancora che da uomo, è innegabile sperimentare il rifiuto per la sofferenza, la fine, la morte, il rifiuto di tutto ciò che non siamo in grado di controllare, dirigere, orientare, risolvere; di fronte alla morte ci può essere il rischio di desiderare l’onnipotenza: fare e disfare l’uomo a proprio uso e consumo. Ma è proprio la morte, quella che san Francesco definiva “sorella”, il muro, il limite che ci deve sempre ricordare che siamo finiti, non siamo onnipotenti, e che il sogno che la tecnica possa tutto è destinato a essere ciò che è: un’utopia. Dovendo concentrarmi sulla questione della “morte cerebrale” non posso non far riferimento, seppur brevemente, al concetto nelle sue reali implicazioni. Più che parlare di “morte cerebrale” sarebbe più corretto parlare di “criteri neurologici” utilizzati per accertamento e determinazione di morte. Nel 1968, all’alba dello sviluppo dei trapianti d’organo, varie commissioni si riunirono ad Harvard per elaborare dei criteri che potessero essere quanto più possibilmente “oggettivi” nel definire il “punto di non ritorno”, quel punto da dove il soggetto non sarebbe più potuto “ritornare”. Molti sono stati i malintesi e le critiche mosse relativamente al possibile “conflitto di interessi” tra determinazione di morte e necessità di reperire organi per trapianti. Non è assolutamente in dubbio, però, che i criteri per definire una persona come “morta” debbano godere di una irrinunciabile quanto mandatoria indipendenza dall’eventuale possibilità di trapianto d’organi. In Italia l’ultima revisione concernente le Norme per accertamento e certificazione di morte risale al Dms dell’11 aprile 2008, nel quale si esplicitano nuove modalità per aumentare la sensibilità e la specificità e l’ accuratezza dell’accertamento di morte: tra questi ricordiamo tecniche neuro-radiologiche, ultrasonografiche, neuro-fisiopatologiche e altre che corroborano l’utilizzo del tracciato elettroencefalografico (Eeg) per 20 minuti. Per definire, dunque, un paziente “morto” è necessario dimostrare che tutte le parti del cervello, compreso il tronco encefalico, siano prive di attività, pertanto non devono essere
presenti attività respiratoria, né movimenti autonomi, e non si devono riscontrare riflessi legati all’attività dei nervi cranici (per esempio riflesso papillare) per almeno 24 ore. Inoltre deve essere esclusa ogni possibile causa “reversibile” per questa condizione (ipotermia, effetti di farmaci, intossicazione da altre sostanze). Queste precisazioni sono di assoluta importanza perché solo una attenta e analitica conoscenza delle basi teoriche possono consentire di misurarci con i più recenti fatti di cronaca degli ultimi mesi o anni. Se la morte cerebrale, come abbiamo più volte ribadito, si identifica con la cessazione irreversibile di tutte le funzioni dell’encefalo, questo ci consente di differenziarla da situazioni similari, ma differenti: stato vegetativo (o quello di minima coscienza), morte corticale, morte del tronco encefalico e altre condizioni. Tutto questo ci consente di definire come eutanasici tutti quegli atti avvenuti negli ultimi tempi e che hanno destato tanto scalpore. Il piccolo Alfie, Charlie e altri piccoli pazienti hanno continuato a respirare in autonomia per parecchio tempo, cosa che contrasta in maniera stringente con la definizione di morte cerebrale e che getta più di un’ombra sulla corretta attuazione dei criteri neurologici discussi in precedenza. Sarebbero molte, forse infinite, le riflessioni che discendono da queste poche righe, ma, su ispirazione di uno dei tanti articoli consultati prima di stendere questo mio primo piccolo contributo a Notizie Pro Vita & Famiglia voglio citare un brevissimo intervento di papa Giovanni Paolo II proprio in merito alla diagnosi e accertamento di morte. Il 29 agosto del 2000 il Santo Padre affermava: «Si può concordare che il recente criterio di accertamento della morte sopramenzionato, cioè la cessazione totale e irreversibile di ogni attività encefalica, se applicato scrupolosamente non appare in contrasto con gli elementi essenziali di una corretta concezione antropologica». «Se applicato scrupolosamente»: il problema sta tutto qua.
