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INTERVISTA/TH GROUP
L’AD GIULIANO GAIBA ANTICIPA LE LINEE DEL NUOVO PIANO INDUSTRIALE. SI PUNTA AL RADDOPPIO ALBERGHIERO E A UN FATTURATO DI 400 MILIONI DI EURO. INTERNAZIONALIZZAZIONE LE PAROLE-CHIAVE.
PENSIERO GLOBALE
di Giambattista Marchetto
Hotelturist preme sull’acceleratore. Dopo l’ingresso di Cassa Depositi e Prestiti – che con 20,4 milioni di euro in aumento di capitale ha il 46% attraverso la controllata Cdp Equity – il gruppo lancia un piano di sviluppo ambizioso per consolidare la leadership nel leisure in Italia. Il ‘colosso’ turistico - che attraverso Th Travel &Hospitality Group opera sul mercato con i marchi Th Resorts, Markando, il neonato tour operator generalista Baobab e Touring Club Italiano - ha obiettivi importanti che il nuovo amministratore delegato Giuliano Gaiba anticipa a Pambianco Hotellerie. Attraverso la riorganizzazione del gruppo, il raddoppio della catena alberghiera (da 32 a 62 hotel), il lancio di Baobab e la creazione della catena alberghiera estera, si punta a un fatturato di 400 milioni di euro entro 5 anni.
Come avete assorbito l’impatto del Covid e qual è il polso del gruppo oggi?
A cavallo tra 2019 e 2020 si stava delineando una stagione importante, oltre i budget. Poi è arrivato il momento drammatico che ha portato al blocco per noi come per tutto il mercato. Nel 2020 abbiamo perso il 70% di fatturato rispetto al 2019. Nel periodo invernale abbiamo chiuso, ma per tutelare il personale, vera risorsa storica della nostra
Dall’alto, il Th Sestriere nel villaggio olimpico della cittadina piemontese e una veduta invernale del Th Marilleva in Trentino
azienda. Con l’estate 2020 abbiamo comunque aperto tutti i 30 hotel del gruppo, con un forte impatto economico. L’estate 2021 è stata invece una sorpresa: anche se la stagione è stata più corta, abbiamo fatto volumi importanti (quasi come nel 2019) e questo ci ha confortato. In conclusione, ottimo fatturato ma redditività compromessa. Ora la stagione invernale si profila positiva, c’è molta voglia di montagna e crescono le prenotazioni”.
Quindi, salvo imprevisti, vede rosa?
Sì, vedo una grande ripartenza generale dell’economia turistica e una grande voglia di ricominciare.
Quanto impatta l’aumento dei costi di energia, personale, gestione sicurezza?
Le pratiche legate al Covid abbiamo imparato ad affrontarle già lo scorso anno, dalla sicurezza alla sanificazione. Gli aumenti del costo delle materie prime sono in gran parte speculativi, mentre è difficile trovare personale qualificato, ma noi abbiamo meno difficoltà di altri potendo contare su risorse fidelizzate. La nostra politica non è quella di aumentare i prezzi, ma ottimizzare la gestione e fare leva sulla dimensione e sulla forza del gruppo per mantenere prezzi accessibili. Certo, l’inflazione si fa sentire.
Quali sono i prossimi passi nello sviluppo del gruppo?
Entro dicembre porteremo in cda il nuovo, ambizioso piano industriale, che vuole cambiare il posizionamento di Th, già leader nel comparto leisure come catena alberghiera e leader assoluto sulla montagna (26% del mercato). L’obiettivo è diventare player globale, leader nel turismo a 360 gradi su scala internazionale. Il cambio di nome non è solo una questione di forma. Th Group sta per Travel &Hospitality Group, unisce tutto ciò che è tour operator all’hotellerie, che è in Th Resorts. È prevista una crescita della catena alberghiera all’estero e con la rete dei tour operator faremo scouting per trovare opportunità in gestione diretta, nuove strutture da proporre al turista italiano per vivere l’esperienza degli hotel Th anche in altri Paesi.
