Nuovo collegamento n. 1-21

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L'EDITORIALE

di Eugenio Leopardi, Presidente Utifar

N

NON ABBIAMO BISOGNO DI COMIFAR!

elle mie intenzioni, questo editoriale avrebbe dovuto essere dedicato al tema dei vaccini e, in particolare, alle evoluzioni positive che riguardano la figura del “farmacista vaccinatore”. Grazie al corso lanciato nei mesi scorsi da Utifar e agli interventi di Fofi e Federfarma, l’ipotesi delle vaccinazioni in farmacia sta infatti assumendo una forma sempre più concreta. Mi urge, invece, soffermarmi sulla sconcertante iniziativa recentemente intrapresa da Comifar, attraverso le farmacie del gruppo Valore e Salute. Per chi ancora non lo sapesse, si tratta di un progetto per la consegna a domicilio dei medicinali e per l’erogazione delle ricette elettroniche a distanza. La novità sta nel fatto che il servizio sarà svolto non dalla farmacia, ma direttamente dal grossista. Se si trattasse di un gioco da tavolo, il cittadino vedrebbe erogati i propri medicinali senza dover passare dal via e senza la necessità che il gioco preveda la casella “farmacia”. Purtroppo, si tratta di una iniziativa che somiglia più ad un parricidio che al gioco del Monopoli. Ci sono alcuni parricidi che, pur nella loro crudeltà, sono destinati a passare alla storia. Penso a Bruto che, uccidendo Giulio Cesare, cambia il corso dell’Impero Romano. O a Platone che, superando il maestro Parmenide in un parricidio ideologico che prenderà il nome di parmenicidio, cambierà per sempre i dogmi della filosofia, superando il concetto dell’essere unico e articolando l’essere in una pluralità di idee o essenze o forme. Un parricidio metaforico, questo. Platonico, appunto. Quello che Comifar sta compiendo ai danni della farmacia ha poco di platonico e anche poco di nobile. Mi sembra assomigliare molto più alla disperata carneficina messa in atto, nel 2001, dal principe del Nepal Dipendra che, dopo avare ucciso il padre e l’intera famiglia che non voleva accettare il suo imminente matrimonio rivolse l’arma contro sé stesso. Fu eletto re, ma pochi giorni dopo morì in ospedale vittima di un parricidio che rimarrà solo nelle cronache e passerà certo alla storia. Richiamando queste immagini di omicidio dei propri padri, mi sono chiesto più volte a chi possa giovare questo avventato scatto in avanti. Potrebbe giovare a Comifar, per vendere qualche pezzo in più? Oppure per acquisire una banca dati di cittadini, con la tipologia dei loro consumi, preparandosi ad un’attività indipendente dalla farmacia? Oppure può essere utile ai colleghi che stanno aderendo all’iniziativa, nella convinzione di rubare qualche vendita al vicino (sport mai caduto in disuso), senza pensare che così si allontanano i cittadini anche dalla propria farmacia? Mi sono perfino chiesto se, in buonafede, qualche collega stia pensano che questa iniziativa possa essere utile per anticipare e contrastare un’eventuale evoluzione in questa direzione da parte di Amazon o di colossi simili. La sola risposta che ho trovato è che questa novità non giova a nessuno e, di certo, non abbiamo bisogno di iniziative che indeboliscano la nostra vera risorsa: la professionalità. È su questa risorsa che dobbiamo lavorare e non possiamo certo farlo tenendo lontano il cittadino dalla farmacia. Rendiamoci conto che così facendo perdiamo ogni ruolo professionale. Chi spiegherà al cittadino che comprare l’Efferalgan, dopo che la Tachipirina non gli ha fatto effetto, non ha alcun senso, perché sono la stessa cosa? Un algoritmo di Comifar? La nostra forza è il consiglio: una risorsa della quale i cittadini hanno sempre più bisogno, soprattutto da quando i medici di base hanno scelto di ridurre in modo significativo i contatti diretti con i propri assistiti. Anzichè ideare progetti suicidi, lavoriamo insieme per accrescere la nostra professionalità. Aumentiamo le nostre competenze, consolidiamo quel concetto di “squadra della farmacia”, responsabilizzando chi ci lavora, gratificando e premiando chi si impegna di più, chiedendo a gran voce quel cambiamento del contratto di lavoro, che deve necessariamente passare da contratto del commercio a contratto del personale sanitario. Solo così sopravviveremo ai cambiamenti importanti che ci aspettano. Vorrei invitare tutti i farmacisti a non andare appresso a promesse di facili guadagni. Rivolgendomi direttamente a Comifar, vorrei invece rimarcare un mio vecchio convincimento, ovvero che sia importante che ciascuno pensi a fare bene il proprio lavoro e non ad accreditarsi come consulente o come partner, cercando di sfruttare sempre di più l’azienda farmacia. La sostenibilità del comparto farmacia non passa attraverso iniziative di questo genere, ma attraverso una professionalità al passo con i tempi, che dia sicurezza al cittadino e gli consenta di riconoscere nella farmacia il luogo dove poter esporre i propri problemi e trovare una risposta. Guardandoci negli occhi. Nuovo COLLEGAMENTO

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SOMMARIO

n. 1 gennaio-febbraio 2021

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LA SANITÀ NON BASTA

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COVID-19 E CUTE FARMACISTI FUORI DALL’HYPE

di Alessandro Fornaro

di Giulia Sanino

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GALENICA E SOLIDARIETÀ di Stefania Musenga

22 Direttore responsabile Eugenio Leopardi Responsabile editoriale Alessandro Fornaro Comitato di redazione Alfredo Balenzano - Floriano Bellavia - Emilia Bernocchi Alessandro Maria Caccia - Pasquale D'Avella - Giancarlo Esperti Eugenio Leopardi - Giuseppe Monti - Luigi Pizzini Giulio Cesare Porretta - Roberto Tobia

27

Pubblicità Emanuela Esquilli tel. 338 2847513 email: manuela.esquilli@gmail.com - utifar@utifar.it Direzione e Redazione PIAZZA DUCA D'AOSTA 14 - 20124 MILANO tel. 02 70608367 - 70607263 fax 02 70600297 La collaborazione alla rivista è aperta a tutti i farmacisti. Manoscritti, dattiloscritti, fotografie o altro materiale iconografico, anche se non pubblicato, non si restituiscono www.utifar.it - utifar@utifar.it Immagini Adobestock Stampa D'auria Printing S.p.A. Zona industriale Destra Tronto 64016 S. Egidio della Vibrata - TE Nuovo Collegamento Rivista ufficiale di UTIFAR Anno XXI n. 1 gennaio-febbraio 2021 Registrazione del tribunale di Milano n. 12 del 11/01/2000 ROC n. 6782 (registro operatori Comunicazione)

di Elena Bottazzi

MASCHERINE: MEGLIO IL MADE IN ITALY di Umberto Torelli

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Progetto grafico e impaginazione Emanuela Esquilli Proprietà editoriale Utifar Associazione senza fini di lucro PIAZZA DUCA D'AOSTA 14 - 20124 MILANO

LETTERA DA BERGAMO

CONTROLLO PRESCRITTIVO SUL TRATTAMENTO FARMACOLOGICO nei pazienti afferenti alle farmacie della provincia di Foggia

studio a cura di A.GI.FAR Foggia Team Research

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ISTRUZIONI PER L'USO

L’IMPORTANZA DEL FARMACISTA NEL MIGLIORARE L’ADERENZA TERAPEUTICA NEI PAZIENTI ASMATICI

di Paolo Levantino

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TACROLIMUS FORMULATO IN SUPPOSTE: LA TERAPIA GALENICA NELLE IBD di Rosalba Lombardo

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QUANDO IL SONNO MIGLIORA NATURALMENTE di Stefania Sartoris

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FA CHE IL CIBO SIA LA TUA MEDICINA

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I DOLORI ARTICOLARI E MUSCOLARI

di Elena Bottazzi

di Piera Francesca Rasera

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LA PAGINA SOCIAL STRUMENTO DI RELAZIONE O DI PROMOZIONE?

di Monica Faganello

Tiratura del presente numero 20.000 copie - Certificate e autorizzate

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DALLE AZIENDE

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CONSULENZE UTIFAR


PROFESSIONE E RICERCA

LA SANITÀ

NON BASTA

LE COMPETENZE RENDONO IL FARMACISTA CREDIBILE ED AUTOREVOLE. VEDIAMO ALLORA COME IL SAPER FARE RICERCA PUÒ ESSERE LA CHIAVE PER ESSERE RICONOSCIUTI IN AMBITO SANITARIO

U

di Alessandro Fornaro, giornalista e farmacista

n recente sondaggio di Demopolis, presentato da La7, ci racconta quelle che sono le priorità della popolazione italiana in questo periodo. Alla domanda “in quali settori ritiene più importante investire?”, i cittadini indicano come prioritari gli ambiti della sanità e del lavoro. Passano, invece, in secondo ordine aspetti che prima della pandemia sembravano centrali, come l’ambiente, le pari opportunità tra uomo e donna e, badate bene, la ricerca. E’ evidente quanto dietro questi sondaggi ci sia una sorta di effetto rimbalzo che ai mass media è sempre piaciuto molto: “parliamo di questi temi perché è il pubblico a chiedercelo e, al tempo stesso, siamo consapevoli che il pubblico percepisce l’importanza di questi temi per il fatto stesso che noi ne parliamo”.

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Nuovo COLLEGAMENTO

Lasciando da parte questo giochino del cane che si morde la coda, quello che deve interessare a noi farmacisti è la crescita di un divario nel percepito comune tra sanità e ricerca. Questo divario esiste davvero? E, se sì, noi farmacisti da che parte stiamo? Prima di rispondere, facciamo per un attimo il punto sulle differenze che intercorrono tra questi due termini. Per sanità, si possono intendere l’insieme delle attività organizzate sul territorio per offrire una risposta adeguata ai bisogni di salute dei cittadini. Sanità ha quindi una valenza pratica e organizzativa. Viene coordinata dalla politica (Stato e Regioni in primis) ed espletata attraverso il Ssn e le sue mille diramazioni pubbliche e private, tra le quali la farmacia. Il termine ricerca, invece,


PROFESSIONE E RICERCA

si riferisce alle attività accademiche o aziendali, pubbliche o private, di gruppo o individuali volte a studiare, scoprire, capire, indagare, innovare. La sanità parte quindi dalle esigenze dei cittadini alle quali deve rispondere, mentre la ricerca si nutre di dubbi e di domande alle quali cerca di rispondere. Certo, voi mi direte che le due cose non sono nettamente separate e che si integrano reciprocamente. E’ vero. Prendiamo, per esempio la questione vaccini anticovid. La ricerca ha studiato in tempi rapidi una soluzione e la sanità si sta organizzando per somministrare la soluzione ai cittadini. Ci sono, tuttavia, altri ambiti nei quali le cose non hanno funzionato con questo meccanismo tempestivo ed ideale. Mi riferisco, sempre richiamando la questione covid a titolo di esempio, alla prevenzione e alla terapia. Torniamo un attimo indietro. Nella primissima fase, quella di Vò e Codogno, per intenderci, la risposta immediata è stata di carattere sanitario, con un’organizzazione di partenza quasi inesistente (piano pandemico arretrato, protocolli che non hanno permesso il riconoscimento dell’infezione per mesi, ecc. ecc.) alla quale si è contrapposta una risposta eccezionale da parte dei sanitari, con medici ospedalieri e infermieri che, attraverso la loro preparazione e il proprio spirito di sacrificio, hanno risposto in maniera giustamente definita eroica alle lacune organizzative. A questa fase è seguita la decisione politica del lockdown, avvenuta per ridurre i contagi e allentare la pressione sugli ospedali che rischiavano il collasso. E’ in questa fase che la ricerca ha iniziato a muovere i primi passi nell’ottica di cercare possibili soluzioni in supporto alla risposta sanitaria. Per definizione, come dicevamo, la ricerca si deve nutrire di dubbi, di idee illuminanti, di tentativi disperati, di intuizioni geniali e controcorrente, di matti che si inventano qualcosa, di persone fortunate che scoprono qualcos’altro per caso, di ricercatori che passano notti a

studiare quanto già scoperto in precedenza, cercando di trovare correlazioni tra vecchie evidenze e nuove domande alle quali rispondere. In definitiva, la ricerca si nutre di domande per cercare di offrire soluzioni alla macchina della sanità. Che talvolta le accoglie, altre volte non le coglie o fa finta di non vederle. NOI DA CHE PARTE STIAMO? Nel corso del 2020, Utifar ha fatto molto per riportare la farmacia al centro di entrambi gli ambiti. Dal punto di vista sanitario, ha portato avanti la proposta di coinvolgere le farmacie nella campagna vaccinale antinfluenzale organizzando una formazione professionale di alta qualità alla quale hanno fin qui aderito oltre 7000 colleghi. Questa iniziativa assumerà ancora più importanza nei prossimi mesi con l’arrivo di vaccini anticovid di più facile gestione rispetto a quelli attualmente disponibili. Parallelamente, attraverso Nuovo Collegamento, abbiamo cercato di stimolare i colleghi rispetto all’altra vocazione della nostra professione: la ricerca. Lo so, in molti storceranno il naso. In particolare, immagino la faccia di scienziati tipo Burioni alla sola idea che un farmacista possa definirsi un ricercatore. Tuttavia, in queste pagine, nel corso dello scorso anno, abbiamo provato a smentire l’idea che un farmacista non possa fare ricerca, almeno per quanto riguarda le connotazioni intrinseche di questa parola riferibili alla capacità di porsi domande, allo studio delle evidenze già prodotte, alla capacità di sviluppare idee innovative, all’attitudine di provare a rispondere alla domanda di prevenzione che arriva dai cittadini. In queste pagine, abbiamo pubblicato articoli e riflessioni di nostri colleghi. Alcune di queste sono poi diventate oggetto di vere e proprie pubblicazioni scientifiche come nel caso di Giulia Sanino che ha visto le intuizioni che ha condiviso con noi pubblicate su una importante rivista scientifica. Altri colleghi hanno pubblicato libri e articoli degni di nota, ma la stragrande

Nuovo COLLEGAMENTO

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PROFESSIONE E RICERCA

LA POLITICA NON CI RICONOSCE MAGGIORI MANSIONI IN AMBITO SANITARIO PERCHÉ NON SI FIDA DELLE NOSTRE COMPETENZE

parte di noi farmacisti ha fatto qualcosa di più: ha parlato con il pubblico e ha messo a disposizione dei cittadini le proprie conoscenze in maniera aperta, non dogmatica, distinguendosi dalla strategia comunicativa imperante che è quella di convincere senza spiegare. A noi non basta la strategia della persuasione. Noi farmacisti, ogni giorno, spieghiamo, ci nutriamo della nostra curiosità e non abbiamo paura di condividere i nostri dubbi con i cittadini. Ecco perché, personalmente, ritengo che noi farmacisti apparteniamo al campo della ricerca, oltre a quello della sanità. Mentre la nostra anima di ricercatori è sempre attiva, a ben vedere, rispetto ad un maggiore riconoscimento dei nostri ruoli sanitari, individualmente non possiamo fare altro che attendere le decisioni del legislatore e i luoghi tempi della politica. Ma, anche qui, rischiamo di entrare in quel meccanismo vizioso del cane che si morde la coda: la politica non ci riconosce maggiori mansioni in ambito sanitario perché non si fida delle nostre competenze. Al tempo stesso, non vede le nostre competenze perché siamo in una posizione di attesa e di richiesta perenne, senza portare avanti argomentazioni inerenti alla ricerca e allo sviluppo di soluzioni non solo a livello pratico e organizzativo, ma anche a livello di cultura scientifica. In soldoni, ritengo che la nostra storica ambivalenza, il nostro destino di essere un perenne Giano bifronte diviso tra aspetti professionali e commerciali abbia oggi la possibilità di cambiare i connotati di questo dualismo, trasformando la professione in una contrapposizione differente: sanitari e ricercatori. Senza l’una cosa, la nostra professione non potrà mai vedersi riconosciuta l’altra. OSSERVAZIONI SCIENTIFICHE Indossando quindi il camice del ricercatore, vorrei condurre il lettore tra gli aggiornamenti 6

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di alcune tra le questioni che abbiamo trattato negli scorsi mesi. Vediamo quindi gli sviluppi in letteratura di due molecole controverse: idrossiclorochina e lattoferrina. Il primo lavoro che vorremmo proporvi è uno studio osservazionale pubblicato sulla rivista Clinical Rheumatology del titolo “COVID-19 e malattie reumatiche autoimmuni sistemiche: report di un'ampia serie di pazienti italiani”. Sono stati studiati i risultati clinico-epidemiologici di 1641 pazienti italiani con malattia sistemica autoimmune durante la pandemia Covid-19. Il riscontro di una maggiore prevalenza di Covid-19 nei pazienti con malattie sistemiche autoimmuni ha suggerito la necessità di sviluppare strategie di prevenzione e stimolare indagini approfondite per verificare le possibili interazioni tra infezione da Covid-19 e sistema immunitario alterato. Tuttavia, oltre a questo, è stato evidenziato “il riscontro di malattia Covid più diffusa nel sottogruppo di pazienti con malattie sistemiche autoimmuni che non utilizzavano farmaci antireumatici sintetici convenzionali modificanti la malattia in corso, principalmente idrossilclorochina e metotrexato”. Questo riscontro conferma che questi farmaci, e in particolare la idrossiclorochina, potrebbero svolgere un ruolo protettivo contro le manifestazioni più dannose di Covid-19. In molti, vi starete chiedendo cosa può servire al farmacista conoscere evidenze così settoriali e specifiche. Apparentemente nulla, se consideriamo la professione unicamente dal punto di vista dell’offerta del servizio sanitario sul territorio. Eppure, questo studio, come mille altri, rappresenta uno dei tanti singoli tasselli utili a colui che osserva e vuole conosce, a colui che può, un giorno, portare la sua voce nel dibattito pubblico per avanzare una critica costruttiva, un suggerimento oppure solo un punto di osservazione utile e aggiornato. Sempre a titolo di esempio, prendiamo un altro


Il medicinale omeopatico oscillococcinum®

per la prevenzione e il trattamento dell’influenza e delle sindromi influenzali 1

”oscillococcinum® è normalmente proposto per la prevenzione e per la terapia dell’influenza e delle sindromi cliniche simil-influenzali2 ”.

con rapidità significativamente maggiore nel gruppo trattato con oscillococcinum® rispetto al gruppo placebo”.

