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UN'ESTATE DORATA

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PLAYMAKER A 360°

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UN’ESTATE DORATA

È STATA UN’ESTATE ALL’INSEGNA DEGLI ORI PER LE AZZURRE DELL’U18 E DELL’U20 CHE SONO SALITE SULLA CIMA D’EUROPA. CORAGGIO, FIDUCIA NELLA SQUADRA E PASSIONE I PUNTI DI FORZA DELLE RAGAZZE CHE HANNO CREDUTO IN UN SOGNO POI DIVENTATO IN REALTÀ.

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ALTRI MONDI di Caterina Caparello

E' quando la sirena del cronometro suona che la magia avviene. In quel suono c’è la consapevolezza di averci provato, di aver dato tutto e di aver sognato: vincere o perdere è la regola, ma quando quella sirena seguita dal fischio arbitrale ferma tutti, ecco che la gioia della vittoria prende il sopravvento. Si susseguono urla, abbracci, salti e anche qualche lacrima, è il momento in cui tutte le emozioni si riversano le une sulle altre, attraverso la coscienza di essere un’unica grande famiglia. È probabile che le sensazioni azzurre dell’U18 e dell’U20 siano state proprio queste. Di sicuro, per queste giovani donne, è stata un’estate magica, infinita e soddisfacente: U18 e U20 campionesse d’Europa.

Il primo momento d’oro lo ha regalato l’U18 che il 14 luglio ha sconfitto, in una finalissima accanita e senza esclusioni di colpi, la compagine dell’Ungheria 70-62. Con questa storica vittoria le ragazze di coach Roberto Riccardi hanno portato a quota 3 il medagliere dorato italiano (dopo il 2010 e il 1994) seguito da 3 bronzi (1986, 1983 e 1973).

Il viaggio verso la vetta europea delle giovani Beatrice Stroscio, Alessandra Orsili, Silvia Nativi, Caterina Gilli, Giulia Natali, Francesca Leonardi, Silvia Pastrello, Martina Spinelli, Ilaria Panzera, Clara Rosini, Lucia Adele Savatteri e Meriem Nasraoui, è iniziato il 6 luglio a Sarajevo, città ospitante del torneo, all’interno del gruppo A assieme a Belgio, Germania e Croazia. Con la formula a quattro gironi da quattro squadre, tutte le formazioni hanno avuto accesso agli ottavi di finale e, da quella fase in poi, le partite sono state caratterizzate dall’eliminazione diretta, il tutto ambientato sotto il pesante rischio della retrocessione alla Division B per le ultime tre squadre classificate (l’Italia fu infatti retrocessa all’Europeo B nel 2005, rientrando nel 2006). Dopo aver quindi sconfitto Belgio (73-52), Germania (58-36) e Croazia (80-60), le ragazze hanno affrontato e atterrato nello scontro diretto la Bielorussia agli ottavi (96-57) e la temibile Spagna ai quarti di finale (76-63), per accedere da imbattute alla semifinale contro la Russia (75-49).

La finale è semplicemente scritta nella storia, con un’Italia compatta che ha fatto leva sul coraggio e sull’automotivazione, soprattutto durante l’ultimo quarto, momento in cui le ungheresi erano riuscite a riagguantarle fino al -1. Queste giovani donne, sono riuscite a riportare non solo medaglie e apprezzamento, ma l’entusiasmo in un tifo matto e sincero. Parole di encomio, oltre ad Alessandra Orsili e Giulia Natali top scorer della giornata finale con 19 punti, vanno a Ilaria Panzera, nominata Mvp dell’intera manifestazione (con 11.6 pt di media a partita, 4.4 assist e il 42.6% da tre), e Caterina Gilli (9.4 pt per gara) entrambe inserite nel miglior quintetto del torneo assieme alle ungheresi Reka Dombai e Angelika Kiss e alla francese Janelle Salaun.

“È un onore aver riportato la propria nazionale italiana sul gradino più alto dopo ben 9 anni. Stiamo pian piano dimostrando che il basket femminile italiano sta continuando a crescere e che i risultati arrivano – spiega Ilaria Panzera. Il nostro punto di forza è stato sicuramente una grande maturità da parte di tutta la squadra. Tutte hanno accettato appieno il proprio ruolo all’interno del gruppo. Inoltre, il fatto che ci conosciamo da molto tempo ha aiutato davvero molto e penso si sia notato in campo. Nonostante il punteggio un po’ preoccupante durante la finale, sinceramente non c’è mai stato un calo mentale. Siamo riuscite a mantenere sempre una certa consapevolezza durante tutti i 40 minuti. Questo, secondo me, è stato il fattore che ci ha fatto alzare la coppa”.

“Non mi aspettavo il titolo di Mvp. Sapevo di aver disputato un’ottima competizione ma non fino ad arrivare a vincerlo. Proprio per questo, devo dire un grande grazie a tutte le mie compagne e allo staff tecnico per avermi permesso di giocare al meglio, sia da un punto di vista tecnico che fisico. Ho sicuramente imparato ad essere un vero leader, a essere sempre positiva durante tutta la partita nonostante alcune giocatrici non le conoscessi appieno. Inoltre, ho imparato che l’approccio iniziale è fondamentale, siamo partite forti sin dalla prima partita e questo ci ha aiutato molto da un punto di vista psicologico, giorno dopo giorno infatti ci sentivamo sempre più cariche”.

