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ALTOBELLI VITA DA VICE
from PINK BASKET N.13
by Pink Basket
ALTRI MONDI di Marco Taminelli
PER 22 ANNI IL RUOLO DI GIUSTINO ALTOBELLI È STATO QUELLO DI VICE. UN RUOLO CHE GLI HA PERMESSO DI STARE FIANCO A FIANCO A VARI ALLENATORI E CHE GLI HA PORTATO UNA FORTE CONSAPEVOLEZZA DI SE STESSO, TANTO DA TRASFORMARLO IN UN HEAD COACH
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Il ruolo di vice interpretato ai massimi livelli, la conoscenza del gioco frutto di un’applicazione maniacale dei dettagli. Dalle palestre della Sicilia dei primi anni ‘90 ai trionfi con Santino Coppa prima e con la corazzata Schio dopo. Sino ad arrivare alle nuove imprese da capo allenatore. Ripercorriamo il percorso e le prospettive della nuova carriera di coach Giustino Altobelli oggi alla guida di S. Giovanni Valdarno.
Tantissimi anni nella pallacanestro, da dove nasce la passione per il basket e quali le tue prime esperienze nel coaching staff?
“La passione è nata subito, sin da quando ho approcciato le prime esperienze nel minibasket. Ho giocato nelle categorie giovanili e senior minori, dedicandomi nel frattempo allo studio presso l’ISEF di Catania. Diventare allenatore è stata quasi una conseguenza, avendo anche assorbito l’influenza di grandi maestri del gioco come Vittorio Tracuzzi e Carmelo Fotia. Le prime esperienze di coaching staff sono iniziate quando Santino Coppa mi ha chiamato a Priolo nel 1996”.

SICILIANO DI MESSINA, ALTOBELLI È STATO PER 22 ANNI VICE ALLENATORE. LA SUA PRIMA ESPERIENZA IN A1 RISALE AL 1996, QUANDO SANTINO COPPA LO CONVOCÒ NEL SUO STAFF A PRIOLO
L’incontro con Coppa ed i trionfi in Sicilia che ti regala subito la prima gioia con la vittoria in C nel 91. Quali i tuoi ricordi nella prima metà degli anni ‘90 dove alterni esperienze sia nel maschile che nel femminile?
“Dopo aver fatto il percorso nelle giovanili ho cominciato a fare le prime esperienze con le squadre senior, conquistando la promozione in B nel 1991 con la Liberi Sportivi Messina, e poi quella in A2 nel ‘93 con la Rescifina Messina. Squadra con cui sono rimasto anche l’anno successivo. Ricordi importanti anche successivi, nella stagione 95/96 ho avuto il piacere di allenare la squadra maschile dell’Amatori Messina del mitico prof. Dispensieri”.
Nel 1996 l’approdo a Priolo, al fianco del grande Santino Coppa. Uno scudetto nel 2000 e tante emozioni ed esperienza acquisita.
“Con Santino Coppa abbiamo formato una coppia molto affiatata, fattore che ha dato una svolta fondamentale alla mia carriera. Tutto questo anche al di là dei risultati. Ancora oggi molti addetti ai lavori ricordano quella collaborazione che ha caratterizzato quel periodo”.
Le gioie con la Schio leggendaria: un altro salto in avanti, questa volta Schio, che diventerà l’autentica dominatrice del proscenio per oltre tre lustri. Come è arrivata quella chiamata e quali i grandi ricordi e le esperienze di quei 15 anni indimenticabili?
“Anche in questo caso c’è sempre il contributo di Santino Coppa. Il mio trasferimento a Schio lo devo proprio a lui che, un giorno, mi chiese se avessi voluto seguirlo in Veneto o se preferissi restare a Priolo da allenatore capo in A1. Sinceramente non ci pensai più di tanto, lo seguii con la condivisione di mia moglie, visto il cambiamento che avrebbe portato alla nostra vita. Certo non potevo immaginare di restare a Schio così tanto tempo. Men che meno di raggiungere tanti risultati importanti, anche se la società aveva potenzialità ed ambizione elevate. Ricordi? Tantissimi. Coppe, scudetti, gare 5 di finale tiratissime, tante sfide indimenticabili di Eurolega. Final -Eight, trasferte lunghe ed impegnative di un periodo favoloso. Se devo pensare all’istantanea forse più bella od intensa è legata alla felicità della gente di Schio quando vincemmo il primo scudetto nel 2005”.
Il lavoro da vice è una sorta di costante lavoro di raccordo tra squadra e capo allenatore. Come hai vissuto e come potresti descrivere il lavoro ed i tasselli che rendono questo ruolo unico?
“Il ruolo di assistente ha diversi aspetti. Che vanno dalla preparazione della partita attraverso l’analisi video, passando per la preparazione degli allenamenti con l’allenatore capo ed il preparatore. Sino ad arrivare alla gestione dell’allenamento, valutando il lavoro individuale. Senza dimenticare il ruolo di mediatore tra le varie componenti della società. È un contributo che si fa giornalmente, senza avere la “ribalta” principale del proscenio. Ma credo abbia un peso molto importante, soprattutto se sostenuto e riconosciuto dalla società. Non l’ho mai ritenuto un ruolo di secondo piano, anzi e se l’ho fatto per tanto tempo è perché ho avuto la possibilità di lavorare al massimo livello, di vincere tanto e di collaborare con allenatori preparati”.

