Aprile 2022

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Il valore dell’esperienza | APRILE 2022 | Anno XLIV - n.4 - € 2,50 I.P.

UCRAINA

Ritorno al passato La Russia di Putin riporta il conflitto in Europa INCHIESTA L’adolescenza e le difficoltà di essere ragazzi oggi Una fase delicata, complicata dal difficile periodo storico

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SOCIETÀ Il Governo stanzia 10 milioni di euro per il “Bonus psicologo” La misura servirà a fronteggiare il crescente disagio mentale

AMBIENTE Con una riforma storica, la nostra Costituzione diventa più “verde” Maggiore tutela per l’ambiente e per gli animali: adesso è legge

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50&Più il valore dell’esperienza

Sommario

Mensile di attualità e cultura di 50&Più Sistema Associativo e di Servizi

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Anno XLIV - n. 4 - aprile 2022

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TORNANO I CORTI DI LUNGA VITA

Carlo Sangalli

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Anna Maria Melloni

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Dario De Felicis

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Contro il disagio interiore da Covid-19

Annarita D’Agostino

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Il conflitto ucraino, tra cause e cronaca

L. Guzzo e I. Romano

24

Anna Costalunga

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Tecnologia e dintorni

Valerio Maria Urru

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Fisco

Alessandra De Feo

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Luca Giustinelli

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Tempi duri, uomini (speriamo) forti Il tempo dell’accoglienza e della solidarietà

di V. Rubini

Grande attesa per il Concorso cinematografico promosso da 50&Più. Tema centrale di questa IV edizione sono gli abbracci.

In questo numero Periscopio, notizie dal mondo

La nostra Costituzione è ora più “verde”

Previdenza

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Un nuovo welfare sulla non autosufficienza

Gli adolescenti oggi, tra disagio, paure e prospettive

L’anziano al centro del Sistema Nazionale di Assistenza

Comprendere le loro celate richieste d’aiuto è il primo passo per sostenerli

di Lorenzo Simeoni

di G.Vecchiotti, G.Valdannini, R.Carabini, M.Irroia, I.Romano, S.Maccari, A.Morganti

Rubriche Gianrico e Giorgia Carofiglio

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Lidia Ravera

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Marco Trabucchi

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Effetto Terra

Francesca Santolini

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Lettere al Direttore

Giovanna Vecchiotti

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La forma delle nuvole Il Terzo Tempo Anni possibili

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di G. Cionti

UNO SGUARDO ATTENTO AL PNRR

Il Piano di rilancio della nostra economia, entrato ormai nel vivo con l’erogazione della prima quota, ha ora bisogno di progettualità e trasparenza.

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di L. Tamburi

TOTÒ CASCIO: LA GLORIA E LA PROVA

Reso celebre dal film “Nuovo Cinema Paradiso”, ha interrotto la sua carriera a causa di una seria malattia, che solo da poco è riuscito ad accettare. aprile 2022 | www.spazio50.org

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Intervista

Direttore Editoriale Anna Maria Melloni @ am.melloni@50epiu.it

Roby Facchinetti «La musica dà tantissimo, è la migliore delle droghe»

Ersilia Rozza 38

Direttore Responsabile Giovanna Vecchiotti @ g.vecchiotti@50epiu.it Design Massimo Cervoni @ m.cervoni@50epiu.it Editoriale 50&Più Srl Amministratori Antonio Fanucchi (Presidente) Giuseppina Belardinelli Franco Bonini Antonino Frattagli Brigida Gallinaro Procuratore Gabriele Sampaolo

Scienze La salute passa anche dal sonno

a cura di Fond. U. Veronesi

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72 Vitiligine: quelle macchie sulla pelle... Considerata per anni uno stigma, oggi può diventare un punto di forza di Romina Vinci

Cultura e tempo libero I Viaggi di 50&Più

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Libri, Arte, Teatro, Musica, Cinema

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Vivere in Armonia

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Giochi

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Bacheca

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Bazar

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Credit foto: Agf, Contrasto, Masterfile, Shutterstock, Antonio Barella, ©Alessandro Carofiglio, Ilaria Romano. Shutterstock: Andy Sturmey, Matteo Chinellato, Tomasz Czajkowski, Drop of Light, Nicola Devecchi. Foto di copertina: Agf. Illustrazioni: Enrico Riposati. Abbonamenti annuali: Italia (11 numeri) euro 22,00 sostenitore euro 40,00 copia singola euro 2,50 copia arretrata euro 4,50 Estero euro 41,50

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Finito di stampare: 24 marzo 2022

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www.spazio50.org | aprile 2022

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TEMPI DURI, UOMINI (SPERIAMO) FORTI «Il tempo è l’unica cosa che non si può mai restituire. Non si restituisce la gioventù, non si restituiscono le ore di gioco. Bisogna quindi “farsi amici” del tempo e trarre le dovute lezioni dalla Storia» C’è un proverbio arabo che così suggerisce: “Tempi duri generano uomini forti, uomini forti generano tempi felici. Tempi felici generano uomini deboli, uomini deboli creano tempi duri”. Alla generazione dei 50 e più, in particolare a quella nata al termine del secondo conflitto bellico, i cosiddetti Baby Boomers, la Storia ha certamente dato molto in termini di pace, prosperità e prospettive di crescita. Le generazioni che sono venute dopo, tra cui i Millennials e la Z generation, sono invece nate in un tempo di diffuso benessere, hanno conosciuto straordinarie innovazioni tecnologiche e goduto di libertà dif-

grande sensibilità nell’intervista dal titolo Un furto di gioventù, contenuta nell’inchiesta a pagina 43. A differenza dei beni, e forse anche di valori come libertà o dignità, il furto di gioventù appare particolarmente insidioso per un motivo molto semplice: il tempo è l’unica cosa che non si può mai restituire. Non si restituisce la gioventù, non si restituiscono le ore di gioco, non si restituisce il valore dello studio in presenza e del confronto con i propri pari. Non ci saranno altri anni per il tempo più tenero dell’adolescenza e quello più consapevole della gioventù. Per tramutare lo svantaggio in vantaggio bisogna quindi “farsi amici” del tempo, il che significa che dobbiamo «È MIOPE PENSARE CHE OGGI trarre le dovute lezioni dalla Storia. E QUALCUNO POSSA SOTTRARSI qui il “dobbiamo” è d’obbligo perché ALLA RESPONSABILITÀ è miope pensare che oggi qualcuno DI OCCUPARSI possa sottrarsi alla responsabilità di DEI NOSTRI GIOVANI» occuparsi dei nostri giovani. Innanzitutto, in questo tempo da “inficilmente immaginabili pochi anni formazione in tasca” (o meglio, nel prima. Eppure stanno attraversando telefonino), da guerra in diretta e da due traumi profondi i cui impatti non comunicazione continua, riconnetsono forse ancora del tutto misurabili tersi con la Storia significa informarsi sulle coscienze e nelle comunità. attivamente. Occorre perciò seleziodi Carlo Sangalli Il primo trauma non è associato a nare l’informazione per non venirne Presidente Nazionale 50&Più una data o un fatto emblematico, ma travolti, anche perché - e qui vengo è stato caratterizzato dalla lenta e diffusa difficoltà di al secondo punto - non è possibile concentrarsi sul prealcune generazioni ad affermarsi oltre il successo di chi sente senza pensare con la propria testa. E per pensare le aveva precedute, vedendo infranta l’illusione che ai con la propria testa bisogna dare ad essa i dati migliori figli toccasse sempre un progresso in termini economici da elaborare. rispetto ai propri padri. Informazione ed equilibrio vanno dunque di pari passo, Il secondo trauma ha una data precisa - 2020 - e un nome mentre finisce sempre per essere un passo avanti chi ha notissimo - Covid-19 -, seguito immediatamente da una la generosità necessaria per aiutare gli altri (terzo e ultiguerra vicina, che ha travolto la generazione più giovane mo piccolo consiglio per affiancare questa gioventù alle minandone le certezze e la capacità di lettura del mondo. prese con la crisi). Il risultato è un’insicurezza diffusa e una sensazione di Se le nuove generazioni impareranno ad andare oltre se inefficacia che spesso tracima in un senso di impotenza. stesse, il tempo che è stato loro rubato non sarà andato Un tema, questo, che proprio Walter Veltroni affronta con perso e avrà il volto del futuro.

marzo 2022 | www.spazio50.org

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IL TEMPO DELL’ACCOGLIENZA E DELLA SOLIDARIETÀ di Anna Maria Melloni

Sono tanti gli ucraini che stanno cercando di fuggire dal conflitto in atto, portando con sé un carico di paura e incertezza per il futuro. Ora sta a noi far sentire la nostra vicinanza e cercare tutte le possibili forme di ospitalità per chi ha perso tutto

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uslana ha 46 anni, vive in Italia da 14. È nata a Ivano Frankivsk, una città ucraina colpita dai bombardamenti. Da qualche giorno l’ha raggiunta una sorella di 41 anni con i tre figli, di 18, 7 e 3 anni. Quando è partita per venire in Italia il bimbo piccolo si è ammalato gravemente costringendola a tornare indietro. Dopo alcuni giorni di ricovero in ospedale, sono ripartiti. È arrivata qui dopo tre giorni di viaggio, il 13 marzo. Oggi le giornate di Ruslana iniziano con la sveglia delle 5 per cucinare; alle 6 fa le pulizie in un ufficio; alle 8,15 per due ore lavora presso una coppia di persone anziane per la quale svolge numerose faccende domestiche; più tardi, fino all’ora di pranzo, si occupa di un’altra famiglia. Nel pomeriggio è impiegata nelle pulizie in un grande magazzino. Nel tempo restante cerca ospitalità o alloggio per i connazionali che si rifugiano in Italia. Ruslana fa parte di quei 236mila ucraini che prima dell’inizio del conflitto vivevano nel nostro Paese e che costituiscono la comunità più grande in Europa. Tra questi, circa l’80% è dato da donne in età lavorativa, perlopiù impegnate in lavori domestici, con un tasso di occupazione (66%) molto più alto

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rispetto a quello delle italiane (50%). La storia di Ruslana ricorda quella di tante altre donne che dall’est Europa sono arrivate nel nostro Paese. A loro, in molti, hanno affidato la cura dei genitori anziani, con loro si è sviluppata una vicinanza che ha il sapore della familiarità. Anche per questo, ma non solo, ci colpisce così profondamente oggi il conflitto nella loro terra che non risparmia né anziani, né bambini. Da più parti si leva una voce di protesta che accusa chi si schiera dalla parte dell’Ucraina; come singoli, e soprattutto come Governi, non abbiamo tenuto posizioni così forti in tante altre occasioni precedenti a quella presente. Ciò che ci è più vicino ci fa più paura, forse non sarà giusto o logico, ma è certamente umano. Sono critiche senz’altro fondate, ma non rammarichiamoci oggi della vicinanza che sentiamo verso l’Ucraina. Semmai utilizziamo questa nostra vicinanza emotiva per renderci in qualche modo e per quanto possibile utili in questa tragedia umanitaria. Ci sono varie azioni che possiamo compiere oltre a quella, indispensabile, di rimanere informati. Possiamo dare un sostegno economico (e a pagina 28 troverete alcune delle numerose raccolte fondi a cui si può aderire),

possiamo collaborare con le organizzazioni che a livello volontario si occupano di predisporre il necessario per l’accoglienza (dalle parrocchie, alla protezione civile, alle diverse associazioni presenti in tutto il territorio nazionale), possiamo ospitare delle persone nelle nostre case, come molti italiani stanno già facendo. Piuttosto, conoscendo la nostre naturali inclinazioni, prepariamoci fin da ora a gestire le altre pulsioni che arriveranno, le altre forze emotive che subentreranno quando l’impatto con questi eventi sconvolgenti sarà attutito dal tempo. Prepariamoci a gestire tutti quei moti di insofferenza che purtroppo forse arriveranno quando - dimenticando il drammatico senso letterale della parola - saremo noi a sentirci invasi: perché sentiremo i numeri troppo alti nelle scuole, nei servizi, nelle strade… È in quella fase, passata l’onda emotiva, che potremo in modo ancora più significativo dimostrare la nostra capacità di essere prossimi, solidali con chi ha bisogno di accoglienza. Oggi Ruslana, per consentire alla sorella di inserirsi e avere un impiego, ha chiesto a una delle famiglie presso cui lavora di farla lavorare al suo posto per alcuni mesi.

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SEBASTIÃO SALGADO AMAZÔNIA

Un’immersione totale nella foresta amazzonica attraverso 200 fotografie, tra scatti paesaggistici e ritratti, per catturarne l’incredibile bellezza e i modi di vita delle popolazioni indigene. «Immagini che - afferma Sebastião Salgado - vogliono testimoniare ciò che resta di questo patrimonio immenso, che rischia di scomparire». MAXXI Museo nazionale delle arti del XXI secolo, Roma

FINO AL 25 APRILE “Giovane donna Ashaninka”. Stato di Acre, Brasile, 2016. © Sebastião Salgado/Contrasto

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La forma delle nuvole

Un padre e una figlia osservano il mondo

LA NATURA HA SEMPRE RAGIONE? di Gianrico e Giorgia Carofiglio

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Il più grande sbaglio che si possa fare è cercare di asservire la natura alla nostra visione del mondo. Eppure è un errore comune, che commettiamo spesso anche senza accorgercene 10

i recente in un giardino zoologico nel sud del Giappone si è verificato un evento eccezionale: una femmina di macaco giapponese, chiamata Yakei, è diventata il capo del suo branco. I macachi giapponesi hanno una struttura sociale molto rigida e gerarchica al cui vertice, quasi sempre, c’è un maschio. È raro che il ruolo di leader sia assunto da una femmina. Forse non è un caso che Yakei mostri atteggiamenti tipici dei maschi dominanti: secondo la testimonianza di una guida del parco, cammina spesso con la coda sollevata ed è più aggressiva della maggior parte degli altri esemplari. Storicamente, le caratteristiche necessarie per assumere ruoli di potere, anche tra gli esseri umani, sono state quelle associate alla mascolinità: aggressività, determinazione, sicurezza di sé. Molte volte la ragione per questo dato è stata individuata nella natura: tra i primati, nostri antenati diretti, il gruppo fa affidamento su un maschio dominante, e sarebbe quindi naturale che le società umane siano organizzate allo stesso modo. Una storia come quella di Yakei sembrerebbe confermarlo: nel caso eccezionale in cui una femmina diventa leader, ciò accade per l’adozione di tratti e contegni maschili. Eppure, in una luce diversa, la storia

della macaca che si fece re si potrebbe leggere come una favola di riscatto in cui una femmina dalle doti straordinarie prevale sul dominio maschile. Spesso ci appelliamo all’ordine naturale delle cose per giustificare lo status quo nelle società umane, ma la natura è molto più varia di come ci piace immaginarla. Se tra molti primati è comune che sia un maschio ad assumere il potere in un gruppo, ce ne sono altri - ad esempio i lemuri e i bonobo - che sono organizzati in società matriarcali. Così in molte altre specie. Quando diciamo che qualcosa è naturale, implicitamente stiamo associando la natura ad uno standard di moralità. Ciò che è naturale sarebbe giusto o buono. Ma la natura è moralmente neutra, non distingue fra bene e male, giusto o sbagliato. In essa non esistono premi e punizioni, solo cause ed effetti. Fra gli eventi naturali ci sono il cancro, la peste, i virus letali, gli uragani, le siccità, le inondazioni, i terremoti. Invece non sono naturali: l’aspirina, gli antibiotici, le terapie contro il cancro, i defibrillatori, i computer, le automobili, gli aerei, gli occhiali, i vaccini, gli antivirali. Quando ci appelliamo alla natura per determinare cosa sia giusto o sbagliato stiamo - non sempre consapevolmente - impiegando una fallacia. Le fallacie sono vizi di ragionamento che invalidano un’argomentazione. Esse

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impediscono a un discorso di progredire logicamente, e di fatto lo rendono inutile. La pratica delle fallacie è in molti casi come barare al gioco: deliberata e truffaldina, una tattica retorica usata per vincere un dibattito violandone le regole. Rientrano nella categoria anche molti errori logici che a tutti capita di fare, inconsapevolmente, discutendo in contesti pubblici o situazioni di vita quotidiana. La fallacia dell’appello alla natura o al cosiddetto “diritto naturale” è molto praticata nelle controversie su temi etici. Un espediente tipico dei dibattiti su questioni come unioni fra persone dello stesso sesso, adozioni, forme di fecondazione assistita. Il concetto di fondo è che, per esempio, l’omosessualità sarebbe “contro natura” e da ciò deriverebbe l’inammissibilità dei matrimoni fra persone dello stesso sesso. Si tratta di una manipo-

lazione fondata su ignoranza e miopia culturale. Quanto alla non naturalezza dell’omosessualità, sarebbe sufficiente richiamare gli studi sul comportamento animale da cui si apprende che pratiche omosessuali sono diffuse, dunque naturali, fra i cani, i gatti, i cigni, i gabbiani, le anatre, i pinguini, i delfini, i leoni, gli elefanti e molte altre specie. Ma più in generale l’idea di un valore incondizionatamente positivo attribuito alla natura in quanto tale rivela una prospettiva ideologica e regressiva. Il modo in cui le cose sono, in natura o per tradizione, non è necessariamente il modo in cui devono essere. In un’antica parabola indiana, degli uomini ciechi scoprono che in città c’è uno strano animale. Si tratta di un elefante ma nessuno dei ciechi ne ha mai sentito parlare. Decidono

di cercarlo e quando l’hanno trovato iniziano a toccarlo per capire che forma abbia. Il primo, avvicinandosi alla proboscide, conclude che l’animale assomiglia a un grosso serpente. Al secondo, che ha toccato l’orecchio, sembra un enorme ventaglio. Un altro, che si è appoggiato alla gamba, pensa che l’elefante sia simile a una colonna. Il quarto, che si è scontrato con il fianco, immagina che l’animale sia come un muro. Il modo in cui interpretiamo la natura e la morale è spesso poco più di un riflesso delle nostre convinzioni, a volte fallaci. Qualcosa che ci rende come ciechi e incapaci di ragionare, comprendere, concepire nuove idee. Torna in mente, a questo proposito, una celebre frase di Marcel Proust: “Il vero viaggio di scoperta non è nel cercare nuove terre ma nell’avere nuovi occhi”. aprile 2022 | www.spazio50.org

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Il TERZO tempo

LIBERA DI RICOMINCIARE. ANCHE ALLA SOGLIA DEI 70 ANNI

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di Lidia Ravera

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rendo spunto da una lettera che mi ha davvero colpita. Non metto neppure il nome di battesimo e non vi segnalo la località di provenienza, perché me l’ha chiesto la persona che mi ha scritto (abita in una cittadina, pettegola, dove tutti conoscono tutti e dove ha sede il suo ben avviato esercizio commerciale). Chiamiamola perciò Ics. E ascoltiamo la sua voce: «Cara Lidia, posso chiamarti così?». Certo che puoi, cara Ics. «Ho 67 anni e una buona salute, una attività ben avviata che mi consente di vivere non nel lusso ma senza problemi. Ho un marito, con cui sono sposata dal 1977, un uomo buono che non mi ha mai fatto dei torti. Ho due figli, un maschio che vive in Italia, ma a seicento chilometri da me, e una figlia che vive a Bruxelles. Sono lontani, ma sono grandi e va bene così. Non si fanno i figli per avere qualcuno che ti tiene compagnia quando invecchi». Molto saggia questa considerazione. Ics è una donna in gamba e, se taglio via qualche fetta

della sua lettera, è soltanto per motivi di spazio. Continuiamo a leggerla: «Tutti pensano - qui dove vivo, che è un piccolo centro - che sono una donna fortunata e tutti si sono stupiti quando hanno scoperto - alcuni perché il paese è pettegolo, altri perché gliel’ho detto io - che ho divorziato da mio marito. La domanda delle persone più intime era quella prevedibile: “Ha un’altra? Ti ha tradita?”. Per quanto ne so io, no, non ha nessun’altra, ho risposto. E allora perché? Perché il mio matrimonio è finito. Non parliamo, non facciamo l’amore, non facciamo niente insieme, a parte lavorare nell’attività che gestiamo, a parte fare i conti e pagare, pagare, pagare… le tasse, gli stipendi alle persone che lavorano per noi, i contributi, le multe…». Verso la fine della lettera, Ics si chiede se almeno io la capirò. Dice che nessuno la comprende, nessuno capisce che, anche se non hai più vent’anni, vuoi ancora essere felice. Ha chiesto a suo marito di rilevare la sua parte dell’esercizio commerciale che è intestato ad entrambi. Ha scritto: «Non è una gran cifra, ma nessuno è longevo nella mia famiglia, mia madre è morta a 57 anni, mio padre a sessanta. Io sono già più vecchia di entrambi, ma non credo che camperò ancora molto». Cara Ics, io ti auguro di arrivare ai fatidici novanta e di arrivarci bene: lucida, intelligente e piena di celesti pretese come sei. Sì, celesti pretese, pretese che se le formuli a trent’anni tutti ti capiscono e ti sorridono la loro incondizionata approvazione e, se le riformuli a sessantasette,

tutti pensano che sei una incontentabile, inquieta, pretenziosa creatura… In parole povere: una gran rompiscatole. «Io voglio essere ancora un po’ felice, aspettarmi qualcosa di diverso dalla solita routine, vedere altre persone. Altri pezzi di mondo». Ah Dio, come ti capisco cara Ics: tu non vuoi più sentirti soffocare da giornate così uguali che le scambi una con l’altra, scambi i mesi, gli anni, i decenni e la vita scorre via, senza che tu conosca altro che il tuo lavoro, tuo marito, i tuoi figli, qualche amica che, come Angela (anche a lei ho cambiato il nome), “non spera più niente, si occupa dei nipotini e pensa che io sono matta”. Perché tutti pensano che sei matta, cara Ics, anche tuo marito? Perché in molti, senza saperlo, sono convinti che la ricerca della felicità sia uno sport per ragazzi, non la costante, inarrestabile scommessa di tutta una vita. Tutti vogliamo essere un po’ più felici. E lo vogliamo fin sul letto di morte. Una mia amica, gravemente ammalata, due giorni prima di chiudere gli occhi per sempre, ha voluto commissionare al falegname di fiducia un nuovo armadio. L’ha scelto con cura. Voleva che fosse bello. Cara Ics, l’uomo con cui hai diviso 45 anni della tua esistenza, non si è rivelato un buon compagno per il tratto più impervio. Hai fatto bene a divorziare.

PARLIAMONE... Chi volesse scrivere a Lidia Ravera può farlo: per posta - C/O Redazione 50&Più Via del Melangolo, 26 - (RM) per fax - 066872597 per email - redazione@50epiu.it aprile 2022 | www.spazio50.org

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Anni possibili

VIVERE “BENE” ANCHE NELLA MALATTIA di Marco Trabucchi

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a malattia della persona non più giovane è una realtà frequente, che non può (e non deve) essere negata. Talvolta, in nome dello slogan che “invecchiare non è una malattia”, si tende a trascurare un fatto che non si può invece nascondere: negli anni le ma-

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lattie, i piccoli, grandi disturbi tendono ad essere più frequenti. Quello che però conta di più non è il fatto puramente biologico che provoca dolore, sofferenza, una più o meno rilevante disabilità, ma il modo in cui questi eventi vengono affrontati dalla persona e dalla comunità che gli vive at-

torno. È particolarmente importante come si realizza una “vita possibile” anche nel corso di una patologia. Riporto di seguito alcune indicazioni pratiche, utili perché la malattia non diventi un fardello che domina la vita e la rende faticosa, sempre difficile da gestire. Una prima indicazione, per quanto ovvia, riguarda l’esigenza di affrontare gli anni con la logica del “qui e ora”; io, in ogni momento, sono attivo e non mi lascio dominare dalle circostanze. Le affronto guardandole in faccia, senza autofinzioni, ma anche senza inutili pessimismi. Qui e ora agisco per stare meglio, per ridurre il dolore, confidando negli strumenti della medicina. Una seconda regola invita ad avere fiducia nella concreta organizzazione della medicina. Con alcune attenzioni: se il medico di fiducia non ci convince, non cerchiamo di sostituire il nostro personale giudizio al suo, ma andiamo alla ricerca di un secondo parere. A questo medico possiamo

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«Più si invecchia più è frequente soffrire di qualche patologia: questo non deve spaventarci, è del tutto naturale e non deve essere un limite per il nostro vivere bene. Purché ci si affidi al proprio medico e si seguano le giuste terapie» comunicare le nostre incertezze (e talvolta le nostre angosce), per poi decidere assieme il da farsi. È importante raggiungere un parere convincente, al quale affidarsi in modo che alla malattia e alle sue crisi non si assommi l’incertezza sull’efficacia delle cure. In questa prospettiva è ovvio che il rapporto con un medico diviene centrale; dobbiamo però saper distinguere tra il messaggio clinico che questi è in grado di trasmetterci dalla modalità con la quale viene trasmesso. Anche un medico un po’ “burbero” può darci indicazioni sagge e utili. Le parole, l’atteggiamento aperto e sereno sono il modo migliore per entrare in relazione; però, prima di tutto, vale la serietà clinica di quanto viene prescritto. Un’altra regola importante è seguire le indicazioni con una certa precisione; senza gli scrupoli causati dal timore di essere eventualmente un po’ in ritardo nell’assunzione di una dose di farmaco, ma, all’opposto, senza la superficialità di seguire con “ela-

sticità” le indicazioni riguardo, ad esempio, l’esecuzione regolare di controlli, l’alimentazione, l’attività fisica, lo stress, il sonno. La vita a tutte le età è davvero possibile se siamo in grado di assumere atteggiamenti che preservano la nostra libertà psicologica, contando, allo stesso tempo, su indicazioni solide e utili. Raggiungere questo equilibrio non è sempre facile né è facile conservarlo nel tempo; è necessario però essere convinti che la libertà va difesa al massimo nell’ambito delle condizioni oggettive. Con questo non voglio dire che l’affidarsi ad un medico di fiducia sia limitante, anzi, ma che ogni decisione deve essere condivisa e interiorizzata senza timori. Vi sono alcuni momenti della storia di una malattia nei quali si deve, almeno in parte, rinunciare alla propria libertà, ad esempio nel corso di un ricovero ospedaliero. Però, anche in queste condizioni precarie, si pensi che la momentanea, apparente sospensione della libertà non impedisce un itinerario di vita possibile, la cui normalità si ritrova alla dimissione. Così è avvenuto anche per molte persone anziane che hanno subìto il Covid-19 che le ha costrette a casa, spesso con molte paure e incertezze sul futuro. Però, per tutti la vita è ripresa e ha rincominciato di nuovo ad essere “possibile”; anzi, per molti lo scampato pericolo è oggi

vissuto come un evento da ricordare senza angoscia, ricco di indicazioni, nella coscienza che la vita normale riprende con tutti i suoi momenti positivi e negativi. Qualcuno potrebbe ritenere consolatorie queste mie indicazioni; vorrei invece convincere che sono assolutamente realistiche. Ho visto moltissime persone anziane che hanno superato il tempo delle difficoltà più pesanti e hanno recuperato la “vita possibile”, anche se ancora accompagnata da qualche aspetto faticoso e doloroso. La famosa affermazione “invecchiare non è una malattia” non indica l’assenza di questo o quel disagio, ma le modalità con il quale viene affrontato il passare degli anni. Non deve, infatti, essere dominato e reso dipendente dalle malattie e dalle situazioni di ridotta autonomia. Il futuro è “possibile”, aperto agli eventi della vita, alle novità da accogliere, alle relazioni da costruire, all’amore da donare e da ricevere. È una scelta coraggiosa, ma da perseguire con determinazione: chi rinuncia alle potenzialità della propria esistenza si comporta come chi sotterra i talenti invece di investirli. La parabola evangelica ha un forte significato umano a tutte le età: più ovvio quando riguarda le età giovanili; meno ovvio, ma altrettanto - se non più - importante, nelle età non più giovani.

PARLIAMONE... Chi volesse scrivere a Marco Trabucchi può farlo: per posta - C/O Redazione 50&Più Via del Melangolo, 26 - (RM) per fax - 066872597 per email - redazione@50epiu.it

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Effetto Terra

UNA GIORNATA DA DEDICARE ALLA TERRA

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di Francesca Santolini

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a Giornata della Terra, anche chiamata “Earth Day”, si tiene ogni anno il 22 aprile, circa un mese dopo l’equinozio di primavera, proprio quando vediamo la natura risvegliarsi dopo il lungo letargo invernale. Questa ricorrenza viene celebrata ogni anno, dal 1970, in primis dalle Nazioni Unite (ONU), e, secondo le stime, ormai mobilita puntualmente circa un

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miliardo di persone in tutto il mondo. Si tratta dell’evento “green” più partecipato al mondo e in molti Paesi la Giornata si inserisce all’interno di una intera settimana di manifestazioni, con l’obiettivo di sensibilizzare il più possibile l’opinione pubblica sulla protezione di madre Terra. Dall’inquinamento atmosferico alla distruzione degli ecosistemi, dall’estinzione di specie animali e vegetali

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Grazie all’Earth Day, la Giornata della Terra, ogni anno si cerca di sensibilizzare più persone possibili ai problemi, attuali e pressanti, del nostro Pianeta. Per salvarlo servirà l’impegno di tutti e uno sforzo economico molto elevato

all’esaurimento delle risorse naturali: il filo conduttore è sempre la difesa del Pianeta. D’altronde meglio approfittarne: il nostro Pianeta non se la passa benissimo - vedi lo scioglimento dei ghiacciai, siccità e desertificazione, smog - e quindi più ci ricordiamo di proteggerla meglio è. Ma cosa sappiamo di questa ricorrenza che taglia il traguardo delle 52esima edizione? L’Earth Day è stata un’idea americana, per la precisione è venuta al senatore democratico del Wisconsin, Gaylord Nelson. Era il 1969 e una fuoriuscita di greggio aveva ucciso decine di migliaia di uccelli, delfini e leoni marini, sollevando il “problema petrolio” che purtroppo ben conosciamo. Nel frattempo, l’opinione pubblica iniziò a interrogarsi anche sugli effetti dei pesticidi e, complice la pubblicazione del celebre libro Primavera silenziosa di Rachel Carson, si iniziò a parlare di malattie provocate dall’inquinamento. Pure Nelson si pose tutti questi quesiti, maturando la convinzione che non poteva esserci sviluppo economico danneggiando la Terra. Una delle sue frasi era: «È l’economia che si deve adeguare alle regole della biodiversità, non il contrario». Così, dopo aver visto i risultati sortiti dalle proteste contro la Guerra del Vietnam, ha pensato di proporre alle persone di mobilitarsi per il Pianeta. L’anno dopo, a San Francisco, si celebrò la Prima Giornata della Terra. Piano piano l’evento si allargò alle varie città americane: l’eco della manifestazione si diffuse e così l’Earth Day divenne una Giornata internazionale. Ogni edizione ha il suo tema e quello del 2022 è dedicato all’innovazione e agli investimenti per salvare la Terra: “Invest in our Planet”. Quest’anno, dopo tre anni in cui il Mondo è stato in balia del Covid-19, l’intento non è solo quello di sensibilizzare l’umanità affinché si prenda cura della natura e

dell’ambiente, anche attraverso scelte più “green”, ma anche quello di agire per costruire città, Paesi, economie più “green” e quindi più eque. Al centro di questa Giornata Mondiale della Terra 2022 non c’è quindi solo la protezione e la sostenibilità ambientale, ma una vera e propria ripartenza, con investimenti per mitigare i danni inflitti dal cambiamento climatico in ogni ambito della società. Ma quanto “costa” salvare il Pianeta? Secondo il rapporto delle Nazioni Unite State of finance for Nature, è necessario un investimento totale in natura di 8,1 trilioni di dollari da qui al 2050, per affrontare con successo le crisi interconnesse di clima, biodiversità e degrado del suolo. Gli esperti delle Nazioni Unite avvertono che investire nella natura vuol dire sostenere la salute umana, animale e planetaria, e migliorare la qualità della vita creando posti di lavoro. Tuttavia, la natura attualmente non sembra ricoprire un ruolo centrale nel processo decisionale che sta delineando l’economia del futuro, poiché rappresenta solo il 2,5% della spesa per gli stimoli economici previsti per il post Covid-19. Però non serve sapere solo quanto investire, ma anche come farlo. E qui i campi di applicazione sono infiniti: territorio, energia, ricerca, turismo, produzione, distribuzione dei servizi. La frontiera ambientale non è una landa inesplorata, altri Paesi la stanno occupando, pezzo dopo pezzo, scoprendone le potenzialità. Sta a noi raccogliere il senso di questa sfida.

