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PANETTONE E MOTIVAZINE

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PARLA COME MANGI

PARLA COME MANGI

PALLA E PSICHE di Alessandra Visconti / Team Psicosport

Ed eccoci qua, alle porte del Natale e soprattutto della pausa natalizia, tanto invocata dai giocatori che non tirano il fiato da agosto, quanto attesa dai coach che non vedono l’ora di rifinire e approfondire tutti i concetti che cercano di inculcarvi da mesi. Così va a finire che dal 26 dicembre in poi ci si allena il doppio del solito.

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Non c’è una partita da preparare, non c’è qualcuno da battere la domenica e non ci sono le caratteristiche individuali dell’avversario da studiare, eppure si deve andare in palestra. Allenarsi durante le pause o tra una stagione agonistica e l’altra è sempre difficile, per un cestista lo stop estivo può durare anche tre mesi! E allora, come si trova la forza per farlo? La risposta a questa domanda è una sola: motivazione.

Se ne parla sempre, il più delle volte rimane un concetto vago, che si invoca quando le cose vanno male e le prestazioni calano. Ma quanti di noi sanno che esistono due tipi di motivazione?

Il primo tipo si chiama Motivazione Intrinseca o primaria, ed è legato ai concetti di competenza e autodeterminazione, gli stessi che si sviluppano nei bambini durante l’infanzia: imparare nuove cose e sentirsi competenti nello svolgerle stimola il senso di autoefficacia e di conseguenza l’autostima. Innescando un circolo virtuoso che genera piacere. Un bambino prende una palla di spugna e la tira mille volte verso il canestro, concentrato nel migliorare le sue abilità...che gioia immensa quando farà il primo canestro della sua vita! Allo stesso modo, un giocatore che a fine stagione continua ad allenarsi in palestra per la soddisfazione che prova nel migliorare la propria tecnica, è mosso da una motivazione intrinseca.

Il secondo tipo è la Motivazione Estrinseca o secondaria e riguarda dei condizionamenti esterni. Ad esempio: un atleta si allena perché altrimenti non percepirebbe lo stipendio. Oppure, il nostro bambino tira a canestro non per sentirsi competente e capace, ma per farlo vedere ai genitori, per sentirsi dire bravo, ed avere da loro una gratificazione. Il piacere che ne ricava non è più legato al gesto in sé, ma a un riconoscimento esterno, che però non dipende più da lui.

La motivazione intrinseca rappresenta la parte più controllabile della motivazione e quindi meno soggetta a variabili esterne. Durante l’adolescenza la motivazione estrinseca comincia a prevalere, l’attività sportiva costituisce un mezzo per ottenere dei riconoscimenti di tipo affettivo, di tipo tecnico (riconoscimento del coach) o di tipo sociale/materiale (visibilità/notorietà/primi ingaggi). Il rischio è l’atleta sia mosso esclusivamente per ritorni secondari, che però possono venire a mancare in qualsiasi momento, provocando un senso di frustrazione e fallimento, con la conseguente perdita di quei sentimenti primari di gioia e senso di competenza. E a quel punto l’allenamento, specialmente quello delle vacanze natalizie, sarà un peso infinito da sopportare. Ma come facciamo a tornare alle origini? Tornare ad essere quei bambini che appena entrano in palestra muoiono dalla voglia di tirare il pallone verso il ferro?

Sono una giocatrice e so perfettamente quanto è rischioso affidarsi esclusivamente a motivazioni estrinseche… Un giorno la palla entra, un giorno la palla esce; una stagione non sei nessuno e quella dopo dopo sei l’idolo della folla; il coach a volte ti venera, altre sembra che ce l’abbia solo con te. Se la nostra motivazione per andare in palestra e farsi “il mazzo” dipende solo dal riconoscimento esterno, dal bisogno di andare sempre in doppia cifra, saremo sempre sulle montagne russe e non potremo mai divertirci e goderci a pieno la pallacanestro. Cosa che invece potremmo fare molto più liberamente se, ad un “bravo” del coach preferiamo la gratificazione di un allenamento fatto bene, o se ad un bell’articolo sul giornale preferiamo uscire dal campo esausti sapendo di aver faticato per il bene della squadra. A questo punto sì, potremo dire di divertirci veramente e di goderci al massimo il nostro sport.

Consigliamo comunque a tutti i Coach di aiutare i loro atleti a recuperare la dimensione ludica negli allenamenti. Per esempio farli giocare a calcetto dal 26 dicembre al 2 gennaio è un metodo infallibile per sostenere la loro motivazione intrinseca, parola di… Psicologa!

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