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Giornata mondiale delle persone con Sindrome di Down: restiamo umani In italia è arrivato il Nipt, il test che apre le porte all’eugenetica
Giulia Tanel
L’Emilia Romagna fa da apripista nella sperimentazione del Nipt (Non invasive prenatal testing), che porta con sé preoccupanti risvolti di natura eugenetica. Di contro, vi è chi il 21 marzo non mancherà di festeggiare la Giornata Mondiale delle Persone con Sindrome di Down
Anche in Italia arriva il Nipt (Non invasive prenatal testing), un test prenatale innovativo che permette di individuare le anomalie cromosomiche, tra le quali anche la Sindrome di Down, ma anche quella di Edwards e di Patau. A fare da apripista è l’Emilia Romagna: da gennaio di quest’anno, infatti, a Bologna ha preso avvio un progetto pilota della durata prevista di nove mesi, al termine del quale il test sarà esteso a tutta la regione. Nel comunicato stampa diramato a inizio dicembre dalla Giunta di centrosinistra guidata da Stefano Bonaccini il Nipt era presentato come «un test di screening innovativo, non invasivo (un semplice prelievo di sangue) e sicuro per donna e feto. Che consente di prevedere con un alto grado di attendibilità alcune alterazioni dei cromosomi, e cioè le trisomie 21 (sindrome di Down), 18 (sindrome di Edwards) e 13 (sindrome di Patau), già dalla decima settimana di gestazione. Un test con una sensibilità e una specificità che arrivano all’incirca al 100% nell’individuazione del rischio di sindrome di Down e di trisomia 13, e poco inferiori nella trisomia
Il Nipt sarà gratuito per chi ne usufruisce, il che significa che a pagarlo saranno i contribuenti, anche quelli contrari all’aborto
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18. […] Il Nipt riduce sensibilmente il ricorso ad amniocentesi e villocentesi, che presentano dei margini di rischio, anche se minimi, e possono costituire una preoccupazione per la donna. Finora non veniva rimborsato dal Servizio sanitario regionale, e poteva essere eseguito solo ricorrendo a laboratori privati, con un costo medio di 700 euro. Già nella fase pilota sarà offerto in modo completamente gratuito. Si stima che non meno del 70% delle gestanti, a regime, faranno richiesta di effettuare il Nipt, e che gli esami invasivi (villocentesi, amniocentesi) non necessari diminuiranno circa del 50%». Da queste frasi, sembrerebbe che il Nipt non presenti alcun problema. Il che, a livello teorico, potrebbe anche essere vero, nel senso che essere preparati ad affrontare la malattia del/
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della proprio/a bambino/a potrebbe anche costituire un valore aggiunto: le diagnosi precoci dovrebbero servire anzitutto per migliorare le cure. Se non fosse che viviamo in una società in cui, lungi dall’essere a servizio della vita, a farla da padrone è il pensiero eugenetico: ecco quindi che il Nipt altro non è che una nuova strumentazione volta alla soppressione - “grazie” all’aborto, naturalmente - di tutti i bambini portatori di qualche anomalia genetica. Gli esempi in tal senso, nel mondo, non mancano: basta guardare al Regno Unito, dove l’introduzione di questo test ha portato a una diminuzione, in pochi anni, di circa il 30% delle nascite di bambini con sindrome di Down. Il tutto, come già rilevato, sarà gratuito per chi ne usufruisce: il che, tradotto, significa che è a spese dei contribuenti. Di tutti i contribuenti, siano essi favorevoli o meno all’aborto.
Il tema della WSWD del 2020 è «We Decide»: anche le persone affette da sindrome di Down, infatti, hanno diritto alla partecipazione.
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21 marzo: Giornata Mondiale delle persone con Sindrome di Down (WDSD) Eppure, nel mondo, c’è ancora chi crede nella preziosità di ogni singola persona, tanto da dedicare un’intera giornata a festeggiare le persone portatrici della Sindrome di Down. Per questo 2020, la Down Syndrome International (Dsi) ha annunciato che il tema della giornata è: «We Decide» («Noi decidiamo»), su ispirazione alla Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità (CRPD), la quale sostiene la partecipazione efficace e significativa un diritto umano fondamentale.
WDSD che si terranno a New York e a Ginevra, realizzando un video e condividendolo, indossando materiale con il marchio WDSD oppure dei calzini spaiati (si veda la foto qui di lato) o, ancora, interagendo sui social mostrando il valore della vita, di ogni vita. Nella speranza che questo spirito travalichi il limitato confine delle 24 ore di cui è costituita la giornata del 21 marzo e diventi sempre più un patrimonio condiviso: contro la morte, verso il futuro.