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Periscopio

MONNA LISA: UN MISTERO CHE DURA DA 500 ANNI a cura di Dario De Felicis

La Gioconda non è solo il quadro più famoso del mondo. Da sempre, infatti, racchiude anche un’aura di mistero, alimentato dagli innumerevoli dettagli nascosti inseriti nel ritratto dal genio di Leonardo Da Vinci. Innanzitutto, chi era l’enigmatica “Signora” che accenna quel sorriso indecifrabile? Fu Giorgio Vasari, artista e storico, a sciogliere almeno in parte il quesito. La dama ritratta sarebbe Lisa Gherardini, nobildonna fiorentina il cui marito, Francesco del Giocondo, commissionò a Leonardo l’opera per rendere omaggio alla moglie. Anche l’espressione della dama, incomprensibile, ha incuriosito generazioni di storici d’arte. Uno studio del 2017, condotto dall’Università tedesca di Friburgo, ha avuto l’arduo compito di fornire una risposta: grazie ad alcune tecniche di imaging, ha concluso che la Monna Lisa, effettivamente, sta sorridendo ed è felice. Mentre, secondo una successiva analisi - effettuata da tre neuroscienziati italiani e pubblicata sulla rivista Cortex -, si tratterebbe di un sorriso “finto”, forzato, non spontaneo. Il mistero, dunque, permane.

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Mimetizzate nella piccola tela (che misura solo 77 x 53 cm), inoltre, ci sono tanti altri piccoli dettagli che hanno richiesto anni di studio per essere individuati. Come, ad esempio, le minuscole lettere L e V nascoste nell’occhio destro della modella, probabilmente le iniziali dell’autore; oppure l’indecifrabile paesaggio alle spalle della Monna Lisa. Sono stati fatti moltissimi studi topografici in merito e, secondo le ipotesi più accreditate, potrebbe trattarsi della zona di Ponte a Buriano, in provincia di Arezzo. Mentre, secondo uno studio più recente, molti elementi sarebbero riconducibili alla valle di Bobbio, sull’Appennino piacentino. L’ultimo arcano riguarda la “tela sotto la tela”. Analisi ai raggi X hanno mostrato, infatti, che ci sono tre versioni della Gioconda, antecedenti, nascoste sotto quella oggi visibile. Ipotesi che coincide con la certezza che Leonardo abbia continuato a modificare la tavola durante tutta la sua vita. Tante teorie ma un’unica evidenza: il mistero artistico più grande della storia è ancora lontano dall’essere risolto.

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In giro per il mondo

LONTANI DA TUTTO Il luogo più remoto del mondo sono le isole Tristan da Cunha, nell’Oceano Atlantico meridionale; distano 2.434 km da Sant’Elena, il centro abitato più vicino. L’unico modo per raggiungere l’Isola consiste in un viaggio in barca di sette giorni partendo da Città del Capo.

2019, L’ANNO DEL SORPASSO

OPERE DA RECORD

Nel Regno Unito, nel 2019, per la prima volta è stata prodotta più energia elettrica da fonti rinnovabili rispetto a quella da combustibili fossili. L’energia è stata generata, per il 48,5% del totale, da vento, acqua, sole e nucleare; dal 43% da combustibili fossili e il restante 8,5% da biomasse e rifiuti.

TRA PRESENTE E PASSATO

www.ultimavoce.it

ANCHE LE PIANTE COMUNICANO Alcune piante, per difendersi dai predatori, producono molecole velenose o proteine indigeste. È il caso dell’acacia dell’Africa sub-sahariana: se le sue foglie vengono mangiate, inizia a produrre gas etilene. Le acacie vicine, avvertite del pericolo, immettono tannini nelle foglie, così da renderle velenose.

www.repubblica.it

IL PREMIO NOBEL PIÙ GIOVANE

IL GRATTACIELO PIÙ ALTO

Con i suoi 828 metri e 163 piani, il Burj Khalifa di Dubai è l’edificio più alto del mondo. La sua costruzione ha avuto inizio nel 2004 e si è conclusa nel 2010.

www.lifegate.it

www.eurekamania.it

PREZIOSISSIMA ARTE

UNA LACRIMA PER OGNI EMOZIONE Secondo la scienza, non tutte le lacrime sono uguali. Quelle emotive avrebbero una composizione chimica diversa da quelle meccaniche, che servono semplicemente a mantenere l’occhio idratato. Le lacrime di gioia o dolore, infatti, contengono livelli più alti di proteine, manganese, potassio e altri ormoni. www.donnamoderna.com

GIZA, LA GRANDE PIRAMIDE

La Piramide di Cheope, conosciuta anche come Grande Piramide di Giza, è l’unica meraviglia del mondo antico arrivata ai giorni nostri non in stato di rovina.

Con 450,3 milioni di dollari, il Salvator Mundi di Leonardo da Vinci è l’opera d’arte più costosa della storia. Seguono, ex aequo, il dipinto di Paul Gauguin, dal titolo Nafea faa ipoipovenduto a 300 milioni di dollari, e Interchange di Willem de Kooning, battuto alla stessa cifra. Quarto Paul Cézanne, con I giocatori di carte, venduto a 250 milioni di dollari. www.kooness.com

UN PAESE… “VERDE”

LA CLASSIFICA DEGLI SPORT PIÙ SEGUITI Lo sport, in Italia, è una vera e propria passione. Ma tra le innumerevoli discipline, alcune sono più seguite di altre. Contando la vendita di biglietti e gli ascolti in televisione, al primo posto c’è il calcio; al secondo posto troviamo il tennis e a seguire, con netto distacco, il rugby. In quarta posizione c’è il basket, poi la Moto Gp e la Formula 1.

Malala Yousafzai ha ricevuto il Premio Nobel per la Pace nel 2014 quando aveva solo 17 anni, diventando così la più giovane di sempre a riceverlo. La blogger pakistana si è poi laureata in Inghilterra e ha continuato la sua lotta per il diritto all’istruzione delle ragazze, ispirando una generazione di giovani attivisti.

CALCIO

TENNIS

RUGBY

BASKET

Tra tutti gli Stati del mondo, il Brasile vanta la maggiore biodiversità, con oltre 60.065 specie di piante e alberi. Non a caso, il nome del Paese carioca deriva proprio da un albero, il Pao brazil, specie ricercatissima nei secoli passati per il vivo colore rosso che si estraeva dal suo legno. www.osa-ecomedia.it aprile 2022 | www.spazio50.org

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Società

di Annarita D’Agostino

DOPO DUE ANNI DI PANDEMIA, ANCHE LE RELAZIONI CURANO IL DISAGIO INTERIORE Il “Bonus psicologo” non basta. Dobbiamo ripartire dalla salute sociale, smettere di vittimizzare i giovani e rivedere piuttosto i nostri stili relazionali e i modelli educativi, rivalutando l’apporto attivo degli anziani. Non è morale, è scienza. A colloquio con Nicoletta Gosio, psichiatra e psicoterapeuta 20

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lcuni lo chiamano “long Covid della mente”, altri “psicopandemia”, altri ancora - guardando in particolare a come il virus è circolato nel nostro Paese - “quinta ondata dei disturbi psichiatrici”. Quel che è certo è che c’è un’emergenza nell’emergenza che non potrà finire per legge: è quella del disagio psicologico provocato o acuito dal Covid-19. L’effetto meno evidente eppure più profondo di quella che ormai è la sindemia da Covid-19, un malessere diffuso e onnivoro che si nutre della sinergia fra più pandemie: sanitaria, economica, sociale, culturale, psicologica, umana. A due anni dal primo lockdown, abbiamo analizzato questo fenomeno con Nicoletta Gosio, psichiatria, psicoterapeuta e autrice.

I numeri non lasciano spazio a dubbi: la pandemia ha messo in pericolo la nostra salute mentale. Fra le più recenti ricerche scientifiche sul tema, uno studio pubblicato sul British Journal of Medicine ha registrato che nei pazienti Covid il rischio di disturbi mentali cresce del 60% rispetto a chi non ha contratto l’infezione, mentre quello di perdere funzioni cognitive - ad esempio la memoria, il linguaggio, la programmazione del movimento - è addirittura più alto dell’80%. «A un livello più generale e diffuso - osserva la dottoressa Gosio -, sia pure sempre nella variabilità legata a fattori sia soggettivi che psicosociali, penso che tutti abbiamo accusato ripercussioni emotive a fronte di una minaccia sconosciuta e incom-

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bente che ha costretto a un brusco cambiamento di vita, e alla quale non eravamo preparati. La paura, col risveglio di angosce di morte, il senso di impotenza e di incertezza dominanti, ma forse ancor più l’isolamento, l’interruzione dei rapporti sociali, sono le condizioni fondamentali che hanno messo a dura prova i nostri equilibri emozionali. Credo, però, sia importante riconoscere che in termini di salute mentale il prezzo che paghiamo oggi non è dovuto soltanto alla pandemia, ma in larga misura è condizionato da criticità e fragilità preesistenti, che gli eventi recenti hanno fatto emergere e amplificato». Criticità e fragilità che la dottoressa Gosio aveva già approfondito nel suo ultimo libro, Nemici miei, pubblicato da Einaudi nel 2020. «In apparenza - ci spiega -, in una prima fase sembrava prevalere la rinascita di un sentimento di comunione. Purtroppo siamo arrivati alla pandemia con un carico di relazioni già molto improntate ad egoismi, intolleranze reciproche, rabbia in risposta a ogni difficoltà o insoddisfazione. Su questo terreno ora si innestano nuove divisioni - basti pensare alla tematica dei vaccini nonché, in aggiunta, una generale fatica a ristabilire rapporti sociali». Fra i disturbi più diffusi: “Ansia, somatizzazioni, depressione - segnala la psichiatra -, ma anche insonnia, irritabilità, abuso di sostanze e dipendenza da internet sono in forte crescita. Tra gli adolescenti, poi, si registra un marcato incremento di condotte autolesive e disturbi del comportamento alimentare. Certamente - sottolinea - occorre una grande attenzione ai segnali di sofferenza psichica, ma dobbiamo stare attenti a una tendenza, anche questa già in atto in tempi pre-Covid, a fare ricorso a diagnosi clini-

che per dare un nome al dolore e al malessere esistenziale, spostando magari sul piano sanitario problematiche di altra natura, e che necessitano di altre risposte». Se poi guardiamo alle categorie sociali: «Nell’accrescere il rischio giocano un ruolo fondamentale condizioni particolari e vulnerabilità di base: ad esempio, abbiamo visto le donne più esposte alla violenza domestica, gli anziani, e nondimeno i giovani, alle ripercussioni della solitudine, le fasce economicamente più disagiate a maggiori tensioni. Tra i più esposti - prosegue - certamente ci sono i pazienti affetti da severe malattie psichiatriche. Mi sembra importante poi menzionare la categoria degli operatori sanitari, all’interno della quale si registrano

disturbi legati sia al sovraccarico fisico ed emotivo che alle richieste e ai segnali di ostilità che purtroppo sono rapidamente ricomparsi». Per fronteggiare la crescente fragilità psicologica, il Parlamento ha introdotto il “Bonus psicologo” nella legge di conversione del “Decreto Milleproroghe” (D.L. n. 228/2021). Finanziato con 10 milioni di euro per il 2022, il bonus potrà essere richiesto da chiunque abbia un Isee non superiore a 50mila euro per pagare sedute di psicoterapia presso specialisti accreditati. Il contributo avrà un importo variabile, fino a un massimo di 600 euro per persona. «È una misura di cui non sono ancora state definite con precisione le regole - osserva la dottoressa Gosio -, perciò è difficile esprimere un aprile 2022 | www.spazio50.org

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Società giudizio pieno. Non voglio certo contestare che possa rappresentare un aiuto concreto, tuttavia credo che il discorso sulla psicoterapia debba essere affrontato nel contesto di una revisione strutturale delle prestazioni offerte dai servizi di salute mentale. Non dobbiamo illuderci che una manciata di sedute possa

brerebbe auspicabile è piuttosto un maggiore confronto tra conoscenze specialistiche e organismi sociali, in un’ottica di reale prevenzione del disagio psichico». Quel che è certo è che la crescente attenzione ai disturbi della mente è una novità non solo normativa ma culturale per il nostro Paese, fana-

essere risolutiva di problematiche psichiche che richiedono ben altre tempistiche. D’altro canto - continua - non si deve confondere un percorso di cura per patologie psichiche con interventi che rischiano di assumere una valenza blandamente assistenziale e di conforto, col rischio, ancora una volta già da lungi paventato, di trasformarci in una società di badati e badanti. Ciò che mi sem-

lino di coda in Europa per i servizi di salute mentale. Secondo gli ultimi dati Eurostat disponibili, aggiornati al 2019, l’Italia è l’ultima in UE per posti letto nei reparti di psichiatria: 8 ogni 100mila abitanti a fronte di una media europea di 73. Una situazione confermata dai dati nazionali: secondo l’ultimo Rapporto salute mentale pubblicato dal Ministero della Salute, nel 2019

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il costo complessivo dell’assistenza psichiatrica territoriale e ospedaliera è stato poco più di 3,3 miliardi di euro. Neanche il 3% della spesa sanitaria complessiva che, secondo il Documento di Economia e Finanza pubblica 2021 (DEF), è ammontata nel 2019 a 115 miliardi di euro. A fronte di 603.856 operatori dipendenti del Servizio Sanitario Nazionale, nel 2019 il personale all’interno delle strutture operative psichiatriche pubbliche è stato pari a 28.811 unità. Dei 190mila posti letto per degenza ordinaria, solo 4.046 sono stati dedicati ai servizi psichiatrici diagnosi e cura. Il funzionamento dei servizi per la salute mentale in Italia è un tema vasto e complesso, sottolinea la dottoressa Gosio. «Da molto tempo i nostri servizi per la salute mentale soffrono di una grave carenza di risorse, sia economiche che di personale specializzato, che ha progressivamente orientato gli interventi sull’urgenza-emergenza. Ci sono ancora molte carenze, specie nell’area della residenzialità e dell’assistenza alle famiglie di pazienti gravi, mentre nuovi bisogni - pensiamo solo alla problematica delle dipendenze - richiedono risposte più articolate e integrate, a partire dagli organismi politico-istituzionali. C’è però molto da fare e da ripensare anche all’interno della comunità scientifica e professionale per avvicinarsi alle esigenze di una clinica in trasformazione, ad esempio, implementare l’integrazione tra interventi farmacologici e psicoterapeutici».

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Ma non basta. «Non possiamo pensare soltanto di rincorrere con cure specialistiche i danni mentali che produciamo attraverso stili di vita e modalità di relazionarci gli uni agli altri che di per sé producono sofferenza. Non è un discorso morale o genericamente psicologico - evidenzia la psichiatra -, è la scienza stessa ad averci dimostrato la necessità, l’importanza cruciale delle relazioni interpersonali per lo sviluppo della mente e la salute mentale stessa». Per salvaguardare la nostra salute mentale e quella di persone particolarmente fragili, «penso che si debba ripartire dalla salute sociale - evidenzia la psicoterapeuta -, in particolare proprio quando parliamo di giovani e delle loro fragilità,

“Credo che il discorso sulla psicoterapia debba essere affrontato nel contesto di una revisione strutturale delle prestazioni offerte dai servizi di salute mentale” che sono in realtà espressione delle debolezze e delle mancanze di noi adulti. Dipingerli come vittime o malati destinati a portare a lungo i segni della pandemia - a tale proposito mi sembra orribile la definizione di “Generazione Covid” - significa in realtà gravarli di sfiducia ed eludere la fatica di impegnarci in una revisione critica dei nostri modelli educativi e stili relazionali.

In questo senso ritengo che si tratti non solo di un compito, ma anche di una vera e propria opportunità di rivalutare l’apporto degli anziani. Il loro coinvolgimento è prezioso tanto per le generazioni più giovani quanto per loro stessi, per la valenza protettiva che il senso di appartenenza e l’attività comportano sul benessere psicologico, in particolare nell’età avanzata».

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Estero

LA GUERRA ‘‘CALDA’’

Dopo quasi ottant’anni, aggredendo l’Ucraina, la Russia di Putin ha riportato la guerra in Europa. Questioni etniche e politiche si agitano dietro un attacco temerario, che sfida l’Unione Europea e la Nato e apre una nuova era nelle relazioni internazionali di Leonardo Guzzo

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o scorso 24 febbraio, intorno alle 4 del mattino ora italiana, il presidente russo Vladimir Putin ha pronunciato un discorso inimmaginabile per l’Europa del XXI secolo. Adducendo a pretesto la richiesta d’aiuto da parte di due regioni di confine, il Donetsk e il Lugansk, dove da anni la popolazione russofona sarebbe oggetto di “genocidio”, ha avviato “un’operazione militare speciale” contro l’Ucraina. Poche decine di minuti dopo, missili russi hanno colpito la capitale Kiev, Kharkiv (la seconda città del Paese), i porti di Mariupol e Odessa, e varie installazioni militari e logistiche ucraine. Colonne di autocarri e mezzi blindati hanno invaso l’Ucraina dal confine con la Bielorussia e dalla Crimea. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, un ex attore in carica dal 2019, si è ritrovato suo malgrado sul palcosce-

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nico più rischioso della sua carriera: ha denunciato l’aggressione russa, invitato gli ucraini alla calma e promesso una resistenza strenua. Le richieste di marcia indietro al presidente russo sono cadute nel vuoto, così come i tentativi di favorire il negoziato da parte di una comunità internazionale che ha condannato pressoché compatta l’iniziativa di Putin, ha commiato dure sanzioni economiche alla Russia e, però, si è limitata a sostenere con aiuti umanitari e forniture di armi l’Ucraina, senza prevedere interventi militari diretti. La partita è delicatissima: i principali attori internazionali (Stati Uniti, Unione Europea, NATO e, su un altro versante, Cina e Turchia) sono divisi tra il bisogno di assistere le vittime dell’aggressione russa e quello di scongiurare un’espansione del conflitto e una tristemente possibile “terza guerra mondiale”. Nella sua dichiarazione di

guerra un Putin fermo e impassibile ha pronunciato parole chiare: chi cercherà di ostacolare l’azione di Mosca o portare minacce allo Stato e al popolo russo subirà conseguenze “mai sperimentate nella sua storia”. Il riferimento all’arma nucleare, peraltro ribadito in altre circostanze, è fin troppo esplicito e dimostra un’inquietante risolutezza. Carolina De Stefano, ricercatrice dell’EHESS di Parigi e professore aggiunto di Storia e Politica Russa alla Luiss di Roma, ricostruisce il retroterra del conflitto. «Putin ha deciso personalmente l’invasione dell’Ucraina - spiega - chiuso nel suo “dorato” isolamento, circondato dalla sua “corte” prona e opportunista. Il presidente ha sempre ritenuto che i vicini ucraini rientrassero nella sfera di influenza russa e fin dagli anni Novanta, di fatto, la Russia ha controllato l’Ucraina, offrendole gas a un prezzo assai vantaggioso in cambio di una totale fedeltà politica. Nel 2004, con la cosiddetta “rivoluzione arancione”, si verificò una prima rottura in questo schema: imponenti manifestazioni popolari portarono al potere un governo filoccidentale, durato pochi anni ma capace di dimostrare a Putin l’indocilità dell’Ucraina. Nel 2014 la crisi si ripresentò su scala più ampia: il presidente filorusso Janukovic fu abbattuto da quello che Putin ritenne a tutti gli effetti un colpo di Stato diretto dall’Occidente, le etnie russofone nell’est del Paese e i filorussi in genere si ribellarono, e la Russia ne approfittò per invadere la Crimea con i cosiddetti “omini verdi”, militari senza insegne che realizzarono l’annessione della Regione, sancita da un referendum popolare mai riconosciuto dalla comunità internazionale. Contemporaneamente truppe russe si infiltrarono nel Donbass, il territorio attraversato dal fiume Donec e diviso tra i distretti di Donetsk e Luhansk, assistendo i ribelli separatisti in lotta contro le forze di sicurezza ucraine». Da allora scontri continui hanno man-

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tenuto alta la tensione, fino alle esercitazioni lungo il confine ucraino da parte dell’esercito russo, negli scorsi mesi, e alla presunta richiesta d’intervento da parte del Donbass. «In Crimea la prevalenza etnica russa è un dato di fatto - precisa Carolina De Stefano -, ma in Donbass lo scenario è diverso. Una questione etnica esiste, come esiste un’ampia comunità russofona che però ha a lungo vissuto in armonia con l’etnia ucraina. La situazione è cambiata da quando la Russia ha cominciato ad essere più aggressiva e ha usato i russi del Donbass come testa di ponte nel territorio ucraino. In effetti, la protezione delle comunità russe di confine, in Donbass come altrove, è stata spesso strumentalizzata da Mosca, che però non ha mai elaborato piani di protezione concreti. Dal 2014 c’è stata un’escalation del nazionalismo ucraino, per ragioni geopolitiche in risposta all’invadenza russa, ossia fondamentalmente per una necessità di “distinguersi”. Si sono verificate discriminazioni nei confronti della popolazione russa, ma niente di paragonabile al genocidio lamentato da Putin». Nel 2014 e poi nel 2015, a margine della prima crisi del Donbass, Russia e Ucraina stipularono i cosiddetti “protocolli di Minsk”, che prevedevano il ritiro degli

infiltrati russi nella Regione in cambio di una forma di autonomia territoriale. E, tuttavia, problemi interpretativi (l’Ucraina chiedeva un ritiro preliminare delle truppe russe) hanno sempre impedito l’attuazione dei protocolli. «Mosca mirava ad una ristrutturazione in senso federale dell’Ucraina - dice la dottoressa De Stefano - e all’insediamento di un governo filorusso in Donbass, che potesse esercitare una forte influenza sull’intera federazione ucraina. Oggi, data la dimensione e la crudeltà delle operazioni militari, col carico di distruzione e sbandamento imposto alla popolazione, le mire di Putin sembrano cambiate. La Russia vuole consolidare il suo dominio sulla Crimea, assumere il controllo del Donbass e probabilmente di tutta la fascia costiera sul Mar Nero. Vuole assicurarsi un controllo duraturo sul governo di Kiev o magari lasciarlo al suo destino dopo aver costruito uno “Stato cuscinetto” nell’Ucraina orientale. Vuole forse riportare la Russia a una dimensione sovietica, restituendole almeno in parte la vecchia influenza sull’Europa dell’est. Solo il tempo potrà fornirci una risposta precisa su questo punto. In ogni caso la guerra produrrà (e in parte lo ha già fatto) un’instabilità permanente in Russia. Il governo potrebbe assumere

un carattere ancora più autocratico e militarista, e non si possono escludere spinte di ribellione contro un Putin che dovrà, presto o tardi, porsi il problema della successione». Le ripercussioni del conflitto sono già evidenti anche per la NATO e l’Unione Europea. «L’Organizzazione del Patto Atlantico - sostiene la dottoressa De Stefano - è chiamata “al fronte”. La richiesta di sicurezza, specie da parte dei Paesi confinanti con la Russia, è cresciuta, così come il dispiegamento delle forze NATO nei loro territori. L’Unione Europea, d’altra parte, sta già cambiando pelle: ha approvato per la prima volta, compattamente, sanzioni economiche contro un Paese aggressore e per la prima volta ha deciso di inviare armi a un Paese aggredito. Con la Russia di nuovo “nemica”, il suo carattere identitario finirà per rafforzarsi nel nome della libertà, del diritto e della democrazia. Considerare l’Ucraina martire un candidato all’ingresso nell’Unione è un messaggio forte e preciso, benché non privo di elementi contraddittori. Lo stato di necessità del Paese può giustificare uno snellimento della procedura di ammissione all’Unione? Di certo è il momento di serrare i ranghi: il problema di una difesa comune europea e di un coordinamento operativo tra UE e NATO diventa prioritario». aprile 2022 | www.spazio50.org

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Estero

LEOPOLI, FRA CONFLITTO ED ESODO VERSO L’EUROPA

«Le ostilità in Ucraina, nel momento in cui scrivo, non stanno risparmiando nessuno; soprattutto donne, anziani e bambini sono costretti a viaggi estenuanti e pericolosi per abbandonare il Paese. Qui riporto le voci che ho raccolto a Leopoli, di coloro Testo e immagini di Ilaria Romano che rimangono e danno una mano»

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a quando è scoppiata la guerra in Ucraina, lo scorso 24 febbraio, è cominciata la fuga dei civili dalle città sottoposte ai bombardamenti, compresa la capitale Kiev. Decine di migliaia di persone al giorno si muovono in auto, in treno, in autobus e persino a piedi verso il confine occidentale, dove Polonia, Romania, Ungheria, Moldavia e Slovacchia hanno aperto le frontiere per accoglierli. Si tratta soprattutto di donne, bambini e anziani. Città come Rzeszów, capoluogo della

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regione polacca della Precarpazia, hanno organizzato un sistema di accoglienza e di aiuto per registrare e fornire la prima assistenza agli ucraini in transito verso le altre grandi città del Paese o l’estero. Al valico di Medyka sono stati allestiti dei gazebo con cibo, bevande calde, una postazione medica, e molti cittadini si offrono di dare un passaggio a coloro che non trovano parenti o amici ad attenderli dall’altro lato della frontiera, per accompagnarli alla stazione ferroviaria e da lì poter proseguire il viaggio. Si tratta di percorsi

estenuanti, che possono durare anche tre o quattro giorni per tratte che non superano i 600 km in Ucraina, e che poi continuano in Europa. L’organizzazione degli aiuti, però, non arriva solo dai Paesi europei, perché nella parte occidentale del Paese si è creata una rete di persone e associazioni che mette in connessione i civili in fuga, i soldati al fronte, gli ucraini della diaspora, con l’obiettivo di dare una mano, ognuno per le proprie capacità e possibilità. Lviv, o Leopoli, settanta chilometri

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dal confine polacco, è diventata il primo luogo di transito per chi scappa, e il più grande centro di raccolta e smistamento di quanto arriva dall’estero e dagli stessi cittadini che, ogni giorno, si ritrovano a mettere insieme viveri, indumenti, prodotti per l’igiene, medicinali per chi non ha più nulla e ha portato con sé solo l’indispensabile, materiali per il primo soccorso ai soldati. E proprio per la sua importanza strategica, rischia di diventare un’altra zona a rischio, come già successo nella notte fra il 13 e il 14 marzo, quando la base di addestramento di Yavoriv, lungo la strada che da Leopoli porta al confine, è stata bersagliata da almeno trenta missili. «Questo posto prima era uno spazio espositivo - spiega Yurii, uno dei volontari - e oggi è stato trasformato in un grande magazzino dove confluisce quanto viene raccolto da privati e associazioni. Nel piano seminterrato teniamo le medicine, al piano terra organiz-

ziamo la distribuzione dei pasti caldi, al primo piano impacchettiamo vestiti, coperte e poi organizziamo i tir per trasportare tutto dove serve». Nella sala cinema le poltrone sono state ricoperte di indumenti da smistare, e una ventina di donne e ragazze sono impegnate a selezionarli e piegarli già divisi per taglia e tipologia, mentre altri giovani hanno creato una sorta di catena di montaggio posizionandosi ognuno su un gradino delle due rampe di scale e passandosi i pacchi da uno all’altro. All’ingresso, invece, si registrano i nuovi arrivi di materiale, mentre fuori i cittadini di Lviv fanno la fila per poter donare. «La città è cambiata molto con la guerra, ovviamente - racconta Alexandra, avvocato e socia di uno studio legale -, c’è chi se n’è andato, anche se al momento la situazione non è allarmante come in altri luoghi del Paese, e chi ha riadattato il suo lavoro abituale per rendersi utile agli altri. Abbiamo perso la nostra vita normale anche nelle piccole cose, ma cerchiamo di resistere e soprattutto di fare qualcosa per chi sta peggio». Lei ha ripreso in mano la macchina da cucire per realizzare dei tourniquet artigianali, perché al fronte non bastano mai: una lunga striscia di tessuto resistente ed un bastoncino di legno da avvitare per bloccare le emorragie in

caso di ferite. «Abbiamo troppo tempo libero adesso - spiega - ma nessuno ha voglia di pensare e quindi è meglio tenersi sempre impegnati». Alle dieci di sera scatta il coprifuoco, a Lviv, ma durante il giorno ci sono caffè, ristoranti e negozi che restano chiusi. E anche il traffico non è quello di sempre. In più, a scandire il tempo, capita sempre più spesso che arrivino le sirene dell’allarme antiaereo. «Molti hanno paura di uscire - dice Vasil, titolare di un locale che fino ad oggi serviva a pranzo e a cena. Anche le cameriere che lavorano qui hanno deciso di restare a casa per un po’. E nel frattempo ci siamo messi a cucinare per donare i pasti ai profughi, è l’unica cosa che sappiamo fare bene, e se non ci sono clienti che vengono qui andiamo noi da chi ha bisogno». L’unico posto qui dove si concentrano migliaia di persone è la stazione ferroviaria, con il lungo viale Cernivetska che porta direttamente all’ingresso principale e che è percorso incessantemente da chi è appena arrivato in città e da chi cerca un treno per proseguire e lasciare il Paese. Da un lato e dall’altro alcuni piccoli e grandi fast food vengono presi d’assalto, mentre sul piazzale si accendono dei falò per combattere il freddo. All’interno, la sala d’attesa è diventata un luogo di sosta a lungo termine, dove trova-

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Estero

L’UCRAINA HA BISOGNO ANCHE DI NOI Sono numerose le realtà, più o meno note, che si stanno adoperando attivamente per offrire aiuto al popolo ucraino. Di seguito ne indichiamo alcune per dare l’opportunità, a chi lo desiderasse, di offrire il proprio contributo. AMACA ONLUS IBAN: IT65O0306909606100000014341 Causale: “Donazione emergenza Ucraina” https://amacaonlus.org CARITAS IBAN: IT24C0501803200000013331111 Causale: “Europa/Emergenza Ucraina” www.caritas.it COMUNITÀ SANT’EGIDIO IBAN: IT67D0760103200000000807040 Causale: “Aiuti all’Ucraina” www.santegidio.org SOLETERRE ONLUS IBAN: IT88Q0503401699000000013880 Causale: “Emergenza Ucraina” www.soleterre.org TERRE DES HOMMES ITALIA IBAN: IT37E0103001633000063232384 Causale: “Emergenza Ucraina” www.terredeshommes.it UNHCR ITALIA IBAN: IT84R0100503231000000211000 Causale: “Emergenza Ucraina” www.unhcr.org/it 28

re riparo mentre si aspetta il treno, dato che gli orari che si leggono sui tabelloni sono ormai un ricordo. Perché le destinazioni sono ancora garantite, ma i tempi non si possono più calcolare perché l’intero sistema ferroviario è completamente sotto pressione e quasi al collasso. Soprattutto per i treni che da Lviv vanno verso Przemysl, in Polonia, si resta in coda per ore, ma anche nei collegamenti fra città ucraine i tempi di attesa sono enormi, a causa dell’altissimo numero di persone che cerca di partire. Secondo i dati dell’Unchr, aggiornati al 15 marzo, sono già quasi tre milioni gli ucraini che hanno lasciato il Paese. I viaggi sono gratuiti ma riuscire a prendere posto non è mai scontato, e i vagoni sono carichi ben oltre la capienza, bagagli e animali domestici compresi, perché moltissime famiglie si ritrovano a viaggiare con il cane, il gatto, persino la cavia o i pappagallini. «Abbiamo resistito finché ci sono state le condizioni - spiega Irina, che viaggia con la figlia quindicenne e il cane -, poi siamo rimaste isolate nella parte est della città, con il ponte danneggiato, e abbiamo trascorso giorni nello scantinato del nostro palazzo, col cibo razionato, la corrente elettrica a singhiozzo. Ci è voluto qualche giorno per abituarmi all’idea ma poi ho deciso di fare questo passo. Mio marito è dovuto restare a Kiev perché in questo momento, con la legge marziale, agli uomini fino ai sessant’anni non è consentito uscire dall’Ucraina».