(Bellavite P. oscillococcinum® e influenza. Storia, evidenze e ipotesi. Edizioni Libreria Cortina Verona 2008. p.7)

(Papp R, Schuback G, Beck E, Burkardt G, Bengel J, Lehrl S, et al. oscillococcinum® in patients with influenza-like syndromes: a placebo controlled double-blind evaluation. Br Homeopath J. 1998; 87:69–76)

Uno studio in real life3 condotto su 459 pazienti seguiti nell’arco di 10 anni ha evidenziato “come il medicinale omeopatico (oscillococcinum®) abbia avuto un effetto preventivo sulla minor incidenza di episodi RTI” (Infezioni del Tratto Respiratorio) e che “l’effetto protettivo osservato è coerente con altri studi che hanno documentato il suo effetto sul trattamento di sintomi sia influenzali che simil-influenzali”. (Beghi GM, Morselli-Labate AM. Does homeopathic medicine have a preventive effect on respiratory tract infections? A real life observational study. Multidiscip Respir Med. 2016; 11:12)

Depositato presso l’AIFA il 01/06/2017

Uno studio clinico4 randomizzato in doppio cieco su individui che avevano consultato il Medico di Medicina Generale e il Medico Internista per sintomi similinfluenzali (dei quali 188 trattati con oscillococcinum® e 184 con placebo) ha dimostrato che: “1) la riduzione dei sintomi dopo 48 ore è risultata significativamente più elevata nel gruppo trattato con oscillococcinum® rispetto al gruppo placebo; 2) i sintomi sono scomparsi

“oscillococcinum® è un medicinale omeopatico dei Laboratoires Boiron, unico, originale e brevettato. Da sempre è preparato in diluizione korsakoviana (200 K)2 ”. (Bellavite P. oscillococcinum® e influenza. Storia, evidenze e ipotesi. Edizioni Libreria Cortina Verona 2008. p.21)

oscillococcinum®, 30 e 6 dosi, contiene diluizioni omeopatiche che, per le loro basse concentrazioni molari, non presentano generalmente tossicità chimica, controindicazioni, interazioni farmacologiche direttamente legate alla quantità di prodotto assunto5-7. oscillococcinum®, in quanto medicinale omeopatico, è adatto ad adulti, bambini3,5, anziani3,5, pazienti politrattati3,8, pazienti con BPCO, allergie respiratorie, asma e altre malattie respiratorie3. oscillococcinum®: utilizzato da oltre 30 anni in 50 paesi del mondo.

D.Lgs. 219/2006 art.85: “Medicinale omeopatico senza indicazioni terapeutiche approvate”. D. Lgs. 219/2006 art.120 1 bis: “Trattasi di indicazioni per cui non vi è, allo stato, evidenza scientificamente provata dell’efficacia del medicinale omeopatico”. Medicinale non a carico del SSN.

Bibliografia 1. Mathie RT, Frye J, Fisher P. Homeopathic Oscillococcinum® for preventing and treating influenza and influenza-like illness. Cochrane Database Syst Rev. 2015; 1:CD001957. doi: 10.1002/14651858.CD001957. 2. Bellavite P. Oscillococcinum e influenza. Storia, evidenze e ipotesi. Edizioni Libreria Cortina Verona 2008. p.7,21. 3. Beghi GM, Morselli-Labate AM. Does homeopathic medicine have a preventive effect on respiratory tract infections? A real life observational study. Multidiscip Respir Med. 2016; 11:12. 4. Papp R, Schuback G, Beck E, Burkardt G, Bengel J, Lehrl S, et al. Oscillococcinum in patients with influenza-like syndromes: a placebo controlled double-blind evaluation. Br Homeopath J. 1998; 87:69–76. 5. Boulet J. Homéopathie – L’enfant. Marabout 2003. p.14-17. 6. Homeopathic and Anthroposophic Medicinal Products. Legislative term 2009-2014 of the European Parliament and the European Commission. ECHAMP E.E.I.G. European Coalition on Homeopathic and Anthroposophic Medicinal Product. 7. Kirby BJ. Safety of homeopathic products. Journal of the Royal Society of Medicine. 2002; 95 (5):221, 222. Disponibile su: http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC1279671/. 8. Jouanny J, Crapanne JB, Dancer H, Masson JL. Terapia omeopatica: possibilità in patologia acuta. Ariete Salute; 1993. 1: p.81.

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PROFESSIONE E RICERCA MENTRE IL MONDO MEDICO E ISTITUZIONALE VA AVANTI PER LA SUA STRADA LITIGANDO SU MASCHERINE, SIRINGHE E BANCHI A ROTELLE, CI SONO ALCUNI FARMACISTI CHE RACCOLGONO TASSELLI ASSAI PIÙ UTILI PER COSTRUIRE UN PUZZLE PROFESSIONALMENTE MOLTO PIÙ INTERESSANTE tassello collegato alle malattie autoimmuni e colleghiamolo, come in un puzzle, ad un altro tassello. Negli scori mesi, Nuovo Collegamento (n.6 - 2020) ha proposto un articolo nel quale si parlava di netosi, ragionando su come questo sistema fisiologico di difesa può trasformarsi in un grave problema. In particolare, l’articolo, analizzava il ruolo dei neutrofili che, da alleati del nostro organismo, in questa strana epidemia di Covid-19 si possono trasformare in alleati del virus. Quando i linfociti T rilasciano TNF, IL-17 e IFN gamma, i neutrofili vengono richiamati nel liquido extracellulare e rilasciano le loro reti (NET). Recentemente, sono stati eseguiti numerosi studi che hanno confermato la presenza di NET nel siero di pazienti Covid-19 gravi. Si può, infatti, pensare che le NET possano in parte innescare quell’immunotrombosi che sappiamo essere causa di moltissime complicazioni nel Covid. Ma come può accadere tutto ciò? Riprendiamo il ragionamento. I neutrofili attivati rilasciano anche fibre di cromatina chiamate trappole extracellulari dei neutrofili (NET, per l’appunto), che intrappolano e uccidono i batteri ed i patogeni in generale. La netosi, (che i ricercatori in inglese chiamano NETosis) rappresenta quindi il processo di formazione di reti che includono frammenti di membrana plasmatica e fibre di cromatina derivanti collasso della membrana nucleare e altra spazzatura del cosmo intracellulare. Ora, sebbene queste reti siano utili per la difesa dell’ospite, la loro formazione può essere dannosa. Ad esempio, nella sepsi e nel danno polmonare acuto, la formazione di NET induce danni alle cellule endoteliali che portano a trombosi massiva negli organi bersaglio come i polmoni e reni. I NET possono anche servire come fonte di auto-antigeni che attivano le cellule dendritiche plasmacitoidi (pDC), innescando così l'attivazione di cellule B autoreattive nel contesto di malattie autoimmuni, come ci racconta un altro tassello di letteratura (Lande et al., 2011). Potremmo andare avanti citando il noto ruolo di queste reti (NET) nel lupus eritematoso sistemi8

Nuovo COLLEGAMENTO

co, nella vasculite autoimmune dei piccoli vasi o nella patogenesi dell'aterosclerosi. Quindi, mentre il mondo medico e istituzionale va avanti per la sua strada litigando su mascherine, siringhe e banchi a rotelle, ci sono alcuni farmacisti che raccolgono tasselli assai più utili per costruire un puzzle professionalmente molto più interessante. E il tassello successivo di questa storia è la lattoferrina: una molecola classificata come integratore la cui promozione da parte dei farmacisti è stata stigmatizzata da alcuni scienziati come, appunto, Burioni (Nuovo Collegamento n.8 2020) che, commentando una vetrina nella quale si collegava ingenuamente un integratore a base di lattoferrina alla prevenzione contro il covid affermava: “anche i farmacisti è meglio che si diano una regolata, e se non se la danno autonomamente qualcuno dovrebbe dargliela”. Se la vetrina del collega è stata ingenua e non andava fatta, qualche base scientifica che deve interessare il ricercatore esiste. Uno studio del 2016 dal titolo “Lactoferrin Suppresses Neutrophil Extracellular Traps Release in Inflammation” pubblicato sulla rivista EBioMedicine, spiega come “in un modello di formazione di NET indotta da immunocomplessi in vivo, l'iniezione endovenosa di lattoferrina ha ridotto notevolmente l'entità della formazione di NET”. Queste osservazioni - si legge nello studio - suggeriscono che la lattoferrina funge da inibitore intrinseco del rilascio di NET nella circolazione. Pertanto, la lattoferrina può rappresentare un vantaggio terapeutico per il controllo del rilascio di NET nelle malattie autoimmuni e/o infiammatorie”. In un altro articolo (Nuovo Collegamento n.8 2020) abbiamo proposto altri meccanismi d’azione della lattoferrina, ovvero quelli più noti, come la regolazione del ferro e l’antagonismo con SarsCoV2 nei siti di legame con i glicosaminoglicani presenti nello spazio extra cellulare. Andremo avanti a raccogliere tasselli e a metterli assieme. In particolare, stiamo preparando, per il prossimo numero, un’intervista con i ricercatori delle università di Tor Vergata e della Sapienza che,


in uno studio pubblicato, hanno evidenziato come la lattoferrina possa rappresentare una possibile risposta al Covid. RUOLO ATTIVO NELLA SCIENZA Mettere assieme i pezzi di conoscenza rappresenta la vera anima del ricercatore. Vedete, il ricercatore non è solo colui che conduce gli studi. Ancora più importante può essere il ruolo di chi sa mettere assieme i tasselli dei quali parlavo prima e offrire all’interlocutore istituzionale o al medico della porta accanto o al cliente interessato o al giornalista arrapato di scoop televisivi spunti di ragionamento e un confronto basato sulle competenze. Questo gioco di collegamenti nel quale siamo partiti dall’idrossiclorochina per arrivare, attraverso le reazioni autoimmuni, alla lattoferrina e ad un ipotetico impiego di queste due molecole presenti nei cassetti della farmacia nel covid è un semplice esempio di come la ricerca non può limitarsi ad attendere le indicazioni dall’alto, ma deve nutrirsi di curiosità e di quel sano fermento che muove il rircatore o il semplice professionista curioso. A livello di categoria, il discorso cambia poco. Solo conoscendo le questioni possiamo, come farmacisti, ritagliarci un ruolo attivo di proposta e di interlocuzione. Anche di critica, quando serve. Perché non c’è nulla di più frustrante che chiedere un riconoscimento a chi non ha orecchie per ascoltarci. E anche perché per ottenere qualcosa occorre soddisfare due criteri di partenza: essere riconosciti autorevoli ed essere in grado di dare fastidio. Per essere parte della sanità, insomma, occorre anche fare parte della ricerca, ovvero di quell’ambito spesso nascosto e non riconosciuto che, però, continente in sé un valore aggiunto non indifferente: genera competenza e garantisce un senso compiuto al nostro lavoro. Se non altro in termini di quella soddisfazione personale che troppo spesso ci manca.

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RICERCA SCIENTIFICA

COVID-19 E CUTE FARMACISTI FUORI DALL’HYPE

di Giulia Sanino, farmacista

P

rofessionisti della salute sotto un’ottica nuova, come abbiamo già dimostrato in più occasioni in questa emergenza, è arrivata l’ora di fare la differenza, per avere finalmente il riconoscimento di ruoli diversi da quelli a cui siamo abituati. Per esempio, negli ultimi due mesi, in farmacia, abbiamo iniziato a notare una prevalenza veramente anomala di persone con rash cutanei, molto simili a forme orticarioidi e geloniche. Ciò che fin da subito ci ha colpito è stata la durata di questa sintomatologia e la mancata risposta ai trattamenti prescritti. Come mettere in rete queste informazioni al servizio della collettività?

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Casi atipici di problematiche cutanee con una prevalenza molto più significativa rispetto al solito, anomalie che attirano l'attenzione mentre ascolti chi davanti a te si sta affidando alla tua competenza e al tuo consiglio. L’esigenza di documentare QUESTA evidenza, raccolta in modo attivo dietro il banco. Ho deciso allora di provare a parlarvi della mia esperienza, partendo da questa definizione di Ballini L. (2009) che trovo veramente significativa: “La traslazione della conoscenza, o knowledge translation, è un processo dinamico e interattivo, che comprende sintesi, scambio e applicazione eticamente corretta della conoscenza, al fine di migliorare la salute, di offrire assistenza efficace e rafforzare il Sistema Sanitario.”


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Ecco che qui si dovrebbe inserire il nostro nuovo ruolo, che non vuole in nessun modo scavalcare altre professioni, ma, al contrario, farsi portavoce di quella curiosità scientifica messa a disposizione delle persone che sempre più spaesate si rivolgono a noi in cerca di risposte. Quello che mi preme sottolineare - vista l’infodemia dilagante e la manipolazione delle informazioni “indottrinate” non dalla Scienza ma da una sorta di caccia all’Hype - è che noi possiamo essere l’ago della bilancia. Vi starete chiedendo, cosa è il concetto di “Hype”? Beh, cerco di riassumerlo in poche parole: montatura, aspettative a catena, “tanto fumo poco arrosto”, per dirla più all’italiana. In questi mesi siamo stati proiettati più o meno volontariamente in innumerevoli “Hype”. Abbiamo Hype per ogni nuovo DPCM, quando ascoltiamo la televisione, ogni volta che ci proiettiamo in una speranza che si rivela "tanto fumo e niente arrosto". L’unico modo per sfuggire a questo circolo vizioso è rimanere con i piedi per terra, con i nostri punti di forza ben saldi. Un mio modo per provare a farlo è stato quello di lavorare con uno sguardo più attento, attivo e aggiornato, su che cosa? Su tutte quelle manifestazioni cutanee anomale, intercettate in modo tempestivo in farmacia. Sono state proprio loro il punto da cui partire per pormi delle domande, che vanno oltre i soliti schemi, le linee guida, e tutto ciò che già è stato detto. Esiste un’osservazione critica che può trasformarsi in una sorta di “censimento” di casi anomali da raccogliere e segnalare alle Autorità competenti, che può trasformarsi in un “passaparola scientifico”, con i contorni di un’indagine epidemiologica, e che riesca ad intercettare sul territorio sintomi non ancora inseriti nelle linee guida diagnostiche. Nella farmacia in cui lavoro, negli ultimi due mesi, abbiamo iniziato a notare una prevalenza veramente anomala di persone con

rash cutanei, molto simili a forme orticarioidi e geloniche, ciò che fin da subito ci ha colpito, è stata la durata di questa sintomatologia e la mancata risposta ai trattamenti prescritti dai medici di medicina generale che comprendevano antistaminici e cortisonici. In alcuni di questi casi, sono stati prescritti test allergologici, che hanno dato esito negativo, ciò che continuava a colpirci era la totale assenza di precedenti episodi di allergie, rash o dermatiti riscontrate precedentemente e il fatto che tutti i pazienti con questo tipo di manifestazioni non presentassero altra sintomatologia Covid-19 correlata. Tutte le forme simil orticarioidi, più o meno diffuse (in un solo caso erano estese a tutto il corpo) presentavano prurito, i pazienti faticavano ad addormentarsi per il fastidio riscontrato, mentre le forme tipo geloniche, erano manifestate soprattutto sulle mani, in forma asimmetrica, e presentavano estremo gonfiore, arrossamento e dolore nel sito della manifestazione. Le forme geloniche in alcuni casi apparivano come una sorta di sanguinamenti sottopelle, altre volte erano di colore violaceo. In uno dei casi osservati, con un rash molto evidente sullo sterno, le vescicole dopo circa un mese sembravano essersi ridotte per poi ripresentarsi successivamente in una forma molto persistente e resistente ai trattamenti. Una decina di giorni fa, il ricercatore Raffaele Gianotti, insieme al suo team dell'Università Statale di Milano, ha pubblicato i risultati di un interessantissimo studio grazie al quale ha individuato in una ragazza milanese la "paziente 0", risalente a novembre 2019, partendo dall'analisi della biopsia effettuata alla dermatosi atipica riscontrata nella ragazza. Il gruppo di patologi coordinati dal Dott. Gianotti, con il supporto dei laboratori dell' Istituto Europeo di Oncologia e del Centro Diagnostico Italiano, ha riesaminato al microscopio le biopsie cutanee atipiche osservate nell'autunNuovo COLLEGAMENTO

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no 2019, dimostrando la presenza di casi in cui l'unico segno di infezione da Covid19 sono le manifestazioni cutanee. Metaforicamente, spiega Gianotti, "abbiamo ritrovato le" impronte digitali"del Covid-19 nel tessuto cutaneo". Il Dottor Gianotti ha avuto una grande intuizione ancor prima che la fase epidemica fosse ufficialmente riconosciuta. Si è infatti chiesto se lui e il suo team avessero potuto trovare tracce di SARS Cov-2 nella cute di pazienti che presentavano solo manifestazioni cutanee, ha pertanto iniziato ad analizzare le biopsie, attraverso analisi immunoistochimiche ed RNAFISH. I ricercatori sono riusciti a dimostrare la presenza di sequenze geniche dell' RNA virale nei tessuti cutanei analizzati. Si trattava di sequenze geniche quantitativamente scarse, trovate nelle ghiandole sudoripare.

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Ci chiediamo dunque: il fatto che si trattasse di residui scarsi e per lo più presenti nelle ghiandole sudoripare, potrebbe far pensare ad una re-infezione secondaria in cui il nostro organismo avendo già riconosciuto il virus cerca disperatamente di "eliminarlo"? Oppure si potrebbe pensare ad un virus che è già stato degradato dal nostro sistema immunitario, ma di lui sono rimasti questi frammenti accumulati e da "espellere" attraverso il sudore? A febbraio 2020 il Dottor Angelo Marzano, dermatologo al Policlinico di Milano, è stato uno dei primi ad essere contagiati e ricoverato all’ospedale Sacco, ed ha raccontato la sua esperienza, descrivendo appunto la sua manifestazione cutanea, un esantema al tronco, formato da micro-vescicole. Condividendo fin da subito la sua esperienza l'esperto ha cominciato a ricevere segnalazioni di altri casi da medici e pazienti che avevano letto la sua testimonianza. Il primo studio italiano su 22 pazienti è stato pubblicato sulla rivista Journal of the American Academy of Dermatology. Lo specialista ha poi messo le basi per uno studio multicentrico nazionale con una casistica più ampia, con l’approvazione della società scientifica Sidemast (Società italiana di dermato-


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IN QUESTO STUDIO SI EVINCE INOLTRE CHE IL 55% DEI PAZIENTI IN ESAME PRESENTAVANO SINTOMI COVID-19 CORRELATI INSIEME AI SINTOMI CUTANEI, L’ERUZIONE ERA PRINCIPALMENTE DISTRIBUITA SUL TRONCO

logia medica, chirurgica, estetica e delle malattie sessualmente trasmesse). L’obiettivo è quello di creare un "registro italiano”, che contenga tutte le varie tipologie di manifestazioni cutanee, esso fa parte del progetto:”Skin Covid-19”. Un altro medico Italiano, Sebastiano Recalcati, già a marzo 2020, quando ancora non si trovava letteratura sulle manifestazioni cutanee e Covid-19, pubblicava sulla Rivista Internazionale JEADV la sua perspective: ”Cutaneus manifestations in COVID-19: a first perspective”. In questo articolo spiegava come lui ed altri dermatologi stessero analizzando il coinvolgimento cutaneo in 88 pazienti COVID-19, ricoverati presso l’ospedale di Lecco. Dai dati raccolti, emergeva che il 20% avevano sviluppato manifestazioni cutanee, di cui una percentuale maggiore in fase successiva al ricovero. Le manifestazioni cutanee consistevano in rash eritematosi, orticarie diffuse su tutto il corpo e in un caso isolato vescicole varicelliformi, il tronco era la zona maggiormente interessata, le lesioni guarivano in pochi giorni e sembrava non esserci correlazione con la gravità della malattia. Lo stesso afferma che per comprendere meglio il coinvolgimento della pelle in COVID-19, e per sottolinearne un comportamento diverso rispetto alle manifestazioni riscontrate in concomitanza ad altre infezioni virali, era pero' necessario un campionamento maggiore. Di seguito riporto la classificazione redatta in uno studio del Dottor Genovese et al., data la natura polimorfica delle manifestazioni, che consiste nella suddivisione in 6 classi: 1) rash orticarioide; 2) rash eritematoso/maculopapulare/morbilliforme; 3) esantema papulo/vescicolare; 4)manifestazioni simili a geloni; 5) livedo reticularis/racemosa; 6) forme vasculitiche purpuriche. In un interessante studio del Dott. Salim Ali 16

