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ORLANDO FURIOSO

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UN'ESTATE DORATA

UN'ESTATE DORATA

ORLANDO FURIOSO

DOPO AVER GIRATO L’ESTERO IN LUNGO E IN LARGO, COACH SANDRO ORLANDO,REDUCE ANCHE DALLA SPLENDIDA E STORICA VITTORIA TUTTA EUROPEADELL’U20, RITORNA IN ITALIA PER GUIDARE LA SQUADRA DI BATTIPAGLIA IN A1,DOVE LO ATTENDONO NUOVE SFIDE.

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PRIMO PIANO Di Francesco Velluzzi

Potresti parlarci per ore senza annoiarti mai. Immaginate la coppia Sandro Orlando, allenatore globetrotter, e Chicca Macchi, la giocatrice più talentuosa del basket italiano che, a 40 anni, può ancora fare la differenza cercando di conquistare lo scudetto che Venezia sogna anche con le donne. Stanno insieme da una decina d’anni e parlare con loro è divertente, istruttivo. Un dialogo senza filtri perché la spontaneità viene prima di tutto.

Qui analizziamo il personaggio, anzi l’allenatore Sandro Orlando da Cavriago, perché ad agosto si è messo pure lui la medaglia d’oro al collo vincendo l’Europeo Under 20. Un’impresa. Forse anche un po’ sottovalutata, perché le medaglie giovanili spesso passano in secondo piano, invece le ragazze italiane ne hanno portate a casa addirittura due, tutte d’oro, perché anche l’Under 18 di Riccardi ha vinto l’Europeo. Un trionfo. Purtroppo non supportato dalla Nazionale maggiore che, nel suo Europeo, ha fatto ancora flop chiudendo anche male il rapporto col commissario tecnico Marco Crespi, già passato alla nuova avventura svedese e sostituito da Andrea Capobianco, un ritorno, visto che dal 2015 al 2017 c’è stato, e bene, lui.

Vittorie di club

Una Nazionale che avrebbe potuto pensare anche allo stesso Orlando (già vice di Ticchi nel 2009), che con quelle ventenni un miracolo l’ha fatto. E, invece, lui resta a disposizione, ma alla guida di Battipaglia, il suo ritorno in A1 dopo tanto girovagare all’estero, esperienza che gli è servita e che avrebbe, con un ruolo diverso, anche continuato. “Sono stato in ballo pure io per la panchina della Nazionale svedese e pure per quella della Lettonia. Poi la Svezia ha scelto Crespi. Però è una soddisfazione essere entrato nel giro delle nazionali maggiori europee”. Orlando la gavetta non si può dire che non l’abbia fatta. “Ho cominciato da vice a Parma nel 1996 e ci sono rimasto fino al 2000. Ho vinto un titolo juniores lì nel ‘97. Quindi Treviglio, Schio, Ribera, Maddaloni, Napoli. Prima di pensare al capitolo estero: Istanbul, al Besiktas, Pecs

e Gyor in Ungheria. Con in mezzo una parentesi in una B maschile a Vicenza dove accettai più per problemi familiari”. In questi 23 anni di panchina, ed è difficile pensare a un Orlando che non mangia pane e basket, ha vinto e si è tolto ovviamente belle soddisfazioni. “Il fatto di essere stato l’ultimo tecnico italiano che ha vinto con una squadra italiana, Schio, l’ultima nostra coppa europea è motivo di grande orgoglio. Vincemmo la Fiba Cup nel 2008”. Orlando a Schio è rimasto quattro anni vincendo due scudetti nel periodo in cui Taranto spendeva e spandeva e Schio era forte, ma non ancora una super potenza che dal 2012, avrebbe ceduto un solo titolo, clamorosamente a Lucca nel 2017. Ma Orlando da Cavriago non ha vinto solo scudetti, Fiba Cup e Coppe Italia (2) con il club, targato Famila, di Marcello Cestaro. L’essere stato eletto allenatore dell’anno nel 2007 è altro motivo di orgoglio. “Aver portato Ribera - piccolo centro siciliano dove ha allenato dal 2003 al 2006 ndr - a vincere la coppa Italia contro Faenza nel 2006 è davvero motivo di grande soddisfazione. Così come aver vinto la coppa Italia di A2 con Napoli”.

Estero

Poi Orlando ha deciso che si poteva svoltare, che non era necessario restare

ancorati al microcosmo del nostro ambiente e ha accettato di mettersi in gioco, sfondando il muro e accettando l’offerta del Besiktas, il terzo club di Istanbul, in un quartiere nobile della città, dove il calcio è ovviamente al primo posto, ma il basket aveva le sue attenzioni. “Esperienza che rifarei per quanto è bella Istanbul. Ho fatto un po’ di fatica a ricevere tutti i soldi che mi spettavano. A un certo punto erano finiti, proprio l’Udinese aveva bloccato gli incassi della parte calcio perché non riceveva le spettanze su alcuni calciatori ceduti. Ma quello del Besiktas è stato il primo passo forte che ho compiuto decidendo di mettermi in gioco.