“La maglia azzurra ha un peso totalmente diverso perché sei consapevole di avere un’intera nazione sulle tua spalle: ti senti più responsabilizzata e stimolata allo stesso tempo. Questo non vuol dire giocare sotto pressione, anzi quando la indosso mi sento completamente a mio agio, so che posso far bene. Soltanto pochi hanno l’onore di indossare questi colori e io ne sono grata per averne avuto l’opportunità, spero di continuare ad indossarla a lungo e soprattutto di portarla sul podio”.

Ma per l’Italia del basket femminile le soddisfazioni non si sono fermate al mese di luglio, infatti l’11 agosto la nostra U20 ha conquistato un altro importantissimo oro sconfiggendo a Klatovy, città ceca ospitante, la Russia 70-67 dopo una bellissima ed equilibrata partita. Con questo strepitoso trionfo, le ragazze di coach Sandro Orlando hanno raggiunto il primo oro assoluto dopo i due argenti (2016 e 2013) e un bronzo (2014), arricchendo inoltre, a livello complessivo, il medagliere del settore squadre Nazionali femminili salendo a quota 13 medaglie negli ultimi dodici anni. Una nota di merito va anche alla bicampionessa Orsili che ha conquistato la cima europea due volte in poche settimane.

Una vittoria voluta e guadagnata con la testa e soprattutto con il cuore, dato che le nostre azzurre erano state piegate dai Paesi Bassi e dalla Francia. Nonostante l’iniziale inciampo Elisa Pinzan, Giulia Ianezic, Costanza Verona, Alessandra Orsili, Anastasia Conte, Martina Fassina, Beatrice Del Pero, Valeria Trucco, Giovanna Smorto, Sara Madera, Sara Toffolo e Lucia Decortes, hanno scalato la loro montagna il 3 agosto all’interno del Gruppo D assieme a Paesi Bassi, Francia e Germania - anche in questo caso la formula usata dal torneo è stata quella dei quattro gironi da quattro squadre. Dopo le sconfitte subite da Paesi Bassi (72-75) e Francia (34-52), le azzurre hanno rialzato la testa contro la Germania (74-33) per poi non riabbassarla più. Infatti dopo la lotta trionfale agli ottavi sulla Repubblica Ceca (64-59) e gli altrettanto tesi quarti di finale contro la Spagna (71-62), l’Italia si è nuovamente ritrovata faccia a faccia con la Francia sei giorni dopo in semifinale, dove le transalpine hanno scoperto delle avversarie completamente trasformate, subendo una sonora sconfitta (56-43).

Nella finale contro la Russia le azzurre hanno dimostrato di essere cresciute in questo torneo, imparando dai propri errori e avvalendosi della propria forza con consapevolezza: in una partita concitata ed equilibrata sin dai primi minuti, i ruggiti di Madera (15 pt) con la tripla del 67 pari al 4Q, Verona (25 pt, 4 assist e top scorer) che ha siglato il sorpasso (scortata nuovamente da Madera e il suo libero della sicurezza) e Orsili (13) si sono fatti sentire attraverso una gara di resistenza e forza psicologica che, alla fine, ha visto prevalere la squadra dell’Italia (70-67), la quale ha seguito il detto di Lorenzo De Medici “chi la dura la vince”.

Un altro trionfo tutto italiano e tutto al femminile che ha dato un sapore ancora più dolce con la nomina di Mvp per Sara Madera (13.3 pt e 8 reb di media a partita) e l’inserimento nel miglior quintetto della manifestazione sia della sopracitata Madera che di Costanza Verona, assieme alla russa Valentina Kozhukhar, alla francese Tima Pouye e alla belga Billie Massey.

“Non c’è stato un momento in cui non ci abbiamo creduto o ci siamo demoralizzate, anzi le due sconfitte iniziali ci hanno dato consapevolezza dei nostri limiti e delle nostre possibilità – dice Sara Madera. Sapevamo di non di essere la squadra più forte e favorita dell’europeo, ma nel contempo abbiamo lavorato insieme, mettendo ogni individualità a disposizione per un unico obiettivo. A mio avviso, la nostra capacità è stata quella di realizzare in campo la coesione che c’era fuori. La partita contro la Germania, vinta con uno scarto rilevante, ci ha portato a credere che sarebbe iniziato lì il nostro “vero” Europeo: quello che avremmo giocato insieme e quello che poi avremmo vinto”.

“Dopo due stagioni che faticavo a trovar spazio in campo, non mi sarei mai aspettata tutti questi riconoscimenti. Quando lo speaker ha detto il mio nome, mi sono commossa: pensavo di essere in un sogno. Vestire l’azzurro credo sia un’emozione che non si può spiegare né a parole né a gesti. È un qualcosa che senti che ti appartiene e quindi dai tutto per quella maglia, quella maglia che ti rappresenta e rappresenta un nazione intera”.

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