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Algaadi (settembre 2020), che ha analizzato la letteratura sull’orticaria associata a COVD-19, è interessante notare come nel 64% dei casi presi in esame erano le donne a manifestare queste forme orticarioidi, mentre solo il 36% gli uomini, con un’inversione rispetto alla prevalenza di genere che colpisce i casi invece che sviluppano COVID-19 medio grave, in cui prevalgono nettamente gli uomini. In questo studio si evince inoltre che il 55% dei pazienti in esame presentavano sintomi COVID-19 correlati insieme ai sintomi cutanei, l’eruzione era principalmente distribuita sul tronco. Interessante notare come la forma orticarioide è il disturbo che si presenta prima degli altri sintomi classici di COVID-19, questo è importante in quanto sottolinea l’importanza della DIAGNOSI PRECOCE di rash orticarioide nella diagnosi di COVID-19. Secondo Dastoli et al. i pazienti con orticaria possono avere una prognosi migliore, questo perchè è stato ipotizzato che l’eruzione possa esser dovuta all’eosinofilia sistemica associata, correlata con risultati migliori. La co-presenza di eruzioni cutanee orticarioidi e febbre dovrebbe far considerare ai medici la possibilità di indagare sulla positività o meno a SARS Cov-2, perché in alcuni pazienti questo può essere l’unico sintomo. L’ultimo approfondimento riguarda uno studio recentissimo, del 15 gennaio 2021, pubblicato sulla rivista The Lancet, da Devon E McMahon et al.. In questo studio vengono presi in esame i pazienti infetti da SARS-CoV-2, che manifestano sintomi prolungati che persistono oltre 60 giorni dalla positività alla PCR, ossia che hanno “COVID lungo”. Utilizzando un registro internazionale delle manifestazioni dermatologiche di COVID-19, (creato in collaborazione con la International League of Dermatological Societes e l’American Academy of Dermatology), gli autori hanno valutato la durata e i sintomi dermatologici di COVID-19. In questo registro i medici e altri


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LA CO-PRESENZA DI ERUZIONI CUTANEE ORTICARIOIDI E FEBBRE DOVREBBE FAR CONSIDERARE AI MEDICI LA POSSIBILITÀ DI INDAGARE SULLA POSITIVITÀ O MENO A SARS COV-2, PERCHÉ IN ALCUNI PAZIENTI QUESTO PUÒ ESSERE L’UNICO SINTOMO

operatori sanitari, hanno inserito informazioni sui casi di COVID-19 sospetti che presentavano manifestazioni dermatologiche, inclusi i risultati dei test PCR, dei test anticorpali (IgM, IgG e IgA) e la durata totale dei segni e dei sintomi. Da aprile 2020 ad ottobre 2020 sono stati registrati 1030 casi totali, raccolti da 41 paesi. La durata massima registrata è stata di 28 giorni, le eruzioni papulosquamose sono durate in media 20 giorni, eccetto un caso che è durato 70 giorni, la forma morbilifforme è durata in media 7 giorni, mentre le forme geloniche sono durate in media 15 giorni, con alcuni casi che sono durati 60 giorni. Ciò che è interessante notare è che un paziente che presentava tosse da 20 giorni e geloni da 13 giorni, è risultato negativo sia al test PCR nasofaringeo che a quello anticorpale, ma il paziente si è poi sieroconvertito alla positività IgM entro 6 settimane dall’insorgenza delle forme geloniche, e ha continuato a dimostrare affaticamento e forma gelonica per oltre 133 giorni. Un altro paziente solo dopo 1 mese dall’esposizione a un membro della famiglia SARS-Cov-2 positivo, ha sviluppato forme geloniche e livedo reticularis (macchie violacee a forma di rete), ed è risultato positivo alle IgG sieriche solamente UN MESE dopo la comparsa delle forme dermatologiche. Un limite di questo studio è stata la probabile sottostima della durata delle manifestazioni cutanee, in quanto i pazienti registrati, al momento dell’inserimento avevano già le manifestazioni dermatologiche in corso, da qui la nostra idea di riuscire ad essere un FILTRO tempestivo, intercettando casi sospetti di pazienti che si presentano con manifestazioni dermatologiche simili a quelle descritte nella classificazione precedentemente indicata. Il nostro obiettivo è quello di sensibilizzare voi, cari colleghi, nel raccogliere le testimonianze di quei casi che vi sembrano sospetti e che vi facciano pensare ad una delle casistiche

qui descritte. Creare rete significa questo, significa unire le idee e le forze per riuscire a collaborare in modo attivo anche in una sorta di indagine sul campo, per avere una visione d’insieme più ampia anche su sintomi che finora non erano stati considerati come potenziali “campanelli d’allarme”. Se si raccogliessero delle casistiche numericamente “significative”, ovviamente in collaborazione con i medici di medicina generale e/o i dermatologi, si potrebbe davvero fare la differenza anche in campo epidemiologico, ecco un nuovo ruolo che aggiunge valore alla nostra professione. Lavorando ogni giorno in modo capillare e costante sul territorio, conoscendo le persone che abbiamo sotto gli occhi e che spesso conosciamo per nome, soprattutto nelle farmacie dei paesi più piccoli, è molto più facile riuscire a cogliere dettagli, che è facile che sfuggano o che sarebbero emersi temporalmente in ritardo. Bibliografia https://www.thelancet.com/journals/laninf/article/PIIS1473-3099(20)30986-5/fulltext. Recalcati, S. (2020), Cutaneous manifestations in COVID‐19: a first perspective. J Eur Acad Dermatol Venereol, 34: e212-e213. https://doi. org/10.1111/jdv.16387. Marzano AV, Cassano N, Genovese G, Moltrasio C, Vena GA. Cutaneous manifestations in patients with COVID-19: a preliminary review of an emerging issue. Br J Dermatol. 2020 Sep;183(3):431-442. doi: 10.1111/bjd.19264. Algaadi SA. Urticaria and COVID-19: A review. Dermatol Ther. 2020 Nov;33(6):e14290. doi: 10.1111/dth.14290. Gianotti R, Barberis M, Fellegara G, Galván-Casas C, Gianotti E. COVID-19 related dermatosis in November 2019. Could this case be Italy's patient zero? Br J Dermatol. 2021 Jan 7. doi: 10.1111/bjd.19804.

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COVID-19

RESEARCH

Naso come porta d’ ingresso per il SARS-CoV2 Il modo in cui il virus entra nel corpo: il coronavirus colpisce prima la mucosa nasale e poi migra verso i polmoni *

Materiale divulgativo riservato alle categorie professionali specializzate.

Le docce nasali possono ridurre la durata della malattia e possono ridurre la diffusione del virus e la trasmissione ai membri della famiglia. ** Nella maggior parte degli infetti sintomatici, il SARS-CoV-2 porta prima a segni di malattia nel tratto respiratorio superiore e successivamente anche nelle vie aeree inferiori. Tuttavia, non è chiaro se il virus utilizzi il tessuto della gola o piuttosto le mucose del naso come portale d'ingresso. Ora gli scienziati americani della Carolina del Nord stanno usando metodi innovativi per dimostrare che il virus è particolarmente bravo a infettare le cellule della mucosa nasale e da lì a farsi strada nel tratto respiratorio inferiore. Hanno pubblicato i loro risultati sulla rivista specializzata "CELL". I ricercatori hanno utilizzato due approcci per indagare la via dell'infezione. Da un lato, hanno già costruito sulla base di dati genetici esistenti un Virus SARS-CoV-2 artificiale

che si illumina di verde quando eccitato dalla luce a fluorescenza. D'altra parte, hanno utilizzato un metodo altamente sensibile per quantificare la quantità del recettore di ingresso ACE2. Utilizzando entrambi i metodi, hanno esaminato diversi tipi di cellule umane nella mucosa nasale, faringea e bronchiale e hanno scoperto che la quantità di ACE2 diminuiva lungo il percorso dalle vie aeree superiori a quelle inferiori e che il virus era anche in grado di infettare meglio le vie aeree superiori. È interessante notare che sono state principalmente le cellule ciglia nel tratto respiratorio superiore e la mucosa bronchiale ad essere colpite dall'infezione. Il tasso di infezione relativamente alto della mucosa nasale porta i ricercatori alla conclusione che il virus attacca prima le cellule della cavità nasale e da lì viene intrappolato dai fluidi corporei nelle aree profonde dei polmoni.

CONCLUSIONE: sciacquare il naso protegge e aiuta! Studi & Link * SARS-CoV-2 Reverse Genetics Reveals a Variable Infection Gradient in the Respiratory Tract; Hou et al., 2020, Cell 182, 429-446 July 23, 2020 ** COVID-19 I nasal showers in times of Corona: useful or risky? I Or. Elke Oberhofer; springermedizin.de; 07/28/2020 Current evidence

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PROGETTI

GALENICA

E SOLIDARIETÀ

di Stefania Musenga, farmacista

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ll’inizio della pandemia, lo ricordiamo tutti, i gel igienizzanti erano pressoché introvabili. La Onlus Lollo 10 ha subito pensato ai genitori dei bambini ricoverati in oncologia, neurochirurgia, terapia intensiva e altri reparti dell’ospedale pediatrico dell’Ospedale Gemelli di Roma. Sono stati quindi predisposti dei kit da regalare ai genitori dei bimbi ricoverati, contenenti, oltre al gel 20

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igienizzante, anche un pupazzo per i bambini e una crema mani per le mamme. Gli astucci e gli articoli sono stati personalizzati e hanno rappresentato un regalo utile e molto apprezzato. Dietro alle quinte di questa iniziativa c’è una collega farmacista, Stefania Musenga. Un altro esempio di come i farmacisti, se coinvolti, sono in grado di risolvere molti problemi in ambito sanitario.


PROGETTI

Ho sempre sognato di essere una farmacista “senza frontiere” quella cioé che parte per una missione nei Paesi esclusi dall'assistenza sanitaria, Paesi scenari di conflitti e catastrofi naturali, dove anche un sorriso diventa una cura. Avevo lasciato i miei progetti da parte, ma è arrivata la pandemia di Covid 19 a costringermi a rispolverarli perché, grazie alla mia specializzazione in galenica, mi è stato concesso il privilegio di poter allestire i gel idroalcolici per l'igienizzazione delle mani, introvabili nei primi mesi dell'anno. Sono stata contattata per rifornire scuole, uffici pubblici, strutture sanitarie e attività commerciali. Ricordo le giornate intere passate in laboratorio, tra stanchezza e paura, ma anche la soddisfazione immensa di poter fare finalmente qualcosa per “salvare il mondo”! E poi, inaspettatamente, la realizzazione del sogno, quello di poter produrre l'indispensabile igienizzante per la onlus “Lollo 10”, che, come sempre riesce a fare, lo ha trasformato in un magico gioco inserendolo in una pochette colorata. Galenica e solidarietà, il binomio perfetto per una sognatrice come me! L'inizio di un progetto a cui ogni giorno aggiungo un tassello. Ma la soddisfazione più grande, devo dirlo, mi è arrivata da un contatto umano. Quello con il padre di un bimbo ricoverato che si è commosso vedendo che un prodotto distribuito da un grande ospedale romano proveniva da una piccola farmacia rurale del suo stesso paese, a 300 chilometri di distanza. Prossima sfida? Quando l'emergenza Covid me lo consentirà, il laboratorio galenico lo porterò al Policlinico Gemelli dove, tra scienza e divertimento, il gel e tanto altro, lo faremo fare proprio ai bambini! Non è fantastico?

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ATTUALITÀ

LETTERA

DA BERGAMO

di Elena Bottazzi, farmacista

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ll’uscita dal tunnel difficilmente nominabile che è stato l’inizio del 2020 e che poi sarebbe stato tutto l'anno tutto l’anno, "Abbiamo vinto", appariva su alcuni titoli a inizio estate. Come se si trattasse di una sfida, quella che dovrebbe essere il normale mantenimento della salute, la garanzia di assistenza sanitaria e il benessere dei cittadini all’interno del Paese. Così, preferisco indirizzare l’attenzione su ciò che è realmente importante, che merita di essere raccontato, altrimenti mi sembra inutile scrivere nero su bianco. Per questo vorrei inviare due righe da Bergamo. 22

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Ho avuto la fortuna di nascere in questa splendida città, poi gli studi e il lavoro mi hanno portato altrove, però ‘le radici sono importanti’, come recita un film. Ti accompagnano sempre, le radici bergamasche: concretezza e sensibilità, puntare al meglio in tutto ciò che si fa, ricerca dell’essenziale, pensare con la propria testa e valore alla verità. Imparare a distinguere bene e male. Ero in altre zone per lavoro quando è iniziato tutto e la ferita deve ancora rimarginarsi. Maria Silvia era in farmacia in zona rossa. Solare e giovane, come la sua Farmacia San Faustino di Nembro, entrambe trasmettono la passione per la professione. Mi ricordo quando ci incontravamo per andare


ATTUALITÀ

a lezione o a fare esami all’università, sappiamo bene cosa significhi raggiungere un voto per merito e farsi strada alla Statale di Milano; poi ci siamo ritrovate in Agifar, io ho seguito altri percorsi oltre al lavoro in farmacia, lei ha realizzato il sogno di aprire un’attività propria. Una farmacia moderna, che integra layout ai servizi e al laboratorio; che improvvisamente, a fine febbraio insieme alle altre è stata travolta dallo tsunami di un microrganismo incognito, accogliendo tutte le persone che subivano le notizie dei vicini ospedali. Che cercavano rassicurazioni, informazioni affidabili, che già si rivolgevano alla farmacia per la fiducia e la stima e che non ha fatto altro che consolidarsi durante i mesi della quarantena. Si è sentito troppo spesso dire che il settore della sanità non era preparato a gestire una situazione simile. Non ha retto, è un dato di fatto. Ma non si è posta attenzione a tutto ciò che di virtuoso c’è e che passa dalla gestione locale, indipendente: il lavoro svolto dagli operatori sanitari e di tutti coloro che si occupano di servizi, in ordine, in silenzio, le saracinesche alzate ogni mattina, la trasparenza nel comunicare informazioni quotidiane. E’ stata la vera colonna portante dell’assistenza sul territorio, il reale presidio che ha assorbito le situazioni che fisiologicamente sfuggivano ai servizi d’emergenza. Non era necessaria una situazione tale per riconoscere l’importanza della continuità assistenziale ospedale-territorio. Mentre parliamo, Maria Silvia ripercorre con commozione i sentimenti e i momenti più significativi del vortice che ha cercato di invadere la bergamasca, l’Italia e il mondo intero, ma che non ha fatto i conti con la capacità di reagire uniti delle persone, l’amore per le proprie terre, il lavoro e il proprio Paese. I valori veri, senza prezzo, quello che rimane e si rafforza in situazioni come queste e che traccia il cammino laddove non si riesce a individuare la strada.

Allo stesso modo, non compare tra le voci in scontrino il cliente che, a differenza del padre anziano, dopo sessanta giorni di ricovero riesce a tornare finalmente a casa e, oltre alla felicità di poter riabbracciare i famigliari e alla sorpresa per gli striscioni dei vicini di casa, vuole passare a salutare i suoi farmacisti lì vicino all’abitazione. I sanitari che l’hanno assistito durante le prime manifestazioni di malessere e che poi si sono sempre informati sulla sua situazione, sperando appunto di rivederlo il prima possibile. No, non si tratta di detrazione fiscale, media degli scontrini, si parla di "operare in piena autonomia, libertà, indipendenza e coscienza professionale, conformemente ai principi etici propri dell’essere umano", come dice il codice deontologico. E in sinergia, membri di una comunità cittadina e sanitaria, grazie alla collaborazione in rete con gli altri farmacisti per avere informazioni Dottor Riccardo Munda, medico di base.

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più rapide possibili per trovare farmaci, ossigeno, aggiornamenti. Così come la sinergia con i medici; Riccardo Munda è l’altra figura di questo breve racconto lombardo. Arriva dalla soleggiata Sicilia, terra che, come altre regioni, ha accolto alcuni pazienti che non riuscivano a essere ricoverati vicino. Fuori dai riflettori, come scritto nel Giuramento d’Ippocrate: ‘in scienza e coscienza, autonomia di giudizio’ e umiltà ha pensato innanzitutto a tranquillizzare i pazienti, ben sapendo che la paura poteva giocare un ruolo importante, poi li ha curati casa per casa, senza il terrore mediatico e il panico diffuso. Se ci può essere qualcosa di giusto nello "stare a casa", forse è il fatto che si affronta la malattia in un luogo conosciuto e non in isolamento, salutando i parenti dallo schermo di un tablet. Perché c’è modo e modo di trattare sentimenti e salute. Come i medici che hanno eseguito le autopsie per rispetto della verità e dei pazienti. Ha la fila di pazienti ad aspettare di essere visitati, non solo per i sintomi fisici, ma perché c’è rispetto, fiducia, stima in chi sta dentro il camice. E tutto ciò, di nuovo, non si può comprare. La fila che ha anche Maria Silvia e come lei gli altri farmacisti e operatori sanitari. Gentili, disponibili, sorridenti, con "gli occhi che parlano", quell’ "abisso negli occhi" di cui parlavo con la dottoressa Dell’Osso in un precedente articolo pubblicato su questa rivista. Occhi che, come noi tutti, non potranno dimenticare facilmente, ma che brillano di vita, speranza e di attesa di un futuro dove protagonisti sono la cooperazione, la vicinanza della sanità al territorio, libertà nell’esercitare la professione e l’unione di intenti per il bene comune. In una città che, come le stelle, non ha bisogno di luce riflessa per brillare, ma illumina anche le altre. Elementi che non si spegneranno mai, che esistono anche se non vengono raccontati, anzi hanno ancora più valore proprio perché non mostrati in prima pagina, ma ogni tanto due righe come ‘posologia’ non possono fare male. E che forse appartengono già alle generazioni che stanno arrivando. Le testimonianze qui raccontate sono presenti nell’Archivio Italiano della Memoria-Mneo, progetto nazionale che si basa sul ricordo degli eventi e sullo scambio tra generazioni.


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m 4° LETTO

m LETTINO O CULLA

m CAMERA SINGOLA

m 3 NOTTI m 6 NOTTI ALTRO FARMACISTA PARTECIPANTE AL CORSO

Nome e Cognome.......................................................................................................................................................................... Data di nascita ..................................................................................................... Luogo di nascita ...................................................................................................................C.F. ............................................................................................. Iscritto all’ordine prov ....................N. .........................

