maggio 2021
Mengele è vivo e politicamente corretto Francesca Romana Poleggi
Il delirio di onnipotenza dell’uomo non incontra limiti, e quindi ecco che si intende spostare in là il termine di coltivazione degli embrioni umani in vitro. Sul Journal of Medical Ethics è apparso un articolo di Sophia Mc Cully, del King’s College di Londra, intitolato The time has come to extend the 14-day limit, nel quale si spiega perché è giunto il momento di estendere a 28 giorni il limite di coltura degli embrioni umani in vitro, e ampliare quindi la possibilità di farli oggetto di esperimenti. Fa notare l’avvocato e bioeticista Wesley Smith, sul suo blog Human Exceptionalism, che quando hanno cominciato a fare esperimenti sugli embrioni e sulle cellule staminali embrionali dicevano che avrebbero limitato le ricerche al massimo per 14 giorni dopo la fecondazione dell’ovulo in vitro. Dicevano - mentendo e sapendo di mentire - che l’embrione così giovane era solo un ammasso di cellule indifferenziate: dopo il 14° giorno, invece, le cellule cominciano a differenziarsi e quindi la sperimentazione si sarebbe fermata. Smith osserva che in realtà accettarono di vietare solo ciò che non potevano ancora - fare. Ora le tecniche di coltura hanno fatto progressi ed è quindi giunto il momento di spostare il limite fino a 28 giorni, rimangiandosi tutte le assicurazioni date in passato. Il che non è difficile per i maestri del relativismo.
Josef Mengele (1911-1979), noto anche come “l’Angelo della Morte”, era un ufficiale e medico delle SS che faceva esperimenti scientifici sui prigionieri.
IL RAPPORTO WARNOCK Nel 1984 la commissione inglese Human Fertilisation and Embryology pubblicò il rapporto Warnock, dal nome della sua presidente Mary Warnock (1924 -2019), una pedagogista e filosofa. Esso sosteneva che prima del 14° giorno dalla fecondazione l’embrione non può essere considerato un individuo biologico, perché solo al 14° giorno si evidenzia la comparsa della “linea primitiva” (che indica
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