Scrive la Dsi: «La realtà oggi è che gli atteggiamenti negativi sono prevalenti, le basse aspettative, la discriminazione e l’esclusione assicurano che le persone con sindrome di Down siano lasciate indietro e non abbiano l’opportunità di partecipare pienamente al processo decisionale su questioni a loro relative o che influenzano la loro vita a tutti i livelli. Ciò si verifica nella società, ma anche all’interno della comunità della disabilità e della comunità della sindrome di Down. Alla base di questa discriminazione ed esclusione c’è la mancanza di comprensione delle sfide che gli individui affrontano durante la loro vita e l’incapacità di supportarli con le opportunità e gli strumenti necessari per farli partecipare in modo significativo». Di fronte a questo ognuno può fare qualcosa, nel suo piccolo: informandosi, partecipando a un evento WDSD o seguendo online le conferenze
Ognuno può fare la propria parte per combattere il pensiero eugenetico e sostenere il valore della vita. Di ogni vita!
Con l’hotel Pineta, in Trentino-Alto Adige, ci associamo all’iniziativa presa quest’anno dalla Dsi: «Quest’anno al Pineta la Primavera inizia in un modo speciale: il 21 marzo 2020 non sarà solo il primo giorno di primavera, ma soprattutto festeggeremo la Giornata Mondiale delle Persone con Sindrome di Down #WDSD2020 (World Down Syndrome Day). Invitiamo tutti, proprio tutti, a indossare calzini e scarpe spaiate: perché siamo tutti diversi ma uguali…». La Pineta ha anche organizzato una lotteria il cui ricavato sarà devoluto all’Aipd, l’Associazione Italiana Persone Down.
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Accoglienza per le maternità difficili Toni Brandi
Intervista al professor Giuseppe Noia, presidente della fondazione Il Cuore in una Goccia Onlus, direttore dell’Hospice Perinatale - Centro Cure Palliative Prenatali Santa Madre Teresa di Calcutta - Fondazione Policlinico Universitario “A. Gemelli” I.R.C.C.S. di Roma.
Professor Noia, la fondazione Il Cuore in una Goccia Onlus, di cui lei è presidente, sta lavorando alla creazione di una Rete di Sportelli di Accoglienza per le Maternità Difficili: da dove nasce questa idea e che cos’è uno Sportello di Accoglienza? «L’idea di creare una Rete di Sportelli di Accoglienza deriva sostanzialmente dall’aver colto, come Fondazione, un segnale di richiesta di aiuto proveniente da mamme e famiglie che, dopo aver ricevuto una diagnosi prenatale patologica, si trovano catapultati in una condizione di smarrimento (A chi mi rivolgo? Quale specialista devo consultare? Quali strutture mediche si occupano della patologia di mio figlio? Ci sono strutture nella mia zona?) e di fronte a un vuoto che può essere sia di tipo medico-assistenziale, sia umano (abbandono terapeutico, mancanza di accoglienza e comprensione da parte di medici, familiari e altre figure, mancanza di
Il professor Giuseppe Noia
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supporti psicologici e così via). Una risposta esaustiva a questo tipo di situazioni si può avere rivolgendosi a un Hospice perinatale che, almeno nell’accezione portata avanti dalla nostra Fondazione, svolge un servizio, in primis, di assistenza medica per condizioni fetali anche molto complesse, ma anche di supporto umano e spirituale; parliamo di accompagnamento del bambino e della famiglia nelle ipotesi di patologie incompatibili con la vita extrauterina, di cure palliative, ma anche di terapie fetali, di sostegno psicologico e, con l’aiuto di realtà come Il Cuore in una Goccia, anche assistenza affettiva e umana. Purtroppo, però, quello che siamo soliti identificare come il modello assistenziale e relazionale dell’hospice perinatale, non è nel nostro Paese molto diffuso. La realtà è che la patologia prenatale spaventa non solo le famiglie, ma anche le
Lo sportello di accoglienza offre informazioni scientificamente rigorose, consulenza e sostegno psicologico e umano alle madri e alle coppie che hanno ricevuto una diagnosi prenatale patologica.
istituzioni e i medici e, in più, il principio della difesa della vita nascente non è, purtroppo, ai giorni nostri, un valore universalmente condiviso. È per questo che il primo progetto nato con Il Cuore in una Goccia è stato proprio il Progetto Hospice, che punta alla diffusione degli hospice perinatali su tutto il territorio nazionale, e anche oltre. C’è da dire, però, che i tempi per la realizzazione degli hospice perinatali non sono brevi. Inoltre, l’istituzione di un hospice presuppone alcuni requisiti di base (punto nascita, un team medico, etc.). Non bisogna poi dimenticare che la disponibilità da parte di strutture ospedaliere ad avviare un’unità qualificabile come hospice perinatale è spessissimo subordinata a un lavoro propedeutico di tipo culturale, di conoscenza e di informazione. È una proposta, quella dell’hospice, che non sempre trova accoglienza.