Loro sono dirette a Varsavia, mentre Anja attraverserà il confine polacco per poi spostarsi in Austria, dove ha degli amici che possono ospitarla. Anche lei è in transito da Kiev. «Dalla capitale non potevo più fare nulla, né per me né per gli altri, mentre dall’estero potrò coordinare gli aiuti ai miei concittadini che vogliono lasciare il Paese e dargli tutte le informazioni e gli strumenti necessari. Ora che sono al sicuro posso lavorare per questo». Intanto a Lviv comincia a nevicare. È normale in questa stagione, dicono qui, anzi, negli ultimi anni il clima è cambiato, prima la temperatura scendeva anche di venti gradi sotto lo zero, mentre adesso non succede più. Nessuno ci fa caso in questo momento, perché le priorità sono cambiate e la vita di tutti è sconvolta. «Abbiamo avuto due anni di pandemia e pensavamo che fosse quanto di peggio ci potesse capitare» - scherza Dima, ex tour operator che grazie ai suoi contatti professionali è riuscito a far scappare da Kiev e Kharkiv 18 persone, tra familiari e amici. «Ci siamo mossi con cinque macchine per sedici ore di viaggio, e poi a Lviv ci siamo divisi. Io sono qui perché non ho intenzione di prendere le armi ma voglio aiutare il mio Paese cercando di diffondere le notizie di quanto sta accadendo e contrastare quanto possibile le fake news, attraverso la rete di contatti che ho creato anche all’estero in otto anni di attività. Purtroppo siamo andati oltre l’immaginazione, ma ci sono ancora persone che non credono a quanto sta succedendo. Un mio collega ha il papà in Russia, e quando prova a raccontargli questa guerra viene accusato di fare propaganda. Succede anche questo. E se prima eravamo fermi per un virus, oggi ci spostiamo ma per scappare, noi che abbiamo sempre viaggiato e fatto viaggiare per il mondo per il piacere di conoscerlo, per regalarci bellezza. Speriamo di ritornare a farlo».

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Informazione Pubblicitaria

ANCORA CON DIARREA, DOLORI ADDOMINALI O FLATULENZA? Qual è la causa? Che cosa può essere veramente d’aiuto?

Gli esperti ne sono a conoscenza da molto: diarrea, dolori addominali e flatulenza possono essere causati dallo stress, da una dieta poco equilibrata o dai farmaci. I ricercatori sono ora riusciti a sviluppare un prodotto innovativo che troviamo esclusivamente in farmacia: Kijimea Colon Irritabile PRO. possono essere favoriti dallo stress, da un’alimentazione poco equilibrata o dall’assunzione di farmaci. Ma la vera causa è rimasta nascosta per molto tempo. Gli scienziati oggi suppongono che sia una barriera intestinale danneggiata a causare il malessere intestinale. Sulla base di questa conoscenza, i ricercatori hanno sviluppato il dispositivo medico Kijimea Colon Irritabile PRO (disponibile esclusivamente in farmacia).

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e persone affette lo sanno: i disturbi intestinali ricorrenti come diarrea, dolore addominale o flatulenza sono estremamente fastidiosi. La qualità della vita ne risulta gravemente compromessa. Questi disturbi intestinali

Il ceppo bifidobatterico viene in aiuto I ricercatori hanno scoperto che uno speciale ceppo di bifidobatteri inattivato termicamente (contenuto solo in Kijimea Colon Irritabile PRO) offre un aiuto efficace: il

ceppo B. bifidum HI-MIMBb75 aderisce come un cerotto sulle aree danneggiate della parete intestinale. Grazie a questo "effetto cerotto", la parete intestinale può quindi riprendersi ed è così protetta da nuove irritazioni. In questo modo, i tipici disturbi intestinali come diarrea, dolori addominali o flatulenza possono attenuarsi e si possono evitare nuove irritazioni.

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cerotto  Migliora diarrea, mal di pancia e flatulenza  Migliora la qualità della vita

Ancora meglio in caso di problemi intestinali I ricercatori hanno anche scoperto che i disturbi intestinali come diarrea, dolore addominale o flatulenza vengono alleviati grazie agli speciali batteri del ceppo B. bifidum HI-MIMBb75. Ma non è tutto: anche la qualità della vita delle persone affette è migliorata! Chiedi in farmacia Kijimea Colon Irritabile PRO. Per la Vostra farmacia:

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È un dispositivo medico CE 0481. Leggere attentamente le avvertenze o le istruzioni per l’uso. Autorizzazione ministeriale del 21/10/2020. • Immagine a scopo illustrativo.

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L’intestino fa molto per noi. Con lo stress, una dieta povera di fibre o con l’avanzamento dell’età, tuttavia, l’attività intestinale rallenta. Kijimea Regularis contiene fibre di origine vegetale che si gonfiano e distendono delicatamente i

muscoli. La digestione riprende il suo corso e la stitichezza scompare. Inoltre, Kijimea Regularis può ridurre i gas nell’intestino e il gonfiore addominale. L’effetto inizia già da 12 a 72 ore dopo l’assunzione. Kijimea Regularis ha un effetto

puramente fisico e, anche con un utilizzo prolungato, non provoca alcun effetto di assuefazione.

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Corti di Lunga Vita

TORNANO I “CORTI” EMOZIONI DENTRO UNA PELLICOLA L’abbraccio è un gesto d’affetto che consola, dà protezione o lenisce il dolore. È un momento in cui il nostro corpo reagisce alla presenza dell’altro attraverso una sensazione di benessere e rilascio di endorfine. Prima del Covid era un segno quotidiano e disinvolto, con cui oggi, dopo quasi due anni di pandemia e distanziamenti, facciamo un po’ di fatica a rapportarci. Il tema del Concorso, (Abbracciami è il titolo di questa IV edizione) quest’anno, segue idealmente quelli 30

Dopo l’interesse suscitato a livello nazionale e non solo, e gli ottimi risultati raggiunti nelle precedenti edizioni, c’è grande attesa per il Concorso cinematografico promosso da 50&Più dedicato ai senior

delle edizioni passate. Se nel 2017 il focus era il riconoscersi nell’altro con il tema “Incontri e riconoscimenti”, l’anno successivo, con “Viaggio all’origine della gioia”, è stata la volta di esplorare il concetto di condivisione con l’altro, della gioia che il darsi regala a ciascuno. Nel 2019, il titolo “Tutta la vita”, ha permesso di approfondire l’importanza delle relazioni nella vita di ognuno, quello che alla fine rende il percorso degno di essere vissuto. La capacità espressiva del cortome-

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traggio è quella di sviluppare una trama in pochi minuti, mantenendo lo spettatore incollato alla storia. Il tema scelto si presta senz’altro a molteplici declinazioni, anche perché ben pochi sono stati i prodotti audiovisivi usciti post-Covid, che partono dal disagio con cui tutti noi abbiamo fatto i conti negli ultimi anni e lo raccontano. Sia per motivi tecnici (si sono potute girare meno pellicole a causa delle restrizioni) sia perché il pubblico aveva bisogno di evasione (quindi di non veder rappresentato quello che stava vivendo nel proprio quotidiano). Sono soprattutto le emozioni delle persone a trovare nello storytelling il mezzo più efficace di espressione. La componente emotiva ne costituisce il cuore. La narrazione di una storia rimanda ad un ricordo e di conseguenza determina i sentimenti che caratterizzano la storia stessa. Il racconto diventa così un mezzo di confronto e di condivisione e, soprattutto, permette di dare una interpretazione della realtà. Il Concorso ha un respiro internazionale ed è dedicato a professionisti o a chiunque voglia avvicinarsi alla materia e mettersi in gioco. Il bando non prevede vincoli relativi ad età e nazionalità, purché i lavori siano inediti. Il corto resta ancora una palestra tecnico-stilistica in grado di esaltare gli aspiranti registi, attori e chiunque prenda parte alla sua realizzazione. La giuria tecnica sarà presieduta da Pif, autore, regista e attore di numerosi film di successo; le opere finaliste verranno proiettate durante la cerimonia conclusiva che si terrà nel mese di maggio a Roma, nella quale verrà decretato il vincitore. È previsto anche un Premio 50&Più riservato agli iscritti all’Associazione e alle 50&Più provinciali, assegnato da una giuria composta da presidenti delle sedi provinciali.

50&PIÙ ESPERIENZE ROMA E LUOGHI DEL CINEMA

Roma è la città del Cinema per eccellenza, un set a cielo aperto. In occasione della premiazioni del concorso Corti di Lunga Vita, proponiamo un percorso tematico accompagnato dal critico e docente cinematografico Flavio De Bernardinis, già protagonista dei nostri webinar, che arricchirà il tour di curiosità e aneddoti, esplorando i luoghi simbolo del nostro immaginario.

PROGRAMMA

1° giorno: 16 maggio - Arrivo in Hotel e sistemazione nelle camere riservate. Alle ore 15:00 incontro con la guida e trasferimento a Piazza del Popolo per una visita ai luoghi che hanno ispirato i film “Vacanze romane” e “La grande bellezza” in centro città. Rientro in hotel, cena e pernottamento. 2° giorno: 17 maggio - Prima colazione in hotel. Alle ore 9:00 trasferimento in pullman agli Studi di Cinecittà e visita. Rientro in hotel per il pranzo. Alle ore 16:00 trasferimento in pullman a Garbatella e Ostiense per la visita a piedi del quartiere che ha ispirato i film “Le fate ignoranti” e “Caro diario”. Cena tipica romana a Trastevere e rientro in hotel. Pernottamento. 3° giorno: 18 maggio - Prima colazione in hotel. Alle ore 09:00 trasferimento in pullman al Mausoleo di Augusto per la visita del sepolcro circolare più grande del mondo, riaperto dopo un lungo restauro. Rientro in hotel per il pranzo. Alle 17:00 trasferimento in pullman al Teatro Argentina per le premiazione dei vincitori del concorso “Corti di Lunga Vita”. Al termine apericena a teatro. Alle 21:30 tour panoramico di Roma by night e rientro in hotel. Pernottamento. 4° giorno: 19 maggio - Prima colazione in hotel. Fine dei servizi.

QUOTE INDIDUALI DI PARTECIPAZIONE In camera doppia

€ 520

Supplemento camera singola

€ 120

Quota supplementare per i non soci: € 50 LA QUOTA COMPRENDE: - Soggiorno presso hotel TH Palazzo Carpegna (4 stelle sup.) o similare con trattamento di mezza pensione (bevande ai pasti incluse) - Cena in ristorante tipico romano - Trasferimenti in Pullman Gran Turismo come da programma - Visite guidate come da programma, inclusi gli ingressi - Ingresso al Teatro Argentina con apericena - Assicurazione medico bagaglio e annullamento viaggio. LA QUOTA NON COMPRENDE: Tassa di soggiorno da corrispondere all’hotel - Tutto quanto non espressamente indicato. (Aut. Reg. 388/87) Tel. 06 6871108/369 Fax 06 6833135 E-mail: info@50epiuturismo.it Oppure presso le sedi Provinciali 50&Più. www.50epiuturismo.it aprile 2022 | www.spazio50.org

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Corti di Lunga Vita

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ierfrancesco Diliberto, in arte Pif, è una personalità poliedrica: autore televisivo, regista, scrittore, attore e sceneggiatore. Palermitano, celebre il suo programma cult Il testimone per Mtv, conosciuto dal grande pubblico per essere un inviato de Le Iene, fa il suo esordio al cinema dirigendo La mafia uccide solo d’estate (2013), che ottiene un buon successo di pubblico e critica, a cui seguiranno altre due pellicole come regista. La quarta edizione del concorso Corti di Lunga Vita lo vedrà come Presidente di Giuria; lo abbiamo incontrato per una chiacchierata. Il nostro è un Concorso di cortometraggi rivolto a professionisti e non, come si sente nel ruolo di Presidente di Giuria? E cosa si aspetta dalle opere in gara? Mi è già capitato una volta di ricoprire questo ruolo, di fare da arbitro, mediatore: è sempre difficile giudicare il lavoro delle persone, però farlo ogni tanto mi diverte. Dal punto di vista tecnologico, ormai si può fare un buon lavoro anche con pochi mezzi. Sono curioso di vedere che cosa ha influenzato le opere dal punto di vista creativo, soprattutto dopo questa esperienza del lockdown. La creatività viene stimolata in situazioni estreme, costringe a raccogliere le idee per soccombere alla povertà dei mezzi. A differenza dei lungometraggi, i corti hanno il potere di raccontare una storia in pochi minuti. Quali sono, secondo lei, gli elementi chiave per realizzare un corto che funzioni? E quali gli errori da non commettere? Per quel che riguarda i gusti, sono molto pop. I tempi lenti, se non sono giustificati, mi annoiano. Un cortometraggio non deve annoiarmi, è molto importante quando ti concedo 7 minuti della mia vita da spettatore. Come autore ho sempre fatto fatica a

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PIF, UN TALENTO DEL CINEMA GRAZIE AL PAPÀ. E A ZEFFIRELLI

di Viviana Rubini

rapportarmi al cortometraggio. Non è facile realizzare qualcosa considerando una durata di pochi minuti. È come se il corto finisse quando sto ancora prendendo la rincorsa! Recentemente ne ho visti anche di molto belli: dal punto di vista qualitativo le cose si sono evolute e la tecnologia ha dei costi più bassi. Appassionato di cinema fin da piccolo: autore, regista e attore.

La sua passione nasce grazie a suo padre che girava documentari per la Rai a Palermo. Quando ha capito di volerne fare una professione? E quali sono i film che hanno influenzato il suo lavoro? Cosa sarebbe successo se mio padre non avesse fatto questo lavoro, se l’avessi fatto pure io, non lo saprò mai. Mi sembrava di capire tutto subito. A scuola andavo molto male e invece

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con il suo lavoro sembrava incoraggiarmi ad andare avanti. È stato per diverso tempo assistente di Franco Zeffirelli e di Marco Tullio Giordana. Cosa le hanno insegnato queste grandi personalità? Di Zeffirelli, ormai l’ho confessato più volte, ero l’assistente del cane. Si trattava più della possibilità di stare accanto a l’ultimo di una generazione di cineasti internazionali. Non si fermava certo a spiegarmi le cose, ma anche solo vederlo all’opera serviva a farmi un’idea di come funzionava il set (il film era Un tè con Mussolini). Zeffirelli, dopo ce-

Personaggio versatile, passione per il grande schermo, spiccata ironia nel raccontare l’animo umano... Pif, presidente di Giuria per i Corti di 50&Più, si racconta con il cinema ho intuito subito come funzionava la macchina da presa. I registi che guardo con interesse sono numerosi, non ne ho uno di riferimento. Mi viene in mente Steven Spielberg, che è stato molto stimolante. Di per sé non sono un suo fan, né della fantascienza. Mi piace molto il suo immaginario. Quando l’ho incontrato e intervistato, mi ha colpito il suo lato infantile che viene fuori, nonostante i 70 anni. È uno tra quei registi che ricordo con affetto, che

na, davanti a un bicchiere di vino, iniziava a raccontarti di Pasolini, di Anna Magnani, di Richard Burton o Liz Taylor, di un mondo che ormai non c’era più. È stato istruttivo anche solo vedere all’opera delle attrici internazionali pazzesche, questo incrocio tra cinema italiano e internazionale. Sul film di Giordana, I Cento Passi, trattandosi di una produzione piccola, ero molto più operativo. Nessuno sapeva però che sarebbe diventato un film importante, è partito in sordina, ma

di fatto ha smosso le acque. In pochi, fuori Palermo, conoscevano la storia di Peppino Impastato. Ed è stato bello vantarsi di esserci stato. Il suo ultimo film, E noi come stronzi rimanemmo a guardare, racconta la storia di un ex manager che perde il lavoro e si adatta a fare il rider; la sua unica consolazione sarà il rapporto con Stella, un ologramma creato da una App di “anime gemelle”. In uno scenario come questo, tra solitudine e l’impalpabilità dei rapporti in un mondo iperconnesso, che importanza ha un gesto come l’abbraccio? Una volta era meno importante. Il film è stato scritto prima dell’arrivo del Covid e nella vita non avrei mai pensato di dire “vivremo una pandemia” o “la Russia ha invaso l’Ucraina”. La solitudine nel film è causata dalla tecnologia. La pellicola però esce dopo il primo lockdown, e quella solitudine che doveva essere straniante, per il pubblico era diventata quasi familiare. Di conseguenza l’abbraccio diventa importante. Mi è dispiaciuto tantissimo che non sia uscito al cinema, che la gente non sia andata in sala a vederlo, anche se è andato benissimo, ha fatto dei numeri che altrimenti non avrebbe mai fatto. Dopo aver scritto libri, programmi tv, diretto 3 film, fatto l’attore... quale altro progetto vorrebbe realizzare? La mia scommessa - e con quest’ultimo film ci stavo quasi riuscendo - è quella di continuare a fare commedie, di uscire dal confine italiano e continuare a frequentare il mondo dei festival cinematografici. Realizzare un film che possa essere capito all’estero e passare i pregiudizi che spesso i festival hanno nei confronti della commedia. aprile 2022 | www.spazio50.org

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Tutela ambientale

LA COSTITUZIONE ITALIANA DA OGGI È PIÙ “VERDE” Grazie ad una riforma storica, il nostro ordinamento fa un passo in avanti nella salvaguardia dell’ecosistema e getta le basi per uno sviluppo economico più sostenibile. Anche nell’interesse delle future generazioni di Anna Costalunga

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Italia ha finalmente una Costituzione “green”: l’8 febbraio scorso, infatti, la Camera dei Deputati ha approvato la proposta di legge costituzionale che modifica gli articoli 9 e 41 della nostra Carta in materia di tutela dell’ambiente. «Una giornata epocale», così si è espresso il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, al termine del plebiscito della Camera (468 voti a favore, 1 contrario e 6 astenuti), che ha permesso di evitare di sottoporre la legge di riforma a un referendum consultivo.

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Il provvedimento, dopo aver superato la doppia lettura delle due ali del Parlamento, è giunto alla sua conclusione in tempi record - appena 8 mesi e in piena pandemia -, a dimostrazione di un interesse generale della politica verso questo argomento. E traccia il solco sul quale in futuro il Governo e il Parlamento agiranno per la salvaguardia ecologica del nostro Paese. La misura, in concreto, modifica gli articoli 9 e 41 della Costituzione e incide direttamente sulla normativa delle Regioni a statuto speciale e delle Province autonome di Trento e Bolzano in materia di tutela degli animali.

COSA CAMBIA IN CONCRETO L’articolo 9, che rientra tra i princìpi supremi della Carta, finora prevedeva la salvaguardia del patrimonio paesaggistico, storico e artistico. La riforma aggiunge ora la tutela dell’ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi “anche nell’interesse delle future generazioni”. La legge dello Stato - viene poi aggiunto - “disciplina i modi e le forme di tutela degli animali”, non solo quelli di affezione domestica (cani e gatti di casa, per intenderci), ma anche quelli allevati, prevedendo per questo una riserva di legge statale che

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Già nel 2015, l’enciclica Laudato sì di papa Bergoglio invitava ad un impiego consapevole delle risorse ambientali.

ne disciplini le forme e i modi. C’è poi l’importante modifica all’articolo 41, quello che sancisce che l’iniziativa economica debba rispettare non solo la libertà e la dignità umana ma anche - questa la novità - la salute e l’ambiente. In sostanza, da oggi qualsiasi atto criminale verso l’ambiente, come sotterrare fusti velenosi o gettare liquami in acqua, comporterà una violazione della Costituzione. E dunque pene più severe. Un cambiamento di prospettiva che infligge un duro colpo alla criminalità, finora contrastata solo da coraggiose sentenze di condanna di abusi edilizi

e devastazioni del territorio. O mandata assolta per mancanza di prove e strumenti legislativi adeguati. Anche per questo la riforma è stata accolta con favore dalle associazioni ambientaliste. «Finalmente, la tutela dell’ambiente è diventata un principio fondamentale della Repubblica, a cui la futura legislazione deve ispirarsi e quella passata adattarsi», ha affermato in una nota la presidente del WWF, Donatella Bianchi. Una dichiarazione cui fanno eco le parole del ministro del Lavoro, Andrea Orlando, che ha così commentato: «L’uomo, anche nella nostra Carta, riconosce che sono necessari limiti alla propria azione, pena la catastrofe. Un fatto molto importante. Non un vincolo ma una condizione ed insieme un obiettivo per la vita sociale ed economica».

UNA SVOLTA EPOCALE Ma in cosa consiste esattamente il valore rivoluzionario di queste modifiche? Per comprenderlo bisogna considerare che, fino ad oggi nella Carta Costituzionale non si faceva riferimento esplicito all’ambiente, se non nell’articolo 117, e solo per elencarlo tra le materie ad esclusiva competenza dello Stato. La riforma attuale, invece, gli conferisce una vera e propria dignità autonoma: il Pianeta e tutti gli esseri viventi devono essere tutelati e protetti non in quanto risorse da sfruttare, utili all’uomo, ma per ciò che essi stessi sono. Precedentemente, invece, la tutela dell’ambiente era menzionata solo all’articolo 32, legata al diritto alla salute e dunque ancora in una visione chiaramente antropocentrica. Un orientamento che però nel tempo aveva finito per mutare, come dimostrano sentenze recenti, tra le quali la numero 215 del 2018 sul trattamento dei rifiuti e il ruolo delle Regioni, in cui per la prima volta la Corte si è pronunciata in difesa del valore intrinseco dell’ecosistema. L’ITALIA SI ADEGUA La modifica degli articoli della Carta Costituzionale, che lega in un’unica visione la salvaguardia della biodiversità e degli ecosistemi (anche per le future generazioni), la difesa degli animali, il divieto all’economia di agire in contrasto con la salute e l’ambiente, ricalca la visione dell’enciclica Laudato sì di papa Bergoglio, che - già nel 2015 - definiva ogni maltrattamento verso qualsiasi creatura contrario alla dignità umana e rivolgeva un appello particolare all’iniziativa economica, invitando tutti ad un impiego consapevole delle risorse ambientali. Recepisce inoltre le direttive del Parlamento Europeo in materia di ecologia e sostenibilità, aggiungendosi al novero delle aprile 2022 | www.spazio50.org

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Tutela ambientale Costituzioni più avanzate, come quelle di Grecia, Spagna e Germania. IL PATRIMONIO NATURALISTICO HA ORA UN’ARMA IN PIÙ È facile immaginare le conseguenze future di questo voto storico: l’Italia, famosa nel mondo per le sue bellezze naturalistiche, ha ora un’arma in più per difenderle. In questo senso come non pensare ai grandi disastri che hanno colpito il nostro territorio, dal crollo del Vajont al più recente caso dell’Ilva di Taranto. Ma la traccia costituzionale avrà conseguenze anche sulla migrazione climatica, quella cioè legata alle grandi siccità o alle inondazioni dell’Africa Subsahariana. Mentre le leggi a favore degli animali porteranno a nuove richieste da parte delle associazioni e probabilmente riproporranno il dibattuto tema della caccia. Sono molte le riflessioni che scaturiscono dalla modifica costituzionale e da più parti - accanto al plauso - si fa appello alla concretezza, chiedendone la tempestiva attuazione. Tra le tante voci abbiamo ascoltato quella di Francesca Santolini, giornalista scientifica, esperta di ambiente ed ecologia. Dal suo punto di vista, la nuova riforma è un esempio di come la legge possa fare cultura oppure dimostra che l’opinione pubblica può influenzare il legislatore? Ogni giorno vengono pubblicate notizie allarmanti sul cambiamento climatico, come quella secondo cui i dati dei satelliti avrebbero dimostra-

to che, dal 1998 a oggi, il riscaldamento globale è diventato due volte più veloce di quanto si aspettassero gli scienziati. Ma per quanto siamo ben informati, di sicuro non siamo abbastanza preoccupati. Negli ultimi decenni la nostra cultura ha preso una piega apocalittica, con i film sugli zombie e distopie varie, che forse sono il risultato di uno spostamento collettivo dell’ansia per il clima. Ma quando si tratta dei pericoli reali del riscaldamento globale, soffriamo di un’incredibile mancanza d’immaginazione. Per questo, immagino che questa riforma possa aiutare ad aumentare la sensibilità nell’opinione pubblica e a porre le basi per un terreno culturale su cui costruire una società decisamente più sostenibile. Allo stesso tempo penso che la pressione dei movimenti per il clima, soprattutto dei più giovani, abbia spinto la politica a mobilitarsi. Quanto crede ci vorrà perché

La riforma attuale conferisce all’ambiente una vera e propria dignità autonoma: il Pianeta e tutti gli esseri viventi devono essere tutelati e protetti non in quanto risorse da sfruttare, utili all’uomo, ma per ciò che essi stessi sono. 36

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i nostri comportamenti si uniformino ai nuovi principî costituzionali? I nostri comportamenti, il nostro stile di vita hanno sicuramente un’impronta ecologica, un peso sul Pianeta, ma adesso il pallino è soprattutto nelle mani dei governi, che con la transizione ecologica devono fare investimenti per modificare i sistemi di produzione, con l’obiettivo di azzerare le emissioni al 2050. Compito non facile ma necessario. Detto questo, sono molto fiduciosa nei confronti della nuova generazione, i cosiddetti Millennials, che hanno già cambiato le loro abitudini, perché sono nativi ambientali. Per concludere, cosa pensa del tema della responsabilità verso le nuove generazioni, introdotto dalla modifica all’articolo 9? Il senso della riforma consiste nel considerare l’ambiente non come una cosa, ma come un valore primario che deve essere costituzionalmente protetto. Questa tutela è rivolta prima di tutto ai posteri, ossia alle generazioni future e si tratta di una formulazione assolutamente rivoluzionaria per la nostra Costituzione. Del resto, siamo custodi temporanei di un’eredità - il nostro Pianeta - che abbiamo il dovere di trasmettere il più possibile intatta alle future generazioni.

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Intervista

ROBY FACCHINETTI «La musica è la migliore delle droghe»

Colonna portante dei Pooh per quasi 50 anni, la musica è stata sua musa ispiratrice e costante fonte di energia. Lui continua a cantare e ad emozionare il suo pubblico, con il pensiero a chi oggi non c’è più di Ersilia Rozza

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l tastierista e cantante dei Pooh ha registrato Symphony, un importante doppio album con i brani “classici” del gruppo e alcuni inediti riproposti in forma sinfonica con una grande orchestra. In questi giorni lo sta portando in tournée e noi lo abbiamo intervistato. Innanzitutto una curiosità. Lei all’anagrafe fa Camillo Lorenzo Ferdinando: da dove è uscito Roby? Mia madre avrebbe voluto fossi Ferdinando, poi, per altre ragioni, ha deciso di chiamarmi Camillo. Un nome

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che io adoro al femminile, ma non ho mai amato al maschile. A 12 anni me lo sono cambiato. Ho detto a mia madre che da allora mi sarei chiamato Roberto. Tutti i famigliari si sono lamentati, tanto che tuttora per i miei fratelli sono Camillo. Quando poi ho iniziato a fare questo mestiere andavano di moda i nomignoli abbreviati, facevano molto “british”, così ho deciso per Roby, che per un musicista professionista “suonava” meglio». Che differenze trova tra il Facchinetti autore di canzoni per

i Pooh e il Facchinetti solista? Quando componevo per i Pooh dovevo tener presente la vocalità. Componevo brani che avessero, sia armonicamente che melodicamente, la possibilità di evidenziare gli impasti vocali del gruppo. Brani in cui ognuno avesse modo di mettersi in evidenza vocalmente, perché cercavamo di suddividerli fra di noi. L’approccio, pensando ai Pooh, perciò era completamente diverso da quello per i miei, perché questa necessità condizionava il mio modo di comporre. Invece, quando scrivo solo per me riesco a spaziare tra ciò che sento di più, che mi colpisce più nel profondo. Compongo pensando solo a me, senza condizionamenti. Quando scriveva per i Pooh, dava la linea musicale a Valerio Negrini oppure a Stefano D’Orazio e poi loro componevano i testi o viceversa?

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Noi abbiamo sempre lavorato con la musica che faceva da input per chi scriveva i testi. Solo per due brani è successo il contrario. Piccola Katy era una poesia che scrisse Valerio ai tempi in cui frequentavamo il Piper di Roma, che era un locale icona per la musica. Era un periodo in cui gli adolescenti spesso scappavano di casa per protesta, per contrasti generazionali con i genitori, e si ritrovavano proprio al Piper. Valerio raccontò l’esperienza di una ragazza che fugge, ma rimane fuori casa solo una notte e rientra prima che qualcuno se ne accorga. Mi piaceva e decisi di musicarla. Poi sempre Valerio, negli Anni ’80, si recò in Russia durante uno dei suoi viaggi. Al ritorno mi raccontò la sua esperienza, la realtà di quel Paese, così gli dissi di buttare giù un testo con una certa metrica che poi l’avrei rivisto io. Nacque Dall’altra parte. Voi Pooh siete stati insieme per quasi cinquant’anni, rinnovandovi e aggiornandovi. Qual era il vostro segreto? Il rinnovamento per noi arrivava sempre da una nostra necessità, dal nostro cercare. Facevamo molte prove su questo, ed è diventato una di quelle alchimie che nel tempo siamo riusciti a perfezionare. Abbiamo fatto anche delle scelte molto pesanti, che però nascevano da un’esigenza artistica. Quando sentivamo che ci voleva un cambiamento eravamo pronti a farlo in maniera radicale. Abbiamo cambiato arrangiatori, management. Scelte che in quei momenti ci sembravano assolutamente giuste, da non trascinare in avanti. Questo ci ha portato anche a commettere degli errori, a volte stravolgendo più del necessario. Symphony ripropone i grandi successi dei Pooh in forma orchestrale, con gli arrangiamenti del maestro Diego Basso... È stato un album veramente impegnativo, cui hanno partecipato circa

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duecento tra musicisti e coristi. Sono quasi 100 minuti di musica per 19 brani, di cui 14 “classici” e 5 inediti, tutti riarrangiati e magistralmente diretti da Diego Basso. È uno dei lavori più importanti che abbia mai realizzato, perché abbiamo dato a questi brani notissimi una nuova vita, un nuovo percorso. La modalità sinfonica rende bello, impreziosisce e accende ogni brano, anche il più banale: se poi un brano è già bello o bellissimo, diventa un piccolo capolavoro. È stata sua madre, facendole ascoltare da bambino le opere e le sinfonie, a farle amare il suono orchestrale? Mia madre mi ha fatto amare la musica. Non l’avrei mai scoperta così presto. Lei ascoltava continuamente le opere, le sinfonie, e io ho scoperto la musica così. Per questo sono molto

ti stacca dalla realtà, anche la più dolorosa e negativa, fa cambiare il tuo umore in tempo reale. Ti dà tantissimo e quando ti entra dentro non puoi più farne a meno, è la migliore delle droghe. Non riesci a staccarti mai, specie se sei un musicista, perché più dai e più ti dà. La devi amare e allora tutto muta tra te e la musica e possono veramente accadere dei piccoli miracoli. Perché ha messo i cinque brani inediti alla fine della lunga carrellata musicale? Per non interrompere il viaggio attraverso il passato della prima parte. Ogni brano si porta dietro una storia, sono trascorsi anche quarant’anni da quando sono stati composti, sono brani “pesanti” sotto questo aspetto. E infilarci in mezzo canzoni nuove

«Mia madre ascoltava continuamente le opere, le sinfonie, e io ho scoperto la musica così» legato al suono sinfonico, ce l’ho dentro, lo sento mio in modo particolare. Ho scoperto la magia quando avevo cinque, sei anni, ho scoperto un linguaggio, un’energia che tocca le corde dell’emozione, che commuove. Ancora oggi non sono riuscito a capire come possa accadere. Solo la musica riesce a sprigionare questi sentimenti. Fa bene, fa sognare,

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Intervista che invece hanno bisogno di una visione maggiore, perché non le conosci, non hanno ancora una storia, che mi auguro acquisiranno nel tempo, non mi piaceva. Il finale, prima dello strumentale Respiri, è affidato a un inedito firmato da D’Orazio, che è una sorta di “Ave Maria”... Me l’ha mandato due anni fa per il precedente album, Inseguendo la mia musica, ma è arrivato quando il lavoro era già tutto completato. Gli ho detto che l’avrei sicuramente in-

fano, devo chiamare Valerio”, perché è stato così per talmente tanti anni. Con Stefano abbiamo recentemente scritto Parsifal, un’opera che verrà rappresentata dopo l’estate, e l’ho sentito tre, quattro ore prima che lo ricoverassero. Hanno fatto talmente parte della tua vita che non puoi abituarti. Sta per partire per un nuovo tour nei teatri con l’orchestra. Suonerà le tastiere e canterà per due ore ogni sera. Cosa le permette di avere ancora tutta questa vitalità?