PER INFORMAZIONI: AMORS S.r.l. Sergio Magliocchi tel. 393 4888499 - e-mail congressi@amors.it Inviare la scheda via fax al nr. 080.9693131 oppure via e-mail a sergio.magliocchi@amors.it


ATTUALITÀ

MASCHERINE: MEGLIO IL MADE IN ITALY

di Umberto Torelli, giornalista scientifico

P

LE PRODUCONO PICCOLE E GRANDI IMPRESE NAZIONALI, ATTENZIONE PERÒ AI COSTI. DALLA CINA ARRIVANO A MENO DI 10 CENTESIMI

rima della pandemia vedevamo le mascherine indossate solo da qualche turista in visita nel Belpaese. In maggioranza giapponesi. Le portano da decenni per proteggersi, ma anche in segno di rispetto nei confronti di chi sta vicino. Un’abitudine “strana” da comprendere per noi occidentali. Ma è bastato l’arrivo del Covid per farci cambiare idea. Così da inizio dello scorso marzo la frenesia da mascherina ha pervaso l’italico popolo. Con alterne vicende di numeri, prezzi di vendita e disponibilità che spesso ci hanno

fatto piombare in situazioni kafkiane. Chi non ricorda le code fuori dalle farmacie per prenotare prima e accaparrarsi poi le prime consegne a prezzi non certo calmierati. Ironia della sorte pochi sapevano che gran parte degli stock arrivati in Italia provenivano da Wuhan, capoluogo della provincia Hubei. Zona del pianeta tristemente famosa come culla del Coronavirus. Così nel giro di poche settimane l’Italia, dopo essere popolo di poeti, santi e navigatori, è diventato anche di esperti virologi. Nuovo COLLEGAMENTO

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ATTUALITÀ

Con spiccate competenze su mascherine. A partire dalle chirurgiche. Quelle di qualità sono realizzate con tre strati sovrapposti di tessutonon-tessuto (tnt). Valide per la sicurezza di gruppo perché impediscono alle goccioline emesse durante l’espirazione di circolare. Invece quelle ad alta protezione, sono le cosiddette Ffp, con o senza valvola. Servono in genere ad operatori sanitari per l’assistenza diretta ai pazienti. Proteggono bene chi le indossa, ma se hanno la valvola non le persone vicine. Per tale ragione queste ultime vengono soprannominate “da egoista”. Quali le percentuali di vendita? In autunno secondo i dati dell’agenzia americana Iqvia, specializzata in studi in ambito healthcare, le chirurgiche erano circa l’80% di quelle vendute in farmacie e parafarmacie. Il resto Ffp. Irrilevanti quelle “semplici”, realizzate in proprio. Di solito prodotte con vari sistemi “fai da te” pubblicizzati su Social e YouTube. Ma poteva il Paese dei Dolce e Gabbana, Armani e Valentino non essere in grado di riconvertire alcune fabbriche della filiera moda? Uscendo così dal tunnel forzato dell’importazione da paesi esteri. Cina in testa. Detto, fatto. Da inizio estate Cna Federmoda ha messo in moto 400 piccole e medie aziende del settore per passare alla lavorazione sostenibile delle chirurgiche. Col risultato di una produzione media giornaliera di 2 milioni di pezzi. Per le aziende capaci di superare pastoie burocratiche e scogli normativi rimane però un ultimo ostacolo. Valido a tutt’oggi. Come piazzarle sul mercato entro la cifra massima di 50 centesimi? Prezzo stabilito a fine aprile dal decreto Arcuri. Perchè ancora una volta i competitor da battere sono i cinesi. Per capirlo, tanto per fare un esempio, basta entrare nel portale di Alibaba. Impostare la ricerca “mascherine chirurgiche” e scoprire che esistono migliaia di aziende nel Paese del Dragone in grado di consegnarle, per grandi quantità, direttamente in Italia con prezzi entro 10 centesimi l’una. Resta da verificare se quanto arriva sia in regola con Norme e Decreti. Digitando su Google “mascherine cinesi sequestrate” ci si rende conto dei milioni di pezzi fuori Norma. Quindi non in grado di proteggere in modo adeguato. Poi dall’estate sono scese in campo grandi aziende. 28

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Vedendo in questo nuovo business uno sbocco alla crisi. Come Fca, in difficoltà col mercato auto. Ad agosto ha deciso di produrre grandi volumi delle chirurgiche. L’iniziativa nata dall’accordo siglato col Governo Conte ha permesso a 600 lavoratori di uscire dalla cassa integrazione. Parliamo degli operai degli stabilimenti di Mirafiori e Pratolo Serra (Avellino) impiegati su più turni. Obiettivo? Fornire, almeno per un anno un servizio fondamentale per il Paese. Con la previsione giornaliera, a regime, di 27 milioni di pezzi. Distribuiti sul territorio nazionale attraverso i canali della Protezione Civile. Per onore di cronaca va rilevato che a dicembre il Tg satirico Striscia la Notizia ha aperto un’inchiesta sulla qualità delle mascherine Fca. Ebbene i lotti testati in laboratori accreditati hanno messo in luce che la filtrazione batterica era sotto il 95%, valore minimo imposto per Legge. L’azienda si è dissociata dal servizio dichiarando che le mascherine vengono sottoposte ai rigidi controlli dei laboratori certificati. Già nella prima fase della pandemia è emerso il grave problema dello smaltimento dopo l’utilizzo. Su questo punto l’Iss ha dettato da subito precise regole. Mascherine e guanti a fine vita devono essere gettate nei rifiuti indifferenziati. Non solo. I cittadini positivi e in quarantena devono inserirli nell’ulteriore sacchetto protettivo. Dunque vietato gettarli in cestini dell’immondizia, siano quelli stradali che di uffici e luoghi pubblici. I primi segnali del danno prodotto dalla dispersione nell’ambiente, specie in mare, li abbiamo visti in estate. Dopo le migliaia riversate sulle spiagge di Hong Kong assieme ad altri rifiuti plastici, è toccato all’Australia. Quando la nave cargo Apl England in navigazione dalla Cina a Melbourne, a causa di una forte mareggiata ha perso una quarantina di container. Tra questi alcuni zeppi di dispositivi di protezione personale. Così nel corso dei giorni si sono riversati sulla costa a nord di Sydney. E gli abitanti, per limitare problemi di inquinamento marino ed evitare che le spiagge dei surfisti diventassero discariche, si sono impegnati nella raccolta. Dando il via alla più grande “caccia acquatica di mascherine” del mondo. Anche questi sono effetti collaterali dell’orribile Covid.


MASCHERINA CHIRURGICA GENERICA

Se scegli una mascherina qualunque, avrai una protezione qualunque.

Qualunque è meglio di niente, ma non è abbastanza. Se le mascherine generiche offrono una protezione del 95%, le mascherine chirurgiche DIVOC garantiscono una capacità di filtrazione degli agenti infettivi pari o superiore al 99%. Non solo. Molti dispositivi d’importazione presentano uno strato interno fragile che si può rompere alla minima tensione. Le mascherine DIVOC, 100% Made in Italy, grazie all’alta qualità dei componenti, sono più resistenti e più sicure. Il meglio diventa amico del bene.

MASCHERINA CHIRURGICA DIVOC

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PROFESSIONE FARMACIA

CONTROLLO PRESCRITTIVO SUL TRATTAMENTO FARMACOLOGICO nei pazienti afferenti alle farmacie della provincia di Foggia

Studio a cura di A.GI.FAR Foggia Research Team

È

irragionevole ipotizzare una farmacia come studio professionale? La prima rivoluzione parte da dentro noi stessi! Comprendere quanto sia importante il nostro impegno nella gestione del farmaco è la chiave per evitare la perdita della nostra professionalità e del nostro lavoro, minacciato dalla meccanicizzazione e informatizzazione dei sistemi. La possibilità di controllare la spesa sanitaria territoriale con una specializzazione profonda e continua nel mondo del farmaco, divenendo, quindi, interlocutori privilegiati e au30

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torevoli nella gestione dello xenobiotico, non è un sogno, ma una concreta realtà, presente già nel resto d’Europa. Il nostro piccolo studio, realizzato senza alcuna velleità avanguardistica, condotto durante questi mesi di pandemia, con tutte le difficoltà vissute, in primis quella dell’assenza della classe medica sul territorio, è la prova tangibile che nulla per il bene della nostra categoria è irrealizzabile. Dobbiamo essere artefici delle nostra fortuna, ma per esserlo è necessario percepire il bisogno del cambiamento.


PROFESSIONE FARMACIA

L’invecchiamento della popolazione, la presenza di più patologie nello stesso individuo e il contemporaneo aumento del numero di medicinali prescritti e assunti dal paziente rendono il farmacista essenziale nella compliance e nell’aderenza terapeutica. L’introduzione della normativa che attiva la “farmacia dei servizi” impone un radicale cambiamento della figura del farmacista che in Italia ha un ruolo molto limitato nella gestione del farmaco. Per valutare l’impatto del farmacista nel controllo prescrittivo e la sua capacità di evidenziare le problematiche farmacologiche e di controllare la spesa sanitaria, è stato ideato uno studio di coorte nei pazienti afferenti alle farmacie della Provincia di Foggia. METODO È stato creato uno studio di coorte che ha coinvolto pazienti di ambo i sessi, con una età minima di 65 anni e un numero minimo di 3 patologie concomitanti. Le prescrizioni esaminate dai 46 farmacisti del nostro gruppo di ricerca sono state valutate calcolando il rischio ADR e i tipi di interazioni farmacologica, suddivise in 4 classi: A, B, C, D. La classe A è utilizzata per descrivere le interazioni non rilevanti da un punto di vista clinico; la B è associata ad un evento incerto o variabile di moderata interazione; la C indica le interazioni maggiori che sono legate ad eventi clinici gravi, ma gestibili; la D contrassegna le interazioni molto gravi, per le quali è opportuno evitare la co-somministrazione dei medicamenti. Le prescrizioni poi sono state sottoposte al vaglio dei criteri di STOPP e START. Le prescrizioni analizzate sono state suddivise in approvate e non approvate dal controllo prescrittivo e ogni errore evidenziato è stato calcolato in termini di costi al sistema sanitario. Per facilitare l’analisi è stata impiegata l’app dell’Istituto di Ricerca Farmacologica Mario Negri di Milano. Tutte le prescrizioni raccolte sono state rivalutate da una commissione esaminatrice, per eliminare possibili errori di interpretazione.

RISULTATI Sono state raccolte, nelle farmacie dei partecipanti, diffuse omogeneamente su tutto il territorio provinciale, 164 prescrizioni (dimensione campionaria 115; livello confidenza 95%; intervallo di confidenza 5%), per totale di 1199 farmaci erogati sia in fascia A che in fascia C. Dall’analisi del dato emerge che il paziente, afferente presso le farmacie di comunità della provincia di Foggia, ha una età media di 75.8 anni (σ 8,01), con una media di comorbilità pari a 3.68 (σ 0,85) e un numero di medicinali prescritti ed assunti di 7.3 (σ 2,96) con un rischio di ADR pari al 2.87 (σ 2,17) e in media 1.36 (σ 2,44) interazioni a prescrizione. Oltre al rischio ADR sono state valutate le interazione farmacologiche e il loro grado di pericolosità. È emerso che 894 sono state le interazioni riscontrate di cui il 7.72 ± 4.5% di tipo D, il 19.69 ± 4.63 di tipo C, il 64.1 ± 1% di tipo B e l’8.50 ± 5.01% di tipo A. Le interazioni di maggiore rilevanza sono quelle di tipo B e C in cui l’intervento del farmacista, esperto del farmaco, è utile nel garantire l’efficacia terapeutica, evidenziando non solo le interazioni di natura farmacocinetica o farmacodinamica, ma anche modificando le dosi terapeutiche permettendo, in concerto con il medico, di personalizzare la terapia anche con l’uso di un preparato magistrale, concepito sulle esigenze del paziente. Le interazioni di tipo D pari all’ 7.72 ± 4.5% rappresentano una percentuale minima, ma significativa da approfondire con attenzione. Queste, presenti maggiormente in soggetti pluripatologici, richiedono una maggiore cura del paziente, laddove un farmaco è indispensabile per la terapia. Le interazione tra Formoterolo e Carvedilolo e tra Formoterolo e Torasemide in un paziente affetto da BPCO e ipertensione ne sono un esempio. Nel primo caso il farmacista può consigliare al medico curante una modifica nella prescrizione, sottolineando la possibilità di un β-bloccante cardioselettivo. Nel secondo caso, in cui si evidenzia un aumento della cardiotossicità, sottolineato da

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PROFESSIONE FARMACIA

un effetto additivo sul prolungamento dell’intervallo qt, il monitoraggio del paziente attraverso i servizi di telemedicina di prima istanza, approvati dalla conferenza Stato - Regioni, consentono al farmacista il controllo di quest’ultimo. Proseguendo nell’analisi delle prescrizioni raccolte, sono stati riscontrati 260 criteri si STOPP riportati nella tabella 1 e 7 criteri di START, ascrivibili in due classi: il mancato impiego di statine e il mancato utilizzo di farmaci per il controllo della BPCO e dell’asma. Sono state considerate come criteri di STOPP anche errate prescrizioni di farmaci anticoagulanti e antibiotici. Sulle 164 prescrizioni analizzate, 118 sono state le prescrizioni da sottoporre nuovamente al vaglio del medico curante, pari al 71.95 % mentre il 28.05%, ovvero 46 prescrizioni, è stato approvato. Sul totale analizzato si riscontrano in media 1.59 criteri di STOPP (σ 1,72) e 0.04 criteri di START (σ 0,20). Considerando che il campione della popolazione osservata è stato selezionato su tutta la provincia, e ipotizzando che sia rappresentativo della popolazione over 65 presente sul nostro territorio, ovvero a 134086 persone, si è deciso di valutare l’incidenza dei criteri di STOPP nelle prescrizioni dell’intera popolazione, attraverso il calcolo del rischio incidente e non del tasso di incidenza poiché il nostro lavoro non prevede, per ora una fase di follow-up. Il calcolo è stato condotto applicando la seguente formula:

Come è noto l’incidenza è una particolare relazione matematica, utilizzata in studi di epidemiologia, per misurare una frequenza statistica di un determinato evento. Il fine ultimo è quello di stimare la probabilità di ritrovare quel tale evento nella popolazione. Il nostro intento quindi è stato quello di andare a valutare quanto questi criteri di STOPP potessero pesare percentualmente su tutta la popolazione. Dai risultati ottenuti e riportati nel Grafico 1 emerge che i criteri di STOPP legati all’ cardiovascolare, gastrointestinale, alle problematiche annesse di rischio cadute e di duplicazioni prescrittive potrebbero essere quelle di maggiore incidenza e riscontro nel lavoro quotidiano. La possibilità di intercettare questi fattori e correggerli, migliorerebbe di molto la qualità della vita del paziente, l’efficacia terapeutica, i costi in termini di spesa sanitaria e ospedalizzazioni. Sul totale delle prescrizioni analizzate, i farmaci da sottoporre a revisione costano complessivamente, utilizzando come riferimento il costo del medicinale equivalente, 1652,90 euro e solo il 5% di essi è a totale carico del paziente, ovvero 82,6 euro. La media degli errori costa a prescrizione, al sistema sanitario regionale, 10,08 euro (σ 15,39). Volendo fare una stima sui costi complessivi che l’intervento del farmacista potrebbe avere sulle casse del sistema sanitario regionale, considerando le 208 farmacie presenti in provincia, ponendo una media di ricette/mese pari a 2000 e considerando una media di 3 ricette a prescrizione con un criterio di STOPP pari a 10,08 euro, il risparmio annuale potrebbe aggirarsi sui 16.773.120 euro.

Grafico 1 32

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CONCLUSIONI Questo studio evidenzia quanto sia essenziale la figura del farmacista nel controllo prescrittivo dei pazienti politrattati. La sua conoscenza del farmaco, supportata dagli attuali strumenti telematici, permette di erogare con facilità e precisione un servizio di front office completo ed efficace, favorendo la riduzione dei costi al SSR, evidenziando la capacità della gestione del farmaco ospedaliero e ipotizzando, al contempo, una possibile remunerazione per il servizio svolto, così come avviene negli altri paesi UE. Bibliografia Ghibelli S, Marengoni A, Djade CD, Nobili A, Tettamanti M, Franchi C, Caccia S, Giovarruscio F, Remuzzi A, Pasina L. Prevention of inappropriate prescribing in hospitalized older patients using a computerized prescription support system (INTERcheck(®)). Drugs Aging. 2013 Oct;30(10):821-8. Pasina L, Marengoni A, Ghibelli S, Suardi F, Djade CD, Nobili A, Franchi C, Guerrini G. A Multicomponent Intervention to Optimize Psychotropic Drug Prescription in Elderly Nursing Home Residents: An Italian Multicenter, Prospective, Pilot Study. Drugs Aging. 2016 Feb;33(2):143-9. Antoniazzi S, Chiarelli MT, Nobili A, Pasina L, Venturini F. The value of software that provides clinically relevant information on drug interactions. Eur J Intern Med. 2015

Nov;26(9):e52-3. Boustani M et al. Impact of anticholinergics on the aging brain: a review and practical application. Aging Health 2008;4(3):311-320 O’Mahony D, O’Sullivan D, Byrne S, O’Connor MN, Ryan C, Gallagher P. STOPP/START criteria for potentially inappropriate prescribing in older people: version 2. Age Ageing. 2015;44(2):213-8 By the 2019 American Geriatrics Society Beers Criteria® Update Expert Panel. American Geriatrics Society 2019 Updated AGS Beers Criteria® for Potentially Inappropriate Medication Use in Older Adults. J Am Geriatr Soc. 2019 Jan 29. doi: 10.1111/jgs.15767 Denis O'Mahony, David O'Sullivan, Stephen Byrne, Marie Noelle O'Connor, Cristin Ryan, Paul Gallagher STOPP/ START criteria for potentially inappropriate prescribing in older people: version 2 Age and Ageing, Volume 44, Issue 2, March 2015, Pages 213–218 Documento della Conferenza delle Regioni del 17 ottobre 2019: posizione sulle "Linee di indirizzo per la sperimentazione dei nuovi servizi nella farmacia di Comunità" di cui all'articolo 1, commi 403 e 406 della legge 27 dicembre 2017, n. 205. Atto della Conferenza Stato – Regioni del 17 ottobre 2019: Accordo, ai sensi dell’articolo 4 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, tra il Governo, le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano, su “Linee di indirizzo per la sperimentazione dei nuovi servizi nella farmacia di Comunità” di cui all'articolo 1, commi 403 e 406 della legge 27 dicembre 2017, n. 205.

CRITERIO DI STOPP

PERCENTUALE

Cardiovascular System

10.69 ± 4.63%

Respiratory System

3.43 ± 4.96%

Central Nervous System and Psychotropic Drugs

6.11 ± 3.14%

Gastrointestinal System

27.86 ± 4.49%

Musculoskeletal system

12.6 ± 2.38%

Endocrine System

7.25 ± 4.34%

Urogenital System

1.91 ± 2.87%

Anticoagulants

3.43 ± 4.96%

Analgesic Drugs

2.29 ± 4.55%

Drugs that adversely affect those prone to falls

10.31 ± 4.63%

Antibiotics

3.81 ± 3.93%

Duplicate drug class prescriptions

10.31 ± 4.63%

Tabella 1 Nuovo COLLEGAMENTO

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ISTRUZIONI PER L'USO

L’IMPORTANZA DEL FARMACISTA NEL MIGLIORARE L’ADERENZA TERAPEUTICA NEI PAZIENTI ASMATICI

di Paolo Levantino farmacista clinico e consulente nutrizionale, Presidente Agifar Palermo, scientific writer

L

a mancata aderenza alla terapia farmacologica rappresenta uno dei problemi più importanti e rilevanti nella pratica clinica, specialmente nel trattamento delle patologie croniche. Nella patologia asmatica si stima che una percentuale superiore al 50% dei pazienti non assume i medicinali prescritti come indicato dal

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medico: buona parte di tali soggetti utilizza la terapia inalatoria in modo scorretto o l’abbandona poiché non ne sente la necessità. Gli effetti positivi di educazione e training sul corretto utilizzo del medical device nella terapia inalatoria cronica sono indiscutibili ma, nonostante ciò, più di un paziente su quattro non riceve istruzioni circa l’uso degli inalatori prescritti.


PROFESSIONE FARMACIA

OBIETTIVO Lo scopo del progetto di ricerca è stato quello di valutare l'efficacia di un programma educativo, guidato dalla profilazione del paziente attraverso questionari cognitivi e strumenti analitici disponibili nella farmacia di comunità. Lo studio, condotto da farmacisti clinici formati, è stato diretto a pazienti con asma bronchiale in trattamento con terapia inalatoria cronica.