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Ecco che allora abbiamo deciso di ovviare al problema dei tempi, che ci impedirebbe di dare risposte immediate ai bisogni attuali delle famiglie, muovendoci su due fronti: da un lato continuiamo a proporre la cultura dell’hospice perinatale in diversi centri ospedalieri, cercando anche di incentivarla con ogni mezzo a nostra disposizione (accordi di collaborazione, supporti di vario tipo, forniture tecniche, come con il Progetto Welcome to Life) e dall’altro abbiamo avviato la creazione di una Rete di Sportelli di Accoglienza per le Maternità Difficili. Uno Sportello di Accoglienza rappresenta l’anello di congiunzione tra il territorio, la Fondazione e l’hospice perinatale. Un punto di riferimento che, attraverso la conoscenza del territorio e il contatto diretto con le persone, potenzia l’attività di aiuto alle famiglie svolta da Il Cuore in una Goccia, attribuendole connotati di tempestività e capillarità e al contempo,
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favorisce la diffusione delle informazioni e dei valori orientati alla tutela della vita nascente. L’obiettivo è di non lasciare nella solitudine quelle famiglie che si trovano dinanzi a una diagnosi prenatale di patologia, aiutandole, attraverso un programma di “medicina condivisa”, ad affrontare, con scientificità e umanità, tutte le delicate fasi della gravidanza e del parto». Nel concreto, cosa fa uno sportello? «Il lavoro dello sportello è fortemente incentrato sul concetto di “accoglienza”, inteso in termini estremamente ampi, che assume le sembianze di un abbraccio umano e amorevole; una dimensione, quella umana e affettiva, spesso mancante nelle consulenze mediche relative a gravidanze patologiche, e fortemente reclamata dalle famiglie. Si può riassumere
Il senso della vita nella “terminalità”: curare e “prendersi cura” delle fragilità prenatali è il titolo di un articolo di fondo del prof. Noia che vi commuoverà. Potrete leggerlo sul sito www.ilcuoreinunagoccia.com
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l’attività di uno sportello in cinque punti: Accoglienza della coppia o della madre con diagnosi prenatale infausta o altri tipi di problematiche; Informazione medico-scientifica, specifica e puntuale (scientificamente rigorosa) sulla patologia, finalizzata a ridurre l’amplificazione del rischio, l’ansia e il rifiuto della malattia e del bambino; Proposta alternativa all’aborto (secondo quanto indicato dalla legge 194/78): accoglienza del bambino, cure prenatali, terapie, palliazione, accompagnamento, sulla base del modello dell’hospice perinatale; Sostegno affettivo e/o psicologico alla famiglia lungo il percorso pre e post-natale; Attività culturali, formative e divulgative. Va precisato che lo sportello non eroga prestazioni sanitarie ma svolge esclusivamente attività di accoglienza, informazione e, per l’eventuale assistenza medica, di indirizzamento verso strutture mediche specializzate e/o medici professionisti. Il servizio informativo offerto dallo sportello ha esclusivamente carattere consultivo e di indirizzo, nel totale rispetto delle libertà individuali».
delle persone che vogliono dedicarsi a uno sportello. Questi aspetti, nel momento in cui riceviamo una richiesta per l’avvio di uno sportello o facciamo noi una proposta in tal senso, vengono attentamente vagliati dalla Fondazione. Naturalmente i referenti di sportello vengono poi chiamati a partecipare alla vita della fondazione e, in particolare, alle attività formative. Attualmente abbiamo 14 sportelli dislocati sul territorio nazionale e altri sono in fase di studio e valutazione. Visitando il sito della Fondazione, www.ilcuoreinunagoccia.com, si può accedere all’elenco completo con tutte le info utili. Concludo sottolineando come il ruolo dello sportello sia fondamentale per intercettare le richieste di aiuto provenienti da zone del Paese sprovviste di centri di assistenza e di altri riferimenti, andando a svolgere, in tal modo, e pur nella sua semplicità, un servizio di grande utilità sociale».