IL NUOVO ALBUM

Si apre con una toccante Ouverture di quasi 10 minuti, che allinea vari classici dei Pooh, gli stessi che Symphony ripropone poi con la voce inconfondibile di Facchinetti, il tastierista e più prolifico autore della band. La Grande Orchestra Ritmico Sinfonica Italiana e la Budapest Art Orchestra, magistralmente dirette dal maestro Diego Basso, offrono un abito da gran sera a brani che hanno fatto la storia della canzone italiana, cui si sommano cinque inediti intensi e profondi. LE DATE DEL TOUR

serito nel successivo, perché mi piaceva moltissimo. E Grande madre è stato il primo brano della lista di questo cd. Come si riesce a sopperire al vuoto che lasciano amici e compagni di strada come Valerio e Stefano (scomparsi rispettivamente nel 2013 e nel 2020, n.d.r.)? Non ci si riesce. È inaccettabile, quando il rapporto è stato così forte e profondo. Non accetti la realtà, non riesci ad abituarti. Ogni tanto mi capita di pensare: “Devo sentire Ste40

La musica fa dei miracoli. Trasmette forza, energia, specie se la ami come l’amo io, se ti emoziona solo il pensiero di portare un progetto così sui palcoscenici. È una magia che ti fa dimenticare tutto, stanchezza, fastidi, fatica. Poi, ogni mattina, faccio un’ora di ginnastica, vado spesso a camminare oppure in bicicletta lungo un percorso che inizia proprio davanti a casa mia, dall’altra parte della strada. Tenersi in movimento e non mollare è una regola assolutamente obbligatoria.

Dopo le date di marzo a Bergamo e Milano, il nuovo grande show di Roby Facchinetti continuerà nei teatri durante aprile e maggio. Le canzoni dei Pooh e quelle da solista saranno proposte nella versione arrangiata per la sua stessa orchestra dal maestro Diego Basso, che vanta collaborazioni eccellenti, in particolare con Il Volo. Queste le date a oggi confermate: il 4 aprile a Firenze, il 7 a Mantova, il 9 a Roma, il 5 maggio a Treviso, il 16 a Torino.

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Focus

LA GRANDE FATICA DI DIVENTARE ADULTI di Giovanna Vecchiotti

“Essere un uomo significa essere responsabile. Significa provare vergogna alla vista di quella che sembra essere la miseria immeritata. Significa essere orgogliosi di una vittoria dei propri compagni. Significa sentire, quando si posa la propria pietra, che si sta contribuendo alla costruzione del mondo”. Essere uomini e donne significa dovere affrontare le mille sfaccettature che la vita ti mette davanti contando solo sulle tue forze, significa imparare a cadere e a rialzarti. E a guardare indietro ed apprezzare il cammino che hai fatto, paragonando il ragazzo che eri alla persona che sei diventata. Perché la parte più difficile dell’essere uomo e donna è proprio diventare ciò che si è. È l’attraversare indenni quel tratto di “terra di mezzo” che chiamiamo adolescenza, quella manciata di anni che separano il bambino dall’adulto, che trasformano i corpi e traghettano le menti ancora aggrappate ai sogni, e le portano verso la realtà dell’esistenza. L’adolescenza (dal latino adolescere, “crescere”) è quella stagione della vita in cui si mettono a punto i riti di passaggio necessari al mutamento di status, alla costruzione della propria identità, a proiettare nel futuro il “se stessi” ancora in miniatura. Perché l’adolescenza serve a questo: a forgiare corpi e anime, a cesellare pensieri e sentimenti, a preparare alla vita imparando a costruire quella corazza che si indosserà tutti i giorni. È una fase dura, spietata, formatrice. Eppure, quando i frammenti di quegli anni ci tornano in mente, essi ci appaiono dolci e spensierati, nonostante tutto. Forse perché, come diceva il Piccolo Principe: “Tutti i grandi sono stati bambini una volta. Ma pochi di essi se ne ricordano”. _______ Le citazioni sono tratte da “Il piccolo principe” di Antoine de Saint-Exupéry

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ADOLESCENZA: LE INSIDIE DELL’ISOLAMENTO Senso di precarietà, ansia e paura, questo è ciò che provano i ragazzi oggi. L’isolamento subìto durante la pandemia e, ora, i timori per la guerra, li stanno spingendo verso una vera e propria forma di ritiro sociale. Ne abbiamo parlato con la dottoressa Federica Seravelli, psicologa e psicoterapeuta di Giada Valdannini

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iò che caratterizza gli adolescenti, in questo momento, è il senso di precarietà. Questa generazione di giovanissimi - che definiamo “Generazione Covid” - si è misurata presto col senso di precarietà, ora acuito dalla questione della guerra, che li sta mettendo ancora più in crisi. Non fanno che chiedermi: “Federica, hai visto che è scoppiata la guerra?”, “Federica, ora che facciamo?”». Inizia così il nostro colloquio con la dottoressa Federica Seravelli, psicologa, psicoterapeuta che, da oltre vent’anni, si occupa appunto di adolescenti. Quanto è difficile, dottoressa, essere adolescenti nella società odierna? Lo stress è sicuramente aumentato per tutti, ma gli adolescenti sono stati i più esposti. In primis perché hanno subìto maggiormente l’isolamento.

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A differenza dei bambini, che sono tornati a scuola prima, i ragazzi delle superiori hanno dovuto proseguire la didattica a distanza per ragioni legate alla pandemia. Quindi, in assenza di una normale frequenza scolastica e di opportunità di socializzazione, sono andati persi gli ammortizzatori dello stress poiché sono mancate le relazioni positive, il contesto educativo che, comunque, per loro, ha una valenza positiva. Questo cosa ha comportato? Che si sono bloccati nel loro processo evolutivo, quando invece l’adolescenza è proprio la fase in cui ci si sperimenta nel mondo. Quando siamo bambini, infatti, rimaniamo nel contesto familiare; quando diventiamo adolescenti, invece, dobbiamo uscire, confrontarci con i pari, con le regole che ci sono all’esterno. Aver perso questa possibilità già da due anni, cosa ha causato? L’isolamento, dietro ai loro smar-

tphone, dietro ai loro computer. Stiamo registrando un vero e proprio ritiro sociale. I ragazzi dei quali mi occupo erano sicuramente esposti anche prima a fattori di rischio come ansia, depressione, e magari avevano storie familiari un po’ complesse, ma di certo la pandemia ha contribuito ad aggravare tale sintomatologia. Questi ragazzi, che non possono vivere nella realtà delle loro relazioni, si vedono preclusa anche l’opportunità di sperimentarsi con il proprio corpo, e rimangono da soli, concentrati soltanto sulle loro paure. Inoltre, si stanno confrontando con un mondo che è pericoloso, perché hanno a che fare con la malattia e la morte: ricorderete tutti le immagini dei camion che portavano via i corpi all’inizio della pandemia… Un dato allarmante è che sono aumentati tantissimo i comportamenti di autolesionismo e, purtroppo, anche i tentativi di suicidio. Quando accenna all’autolesionismo, cosa intende esattamente? Cosa si procurano? Sono adolescenti che, per esempio, nella forma più frequente si tagliano: sulle braccia, sulle gambe. Tagli che rappresentano anche una richiesta di aiuto perché sono visibili. Mi raccontano che lo fanno per pensare a qualcos’altro, perché hanno la testa piena di pensieri negativi (“non sono capace”, “non so che cosa farò”, “la vita fa schifo”, “è meglio morire”). Allora, per distrarsi, si tagliano, perché quel dolore che sentono sulla pelle li allontana da ciò che provano interiormente. Quindi cos’è che è venuta meno per loro: la speranza, la progettualità? L’adolescenza è prima di tutto il periodo della spensieratezza, ma anche della proiezione verso il futuro, un momento in cui ci si sente un po’ on-

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nipotenti. Gli adolescenti di oggi - tra crisi economica, pandemia e, adesso, anche la guerra - non possono sentirsi tali; per un lungo periodo non sono potuti uscire e ora pensano addirittura ai bombardamenti. Che parole usate per rassicurarli, per porre un argine alla loro comprensibile ansia? Lavoriamo sul concetto di resilienza, comunicando loro che dalle crisi si

può uscire. In questo contesto così delicato, riportiamo loro esperienze del passato, di come abbiamo superato guerre mondiali e altre pandemie. Io, ad esempio, racconto sempre ai ragazzi di come mia nonna - una donna degli inizi del ’900 - avesse vissuto la pandemia di spagnola. In generale l’adolescenza è un momento difficile… È un periodo che noi definiamo “di lutto” perché bisogna abbandonare l’infanzia per entrare nell’età adulta. Anche fisicamente, perché il corpo di un adolescente è in trasformazione. Il fatto che oggi i ragazzi possano confrontarsi poco tra di loro - per via appunto dell’isolamento dovuto alla pandemia - ha reso ancora

più difficile accettare questo cambiamento. Non a caso, i disturbi alimentari sono sempre più diffusi e crescono anche tra i maschi. Che prospettive vede per questi giovani? Complicate. Sarà grande la responsabilità - anche per noi esperti nel campo - di capire e saper aiutare. Per questo motivo, invito i genitori ad osservare e ascoltare i propri figli, e a chiedere aiuto quando si rendono conto che la situazione sta sfuggendo di mano. Un adolescente particolarmente isolato, ad esempio, deve mettere in allarme. È importante che i genitori - ma anche i nonni - facciano caso a questi specifici segnali.

«Per aiutarli, lavoriamo sul concetto di resilienza, comunicando loro che dalle crisi si può uscire, raccontando esperienze del passato, di come abbiamo superato guerre mondiali e pandemie» aprile 2022 | www.spazio50.org

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UN FURTO DI GIOVENTÙ

Secondo Walter Veltroni, questo decennio non è certo iniziato nel migliore dei modi. E i giovani ne stanno pagando il prezzo più alto. La famiglia, però, può fare molto: deve trasmettere sicurezza e fiducia nel futuro, senza mai sottrarsi alle loro domande di Raffaello Carabini

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crittore, giornalista e regista, l’ex-politico Walter Veltroni, già sindaco di Roma, vice presidente del Consiglio, ministro per i Beni culturali e ambientali, nonché fondatore del PD e segretario nazionale dei Democratici di Sinistra e dello stesso PD, è dal 2014 membro del Consiglio Direttivo di Unicef-Italia, l’organismo delle Nazioni Unite che si occupa dell’assistenza all’infanzia e ai giovani in difficoltà. Inoltre, ha diretto nel 2015 il pregevole docufilm I bambini san-

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no, dedicato alla percezione “diversa” del reale da parte dei piccoli. A lui abbiamo posto una serie di domande relative ai temi principali della nostra inchiesta. Le introduciamo con una citazione da un suo recente articolo apparso sul Corriere della Sera, di cui Veltroni è editorialista. «Abbiamo misurato, con colpevole ritardo, gli effetti della pandemia sulla coscienza e lo stato d’animo dei giovani. Abbiamo potuto registrare quanta tristezza, ansia, rabbia, male di vivere, questi due anni di trinciamento delle relazioni

sociali, di compressione del naturale bisogno di autonomia dalla famiglia, abbiano comportato nei ragazzi. Ora, quando sembrava che si potesse finalmente riguadagnare una specie di normalità, la guerra - una guerra così vicina e così folle, così carica di conseguenze universali, come una pandemia violenta - riavvolge, specie i più giovani, in un gorgo di paura e di nero». Qual è, secondo lei, la principale difficoltà nell’essere adolescenti oggi? La sensazione di cupezza, di angoscia, di perdita di speranza che caratterizza questo tempo. In fondo, siamo passati da una pandemia a una guerra e questo non può che essere un furto di gioventù nei confronti di chi avrebbe tutto il diritto di vivere quel tempo della vita che è invece segnato dalla speranza, dalla fiducia nel futuro, dall’ottimismo, che non è caricato dai problemi.

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Sì, direi proprio la cupezza di questi Anni ’20, che sono cominciati, come altri Anni ’20, sotto un brutto segno. Mancano anche modelli educativi, tipo famiglia o scuola, oppure modelli di riferimento reali e virtuali? Sì, la crisi di questi modelli è già in atto da tempo e viviamo la necessità di adeguamento al tempo in cui le

di autonomia che, a un certo punto, ha come deriva questi comportamenti che sono la manifestazione di un malessere, di un disagio, di una crisi molto profonda. Esiste comunque anche un universo positivo di adolescenti attivi e propositivi, che si impegnano per il futuro. Pensiamo, ad esempio, ai Giovani Alfieri premiati

«Perdere due anni di relazioni quando si hanno tra i 15 e i 17 anni significa comprimere il momento in cui la vita si forma, la relazioni si stabiliscono, si conosce l’amore, si sta con gli altri...» suggestioni che arrivano agli adolescenti sono molteplici, e arrivano da tante fonti che spesso non sono quelle tradizionali. Tuttavia, soprattutto nel corso degli ultimi due anni e mezzo, la famiglia e la scuola sono stati elementi coesivi, rifugi, zone di sicurezza, quindi hanno mostrato tutta la loro utilità. Cosa pensa dell’isolamento sociale di questi tempi, che non di rado porta gli adolescenti fino a vivere da “hikikomori” (isolato n.d.r.)? Direi che è un riflesso naturale. Perdere due anni di relazioni, di possibilità, quando si hanno cinquanta o sessant’anni è una cosa. Quando si hanno tra i 15 e 17 anni è tutt’altra cosa: significa comprimere il momento in cui la vita si forma, le relazioni si stabiliscono, si conosce l’amore, si sta con gli altri, si cominciano a vivere le prime esperienze di autonomia, e quindi sicuramente noi vedremo nel tempo gli effetti di questo periodo. Cosa pensa del rapporto tra adolescenti e violenza, dalle maxi risse al bullismo, dalle violenze sessuali fino alle babygang? Sono anch’esse il prodotto di questa compressione di energia e di voglia

ogni anno dalla Presidenza della Repubblica come parte emersa di un grande iceberg... Sì, certo. Lo si vede nelle manifestazioni per l’ambiente, per la pace. Lo si vede nella produzione culturale. Lo si vede in molte situazioni, tuttavia è come prendere a spallate un muro. Perché oggi c’è un muro davanti alla condizione degli adolescenti ed è contro quello che o si sbatte o si ha la forza necessaria per buttarlo giù. Naturalmente in più si è, più si ha la forza per abbatterlo. Cosa pensa del loro rapporto con i videogiochi e i social?

Sicuramente ha avuto un valore positivo durante la pandemia, quando questi strumenti hanno consentito di stabilire un sistema di relazioni sociali importante. Pensi a cosa sarebbe stato rimanere chiusi in casa senza nessuna possibilità di relazione con gli altri, con i propri coetanei. Sarebbe stato veramente devastante, quindi i social network e persino i videogiochi, che hanno costituito un modo per passare il tempo, sono stati molto utili. Poi, invece, sulle loro contraddizioni, sulla semplificazione, la radicalizzazione, sulla banalizzazione si potrebbero fare dei lunghissimi discorsi. Discorsi che toccano le dipendenze, vecchie come alcol e droghe, e nuove... Questi fenomeni sono sempre da mettere in relazione a una condizione di crisi. Più c’è disagio e più questi comportamenti tendono a diffondersi. Quindi torniamo al tema: bisogna rimuovere le ragioni di questo disagio. Sia lei come scrittore sia noi come genitori, come nonni, come possiamo aiutare? Dando loro fiducia nel futuro, raccontando storie, infondendo sicurezza. In questo momento credo che gli adulti abbiano il grande dovere di fornire sicurezza, senza mai evitare le domande degli adolescenti.

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S.O.S. CERCASI MODELLI EDUCATIVI VALIDI

Cresce il disagio degli adolescenti, confusi e disorientati dalla stretta attualità e da un periodo di naturale ricerca di se stessi. Il ruolo degli adulti verso i più giovani diventa quindi indispensabile (oltre che difficile) di Giada Valdannini

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a pandemia e ora la guerra hanno esacerbato i disagi degli adolescenti che, però, esistevano già». A dircelo è Matteo Lancini, psicologo, psicoterapeuta, presidente della Fondazione Minotauro. Lo raggiungiamo mentre le notizie dal fronte Russo-Ucraino si fanno sempre più drammatiche, con l’obiettivo di fotografare come stiano vivendo gli adolescenti questa fase così complessa e di cambiamento della nostra storia comune. Abbiamo scelto di parlare con lui, che da anni si occupa della parte più giovane della popolazione e ha da poco dato alle stampe, per Raffaello Cortina Editore, un libro dal titolo L’età tradita. Oltre i luoghi comuni sugli adolescenti. Professore, che fase stanno attraversando, appunto, gli adolescenti? Per ciò che riguarda la pandemia è ancora presto per dare dati certi, infatti è in corso una ricerca dell’Autorità Garante dell’Infanzia e dell’Adolescenza insieme all’Istituto Superiore di Sanità che cercherà di capire le ricadute della pandemia sulla salute mentale di bambini e adolescenti. Potremo avere un quadro chiaro solo nei prossimi tre anni. Tenete conto che gli effetti della crisi economica del 2008, in rapporto

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ai tassi di suicidi rispetto alla popolazione, si sono visti anche quattro anni dopo. C’è, però, un rischio ed è quello di attribuire alla pandemia le responsabilità di un disagio adolescenziale che invece era già presente prima. O meglio, tutte le modalità di esprimere il disagio degli adolescenti negli ultimi anni - disturbo della condotta alimentare femminile, ritiro sociale maschile, i gesti autolesivi, i tentativi di suicidio - già erano presenti e sono il grande “rimosso” della società. Qual è il nodo, allora, di questa sofferenza già in essere? Molto spesso, a proposito di relazione tra figli e genitori - ma più in generale, direi, anche rispetto alla relazione tra studenti e docenti - il tema è che, negli ultimi anni, c’è una fragilità adulta straordinariamente importante ma si punta tutto sulla responsabilità delle crisi adolescenziali, riconducendole prima a internet e oggi alla pandemia. Pandemia e guerra non sono però fattori trascurabili… Certamente la pandemia e poi una guerra testimoniano un tema che ragazzi e bambini si pongono: “Ma cosa fanno questi adulti che dopo una pandemia, s’inventano pure una guerra?”, però il tema importante è la fragilità

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di mamma, papà, scuola. L’individualismo della società che era imperante ha fatto sì che sparissero anche un po’ i figli e gli studenti davanti a delle fragilità adulte. E quindi come stanno e come staranno i ragazzi dipenderà da come gli adulti sapranno rapportarsi con gli adolescenti? Occorre che gli adulti non trasformino una pandemia in una vicenda da far chiudere - come sento spesso dire drammaticamente - per “tornare alla normalità di prima”. Dobbiamo invece capire cosa abbiamo appreso da questa pandemia e cosa abbiamo appreso di quello che deve essere il nostro ruolo di padri, di madri, di insegnanti. Gli adulti in cosa sarebbero carenti rispetto agli adolescenti? La famiglia ascolta i figli molto più di quanto venissi ascoltato io mediamente, per non parlare di mio padre: mio nonno non sapeva neanche quanti figli avesse in casa. Il problema è che l’ascolto odierno degli adulti è un ascolto che non è in grado di sentire davvero cosa hanno da dire i ragazzi. La verità è che i bambini di oggi sono cresciuti e portano in dote, poi con l’adolescenza, l’esperienza di una società dove gli inciampi, le cadute, le frustrazioni, il dolore, i pensieri tristi e le emozioni negative sono le grandi rimosse dalla nostra società. E se questo esisteva già prima del Covid, la pandemia lo ha addirittura monumentalizzato. Famiglia e scuola restano, ciononostante, modelli educativi di riferimento per gli adolescenti? Sono modelli di identificazione limitati rispetto al passato. Prima, contavano solo scuola e famiglia. Oggi, ci sono una serie di competitor straordinari nei modelli di identificazione dei bambini, fin da piccoli. Se non li ascoltiamo, questi adolescenti, è chiaro che aumenterà il potere orientativo di altre agenzie che non hanno un mandato educativo: gli

youtuber, gli influencer e il gruppo dei coetanei. Il che significa che gli adulti - che pure ascoltano di più i giovani rispetto al passato - crescono i bambini, futuri o attuali adolescenti, dentro canoni che possono risultare frustranti? I bambini, oggi adolescenti, crescono iper adattati al fatto che gli adulti sono poco propensi ad accettare i fallimenti, i dolori, gli inciampi come parte costituente del processo di crescita. E questi modelli, che sono modelli iper ideali, fanno crescere i giovani sotto lo sguardo angosciato degli adulti che vacillano ogniqualvolta hai difficoltà, che non sei socializzato, che non stai ai tempi di una precocizzazione delle esperienze. Il rischio qual è? È che la persona crolli con l’arrivo dell’adolescenza, dove poi l’identità la devi costruire tu, dove il corpo con cui devi fare i conti è quello della trasformazione biologica e dove la spinta a dover stare bene a tutti i costi è difficile da gestire. Perché dà al suo libro il titolo L’età tradita? In Italia c’è un’anticipazione, una precocizzazione dell’infanzia cui segue un’infantilizzazione dell’adolescenza. Cioè, nell’infanzia si costruiscono i modelli che ho appena descritto e poi, con l’adolescenza, invece li si tratta - a scuola e in famiglia - come fossero degli adolescenti di epoche scorse. Cosa intende? Che ancora ci sono degli stereotipi pazzeschi. Si parla ancora degli adolescenti come trasgressivi: tutte fandonie. Ma perché i genitori di oggi faticano a confrontarsi con la difficoltà di questi nuovi adolescenti? Perché abbiamo creato una società dove è vietato fallire, molto più individualista, dove è venuta meno la comunità educante e conta molto il successo, la popolarità. Inoltre i figli sono più programmati, e sono perciò spesso fiaprile 2022 | www.spazio50.org

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Inchiesta 50&Più gli unici e investiti di attese. Chiediamo a questi giovani di non essere mai tristi perché sennò questo sarebbe la cartina di tornasole della nostra incapacità genitoriale. Quindi l’invito qual è? Bisogna dire a genitori e docenti che non esiste una ricetta magica del genitore o dell’insegnante perfetto. Tutti i più giovani hanno un bisogno educativo speciale, i figli sono diversi da noi e la competenza genitoriale, la difficoltà ma anche l’autorevolezza, ad esempio del genitore, è raggiungere il figlio là dov’è, per quello che è. Ma siccome questo è troppo angosciante, prevalgono contraddizioni straordinarie. Quali? Quando hai delle figure adulte troppo impegnate a sentire che stanno facendo bene il loro mestiere, che sono adatte e che lo stanno facendo per te, dopo è difficile per un ragazzo dire come stia davvero, perché vede che gli adulti sono troppo angosciati. Avremo ragazzi che all’interno della loro stanza si suicideranno - come già succede - e diremo che è colpa di una “challenge”. Così, al funerale - invece di accettare e comprendere che non siamo in grado di ascoltarli - lanceremo palloncini bianchi in cielo, salutando coloro che sono morti per suicidio. Questo è il problema della rimozione del fallimento. Cosa occorre fare per invertire la rotta? La famiglia deve ascoltare il dolore, chiedere come va oggi in internet e non solo come è andata a scuola. Deve interessarsi della vita virtuale. La scuola deve capire che quello che conterà sarà sempre di più stare in relazione, ma anche con collegamento a internet. Sei lavori su dieci di chi entra oggi nella scuola primaria non sappiamo quali saranno. Ci sono solo due certezze: produrre un videogioco e saper usare internet… Praticamente i due nemici della scuola italiana. Per contro, i giovani devono saper chiedere: indagini recenti dicono chiaramente come loro vogliano la scuola. Vogliono, non a caso, una scuola in cui non conti più l’insegnamento dalla cattedra, dove conti l’interazione, dove l’errore sia l’inizio della scienza e non il preambolo della fine. 50

GIOVANI E PANDEMIA: QUALI CONSEGUENZE di Manola Irroia

Rappresentano una delle fasce di popolazione più colpite dalla pandemia. La mancanza di rapporti sociali reali, le paure legate al contagio e le restrizioni hanno creato una generazione che, seppur silenziosamente, chiede aiuto per la sua stabilità psicologica

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a pandemia ha messo a dura prova gli adolescenti: le loro reazioni rispetto all’isolamento e alla trasposizione in rete di tante attività che nella vita quotidiana prima del Covid si svolgevano in presenza, sono state spesso sottovalutate. La Fondazione Soleterre, insieme all’Unità di ricerca sul trauma dell’Università Cattolica di Milano, ha promosso un’indagine per approfondire le risposte comportamentali, emotive e relazionali

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dei più giovani messe in campo in questi due anni, e i dati sono stati presentati alla fine del 2021. Su un campione di 150 ragazzi fra i 14 e i 19 anni, ai quali è stato sottoposto un questionario, è emerso che il 12% degli intervistati non si sente in forma (il 2,7% per nulla e il 9,3% poco), il 36% è triste (il 2% sempre, il 2,6% molto spesso, l’8,7% spesso e il 22,7% abbastanza), il 40,7% ha difficoltà a dare un senso a quello che prova (il 5,4% quasi sempre, il 10% molte volte e il 25,3% circa la metà delle volte). C’è anche chi dichiara di non essere in grado di controllare il proprio comportamento quando è turbato (il 34%), di

arrabbiarsi con se stesso (il 50%), di fare fatica ad addormentarsi (il 34,7%) e di volersi fare del male (17,3%). Il Covid e tutto ciò che ne è seguito, in termini di paure legate al contagio, alla perdita, ma anche alle restrizioni, è entrato a far parte della vita e dei pensieri degli adolescenti, che nel 64% dei casi affermano anche che se questo evento traumatico non fosse accaduto, probabilmente sarebbero persone diverse, mentre oggi è diventato parte della propria identità (per il 69,3% di loro). «L’adolescenza è l’età della sperimentazione, dove si deve avere una base sicura, un luogo dove tornare, ma anche la possibilità di sperimentare, di provare tanti ruoli identitari per conquistare il proprio - spiega a 50&Più Damiano Rizzi, presidente di Soleterre -. Purtroppo la pandemia ha fatto sì che i ragazzi non avessero più la condizione di esplorare per poi ritornare a casa, ma sono stati costretti a restare in un posto e a relegare l’esplorazione all’esclusiva modalità virtuale». Quanto ha inciso sulla psiche dei giovani questo passaggio quasi totale dall’offline all’online? Ai giovani è stato detto che ciò che si faceva in presenza si sarebbe potuto anche fare a distanza, ma non è stata fatta una riflessione specifica in merito. Eppure ci sono studi che dimostrano come la nostra mente processi le informazioni in modo diverso, se ci si trova in presenza oppure davanti a uno schermo. In quest’ultimo caso l’affaticamento risulta tre volte superiore. È una soluzione di emergenza ma non si può pensare di sostituire completamente le attività dal vivo, perché poi ci ritroviamo di fronte ad adolescenti, ma anche adulti in smart working, tre volte più stanchi rispetto alla normalità. Spesso si ripete che i giovani so-

no i più abituati al mondo digitale, perché nati in un’epoca già caratterizzata dall’interconnessione e dall’uso continuo di dispositivi digitali: eppure i dati raccolti nel sondaggio parlano di una qualità della vita che per tanti in questo biennio è peggiorata. Perché? I giovani sono i dimenticati di questa pandemia. Non c’è stato un pensiero specificatamente dedicato a loro, che si trattasse di trasporti, di didattica, di salute mentale. E se è vero che i ragazzi crescono comunque, dal punto di vista biologico, per lo sviluppo della mente la relazione con l’altro è fondamentale. Anche sotto lo stesso tetto, la maggior parte degli adolescenti lamenta la quasi totale assenza dei genitori, e un altro dato importante emerso dall’indagine è che quasi il 70% non riesce ad attribuire un senso a quello che prova. E non è un caso, perché tutti noi diamo un significato alle cose nella misura in cui gli altri lo fanno insieme a noi. Invece oggi la comunicazione delle emozioni, lo scambio con l’altro, anche in famiglia, è diventato qualcosa di eccezionale, perché ognuno è abituato a soddisfare le proprie esigenze senza tollerare l’attesa, le divergenze, le esigenze dell’altro. In adolescenza si vive il lutto della propria identità infantile per acquisire quella adulta, per

«Se è vero che i ragazzi crescono comunque dal punto di vista biologico, per lo sviluppo della mente la relazione con l’altro è fondamentale» aprile 2022 | www.spazio50.org

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Inchiesta 50&Più questo c’è bisogno delle figure di riferimento. La mancanza di esplorazione all’esterno e la carenza di figure adulte di riferimento possono essere un fattore di rischio per manifestazioni più gravi del disagio come i fenomeni di autolesionismo? Il primo strumento che si frappone fra sé e gli altri è il proprio corpo, e se gli altri non si trovano, non ci sono, si “attacca” il corpo: può trattarsi di auto isolamento, fino ad arrivare a situazioni estreme come l’autolesionismo o ideazioni suicidarie. In questo protocollo realizzato con l’Università Cattolica di Milano ho voluto inserire la “scala della depressione”, perché l’età della adolescenza è soggetta a tanti movimenti depressivi, utili a fare i conti con le cose. È importante a quell’età mettersi in una condizione depressiva della mente, che non vuol dire essere depressi, ma vivere il lutto dell’identità infantile ed elaborare ciò che si vive: se ci si ritrova da soli non si può con-

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dividere e questo processo non avviene. E oggi ci troviamo di fronte a soggetti giovani in una situazione di pericolo identitario. L’adolescenza è l’età delle tappe che portano all’emancipazione, con le gite scolastiche, le prime esperienze di relazione, il compimento dei 18 anni: tutto questo con la pandemia è cambiato, e i ragazzi sentono di non aver vissuto esperienze fondamentali, oltre ad avere la sensazione che gli adulti non siano in grado di capire. Qui il compito del genitore è fondamentale, ed è quello di lasciarsi “distruggere” dai propri figli, facendogli capire di essere in grado di affrontare questo processo. Altrimenti sentiranno di non avere quel luogo sicuro al quale tornare, e dal quale ripartire per continuare ad esplorare. C’è una sottovalutazione della salute mentale secondo lei, e in particolare di quella degli adolescenti? Sì, abbiamo un’impostazione materiale che privilegia altro rispetto alla cura della mente. Nessuno ha volu-

to la pandemia, ma è impensabile che ancora oggi l’80% dei bambini e degli adolescenti non abbia ancora accesso al supporto psicologico: anche se si sta creando una sensibilità attorno a questo tema, mancano le infrastrutture e la cultura a riguardo. Basti pensare che il tempo medio per avere una diagnosi di disturbo dell’apprendimento è di due anni, anche in città come Milano. Abbiamo ancora ospedali dove veniamo chiamati come psicoterapeuti per casi di tentato suicidio di adolescenti e scopriamo che non hanno mai visto uno psicologo prima. Ecco, una società che non è interessata alla parte più giovane, che rappresenta l’apertura al nuovo, il futuro di una comunità, è una società riversata su se stessa. Come Fondazione Soleterre avete attivato un servizio di supporto psicologico, a partire dai pazienti ricoverati nei reparti Covid, dai loro familiari e dal personale sanitario. Poi il servizio è stato esteso: come funziona oggi? L’esperienza è partita nel marzo del 2020 dal Policlinico San Matteo di Pavia, e poi è stata estesa prima alla popolazione delle province lombarde più colpite e infine a tutta Italia, grazie ad una rete nazionale di circa 80 psicologi e psicoterapeuti. C’è un numero che si può contattare (il 3357711805), dal lunedì al venerdì, dalle 9.00 alle 18.00, attraverso il quale raccogliamo la richiesta e cerchiamo un terapeuta nella zona di prossimità della persona che ne ha bisogno. L’obiettivo è di garantire almeno otto incontri con tariffe calmierate o in modo totalmente gratuito per chi non ha disponibilità economica. Tutto è realizzato con fondi privati, attraverso i quali cerchiamo di ridare tempo e spazio alla salute della mente.