RISULTATI E DISCUSSIONE: Sono stati arruolati 242 soggetti (167 nel gruppo intervento, 75 in quello di controllo). Un miglioramento significativo nel punteggio TAI, ACT e nei parametri di funzione polmonare (valore p <0,001) è stato rilevato tra il tempo zero e la visita di follow-up nei pazienti afferenti al gruppo di intervento. I pazienti con ACT ≥20 al tempo zero hanno mantenuto il controllo della malattia in proporzione maggiore nel gruppo di intervento rispetto al braccio di controllo (95% vs 79,5%, p = 0,004). La ricerca mette in luce come il farmacista di comunità sia in grado, attraverso interventi educativi personalizzati, di migliorare l’aderenza alla terapia inalatoria e il controllo dell’asma e giustifica, pertanto, la necessità del suo inserimento all’interno del team di cura multidisciplinare. Gli studi osservazionali di real life sono divenuti oramai una realtà anche in Italia e il farmacista clinico din comunità si conferma quale professionista sanitario in grado di raccogliere dati epidemiologici non solo nell’ambito dei minor disease ma anche nel campo delle patologie croniche, dove supporta il paziente nella gestione della patologia, prende attivamente parte dell’educazione sanitaria e misura l’efficacia del suo intervento.

MATERIALI E METODI Allo studio multicentrico, prospettico e comparativo hanno partecipato 34 farmacie di comunità dislocate su tutto il territorio italiano (gruppo d’intervento: 23 farmacie; gruppo di controllo: 11 farmacie). Nei soggetti reclutati è stata valutata l’aderenza alla terapia (questionario TAI), il controllo della patologia asmatica (Asthma Control Test, ACT) e la funzionalità polmonare (%FEV1 e %PEF ideali) al tempo zero e dopo 2 mesi. L'intervento educativo personalizzato erogato da farmacisti clinici formati, per i soli pazienti reclutati nel gruppo d’intervento, è stato strutturato in base ai risultati del questionario TAI e somministrato al tempo zero.

Commento a: Paoletti, Giovanni; Keber, Enrico; Heffler, Enrico; Malipiero, Giacomo; Baiardini, Ilaria; Canonica, Giorgio Walter; Giua, Corrado; Comar, Carlotta; Vaiarelli, Katia; Gioiella, Giuliana; Aprile, Carlo; Basile, Angelo; Battisti, Anna; Cavalli, Camilla; Cirino, Mario; Bella, Mirka Dalla; Demontis, Rita; Di Donato, Gaetano; Di Gangi, Rita; Esposito, Antonio; Falanga, Gyada; Farfanetti Ghetti, Patrizia; Fimiani, Giuseppe; Florio, Alessia; Floris, Enrico; Fontanesi, Alessandro; Giuffrida, Antonino; Guccione, Carmelo; Lancia, Laura; Lanzoni, Anna Maria; Leo, Azzurra; Leone, Chiara; Levantino, Paolo; Marchionni, Matteo; Miccichè, Maria; Moneghini, Francesco; Policicchio, Pia; Rauseo, Antonio; Romano, Flora; Sequenza, Maria Josè; Stabile, Stefania; Zacchia, Matilde; Zanetti, Stefano Zanetti Iellousheg (2020). Effect of an educational intervention delivered by pharmacists on adherence to treatment, disease control and lung function in patients with asthma. Respiratory Medicine, 2020 Nov-Dec;174:106199.

Anche la comprensione delle indicazioni e modalità d’utilizzo della terapia giocano un ruolo fondamentale nell’aderenza alla terapia: i pazienti che non comprendono completamente indicazioni e modalità d'utilizzo del medicinale, percepiscono la terapia come meno efficace e sicura. Numerosi studi hanno evidenziato il ruolo fondamentale dei farmacisti nel promuovere l'aderenza terapeutica nella gestione delle malattie respiratorie. Uno studio recentemente pubblicato sulla rivista Respiratory Medicine, condotto dalla Società Italiana di Farmacia Clinica (SIFAC) in collaborazione con l’Istituto Humanitas di Milano, ha valutato l’efficacia di un intervento educazionale, condotto dai farmacisti clinici italiani, nel migliorare l’aderenza e il controllo dell’asma.

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GALENICA

TACROLIMUS FORMULATO IN SUPPOSTE: LA TERAPIA GALENICA NELLE IBD

di Rosalba Lombardo, Scientific and technical support - Compounding presso Acef

L

a preparazione galenica di supposte, microclismi e formulazioni semisolide rettali è diventata piuttosto rara e non fa certamente parte della routine quotidiana di un farmacista preparatore. Tuttavia, il basso costo e la semplicità di allestimento rendono questa via di somministrazione particolarmente interessante quando l’assunzione per via orale non è un'opzione praticabile a causa dell’età anagrafica del soggetto, della degradabilità del farmaco nei fluidi digestivi, dell’interferenza del cibo con l’assorbimento o ancora in caso di malattie che modificano l'assorbimento gastroenterico, in presenza di nausea, vomito o stato di incoscienza del paziente. 36

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In particolare, le forme farmaceutiche rettali risultano un valido approccio alternativo per trattare le Malattie Infiammatorie Croniche Intestinali (MICI), note a livello internazionale come Inflammatory Bowel Diseases (IBD), tra cui le affezioni più diffuse sono la Malattia di Crohn e la rettocolite ulcerosa. La terapia di base prevista per contrastare tali patologie in fase attiva (da moderata a grave) prevede il ricorso a potenti farmaci antinfiammatori, come i corticosteroidi. Nonostante questi ultimi rappresentino un'opzione di trattamento efficace della malattia, in molti pazienti l’utilizzo prolungato può indurre una condizione di dipendenza o resistenza che vanifica i risultati della cura.


GALENICA

TACROLIMUS Il tacrolimus è un antibiotico macrolide, isolato dal batterio del suolo Streptomyces tsukubaensis e appartenente al gruppo degli inibitori della calcineurina, una proteina implicata in numerosi processi biologici tra cui l’attivazione dei linfociti. È proprio grazie alla sua capacità di inibire l’attività della calcineurina e, di conseguenza, la proliferazione dei linfociti T, che il tacrolimus esercita le sue importanti proprietà immunosoppressive. Le specialità medicinali che contengono questo attivo sono generalmente impiegate per prevenire le reazioni di rigetto dopo un trapianto d’organo, per il trattamento di malattie autoimmuni, nonché per la cura di psoriasi e dermatiti atopiche. Formulato in supposte, il tacrolimus può essere utilizzato per il trattamento delle IBD con un dosaggio giornaliero consigliato tra i 2 e 4 mg. FIOSOLOGIA DEL RETTO Il retto è l’ultimo tratto dell’intestino crasso, che sbocca verso l’esterno mediante l’orifizio anale. Caratterizzato da una lunghezza di 10-15 cm e da una superficie interna di 300 cm², il retto si suddivide in ampolla rettale, retto perineale e canale rettale. L’ampolla rettale è l’area dilatata dell’intestino in cui si trovano le vene emorroidali che rappresentano la via di assorbimento dell’attivo della supposta. Quest'ultima, infatti, dopo l'introduzione nel retto e a seguito della contrazione dei muscoli anali, viene spinta nella parte alta dell'ampolla rettale dove il principio attivo è rilasciato, assorbito e messo in circolo attraverso la vena iliaca e la vena cava inferiore, limitando l'effetto di primo passaggio.

assorbita e messa in circolo attraverso la vena iliaca e la vena cava inferiore, limitando quindi l’effe primo passaggio

preparazioni di consistenza solida a dose singola, somministrate per via PREPRARAZIONI rettale RETTALI proprio per la loro La XII edizione della Farmacopea Ufficiale della Repubblica Italiana definisce le supposte come prepar di consistenza solidapresentare a dose singola, somministrate per via rettale proprio per la loro forma e consis forma e consistenza. Possono una forPossono presentare una forma conica, cilindrica o a torpedo, superficie liscia e peso tra 1 e 3 g. Le sup contenere uno o piùsuperficie principi attivi diversi disciolti, emulsionati o sospesi in veicoli che lib ma conica, cilindrica opossono a torpedo, liscia l’attivo/i, fondendosi, dissolvedosi o disperdendosi alla temperatura corporea, esercitando un’azione e peso tra 1 e 3 g. Le supposte possono contenere o sistemica. uno o più principi attivi diversi disciolti, emulsionati o sospesi in veicoli che liberano l’attivo/i, fondendosi, dissolvedosi o disperdendosi alla temperatura corporea, esercitando un’azioveicoli o eccipienti conferiscono alla supposta la consistenza necessaria alla somministrazione ret ne locale o sistemica. Iinfluiscono in modo determinante sul rilascio e sull’assorbimento dei principi attivi. In particola eccipienti utilizzabili si distinguono in lipofili e idrofili. I lipofili possono essere di origine naturale (c I veicoli o eccipienti conferiscono alla supposta la burro di cacao) o semisintetica (come il WITEPSOL ®, una miscela di mono, di e trigliceridi semisi solidi). Essi fondono alla temperatura corporea di 37° per liberare gli attivi. Gli eccipienti idrofili, consistenza necessaria alla somministrazione rettapolietilenglicoli (PEG) e glicerina stearato, possono fondere ad una temperatura superiore a quella ret necessitano di sciogliersi o disperdersi nelsul muco orilascio nelle secrezioni rettali. le e influiscono in modo determinante e sull’assorbimento dei principi attivi. In particolare, gli eccipienti utilizzabili si distinguono in lipofili e idrofili. I lipofili possono essere di origine naturale (come il burro di cacao) o semisintetica (come il WITEPSOL ®, una miscela di mono, di e trigliceridi semisintetici solidi). Essi fondono alla temperatura corporea di 37° per liberare gli attivi. Gli eccipienti idrofili, come polietilenglicoli (PEG) e glicerina stearato, possono fondere ad una temperatura superiore a quella rettale e necessitano di sciogliersi o disperdersi nel muco o nelle secrezioni rettali. FORMULAZIONE Le supposte formulate con tacrolimus prevedono l’utilizzo dell’eccipiente lipofilo WITEPSOL H 15. Dato che quest’ultimo è una polvere bianca o semi bianca insolubile in acqua, ma miscibile in olio, sarà incorporato in un eccipiente lipofilo.

PREPRARAZIONI RETTALI assorbita e messa in circolo attraverso la vena iliaca e la vena cava inferiore, limitando quindi l’effetto di La XII edizione della Farmacopea Ufficiale della INGREDIENTI primo passaggio Repubblica Italiana definisce le supposte come

TACROLIMUS MONOIDRATO EP GTDP 2-4 mg WITEPSOL H 15 (ECCIPIENTE PER SUPPOSTE) qb per 1 supposta MODUS OPERANDI FUSIONE ECCIPIENTE: Si procede con l’allestimento tramite fusione a caldo, fondendo la base WITEPSOL H 15 a bagnomaria a circa 35-40 °C. AGGIUNTA PRINCIPIO ATTIVO: In un mortaio triturare finemente TACROLIMUS MONOIDRATO e setacciare se necessario. Sospendere TACROLIMUS uniformemente nella base lipofila fusa.

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PREPRARAZIONI RETTALI La XII edizione della Farmacopea Ufficiale della Repubblica Italiana definisce le supposte come preparazioni

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GALENICA

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Conservare a temperatura ambiente tra i 15 ei 25 ° C, al riparo della luce, umidità e lontano da fonti di calore. Attenzione a temperature superiori a 30 °C. La conservazione in frigorifero è sconsigliata in quanto il freddo potrebbe causare la rottura delle RAFFREDDAMENTO: Lasciare solidificare lensupposte. IONE: Versare la miscela fusa nella cosiddetta “fase cremosa” negli STAMPI IN STRISCE ACEF per il tamente la massa delle supposte per raffreddavolumetrico. La “fase cremosa” indica la temperatura più bassa possibile compatibile con la mento. Questa è una fase molto delicata, infatti, AVVERTENZEdel e in grado di non pregiudicare il dosaggio volumetrico, ridurre il rischio di sedimentazione se avviene troppo bruscamente possono formarsi Tenere fuori della portata dei bambini. Tenere lonattivo e uniformare la solidificazione. Gli eccessi di prodotto in ciascun alveolo dello stampo crepe, fessurazioni o canali. L’intervallo fra la temtano da fonti di calore. Uso rettale. Non superare la essere successivamente eliminati con una spatola riscaldata. peratura di colata e quella di raffreddamento non dose giornaliera DAMENTO: Lasciare solidificare lentamente la massa delle supposte per raffreddamento. Questa èconsigliata. Non usare durante la a 15°-20°C. gravidanza e allattamento senza aver prima consulmolto delicata,dovrebbe infatti, se essere avvienesuperiore troppo bruscamente possono formarsi crepe, fessurazioni o tato il medico. Non utilizzare per periodi prolungati ntervallo fra la temperatura di colata e quella di raffreddamento non dovrebbe essere superiore a CONFEZONAMENTO: Sigillare lo stampo con senza consultare il medico. nastroloadesivo l’orifizio superiore BIBLIOGRAFIA ONAMENTO: Sigillare stampo per con chiudere nastro adesivo per chiudere l’orifizio superiore dell’alveolo. 1.) Tacrolimus for the Treatment of Ulcerative Colitis. Katsuyoshi Matsuoka, dell’alveolo. Confezionare il blister in un astuccio di nare il blister in un astuccio di cartoncino. Eiko Saito, Toshimitsu Fujii, Kento Takenaka, Maiko Kimura, Masakazu cartoncino. Nagahori, Kazuo Ohtsuka, and Mamoru Watanabe 2.) Tacrolimus Suppositories in Therapy-Resistant Ulcerative Proctitis. Jaeger NG S.U., Klag T., Hoeger K., Klumpp S., Escher M., Malek N., Stange E., Wehkamp J. N STRISCE ACEF PER 10 SUPPOSTE DA g 2. Si tratta di blister monouso con alveoli in of tacrolimus in distal colitis: feasible and safe. 3.) preformati Local application he hanno la doppia funzione di stampo e di packaging primario da dispensare alJolanda paziente. M van Dieren, Ad A van Bodegraven, Ernst J Kuipers, Eke N

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AROMATERAPIA

QUANDO IL SONNO MIGLIORA NATURALMENTE

di Stefania Sartoris, Farmacista – Biologo – Naturopata Professore a contratto presso il Dipartimento di Scienza e Tecnologia del Farmaco dell’Università degli Studi di Torino Formatore e consulente in Aromaterapia, Aroma Strategist

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utto ciò che vive, dorme. È una affermazione un po’ azzardata ma è assolutamente vera. Non si può vivere senza dormire: il sonno si osserva ovunque nel mondo degli esseri viventi; senza sonno nessun organismo può funzionare come dovrebbe. Eppure una grossa parte della popolazione lamenta “disturbi del sonno”: difficoltà ad addormentarsi, risvegli notturno, sonno senza riposo, tutti aspetti di un disagio che si ripercuote sull’intero arco della giornata. La prima considerazione è che il sonno, oltre ad essere una necessità, è soprattutto un

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“comportamento” e come tale deve essere considerato: una buona qualità del sonno implica il rispetto dei tempi ad esso dedicati, una attività fisica anche solo moderata ma costante (è sufficiente la camminata quotidiana), una alimentazione sana e soprattutto leggera alla sera. Senza questi presupposti è impossibile che il sonno ristori e svolga le proprie importanti funzioni. Pensiamo al mondo degli animali: da quel mondo veniamo anche noi, e loro, a differenza nostra, non si fanno condizionare dalla mente ma mantengono intatto l’istinto che rappresenta garanzia di armonia con la Natura.


AROMATERAPIA

Un animale che dorme lo riconosciamo proprio dal comportamento: assume una postura tipica, cerca un luogo accogliente e caldo, tranquillo, perché la risposta agli stimoli esterni risulti diminuita (quasi assente), questo perché a immobilità e riduzione della reattività nei mammiferi si associano particolari attività elettriche dell’encefalo che vengono riconosciute come specifiche e che presentano caratteristiche onde cerebrali: solo in questa fase il sonno può essere ristoratore e rigenerante come dovrebbe. Se consideriamo il sonno come un “comportamento” comprendiamo anche come sia necessario lavorare sulle sue modalità, o meglio sulle modalità che ad esso ci predispongono: non è sufficiente “mettersi giù e dormire” ma, per approfittare appieno di questo momento fisiologico, esso deve essere accompagnato da una serie di azioni (e perché no…da un “rituale”) che ci consentano di arrivarci nella maniera giusta. Un sonno corretto permette infatti all’organismo di svolgere tutta una serie di funzioni fondamentali come la “riparazione” dei danni subiti nel corso della giornata: dal momento che durante la veglia si consuma energia e si “degradano” un certo numero di strutture, a causa dello stress subito i tessuti in generale vanno incontro ad una sorta di “infiammazione silente” che, se non ridotta, prende il sopravvento diventando la porta di accesso alle principali malattie metaboliche. Il sonno fa si che l’organismo possa lavorare in senso contrario riducendo il processo infiammatorio: i ritmi metabolici rallentano, la temperatura si abbassa, il cuore rallenta il ritmo, l’energia risparmiata viene impiegata in quei processi di “pulizia” e riduzione dell’infiammazione che ci restituiscono al mattino un organismo pronto a difendersi dagli attacchi del mondo esterno. Pensate a come quando veniamo attaccati da agenti infettivi (anche in caso di una “banale influenza”) o quando subiamo un trauma fisico, sentiamo istintivamente la necessità di dormire: questo perché si mettano in moto tutti i processi di riparazione grazie ai quali le ferite guariranno e l’organismo si libererà dell’agente infettante. Il sonno è inoltre necessario perché il cervello funzioni in modo corretto: è stato dimostrato come la privazione di sonno abbia importanti ripercussioni sulle funzioni cognitive, anche una sola notte di sonno persa (e questo è un qualcosa che più o meno tutti abbiamo sperimentato) mette a

dura prova in termini di capacità di concentrazione ed apprendimento. Da questo punto di vista la funzione principale del sonno è il consolidamento della nostra memoria: il cervello durante il giorno immagazzina enormi quantità di informazioni codificandole sulla rete neurale, un po’ come in una sorta di “chiavetta USB” che poi verrà decodificata durante la notte eliminando le informazioni non utili e conservando quelle utili e lasciando “spazio libero” a quanto verrà appreso nella giornata successiva. La nostra attività mentale durante il sonno è dunque fervida: il cervello ripercorre “a salve” una parte della giornata e se da un lato conserva ciò che è utile dall’altro cancella i dati superflui. Anche le ore dedicate al riposo sono importanti, in termini quantitativi (almeno sette ore per notte) per consentire all’organismo di espletare tutte le funzioni, ma anche in termini di “momento” della giornata (intesa come arco delle 24 ore). Il “ritmo sonno-veglia” alla cui regolazione è subordinata quelle della maggior parte degli altri processi metabolici, è regolato da meccanismi precisi e questo è un qualcosa che è noto, a livello di ipotesi, da moltissimo tempo. Solo negli anni 2000 gli studi però hanno cominciato a dare delle “risposte” molecolari a questa ipotesi e nel 2017 il Nobel per la medicina è stato assegnato a tre scienziati (Jeffery Hall; Michael Rosbash e Michael Young) per aver scoperto il meccanismo molecolare che è alla base del controllo dell’orologio biologico impostato sul ritmo circadiano (24 ore) ed in sintonia con l’ambiente, ovvero con l’alternarsi della condizione di luce/buio e, più in generale con la rotazione terrestre. Per questo motivo risulta fondamentale che le ore dedicate al sonno siano quelle notturme, in particolare fra le 22.30 della sera e le 7.00 del mattino. Spesso invece facciamo tutt’altro. Ci allontaniamo dal ritmo interno: sempre di corsa, orari che non sono mai quelli che dovrebbero essere, pasti spesso frettolosi o troppo abbondanti, gli occhi che inseguono lo smartphone o il computer, attività fisica scarsa o nel momento serale (“esco dal lavoro e vado in palestra…è l’unico momento che ho…”): i nostri ritmi sociali nel tempo si sono sempre più allontanati da quelli biologici. Anche per questo ci sentiamo spesso stanchi, anche se ci sembra di aver dormito, a volte fatichiamo a concentrarci, altre volte invece il sonno non arriva proprio perché la mente continua a correre, Nuovo COLLEGAMENTO

