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KEEP THE FLOW!
from PINK BASKET N.13
by Pink Basket
PALLA E PSICHE di Alice Buffoni - Staff Psicosport
Nei paesi anglosassoni, l’espressione “to be in the zone” è diventata parte del linguaggio comune degli sportivi. Si riferisce a un concetto che gli americani chiamano anche “to be in the boubble” e gli atleti in genere “trance agonistica”. Gli psicologi dello sport invece la definiscono FLOW. E ora vi racconto che cos’è.
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Il Flow è uno stato di coscienza, difficile da descrivere a parole e meraviglioso da sperimentare. Il primo a teorizzarlo è stato uno psicologo ungherese dal nome quasi impronunciabile, Csikszentmihalyi: “Assaporiamo un senso di trascendenza, come se i confini del sé si fossero improvvisamente espansi. Il marinaio si percepisce un tutt’uno con il vento, la barca e il mare. Il cantante avverte una sensazione di armonia universale. In quei momenti la consapevolezza del tempo scompare, le ore sembrano volar via senza che ce ne si accorga. Questo stato di coscienza è ciò che di più vicino alla felicità possiamo immaginare. Questo è il flow.”
Anche nello sport questo stato magico si sviluppa a partire da un completo coinvolgimento e un senso di totale controllo delle azioni che l’atleta sta compiendo, la concentrazione perfetta si associa al massimo equilibrio tra il senso di sfida e la percezione di esserne all’altezza. Tutto sembra diventare automatico e semplice. Il nuotatore diventa tutt’uno con l’acqua, il playmaker vede tutto il campo, sa dove sono i suoi compagni, anticipa i loro movimenti e quelli degli avversari per consegnare l’assist perfetto. Il tempo non esiste più: si dilata o si contrae, scorre armonico insieme alla palla. Il flow è la condizione che porta alla prestazione eccellente e sono sicura che l’abbiate provato tutti almeno una volta, in quella che ricordate come la vostra migliore partita. Anche Michael Jordan lo conosceva e lo ricercava: “Per giocare un basket di alto livello capii che dovevo far entrare me stesso in una certa atmosfera, in un determinato momento. Questo è il propellente. Una volta sono andato tanto in alto oltre l’anello che mi spaventai. Ero intimidito da questa capacità di levitare, non di saltare, come se fosse una dote del cielo e non piuttosto un effetto di muscoli e forza di volontà. È come se avessi le ali, quasi qualcuno mi spingesse… galleggio, perdo il senso del mio peso”.
La grande notizia è che il Flow è allenabile! Non è un evento raro, possiamo ricreare le condizioni per entrare quasi a comando in the bubble lavorando sui fattori individuali che lo predispongono, imparando a gestire gli stimoli ambientali in cui siamo immersi.
Per misurare il Flow esiste un test, la Flow State Scale, tradotta e adattata da Psicosport®. I nostri atleti la compilano dopo una prestazione eccellente e poi, insieme al mental trainer, analizzano i risultati per capire quali sono stati i fattori che lo hanno favorito e quelli invece che, magari, lo hanno inibito. Questi fattori variano per ogni singolo atleta e ciò che è ottimale per alcuni può essere problematico per altri. Con il tempo gli atleti imparano a conoscere i meccanismi più adatti a loro e riescono a entrare in Flow sempre più spesso. Chi vuole provare?
Questa rubrica è tenuta da Psicosport, una realtà che utilizza la Positive Psychology con atleti e allenatori, dai settori giovanili all’alto livelloagonistico, per rispondere alle principali criticità che si incontrano sul campo di gara e di allenamento, per migliorare performance individuali eottimizzare il rendimento di squadra.