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CONTRO BULLISMO E CYBERBULLISMO, INFORMAZIONE E FORMAZIONE Molti rapporti umani si sono spostati sulla rete e ciò ha cambiato anche il modo di fare e subire vessazioni e prevaricazioni. Per questo Fare X Bene Onlus insegna, ai giovani e agli adulti, che la vita va vissuta nel reale di Ilaria Romano

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econdo i dati delle Nazioni Unite, sono 246 milioni i bambini e gli adolescenti che nel mondo subiscono episodi ascrivibili al bullismo, in pratica uno su tre. In Italia il fenomeno riguarda un terzo dei 4 milioni di ragazzi fra gli 11 e i 17 anni. Anche il cyberbullismo è in aumento e interessa, in varie forme, fra il 5 e il 20% dei minori. «Il bullismo si definisce secondo una serie di caratteristiche - spiega a 50&Più Giusy Laganà, direttrice generale di Fare X Bene Onlus, un’associazione che si occupa di formazione e contrasto alle discriminazioni e alla violenza, e che ha all’attivo numerosi progetti con gli adolescenti - perché riguarda la minore età, presuppone un contesto di aggregazione come la scuola, gli spogliatoi della palestra, il parco frequentato dai ragazzi, e si connota per la ripetizione dell’atto di sopraffazione; fra il bullo e la vittima c’è un’asimmetria, perché il primo ha una posizione di prevaricazione rispetto al secondo. Il bullo ha bisogno della legittimazione del gruppo nel prendere di mira qualcuno e isolarlo dagli altri, farlo sentire sbagliato. Anche nella violenza di genere funziona così, la matrice comune è la solitudine, ma la funzione del gruppo può essere anche ribaltata, e diventare punto di forza nella denuncia e nel contrasto alla violenza». In cosa si differenzia il cyberbullismo rispetto al bullismo? C’è una caratteristica che il cyberbullismo non ha rispetto al bullismo, che è la reiterazione, perché nel mondo “online” basta postare una sola volta. Spesso i ragazzi minimizzano la pubblicazione di una foto o di un video in rete, perché pensano che poi basti cancellare questi contenuti: quello che non sanno, e che va spiegato loro, è che su internet l’oblio non esiste e tutto ciò che aprile 2022 | www.spazio50.org

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Inchiesta 50&Più finisce online contribuisce a creare quella che si definisce la “web reputation” di ognuno. Chi cerca informazioni su una persona per prima cosa digita sui diversi motori di ricerca il suo nome, e l’immagine che diamo di noi “online” deve risultare coerente con quella “offline”. Questi due anni di pandemia hanno ampliato l’uso della rete in molti ambiti della vita: cosa ha significato per gli adolescenti? Certamente abbiamo vissuto un cambiamento epocale, che ci ha spinto a fare i conti con un’affermazione che nella nostra esperienza di educatori si è rivelata completamente errata, ossia che i giovani nati dopo il Duemila - che abbiamo sempre chiamato “nativi digitali” - non sono affatto nati con delle competenze digitali, ma semplicemente si sono ritrovati in un contesto storico dove il digitale è una forma di comunicazione e relazione con i propri pari e rappresenta la principale modalità di interazione. Durante gli ultimi due anni abbiamo dovuto cambiare completamente la nostra modalità di interazione lavorativa e sociale, ma mentre noi adulti arrivavamo da un’esperienza fisica, i ragazzi hanno vissuto tante esperienze direttamente online, senza che gli venisse spiegato che quel mondo era la trasposizione del reale e che c’erano comunque delle regole da rispettare. Invece c’è stato uno sdoganamento di tutta una serie di comportamenti. Con quali conseguenze? Anche le relazioni intime si sono spostate nel mondo virtuale: sono stati scambiati contenuti fotografici, video, anche privati, che hanno sostituito la presenza fisica. E nel farlo i ragazzi e le ragazze si sono sentiti a proprio agio perché quegli scatti o quelle riprese avvenivano nella pro54

«Quello che cerchiamo di insegnare è che la vita va vissuta concretamente, nel reale, cercando amici veri, perché quelli virtuali spesso neanche si conoscono» pria confort zone, nella cameretta di casa, fra coetanei con un rapporto di fiducia reciproca, almeno in quel momento. Questo scambio di contenuti a sfondo sessuale, definito “sexting”, di per sé non è reato: il problema si pone con l’uso che viene fatto di quelle immagini, se, ad esempio, per vendetta vengono messe online, oppure stampate e affisse in giro per il paese, esponendo la vittima alla pubblica gogna. Immaginate le conseguenze su una ragazzina, il senso di vergogna e di impotenza. Ciò che ha a che fare con il cyberbullismo quindi non solo è un tema di rete, ma anche di genere, perché il fenomeno colpisce soprattutto le ragazze, più esposte al pregiudizio sociale dei loro coetanei maschi. Questo fenomeno ha anche un nome, si chiama “vittimizzazione secondaria” e non avviene solo su internet: basti pensare che ancora oggi una donna violentata finisce sul banco degli imputati e deve dimostrare di non essersela cercata, di non aver provocato. La Legge 71 del 2017 definisce e affronta il cyberbullismo: alla luce della vostra esperienza si è rivelata utile? La Legge del 2017 definisce quali sono i reati di cyberbullismo, e ha determinato nelle scuole la presenza di un referente che possa raccogliere le segnalazioni, riconoscere quando si configura un reato e denunciarlo. Il

messaggio che cerchiamo di far passare, anche come Fare X Bene, è che l’aiuto di un adulto serve e va cercato. Per questo la formazione deve passare anche dalle famiglie: spesso gli adulti sono i primi a minimizzare certi comportamenti, troppe volte non conosciamo e non ascoltiamo i nostri ragazzi, soprattutto in relazione al loro mondo online. Sappiamo che sono fisicamente a casa, o a scuola, ma non conosciamo chi frequentano attraverso i social e le chat, quali giochi fanno, come e con chi si sfidano, con “challenges” dalle

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conseguenze a volte drammatiche. Sottovalutiamo che inseriscano e cedano i propri dati personali a tante piattaforme, e che ne accettino inconsapevolmente le regole di iscrizione, che nessuno legge mai prima di sottoscrivere. Bisogna spiegare, ai ragazzi come agli adulti, che quando si commette un atto ascrivibile al cyberbullismo, il genitore deve dimostrare di aver fatto di tutto per impedirlo, e che le conseguenze di quell’atto devono essere risarcite. Allo stesso tempo, però, bisogna puntare sulla consapevolezza e sull’educazione al rispetto dell’altro

e della sua diversità da sé stessi, più che sulla paura della punizione. Come funziona il lavoro di Fare X Bene nelle scuole? Il lavoro che facciamo è multidisciplinare: entriamo nelle scuole elementari, medie e superiori di tutta Italia, con progetti del Ministero della Pubblica Istruzione, di aziende pubbliche e private, di enti e associazioni, e insieme a psicologi, avvocati, professori, esperti digitali e del web, formiamo i ragazzi su ognuno di questi aspetti: l’accettazione di sé, gli stereotipi, il pregiudizio, l’unicità di ognuno come punto di forza. Per-

ché il bullismo colpisce tutti, ma se un ragazzo ha interessi, esempi sani e coerenti, buone relazioni, forse avrà meno tempo e voglia di vessare gli altri. Allo stesso modo lavoriamo anche con gli insegnanti, il personale Ata (personale amministrativo, tecnico, ausiliario n.d.r.), le famiglie, e cerchiamo di costruire reti sul territorio. E, infine, lavoriamo con gli educatori alla pari, ragazzi che aiutino i coetanei a difendersi dagli haters, dagli hackers, che condividano la loro esperienza e dimostrino che certe situazioni si possono risolvere. Quello che cerchiamo di insegnare è che la vita va vissuta concretamente, nel reale, cercando amici veri, perché quelli virtuali spesso nemmeno si conoscono, anche se si hanno più informazioni su di loro che sulla propria famiglia. Non a caso come “compito” assegniamo l’intervista ai genitori, puntiamo su attività di aderenza alla realtà, che contemplino anche l’uso consapevole di internet. Dobbiamo pensare che l’accettazione di un adolescente fra i suoi pari oggi non passa più solo attraverso il mondo fisico, ma anche quello online: ci sono ragazzi che si fanno regalare i “like” e i followers dai genitori, o che cancellano i loro contenuti perché non hanno ottenuto abbastanza consenso, che ambiscono a diventare “influencer”, ad avere un lavoro basato solo sulla popolarità in rete. Insomma dall’online si passa all’“on-life”. La grande sfida è ascoltare i ragazzi, con la voglia di imparare e mettersi in discussione, continuando a studiare e a costruire nuovi progetti. Quello che vogliamo insegnare è che nessuno deve sentirsi solo, nascondere i suoi sentimenti o vergognarsene, essere costretto a fare qualcosa che non vuole, pensare di essere sbagliato. Ricordandosi di non fare agli altri sul web ciò che non si farebbe de visu. aprile 2022 | www.spazio50.org

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I VALORI DEI RAGAZZI NEL MONDO Per conoscerli uno a uno, occorrerebbe girare il mondo intero. Sono giovani, giovanissimi, che - con costanza e ostinazione - stanno provando a imprimere un passo di svolta al Pianeta: ambientalisti, attivisti. Tutti, e per ragioni diverse, indiscutibilmente solidali di Sadìa Maccari

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oro anticipatrice è stata di certo una ragazza come Malala Yousafza, la più giovane attivista Premio Nobel, il cui impegno l’ha resa nota in tutto il mondo. Classe 1997, si è battuta per portare nelle zone più svantaggiate il diritto all’istruzione dopo esser stata lei stessa vittima dei talebani. Come lei, ad altre latitudini e per ragioni diverse, di sicura ispirazione la figura della non meno nota Greta Thunberg, promotrice di un movimento - quello dei “Fridays For Future” - che, dalla Svezia, ha raggiunto ogni angolo del pianeta in nome dello sviluppo sostenibile e contro il cambiamento climatico. Ogni loro singola storia meriterebbe un racconto a sé. Ogni vicenda reca impresso un concetto di futuro che, per la verità, somiglia poco a questo presente. Ma non sono solo storie eclatanti, storie che traghettano milioni di teenager: tra di esse, volti e impegno ignoti, uniti però dallo scopo essenziale del bene comune. A metterli insieme, ci ha già provato People - il settimanale statunitense -, che ha provato a rintracciare tra le persone comuni dieci esempi di adolescenti che stanno rivoluzionando il mondo

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attraverso le loro idee. Ma ovvio che sia una lista parziale, come parziale sarà di certo l’elenco di testimonianze che, qui, vi vogliamo proporre. Si va da Jordan Mittler, adolescente newyorchese che, durante la pandemia, ha tenuto corsi per gli anziani affinché potessero imparare l’uso degli smartphone. Dopo un lungo volontariato in una casa di riposo, ha creato una società - la Mittler Senior Technology - con la quale ha insegnato gratuitamente, a oltre duemila anziani, a districarsi tra FaceTime, Zoom, homebanking e acquisti online. Dalle nostre parti e fuori dalla cerchia strettamente tecnologica, hanno agito, nella stessa delicata fase, giovani come Aruna Rossi, di Cento (Fe) che, proprio per il suo impegno, è stata premiata dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, “per la passione con cui si è dedicata, insieme agli amici del gruppo Agesci, al dialogo con gli anziani costretti all’isolamento a causa della pandemia. Il dialogo si è sviluppato nella forma epistolare, dando vita al progetto “Amici di penna” e facendo emergere nell’incontro tra generazioni una grande ricchezza di con-

tenuti e sentimenti”. Attenti alla sostenibilità ambientale, dunque, promotori dei diritti delle donne, delle minoranze, degli anziani, immaginano un mondo di innovazione e libertà. E se provi ad ascoltarli, questi giovani, magari anche attraverso radio che danno loro voce - come Radioimmaginaria di Bologna -, il messaggio che emerge è forte e chiaro: non si pongono come giovani che vogliono salvare il Pianeta, quanto piuttosto chi la abita. Non è la Terra a dover essere messa in salvo ma, appunto, la vita, l’umanità. Non a caso, la stessa Radioimmaginaria ha ricevuto anch’essa un riconoscimento dal nostro Capo dello Stato: una realtà ideata dai giovani e che vede stabilmente

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sul clima, che si è tenuto a New York. Per oltre otto mesi, è scesa in piazza a Kampala per chiedere la messa al bando dei sacchetti di plastica. Sua coetanea è Autumn Peltier, impegnata sui temi della salvaguardia dell’acqua. È canadese e sul volto ha impressi meravigliosi i tratti della comunità cui appartiene - quella che risiede nel Wiikwemkoong Unceded Territory: una comunità indigena dell’Ontario -, e ha già avuto a più riprese occasione di confronto anche col Primo Ministro canadese, Justin Trudeau, su temi legati, appunto, al diritto all’acqua.

Sorelle, di sangue ma anche di impegno civile, le due ragazze indonesiane Melati e Isabel Wijsen. Anche loro, come Leah Namugerwa in Uganda, si occupano di ambiente da quando avevano rispettivamente 10 e 12 anni. Nel 2013 promossero l’iniziativa “Bye bye plastic bags” per eliminare l’uso dei sacchetti di plastica attraverso una campagna di sensibilizzazione che, ad oggi, ha coinvolto più di 16mila studenti in dodici Paesi. Nel 2017 si sono rese promotrici di un’iniziativa dal titolo “One island one voice”, che ha permesso la raccolta di oltre 135 tonnellate di plastica.

L’ADOLESCENZA RACCONTATA AL GRANDE PUBBLICO in campo più di centocinquanta speaker - tutti adolescenti - che, anche durante il periodo di lockdown, non hanno mai smesso di andare in onda. Come loro, instancabile, l’indiana Licypriya Kangujam, che ha iniziato ad appena otto anni a partecipare ai summit sul clima tant’è che, all’epoca studentessa delle elementari, partecipò appunto alla Cop25 di Madrid. Nel 2019 - oggi ha 12 anni - Licypriya ha vinto il Premio internazionale per la pace dei bambini e si è fatta conoscere per aver manifestato davanti alla sede del Parlamento indiano chiedendo di promulgare una legge sul cambiamento climatico. Leah Namugerwa, invece, che di anni ne ha 18 anni, è cresciuta in Uganda e ha già partecipato al summit dell’Onu

Ecco alcune serie televisive e film che raccontano com’è vivere oggi quella fase particolare della vita di ciascuno, con le sue diverse sfaccettature, tra dubbi, contrasti, sofferenze e scoperte di Agata Morganti

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ai melodrammi alle commedie romantiche, numerosi sono i prodotti seriali e le pellicole che raccontano il passaggio dall’infanzia all’età adulta. Quella fase in cui l’adolescente si sente fuori luogo e in lotta con il mondo, carico di dubbi, con la costante paura di non essere accettato. I quattro titoli scelti costituiscono il ritratto di una generazione meno idealizzata rispetto al passato, caratterizzata da un profondo senso di disperazione e solitudine. Gli slanci impulsivi, l’approccio alla propria identità,

al primo amore, alle amicizie vissute h24, spesso anche ai vizi e agli eccessi. Il “teen drama” è un genere portavoce di temi importanti e, nel 2019, Euphoria - serie tv pluripremiata - sconvolge i genitori di mezzo mondo parlando dei tormenti della “Generazione Z” alle prese con droga, sesso, ossessione per i social, cyberbullismo. Ambientata in un liceo americano, è la storia di Rue (Zendaya), una diciassettenne che ha un passato di abuso di droghe e farmaci. Guarda con diffidenza i coetanei e la aprile 2022 | www.spazio50.org

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Inchiesta 50&Più sua vita viene scossa dall’arrivo a scuola di una ragazza transgender. Euphoria è un fenomeno senza precedenti di pubblico e critica, un’opera sulla formazione dell’identità che parla agli adulti attraverso il racconto autentico della realtà, soffermandosi sul lato oscuro di quando si è adolescenti e non si ha idea di cosa si stia facendo. Su quanto possa essere brutale la vita dei ragazzi, divisi tra la voglia di emergere a tutti costi e i segreti da nascondere.

elitari con grandi speranze e troppe regole. I genitori non sono ritratti come modelli affidabili, e allora se ne cercano altri al di fuori della famiglia o della scuola. In contrasto al mondo benpensante e ipocrita degli adulti, i ragazzi trascorrono l’adolescenza lasciandosi andare ad eccessi, fino a imboccare vicoli oscuri. Trasgredire vuol dire quindi avere una relazione segreta, della droga da spacciare oppure frequentare persone adulte. Quello che spicca della serie è il mo-

“Euphoria”, una scena dalla serie tv.

Nel 2018 esce Baby, una serie Netflix ispirata allo scandalo delle baby squillo dei Parioli, in cui delle ragazze si prostituivano per continuare a condurre una vita agiata. Si tratta, in realtà, di una storia di formazione, un “coming of age” in linea con i nostri tempi. Le protagoniste sono Chiara (Benedetta Porcaroli) e Ludovica (Alice Pagani): la prima ha l’aria della tipica brava ragazza, la seconda ritenuta da tutti una cattiva ragazza per aver girato un video hard con il suo ex, poi reso pubblico (tema del cyberbullismo). Attorno a loro ruotano le vite degli altri protagonisti, tutti continuamente oppressi, agitati, infelici. I Parioli diventano l’emblema di gabbie dorate, dei luoghi 58

do in cui racconta le abitudini di oggi, un’era in cui tutti sono costantemente attaccati al cellulare, sia ragazzi che adulti. È interessante come i due schermi, quello dello smartphone e quello del racconto filmato, dialoghino tra loro. È come se i social si sovrapponessero alla vita, come se l’immagine pubblica coprisse l’io reale dei protagonisti. Un film che propone un punto di vista mai abbastanza rassicurante, tipico degli adolescenti, è Favolacce dei Fratelli D’Innocenzo (premio al Festival di Berlino per la migliore sceneggiatura nel 2020). È un ritratto della periferia romana che potrebbe essere una periferia qualunque, quella fatta di ville monofamiliari e piscine gonfiabili,

in cui è presente un ricco repertorio di disperazione, rabbia e volgarità. Una fiaba macabra che racconta il disagio esistenziale di adulti e adolescenti. La recitazione e la messa in scena sembrano voler porre il racconto dalla parte dei ragazzi. La storia nasce dal diario di uno di loro poi ritrovato, e si concluderà con una tragedia. Ogni cosa nell’universo di Favolacce può essere un pericolo o fonte di disagio; vivere le esperienze che la vita ogni giorno propone è spesso faticoso, e la mancanza di un appoggio sicuro, come quello che dovrebbe essere dato dagli adulti, finisce per far precipitare definitivamente i ragazzi in un mondo fatto di incubi. Gli adolescenti risultano essere dei disadattati, privi di vitalità, un enigma che gli adulti non riescono più a risolvere. La metamorfosi come crescita e i primi amori sono al centro di Chiamami col tuo nome di Luca Guadagnino del 2017 (Oscar alla miglior sceneggiatura non originale). È la storia di Elio (Timothée Chalamet), un diciassettenne americano che trascorre le vacanze estive nella villa di famiglia in Italia, dove suo padre, professore universitario, ogni anno è solito ospitare un dottorando. Conosce così il giovane Oliver (Arnie Hammer), bello e affascinante, e durante quell’estate nascerà tra loro un desiderio e un amore travolgente. Il tema dell’omosessualità passa quasi inavvertito, trattato in modo naturale e senza artifici. Lo spettatore diventa partecipe dell’esperienza di Elio e le sue sensazioni portano a rivivere la nostra esperienza personale, riportano alla mente qualcosa o qualcuno, un odore o un sapore. Il film è un dialogo con il nostro adolescente interiore; è un ricordo nostalgico delle estati di tutti noi. Una dichiarazione d’amore alla vita, al corpo, alle esperienze, al desiderio, al primo amore.

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Società

UNO SGUARDO ATTENTO AL PNRR È finalmente entrato nel vivo il Piano di rilancio della nostra economia, con l’erogazione di una prima quota di 21 miliardi di euro. Ora, però, occorre tanta progettualità e trasparenza, perché le infiltrazioni della malavita sono sempre pronte ad intromettersi di Giuseppe Cionti

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on il via libera da parte della Commissione europea, che ha dato a fine febbraio una valutazione positiva alla richiesta dell’Italia del primo pagamento da 21 miliardi di euro (10 miliardi di sovvenzioni e 11 di prestiti) per finanziare gli investimenti e le riforme previsti dal Piano Naziona-

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le di Ripresa e Resilienza (PNRR), è finalmente entrato nel vivo il mega piano di rilancio della nostra economia dopo il dramma della pandemia. La domanda per questo primo pagamento, che segue l’esborso già effettuato dall’Ue di un prefinanziamento di 24,9 miliardi di euro, era stata presentata dall’Italia il 30 dicembre

scorso. La Commissione ha valutato così positivamente il conseguimento, da parte del nostro Paese, degli obiettivi stabiliti nel PNRR, con il pagamento che avverrà, secondo le procedure previste, entro l’inizio di aprile. Un vero fiume di denaro che avrà ora bisogno, per cogliere gli obiettivi che si è prefissato, di tanta progettualità, organizzazione e trasparenza. Questo è ancora più vero se si parla di un Paese come il nostro, dove burocrazia e soprattutto rischio di infiltrazioni criminali non sono affatto da sottovalutare. Una conferma autorevolissima è venuta anche ultimamente con la pubblicazione del Rapporto annuale (riferito al 2021) inviato al Parlamento dal Dis, il Dipartimento delle informazioni per la sicurezza, che coordina il lavoro della nostra intelligence. Sono stati proprio i nostri 007 a dedicare un particolare capitolo del Rapporto al PNRR e ai pericoli di infiltrazioni criminali, parlando

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esplicitamente di “rischio che i sodalizi (criminali) possano cogliere opportunità di business legate sia agli effetti della crisi sanitaria che alle prospettive di ripresa post-pandemica, grazie ai cospicui flussi finanziari legati al PNRR”. “Convergenti evidenze - si legge nel Rapporto dell’intelligence - rimandano alla sempre più evidente saldatura tra ambienti criminali, imprenditori, tra amministratori pubblici e figure professionali specializzate in materia societaria e fiscale”. Nel complesso, le evidenze acquisite dai nostri servizi di sicurezza confermano, quindi, “la capacità dei sodalizi criminali (’Ndrangheta, Cosa nostra, Camorra, criminalità organizzata pugliese) di adeguare organizzazione interna e modus operandi all’azione di contrasto, anche in considerazione di rilevate sinergie operative tra gruppi criminali finalizzate tanto alla spartizione di lucrosi business illeciti quanto all’attenuazione di eventuali spinte conflittuali suscettibili di attirare l’attenzione investigativa”. Un faro privilegiato per monitorare questa complessa partita, dalla quale dipenderà molto del prossimo futuro per il nostro Paese, potranno e dovranno averlo anche la società civile e le organizzazioni che cercano di rappresentarla. Tra queste c’è la campagna #datiBeneComune, che riunisce 269 organizzazioni e che ha già raccolto oltre 57mila firme per chiedere a Governo e Parlamento “dati aperti e machine-readable (facilmente consultabili n.d.r.) sui principali temi di interesse dei cittadini e delle cittadine, a partire dai dati sul PNRR”. Proprio la campagna ha da poco pubblicato un interessante dossier dall’evocativo titolo: I dati che vorrei, per richiedere all’esecutivo la pubblicazione di dati “aperti precisi, puntuali, tempestivi, riutilizzabili sui progetti del PNRR”. Un dossier che, in pratica,

riassume i desideri della società civile italiana, dato che - si sostiene - “ad oggi, gli sforzi delle istituzioni sono ancora carenti su questo fronte e la sezione open data del sito italiadomani.gov.it è sparita, perché evidentemente inadeguata, e non è stata ancora ripristinata”. Da maggio 2021, la campagna #datiBeneComune, in collaborazione con l’Osservatorio Civico PNRR, chiede l’apertura di tutti i dati relativi al PNRR e, più in generale, l’apertura di tutti i dati di pubblico interesse, e il dossier pubblicato e realizzato grazie all’intervento di autorevoli esperti di diverse realtà della società civile vuole dunque essere un supporto all’azione governativa, delineando le caratteristiche e le modalità di pubblicazione dei dati aperti del PNRR, in modo che le attività di monitoraggio civico siano rese possibili. I dati che vorrei, spiegano i promotori dell’iniziativa, intende anche arricchire il bagaglio culturale dei partecipanti alla prima scuola di monitoraggio online organizzata dall’Osservatorio Civico PNRR e che è finalizzata a fornire gli strumenti necessari per monitorare i progetti

del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. «Non è immaginabile una ripartenza che non preveda un attivo e consapevole coinvolgimento di cittadini e cittadine. La trasparenza - spiegano la loro iniziativa le organizzazioni dell’Osservatorio Civico PNRR - è una precondizione indispensabile per la comprensione ed il coinvolgimento della cittadinanza nelle scelte che il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza contiene, e per il monitoraggio dei progetti che lo tradurranno in interventi concreti». In particolare, questa prima scuola sarà dedicata ad approfondire i modi in cui i progetti PNRR impatteranno sulle tematiche ambientali e sulle tematiche di genere, fornendo a chi partecipa gli strumenti e le conoscenze adeguate per analizzare i progetti, capire le loro potenziali criticità, monitorare la loro attuazione affinché siano realmente orientati a promuovere le pari opportunità di genere e una corretta transizione ecologica. Per quanto riguarda il Piano, nei primi giorni di febbraio 2022 il Consiglio dei Ministri ha effettuato una ricognizione della situazione relativa ai principali obiettivi del Pia-

La presidente della commissione Ue, Ursula von der Leyen, e il premier Mario Draghi alla consegna simbolica dell’approvazione di Bruxelles al PNRR italiano.

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Società no Nazionale di Ripresa e Resilienza del primo semestre dell’anno, evidenziando che, al 31 gennaio 2022, le Amministrazioni titolari di interventi hanno emanato 113 bandi e avvisi per un importo complessivo pari a circa 27,86 miliardi di euro. Questo mentre, ad oggi, risultano aperti più di 40 bandi per un ammontare di risorse da assegnare che superano i 23 miliardi di euro. “A questo stato di avanzamento - sottolinea il Dossier - non corrispondono però sostanziali passi avanti in termini di trasparenza ed apertura dei dati”. Solo nel 2022 l’Italia, si ricorda, deve conseguire complessivamente 100 obiettivi per il PNRR, di cui 83 “mileston” e 17 “target”, cioè tra progetti da completare e quelli da approntare. Di questi, ben 45 sono da conseguire entro il 30 giugno 2022, (a cui è collegata una rata di rimborso di 24,13 miliardi di euro), e 55 entro il 31 dicembre 2022, (per la quale è associata una rata di rimborso pari a 21,83 miliardi di euro). «Le lancette dell’orologio corrono -

retta informazione e dell’apertura dei dati del PNRR. Questo rischia di essere un problema quando, nei prossimi mesi - si mette in guardia -, partiranno centinaia di cantieri e andrà monitorato lo stato di avanzamento dei lavori. Le comunità si chiederanno, ad esempio, perché è stato deciso di costruire un plesso scolastico in quel quartiere e con quelle modalità e perché non sono state consultate prima di cambiare la viabilità e la vi-

«I dati aperti costituiscono uno straordinario strumento di dialogo tra istituzioni, amministrazioni e cittadinanza, e permettono a quest’ultima di contribuire al monitoraggio nell’uso delle risorse, ma anche al disegno e all’attuazione» spiegano gli esperti della campagna #datiBeneComune - e l’Italia deve dimostrare di riuscire a spendere bene ed entro le scadenze gli assegni che staccherà Bruxelles. Purtroppo, però, tutta questa velocità sta andando a discapito della trasparenza, della cor62

vibilità di un territorio». «Insomma - si prosegue - se da una parte l’emergenza sanitaria ha dimostrato che è fondamentale comunicare bene le scelte politiche che hanno un impatto diretto e immediato sui cittadini e le cittadine,

dall’altra è sempre più importante rendere tutte le informazioni e i dati di pubblico interesse accessibili al mondo della ricerca, del giornalismo, delle associazioni e del grande pubblico. Ciò che vogliamo evidenziare è che i dati aperti costituiscono uno straordinario strumento di dialogo tra istituzioni, amministrazioni e cittadinanza, e permettono a quest’ultima di contribuire con saperi e preferenze non solo al controllo e monitoraggio nell’uso delle risorse pubbliche, ma anche al disegno e all’attuazione». Un aspetto questo che non viene evidenziato solo dalla società civile, ma dalla stessa Commissione europea che, nella Proposta al Consiglio europeo di approvazione del PNRR italiano, ha rivolto una chiara raccomandazione al Governo italiano: “Per garantire la responsabilizzazione dei soggetti interessati, è fondamentale coinvolgere tutte le autorità locali e tutti i portatori di interessi, tra cui le parti sociali, durante l’intera esecuzione degli investimenti e delle riforme inclusi nel Piano”.

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Intervista

TOTÒ CASCIO: LA GLORIA E LA PROVA

È il bambino più celebre del cinema italiano, protagonista del film da Oscar “Nuovo Cinema Paradiso” e di varie altre pellicole. La sua carriera da attore si è però interrotta per una grave malattia, che solo da poco è riuscito ad accettare di Lauro Tamburi 64

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a 42 anni Salvatore Cascio, per tutti Totò. È fortemente ipovedente a causa di una retinite pigmentosa con edema maculare, una malattia finora incurabile. Lui, che è stato il bambino dall’argento vivo addosso del capolavoro di Giuseppe Tornatore Nuovo Cinema Paradiso (vinse Golden Globe e Oscar nel 1990, oltre a infiniti altri premi) e di varie altre pellicole firmate Duccio Tessari, Pupi Avati e ancora Tornatore, non riusciva ad accettare la menomazione progressiva, finché... «Sono stato a Bologna, all’Istituto Cavazza, da maggio 2018 a febbraio 2019. Ho vissuto con trenta ragazzi e ragazze nella mia stessa condizione. Chi vedeva un po’ meglio, chi un po’ peggio, chi era nato non vedente e via dicendo. Loro, con la loro forza, con il loro non piangersi addosso, con la loro tenacia, mi hanno trasmesso tanto. A

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volte quando tornavo al residence dove vivevo, mi capitava di riflettere: “Io ho avuto la manna dal cielo, ho fatto un film amato in tutto il mondo, le persone mi vogliono bene, e mi vergogno; ma alla fine di cosa mi vergogno? Loro vanno avanti, chi aveva il cane guida, chi aveva il bastone, chi aveva proprio voglia di fare, senza autocommiserarsi”. Quando ho saputo che lì ha studiato Bocelli, l’ho voluto contattare. Gli ho detto: “Andrea, io ho vissuto questo mio handicap come una vergogna”. Lui mi ha risposto in maniera semplicissima: “Guarda che non è un disonore”. Da allora, a poco a poco, ripensando a Timi, anche lui ipovedente, che ne parla con leggerezza, a Zanardi che è diventato un mito, a Mihajlović e a quella conferenza stampa piena di coraggio, mi sono detto: “Potrei essere anch’io

di aiuto”. Ho chiamato Telethon, dopo aver rifiutato molte volte le loro sollecitazioni, per aiutare. L’anno scorso abbiamo realizzato il cortometraggio A occhi aperti, che è piaciuto a tutti. Tra i moltissimi messaggi che ho ricevuto mi ha fatto emozionare quello di una signora con la retinite pigmentosa. Ha due bimbi e mi ha chiesto: “A me non preoccupa il buio dei miei occhi ma quello della mia anima: come hai fatto tu?”. Le ho risposto subito, le ho raccontato il mio percorso, la fede in Dio, che non si cambia dall’oggi al domani, in tutto ci vuole volontà e perseveranza. E naturalmente bisogna prendere consapevolezza con la realtà, non possiamo fare altro. Questo è stato per me riprendere in mano la mia vita». Come l’ha scelta Tornatore per il film che l’ha resa celebre? Ha innanzitutto scelto la piazza. Dopo averne girate tante, si è innamorato di quella del paesino dove sono nato, Palazzo Adriano. Lì ha iniziato a cercare bambini che avrebbero potuto partecipare al film. Sono stato fotografato anch’io. Ha fatto un provino iniziale di conoscenza a tutti, poi un secondo provino facendoci studiare una scena. Alla fine mi ha scelto, ma forse aveva già colto le mie qualità e deciso fin dall’inizio, non gliel’ho mai chiesto.