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AROMATERAPIA

come in pieno giorno, dietro a mille pensieri e preoccupazioni. La causa è che il nostro orologio interno è sempre quello, non cambia: questo fa si che la maggior parte di noi viva “remando contro se stessa” e rende ragione del fatto che più di metà della popolazione occidentale soffra di disturbi del sonno. Per tutti questi motivi non si può pensare di gestire il sonno come più ci aggrada: bisogna avere ben chiaro che la soluzione non è rappresentata dalla “pastiglietta” ma da una serie di comportamenti che devono essere messi in atto. In prima battuta bisogna prendere consapevolezza che il sonno non può essere sostituito da relax, o da altre attività, che deve aver luogo in orari e con tempi precisi, che bisogna arrivare al momento del sonno dopo aver consumato un pasto non troppo abbondante ed averlo ben digerito, che l’attività fisica non deve essere praticata nelle ore serali, ma che deve essere praticata in modo costante e nelle ore diurne, e che il momento dell’addormentamento deve essere preceduto da un allontanamento dalle attività della giornata perché la mente deve essere calma. Sarebbe bene inoltre non utilizzare dispositivi elettronici nel periodo che precede il sonno e soprattutto non tenerli troppo vicini al letto: essi emettono particolari campi elettromagnetici a radiofrequenza che disturbano il ritmo del sonno ed influenzano negativamente addormentamento e risveglio. Non sempre è semplice e fra i tanti strumenti che possono venire in aiuto l’Aromaterapia rappresenta sicuramente uno dei più efficaci perché può accompagnare in tutte le fasi. La risposta del perché sia tanto efficace la troviamo nella sua origine, le piante. Anch’esse regolano i loro ritmi su quelli della Natura in termini di ore del giorno e di stagioni, in questo modo esse passano alla Materia Aromatica una “informazione” legata al ritmo e cominciano già ad accordare l’organismo con ciò per cui è predisposto. Inoltre si possono scegliere oli essenziali o essenze differenti a seconda del tipo di insonnia o di utilizzo. La Lavanda vera (Lavanda angustifolia) è ad esempio un ottimo rilassante, distende il sistema nervoso e calma il flusso dei pensieri. Può essere semplicemente utilizzata in diffusione (10 minuti prima del sonno), versata (poche gocce) su un fazzoletto da cui inalare per almeno 10 volte o su

un passettino di garza da riporre fra la federa ed il cuscino. Può essere massaggiata sulla pianta dei piedi(anche per i bambini di età superiore ai 3 anni) ed in questo modo si vanno a riequilibrare anche i centri energetici che sulla pianta dei piedi trovano corrispondenza. È indicata per insonnie che non si associano a cause specifiche ma semplicemente ad ansie generiche ed alla incapacità di rilassarsi e “lasciarsi andare al sonno”. Il Mandarino (Citrus reticulata) simboleggia l’accoglienza e l’abbraccio, può essere utile per tutte quelle persone che alla fine della giornata si sentono in qualche modo “altrove” e vorrebbero trovare pace e serenità sentendosi protette e “a casa”. Può essere diffuso nell’ambiente o massaggiato sotto la pianta del piede. La Verbena (Lippia citriodora), utilizzata in inalazioni a secco, direttamente dal boccettino, è utile per facilitare il riposo di tutte quelle persone che sono talmente stanche da non riuscire a prender sonno, che sono in qualche modo stanche di tutto ciò che hanno intorno. Verbena è l’occhio pieno di meraviglia sul mondo notturno e su ciò che ci circonda, combatte ansia e stress. Il Petitgrain (Citrus aurantium foglie) lavora sulla depressione e favorisce il sonno, ideale in questo caso la diffusione ambientale. La Melissa (Melissa officinalis) è un olio prezioso che riequilibra le emozioni ed i sentimenti, aiuta a non farsi sopraffarre dagli eventi della giornata ma anche dai “brutti pensieri” ricorrenti come i sensi di colpa ed è quindi adatta a tutte quelle persone che non riescono a “spegnere la mente” ma continuano a rimuginare durante la notte senza riuscire a prendere sonno. In questo modo lavora la Materia Aromatica direttamente sul disturbo del sonno ma essa, nella sua versatilità, può facilitare il riposo anche nelle ore precedenti, ad esempio quando la si utilizza per un pediluvio rilassante (ha effetto su tutto il corpo) o per un Bagno Aromatico: ad un cucchiaio di sale grosso da cucina si mescola in un recipiente di vetro un cucchiaio di olio vegetale (ad esempio Jojoba) e si aggiungono da quattro a sette gocce di olio essenziale o essenza. Si riempie una bacinella o la vasca di acqua non bollente, si immergono i piedi o il corpo, e si rovescia il mix. Il tempo di immersione è di 10; 15 minuti. Ci si sentirà completamente rigenerati. Una tisana di Melissa, Verbena o Malva concluderà il “rituale” accompagnando verso una notte di vero sonno rigenerante. dr.sartoris.stefania@gmail.com - Instagram: @ percorsincorso

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SALUTE E ALIMENTAZIONE

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di Elena Bottazzi, farmacista

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’alimentazione segue canali emotivi e legati alle sensazioni, così come aspetti razionali derivanti dall’attenzione quasi ossessiva al benessere e all’estetica corporea. Se osserviamo il comportamento dei pazienti e degli acquirenti del settore, ci accorgiamo che se da un lato non si è portati a seguire un’alimentazione che può creato problemi (per esempio perché presenta sostanze in grado di causare intolleranze, allergie o cattiva digestione), dall’altro il gusto e la vista di cibi graditi, che possono portare beneficio al benessere o alla sensorialità, contribuisce a preparare l’apparato digerente ad accoglierlo. Queste considerazioni sulla fisiologia della nutrizione portano intuitivamente a considerare il legame che intercorre tra il sistema nervoso e l’apparato digerente, quello che comunemente viene definito ‘asse intestino-cervello’.

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Un rapporto sempre più sotto i riflettori degli esperti: numerosi sono gli studi che stanno valutando in quali proporzioni e attraverso quali modalità biochimiche questi organi siano in grado di comunicare. Infatti anche l’intestino utilizza neurotrasmettitori per scambiare messaggi, con un trasporto d’informazioni bidirezionale, verso l’alto e verso il basso. Inoltre, si è scoperto che l’intestino, in grado di agire autonomamente rispetto al cervello e midollo spinale, è definito anche "cervello primitivo". L’argomento è stato discusso in un recente webinar organizzato dalla Federazione Italiana Fitness (Neurofisiologia del dimagrimento: una questione di metabolismo mentale). Per chi si trova a trattare da vicino questi temi, come operatore sanitario e del settore, bisogna considerare un tipo di alimentazione legata alle


sensazioni, che non sempre è sbagliata: per esempio se ci sono carenze o fragilità a livello corporeo, si può essere invogliati ad assumere alcuni tipi di frutta e verdura per reintegrare vitamine o minerali, così come cibi alcalini se c’è eccesso di acidità. Ma l’istinto porta anche a scegliere il famoso "junk food" o "comfort food", magari perché più rapido da preparare, più appetibile, si trova facilmente nella distribuzione o perché spesso si consumano pasti fast. Qui entra in gioco la bravura dell’operatore o dell’atleta, nel saper trovare una via di mezzo tra alimenti che gratificano solamente e quelli che sono soprattutto benefici. Così come cercare di capire cosa si nasconde dietro la necessità di assumere calorie o bevande energizzanti e tonificanti (food craving). Tenendo presente che non è solo l’eccesso di peso a far scattare il campanello

Lattobacilli, bifidobatteri, saccharomyces: i probiotici compaiono in numerosi articoli e campagne d’informazione. Sono coinvolti nel sistema di difesa immunitaria e nel mantenimento della corretta eubiosi, nella regolazione della produzione di succhi gastrici, quindi nella percezione della sazietà, così come si sta studiando il loro ruolo in disturbi psicologici e del comportamento, grazie alla correlazione che intercorre tra intestino e cervello.

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SALUTE PROFESSIONE E ALIMENTAZIONE FARMACIA

d’allarme, ma anche eccessiva magrezza o attenzione compulsiva alla bilancia. Differenti sono i disturbi del comportamento alimentare e vanno appunto da sottopeso a obesità. Si sa che la società occidentale non è più in carenza ma, al contrario, in abbondanza da sovralimentazione, condizione che però non si accompagna con altrettanta qualità nell’offerta. Anche lo stress, utile a livello fisiologico per scatenare l’istinto di "attacco-fuga", agisce, in termini di dispendio calorico, in modo molto differente rispetto a quello che siamo abituati a considerare normale attività fisica. Per questo è tempo di pensare soluzioni alternative che considerino per esempio momenti di semidigiuno o alimentazione liquida o ipocalorica, stagionale e km 0, senza necessariamente dover ricorrere agli ogm. Ricordando sempre che per la salute e benessere di mente e corpo, il binomio alimentazione e attività fisica è inscindibile.

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Junk food, comfort food, food craving, termini usati e abusati. In realtà indicano un fenomeno ben preciso, per cui il cibo viene utilizzato come mezzo per procurare piacere personale, per soddisfare bisogni e carenze e per consumare le energie e riserve corporee. Se, come diceva Ippocrate, ‘fa’ che il cibo sia la tua medicina e la tua medicina il tuo cibo’, si può notare come junk e comfort food dovrebbero essere almeno alternati con ‘cibo che soddisfa corpo e spirito’. L’eliminazione di ciò che procura piacere non sempre è la soluzione migliore, così come si cerca di reinserire alimenti che provocano intolleranze, proprio per evitare un ‘effetto rimbalzo’ da carenza. Esempi di comfort food: lo zucchero sembrerebbe compensare carenze di dolcezza e affetto e sembra aiutare in caso di abbassamento dell’umore, in realtà è un effetto del tutto temporaneo e che può creare dipendenza, come la caffeina o l’alcol. Un bicchiere di vino rosso ai pasti è anche fonte di sostanze antiossidanti, quindi sarebbe bene né eliminarlo né eccedere. Per contribuire alla riduzione di stanchezza e affaticamento, così come in casi di calo dell’umore e della concentrazione, la natura viene in aiuto con piante adattogene e toniche, come ginseng, rodiola, eleuterococco, molto utili se assunti nel modo corretto; si parla di food craving quando il desiderio di alimenti e sostanze diventa necessario e dipendente per soddisfare corpo e mente.


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FITOTERAPIA

I DOLORI ARTICOLARI E MUSCOLARI

di Piera Francesca Rasera, Responsabile marketing scientifico Phyto Garda

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ltre 5 milioni di persone, in Italia, soffrono di dolori articolari, con pesanti ripercussioni sulla quotidianità. Il dolore articolare si avverte in corrispondenza delle articolazioni, ovvero delle strutture di giunzione tra due o più ossa, come, ad esempio, l’anca, il ginocchio, la spalla, il gomito, il polso e la caviglia. Il dolore articolare è il segnale che nelle articolazioni è in corso un processo infiammatorio e di degenerazione cartilaginea, a 48

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carico di una o più strutture che compongono le articolazioni stesse. Questi dolori possono essere la conseguenza di un’intensa e prolungata attività sportiva che porta all’usura precoce delle strutture osteo-articolari. Altre cause possono essere il sovrappeso o lo stress, che comporta un aumento della rigidità muscolare. Esistono anche cause di natura patologica, quali infezioni virali, batteriche, malattie autoimmuni (come ad esempio l’artrite reumatoide), assottigliamento


FITOTERAPIA

della cartilagine (condropatia) tipico dell’anziano o della donna in menopausa. I sintomi sono quelli tipici dell’infiammazione: sensazione di calore, rossore, gonfiore e rigidità, perdita della funzionalità articolare. Molto comuni insieme ai dolori articolari sono i dolori muscolari che si localizzano spesso su collo, spalle, lombi e gambe. Si tratta di dolori molto fastidiosi che possono interferire con le normali attività quotidiane compromettendo la propria qualità di vita per periodi più o meno brevi. Tali rigidità possono essere il risultato di stress, tensione e postura scorretta che tendono a peggiorare con l’invecchiamento, oppure possono essere causati da sforzi eccessivi o traumi muscolari che limitano la libertà di movimento causando dolore. PRATICARE ATTIVITA FISICA REGOLARE Se esagerare con lo sport può essere causa di dolori articolari e muscolari, anche non praticare nessuna attività fisica può portare alle medesime conseguenze. È noto che per mantenere il corpo elastico e prevenire stati infiammatori e dolore è fondamentale sposare uno stile di vita attivo. Il movimento contribuisce a mantenere i muscoli forti e tonici. L’esercizio aerobico da preferire è sicuramente quello a basso impatto come ad esempio la camminata che permette di rafforzare i muscoli che mantengono il corpo eretto e migliora la stabilità della colonna vertebrale. YOGA E STRETCHING La pratica dello yoga aiuta a distendere i muscoli della schiena e in particolare alcune posizioni accelerano il recupero dal dolore. La pratica regolare rafforza tutta la muscolatura e fa diminuire il rischio di lesioni. È importante muoversi lentamente, non forzare mai il corpo a compiere allungamenti dolorosi e fare stretching prima e dopo l’attività fisica.

LA FITOTERAPIA E I MASSAGGI CON CREME A BASE DI ESTRATTI VEGETALI Esistono molti rimedi fitoterapici per contrastare i dolori articolari e muscolari. Conosciamo meglio alcune delle piante più indicate: ARTIGLIO DEL DIAVOLO (Harpagophytum procumbens): è una pianta perenne della famiglia delle Pedaliaceae impiegata da secoli nella medicina tradizionale dei popoli sud-africani, per il trattamento di vari problemi del sistema osteo-articolare. L'efficacia analgesica e anti-infiammatoria è dovuta agli Harpagosidi contenuti nella radice. Può essere assunto sia come integrazione alimentare sia formulato in preparati ad uso topico. PARTENIO (Tanacetum parthenium (L.) Sch. Bip): la tradizione erboristica lo indica efficace nel trattamento degli stati infiammatori. Ciò si deve soprattutto ai partenolidi, principi attivi contenuti nelle sommità fiorite della pianta, che contrastano la produzione di molecole infiammatorie. Viene tradizionalmente usato nel trattamento dei dolori reumatici ed artrosici. ZENZERO (Zingiber officinale Roscoe): è una spezia aromatica nota da sempre nella medicina ayurvedica per le sue virtù benefiche. Inizialmente impiegato come rimedio in caso di affaticamento, nausea e problemi digestivi, oggi viene apprezzato anche per il suo effetto antinfiammatorio. Il suo meccanismo d’azione è basato sul fatto che riduce la formazione di mediatori dell’infiammazione quali trombossani e leucotrieni. GLUCOSAMINA E CONDROITIN SOLFATO: sono sostanze naturalmente presenti nell’organismo. Rinforzano le cartilagini aiutandole a trattenere acqua e proteggendole dall’usura fisiologica legata all’età. Nuovo COLLEGAMENTO

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#FARMACISTADIGITALE

LA PAGINA SOCIAL STRUMENTO DI RELAZIONE O DI PROMOZIONE?

di Monica Faganello, farmacista digital marketing specialist per la farmacia

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NCHE PER LA FARMACIA SI PARLA ORMAI DI GUERRA DEI PREZZI: LA CONCORRENZA È AUMENTATA E CI SI TROVA COSTRETTI A COMPETERE SUL PREZZO, RIDUCENDO PROGRESSIVAMENTE IL MARGINE DI GUADAGNO. PER EVITARE DI CADERE VITTIMA DI QUESTO MECCANISMO ESISTE UNA SOLUZIONE: DIFFERENZIARSI DAI VICINI SVILUPPANDO SERVIZI ALL’INTERNO DELLA PROPRIA FARMACIA E FACENDO RETE CON IL TERRITORIO, CON LA GENTE. 50

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La parola d’ordine è quindi specializzazione, unicità di proposta. Guardiamo prima di tutto ai nostri concorrenti, facciamo un’analisi e cerchiamo di individuare cosa la nostra farmacia può offrire di diverso in termini di prodotti e di servizi. Una volta trovato il punto di forza della nostra attività, facciamolo conoscere alle persone che vivono nel nostro territorio utilizzando anche gli strumenti digitali: il sito e i social media. Nel secondo numero di #farmacistadigitale abbiamo ampliamente parlato dell’importanza del


#FARMACISTADIGITALE

sito, come farlo, come strutturalo, come mantenerlo sempre aggiornato ed attivo. Oggi ci concentriamo sul social per eccellenza: Facebook (FB). Facebook rimane il canale social privilegiato sia per numero di iscritti sia per numero di utenti attivi quotidianamente. Per operare al suo interno dobbiamo avere un Profilo personale che possiamo paragonare a una sorta di diario virtuale dove pubblicare contenuti riguardanti la nostra vita: dati demografici, interessi, passioni, relazioni interpersonali. Quante più informazioni inseriremo nel nostro profilo personale, tanto più Facebook potrà profilarci e proporci contenuti in linea con i nostri interessi. Il Profilo personale non ha e non deve mai avere fini commerciali. Le persone che vi accedono hanno ricevuto la nostra approvazione e sono diventati amici/friends. Ogni Profilo personale può amministrare una o più Pagine e uno o più Gruppi. La Pagina invece ha scopo di business e serve a promuovere la vostra farmacia, farne conoscere le caratteristiche, la storia, i valori. Gli utenti si collegano semplicemente attraverso il “Mi piace” diventando quindi fan di quella pagina senza bisogno di approvazione. Non ci sono limiti al numero di fan, vi è la possibilità di analizzare e misurare le performance della pagina (Insight) e di creare contenuti sponsorizzati (Facebook Ads). La creazione di una pagina aziendale è legata a motivi e obiettivi diversi da quelli di un profilo ma simili a quelli di FB: raggiungere persone e quindi clienti potenziali attraverso inserzioni mirate per guadagnare e accrescere il proprio business. Chiarite le caratteristiche e le differenze tra un profilo personale e una pagina aziendale, introduciamo un concetto nuovo: il News feed o Sezione notizie. Con questo termine si intende lo spazio riservato alle notizie che ogni utente di FB vive ogni giorno e che viene alimentato da: • aggiornamenti di stato degli amici (per l’80%) • aggiornamento della Pagine • aggiornamento dei Gruppi • sponsorizzate a pagamento.