Andare ad allenare all’estero non è semplice, non solo per problemi di lingua e logistica, anche se adesso con l’inglese me la cavo abbastanza bene, ma proprio perché devi avere i titoli. Se non hai combinato nulla nel tuo paese non puoi essere scelto”. Orlando la fama, insomma, l’aveva. E, quindi, dopo l’esperienza-avventura del 2011-2012 in Turchia, ecco la proposta di Pecs in Ungheria nel 2015. “Bella, arrivammo terzi. L’ungherese è ostico, eh... Ma diventa questione di sopravvivenza. Mi sono trovato molto bene. Sono tornato in Italia per dei problemi familiari di genitori che non stavano bene, ma appena si è presentata un’altra occasione ho scelto di andare a Gyor, sempre Ungheria, ma vicinissima a Vienna, quindi anche abbastanza semplice nei collegamenti. Lì è finita male perché si è compromesso il rapporto con una giocatrice americana che guadagnava troppi soldi e diciamo che si opponeva abbastanza al mio modo di allenare che prevede tanta intensità.

Ho sempre pensato che in palestra bisogna lavorare tanto. Io adoro stare in palestra e l’intensità nel lavoro è tutto. Quindi sempre doppio allenamento, molta concentrazione. Certe giocatrici non gradiscono. Ma due terzi posti in Ungheria per me valgono tanto. Anche perché se li ottieni la federazione riconosce qualcosa ai club. La reputazione me la sono fatta. Infatti era arrivata ancora un’offerta straniera, stavolta dalla Polonia, ma non ho accettato. Le esperienze le ho fatte, stavolta potevo decidere...”.

Battipaglia

E così, ecco Battipaglia, il ritorno in Italia, in A1 per Sandro Orlando. Alla corte di Giancarlo Rossini, padre-padrone del club campano. Una regione che il tecnico di Cavriago conosce molto bene, visto che è stato a Napoli e Maddaloni. “Fare sport al sud non è affatto semplice, anzi diciamo che è molto difficile. Lui ci riesce cercando di reperire risorse ovunque. E lavora bene col settore giovanile. Noi dobbiamo riuscire a salvarci. Ci sono giocatrici che hanno voglia di rivincita. Marzia Tagliamento è tornata in Italia dalla Spagna, Virginia Galbiati vuole tornare bene in A1 dopo l’esperienza ad Alpo e quella precedente al Geas. Abbiamo un play americano Housier, poi sotto Gomez e Yarosz. Soffriamo in allenamento perché non siamo competitivi. Ho di fatto sei giocatrici titolari (c’è pure Nori). Ci proveremo. Rossini non è un mecenate, ma si impegna tantissimo. Mettiamo l’entusiasmo giusto per fare bene”.

Oro Europeo

Orlando è arrivato a Battipaglia con la medaglia d’oro al collo conquistata con la Nazionale Under 20 che ha guidato battendo la Russia in finale. È il secondo europeo Under 20 per Orlando che nell’edizione precedente si fermò in semifinale. “La differenza la fa il fatto di giocare minuti importanti nei club in serie A. Noi non avevamo la squadra più forte, perché Cubaj non è venuta, Panzera, la stella del Geas che era stata con l’Under 18, aveva qualche problema fisico. Ma con Trucco - figlia d’arte di Sandra Palombarini ndr -, Verona, Madera, Ianezic abbiamo fatto un grande torneo”. In più c’è stata Alessandra Orsili, la playmaker di Porto S. Elpidio, approdata da Civitanova a Lucca, l’unica ad aver giocato con entrambe le nazionali vittoriose. “Un playmaker che ricorda moltissimo Francesca Dotto e può diventare davvero una giocatrice importante”, sentenzia Orlando quando parla di questo prospetto. L’oro europeo è una soddisfazione enorme. Il premio? “Lo aspettiamo ancora... Sarà il presidente Petrucci a stabilirlo, ma sono contento per la fiducia che mi ha dato e lo ringrazio ancora, perché è stato lui a darmi questa possibilità e con l’Under 20 ho fatto una bellissima esperienza”.

Vita privata e Macchi

L’ultimo capitolo della vita del coach è quello familiare… Materiale infiammabile. Ma Sandro Orlando, quasi 59 anni, da una decina d’anni è il compagno di Chicca Macchi che ne ha compiuti 40 a maggio. Lui allena in giro, lei dopo la lunga esperienza di Schio e quella traumatica di Napoli, conclusa col fallimento, è tornata in Veneto all’Umana Reyer. Un rapporto molto telefonico, con qualche logica follia per riuscire a vedersi negli spazi liberi. Orlando che è padre orgoglioso di Giulia, avuta dal primo matrimonio, 26 anni, laurea in Scienze Politiche e ora a Milano a cercare un futuro professionale nel campo delle relazioni pubbliche e della comunicazione, non si sottrae all’argomento Macchi. “Per me non è una giocatrice di basket che, peraltro, anche a 40 anni penso possa dare ancora un importante contributo di qualità, ma una persona solare, divertente, onesta, leale. L’ho allenata solo a Schio, poi ognuno fa le proprie scelte professionali. È una compagna fondamentale, posso dire tranquillamente la donna della mia vita. Penso possa succedere in qualunque campo che due persone che stanno nello stesso ambiente possano trovarsi, conoscersi e anche amarsi. Non è uno scandalo che possano nascere certe relazioni nel nostro mondo. Con Chicca sto benissimo, penso sia la compagna ideale e mi trovo davvero molto bene. Sul campo di basket lei è molto competitiva e questo l’aiuta molto nella carriera che è stata straordinaria, ma può darle ancora tante soddisfazioni”. Salvezza di Battipaglia e scudetto a Macchi. Sandro e Chicca ci metterebbero la firma. Per poi festeggiare con un’estate a tutto basket. Entrambi finora non sono riusciti a farne a meno. Per il bene del basket italiano. Che, grazie a loro, ha colto importanti successi. L’ultimo di Sandro è tutto d’oro.

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