Voglio tenere per me questa curiosità. Come si è trovato da bambino di nove anni in mezzo al baillamme di una troupe cinematografica? Ho accettato la situazione come fosse un gioco, con spontaneità. È andata bene perché ero un bambino curioso, creativo. Mi piaceva imparare, anche se nelle pause avevo bisogno del mio gioco preferito, che era il pallone. Poi si è innamorato di quel mondo... Devo dire che il mondo del cinema si è innamorato di me. Ho fatto Nuovo Cinema Paradiso nel maggio 1988 e, subito dopo, Franco Cristaldi, il produttore di C’era un castello con 40 cani - che iniziava a ottobre -, benché avessero già scelto un bambino milanese - è stato infatti l’unico film in cui sono stato doppiato perché era ambientato nel capoluogo lombardo -, convinse il regista che il bambino giusto ero io. Quando abbiamo vinto l’Oscar nel 1990 ero al quarto o quinto film, poi ho fatto La diceria dell’untore con Franco Nero, Il ricatto 2 con Ranieri, Jackpot, l’ultimo film di Celentano, un cammeo in Festival di Pupi Avati, con protagonista Massimo Boldi, l’unico in cui non fa il comico. Mi volle a tutti i costi, l’ho girato a Venezia quando Vincenzo Mollica, che ha problemi agli occhi come me, annunciava il

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Intervista

«Quando ho ripreso in mano la mia vita, accettando il mio problema agli occhi, ho riallacciato i contatti che avevo perso. Ho cominciato a raccontare la mia condizione visiva e la mia storia. Facendolo mi emozionavo e vedevo lo stesso succedere a chi mi ascoltava, Leonardo Pieraccioni, Peppuccio Tornatore, Andrea Bocelli e sua moglie... Così mi sono deciso e con un amico, Giorgio De Martino, abbiamo iniziato a metterla nero su bianco. Baldini+Castoldi ha sposato il progetto ed è nato il libro». La gloria e la prova non è solo un’autobiografia, è anche il racconto di una rinascita forgiata dalla fede e dal coraggio. 66

vincitore della Coppa Volpi. Il suo libro, La gloria e la prova, è in questi giorni in libreria. Scriverlo le è stato di aiuto? Proprio così. Scrivere, leggere e piangere ogni volta che rileggevo. Ho scelto il titolo La gloria e la prova, due parole che mi risuonavano nella mente da anni. Sono stato bravo ad accettare la gloria, Nuovo Cinema Paradiso, il successo, la fama, ma in quello siamo tutti bravi. Il vero uomo si vede nella prova. E se questa prova l’accettassi e la trasformassi in gloria? Ne trovassi tutti i lati positivi? Questo è Il mio Nuovo Cinema Paradiso 2.0, come dice il sottotitolo, e voglio presentarlo in tv, in libreria, via zoom. Mi piacerà incontrare ragazzi, scolaresche, persone. Qual è stato il momento che lei ha sentito come più difficile di questa prova? L’adolescenza. In quel periodo è veramente una brutta esperienza. È brutta perché non hai autostima, sai che a 18 anni non potrai guidare l’auto, che le ragazze vedono gli occhiali più spessi. È stato drammatico per me. Non tanto il non fare cinema, ma proprio per la mancanza di serenità. Quando poi mi sono accettato si è aperto un mondo. Oso dire che non ho più avuto difficoltà, né con le donne, né con nulla. Ormai credo veramente che sia un valore aggiunto: vedo con gli occhi del cervello. Ha avuto delle persone speciali accanto oppure è stato più un percorso individuale? Ho avuto Dio, perché sono credente. Quando tocchi il fondo, ti accorgi di avere due possibilità: o ci rimani o riparti e torni a vivere. Si sentirebbe pronto a girare un altro film se le facessero un’offerta? Sono pronto a non rifiutare, a valutare. Non ho pretese, no completamente. So la mia condizione e naturalmente valuto. Se mi accorgo che posso riuscire senza mettere in difficoltà gli altri e che insieme si può lavorare, va bene.

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Favorisce la funzionalità digestiva e ha effetti antinausea. (E.s. di Zenzero + miscela di enzimi digestivi)

Bruciore e acidità.

(Polvere di Riso e Banana + Sodio Carbonato, Calcio Carbonato, Sodio Citrato)

Contrasta il gonfiore.

(Oli essenziali di Cardamomo e Finocchio)

Favorisce l’equilibrio della flora intestinale. (Fermenti lattici probiotici)

IN FARMACIA


Società

L’ANZIANO AL CENTRO DEL “SISTEMA NAZIONALE DI ASSISTENZA” La proposta delle organizzazioni del “Patto per un nuovo welfare sulla non autosufficienza”, in vista della riforma prevista dal PNRR

di Lorenzo Simeoni

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a riforma degli interventi a sostegno degli anziani non autosufficienti prevista dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) è l’occasione per realizzare un vero e proprio “Sistema Nazionale di Assistenza” (SNA). Questa la proposta avanzata dalle 50 organizzazioni del “Patto per un nuovo welfare sulla non autosufficienza”, sottoscritto a luglio scorso

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proprio per dare una rappresentanza unitaria e più forte agli anziani nel dibattito sulla riforma, attesa da oltre vent’anni. Cuore della proposta, lo SNA racchiude tutti gli interventi pubblici di Stato, Regioni e Comuni dedicati all’assistenza degli over 65 non autosufficienti, da realizzare in partnership con i soggetti privati interessati. Questi interventi riguardano: servizi

sociosanitari, servizi sociali, indennità di accompagnamento, agevolazioni fiscali, misure a sostegno dei caregiver familiari, regolazione dell’attività degli assistenti familiari. «È necessario - sottolineano le organizzazioni del Patto - semplificare l’accesso degli anziani all’assistenza pubblica ed evitare che le famiglie debbano, come oggi accade, peregrinare tra una varietà di sportelli, luoghi e sedi». Il Patto sposa dunque l’iniziativa di realizzare un Punto Unico di Accesso (PUA) presso le Case della Comunità previste dal PNRR, iniziativa anticipata nella Legge di Bilancio 2022. L’accesso dell’anziano allo SNA si fonda su una sola valutazione, della non autosufficienza, definita Valutazione Nazionale di Base (VNB). La Valutazione spetta ad una équipe di specialisti in ambito sociale e sanitario ed è propedeutica all’individuazione delle misure nazionali di sostegno più adatte al singolo caso: indennità di accompagnamento, agevolazioni fiscali, benefici ai sensi della Legge n. 104/92, congedi e permessi di lavoro.

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Una volta effettuata questa Valutazione, gli anziani ammessi allo SNA e i loro caregiver vengono indirizzati all’Unità di Valutazione Multidimensionale (UVM) competente per residenza. All’Unità locale spetta definire le misure idonee di competenza regionale o comunale, come i servizi domiciliari, semi-residenziali o residenziali ed eventuali contributi economici, ma anche attivare la procedura per l’elaborazione del Progetto Assistenziale Integrato (PAI). Affidato agli operatori che prendono in carico l’anziano in accordo con i familiari, il PAI è l’insieme dei Livelli Essenziali di Assistenza Sanitaria (LEA) e delle Prestazioni Sociali (LEPS) e comprende dunque tutti i sostegni e le risorse garantiti alla persona non autosufficiente. Oltre a costruire un percorso unico e semplice di accesso agli interventi di sostegno, lo SNA promuove anche la domiciliarità delle cure. Questo integrando i servizi domiciliari forniti da Asl e Comuni, sia di tipo sanitario, infermieristico e riabilitativo che più prettamente sociali, sia di sostegno all’anziano nelle attività fondamentali della vita quotidiana e di affiancamento e supporto a caregiver e badanti. Inoltre, il Patto sostiene la proposta di costruire “Soluzioni Abitative di Servizio”: abitazioni, individuali o in coabitazione, condominiali o collettive, dotate di tutti i servizi alla persona e alla socialità, necessari per garantire la sicurezza e la qualità della vita dei residenti, anche attraverso la tecnologia. A queste nuove forme di abitare deve affiancarsi la revisione dei servizi semi-residenziali per arricchire la socialità delle persone anziane non autosufficienti, aiutarle ad affrontare le più rilevanti limitazioni nelle attività quotidiane e garantire cure estensive in caso di problemi cognitivi o demenza. Così come il Patto sostiene la riorganiz-

zazione delle RSA per garantire la qualità delle cure in ambienti amichevoli, domestici e familiari, che tutelino la privacy degli ospiti e dove siano presenti le giuste professionalità. La proposta prevede anche una complessiva revisione delle rette pagate dagli anziani per i servizi residenziali e semi-residenziali affinché siano eque e sostenibili. Il Sistema Nazionale di Assistenza deve infatti essere finanziato principalmente da risorse pubbliche “così da garantire l’adeguatezza delle risposte assistenziali rispetto al fabbisogno della popolazione anziana - spiega il Patto - e da consentire la piena attuazione dei livelli essenziali”. Fra le novità, anche l’introduzione di una Prestazione Universale per la Non Autosufficienza. Si tratta di un contributo monetario universale che può essere scelto in alternativa all’attuale indennità di accompagnamento, cui hanno diritto tutti gli anziani non autosufficienti. “La logica

- spiega il Patto - è quella di sostenere le famiglie anche dal punto di vista economico, ma differenziando l’importo in base al fabbisogno assistenziale. Oggi, in Italia, il contributo economico per gli anziani non autosufficienti è di 520 euro, uguale per tutti; in Germania, invece, si arriva a 901 euro mensili per chi ha maggiore fabbisogno di assistenza”. La Prestazione Universale deve poter essere fruita anche nella forma di servizi alla persona o poter essere utilizzata per remunerare gli assistenti familiari regolarmente assunti. Oltre a individuare un profilo professionale nazionale di assistente familiare, che ne definisce l’insieme di competenze necessarie e il relativo iter formativo, nell’ambito dello SNA viene riconosciuta e salvaguardata anche la figura del caregiver, con specifici interventi per sostenerne l’impegno, rafforzarne le competenze e favorire la conciliazione tra i tempi di cura, di vita e di lavoro.

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Scienze

a cura di Fondazione Umberto Veronesi

LA SALUTE PASSA ANCHE DA UN BUON SONNO

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orse non ne siamo consapevoli, ma ogni sera, quando appoggiamo la testa sul cuscino, compiamo un gesto decisivo per la nostra salute. Il sonno, infatti, è sempre più studiato dalla medicina nelle sue correlazioni con le funzioni cognitive, cardiovascolari, immunologiche e metaboliche. Dormire bene, né troppo né troppo poco, è con sempre maggiore evidenza associato al benessere del corpo e della mente, ha a che fare con il peso forma, con la memoria, con il buonumore. Nella gran parte dei casi, i disturbi del sonno possono essere corretti; il punto di partenza è esserne consapevoli ed informati. Vediamo in quali casi la salute si guadagna… in pigiama. IL CUORE Diversi studi hanno mostrato una correlazione fra insonnia, scompen-

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IL BRUTTO SOGNO DELLA PANDEMIA I lunghi mesi di pandemia hanno segnato anche il sonno. Fra gli effetti collaterali del Covid-19 l’insonnia è uno dei più comuni, e diversi studi hanno misurato i disturbi del sonno creati dai periodi di lockdown e dalle quarantene. Un report internazionale, pubblicato sulla rivista The Lancet nel 2021, ha stimato disordini del sonno in un terzo degli operatori sanitari, nel 18% della popolazione generale e nel 57% dei pazienti con Covid-19.

so (o insufficienza cardiaca) e alterazioni del ritmo cardiaco. Anche le apnee notturne e il russamento, avvisano gli esperti, sono un campanello d’allarme da non trascurare perché con il tempo sono connesse all’ipertensione. Anche un sonno agitato e interrotto da frequenti risvegli, tipico delle persone ansiose, sotto stress o dei periodi di lavoro intenso, possono portare a disturbi cardiovascolari; alcuni dati hanno inoltre mostrato un nesso persino con la formazione di aterosclerosi a danno delle arterie. PSICHE E UMORE Non a caso la Giornata mondiale del sonno 2022 è stata intitolata Quality Sleep, Sound Mind, Happy World (Sonno di qualità, mente sana e mondo felice). Come fa il sonno a influenzare il benessere mentale? Molte persone con depressione o al-

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Benessere

tri disturbi dell’umore sperimentano alterazioni del sonno, oscillando fra deprivazione e un’eccessiva sonnolenza diurna. Tant’è che, fra gli effetti riconosciuti della depressione, vengono annoverate sia l’insonnia sia l’ipersonnia. Ristabilire un riposo equilibrato è al tempo stesso un obiettivo e uno strumento di cura. Fra gli effetti neurologici meno noti del cattivo sonno c’è anche una maggior sensibilità al dolore: la deprivazione del riposo compromette la capacità del cervello di proteggere dalla sofferenza; per contro, il buon sonno agisce come una sorta di analgesico naturale. MENTE E MEMORIA Una buona notte di sonno è fondamentale per la memoria. Le mancate ore di riposo possono causare problemi di memoria, da un lato perché riducono il tempo necessario al consolidamento dei ricordi, dall’altro perché sonnolenza e difficoltà di concentrazione diurne ostacolano l’acquisizione di nuove informazioni. DIETA E SONNO Ci sono “cibi sì e cibi no” per dormire bene? La scienza sta studiando la materia e, in generale, una dieta equilibrata aiuta il riposo. Ma è vero anche il contrario: un buon sonno favorisce il rilascio di ormoni che regolano l’appetito e aiutano a controllare il peso, mentre la sua mancanza favorisce ormoni che stimolano il senso di fame e il bisogno di mangiare: le puntate notturne al frigorifero ne sono un esempio. E le tisane? Aiutano il relax, ma attenzione all’effetto diuretico, che può alimentare i risvegli notturni obbligati.

da un individuo all’altro e tendono a ridursi con l’età: chi si sveglia sentendosi riposato non deve cambiare niente. Ma se al risveglio la sensazione è diversa, allora sarebbe meglio pensare che c’è qualcosa da correggere, anche con l’aiuto del medico (che, forse, dovrebbe preoccuparsi più spesso di indagare la qualità del sonno degli assistiti). In generale, però, si può dire che sei ore sono mediamente necessarie per stare bene durante il giorno. Si è visto che con meno di 5 ore di sonno, ad esempio, aumentano i rischi cardiovascolari, di diabete e di chili di troppo. E DOPO I 50? Fino alla metà delle persone in età avanzata lamenta problemi di addormentamento o di risvegli notturni. Col passare degli anni c’è un cambiamento fisiologico del sonno, che diventa instabile, e aumentano i microrisvegli. Invecchiando, poi, si sommano i risvegli legati a dolori, problemi cardiovascolari, urologici o respiratori. Alcuni farmaci non aiutano il sonno, fra gli altri cortisone e betabloccanti. Il risultato? Stanchezza diurna, deficit di memoria, reazioni rallentate, fino a cadute, disturbi della vista e dell’umore. Tutto ciò non è inevitabile e gli esperti consigliano di cominciare dallo stop a tv e internet fino a tarda ora, un po’ di movimento, temperature moderate in camera e relax serale.

PER RIPOSARE BENE 10 REGOLE FONDAMENTALI • Coricarsi ed alzarsi ad orari regolari. • Se si fa il pisolino, non superare i 45 minuti di sonno diurno. • Evitare l’alcol in eccesso nelle 4 ore prima di andare a dormire e non fumare. • Evitare caffeina nelle 6 ore prima del letto (caffè e tè, ma anche alcune bibite e cioccolato). • Evitare cibi pesanti, piccanti o zuccherati 4 ore prima di dormire. • Fare esercizio fisico regolare, ma non la sera tardi. • Usare letti comodi e invitanti. • Trovare una temperatura confortevole per il sonno e mantenere la stanza ben ventilata. • Escludere il più possibile rumori e luce. • Non utilizzare il letto come ufficio o laboratorio. (Fonte: World Sleep Society)

TROPPO O TROPPO POCO? Quanto dovremmo dormire? Possiamo distinguere tra troppo poco o troppo sonno? I bisogni variano aprile 2022 | www.spazio50.org

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Scienze

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a vitiligine è una malattia non contagiosa che genera delle macchie bianche sulla pelle. Colpisce i melanociti, le cellule della pelle che producono la melanina, il pigmento responsabile della colorazione della cute. È un fenomeno che colpisce indistintamente uomini e donne, con un picco di incidenza tra i 10 e i 20 anni. Sulla sua diffusione le statistiche oscillano tra lo 0,5% e il 2% della popolazione. Ma cosa significa convivere con questa malattia? Ne abbiamo parlato con il professor Remo Fulvio Gavazzoni, che collabora presso il Servizio di Dermatologia dell’Istituto Clinico Città di Brescia del Gruppo San Donato. Dottor Gavazzoni, cos’è la vitiligine? La vitiligine è una malattia acquisita, autoimmunitaria. È caratterizzata da chiazze e macchie ben circoscritte, di color bianco gesso, risultato dalla complessiva perdita di melanociti. Nonostante colpisca un considerevole numero di persone, la vitiligine è una condizione ancora largamente ignorata. Perché? Ultimamente qualcosa sta cambiando, la gente è più sensibilizzata verso il problema. Nella pratica quotidiana vediamo sempre più vitiligini e, soprattutto i giovani, iniziano a vederla come un segno distintivo, una caratteristica non necessariamente discriminatoria. La vitiligine è una malattia che viene percepita in modo diverso nei vari Paesi, come mai? Ci sono alcune etnie per le quali la vitiligine, ancora oggi, è considerata un problema enorme. Alcuni Paesi, soprattutto del mondo orientale, vivono questo disturbo come un fatto drammatico. Per loro la vitiligine è una malattia inaccettabile perché per tanto tempo, anche a seguito di credenze ancestrali, è stata confusa con la lebbra e, quindi, chi presentava

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LA VITILIGINE: DA MALATTIA A PUNTO DI FORZA Una patologia della pelle che per anni è stata considerata uno stigma e, per qualcuno, una vergogna. Ma adesso le cose stanno cambiando di Romina Vinci macchie bianche veniva emarginato. Più ci spostiamo verso il mondo occidentale e più l’atteggiamento cambia. Tra gli svedesi, ad esempio, non è percepita in questo modo, è molto più accettata dal punto di vista psicologico anche perché, del resto, si nota molto poco sulla pelle chiara. C’è ancora il rischio che, nella società odierna, questo tipo di malattia possa diventare un grande stigma? Dipende dai punti di vista, ma mi vie-

ne di rispondere in maniera negativa. Al giorno d’oggi ci sono a disposizione delle terapie che permettono di aiutare a vivere e a convivere con questa malattia, nel migliore dei modi. Come si cura la vitiligine? Non esiste una terapia codificata perché, essendo una malattia multifattoriale provocata da vari fattori genetici e immunitari, non c’è una soluzione valida per tutti. Anche nelle varie nazioni ci sono linee guida che non sono sempre uguali. Noi facciamo ri-

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ferimento alle linee guida europee che, a seconda del tipo di vitiligine, propongono dei trattamenti diversi. Se la malattia presenta poche chiazze, localizzate, si possono usare dei prodotti locali, come il cortisone, oppure pensare agli inibitori della calcineurina. Inizialmente questi inibitori sono stati formulati per la dermatite atopica, ma si sono rivelati efficaci anche nella vitiligine. E quando non si tratta di chiazze localizzate? Quando la patologia colpisce una superficie corporea maggiore (superiore al 10, 15 o 20%), le terapie locali non bastano e si passa alla fototerapia. In principio si utilizzava la PUVA terapia, che consisteva nell’assunzione di farmaci seguiti da esposizione a raggi ultravioletti di tipo A. Attualmente la fototerapia più utilizzata è la nbUVB terapia, che utilizza raggi ultravioletti di tipo B. Questa è una terapia total body, che interviene sia sulle chiazze bianche che sul resto della cute. E poi abbiamo a disposizione la cosiddetta “Fototerapia Mirata”, in cui si utilizzano dei laser o delle lampade che vanno ad agire

esclusivamente sulle lesioni, risparmiando la cute sana. Le macchie che compaiono sulla pelle causano anche dolore o si tratta soltanto di un discorso estetico? Nessun dolore, sono asintomatiche. Ovviamente bisogna prestare attenzione: se ci si espone al sole senza protezione, ci si ustiona. Il consiglio, quindi, è quello di usare creme solari ad altissimo coefficiente protettivo. Quanto è importante la pre-

venzione? Quanto è importante agire alla comparsa delle prime macchie? Prima si interviene meglio è. La scelta della terapia dipende da vari fattori, in primis se la malattia è in fase di attività, oppure se è stabile. Nel primo caso, se c’è un processo in atto, riusciamo a bloccare il processo infiammatorio e, di conseguenza, a bloccare anche l’evoluzione della malattia. Nel secondo caso invece, quando sappiamo aprile 2022 | www.spazio50.org

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Scienze che si è stabilizzata, puntiamo all’utilizzo di prodotti che aiutino a far ritornare i melanociti. Come vivono le persone affette da questa malattia? Le persone ancora si vergognano, ma sicuramente la società sta diventando più aperta. Abbiamo avuto un Presidente della Repubblica che andava in televisione con la sua bella vitiligine sul viso, era Francesco Cossiga. E per noi il suo esempio è stato molto importante. Sicuramente ci sono ancora tante persone che tendono a nasconderla, però, rispetto a qualche decennio fa, ho visto dei cambiamenti incoraggianti. Oggi molti giovani sopportano bene questa condizione, e vivono la malattia come un tratto distintivo, una caratteristica, e non un tabù. A volte è più difficile far capire ciò ai genitori, piuttosto che ai ragazzi. Si può guarire dalla vitiligine? È azzardato usare il termine “guarigione”, nel senso che tutte le terapie che proponiamo sono gravate da un tasso di recidiva più o meno elevato. Non possiamo dare certezze assolute. Alcune certezze però ci sono: rispetto a quarant’anni fa la scienza ha fatto passi da gigante, ed oggi abbiamo dei prodotti che prima erano inimmaginabili. Come fare, allora, per cambiare la percezione delle persone e considerare la vitiligine come una caratteristica? Bisogna lavorare sul fatto che si tratta di una patologia non discriminatoria, colpisce ricchi e poveri, bianchi e neri, donne e uomini. E poi prendere come riferimento gli esempi: Micheal Jackson, ad esempio, aveva una vitiligine generalizzata, e le poche chiazze di cute sana che gli erano rimaste sul corpo le ha tolte. Non fu una scelta dettata dal voler diventare bianco a tutti i costi, come si sostenne a quel tempo, ma una cura, un rimedio a 74

IL NONNO BRASILIANO E LE SUE BAMBOLE SPECIALI Convivere con la vitiligine non è sempre facile, anzi. La difficoltà è soprattutto psicologica. Perché ci si sente diversi e, a volte, si fatica ad accettare un corpo pieno di chiazze biancastre. E ci si ritrova ad essere oggetto di scherno da parte di persone meno sensibili, che non possono minimamente immaginare cosa ci sia dietro ad un simile vissuto. João Stanganelli è un nonno di 67 anni, viene dal Brasile e, sulla sua pelle, porta i segni della malattia: anche lui è affetto da vitiligine. Alcuni anni fa, a causa di un problema al cuore, si è trovato costretto a lasciare il suo lavoro nel settore gastronomico. Così, per passare il tempo, ha iniziato a lavorare all’uncinetto, affiancato da sua moglie Marilena. Ci ha messo cinque giorni, Marilena, a guidarlo nella realizzazione della sua prima bambola. Ed è stata una bambola speciale: aveva infatti le tipiche macchie della vitiligine. João l’ha chiamata Vitilinda, e l’ha regalata a sua nipote. Tutto è partito così: da un passatempo nato per occupare il vuoto lasciato dal lavoro. Nonno João ha così continuato a cucire altre bambole speciali, per lanciare importanti messaggi di sensibilizzazione. Prendono vita in questo modo le “bambole con disabilità”, per aiutare i bambini affetti da malattie di vario tipo a sentirsi a bene nella propria pelle, vivendola più serenamente. João continua nella sua missione e, da qualche tempo, ha aperto anche delle pagine su Instagram e su Facebook, riscuotendo plausi da ogni parte del mondo.

Instagram@joaostanganelli

questa patologia. Ecco, diffondere questo tipo di messaggi, portare ai ragazzi questo tipo di esempi, ci può aiutare a superare questa situazione. Il messaggio che dobbiamo mandare è chiaro: la vitiligine si può curare, e ci

sono dei risultati decisamente buoni. L’importante è cercare di viverla con rilassatezza. In caso contrario, infatti, c’è il rischio di creare dei disturbi psicologici difficilmente superabili, soprattutto a una certa età.

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Tecnologia e dintorni CURIOSITÀ

a cura di Valerio Maria Urru

La parola d’ordine del 2022 è Metaverso, un universo digitale che consente di interagire con un proprio avatar su misura.

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MEDITATE, GENTE, MEDITATE… GRAZIE AD UN’APP “Calm” insegna a meditare con l'aiuto di musiche rilassanti

Allena la mente, riduce la tensione, gestisce le emozioni negative, allontana lo stress. La meditazione ha tanti benefici. Oggi, grazie alla tecnologia, esistono App in grado di insegnarci a meditare. Fra queste c’è Calm, sia per iOS che per Android. Alcuni contenuti richiedono un abbonamento, ma c’è anche una versione base per favorire sonno, concentrazione ed autostima. Oltre ad un’interfaccia delicata e suggestiva, dispone anche di musiche e suoni rilassanti.

www.calm.com

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L'INTELLIGENZA EMOTIVA NEL FUTURO DEI ROBOT Possono generare maggiore fiducia e coinvolgimento negli anziani

I senior avvertono come più coinvolgenti e simpatici i robot che si comportano in modo empatico. A scoprirlo sono stati i ricercatori dell’Università di Denver, DreamFace Technologies e dell’Università del Colorado. La loro percezione, infatti, muta a seconda che questi robot abbiano o meno un’intelligenza emotiva artificiale. I risultati di questo studio potrebbero rivelarsi molto utili, soprattutto nel delineare una nuova categoria di robot assistivi di cui gli anziani si fidano.

http://dreamfacetech.com/ryan

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“IBO MIAIUTA”, L'APP PER I VOLONTARI A DOMICILIO Pensata per i più fragili e per far incontrare domanda e offerta di aiuto

Volete aiutare ma non sapete come fare? Avete bisogno di aiuto ma non sapete a chi chiedere? IBO MiAiuta è l’App per coloro che vogliono aiutare chi è in difficoltà, ma con un sistema tanto intuitivo da poter essere usato anche dai più anziani o da chi si prende cura di loro, per richiedere servizi a domicilio semplici o più innovativi. I servizi sono forniti tramite personale volontario coordinato da IBO Italia.

www.iboitalia.org

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PRENDETEVI UNA PAUSA, ANCHE DAI SOCIAL Con la nuova funzione “Prenditi una pausa”, Instagram aiuta gli utenti

Esagerare varcando il confine della dipendenza con i social è facile. Per questo motivo Instagram da qualche mese ha attivato una nuova funzione, utile tra l’altro agli adolescenti, che consente di impostare un promemoria per una pausa. Attivarla è facile, si accede a “Impostazioni”, “Account”, “La tua attività” e si seleziona “Imposta promemoria pause”. Si programma quindi un promemoria per ricordare di fare una pausa dopo un po’ di tempo che si naviga sulla piattaforma.

www.instagram.com

LO SAPEVATE CHE?

Dal 10 al 12 aprile, alla Borsa Internazionale del Turismo in programma a Fieramilanocity, si parlerà anche di viaggi spaziali.

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Fisco

a cura di Alessandra De Feo

L’AGENZIA DELLE ENTRATE “SI AVVICINA” AL CONTRIBUENTE Con un comunicato stampa è stata annunciata la fornitura di servizi di assistenza sui rimborsi, dichiarazioni, affitti e tessere sanitarie; per ottenerla, basta una videochiamata

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o scorso 28 febbraio, il direttore generale dell’Agenzia delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini, con un comunicato stampa ha annunciato i nuovi strumenti previsti a favore dei contribuenti. In realtà, questo processo di collaborazione tra l’Amministrazione Finanziaria e il contribuente, in teoria, è stato inizialmente sancito con la Legge del 27 luglio 2000, n. 212 (cosiddetto Statuto dei diritti del contribuente) anche se, purtroppo, nella pratica, si è constatato più volte, la sua mancata applicazione. Con il comunicato stampa l’Agenzia ha reso noto che procederà a fornire servizi di assistenza sui rimborsi, dichiarazioni, affitti e tessere sanitarie, tramite videochiamata. Il direttore Ruffini ha spiegato che ciò rappresenta “una semplificazione per venire incontro alle esigenze dei cittadini”. Infatti, è attivo anche il servizio di videochiamata per dialogare “in diretta” con i funzionari dell’Agenzia delle Entrate, per cui sarà possibile ricevere assistenza sui rimborsi, sulle dichiarazioni dei redditi e sui contratti di locazione, e sarà possibile richiedere il duplicato della tessera sanitaria con una semplice video call, direttamente dal proprio computer, tablet o smartphone. Con questo nuovo canale di contatto, l’Agenzia cerca di essere sempre più vicina ai cittadini che non possono recarsi presso gli uffici ma che, nel contempo, desiderano avere un dialogo diretto con un esperto dell’Amministrazione finanziaria. Con il nuovo servizio di video-

chiamata, sarà possibile prenotare un appuntamento online e dialogare con un funzionario dell’Agenzia delle Entrate, direttamente da casa, o dal luogo in cui ci si trova. Se tutto ciò avverrà, si potrà affermare che si è ottenuta una concreta semplificazione per venire incontro alle esigenze dei cittadini. Per illustrare le modalità di accesso al suddetto servizio, e renderlo comprensibile anche nella pratica, sono disponibili sia un video, sul canale YouTube dell’Agenzia, sia una guida aggiornata online, sul sito internet www.agenziaentrate.gov.it. In altre parole, per fissare una videochiamata con un funzionario delle Entrate, basta utilizzare il servizio di prenotazione attivo, sia sul sito dell’Agenzia (Home - Contatti e assistenza - Prenota un appuntamento) sia sulla App “Agenzia Entrate”, selezionare l’argomento di interesse e scegliere la data e l’ora. La richiesta di appuntamento può essere rivolta sia al proprio ufficio di riferimento (per residenza, sede legale o sede di registrazione di un atto) sia a quello che ha in carico la pratica da trattare. In questa prima fase sono tre le opzioni a disposizione dei cittadini: “Atti e suc-

cessioni” (area Registro); “Dichiarazioni e rimborsi” (area Imposte dirette); “Codice fiscale e duplicato della tessera sanitaria” (area Identificazione). Anche l’ufficio potrà proporre al contribuente un appuntamento in videochiamata, se utile per chiudere una pratica in maniera più semplice e veloce (ad esempio, per gli approfondimenti successivi alla presentazione di alcune richieste). “Le video call si terranno nel rispetto della Legge sulla privacy, sulle piattaforme indicate sull’Informativa al trattamento dei dati personali fornita dall’Agenzia, che garantiscono il rispetto del Regolamento Ue 2016/679 e rispettano i requisiti di sicurezza delle Entrate. Il trattamento dei dati personali avverrà sempre in base ai principi di liceità e correttezza e nel rispetto di tutte le norme in materia. Inoltre, per tutelare la riservatezza di tutte le persone coinvolte, l’Agenzia delle Entrate si impegna a non effettuare alcuna registrazione video o audio e a non acquisire immagini durante il collegamento, chiedendo all’utente del servizio di fare altrettanto. L’accettazione delle condizioni di svolgimento del servizio è condizione necessaria per procedere alla videochiamata. In questa fase, eventuali documenti da condividere potranno essere inviati via email. È importante che durante la video call l’utente abbia a disposizione tutta la documentazione necessaria per l’erogazione del servizio richiesto. Secondo i dati in possesso dell’Agenzia, come modalità di comunicazione i contribuenti scelgono sempre di più il web, dove vengono garantiti gli stessi servizi dello sportello ma con il vantaggio di poterli ricevere in qualsiasi posto ci si trovi, senza code o attese”.