È nel News feed che si creano e si consolidano le relazioni tra le persone e tra le persone e le aziende. Ognuno di noi ha il suo News feed e quello che si merita! Cosa significa? Che è Facebook e il suo algoritmo che decide quali notizie noi vediamo e in quale ordine, privilegiando i post di amici/ pagine con cui l’utente interagisce maggiormente. Ognuno di noi nel momento in cui consulta FB vede una sequenza di notizie personalizzata, creata ad hoc con l’obiettivo di mantenerci dentro la piattaforma per il tempo più lungo possibile. Ogni News feed è un mix su misura scelto tra i post degli amici, delle Pagine aziendali e delle sponsorizzate. Più una notizia riesce a catturare l’attenzione dell’utente “costringendolo” a soffermarsi, e più ha la capacità di stimolarne una interazione, maggiormente FB la premierà in visibilità sul feed. Partendo da questa logica di pubblicazione, possiamo comprendere l’importanza dell’immagine scelta (che deve catturare l’attenzione) e del contenuto pubblicato che deve essere interessante, accattivante e soprattutto stimolare reazioni (ovvero condivisioni, commenti, like). L’obiettivo quindi della pagina della vostra farmacia non è vendere un prodotto ma costruire relazione: l’utente trascorrerà più tempo nella piattaforma che premierà la vostra pagina in visibilità. CREAZIONE E CONFIGURAZIONE Quando decidiamo di creare la pagina della farmacia dobbiamo farlo con molta attenzione, nulla può essere improvvisato. La scelta delle foto, dei post, dei contenuti, il tone of voice, le informazioni inserite devono essere adeguate al raggiungimento dell’obiettivo per il quale abbiamo deciso di essere presenti sulla piattaforma. Prima di tutto dobbiamo porci una domanda. Cosa vogliamo ottenere dalla nostra presenza su Facebook? • Vogliamo solo farci conoscere? • Vogliamo aumentare il numero dei nostri fan? • Vogliamo promuovere il nostro negozio online? Nuovo COLLEGAMENTO

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costruire relazione: l’utente trascorrerà più tempo nella piattaforma che premierà la vede una sequenza di notizie personalizzata, vostra pagina visibilità. ro la piattaforma per in il tempo più lungo celto tra i post degli amici, delle Pagine #FARMACISTADIGITALE e configurazione riesceCreazione a catturare l’attenzione dell’utente cità di stimolarne una interazione, Quandoda decidiamo di creare la pagina della farmacia dobbiamo farlo con molta attenzione, ed. Partendo questa logica di pubblicazione, nulla (che può essere improvvisato. La scelta edelle foto, dei post, dei contenuti, il tone of voice, le gine scelta deve catturare l’attenzione) LE IMMAGINI DEL PROFILO E COPERTINA SONO informazioni inserite devono essere adeguate alDELLA raggiungimento dell’obiettivo per il quale essante, accattivante e soprattutto stimolare FONDAMENTALI PERCHÉ SONO LA PRIMA COSA CHE abbiamo deciso di essere presenti sulla piattaforma.

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macia dobbiamo farlo con molta attenzione, gerlo. l’obiettivo facendo prima un’indagine in rete edstrategia escluden- per Definito della nostra presenza su FB, dobbiamo impostare una oto, dei post, dei contenuti, il tone of voice, le do nomi già in uso. raggiungerlo. FASI DELLA CREAZIONE per il quale al raggiungimento dell’obiettivo Dal profilo personale possiamo facilmente creorma. FASI DELLA CREAZIONE are una pagina cliccando sul Tab Crea, quindi la partepossiamo relativa ad Azienda o Dalselezioniamo profilo personale facilmente creare una pagina cliccando sul Tab brand cliccando poi sul tasto Inizia. selezioniamo la parte relativa ad Azienda o brand cliccando poi sul tasto Inizia.

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Il passaggio successivo è la scelta della foto profilo (1) e della foto copertina (2). Queste immagini sono fondamentali perché sono Il due passaggio successivo è la scelta della foto profilo (1) e dell la prima cosa che l’utente vede quandoperché entra sono la prima Queste due immagini sono fondamentali in contatto con noi e attraverso cui identifica i identifica i no quando entra in contatto con noi e attraverso cui nostri valori, la nostra identità, i nostri obiettivi. A questo punto è necessario scegliere la categoria corrispondente al proprio business e i nostri obiettivi. Nel caso diuna unafarmacia farmacia fotoprofilo profilo sarà caso di lalafoto rappresentata dal completare tutti i campi. Il nome della paginaNel (nome della vostra farmacia) vasarà scelto con rappresentata dal logo e dovrà rispettare delle dimensioni minime: 180x180px 72dpi. È bene ricordare che log cura facendo prima un’indagine in rete ed escludendo nomi già180x180px in uso. 72dpi. È bene dimensioni distinte. Il logominime: è il segno grafico che caratterizza la farmacia m che logo e marchio sono due cose diricordare logo più scritta. ll logo deve essere riproducibile in qualsiasi distinte. Il logo è il segno grafico che caratterizza mezzo. Deve potere essere usato su sfondo scuro o chiaro e d la farmacia il marchio l’insieme diper logo avete un logomentre vecchio, cogliete èl’occasione fare un restylin più scritta. ll logo deve essere riproducibile in brand. dimensione e su qualsiasi mezzo.il Deve Laqualsiasi foto di copertina rappresenta chi siamo: mio consiglio è qu potere essere usato su sfondo scuro o chiaro e una bella im farmacia (per esempio l’ingresso, l’entrata) oppure deve essere “vettoriale”. Se avete un logo vecfarmacisti e collaboratori all’interno del luogo di lavoro. Da evit chio, cogliete l’occasione per fare un e privilegiando immagini professionali. Larestyling foto copertina deve av valorizzare il vostro brand. minime: 828x475px 72 dpi. Ricordiamo che da mobile il conten La foto di copertina rappresenta chi la siamo: il anche su m 315px (attenzione quindi ad ottimizzare visibilità mio consiglio è quello di far la vostra far utilizzato per la navigazione invedere piattaforma).

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In passo successivo è l’aggiunta di un pulsante personalizzabi che può dare la possibilità all’utente di inviarci una mail, un me via WhatsApp o una richiesta di informazioni.


#FARMACISTADIGITALE

SCUOLA di

Galenica Utifar

macia (per esempio l’ingresso, l’entrata) oppure una bella immagine del vostro staff, farmacisti e collaboratori all’interno del luogo di lavoro. Da evitare immagini ludiche privilegiando immagini professionali. La foto copertina deve avere queste dimensioni minime: 828x475px 72 dpi. Ricordiamo che da mobile il contenuto visibile si riduce a 315px (attenzione quindi ad ottimizzare la visibilità anche su mobile che è il device più utilizzato per la navigazione in piattaforma). In passo successivo è l’aggiunta di un pulsante personalizzabile (3) o CTA- Call to Action che può dare la possibilità all’utente di inviarci una mail, un messaggio via Messenger o via WhatsApp o una richiesta di informazioni. Successivamente dovremo cliccare sul Tab Informazioni (4) e compilare tutti i campi: contatto, numero di telefono, e-mail, sito web, orari di apertura (importanti e da variare in caso di turni o ferie), mappa ecc. All’interno delle Informazioni vi è la sezione Storia: qui parlerete della storia della farmacia e del motivo che ha portato ad aprire la pagina aziendale. Cliccando poi su Impostazioni (5) della pagina, potremo selezionare il Tab Generali e modificare al suo interno alcune voci: Visibilità della pagina, Filtro volgarità, Moderazione della pagina. Infine, sempre da Impostazioni, selezionare il Tab Ruoli della Pagina e assegnare ruoli diversi per esempio ai nostri collaboratori. Il suggerimento è quello di avere almeno due amministratori per ogni pagina aziendale (che devono essere amici). A questo punto siamo pronti e possiamo cominciare a pubblicare il nostro primo post e quelli successivi cercando contenuti e immagini accattivanti che rinnovino e consolidino ogni giorno l’interesse dei nostri fan. Il numero di post, il contenuto, i giorni di pubblicazione devono seguire un piano editoriale finalizzato al raggiungimento dell’obiettivo della pagina. La definizione di una strategia aziendale e la realizzazione di un piano editoriale social sono alla base di un corretto utilizzo del social della farmacia. Di questo parleremo nella prossima puntata di #farmacistadigitale. info@farmacista-digitale.it

EVENTI ECM

Scuola di Galenica Utifar: Crescere nella professione GLI APPUNTAMENTI PER IL 2021 SONO MOMENTANEAMENTE SOSPESI. NON APPENA SARÀ POSSIBILE VI INFORMEREMO SULLE NUOVE DATE

La scuola ha l’obiettivo di diffondere la cultura galenica in modo critico e di fornire al farmacista le conoscenze più innovative in materia di preparazioni. Le lezioni si svolgeranno sia in aula sia in un laboratorio attrezzato con macchinari e utensili di ultima generazione. I partecipanti saranno seguiti dalla guida esperta dei docenti Adalberto Fabbriconi, Piero Lussignoli, Mario Marcucci e Pietro Siciliano che proporranno diverse formulazioni supportate da una ricca documentazione scientifica.

SEGUITE GLI AGGIORNAMENTI SUL SITO WWW.UTIFAR.IT 53

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Informazioni: 02 70608367 - utifar@utifar.it


MARKETING

IL MARKETING

IN FARMACIA Intervista a Eugenio Flaccovio

di Eugenio Genesi e Francesco Garruba, farmacisti fondatori del blog "In caso di..."

Quanto impotente è il marketing per le farmacie? E quanto possono essere aggressive le strategie messe in atto? Si tratta di questioni molto dibattuta all’interno della categoria, alle quali è difficile dare una risposta univoca. Abbiamo voluto parlarne con Eugenio Flaccovio, uno tra i più riconosciuti esperti di un settore delicato per il presente e il futuro della professione.

O

ggi la farmacia può fare a meno di un professionista del marketing? Personalmente ritengo che questo rientri direttamente nella cerchia di professionisti che collaborano direttamente con la farmacia, tra cui il commercialista, il consulente del lavoro e tutti quelli che compongono il team. Abbiamo bisogno di saper comunicare sia il sapere acquisito sia le iniziative che abbiamo intenzione di sviluppare giorno dopo giorno. Il Marketing, non essendo normato, a differenza di altre figure professionali, comprende molti avventurieri, che rischiano di portare ad obiettivi sbagliati. Eppure il marketing è una scienza. 54

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La qualità del relatore non sempre è correlata alla qualità dei contenuti. Facciamo un esempio pratico Francesco, chi non conosce in modo approfondito la materia rischia di offrire strumenti e non reali bisogni. Abbiamo testato in alcune farmacie pilota, per esempio, i risultati portati del led wall, e non siamo riusciti a garantire attraverso la pubblicità prodotta il rientro dell’investimento. C’è bisogno di marketing, ma di quello giusto. Io propongo un marketing scientifico, perché direttamente legato alle iniziative proposte, misurando volta per volta la resa reale dell’evento. Il tutto quindi diventa esperenziale.


MARKETING

Il farmacista ha il concetto di misurare l’investimento e/o la campagna marketing applicata? Non sempre. Questo concetto, proprio dell’imprenditoria, non sempre lo si ritrova nel direttore aziendale, a prescindere dal campo in cui opera. La spiegazione è da ricercare nel falso mito che da la visibilità. A questo si accompagna un secondo problema largamente diffuso, ovvero quello di scambiare lo strumento con l’obiettivo. Capisco che devo andare avanti, che devo crescere e quindi che ho bisogno del marketing, allora pago il social media manager per fare la pagina FaceBook oppure investo nell’acquisto di uno schermo luminoso senza un vero piano d'azione. Ecco un esempio pratico di cosa intendo per pagare lo strumento e non l’obiettivo. Sostenuto l’investimento ho l’obbligo di porre alcune domande tra cui: E’ stata questa determinata spesa a farmi progredire? Posso misurarlo? Appare quindi evidente il suo modo di operare, le va di raccontarci come si è preparato per questo? La mia formazione in materia di marketing parte da lontano, attraverso lo studio delle basi del marketing e i professionisti che hanno contribuito a crearlo. Mi riferisco a Rosser Reeves, pubblicitario statunitense dello scorso secolo che coniò per primo il concetto di USP unique selling proposition. Partendo da una promozione unica e concentrata su un solo beneficio possiamo attrarre nuovi consumatori e favorire il ritorno di quelli già acquisiti. Mi sento particolarmente legato a questo autore, tanto da avere la sua fotografia nel mio studio. Per chi mi segue è facile ed immediato acquisire queste competenze, data la semplicità del metodo. Al Ries e Jack Trout sono gli autori delle "22 immutabili leggi del marketing", e completano il trio di autori che nella storia moderna hanno messo le basi del marketing. Io sono partito dai loro insegnamenti e a loro sono rimasti nella creazione di linee guida e indicazioni per il farmacista.

Crede che il Farmacista vada formato in tal senso? Ritengo che dopo il percorso di studi in Farmacia, la persona che vuole investire in questo campo abbia bisogno di acquisire competenze anche in tema di comunicazione perché nei cinque anni universitari questo non avviene. Non per forza ciò che studiamo all’Università è direttamente applicabile nel nostro ambito lavorativo. Dobbiamo fornire un mezzo pragmatico che consenta al farmacista di ottenere risultati, di misurarli e andare così avanti. Il marketing moderno, oggi insegnato a livello accademico, spesso si basa sui principi di Philip Kotler, anch’egli luminare statunitense del marketing e ancora vivente. Il suo metodo importato in Italia, è orfano di tutta una serie di passaggi, tra cui i fondamentali del marketing e quindi rischia per questo di non essere correttamente compreso. La sua applicazione diretta infatti porta direttamente allo strumento, senza considerare l’obiettivo. Approfondiremo tra poco questo aspetto e il suo significato. Numeri alla mano, e sono consapevole di essere pungente in questo caso, ci dicono che i riferimenti istituzionali non funzionano. Non funzionano perché propongono direttamente lo strumento e non misurano i risultati della sua applicazione. Oggi ci si imbatte sempre di più in consulenze volte a misurare la resa dello scaffale, il posizionamento del prodotto o l’arredo stesso dei locali della farmacia. Ma questo non basta. Io ritengo personalmente che il venditore di questo servizio deve prima di tutto riferire il livello di frequentazione dello scaffale in riferimento al livello di frequentazione della farmacia stessa. Ci spieghi meglio. Qual’è l’errore più frequente che riscontra nelle Farmacie che visita? Oggi la maggior parte delle farmacie sono strutturate per arrivare senza ostacolo dall’ingresso al banco. Prima di tutto devo rallentare questa corsa, creando quindi un percorso. Solo dopo posso pensare di passare alla fase successiva, ovvero la misurazione. Nuovo COLLEGAMENTO

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RECENSIONI

Alberto Tomasi INTRODUZIONE ALL'ARTE DI VIAGGIARE IN SALUTE 101 perché ai quali saper rispondere (prima di partire)

Alberto Tomasi

INTRODUZIONE ALL'ARTE DI VIAGGIARE IN SALUTE

101 perché ai quali saper rispondere (prima di partire) Cultura e Salute Editore Perugia Un noto proverbio saharawi afferma che “Un viaggio non è fatto di chilometri percorsi, un viaggio è fatto dalle cose che si portano con sé”. É seguendo questo spirito che Alberto Tomasi ci racconta l’arte di viaggiare in salute, nelle pagine di un libro dalla grande attualità in grado di collegare i posti più esotici e interessanti del mondo ad altrettante malattie infettive, spiegandole e mettendoci in guardia rispetto alle precauzioni da intraprendere quando, prima o poi, potremo ricominciare a viaggiare. Nel libro, si parla anche di vaccinazioni, di conservazione dei farmaci e di molte altre attenzioni che i farmacisti sono abituati a spiegare ai propri clienti quando questi si accingono a partire per mete lontane. Un’ampia sezione ci racconta dei rischi non infettivi legati ai differenti posti, come, per esempio, i disturbi legati all’altitudine o i problemi di disidratazione. In ultimo, una forte attenzione ai viaggiatori particolari: dai diabetici, alle donne in gravidanza. Senza dimenticare i nostri amici a quattro zampe, sempre pronto a seguirci, nolenti o volenti, fino in capo al mondo. Un libro da leggere e da consigliare ai clienti della farmacia.

MARKETING

Se il banco è a portata di mano ha senso misurare la resa dello scaffale? Prima creiamo delle attrazioni sugli scaffali, delle barriere per arrivare al banco e poi misuriamo. E’ stato criticato per i suoi “strumenti” di Marketing legati al mondo della Farmacia? In passato sono stato criticato perché promuovo il Black Friday in farmacia. Si arriva alla promozione di un evento di grande successo commerciale e si è in grado di comprenderlo solo se abbiamo una visione ampia del piano marketing esteso alle 12 mensilità dell’anno. Est modus in rebus. Viviamo in una società consumistica e la gente si diverte a fare affari. Se mi limito a un momento di euforia commerciale una volta all’anno, non ledo quanto costruito negli altri 12 mesi, e non creo danno alla mia azienda, né in termini di immagine, né in termini economici. A questo si arriva creando un piano marketing che metta in equilibrio i tre ruoli del farmacista moderno, ovvero il ruolo sanitario, sociale e commerciale appunto. Il tutto deve convivere correttamente senza essere sbilanciato verso uno di questi. Al ruolo sanitario competono la creazione di campagne di prevenzione e di screening sulla popolazione, senza aspettare che dall’alto arrivino delle proposte, ma essere noi gli autori di queste. Al ruolo sociale attribuiamo la capacità di intrattenere il consumatore tornando a essere il punto di riferimento sul territorio, data dall’autorevolezza che va coltivata appunto, e non inquinata con iniziative svilenti. A questo riferiamo la creazione di concorsi, che distraggono la persona e permettono viceversa di stimolare la loro creatività senza subire passivamente il passatempo della televisione. Nello scorso mese di aprile abbiamo condotto una bellissima campagna che ha avuto il giusto risalto anche della stampa. Abbiamo stampato 150.000 copie del piccolo principe e lo abbiamo distribuito nelle farmacia aderenti all’iniziative gratuitamente o al costo simbolico di 1€. A questo punto posso pensare di inserire delle campagne commerciali, come il Black Friday che so divertire e non ledere in alcun modo la professionalità.


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DALLE AZIENDE

RISTRUTTURARE

A FARMACIA APERTA

R

Rinnovare una farmacia senza chiudere un giorno e durante la pandemia è possibile. Ce lo raccontano i diretti interessati.

innovare il look e cambiare il layout alla propria farmacia può sicuramente essere una leva al successo. Decidere di ristrutturare però è una scelta che comporta un’attenta valutazione, spesso affiancata da dubbi e paure, a maggior ragione in questo periodo storico. Spesso si ha timore di chiudere per i lavori. Essere costretti a chiudere per ristrutturazione significa bloccare la macchina aziendale di una farmacia e spinge la propria utenza temporaneamente verso la concorrenza, con il rischio di perdere i clienti meno affezionati. Il dottor Rosario Perre, titolare della farmacia 1° Maggio a Corbetta (MI), ha recentemente rinnovato la sua farmacia. Ha deciso di rivolgersi a Fastpharma, un’azienda che gli ha garantito tempi certi e soprattutto che gli ha permesso di non interrompere l’attività a orario continuato durante i lavori. 58

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Dottor Perre, quanto ha influito la possibilità di non chiudere sulla sua scelta di rinnovare? Ristrutturare era una necessità. La farmacia non solo aveva bisogno di essere più accattivante, ma anche più funzionale a livello logistico. Il progetto di Fastpharma mi ha colpito proprio perché’ coniugava al meglio le esigenze di marketing ed estetica alla praticità. La possibilità di ristrutturare a farmacia aperta è stato il fattore che mi ha convinto totalmente. Ma è riuscito davvero a lavorare come immaginava? Anche meglio di come immaginavo! Non era normale ovviamente, ma siamo riusciti, per così dire, a mantenere la “velocità di crociera”. La differenza di fatturato durante i lavori è stata minima e i clienti potevano continuare a servirsi nella loro farmacia di fiducia, come sempre.