Come si fa ad aprire uno sportello e a che punto siete con la creazione della rete? «Lo sportello, per come è stato da noi configurato e per la tipologia di servizio che offre, non richiede grossi requisiti. Solitamente un referente medico, che può essere anche un medico generico, e una famiglia o un singolo, appartenenti alla Fondazione, con disposizione all’ascolto, alla condivisione e all’empatia. I luoghi di apertura possono essere diversi: una struttura sanitaria pubblica o privata, uno studio medico, un consultorio, una parrocchia, etc. Quello che risulta assolutamente indispensabile sono: la condivisione della mission, e dunque dei valori inerenti la difesa della vita nascente, e le caratteristiche professionali e umane
Il progetto Welcome to Life si affianca e completa, attraverso la strutturazione tecnica e strumentale, il più generale Progetto Hospice, fornendo attrezzature specialistiche per l’allestimento di comfort care, hospice perinatali, terapie intensive neonatali, ambienti protetti in cui le famiglie possono accudire il loro bambino negli ultimi istanti di vita.
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In cineteca
Segnaliamo in questa pagina film che trasmettono almeno in parte messaggi valoriali positivi e stimolano il senso critico rispetto ai disvalori che vanno di moda. Questo non implica l’approvazione o la promozione globale da parte di Pro Vita & Famiglia di tutti i film recensiti.
Il professore e il pazzo Titolo: The Professor and the Madman Produzione: Irlanda, 2019 Regia: JP. B. Shemran Durata: 125 min. Genere: Drammatico, biografico
Tratto dal libro del 1998 L’assassino più colto del mondo (The Surgeon of Crowthorne: A Tale of Murder, Madness and the Love of Words), scritto da Simon Winchester, narra le vicende di Sir James Murray (Mel Gibson), che nel 1879 inizia a lavorare alla prima edizione dell’Oxford English Dictionary con l’aiuto di un ex ufficiale medico dell’esercito nordista ricoverato in un manicomio, William Chester Minor (Sean Penn). Protagoniste indiscusse del film sono senz’altro le parole, e l’amore e la cura che ciascuno dovrebbe avere per la lingua che contiene il bagaglio culturale, umano, e spirituale della società. Co-protagonista con uguale dignità è la singolare amicizia che nasce e si sviluppa a poco a poco tra il professore e il pazzo, descritta con capacità introspettive commoventi, senza cade-
re minimamente nella banalità e nella retorica. E poi si sviluppano il tema della sacralità della vita, della cura e della dignità di ogni essere umano nonostante la disabilità, il tema del perdono, dell’amore, della famiglia, la dedizione e la passione per il lavoro come valore aggiunto per sé e per tutta la collettività... il tutto nello spaccato di una società e di una cultura ottocentesca con i suoi limiti e le sue ombre. La narrazione è affatto pesante: non si tratta certamente di un film d’azione, ma non ci si annoia neanche un istante, grazie anche ai due protagonisti che recitano forse al di sopra delle alte aspettative che lo spettatore già ha, considerando i loro nomi. Questo film è un vero capolavoro: delicato, profondo, umano e colto, merita di essere visto - e rivisto - da tutti.
marzo 2020
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In biblioteca Io, guarirò. Sei storie di vita, oltre l’abuso e il male Fortunato Di Noto Edizioni Sant’Antonio
Organizzati e felici.
Come affrontare in famiglia le principali sfide educative dei figli, dai primi anni all'adolescenza Daniele Novara Edizioni BUR
Il libro riporta sei storie di vita che sono state rese pubbliche per la prima volta dal portale cattolico online Aleteia con l’intento di fornire un contributo positivo per la riflessione e il superamento del silenzio e dell’omertà, nella Chiesa e nella società. Una condivisione difficile sia per i protagonisti, sia per chi ha scelto di leggere queste testimonianze. «È come», scrive don Di Noto, «se avessimo raccolto il grido dal legno della croce che si prolunga nel cammino, verso la morte e il sepolcro, ma in attesa della risurrezione e dell’apertura delle pietre rotolate, per fare entrare la luce, per risorgere a vita nuova. […] Una speranza oltre il cielo. Nell’amore di Dio e in una comunità amorevole, protettiva che non lascia nessuno da solo».
I genitori di oggi sono fragili, spesso incapaci di gestire i propri figli e in balia di informazioni discordanti tra loro. Il pedagogista Daniele Novara offre quindi, in questo volume, «un sistema organico di informazioni educative, età per età (dalla nascita fino alla tarda adolescenza) […]. Una guida completa passo a passo verso una nuova organizzazione educativa, che spiega con concretezza come liberarsi da false notizie e falsi miti, adottare la giusta distanza e sintonizzarsi sull’età dei figli, per fare “ogni cosa a suo tempo”, senza perfezionismi ma con sufficiente sicurezza, puntando sul gioco di squadra tra i genitori e le diverse figure educative che si occupano dei ragazzi. Perché a essere genitori positivi e ben organizzati non si sbaglia mai».
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Diretto da Maurizio Belpietro