Per poter usufruire di detto servizio, si indicano link e contatti telefonici utili: www.agenziaentrate.gov.it www.agenziaentrate.gov.it/portale/prenota-un-appuntamento Per i contribuenti: 800909696 (numero verde gratuito da fisso); 0696668907 (da cellulare); +39 0696668933 (da estero) aprile 2022 | www.spazio50.org

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Pesaro - Strada delle Marche, 58 0721698224/5 Molise Telefono Campobasso - Via Giuseppe Garibaldi, 48 0874483194 Isernia - Via XXIV Maggio, 331 0865411713 Piemonte Telefono Alba - Piazza S. Paolo, 3 0173226611 Alessandria - Via Trotti, 46 0131260380 Asti - Corso Felice Cavallotti, 37 0141353494 Biella - Via Trieste, 15 01530789 Cuneo - Via Avogadro, 32 0171604198 Novara - Via Giovanni Battista Paletta, 1 032130232 Torino - Via Andrea Massena, 18 011533806 Verbania - Via Roma, 29 032352350 Vercelli - Via Duchessa Jolanda, 26 0161215344 Puglia Telefono Bari - Piazza Aldo Moro, 33 0805240342 Brindisi - Via Appia, 159/B 0831524187 0881723151 Foggia - Via Luigi Miranda, 8 Lecce - Via Cicolella, 3 0832343923 Taranto - Via Giacomo Lacaita, 5 0997796444 Sardegna Telefono Cagliari - Via Santa Gilla, 6 070280251 Nuoro - Galleria Emanuela Loi, 8 0784232804 Oristano - Via Sebastiano Mele, 7/G 078373612 Sassari - Via Giovanni Pascoli, 59 079243652 Sicilia Telefono Agrigento - Via Imera, 223/C 0922595682 Caltanissetta - Via Messina, 84 0934575798 Catania - Via Mandrà, 8 095239495 Enna - Via Vulturo, 34 093524983 090673914 Messina - Via Santa Maria Alemanna, 5 Palermo - Via Emerico Amari, 11 091334920 Ragusa - Viale del Fante, 10 0932246958 Siracusa - Via Eschilo, 11 093165059-415119 Trapani - Via Marino Torre, 117 0923547829 Toscana Telefono Arezzo - Via XXV Aprile, 12 0575354292 Carrara - Piazza 2 Giugno, 11 058570973-570672 Firenze - Via Costantino Nigra, 23-25 055664795 Grosseto - Via Tevere, 5/7/9 0564410703 0586898276 Livorno - Via Serristori, 15 Lucca - Via Fillungo, 121 - c/o Confcommercio 0583473170 Pisa - Via Chiassatello, 67 05025196-0507846635/30 Prato - Via San Jacopo, 20-22-24 057423896 Pistoia - Viale Adua, 128 0573991500 Siena - Via del Giglio, 10-12-14 0577283914 Trentino Alto Adige Telefono Bolzano - Mitterweg - Via di Mezzo ai Piani, 5 0471978032 Trento - Via Solteri, 78 0461880408 Umbria Telefono Perugia - Via Settevalli, 320 0755067178 Terni - Via Aristide Gabelli, 14/16/18 0744390152 Valle d’Aosta Telefono 016545981 Aosta - Piazza Arco d’Augusto, 10 Veneto Telefono Belluno - Piazza Martiri, 16 0437215264 Padova - Via degli Zabarella, 40/42 049655130 Rovigo - Viale del Lavoro, 4 0425404267 Treviso - Via Sebastiano Venier, 55 042256481 Venezia Mestre - Viale Ancona, 9 0415316355 Vicenza - Via Luigi Faccio, 38 0444964300 Verona - Via Sommacampagna, 63/H - Sc. B 045953502

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Previdenza

a cura di Luca Giustinelli

Per un giusto calcolo della pensione

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i può ragionevolmente pensare che tanto maggiore è il numero dei contributi che vengono accreditati ad un lavoratore, tanto più elevato sarà l’importo della pensione di cui potrà godere. Tuttavia, questo principio, valido in linea generale, ha alcune eccezioni, che si verificano in un numero di casi più elevato di quanto si potrebbe immaginare. Soprattutto in un periodo di crisi economica strutturale come quello che stiamo attraversando ormai da anni (ulteriormente acuito dalla pandemia degli ultimi due anni e, più recentemente, dalla crescita abnorme del prezzo dell’energia e dalla guerra all’interno dell’Europa), si possono infatti verificare situazioni di riduzione della retribuzione, di ricorso alla cassa integrazione o di periodi di disoccupazione che possono influire negativamente sulla futura pensione, abbassandone l’importo. Questo rischio riguarda i soli lavoratori ai quali si applica il sistema di calcolo “misto” (con la presenza di una quota retributiva): per i contributivi puri (quelli, cioè, entrati nel mondo del lavoro a partire dal 1996), invece, questo rischio non c’è e qualsiasi contributo accreditato va comunque ad aumentare il “montante contributivo” su cui sarà poi calcolata la pensione.

Nel caso in cui il diritto alla pensione risulti già maturato in base ai contributi in precedenza versati, la contribuzione successiva non può penalizzare l’importo della prestazione potenzialmente maturata. E ciò soprattutto quando – per fattori indipendenti dalle scelte del lavoratore – la contribuzione abbia un valore ridotto rispetto a quelle precedenti. Ma focalizziamoci sui lavoratori a cui si applica il sistema misto/retributivo, che costituiscono ancora oggi una larga fascia dei lavoratori attivi. Ai fini del calcolo della quota di pensione retributiva, si tiene conto delle retribuzioni percepite negli ultimi 5 o 10 anni; pertanto, se negli ultimi anni precedenti il pensionamento, anziché far valere retribuzioni in crescita, il lavoratore ha subìto una riduzione di stipendio o ha percepito l’indennità di disoccupazione, l’importo della pensione potrebbe risultarne penalizzato, perché queste retribuzioni ridotte possono abbassare la retribuzione media settimanale su cui l’importo di pensione viene calcolato. In questi casi, quindi, il lavoratore deve rassegnarsi ad essere penalizzato? No. L’ordinamento previdenziale consente ai lavoratori che si vengano a trovare

in questa situazione una salvaguardia, ossia l’istituto della “neutralizzazione” (previsto fin dal 1957: articolo 37 del DPR 818/1957) che consente - entro certi limiti ed a certe condizioni - di escludere dal calcolo della pensione i contributi svantaggiosi e penalizzanti, che comportano un importo di pensione meno favorevole. Questa possibilità, prevista - come detto - già da alcune norme previdenziali, è stata progressivamente ampliata da diversi pronunciamenti della Corte Costituzionale (tra i quali vale la pena segnalare la sentenza n. 264/1994 in merito ai periodi con retribuzione ridotta; la n. 82/2017 relativa ai periodi di disoccupazione indennizzata; la n.173/2018 relativa ai lavoratori autonomi), che hanno sancito la possibilità per i lavoratori - sia dipendenti che autonomi - di “sterilizzare” i contriaprile 2022 | www.spazio50.org

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Previdenza

buti che si rivelino dannosi e penalizzanti per il calcolo della pensione, a condizione, ovviamente, che non risultino determinanti per il relativo diritto (a pensione di vecchiaia o anticipata). I principi sanciti da queste sentenze sono stati, nel corso del tempo, recepiti anche dall’INPS: “L’esclusione dal calcolo della pensione dei periodi di retribuzione ridotta non necessari ai fini del perfezionamento dell’anzianità contributiva minima è finalizzata a evitare un depauperamento del trattamento pensionistico causato dallo svolgimento di un’attività lavorativa meno retribuita nell’ultimo quinquennio di lavoro” (circolare INPS n.133/1997). Peraltro, a dimostrazione dell’attualità del tema, la materia è stata oggetto anche di un recente messaggio (n. 883 del 23 febbraio 2022), con cui l’INPS illustra gli effetti della neutralizzazione dei periodi di contribuzione per disoccupazione, in applicazione della citata sentenza 82/2017. La neutralizzazione relativa ai periodi di rioccupazione con uno stipendio inferiore a quello percepito in precedenza ed ai periodi di disoccupazione indennizzata, può essere concessa per un massimo di 260 settimane (5 anni) di contributi. Al contrario, la neutralizzazione dei contributi relativi a periodi figurativi di integrazione salariale e a periodi di contribuzione volontaria non soggiace ad alcun limite, salvo - come detto - la condizione che i contributi da neutralizzare non siano necessari 80

al raggiungimento del diritto. Ad oggi, quindi, la possibilità di neutralizzare periodi contributivi “dannosi” ai fini dell’importo di pensione riguarda periodi relativi a: integrazione salariale; versamenti volontari; e, se ricadenti nell’ultimo quinquennio di contribuzione (le ultime 260 settimane di contribuzione) o nel corso di esso, relativi anche a periodi di: rioccupazione con retribuzione ridotta; disoccupazione indennizzata. Come molti diritti previdenziali, anche quello alla “neutralizzazione” non opera in automatico: non sarà quindi l’INPS ad “accorgersi” della penalizzazione e ad applicare (o, quanto meno, a proporre all’interessato) l’esclusione dei periodi dannosi. Al contrario, spetta al lavoratore l’onere di presentare all’INPS una richiesta di neutralizzazione dei contributi che possono penalizzare l’importo della pensione. La richiesta può essere avanzata contestualmente alla domanda di pensione o anche successivamente al pensionamento e, in questo caso, ha effetto dalla decorrenza originaria della pensione, con pagamento degli arretrati - se dovuti - nei limiti della prescrizione. La valutazione in merito alla possibilità di operare la neutralizzazione presuppone, tuttavia, una consulenza approfondita, non solo al fine di verificare che i contributi di cui si vuol richiedere l’esclusione non risultino determinanti ai fini del diritto a pensione, ma anche per valutare l’effettiva convenienza di

questa operazione, nonché la sussistenza dei presupposti che la rendono possibile e conveniente, mediante la verifica di una serie di condizioni, tra le quali: nel caso di cambiamento dell’attività lavorativa nell’ultimo quinquennio di contribuzione, è necessario prendere a riferimento la retribuzione settimanale media percepita nell’anno di cessazione della precedente attività, calcolata sulla base delle retribuzioni percepite per tale attività, e metterla a confronto con la retribuzione media settimanale percepita nello stesso anno, calcolata sulla base delle retribuzioni percepite in relazione alla nuova attività lavorativa; deve essere escluso dal computo della retribuzione pensionabile e dell’anzianità contributiva tutto il periodo di lavoro svolto a partire dal cambiamento di attività ovvero, in caso di riduzione retributiva avvenuta nell’ambito dello stesso rapporto di lavoro, tutto il periodo di lavoro svolto a partire dall’anno solare in cui è iniziata tale riduzione; il periodo di contribuzione per disoccupazione dovrà essere escluso totalmente dal ricalcolo del trattamento pensionistico, poiché non è consentito neutralizzare singoli periodi all’interno del periodo massimo di 5 anni. Qualora il periodo contributivo di disoccupazione sia in quota parte necessario a maturare la pensione, il lavoratore potrà escludere dal computo della retribuzione pensionabile le settimane posteriori al raggiungimento del requisito contributivo minimo per il diritto al trattamento pensionistico. Gli Uffici 50&PiùEnasco presenti su tutto il territorio nazionale possono fornire ai lavoratori interessati tutte le valutazioni e la consulenza necessaria, verificando l’opportunità e la convenienza della neutralizzazione.

www.spazio50.org | aprile 2022

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PENSIONE ANTICIPATA

QUOTA 102 Fino al 31 dicembre 2022 c'è tempo per perfezionare i requisiti per il diritto alla pensione anticipata QUOTA 102. Ti aspettiamo nei nostri uffici per verificare come fare!

PER AVERE DIRITTO A QUOTA 102 SONO RICHIESTI I SEGUENTI REQUISITI: 64 anni di età e 38 anni di contributi (sia per gli uomini che per le donne) essere lavoratori dipendenti del settore privato e pubblico, lavoratori autonomi o parasubordinati La pensione Quota 102 non è cumulabile, a partire dal primo giorno di decorrenza della pensione e fino alla maturazione dei requisiti per la pensione di vecchiaia, con i redditi da lavoro, fatta eccezione per il lavoro occasionale nel limite di 5.000 euro lordi annui.

Trova la sede a te più vicina sul nostro sito o chiama il nostro numero unico nazionale

I S T I T UT O D I P A T R O N A T O E D I A S S IS T E N Z A S O C I A LE

www.50epiuenasco.it


GRANDI CROCIERE 50&PIÙ

TURCHIA E GRECIA CON COSTA VENEZIA dal 2 al 9 ottobre 2022

Un fascino unico e magico avvolge la Turchia, un paese dai mille volti, una terra che unisce memorie storiche, archeologiche di grande interesse e bellezze naturali uniche, collocata in una straordinaria posizione, a cavallo fra Europa e Asia, tra Occidente e Oriente, separate dagli stretti del Bosforo e dei Dardanelli. Visiteremo Istanbul, antica capitale dell’impero Ottomano incredibilmente ricca di fascino; Izmir, conosciuta anche come Smirne, terza città della Turchia; poi Bodrum ed il suo castello fortezza medievale che è tra le sette meraviglie del Mondo. L’itinerario proseguirà con l’isola di Mykonos, in Grecia, splendida perla delle Cicladi, e si spingerà sino al Pireo per poter visitare la capitale Atene con la maestosità del Partenone.

ITINERARIO

A bordo vivrai l’atmosfera della città italiana più famosa al mondo, Venezia: gli ambienti interni, ispirati alle calle e a piazza San Marco, così come le aree esterne, che ti faranno sentire in Riviera, sono curati in ogni dettaglio. L’offerta gastronomica è incredibile con i suoi 13 ristoranti tematici e, la sera, aperitivi con musica dal vivo, ammirando il tramonto ogni volta in un panorama diverso. La tua cabina. Lo stile che caratterizza gli spazi privati di Costa Venezia è dinamico e avvolgente. I colori richiamano le cromie rinascimentali di Venezia e i materiali raffinati degli arredi ricordano i fasti dei palazzi nobiliari.

QUOTA INDIVIDUALE DI PARTECIPAZIONE Per persona

Con accompagnatore

Doppia interna

€ 780

Doppia esterna

€ 870

Doppia balcone

€ 960

Giorno

Ottobre

Porto

Arrivo

Partenza

Supplemento singola

1° giorno

domenica 2

Istanbul

-

-

Tasse portuali

€ 150

2° giorno

lunedì 3

Istanbul

-

17:00

Assicurazione

€ 50

3° giorno

martedì 4

Smirne

14:00

21:00

Quota supplementare per i non soci: € 50

4° giorno

mercoledì 5

Bodrum

10:00

20:00

5° giorno

giovedì 6

Mykonos

9:00

20:00

6° giorno

venerdì 7

Atene/Pireo

9:00

20:00

La quota comprende: volo per Istanbul da Milano/Roma • Trasferimenti da e per il porto • Sistemazione nella cabina prescelta con trattamento di pensione completa • Accompagnatore 50&Più (al raggiungimento di 20 partecipanti).

7° giorno

sabato 8

In navigazione

-

-

8° giorno

domenica 9

Istanbul

8:00

-

IMPORTANTE - L’itinerario e le escursioni possono subire variazioni per cause di forza maggiore e condizioni di navigazione.

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La nave Costa Venezia

su richiesta

La quota non comprende: bevande al bar ed ai pasti • Tasse portuali (€ 150) • Quote di servizio obbligatorie da pagare a bordo (€ 70) • Escursioni e tour organizzati • Assicurazione medico-bagaglio e annullamento viaggio (€ 50) • Extra di natura personale e tutto quanto non espressamente indicato nella voce “La quota comprende”.

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ISCHIA, PROCIDA, CAPRI

TOUR DELLE ISOLE DEL GOLFO DI NAPOLI da maggio a settembre 2022 (domenica-domenica)

Comprende visita di Procida, Capitale Italiana della Cultura 2022 Quote a partire da: € 650,00 per persona (min 2 partecipanti) Richiedere programma dettagliato e quotazioni

Per gli amanti del mare e del relax, il tour delle Isole del Golfo di Napoli è l’ideale per vivere esperienze diverse in una sola vacanza, nel comfort di un hotel 4 stelle. Sarà l’occasione per visitare l’isola di Procida, Capitale Italiana della Cultura 2022, che incanta turisti e visitatori di tutto il mondo con le sue coste di tufo a picco sul mare cristallino. I porticcioli, le case colorate e l’imponenza dell’antico carcere sulla terra murata la rendono unica e speciale.

ITINERARIO 1° giorno - Ischia

Arrivo a Ischia e sistemazione in hotel.

2° giorno - Ischia

Nel pomeriggio tour dell’Isola in barca con guida.

3° giorno - Procida

Nel pomeriggio tour dell’Isola di Procida in microtaxi.

4° giorno - Ischia

Nel pomeriggio tour dell’Isola di Ischia in bus con guida.

5° giorno - Capri

Intera giornata di navigazione/visita all’Isola con guida.

6° giorno Nel pomeriggio tour al Parco Termale. Ischia - Parco termale 7° giorno - Ischia

Intera giornata libera.

8° giorno

Partenza - Fine dei servizi.

IMPORTANTE - L’itinerario e le escursioni possono subire variazioni per cause di forza maggiore e condizioni di navigazione.

La quota comprende: sistemazione in hotel 4 stelle in camere doppie con trattamento di mezza pensione, bevande escluse • Il 5° giorno a Capri è previsto il pranzo in ristorante con bevande incluse (½ minerale e ¼ di vino per persona) • Escursioni guidate come indicato nel programma • Assicurazione medico-bagaglio. La quota non comprende: viaggio A/R per e da Ischia • Bevande ai pasti (ad eccezione del pranzo Capri) • Tassa di soggiorno (da pagare direttamente in hotel) • Polizza annullamento viaggio • Extra personali, mance, tutto quanto non espressamente indicato. I collegamenti A/R per Ischia, in bus G.T. (traghetto incluso), in partenza dalle principali città del Nord e del Centro Italia. Quote su richiesta.

(Aut. Reg. 388/87) Tel. 06 6871108/369 Fax 06 6833135 - Email: info@50epiuturismo.it www.50epiuturismo.it

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50&PIÙ EVENTI NAZIONALI

DAL 29 MAGGIO AL 26 GIUGNO

2022

Incontri 50&Più è un evento associativo importante, è una grande festa di inizio estate dove circa 2.000 soci 50&Più si ritrovano per condividere il piacere di una vacanza al mare, dove rilassarsi in spiaggia o in piscina, divertirsi con gli amici e fare nuove conoscenze, assistere a convegni e incontri organizzati da 50&Più, agli spettacoli di qualità realizzati nell’anfiteatro del villaggio e, non ultimo, vivere nuove esperienze in serenità. In loco potrete contare sull’assistenza dello staff 50&Più e 50&Più Turismo, e del medico dedicato ai soci 50&Più per un’assistenza H24. Esperienza, organizzazione e rapporto qualità/prezzo sono il vero valore aggiunto che genera il grande successo di partecipazione a questo Evento turistico-associativo di 50&Più. Tutte le proposte saranno confermate a condizione che si possano garantire i più alti standard di sicurezza e tutela dei partecipanti, il tutto nel rispetto delle normative vigenti. Qualora i pacchetti venissero annullati, i pagamenti effettuati dai Soci 50&Più verranno debitamente rimborsati.

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In SARDEGNA presso il CALASERENA VILLAGE 4 Stelle - MARACALAGONIS/VILLASIMIUS (CA) Gli Incontri 50&Più si svolgeranno nella splendida Sardegna, terra dalle incantevoli meraviglie storiche, culturali, archeologiche e naturalistiche. L’intera costa di Villasimius, con le sue splendide calette, offre un’incredibile vista mare, insieme ai limpidi colori dell’acqua e alle lunghe spiagge di arenaria. Vi aspettiamo nella bella Sardegna! SOGGIORNO AL CALASERENA VILLAGE Un villaggio 4 stelle, posto direttamente su una delle più belle spiagge sabbiose dell’Isola, tra Cagliari e Villasimius, nel comune di Maracalagonis, a 30 km dall’aeroporto del capoluogo sardo. Il villaggio è immerso in una folta vegetazione, in un suggestivo bosco di pioppi, eucalipti e tamerici, che lo congiunge al mare. È un ottimo punto di partenza per ammirare l’architettura dei suggestivi nuraghi (a circa 80 km dal villaggio), le opere artistiche dei musei e delle pinacoteche di Cagliari (a soli 30 km), nonché la bellissima Villasimius (a 20 km) e l’isola di S. Pietro con le sue splendide calette (a 125 km). Inoltre, a 120 km, si può visitare il Parco della Giara, uno dei rari esempi di natura incontaminata in Europa. Le camere sono suddivise in palazzine di 3 piani con ascensore e in villini a due piani, dotate di tutti i comfort. L’ampia spiaggia sabbiosa e privata è attrezzata con ombrelloni, lettini e sdraio, spogliatoi e docce, bar, punto di assistenza e informazioni. A disposizione degli ospiti barche a vela e windsurf, canoe e campo da beach volley.

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QUOTA INDIVIDUALE DI SOGGIORNO (7 NOTTI/8 GIORNI)

IN CAMERA DOPPIA

IN CAMERA SINGOLA

IN 3° E 4° LETTO ADULTO

Dal 29 maggio al 5 giugno

€ 545

€ 685

€ 450

Dal 5 al 12 giugno

€ 655

€ 790

€ 535

Dal 12 al 19 giugno

€ 720

€ 840

€ 575

Dal 19 al 26 giugno

€ 785

€ 890

€ 615

SOGGIORNI DI 9, 10 o 14 NOTTI SU RICHIESTA RIDUZIONI 3° e 4° letto bambino (fino a 3 anni n.c.) in camera con 2 adulti, gratuito 3° e 4° letto bambino (da 3 a 8 anni n.c.) in camera con 2 adulti, 70% 3° e 4° letto bambino (da 8 a 12 anni n.c.) in camera con 2 adulti, 50% Quota supplementare per i non soci: € 50 LE QUOTE COMPRENDONO: • Soggiorno presso il Calaserena Village (le camere saranno disponibili a partire dalle ore 16:00 del giorno di arrivo e dovranno essere liberate entro le ore 10:00 del giorno di partenza); • Trattamento di pensione completa a buffet dalla cena del giorno di arrivo al pranzo del giorno di partenza (per arrivi anticipati con il pranzo incluso i servizi terminano con la prima colazione del giorno di partenza); • Bevande ai pasti inclusi acqua minerale, vino e bibite alla spina; • Formula Extra All Inclusive al bar principale, al bar della spiaggia e al ristorante (come di fianco specificato); • Servizi balneari in spiaggia attrezzata (1 ombrellone, 1 lettino e 1 sdraio per camera); • Facchinaggio in arrivo e in partenza; • Animazione diurna e serale con spettacoli, piano bar, giochi e tornei; • Partecipazione ad attività culturali e ricreative organizzate da 50&Più; • Assistenza in loco di personale medico H24; • Assistenza in loco di personale 50&Più e 50&Più Turismo; • Assicurazione bagaglio/sanitaria/copertura Covid-19 e annullamento viaggio, UNIPOL SAI Assicurazioni. LE QUOTE NON COMPRENDONO: • Trasporti da e per il Calaserena Village (quotazioni su richiesta); • Escursioni da prenotare e pagare in loco; • Eventuale pasto extra (adulti: € 26,00 - bambini: € 15,00); • Imposta di soggiorno comunale, da regolare in loco; • Extra in genere e tutto quanto non specificato.

FORMULA EXTRA - L’All Inclusive Bluserena Oltre ai servizi della Pensione Più: al Bar, caffetteria, bibite alla spina da 20 cl, succhi di frutta, sciroppi, birra, granite, vino, prosecco, amari e liquori, aperitivi e vermouth, grappe; Happy Hour dalle 17:30 alle 19:30 con selezione di cocktail; durante i pasti una bevanda da 40 cl. (da 3 anni); due accessi a settimana, a ristorante, presso Il Gusto e BluBeach Restaurant. ESCURSIONI FACOLTATIVE (da regolare in loco) Si ritorna nella splendida Sardegna, con il mare tra i più belli del mondo e terra dalle incantevoli meraviglie storico-culturali: dall’architettura dei suggestivi nuraghi (a circa 80 km dal villaggio) alle opere artistiche dei musei e delle pinacoteche di Cagliari (a soli 30 km), dalla bellissima Villasimius (a soli 20 km) all’isola di S. Pietro con il centro storico (a 125 km).

Richiedi programma dettagliato e quotazioni definitive: - Email: info@50epiuturismo.it - Tel. 066871108/369 - Oppure presso le sedi Provinciali 50&Più ORGANIZZAZIONE TECNICA: 50&PIÙ TURISMO Srl Largo Arenula, 34 - 00186 ROMA Aut. Regionale 388/87

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Cultura

Libri

IL CONFINE SILVIA COSSU NEO. 154 PAGINE 15,00 EURO

SCAVANDO TRA I LABIRINTI DELLA PSICANALISI

Silvia Cossu, con una scrittura dai decisi toni gialli, scandaglia la vita di un famoso psichiatra, muovendosi tra il labile confine di ciò che è vero e ciò che è solo vuota essenza. Alla ricerca di una biografia che abbia un “senso” di Renato Minore «Sono convinta che la realtà coincida con la versione che ascolto e, per coglierne il senso, non è che debba fare altro che seguirne il filo». Sembra pensarla così l’autrice de Il confine, il romanzo candidato allo Strega di quest’anno, che usa il suo talento scrivendo su commissione biografie e dando “senso” a ciò che le viene detto: un ritratto, un’immagine che possa durare, farsi racconto. Ma le cose stanno proprio così? Un famoso psichiatra, al culmine di una fortunata carriera, le ha chiesto non tanto di magnificare la propria esistenza quanto di raccontare “la verità” che l’ha attraversata. «Entrambi ci facciamo pagare promettendo un miraggio. Vendiamo fumo, lui lo chiama “cura”, io “senso”. Ma cosa è la “cura”, cosa il “senso”?». Silvia Cossu si muove sul “confine” dove l’esperienza dello psichiatra e della sua biografa si specchiano e si confondono tra rivelazioni, colpi di scena, lampi onirici, improvviDOLORE E LUCE DEL MONDO Tahar Ben Jelloun Traduzione di Cettina Caliò La nave di Teseo 256 pagine Prezzo: 19 euro

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se comparse, come un giudice e una regista. Monta assai abilmente un singolare incontro/scontro, che i capitoletti a crescere del romanzo rispecchiano e inseguono con la lama della scrittura appassionata e “fredda” allo stesso tempo, quasi come un giallo, in cui lo psichiatra ad un certo punto addirittura scompare, misteriosamente risucchiato dall’enigma che circonda la sua figura. La vicenda biografica, in cui si cercano la ragione e le modalità di una cura, si trasforma in una nuova cura, davvero inattesa quanto necessaria, grazie all’esperienza che la protagonista si trova a patire nel confronto con la vita dello psichiatra. Che non è solo un ciarlatano come tanti guaritori d’anima nella grancassa dei media, ma anche l’abile giocoliere di una rappresentazione che, nel suo vuoto, riesce incredibilmente a far centro tra la messa in scena e le dissimulazioni di un “Io” mobile, precario, bisognoso di rinforzi e conforti, maschere e travestimenti.

Con le stimmate dello scrittore arabo, o del romanziere francofono, Ben Jelloun è diventato nel corso degli anni, degli incontri e dei libri - romanzi, saggi e tanto giornalismo - il narratore instancabile delle miserie e delle grandezze del piccolo popolo del Maghreb. Ma la poesia sembra avere un posto segreto e in qualche modo privilegiato nella tastiera espressiva, come dimostra il suo ultimo libro, Dolore e luce del mondo. I versi in cui dà voce e memoria alla sua gente, ne esprime sofferenze e recriminazioni, sono il nucleo dell’infaticabile romanziere che racconta il suo mondo, in larga misura misterioso e oscuro, con occhi straniti e persi. Il poeta trova una corda più intima, un rapporto con la lingua più diretto, elementare, per giungere a quel fondo incandescente, la vera voce dell’anima.

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Arte

Un’importante rassegna del maestro russo ne abbraccia tutta la produzione, dal figurativo degli esordi a quello dell’ultima stagione LA SOLUZIONE DELL’“ENIGMA KANDINSKIJ” di Ersilia Rozza Vasilij Vasil’evič Kandinskij ha trent’anni quando declina l’offerta della cattedra universitaria di diritto e abbandona tutto per dedicarsi all’attività pittorica, con le sue mille insidie e insicurezze. Determinante un viaggio - in quegli anni si spostava in modo quasi febbrile - per studiare le popolazioni rurali “komi”, dove si riappropria delle radici della sua anima russa. Colto e di alta estrazione sociale, studia a Berlino e frequenta la Germania fino allo scoppio della Grande Guerra, immerso nel clima culturale dell’epoca. Nel dopoguerra torna a Mosca e inizia la sua corsa verso l’astrazione, con quadri in costante rapporto con la musica, perché “la creazione di un’opera d’arte è la creazione di un mondo: dal fragore caotico degli strumenti si forma la sintonia, l’armonia delle sfere”. Nel 1921 accetta di dirigere un laboratorio di pittura al Bauhaus, dove rimane per 11 anni, finché i nazisti lo chiudono definitivamente. Le sue opere, sempre più enigmatiche, sono “improvvisazioni” (momenti di processi interiori sorti inconsciamente), “composizioni” (elaborazioni in cui entra-

no ragione, coscienza, funzionalità) e “impressioni” (dettate dalla natura esteriore a quella interna). L’ultimo trasferimento lo porta vicino Parigi, dove muore nel 1944, non prima di aver trovato un inatteso riavvicinamento alle forme e al reale. Questa la parabola di uno dei maggiori rivoluzionari del ’900, ben raccontata nell’importante mostra Kandinskij. L’opera/1990-1940, che, oltre a quasi 80 tele del maestro, ne propone di suoi “compagni di strada”, come Münter, Klee, la von Werefkin; e ancora libri in edizione originale, documenti, fotografie, rari filmati d’epoca, cimeli, oggetti d’arte popolare. Informazioni sulla mostra:

Palazzo Roverella Via Laurenti n. 8/10, Rovigo Orario: 9/19; sabato, domenica e festivi 9/20. Biglietti: intero € 12, ridotto (over 65 e fino a 18 anni, gruppi 20 persone, universitari e insegnanti, militari, convenzioni) € 8; gratuito per bambini fino a 5 anni, disabili e accompagnatori, guide e giornalisti. www.palazzoroverella.com Fino al 26 giugno

DA NON PERDERE ROMA

I colori dei mosaici

Colori dei Romani. Mosaici dalle Collezioni Capitoline è un’importante esposizione di mosaici poco noti e recentemente restaurati, articolata in quattro sezioni tematiche. Proposti insieme ad affreschi e sculture provenienti dagli stessi edifici, i mosaici offrono un significativo spaccato della società romana tra il I secolo a.C. e il IV d.C. Centrale Montemartini Fino al 15 giugno

CAPO DI PONTE (BS)

Uno sguardo oltre le Alpi

Una ricca esposizione di armi, utensili, vasellame e ornamenti, tra Neolitico ed età del Ferro. La rassegna Uno sguardo oltre le Alpi offre testimonianze straordinarie, provenienti dal Museo Nazionale di Zurigo, di affinità e differenze, commerci e scambi, stili e iconografie. MUPRE Fino al 29 maggio

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Cultura

Teatro

di Mila Sarti

La missione culturale del teatro continua con passione e speranza

EVENTI

Entusiasmante viaggio all’interno dello Stabile di Torino, luogo speciale dove impegno, competenza ed entusiasmo vanno in scena ogni giorno Una bella squadra quella dello Stabile di Torino-Teatro Nazionale, capitanata dal direttore artistico Valerio Binasco affiancato dal regista in residenza Filippo Dini e da Kriszta Székely e Leonardo Lidi, giovani artisti associati non ancora quarantenni. Un teatro quindi all’insegna della pluralità espressiva, da condividere con un pubblico eterogeneo, fondamentale nella programmazione del cartellone che include 62 titoli. Una stagione teatrale che tocca la drammaturgia contemporanea ma anche i classici, in una rilettura capace di farceli sentire più vicini. Il tutto grazie al prezioso progetto culturale del teatro e alla presenza di talentuosi artisti della scena italiana e internazionale. A cui si aggiunge, questo mese, il gradito ritorno di Mario Martone col suo ultimo lavoro, Il filo di Mezzogiorno (Teatro Carignano 5-14), della vitale e passionale scrittrice 88

e attrice Goliarda Sapienza, interpretata da una intensa Donatella Finocchiaro. Segue When the rain stops falling (Quando la pioggia finirà), regia di Lisa Ferlazzo Natoli. Al Teatro Gobetti, Filippo Dini firma la regia di Ghiaccio (fino al 10), dramma sulla violenza di Bryony Lavery. Quindi, fra humour e tragedia, prende vita Non mi pento di niente, di Csaba Székely, diretto da Beppe Rosso. Dal 26 Eichmann dove inizia la notte, atto unico di Stefano Massini sul nazista processato a Gerusalemme. In scena due eccezionali attori, Ottavia Piccolo e Paolo Pierobon, diretti da Mauro Avogadro. Alle Fonderie Limone Moncalieri, fino al 3, La tempesta di Shakespeare, del pluripremiato Alessandro Serra ed Antonio e Cleopatra del portoghese Tiago Rodrigues. Info: 0115169555

ROMA

Divertimento e leggerezza all’Ambra Jovinelli

Sono i tratti distintivi dei tre spettacoli che approdano al teatro. Fino al 10 continuiamo a sorridere col racconto che fa Sergio Rubini nel suo Ristrutturazione, dove un po’ tutti ci rispecchiamo. Poi è la volta di un Lodo Guenzi autobiografico e di un irrefrenabile Giovanni Vernia. ORISTANO

In giro per la Sardegna

Il Teatro Antonio Garau di Oristano, il 3, e poi Lanusei, Olbia e Tempio Pausania sono le città che ospitano lo spettacolo comico e drammatico La parrucca, con Maria Amelia Monti e Roberto Turchetta. Tratto da due atti unici della scrittrice Natalia Ginzburg, figura di spicco della letteratura italiana del ’900.