GIUSTINO ALTOBELLI PER 15 STAGIONI HA PORTATO SCHIO SUL TETTO D'ITALIA E D'EUROPA CON 9 SCUDETTI, 9 COPPE ITALIA, 9 SUPERCOPPE E 1 FIBA CUP, OLTRE ALL'ESPERIENZA CON L'U18
Non solo vice accanto ai grandi coach. Tantissimi coach conosciuti in carriera, quali sono stati gli incontri speciali e cosa hai appreso da ognuno di loro?
“Ho avuto la possibilità di lavorare con diversi coach di livello nazionale ed europeo. Gli 8 anni con Santino Coppa sono stati molto intensi anche perché a Priolo dovevamo fare i conti con una disponibilità economica ristretta, e quindi la parte stimolante e creativa era anche quella di dovermi impegnare anche in altre funzioni. Di Santino Coppa ho sempre apprezzato le doti di motivatore, oltre alla capacità di trovare soluzioni alternative. Per usare una sua tipica frase: “La forza delle idee”. Da Fabio Fossati ho appreso il metodo. Le sue idee di gioco le portava avanti con grande decisione, oltre ad essere un eccellente psicologo. Fossati mi definiva come “la sua coscienza”. Sandro Orlando, è quello che potremmo definire invece “l’allenatore artigiano”, per sua stessa definizione. Coach scrupoloso al massimo nella preparazione della partita, analizzando ogni singolo dettaglio. Maurizio Lasi ha da parte sua una profonda conoscenza del gioco e dei fondamentali.
Provenendo dal basket maschile ha avuto bisogno di un periodo di adattamento fisiologico, esperienza che gli ha permesso poi di ottenere i successi meritati. Miguel Martinez Mendez, è stato quello che ha portato la mentalità europea. Competere era il suo Karma. Lasciava molto spazio ai collaboratori e mi ascoltava molto (bontà sua). Con Mauro Procaccini abbiamo lavorato poco tempo e in una situazione obbiettivamente difficile. Tuttavia devo riconoscere la sua professionalità e la sua dedizione al lavoro. Pierre Vincent, la cura meticolosa di ogni aspetto e la ricerca del modo migliore di far giocare le sue squadre. Mi chiamava “il professore”, ma solo per via della lingua italiana. Ovviamente devo molto a tutti loro. E colgo l’occasione per ringraziarli per quanto ho avuto modo di apprendere da ognuno di questi grandi allenatori. Per questo spero davvero di aver restituito qualcosa alle loro professionalità”.
Orgoglio azzurro. Hai vissuto anche l’emozione di lavorare nello staff azzurro, cosa cambia e come puoi descrivere la soddisfazione di far parte del team della Nazionale?
“La soddisfazione è stata immensa, non credo che si possa descrivere a parole. Onore e orgoglio di avere indossato la maglia azzurra. Devo tutto ad Andrea Capobianco che mi ha voluto al suo fianco nella sua prima esperienza in campo femminile. E devo ringraziarlo anche per avermi dato la possibilità di allenare la selezione under 18 all’Europeo di Sopron nel 2016. Un’ esperienza unica che mi ha gratificato molto e porto nel cuore. Il modo di lavorare in Nazionale è leggermente diverso per via dei tempi ristretti, non tanto nelle partite di qualificazione ma durante l’Europeo. Anche qui una parentesi fantastica ed indimenticabile”.
La cavalcata vincente con Sarcedo. A Sarcedo torni al ruolo di head coach, come è stato il cambiamento e quali ricordi di una stagione culminata con la promozione in A2?
“La scorsa stagione è andata ben oltre le più rosee aspettative. Le ragazze si sono messe tutte a disposizione con grande umiltà ed abnegazione, dalle più giovani alle poche senior. Abbiamo fatto una cavalcata incredibile perdendo solo 2 partite durante la stagione regolare, partendo forte anche nei playoff dove abbiamo passato il turno con due secchi 2-0 nelle prime due serie. Poi è arrivato lo shock della sconfitta in gara 1 di finale, perdendo in casa. Le ragazze però hanno dimostrato un grande forza interiore, ribaltando la serie per poi conquistare un risultato incredibile. Della stagione scorsa ricordo anche con molto piacere il raggiungimento delle finali nazionali con le under 18 che formavano il nucleo della serie B, frutto anche dell’ottima collaborazione con la mia assistente Anna Zimerle”.

IN QUESTA STAGIONE GIUSTINO ALTOBELLI GUIDA DA HEAD COACH LA SQUADRA DI SAN GIOVANNI VALDARNO, MILITANTE IN A2, CON CUI TENTERÀ IL SALTO DI CATEGORIA
Le nuove sfide da capo allenatore. Dopo 22 anni da vice la scelta di cambiare e di provare la guida di una panchina. Quali le motivazioni che ti hanno fatto cambiare idea?
“Ci sono situazioni e momenti nella vita che richiedono dei cambiamenti, è arrivata la chiamata di S. Giovanni Valdarno, ad esempio in questa stagione. Mi piaceva l’idea di lavorare per una società che vuole provare a fare il salto di categoria, e questo mi ha convinto ad accettare”.
San Giovanni Valdarno, squadra interessante e con talento, quali le prospettive per questa stagione?
“La stagione è iniziata con qualche difficoltà di troppo, dovute soprattutto all’infortunio pregresso di Pieropan ed al recupero fisico di Rosset. La squadra è totalmente nuova ed ha bisogno di un po’ di tempo per raggiungere un livello competitivo importante. Lavoriamo giornalmente per arrivare ai play-off nelle migliori condizioni, e poi proveremo a dare fastidio alle migliori squadre del torneo”.