DALLE AZIENDE

Certo, c’è da ricordare che era già in corso la pandemia di covid-19. Sentiamo l’ingegnere Giuseppe Scaramozzino di Fastpharma a riguardo. Ristrutturare a farmacia aperta è già di per sé una sfida, in aggiunta avete anche installato un automatismo. In tutto questo, la pandemia ha rappresentato un ulteriore ostacolo? Sono ormai diversi anni che offriamo la possibilità di ristrutturare a farmacia aperta, e abbiamo acquisito una certa esperienza in merito che è stata fondamentale per riuscire ad adattare i lavori alle condizioni imposte dalla pandemia. La gestione del cantiere è stata complicata da misure di sicurezza che dovevano limitare al minimo le occasioni di contatto tra le maestranze. Questo ha certo comportato una valutazione aggiuntiva nell’organizzazione del cantiere per

garantire la consueta efficienza, ma possiamo dire che è stato un ostacolo che abbiamo superato con successo. Dottor Perre, crede sia stato un periodo sbagliato per ristrutturare? No, non per me. Certamente, come l’ingegnere faceva notare, ci sono state più cose da considerare, ma ho sempre avuto fiducia nel fatto che fossi in buone mani. Ora lavoriamo meglio e più di prima, che di questi tempi è di fondamentale importanza. Posso dire quindi di essere grato al me di allora per aver fatto quella scelta. Quindi si può ritenere soddisfatto? Non potevo chiedere di meglio, soprattutto considerando tutte le difficoltà. Consiglio Fastpharma non solo per la loro puntualità, ma anche per la qualità degli arredi e la loro professionalità. Nuovo COLLEGAMENTO

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DR & Domande e Risposte

CONSULENZE UTIFAR Riservate ai soci e gratuite

Se sei socio di Utifar e hai bisogno di una risposta ad un quesito di carattere legale, fiscale, del lavoro, di una consulenza professionale o indicazioni su come allestire un preparato magistrale, invia il quesito per fax o via e-mail a: SEGRETERIA UTIFAR PIAZZA DUCA D'AOSTA, 14 MILANO TEL. 02 70608367 FAX 02 70600297 E-MAIL: utifar@utifar.it

I CONSULENTI UTIFAR FISCALI: Studio Brunello e Partner LEGALI E LEGISLATIVE: Avv. Claudio Duchi, Avv. Paolo Leopardi GALENICHE: Dr.i. Adalberto Fabbriconi, Piero Lussignoli, Mario Marcucci, Pietro Siciliano MEDICINE NON CONVENZIONALI: Prof. Rocco Carbone, Dr.ssa Valentina Petitto ASSICURATIVE: Mutua Tre Esse ENPAF: Dr. Paolo Giuliani BANCARIE E FINANZIARIE: Dr. Giampiero Bernardelle PROGETTAZIONE SPAZI RETAIL E ADEGUAMENTO NORMATIVE: Arch. Luca Melchionna

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RICETTA VIA PEC Posso accettare una ricetta di cannabis inviata con la Pec e con firma digitale? In caso di controllo dei Nas possono sorgere obiezioni? In Italia, la dematerializzazione della ricetta medica è cominciata nel 2014 quando le ricette SSN (quelle “rosse”) sono state trasformate in promemoria cartacei, ossia fogli di carta che non hanno valore formale come ricetta medica, ma che contengono informazioni tecniche (codici ricetta e codice fiscale paziente) per accedere alla ricetta medica elettronica che ha “fisicamente” e “legalmente” sede online (nel SAC, per i più tecnici). Ad essa sono seguiti nel gennaio 2019 la dematerializzazione della ricetta veterinaria, diventata ricetta elettronica veterinaria (REV) e ricetta elettronica veterinaria galenica (REVG). A Febbraio 2020 sono diventati elettroniche anche le ricette SSN dei farmaci in DPC (Distribuzione Per Conto, per gli addetti ai lavori), semplicemente includendole come ricette del SSN. Nel mondo Farmacia, mancano ormai solo 2 grandi categorie da trasformare in ricette elettroniche: - farmaci stupefacenti, inclusa la galenica; - ricette bianche ad uso umano, inclusa la galenica. Posto che gli obblighi del farmacista sono quelli di conservazione della ricetta (art. 167 RD 1265/34) e di apposizione della data di spedizione, del prezzo praticato (art. 37 RD 1706/38) e della firma del preparatore e, visto che il documento essendo digitale, va trattato solo come digitale (timbro, data, prezzo praticato e firma del farmacista preparatore devono essere per forza poste digitalmente), alla richiesta dell’interessato andrebbe data risposta negativa. Tuttavia, con le dovute accortezze e con abili tecnici informatici a disposizione, il tutto potrebbe divenire possibile tenendo ben presente che la spedizione via Pec delle prescrizioni dovrebbe direttamente pervenire dal medico al farmacista purchè il medico venga appositamente autorizzato dal paziente al fine di evitare problemi sia di natura penale sia per la tutela della privacy. Avv. Paolo Leopardi


CONSULENZE UTIFAR SERVIZI ESTERNI ALLA FARMACIA La mia farmacia, per mancanza di spazio, non ha un locale adibito ai servizi (misurazione glicemia, colesterolo, holter, test sierologici ecc.). A circa cinquanta metri dalla farmacia, c'è la possibilità di un locale: che potrei usare con la presenza di un infermiere a tale scopo. In tal modo, considerando anche la criticità socio sanitaria del momento, permetterei ai miei clienti/ pazienti di poter usufruire dei suddetti servizi su appuntamento, senza file snervanti e principalmente senza assembramenti pericolosi ed inutili all'ingresso. Lasciando il locale farmacia per la dispensazione del farmaco. Posso attuare questo progetto in base alla normativa vigente ed alle varie disposizioni di legge? I servizi differenti dalla dispensazione di farmaci e prodotti sanitari, consentiti dalla normativa, possono essere erogati solo all'interno dei locali della farmacia. Tuttavia, attesa la mancanza di spazi in molte occasioni sia per il magazzino che per il laboratorio galenico, vi sono varie iniziative volte ad ottenere deroghe per l'utilizzo di spazi diversi da detti locali. Non è escluso, soprattutto alla luce delle esigenze attuali (es. servizio di tamponi rapidi autorizzati in molte Regioni), che non vi siano in futuro novità per l'erogazione dei servizi in spazi diversi limitrofi a quelli della farmacia. Avv. Paolo Leopardi SPESE PER LA CONSEGNA IN FARMACIA Alcuni distributori, in caso di acquisti al di sotto di un certo budget, applicano spese per la consegna. Talvolta, queste annullano quasi completamente il margine. È legittimo se non riportato sul contratto di fornitura? Per quanto concerne i rapporti di fornitura delle farmacie, questi sono solitamente verbali (al massimo con scambio di mail) e quindi non vi sono clausole quali quella relativa alle spese di consegna. Ciò non toglie che gli accordi verbali, seppur con maggiori difficoltà, non si possano far valere. Se viceversa la clausola relativa al costo della consegna non è prevista in un contratto scritto non può essere richiesta dal fornitore. La questione è stata da tempo risolta anche giuridicamente (C. Costituzionale n. 295/2009) oltre che da parte dell'Autority competente. In sintesi : - sono liberamente derogabili dalle parti, per lo più a seguito di accordi commerciali, le quote di spettanza di industrie e grossisti; - sono inderogabili - ovviamente verso il basso, perchè minime - quelle riconosciute alle farmacie. Avv. Paolo Leopardi

QUARANTENA FIDUCIARIA Sono un farmacista libero professionista. Mi è stata imposta la quarantena fiduciaria poiché ad un mio stretto familiare è stato diagnosticato il COVID-19. L’Asl, nonostante abbia fatto un tampone molecolare risultato negativo, sostiene di non poter applicare la deroga come operatore sanitario. Vorrei sapere se è giusto non poter esercitare la professione fino a secondo tampone negativo e se è prevista qualche misura a sostegno economico per le perdite che sto subendo. L’articolo 14 del Decreto Cura Italia recita: “La misura di cui all’articolo 1, comma 2, lettera d), del decreto-legge 25 marzo 2020, n. 19, (ovvero l’applicazione della misura della quarantena precauzionale ai soggetti che hanno avuto contatti stretti con casi confermati di malattia infettiva diffusiva o che entrano nel territorio nazionale da aree ubicate al di fuori del territorio italiano) non si applica: a) agli operatori sanitari; b) agli operatori dei servizi pubblici essenziali; c) ai dipendenti delle imprese che operano nell’ambito della produzione e dispensazione dei farmaci, dei dispositivi medici e diagnostici nonché delle relative attività di ricerca e della filiera integrata per i subfornitori. I lavoratori di cui al presente articolo, sottoposti a sorveglianza, sospendono l’attività nel caso di sintomatologia respiratoria o esito positivo per COVID-19”. I successivi decreti sull’emergenza prevedono esplicitamente la proroga di una serie di misure contenute nel medesimo decreto. In particolare è prevista che sia prorogata “l’applicazione della misura della quarantena precauzionale ai soggetti che hanno avuto contatti stretti con casi confermati di malattia infettiva diffusiva o che entrano nel territorio nazionale da aree ubicate al di fuori del territorio italiano” (articolo 1, comma 2 lettera d del decreto legge 25 marzo 2020, n. 19). Di conseguenza, implicitamente si protrae la DEROGA a tale misura, ovvero che la quarantena precauzionale non si applica agli operatori sanitari, agli operatori dei servizi pubblici essenziali, ai dipendenti delle imprese che operano nell’ambito della produzione e dispensazione dei farmaci, dei dispositivi medici e diagnostici nonché delle relative attività di ricerca e della filiera integrata per i subfornitori. Tali soggetti sottoposti a sorveglianza, sospendono l’attività nel caso di sintomatologia respiratoria o esito positivo per COVID-19 (art. 14 del decreto Cura Italia). Per quanto concerne eventuali ristori questi sono previsti in svariati decreti ed in alcuni provvedimenti dell'ENPAF a seconda della specifica situazione. Avv. Paolo Leopardi Nuovo COLLEGAMENTO

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CONTENITORI PER CAPSULE Volendo tenere le capsule per le preparazioni, anzichè nelle buste o nelle scatole in cui vengono consegnate, in altri contenitori (magari anche in vetro ed acquistati presso rivenditori non specializzati) si sta infrangendo una regola nelle NBP? Pongo anche un secondo quesito: sono disponibili online vari modelli di fogli di lavorazione, alcuni dei quali non prevedono l'indicazione del lotto utilizzato ma solo la quantità di materia. L'utilizzo di questo modello semplificato può portare ad una sanzione? Le capsule vanno conservate preferibilmente negli stessi contenitori con i quali ci vengono consegnate. Le eventuali buste in cui vengono conservate andrebbero richiuse in maniera efficace per evitare inquinamenti (es. Sigillatrice a caldo o altri sistemi di chiusura). Volendo utilizzare altri contenitori si consiglia di confrontarsi con fornitore per assicurarsi che il nuovo materiale sia conforme per la conservazione fino alla data di utilizzo riportata sulla confezione originale delle stesse capsule. In merito alla seconda domanda, il foglio di lavorazione che non prevede di riportare il lotto delle sostanze utilizzate si riferisce al foglio di lavorazione previsto con le norme di preparazione dette "semplificate". Se si seguono dette norme di allestimento si può usare. Adalberto Fabbriconi, Piero Lussignoli, Mario Marcucci, Pietro Siciliano RICETTA ELETTRONICA VETERINARIA Ho una REV per una confezione di MESTINON 20 cp da 60 mg per cane, il veterinario vuole che prepari capsule per un totale pari a un decimo del dosaggio sopra indicato (quindi cps da 6 mg). Vi chiedo se ho bisogno di due rev una che autorizza la dispensazione del MESTINON per il cane e una seconda in cui si autorizza lo sconfezionamento per la preparazine di cps da 6mg a partire da quella confezione o dato che ha messo nella posologia: somministrare un decimo di cp ogni 12 ore, è sufficiente solo la prima ricetta? Il medico veterinario può richiedere una preparazione galenica partendo da un farmaco registrato in due modalità. La prima prevede l'emissione di 2 differenti REV (una sarà necessaria per la 62

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prescrizione del farmaco industriale e l'altra per la realizzazione della forma farmaceutica galenica); mentre la seconda prevede un'unica REV con la prescrizione distinta del farmaco industriale di partenza e con la prescrizione distinta della preparazione galenica. Il medico veterinario, di fatto, "autorizza" attraverso queste modalità lo sconfezionamento di un farmaco e la realizzazione di una preparazione galenica. Inoltre, in tal modo si assicura completa tracciabilità del farmaco realizzato. Nello specifico esempio da lei riportato, è importante che in calce alla prescrizione galenica, nelle NOTE, si indichi la motivazione del ricorso alle preparazione galenica, cioè "dosaggio non presente in commercio". Questo è necessario, in quanto, il ricorso alla preparazione galenica è un uso in deroga al DL 193/2006 e successive modifiche. Sul foglio di lavorazione della preparazione galenica verrà indicato il nome del farmaco industriale utilizzato, il numero di lotto e la scadenza dello stesso. Adalberto Fabbriconi, Piero Lussignoli, Mario Marcucci, Pietro Siciliano LIDOCAINA SIC VOLO Vorrei delle informazioni in merito all’allestimento di una ricetta a base di lidocaina. In particolare, riscontro dalla Tabella III che il dosaggio deve essere in lettere. In tabella VIII trovo invece come dosaggio usuale per applicazione topica 3-5%. Questo significa che per il dosaggio 10% è necessario il SIC VOLO ? La LIDOCAINA BASE essendo presente in Tabella III deve essere prescritta con dosaggio a tutte lettere in ricetta. La sua prescrizione alla percentuale del 10% non richiede da parte del medico prescrittore la specifica "DOSAGGIO SOTTO MIA RESPONSABILITA'" o "SIC VOLO". Infatti, non essendo indicato un dosaggio massimo per la lidocaina in forma farmaceutiche ad uso esterno in Tabella VIII, si deve far riferimento ad un farmaco per uso esterno registrato in Italia (AIC) e/o in qualche stato membro dell' UE. Poiché è presente in Italia un farmaco uso cutaneo con percentuali di lidocaina superiori al 10% non serve l'indicazione in ricetta "SIC VOLO". Adalberto Fabbriconi, Piero Lussignoli, Mario Marcucci, Pietro Siciliano


CONSULENZE UTIFAR

DR & Domande e Risposte

SPRAY ALLA PROPOLI Vorrei preparare il dolcificante a base di sucralosio, limone polvere, limone liquido e ammonio per poi fare uno spray a base di propoli; potrei avere delucidazioni sul modus operandi? Nelle formulazioni del Propoli spray e della Mirra e Ratania spray si indica genericamente "dolcificante 1,8 gr" intendendo per "dolcificante" la formula: sucralosio 0,3% aroma limone liquido 0,1% ammonio glicirizzinato 0,4% aroma limone polvere 1 % Quindi, per ogni 100gr di Propoli spray o Mirra e Ratania spray useremo sucralosio 0,3 gr + aroma limone liquido 0,1 gr + ammonio glicirizzinato 0,4 gr + aroma limone polvere 1 gr (esattamente 1,8 gr!). Per cui, nell'acqua depurata e bollita di fresco, una volta raffreddata, andranno aggiunti sucralosio, ammonio glicirizzinato, aroma limone polvere e aroma limone liquido, per poi procedere come indicato nell'articolo aggiungendo potassio sorbato, poloxamer 407 e tutti gli altri componenti. Adalberto Fabbriconi, Piero Lussignoli, Mario Marcucci, Pietro Siciliano IGIENIZZANTE ALLA MENTA È possibile aggiungere un aroma, per esempio di menta, all'alcol diluito 70° usato come igienizzante mani e/o mascherine? Se si, cosa consigliereste di utilizzare? Una tintura di menta, un aroma? Oppure preparare dalla polvere di menta una soluzione idroalcolica sempre a 70°? Ecco ciò che suggeriscono le BP: Dilute Ethanols BP 1. ETHANOL (60 PER CENT) Alcohol (60 per cent): Dilute 623 ml of Ethanol (96 per cent) to 1000 ml with Purified Water 2. ETHANOL (70 PER CENT) Alcohol (70 per cent): Dilute 727 ml of Ethanol (96 per cent) to 1000 ml with Purified Water Tali formule officinali sono da intendersi chiuse, non contemplando o facendo menzione ad altri ingredienti, quindi non è possibile l'aggiunta di profumi, olii essenziali, tinture madri, estratti fluidi, aromi. Variazioni alla formula così esplicitata necessitano pertanto di ricetta medica (diventando quindi una preparazione galenica magistrale e quindi non più un officinale) oppure la registrazione come cosmetico (in quest'ultimo caso il prodotto deve sottostare alle direttive del regolamento europeo sui cosmetici). Adalberto Fabbriconi, Piero Lussignoli, Mario Marcucci, Pietro Siciliano

SOMMINISTRAZIONE INFANTILE Stiamo cercando una soluzione per somministrare isavuconazolo (cresemba 100mg) ad un bimbo di età inferiore all'anno che necessita della terapia ma che sputa il contenuto della capsula (che gli viene aperta) per via del sapore amaro. Riguardando alcune vostre slides ho trovato la procedura di allestimento di una base gelificata tipo budino per veicolare polveri contenute nelle capsule (idrossietilcellulosa, sodio ciclamato, sodio saccarinato, potassio sorbato, glicirrizzato di ammonio, aroma acqua). Potrebbe essere una soluzione? Inoltre, potreste indicarmi la stabilità del veicolo? La formulazione in oggetto, presentata ad un corso della Scuola di Galenica di Utifar, può essere una valida soluzione per migliorare la compliance del paziente pediatrico verso alcune forma farmaceutiche. Infatti, estemporaneamente si riversa la polvere contenuta nella capsula su un'adeguata quantità di veicolo-gel per poi procedere con la somministrazione. Si consiglia di procedere con questa modalità in accordo con il medico prescrittore e/o medico pediatra richiedendo una prescrizione. Accertarsi sempre che il farmaco non debba essere gastroresistente. A questo veicolo, se realizzato con acqua preservata secondo indicazioni di farmacopea spagnola (FNE), possiamo dare una scadenza massima di 180 giorni come da NBP. Adalberto Fabbriconi, Piero Lussignoli, Mario Marcucci, Pietro Siciliano PROBLEMI DI SOLUBILITÀ Avete suggerimenti circa l'allestimento di Verapamil al 15% in crema? Non troviamo letteratura in proposito. La preparazione in oggetto risulta essere critica per la facile e frequente cristallizzazione del Verapamil che si verifica tra i 30 e 90 giorni dall'allestimento. In letteratura sono riportate ipotesi formulative con lecitina di soia e poloxamer; eccipienti questi che sembrano migliorarne la solubilità. Adalberto Fabbriconi, Piero Lussignoli, Mario Marcucci, Pietro Siciliano Nuovo COLLEGAMENTO

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Sempre presenti al fianco di chi si prende cura della Salute Crediamo che uno dei modi per prendersi cura delle persone sia essere un riferimento nei momenti di bisogno. Per questo dal 1998 affianchiamo i farmacisti con un portfolio di prodotti per ogni tipo di necessità e con azioni utili alla salute della comunità, offrendo soluzioni terapeutiche, formazione e aggiornamento professionale.

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