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Musica

IL RITORNO DEI TEARS FOR FEARS Chi ha amato Roland Orzabal e Curt Smith durante gli Anni ’80 ritrova 10 (che diventano 13 nell’edizione deluxe) loro canzoni nel nuovo cd The Tipping Point, pubblicato a 17 anni dal precedente Everybody Loves A Happy Ending. Nonostante qualche discussione durante la registrazione, il loro pop elegante e profondo, dal grande respiro, i testi intelligenti e l’intensa vocalità, arriva ancora diretto al cuore.

di Raffaello Carabini

Cesare Cremonini cerca “La ragazza del futuro”

BIG JAZZ

Il nuovo album del cantautore bolognese convince e intriga. Sarà la spina dorsale della prossima tournée estiva “Stadi 22” Ha iniziato sul palco di Sanremo, trasformando il teatro Ariston in una concert hall di livello. E continuerà da giugno a riempire gli stadi di mezza Italia: Milano (ma è sold out), Torino, Firenze, Padova, Bari, Roma e, ad oggi, apoteosi finale all’Autodromo Enzo e Dino Ferrari di Imola. Lo show volerà sulle ali del nuovo cd di Cesare Cremonini, La ragazza del futuro, settimo in studio da solista. «Durante i mesi della pandemia - ha detto - ho sentito in modo profondo che la musica oggi ha un ruolo molto preciso e più importante. È nella fanciullezza, nella capacità dei più giovani di vedere un futuro, nella purezza dei sentimenti espressi nella natura, che ho trovato l’ispirazione». Il risultato è molto interessante, sui livelli altissimi del precedente Pos-

sibili scenari (2017), che già fondeva strati e strati sonori, combinazioni e invenzioni. La ragazza del futuro, con gli archi registrati nel mitico studio Abbey Road di Londra, attraversa altrettanti percorsi, incrociandoli e miscelandoli, con un feeling che sa unire l’immediatezza del live con soluzioni musicali ricercate. Sonorità Anni ’70 ed elettronica, momenti romantici e sviluppi cantautorali, tensioni chitarristiche e attimi di buio, voli di corde e stacchi prepotenti, sostengono testi ricchi e intelligenti, che guardano all’uomo e alla natura con la profondità di chi sa che - forse - un mondo nuovo ci aspetta. E sempre Cesare è impeccabile nel suo mix tra qualità dei pezzi, voce diretta e carisma coinvolgente. Se solo evitasse giacche e giubbottini con i lustrini, sarebbe perfetto.

I PIANA E I CORSI Dopo l’eccellente Open Spaces, il Dino & Franco Piana Ensemble ne propone una versione “al chiuso” con Reflections. Il jazz è un affare di famiglia per il 92enne trombonista Dino, suo figlio Franco, flicornista, il genero Ferruccio Corsi, sassofonista, e il nipote Lorenzo Corsi, flautista. Insieme a ottimi musicisti della scena romana sviluppano 10 brani dalle geometrie variabili - dal solo di trombone al doppio quartetto di archi e flauti, con flicorno e piano e dall’emozionante lirismo. aprile 2022 | www.spazio50.org

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Cultura

Cinema

FILM IN USCITA COMMEDIA

IL SESSO DEGLI ANGELI Regia: Leonardo Pieraccioni con: L. Pieraccioni, S. Ferilli, M. Fonte e M. Ceccherini

Una parrocchia in crisi e un prete dilaniato da una scelta: accettare oppure no l’eredità di un ricco zio appena deceduto. Si ride tanto, come sempre nei film di Pieraccioni, per un dettaglio nient’affatto trascurabile: l’attività ben avviata a Lugano, fonte di lauti guadagni che salverebbero la parrocchia, è fuorilegge.

FANTASY

ANIMALI FANTASTICI 3 - I SEGRETI DI SILENTE Regia: David Yates con: E, Redmayne, M. Mikkelsen, J. Law ed E. Miller

Il nuovo prequel della saga Harry Potter vede il mondo dilaniato dall’odio. Bacchette alla mano, buoni e cattivi sono già schierati. Newt Scamander (Eddie Redmayne) vuole frenare l’avanzata del potente mago nero Gellert Grindelwald (Mads Mikkelsen), mentre il futuro preside di Hogwarts, Albus Silente (Jude Law), cerca un incantesimo per sfidare Grindelwald. Intanto la guerra ai babbani ricomincia. 90

di Alessandra Miccinesi

UN PADRE E UN FIGLIO, TRA AUTISMO E LIBERTÀ Dal regista israeliano Nir Bergman, autore della serie tv “In Treatment”, una potente riflessione sull’amore e sulle fragilità che ci abitano Selezionato al Festival di Cannes e apprezzato in patria, Here We Are (Noi due) ci mostra Tel Aviv oggi con uno sguardo agrodolce: quello del 52enne Nir Bergman, autore delle serie cult Be Tipul e In therapie, che guarda allo spettro dell’autismo usando come filtri le lenti della relazione padre-figlio e il tema del viaggio: metafora di tutti i cambiamenti. Aaron, ex marito di Tamara e padre di Uri, è un bravo disegnatore che ha rinunciato alla carriera per stare vicino al figlio, il quale, come tutti coloro che mostrano deficit nello sviluppo neurobiologico, vive la vita ruotando intorno alle sue grandi passioni: la pasta a forma di stella, i pesci colorati del suo acquario, e la canzone di Umberto Tozzi, Gloria. Ma se per Tamara è evidente

che per Uri è tempo di lasciare il nido e allargare gli orizzonti, magari entrando in un istituto specializzato negli Stati Uniti, Aaron si aggrappa alle abitudini consolidate e ai piccoli rituali rassicuranti di giornate che trascorrono sempre uguali, ma che vincolano Uri alla condizione di eterno bambino. Aprirsi al mondo che bussa alla porta e condividere la realtà fatta di nuovi spazi - e di altre persone - non sarà un processo facile, né per il padre né per il figlio. Ma il coraggio di mettersi in gioco per la libertà spazzerà via ogni insicurezza. Con Shai Avivi, Avraham Shalom Levi, Uri Klauzner, Natalia Faust e Sharon Zelikovsky. Regia: Nir Bergman Genere: road movie

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Contribuisce alla funzionalità della prostata e delle vie urinarie.

Serenoa repens - Solanum lycopersicum

Urgenza di urinare, stimolo frequente anche di notte, svuotamento incompleto della vescica e bruciore sono disturbi maschili che aumentano con l’età. Quando serve può essere d’aiuto una soft gel al giorno di Urogermin Prostata, grazie alla sinergia esclusiva di componenti funzionali. Ogni soft gel infatti non solo apporta 320 mg di Serenoa repens estratto lipidico ma Avovida® - estratto di Avocado e Soia, Solanum lycopersicum titolato in Licopene, più Selenio e Zinco.

Essere il tuo benessere.

IN FARMACIA


Vivere in armonia

seguendo le stagioni

LA STAGIONE DELLA RINASCITA «Torna ridente aprile ristora piante e fiori. Molce nel petto agli uomini i troppo vani amori» Almanacco Barbanera 1887

a cura di:

APRILE Con aprile esplode la primavera, portando con sé la meraviglia della rinascita. È anche il mese che una tradizione vuole dedicato ad Afrodite (Venere per i romani, progenitrice di Romolo, colui che, sotto la protezione della dea Pale, il 21 del mese, fondò Roma), ma che altri consacrano all’aper, il maiale, protagonista di tanti riti sacrificali. Noi optiamo per l’omaggio alle donne, ricordando che in questo periodo, ancor prima di Venere, si celebrava la Grande Madre, la Natura, nella sua veste più colorata, soave, solare. La stessa Pasqua cristiana risente di questa voglia arcana e insopprimibile di vita, di comunione con la resurrezione, con la rinascita della Natura. Oggi, i fiori richiamano le api al loro ronzante lavorio per la produzione del miele, cibo fatato. E anche se il clima è ancora incerto, “la pioggia di primavera non è cattivo tempo” e, comunque, il freddo e il buio cedono ormai il passo al sole, più tiepido, e alla luce che incalza decisa. 92

L’ORTAGGIO DI APRILE Gli spinaci È vero, sono ricchi di ferro, ma il nostro organismo non lo assimila. Invece, sono preziosa riserva di vitamine A e C, calcio e fosforo; sono lassativi, rimineralizzanti, antianemici e stimolano cuore e pancreas. Il proverbio A San Michele gli spinaci devono avere già la foglia Per coltivare gli spinaci in vaso evitare la luce diretta. Non necessitano di vasi profondi perché basta ricoprire i semi con un 1 cm di terra. Necessario, invece, un buon drenaggio e un terriccio a medio impasto. La semina Da febbraio a maggio - ma anche da agosto a novembre - in Luna calante, interrando i semi a 5-6 cm l’uno dall’altro. Quando nascono le prime piantine, diradarle per mantenere la distanza di semina. Attenzione ai ristagni d’acqua e annaffiare regolarmente nei periodi più caldi. Raccolta e conservazione Si inizia la raccolta quando le foglie esterne sono lunghe 7-8 cm, facendo attenzione a non danneggiare i germogli centrali. Come tutti gli ortaggi da foglia, è bene consumarli freschissimi. In frigorifero si mantengono per 4-5 giorni, lavandoli solo al momento dell’uso. Una surgelazione ben effettuata non li priva del contenuto nutrizionale.

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BUONO A SAPERSI! Cioccolatini “fai da te” Le uova di Pasqua avanzate si possono trasformare in deliziosi cioccolatini coinvolgendo i bambini in un creativo pomeriggio goloso. Occorrente: stampini per il ghiaccio in silicone, ciotoline adatte al microonde, frutta secca sbriciolata e uvetta. Spezzettare i resti delle uova nelle ciotole, collocarle nel microonde a potenza minima per tre minuti, mescolando ogni minuto. Dopo che i bambini avranno messo la frutta secca e l’uvetta negli stampini, versarvi la cioccolata fusa e far raffreddare.

NEL CESTINO DEL MESE

ORTAGGI: aglio, agretti, asparagi verdi e bianchi, carciofi, carote, cavolfiori, cavolo broccolo, cavolo cappuccio, cavolo verza, cicorie, cicorini da taglio, cime di rapa, cipolle, fave, finocchi, indivie, lattughe, patate novelle, piselli, porri, radicchi rossi, rape, ravanelli, rucola, sedani, spinaci e valerianella.

NELL’ORTO, NEL GIARDINO, SUL BALCONE In questo periodo dal tempo pazzerello, in Luna crescente seminate cavolfiori, zucchine, cardi, cetrioli, zucche, fagioli, piselli e meloni. Al Centro e al Nord, se ancora rigido, seminate in semenzaio peperoni, melanzane e pomodori. Interrate in giardino i bulbi di gladioli, dalie e monbretie. Sul balcone fate i rinvasi di piantine da fiore. Interrate i bulbi estivi. Tempo anche per la margotta negli agrumi: avvolgete nella plastica una porzione di ramo, inserendo del terriccio. Legate “a caramella” mantenendo umido fino ad agosto. In cantina imbottigliate con la prima Luna Nuova di primavera. Invece, in Luna calante, seminate all’aperto cicorie, rucola, scarole, lattughe, radicchi, bietole, cavoli, ravanelli, porri, sedani, valerianella e prezzemolo. Preparate inoltre i tutori per fagiolini, piselli e pomodori. Nel frutteto usate contro gli afidi olio di neem con sapone di Marsiglia. Finite le fioriture, trattate con rame. Concimate il giardino con compost e ripulite i cespugli sfioriti. Potate gli agrumi all’aperto: togliete i rami che hanno fruttificato e interni alla chioma. Imbottigliate i vini da invecchiamento con l’ultimo quarto di Luna calante.

COLTIVARE CON LA LUNA

Aromi e profumi! Nel giardino, nell’orto o sul balcone si può realizzare un quadrato di aromatiche profumate. Occorrono 4 liste di legno di 20x3 cm, che serviranno come base per dimensionare il quadrato. Va poi posizionata la ghiaia sul fondo e il terriccio. Con le canne di bambù possiamo formare i quadrati interni e poi, in ognuno di questi, possiamo mettere a dimora specie aromatiche come alloro, crescione, erba cipollina, melissa, prezzemolo, rosmarino, salvia e santoreggia.

SE HAI ½ GIORNATA

FRUTTA: arance ovali, bergamotti, fragole, limoni e pompelmi.

IL SOLE Il 1° sorge alle 06.43 e tramonta alle 19.25. L’11 sorge alle 06.26 e tramonta alle 19.37. Il 21 sorge alle 06.11 e tramonta alle 19.48. Le giornate si allungano. Il 1° aprile si hanno 12 ore e 42 minuti di luce solare e il 30 se ne hanno 14 e 00 minuti. Si guadagnano 1 ora e 18 minuti di luce solare.

AROMI: erba cipollina, menta, maggiorana, prezzemolo, rosmarino, salvia e timo.

LA LUNA Il 1° sorge alle 07.04 e tramonta alle 19.44. L’11 tramonta alle 04.10 e sorge alle 13.43. Il 21 sorge alle 00.37 e tramonta alle 09.23. Luna crescente dal 2 al 15. Luna calante dal 17 al 29. Luna Nuova il 1° e il 30. Luna Piena il 16. aprile 2022 | www.spazio50.org

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Giochi

Stuzzica Cervello

di Lionello e Favolino

di Enrico Diglio

TEST 1 Osservate attentamente i seguenti quattro gruppi di figure e i numeri ad essi associati e dite, seguendo un criterio logico da determinare, quale numero va inserito al posto del punto interrogativo nel quarto gruppo.

7

5

6

9

8

2

9

?

REBUS Lionello 1 6 8...

TEST 2 Osservate attentamente le sottostanti quattro sequenze di numeri facendo attenzione alle frecce di colore verde, rosso e blu, e dite quali numeri vanno sostituiti ai tre punti interrogativi nella quarta sequenza, secondo un criterio logico da determinare.

REBUS Lionello ...3 9 2 6

» LA STREGA IN PIAZZA È tozza, tarchiata, vestita di rosso, e al muro sovente, s’appoggia col dosso nel mezzo del viso ghignante e deforme le s’apre la bocca sdentata ed enorme. La gente che passa, la vede e s’accosta, le porta qualcosa, le dà una risposta, ed ella, col labbro, fa un gesto di noia, accetta l’offerta, la prende e l’ingoia.

TEST 3 Osservate attentamente le seguenti sei figure e, utilizzando un criterio logico da determinare, dite quale delle quattro figure sotto riportate può essere considerata “intrusa”.

» LA DOLCE VISITA Venne posta per me, spedita, franca, nella vestina bianca. Mi disse: «Caro…» e qui, tacendo lieto, le lessi in cuore l’intimo segreto.

a)

b)

c)

d)

INDOVINELLI Favolino

Soluzioni a pag. 96 94

www.spazio50.org | aprile 2022

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bacheca a cura della Redazione

Modalità di invio Telefonare al 3533700656.

Relazioni personali

Signora napoletana, amante dei fiori e della natura, con carattere dolce e altruista. Non mi piace vivere da sola e cerco una buona amicizia per dare e avere un po’ di affetto sincero. Desidererei conoscere una persona seria, tra i 75/80 anni come me, portati bene, possibilmente della Campania. Telefonare al 3393030680. Pensionato 71enne, ex cuoco, alto 1,80, nessun difetto fisico, ottima salute, no bevitore o giocatore. Parlo 5 lingue, suono la tastiera e sono automunito. Cerco compagna per convivenza duratura nei pressi di Episcopia, Latronico, Francavilla in Sinni e Senise, in provincia di Potenza. Rispondo a tutte, ma non ad anonime. Telefonare al 3275908455 (h24). Signora 70enne, di Reggio Emilia, vedova, cerco anima gemella, dai 60 ai 70 anni, di buon carattere, non fumatore, amante della famiglia, degli animali, dei fiori, dei viaggi, che stia bene economicamente e sia senza impegni famigliari. Disposta anche a trasferirmi, se trovo la persona giusta. Telefonare al 3296080677.

Relazioni | Lavoro | Collezionismo | Affitto | Vendo | Occasioni Queste pagine sono dedicate a chi cerca un’amicizia, a chi vuole affittare, comprare o vendere immobili. Qui potete assicurarvi un impiego o acquistare oggetti rari e curiosi

Le inserzioni possono essere indirizzate a mezzo posta a: 50&Più, Via del Melangolo, 26 00186 Roma, oppure tramite posta elettronica all’indirizzo: redazione@50epiu.it. Vengono accettate solo se firmate in modo leggibile e corredate della fotocopia del documento d’identità del firmatario, fermo restando il diritto all’anonimato per chi ne faccia richiesta.

Pensionato, 76 anni, bella presenza, benestante. Cerco compagna di 60-70 anni, senza impegni familiari, che voglia venire a vivere con me in Calabria (provincia di Cosenza), in un piccolo paese immerso nella natura, vicino al mare e alla collina. Conosciamoci. Chiamami. Telefonare al 3333776072. 68 anni portati discretamente, alta 1,67, di aspetto gradevole, economicamente indipendente, credente ed affettuosa. Ho fermi valori familiari e religiosi. Vorrei condividere il resto della vita con un uomo che desidera ancora volere bene. Disponibile al trasferimento solo dopo seria conoscenza. Scrivere a Fermo Posta Centrali di Avellino, C.I. CA99688KK.

Proposte Cerco amici e amiche per fare trekking, andare al cinema, a ballare, fare gite o uscire per una pizza. Sono una signora 65enne giovanile e gioiosa, con poche amicizie e tanta voglia di compagnia. Abito a Firenze e quindi cerco un contatto solo con persone vicine. Max serietà, no perditempo. Telefonare al 3341963777.

Occasioni Vendesi, a Genova, pelliccia di volpe bianca quasi nuova, lunghezza ¾, taglia 44, confezionata artigianalmente. Per informazioni o foto telefonare al 3497378114 (ore serali).

Affittasi/Vendesi Vendesi a Santa Maria Maggiore, in provincia di Verbano-Cusio-Ossola, trilocale completamente arredato, composto da ampio soggiorno con angolo cottura, due camere e un bagno. L’appartamento comprende 2 balconi, cantina e un posto auto coperto. Classe energetica G. Euro 155.000. Solo se veramente interessati. Telefonare al 3480727736.

Collezionismo Vendesi 73 volumi della “Collezione Premi Nobel della Letteratura”, dal 1901 al 1979, pubblicati dal Club degli editori, anni 1980/82. Sono in ottime condizioni. Telefonare al 3289558640 (dopo le 19.00)

TUTTE LE INSERZIONI SONO PUBBLICATE GRATUITAMENTE E NON DEVONO SUPERARE LE 50 PAROLE LA REDAZIONE NON RISPONDE DEL CONTENUTO DELL’INSERZIONE. L’art. 6, comma 8, del D.L. 4/6/2013 n. 63, convertito nella L. 3/8/2013 n. 90, ha imposto di riportare negli annunci di vendita o di locazione di immobili, l’indice di prestazione energetica dell’involucro edilizio globale o dell’unità immobiliare e la classe energetica corrispondente. Lo stesso D.L. ha previsto, inoltre (art. 12), che in caso di violazione di tale obbligo, il responsabile dell’annuncio è punito con una sanzione amministrativa non inferiore a 500 euro e non superiore a 3.000 euro. A tal proposito, evidenziamo che per la pubblicazione accetteremo solo annunci che riportino anche quanto previsto dal suddetto art. 6, comma 8. aprile 2022 | www.spazio50.org

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Soluzioni giochi REBUS (1 6 8...) evita L E, là V ora RE = È vitale lavorare... (...3 9 2 6) ...X (per) DI, fende R e là N A tura = ...per difendere la natura

GIOCHI IN VERSI INDOVINELLI La strega in piazza = La cassetta postale La dolce visita = La lettera

Stuzzica cervello

TEST 1 - Il numero che sostituisce il punto interrogativo è 8. Esso, infatti, permette di rispettare il criterio logico valido per gli altri tre gruppi di figure: il numero nel rettangolo blu si ottiene sommando al numero contenuto nel rettangolo superiore di colore arancione il numero dei triangoli di colore verde (se presenti) e sottraendo il numero di triangoli di colore rosso (se presenti). Quindi, nel caso del quarto gruppo di figure si deve sommare al numero 9 il numero di triangoli di colore verde (1) e sottrarre il numero di triangoli di colore rosso (2):

9 + 1 (triangolo verde) - 2 (triangoli rossi) = 8

9

8

TEST 2 - I numeri che sostituiscono i tre punti interrogativi

nella sequenza contrassegnata dalla lettera d) sono 8, 0 e 5. Essi, infatti, permettono di rispettare il criterio logico valido per gli altri numeri appartenenti alla stessa sequenza: tali numeri si ottengono sommando i numeri della stessa colonna delle prime due sequenze (collegati da frecce verdi) e sottraendo il numero della stessa colonna della terza sequenza (collegato da una freccia rossa). Quindi: ,

7+2–1=8

1+1–2=0

7

1

8

+2 +1 +4 -1

-2 -7

8

0

,

5

TEST 3 - Le sei figure inizialmente fornite hanno la caratteristica di contenere uno o più segmenti rossi che partono da almeno uno dei vertici del rettangolo esterno di colore verde. Tra le quattro figure sotto riportate, solo quella contrassegnata dalla lettera b) non risponde a tale requisito, quindi può essere considerata “intrusa”, in quanto il segmento rosso non parte e non termina in nessun vertice del rettangolo esterno verde.

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8+4–7=5

b)

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BAZAR

a cura del Centro Studi 50&Più

SOCIETÀ I SENIOR PREFERISCONO LE UNIONI CIVILI Secondo gli ultimi dati Istat il Covid non ha risparmiato niente e nessuno. Neppure le celebrazioni nuziali. Nonostante si sia registrata infatti una ripresa nei primi nove mesi del 2021 - momento in cui i matrimoni sono quasi raddoppiati -, molte coppie ancora oggi si vedono costrette a rinviare le nozze in quasi la metà dei casi. Tra gli effetti “imprevisti”, però, c’è stato anche l’incremento delle unioni civili. Sono diventate infatti la scelta per oltre il 70% delle coppie, soprattutto se over 60. In particolare, sembrano essere i 60enni a scegliere l’unione civile: sono il 16,5% degli uomini (11,1% nel 2019) e l’8,7% delle donne (5,8%). Seguono, quindi, per gli uomini, le fasce di età 50-54 anni (14%) e 55-59 anni (11,7%). www.istat.it GIOVANI E ANZIANI CONTRO LE TRUFFE Anche il Servizio Civile può essere un utile occasione per contrastare le truffe contro gli anziani. Specie se in loro aiuto arrivano i giovani. È questa l’idea sviluppata da Adoc Abruzzo, associazione di consumatori che nell’ambito del progetto di Servizio Civile nazionale “(Ad)Occhio alla truffa” ha lanciato questa iniziativa: 15 volontari, residenti in una città abruzzese e di età compresa tra i 18 e i 28 anni, si mettono a disposizione degli over 65 per prevenire raggiri e truffe. La modalità è semplice: attraverso l’informazione, l’assistenza e la presenza di sportelli a cui rivolgersi in caso di necessità. Il progetto è già

Questo spazio offre informazioni, curiosità, notizie utili. Come ogni bazar, sarà luogo d’incontro e di scambio. Potete quindi inviarci le vostre segnalazioni e quesiti a: centrostudi@50epiu.it

partito e durerà dodici mesi. www.adocnazionale.it NIPOTI IN AFFITTO PER LA TECNOLOGIA Superare il gap tecnologico grazie ad un giovane preparato, paziente e comprensivo. Ma soprattutto in grado di spiegare in modo semplice tutti i misteri delle nuove tecnologie: è questo lo scopo della start-up Senex grazie al progetto “Un nipote in affitto”. L’idea è venuta ai suoi fondatori dopo essersi trovati faccia a faccia, nel corso del lockdown, con i problemi dei loro famigliari senior che non sapevano come effettuare videochiamate WhatsApp, impiegare Zoom o acquistare online. Da oltre 6 mesi Senex offre corsi a domicilio, di argomento e durata variabile, il 40% dei quali dura meno di un’ora. In genere le richieste sono legate ad esigenze operative, come attivare lo Spid, usare l’App IO, iscriversi ad un social network, trasferire dati da un device ad un altro. E da un corso di supporto può nascere un rapporto umano. www.esenex.it

SALUTE LE FIBRE, UN AIUTO CONTRO LA DEMENZA Una dieta ricca di fibre può essere un alleato importante contro la demenza. A dirlo è uno studio condotto dai ricercatori dell’Università giapponese di Tsukuba. Gli esperti hanno esaminato eventuali differenze tra le fibre solubili e quelle insolubili. È emerso che il legame tra assunzione di fibre e minor rischio di demenza è più marcato con le fibre solubili. È possibile che queste regolino la composizione

dei batteri intestinali, influenzando la neuroinfiammazione, che svolge un ruolo nell’insorgenza della demenza. IL PROGETTO GATEKEEPER PER GLI OVER 55 Si chiama “Gatekeeper” ed è il più vasto progetto europeo mai realizzato prima per promuovere corretti stili di vita tra gli over 55 monitorandoli. Si avvale di comuni smartphone associati ad App che impiegano tecnologie legate all’Intelligenza Artificiale. La Regione Puglia è una delle protagoniste con il gruppo sperimentale più numeroso. Il portale è online da qualche tempo e serve a coinvolgere quasi 10.000 cittadini pugliesi over 55 per l’individuazione precoce degli eventi che possono portare a una prestazione sanitaria o a un ricovero. www.gatekeeper-project.eu

LIBRI UNA DISPERATA VITALITÀ di Giorgio Van Straten, HarperCollins Italia 2022, 288 pagine Giunto alla vigilia del suo sessantesimo compleanno, sembra arrivato per Giorgio il tempo dei bilanci. Un’ex moglie, una vita tra Firenze e New York, un buon momento personale e professionale. Dentro di sé la certezza di avere invece quarant’anni, una percezione che si scontra con la data sulla carta di identità e con gli acciacchi e i malanni. Tra spaesamento di una generazione, desideri che non invecchiano, relazioni complesse, quella tratteggiata con dolce sarcasmo è una riflessione, leggera e profonda, sul tempo che passa e su una disperata vitalità. aprile 2022 | www.spazio50.org

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Lettere al direttore

Risponde Giovanna Vecchiotti Direttore responsabile 50&Più

LA FORZA DELL’AMORE CI SALVERÀ DALLE MISERIE DELLA VITA Due lettori, che si definiscono “vecchietti innamorati”, raccontano la loro storia d’amore e la “ricetta” alla base di un rapporto intenso e duraturo. Con l’invito ad imitarli Gentile Direttore, le scriviamo questa lettera per raccontarle la vita di due “vecchietti innamorati”. Io e mia moglie ci amiamo, ci comprendiamo, ci confrontiamo, ci rispettiamo e ci aiutiamo tutto l’anno. Gli inevitabili momenti “no” cerchiamo di superarli discutendone e riconoscendo i nostri torti. Saper chiedere scusa, inoltre, pensiamo sia la spugna che cancella ogni incomprensione. Ci teniamo mano nella mano trasmettendoci forza e coraggio per affrontare e superare ogni ostacolo, per donare ciò che possiamo a chi ha più bisogno di noi. Raccogliamo giorni di luce e di libertà per una nuova esistenza, per spezzare tutte le catene che da mille e mille secoli creano schiavitù. Cerchiamo spazi di cielo per dare vita ai nostri pensieri, ai nostri sogni, alle nostre speranze. Non vogliamo concessioni né per noi né per gli altri, solo diritti e doveri. Il posto che ci spetta ce lo conquistiamo, ora dopo ora, giorno dopo giorno, con le nostre forze, la nostra rettitudine e il nostro impegno. Vogliamo che nessuna donna sia più disposta ad essere bambolina e mercanzia per alcuno e che nessun uomo, per potente che sia, possa comprarsi anima e corpo di alcun essere umano. Vogliamo che a nessuno sia permesso di soffocare il coraggio, i sogni e la determinazione di chi, sempre nel rispetto degli altri, vuole essere padrone assoluto della propria vita. Vogliamo per tutti un confronto onesto e serio perché siano riconosciuti, finalmente, gli stessi diritti. Menzogne e inganni non ci appartengono, né confondiamo mai l’amore con il possesso:

“amare” vuole dire innanzitutto dare, donarsi; “amare” è il momento in cui “l’io” si perde nel “tu” dell’altro”. È così che noi due vecchietti innamorati festeggiamo l’8 marzo, fianco a fianco, mano nella mano, ogni giorno, tutti i giorni dell’anno. Le mimose le abbiamo sempre lasciate sugli alberi. Raffaele e Francesca Pisani Grazie a Raffaele e Francesca, per questa lettera che condivido volentieri con i lettori. Le vostre parole sono un inno all’amore, una boccata “di aria pura” che fa bene allo spirito, soprattutto in questo periodo così buio e complicato che sta attraversando l’umanità. Vi definite “due vecchietti innamorati”, ma il sentimento che vi unisce fortunatamente è universale: non bada all’età né all’etnia, né al ceto sociale o al conto in banca. Potremmo dire che tutti si innamorano e tantissimi sono ricambiati con la stessa intensità. Ma l’esperienza insegna (e voi ne siete testimoni) che, nella vita, solo l’amore non basta, e che questo va rafforzato con tanti altri sentimenti, primi fra tutti la fiducia e il rispetto reciproci, perché senza questi due pilastri che cementificano il rapporto di coppia, il viaggio insieme sarà di breve durata. E invece è bello poter andare ancora mano nella mano, a passeggiare, magari sotto le mimose, anche quando si è “vecchietti” fuori, ma “giovanissimi” dentro. Auguri!

PARLIAMONE... Chi volesse scrivere a Giovanna Vecchiotti può farlo: per posta - C/O Redazione 50&Più Via del Melangolo, 26 - (RM) per fax - 066872597 per email - g.vecchiotti@50epiu.it 98

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5xMille alla ricerca sui tumori

IO HO SCELTO

di combattere il tumore con fiducia nella ricerca. Ho scelto Fondazione Umberto Veronesi. Silvana convive con un tumore dal 2013 e ha scelto la ricerca per testimoniare ciò in cui crede di più: un futuro di salute per tutti. Scegli anche tu. Destina il tuo 5xMille a Fondazione Umberto Veronesi per arrivare a risultati concreti nella lotta al tumore.

C.F.

Casella: Finanziamento della ricerca scientifica e dell’università

5xmille.fondazioneveronesi.it

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