Come si articola il piano nei segmenti specifici?
Per la catena alberghiera, composta da 32 hotel, l’obiettivo è raddoppiare i circa 100 milioni di fatturato (pre-Covid) e avere una posizione di leadership assoluta nel leisure con l’acquisizione di nuove strutture. Oggi presidiamo il mare, la montagna e le città d’arte. Il business è un segmento che non ci interessa. Vogliamo aumentare la presenza sul mare, soprattutto in Puglia e nelle isole. Per la montagna vogliamo conquistare nuove posizioni in Val di Fassa e Val Gardena. La crescita può avvenire per via endogena o per linee esterne, dato che abbiamo avuto contatti con altre catene con cui creare eventuali sinergie. Puntiamo sullo sviluppo di Baobab, che andrà a presidiare nel corto raggio Grecia e Spagna, nel medio Egitto e Canarie e nel lungo raggio
Caraibi, Africa e Maldive. Proporremo in esclusiva per l’Italia circa 400 hotel da noi gestiti. Abbiamo anche il tour operator tailormade Markando, che vivrà una importante implementazione per giocare un ruolo di primo piano non appena si riapriranno i mercati mondiali.
Avete posto un focus sul tema della sostenibilità?
È parte della visione aziendale del domani. È una missione concreta e abbiamo investito in piena pandemia: saremo la prima catena alberghiera europea a essere certificata Si Rating, sistema che misura la sostenibilità valutando gli impatti ambientali, sociali e di governance nel comparto turismo. Il percorso si compirà entro 18 mesi per tutte le 32 strutture in Italia.
Dove si gioca la partita cruciale per il rilancio dell’hotellerie?
Innanzitutto sulla dimensione. Oggi il mercato dell’hotellerie è affetto da nanismo, con 33mila strutture e circa altrettanti imprenditori. Il nuovo progetto di Th nasce anche per aiutare a creare un sistema di mercato in Italia che sia competitivo in Europa e sappia ‘difendersi’ dalle multinazionali. Il lavoro è il secondo punto, perché non esiste un percorso professionale definito. Per questo abbiamo creato a Venezia la Scuola Italiana di Ospitalità, in collaborazione con Università Ca’ Foscari e Cassa Depositi e Prestiti. Sarà il primo corso di laurea professionalizzante dedicato all’hospitality. Abbiamo l’adesione al progetto di 17 catene alberghiere e già 180 iscrizioni, 60 delle quali dall’estero. Non si può inoltre prescindere dalla digitalizzazione. Th sta facendo investimenti consistenti, con la creazione di un comparto r&d per analisi e servizi aggiuntivi ai clienti, che già hanno a disposizione app dedicate alle loro vacanze.
Questo influenza il rapporto con il mondo Ota?
Esatto. Affidarsi solo alle vendite delle Ota per le strutture alberghiere significa diventare succubi di politiche commerciali che limitano l’autonomia. Stiamo lanciando strumenti di supporto, come revenue management o Crm, anche per realtà extra-Th che non possono permettersi di investire da sole.
Nel digitale puntate al 4.0?
Abbiamo progetti su intelligenza artificiale, realtà aumentata e realtà virtuale che vorremmo lanciare all’interno delle nostre agenzie di viaggio per far immergere da subito i clienti nel mondo Th. Siamo in fase di test e speriamo di implementare queste soluzioni a breve.
Come valorizzate l’esperienza legata ai territori?
Vogliamo differenziarci dalla concorrenza proprio mettendo sul campo i concetti di esperienza e territorio, dando una forte connotazione alle nostre proposte, coinvolgendo produttori ed eccellenze locali. Il brand Touring Club Italiano è sinonimo di territorio e contiamo di proporre una nuova formula-villaggio basata anche su esperienza e territorio.
In alto, veduta del Th San Teodoro e qui sopra la spiaggia del Th Chia, entrambi in Sardegna